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Saggio breve Modulo 2: Geografia

La geografia (dal latino geographia, a sua volta dal greco antico: γῆ?, "terra" e γραφία, "descrizione,
scrittura") è la scienza che ha per oggetto lo studio, la descrizione e la rappresentazione
della Terra nella configurazione della sua superficie e nella estensione e distribuzione dei
fenomeni fisici, biologici, umani che la interessano e che, interagendo tra loro, ne modificano
continuamente l'aspetto.La geografia è molto meno ampia della cartografia, cioè lo studio
delle carte geografiche, o della topografia, aggiungendo rispetto ad esse l'indagine della dinamica e
delle cause della posizione della Terra nello spazio, dei fenomeni che avvengono su di essa e delle
sue caratteristiche. La geografia significa orientarsi, nel senso più ampio che possiamo dare a questo
termine. Orientarsi su una cartina geografica, come orientarsi nel mondo di cui siamo parte.
Secondo i moderni orientamenti, l’oggetto della geografia non è tanto la superficie terrestre, intesa
come sede di tutti i fenomeni naturali che vi agiscono in varia forma e misura, condizionandosi
vicendevolmente e dando luogo a differenti aspetti regionali, né l’ambiente geografico inteso come
teatro della vita umana e dell’antagonismo fra l’uomo e la natura, quanto l’organizzazione sociale
ed economica dello spazio terrestre a opera delle comunità umane che insistono sul territorio
adeguando le proprie strutture civili (politiche, sociali, economiche, tecnologiche, scientifiche, ecc.)
all’esigenza di un sempre più razionale sfruttamento delle risorse e di un sempre più perfezionato
uso dei mezzi, delle forze e degli strumenti di produzione economica. Ma il contributo della
geografia non può limitarsi alla descrizione, venendo ad assumere, piuttosto, un carattere
interpretativo e propositivo. In questo senso, le teorie e metodologie funzionaliste offrono modelli
in grado di misurare i fenomeni geografici, specie insediativi ed economici, portando a un nuovo
concetto di regione funzionale, trattata come un campo di forze più o meno marcatamente
polarizzato da città, agglomerazioni industriali o altre forme di concentrazione dell’attività
decisionale esercitata dall’uomo. La geografia si avvale, per la conoscenza dei quadri ambientali,
dell’apporto conoscitivo delle scienze naturali che si occupano della Terra come corpo celeste
(astronomia, geodesia, geografia matematica), della costituzione della crosta terrestre (geologia),
dei mari e delle acque (oceanografia, limnologia, glaciologia, idrologia), dei fenomeni atmosferici e
dei loro influssi sull’ambiente naturale (meteorologia, climatologia), ecc. Lo studio delle
interrelazioni fra i vari aspetti naturali che interessano la superficie terrestre, determinandone la
differenziazione in regioni naturali, è tradizionalmente compito della geografia fisica: disciplina
strettamente naturalistica, una cui branca importante è la biogeografia che studia la distribuzione
delle forme viventi sulla superficie della Terra. L’antropogeografia è stata considerata in passato
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come un ramo della biogeografia: venute meno, però, le concezioni deterministiche dei rapporti
uomo-ambiente, la geografia umana costituisce la branca più vitale della geografia, strettamente
legata alle altre discipline dell’uomo e specialmente alla storia e alle scienze sociali ed economiche.
La geografia come scienza nasce intorno al sec. VI a. C., sulle sponde dello Ionio, al centro
dell’ecumene dell’età classica. Lo stesso nome greco dice quali fossero i compiti e i limiti della
geografia di allora. Ecateo e Anassimandro di Mileto illustravano i viaggi dei navigatori intorno al
mondo allora conosciuto con opere descrittive e con carte, di cui ci è tramandata la memoria. Ma
ben presto, accanto alle descrizioni dei logografi, si posero le prime speculazioni sulla natura dei
fenomeni e delle terre conosciute (come le famose Inchieste di Erodoto e l’opera Dell’aria,
dell’acqua, delle regioni di Ippocrate) e le osservazioni astronomiche e matematiche della scuola
pitagorica (ca. 500 a. C.), che posero le basi della geografia come scienza, scoprendo la sfericità
della Terra e postulando induttivamente la divisione della sua superficie in zone climatico
astronomiche. Nei secoli successivi, l’orizzonte geografico si allargò notevolmente, grazie a
campagne militari, come quelle di Alessandro il Macedone. La geografia romana non ereditò che in
parte l’impostazione scientifico-matematica delle scuole greche. Dopo la caduta dell’Impero
romano, l’unità del mondo classico si frantumò e il suo patrimonio culturale venne in gran parte
disperso o dimenticato, mentre gli stessi confini dell’ecumene si restringevano. La geografia perse
la sua individualità, venne spesso confusa con la cosmografia, con l’astrologia, con la fisica (a loro
volta prive di ogni validità scientifica e influenzate soprattutto dalle dottrine religiose), mentre
continuarono a essere usate e riprodotte le carte itinerarie romane, a uso dei mercanti e dei
viaggiatori. L’eredità della geografia classica fu però raccolta dagli Arabi, e per loro tramite penetrò
nell’Occidente intorno al sec. XII. Con l’opera di Tolomeo fu soprattutto il pensiero di Aristotele
che tornò a giganteggiare nella cultura medievale, mentre la ripresa dei traffici, le crociate, i viaggi
di missionari e mercanti (come Giovanni da Pian del Carpine e i Polo) non solo riacquisirono, ma
estesero le conoscenze geografiche del mondo antico, specie verso l’Estremo Oriente, verso l’Africa
orientale e le coste atlantiche europee e africane. Fu alle rotte atlantiche che si rivolse l’attenzione
dei navigatori portoghesi e spagnoli per raggiungere via mare i Paesi delle spezie. Nel 1498
Bartholomeu Diaz giunse a Calicut in India doppiando l’estremità australe dell’Africa, ma già nel
1492 Cristoforo Colombo aveva superato l’Atlantico ed era approdato alle supposte coste orientali
delle Indie. In meno di tre secoli (dai viaggi di Colombo a quelli di Cook) le grandi scoperte
geografiche rivelarono quasi per intero la superficie del nostro pianeta e la geografia fu chiamata,
con la cartografia, a dar conto di queste scoperte, a sintetizzarle in grandi opere descrittive, a
valutare a scala planetaria i fenomeni e gli aspetti più vari delle superfici continentali, dei mari, dei
fiumi, dell’atmosfera e del clima. Con l’imporsi delle teorie evoluzionistiche di Darwin, nacque un

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vivo interesse per i rapporti fra l’uomo e l’ambiente. Se l’ambiente condiziona l’evoluzione delle
specie viventi e la stessa storia umana, lo studio dell’ambiente può dare ragione dei processi storici
e la geografia trova il suo oggetto ideale nello studio dei rapporti uomo-ambiente. Si formò così una
corrente di pensiero che fu detta “determinismo geografico” o “ambientalismo”, anche se ben presto
si manifestò contro di essa una viva reazione da parte di storici, sociologi, filosofi e anche geografi.
Fra questi ultimi una posizione eminente ebbe il francese Vidal de La Blache, cui si deve una
profonda revisione delle teorie ambientalistiche. Al determinismo di Ratzel, de La Blache oppose
una teoria che fu detta “possibilismo”: l’ambiente propone numerose possibilità all’uomo e questi
sceglie liberamente quelle che più gli si confanno. Ciò oltretutto dà ragione di quei fatti che non
possono essere spiegati con una diretta influenza dell’ambiente fisico o naturale (soprattutto fatti
storici e culturali). Con questo, tuttavia, non si escludeva il diritto della geografia a porsi come
scienza-ponte fra le discipline della natura e quelle dell’uomo: veniva solo a cadere la rigorosa
necessità di tale posizione e quindi era nuovamente messa in discussione l’unità dell’oggetto e la
stessa validità della geografia come disciplina autonoma. Fu anche ipotizzata una geografia come
scienza del paesaggio, ma come la superficie terrestre era sembrata costituire un campo d’indagine
troppo esteso, così sembrò ai più che il paesaggio non potesse esaurire per intero il campo della
geografìa e questa continuò a sviluppare le sue indagini nei campi ormai tradizionali, che vedevano
una geografia generale (distinta in geografia fisica e geografia umana) e una geografia regionale. La
geografia fisica si divide tradizionalmente in branche specifiche, come la geomorfologia, la
climatologia, l’oceanografia, la geoidrologia, la biogeografia; la geografia umana si occupa della
popolazione, delle sedi umane, della geografia rurale, della geografia urbana, della geografia
politica e della geografia economica. L’avanzamento delle ricerche geografiche è documentato dai
volumi annuali della Bibliographie Géographique Internationale, mentre ogni quattro anni l’Unione
Geografica Internazionale, di conserva con l’Associazione Internazionale di Cartografia, organizza
congressi ai quali partecipano Paesi di tutto il mondo. Di grande importanza sono state, specie per il
passato, le società geografiche nazionali,che hanno promosso, specie a cavallo fra i sec. XIX e XX,
spedizioni scientifiche nelle regioni meno conosciute del globo. In Italia, oltre alla Società
Geografica Italiana di Roma, opera la Società di Studi Geografici di Firenze. A Firenze è anche la
sede dell’Istituto Geografico Militare, che cura la cartografia di base (topografica) del Paese. Fra le
realizzazioni più significative dei geografi sono gli atlanti tematici nazionali e regionali che, hanno
notevole importanza per la pianificazione territoriale. Oggi, nell’era del pc, si fa meno uso della
cartografia cartacea perché ci sono le mappe satellitari e per tutti, anche per i meno propensi alla
geografia c’è Google Earth, un programma semplicissimo che ci fornisce in tempo reale le
coordinate geografiche e il paesaggio di una qualsiasi località del Pianeta.

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