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Università “G.

d’Annunzio” - Chieti-Pescara
Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne

Fabrizio Ferrari
Introduzione al corso di Geografia delle Lingue.
Cosa è la Geografia?

A che serve la Geografia?

Come può essere utile la Geografia in un Corso di


Lingue?

Quale è l’oggetto di indagine della Geografia delle


Lingue?
La geografia come campo di indagine antico

Ad Anassimandro di Mileto (610-546 a.C.), filosofo ionico discepolo di


Talete, viene tradizionalmente attribuita una prima mappa del mondo, ma
né Erodoto né Aristotele ne danno notizia. Secondo Diogene Laerzio, il
commentatore del secolo III d.C. dal quale deriviamo molte delle notizie sui
filosofi della Scuola Ionica, Anassimandro fu il primo a tracciare uno schema
(perimetron) del mondo, e pure il primo a costruire un globo.

Più tardi Eratostene di Cirene (284-192 c. a.C.), filosofo, matematico e


bibliotecario ad Alessandria, grazie al suo ruolo disponeva di tutte le
informazioni relative alle conoscenze geografiche fino a quel tempo
trascritte, così da indurlo a scrivere la sua opera Geographika, in cui viene
utilizzato per la prima volta il termine geografia, sebbene di essa sia rimasto
solo qualche frammento. Effettuò inoltre la prima misura delle dimensioni
della Terra con una approssimazione veramente singolare considerati le
tecniche ed i mezzi all’epoca impiegati.
La riscoperta della cartografia e della geografia

A partire dal XVI secolo, si registrò una rinnovata rifioritura degli studi
geografici, astrologici e cartografici; l’approfondimento e il rinnovato studio
di tali materie permise di riacquistare alla geografia il carattere di
universalità avuto nella scienza greca.

L’invenzione della stampa, la scoperta di nuove terre da parte dei grandi


navigatori oceanici, quali Cristoforo Colombo (1451-1506), Amerigo
Vespucci (1454-1512), Giovanni Caboto (1450 circa-1498 circa) e Ferdinando
Magellano (1480-1521) nonché il forte interesse politico venutosi a creare
intorno ai nuovi territori crearono l’humus adatto per lo sviluppo di nuove
problematiche inerenti alle tecniche cartografiche allora conosciute. La
sfericità della terra diventò un concetto affermato. La navigazione a stima fu
abbandonata. Crebbe il bisogno di mezzi strumentali e cartografici sempre
più precisi. Ed in questo clima, furono riconsiderati i sistemi di riferimento
geografici.
Due differenti sguardi sulla geografia

"Che cos’è un geografo?"


"È un sapiente che sa dove si trovano i mari, i fiumi, le città, le montagne e i
deserti".
(…)
"Le geografie", disse il geografo, "sono i libri più preziosi fra tutti i libri.
Non passano mai di moda. È molto raro che una montagna cambi di posto. È
molto raro che un oceano si prosciughi. Noi descriviamo delle cose eterne".

Antoine de Saint-Exupery, Il Piccolo Principe, 1943

È l’uomo che conferisce alla Terra un significato, un destino, un motivo per


esistere. Tutti gli aspetti e le forze della Terra diventano geografici soltanto
nell’incontro con l’uomo. La geografia non esiste infatti senza la natura ma
nemmeno senza l’uomo. Con la conoscenza geografica comprendiamo
sempre meglio il mondo ma anche noi stessi e il dovere di ciascuno e di tutti
di operare a beneficio dell’intera umanità.

Osvaldo Baldacci, Perché la geografia (1978)


Schema del patrimonio territoriale
I corsi di Geografia si incentrano sulle relazioni tra
uomo e ambiente.

Perciò una gran parte della nostra attenzione sarà


rivolta allo studio delle “impronte” che l’uomo lascia
sulla Terra.
L’uomo rientra in questo campo di studio sotto un
duplice aspetto.

In primo luogo egli è sensibile – nel modo di


distribuirsi sulla Terra e nella estrinsecazione della sua
attività – all’influenza dell’ambiente fisico in cui vive,
dato che questo può essere più o meno ostile alla sua
vita e alla sua diffusione: si ha pertanto un
adattamento all’ambiente.
I campi di studio della geografia
I fattori fisici più rilevanti per l’uomo:

1) clima;

2) idrografia;

3) orografia.
In secondo luogo, i gruppi umani non sono passivi e
reagiscono modificando – secondo il loro tipo di
cultura e di organizzazione sociale – l’ambiente in cui
vivono. Anzi, divengono protagonisti di profonde
trasformazioni delle “offerte” o possibilità naturali, in
quanto le piegano a soddisfare i loro bisogni: bisogni
che sono un prodotto della storia, in quanto legati a
una determinata fase dello sviluppo. La presenza e
l’attività dell’uomo si inscrivono sulla Terra con segni
più o meno evidenti.
La geografia umana studia anzitutto la varia
distribuzione degli uomini e la dinamica demografica
in rapporto alle risorse disponibili e alle strutture
socio-economiche; questo filone di studi si denomina
“Geografia della popolazione”.

Poi la geografia umana si occupa dei segni che gli


uomini imprimono sulla Terra. Studia pertanto i tipi e
la distribuzione delle dimore a seconda dei modi di vita
e delle forme di organizzazione economica e sociale;
questo filone viene denominato
“Geografia dell’insediamento”-
Il campo di studio della geografia umana
Matrice delle prospettive geografiche
Geografia delle lingue e geografia linguistica

A partire dalla fine dell’Ottocento in campo linguistico nacque e si rafforzò


l’interesse per la distribuzione e la differenziazione spaziale delle parlate.
All’interno degli studi glottologici, infatti, andò sviluppandosi in quegli anni
una reazione contro i metodi seguiti fino ad allora nello studio delle diversità
degli idiomi; reazione che ebbe come bersaglio soprattutto la scuola tedesca
dei neogrammatici ed il suo interesse pressoché esclusivo per gli aspetti
formali e strutturali delle lingue, all’infuori di ogni analisi del contesto
sociale e territoriale.

L’esigenza di collegare in un unico sistema di indagine la lingua e il territorio


e di estendere, dunque, l’ambito degli studi dalla struttura interna di
ciascuna parlata al contorno spaziale in cui le diverse lingue erano adoperate
fece sorgere quel nuovo ramo della glottologia che prendeva in esame anche
le caratteristiche del territorio in cui i fenomeni linguistici venivano
osservati.

(Russo Krauss, p. 65).


Geografia delle lingue e geografia linguistica

Sulla scia dei lavori di Ascoli, Gilliéron, Wenker e di altri studiosi


che intrecciarono la prospettiva geografica con quella storica, ricostruendo
le vicende territoriali delle lingue attraverso un metodo sempre meglio
definito, la Geografia linguistica — lo studio, cioè, della distribuzione dei
fenomeni linguistici nello spazio, al fine di descriverne i mutamenti e
chiarirne modalità e cause — divenne ben presto un ramo a sé delle scienze
linguistiche.

(Russo Krauss, p. 67).

Graziadio I. Ascoli fondo la glottologia, definendo il termine e la materia di


studio, fra linguistica, antropologia, storia e geografia.

Jules Gilliéron fu il primo a utilizzare il termine Geografia Linguistica nella


sua opera Etudes de géographie linguistique del 1912.
Geografia delle lingue e geografia linguistica

La lingua ha, insomma, un suo preciso momento geografico: l’attività


costruttiva e organizzativa dell’uomo trova un riflesso in essa, e il geografo
può, attraverso di essa, individuare la rete di correlazioni che legano un
gruppo sociale agli altri e all’ambiente.

Il geografo considera la lingua come parte fondamentale della cultura; ne


indaga la distribuzione spaziale e i flussi, ne esamina i vettori (gli individui,
ma anche i libri e i mezzi di comunicazione di massa); raccoglie le
informazioni statistiche necessarie ad un’analisi quantitativa.

Osserva le diverse situazioni spaziali che incontra: la diffusione più o meno


omogenea, la maggiore o minore espansione, i confini più o meno netti, le
frammentazioni e le isole; è abituato ad individuare le correlazioni con
fenomeni umani di ordine diverso (storici, sociali, economici) e col quadro
fisico di riferimento.

(Russo Krauss, p. 75).


Geografia delle lingue e geografia linguistica
Il primo utilizzo del termine Geografia delle Lingue si fa concordemente risalire a un
geografo franco-brasiliano Carlos Miguel Delgado de Carvalho in un articolo del
1943 sul Boletim Geográfico brasiliano.

"Geografia das línguas" e "Geografia linguística" não me parecem ser expressões


equivalentes. Ambas são do domínio da Geografia Humana, que abrange tôdas as
manifestações culturais diferenciadas pelos meios geográficos. Mas geografia das
línguas supõe a história da formação da área geográfica de certas línguas,
independentemente dos fenômenos linguísticos própriamente ditos, enquanto que
geografia linguística se aplica antes às influências geográficas que modificam as
palavras, os têrmos, as expressões e alteram, no espaço, o seu uso, sua significação ou
sua intonação.

Em suma, a geografia das línguas é uma das partes da geografia humana à qual
parece destinado um desenvolvimento particularmente rápido e decisivo, pelo fato de
constituir um estudo de fenômenos reveladores do substratum humano das
sociedades atuais, nas diferentes regiões; de ligar mais logicamente o presente ao
passado; de salientar as influências que se exerceram e as diretrizes seguidas

(Delgado de Carvalho, 1943, p. 45 e p. 62).


Il mondo si va appiattendo?

Secondo un orientamento della letteratura scientifica contemporanea, in


specie di quella economica, la geografia ha oggi una minore importanza che
in passato.

Soprattutto l’avvento di nuove tecnologie rende accessibili comunicazioni a


distanza (ICT), cosicché, secondo gli autori che seguono tale impostazione,
diventa sempre più irrilevante e ridondante il significato di localizzazione e
di luogo.

Thomas Friedman scrive nel 2006 il libro «The World is Flat».

Già nel passato diversi autori avevano parlato di «mondo senza confini», o
di «processo di deterritorializzazione» o di «scomparsa della distanza», ma
egli categorizza i fattori determinanti del cosiddetto progressivo
«appiattimento» del mondo.
Il mondo si va appiattendo?

Le «forze» per Friedman che hanno spinto verso l’appiattimento del mondo
sono le seguenti:
«The world is spiky»
Richard Florida su The Atlantic nel 2005 fornisce una prima risposta
denotando alcune situazioni di concentrazione.

Lo sviluppo urbano, che concentra popolazione e attività economiche:

Population density is of course a crude indicator of human and economic activity


But it does suggest that at least some of the tectonic forces of economics are
concentrating people and resources, and pushing up some places more than others.
Still, differences in population density vastly understate the spikiness of the global
economy; the continuing dominance of the world's most productive urban areas is
astounding.

L’innovazione sempre più concentrata:

Population and economic activity are both spiky, but it's innovation—the engine of
economic growth—that is most concentrated

So although one might not have to emigrate to innovate, it certainly appears that
innovation., economic growth, and prosperity occur in those places that attract a critical
mass of top creative talent.
Perché il mondo sembra piatto secondo Florida

The world today looks flat to some because the economic and social
distances between peaks worldwide have gotten smaller. Connection between
peaks has been strengthened by the easy mobility of the global creative
class—about 150 million people worldwide. They participate in a global
technology system and a global labor market that allow them to migrate
freely among the world's leading cities

Dunque, le rafforzate interazioni sociali permettono, grazie anche ai nuovi


mezzi di comunicazione, di avvicinare le aree “aguzze” del pianeta, ossia le
aree di concentrazione.

Ma per le periferie che succede?


Le periferie secondo Florida

Economic and demographic forces are sorting people around the world into
geographically clustered "tribes" so different (and often mutually
antagonistic) as to create a somewhat Hobbesian vision.

We are thus confronted with a difficult predicament. Economic progress


requires that the peaks grow stronger and taller. But such growth will
exacerbate economic and social disparities, fomenting political reactions that
could threaten further innovation and economic progress.

Managing the disparities between peaks and valleys worldwide - raising the
valleys without shearing off the peaks - will be among the top political
challenges of the coming decades.
Le lingue nel Mondo

Secondo Ethnologue oggi al Mondo si parlano 7.151 lingue.

Questo numero è in costante mutamento, perché ogni giorno


impariamo di più sulle lingue del mondo. E oltre a ciò, le lingue
stesse sono in continuo mutamento. Sono vive e dinamiche,
parlate da comunità le cui vite sono modellate dal nostro mondo
in rapida evoluzione.

Nell’epoca attuale la diversità linguistica è a rischio: circa il


40% delle lingue è in pericolo, spesso con meno di 1.000 parlanti
rimasti. Nel frattempo, solo 23 lingue rappresentano più della
metà della popolazione mondiale.
Le principali lingue nel Mondo
Le lingue nel Mondo

Secondo Ethnologue ci sono altri dati interessanti da mettere in


luce.

Nel 2020 le prime 8 lingue concentrano circa 2,8 miliardi di


parlanti come prima lingua, pari quasi al 40% della
popolazione mondiale.

D’altra parte, circa il 27% delle lingue attualmente censite ha


meno di 1.000 parlanti.

Se si considera il numero di parlanti totali, solo due superano il


miliardo di individui, l’inglese e il cinese, mentre altre 8 i
duecento milioni.
Distribuzione dei parlanti e delle lingue (2020)
Le principali lingue (2022)

Classifica Lingua Parlanti


1 Inglese 1,452 miliardi
2 Cinese Mandarino 1,118 miliardi
3 Hindi 602,2 milioni
4 Spagnolo 548,3 milioni
5 Francese 274,1 milioni
6 Arabo standard 274 milioni
7 Bengalese 272,7 milioni
8 Russo 258,2 milioni
9 Portoghese 257,7 milioni
10 Urdu 231,3 milioni
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29 Italiano 67,9 milioni
Gli Stati con più lingue parlate (2022)
Le tematiche del corso da sviluppare saranno:

Introduzione alla geografia culturale;

Gli aspetti teorici della geografia delle lingue;

Le lingue in Europa (con particolare attenzione alle lingue romanze,


germaniche e slave);

Le lingue in Asia (con particolare attenzione alle lingue sino-tibetane e afro-


asiatiche);

Le lingue in Africa;

Le lingue nelle Americhe;

Le lingue nell’Oceania;

Le lingue di contatto;

Lingue e globalizzazione.
Libri consigliati:

1) Russo Krauss D., Lingue e spazi. Elementi per l'analisi geografica


dell'espressione linguistica, Roma, Aracne ed., 2011

2) Del Zanna G. (a cura di), Geopolitica delle lingue, Santarcangelo di


Romagna, Maggioli, 2018.

Materiale aggiuntivo trattato nel corso delle lezioni sarà messo a


disposizione dal docente.

fabrizio.ferrari@unich.it

Codice canale TEAMS della community di Geografia delle Lingue:


y6yibj7

Codice canale TEAMS di ricevimento:


18uyvdx
Orario Lezioni:

Lunedì 14-16, Aula 23.

Venerdì 11-13, Aula 23.

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