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Geografia

1 Con la scoperta del Polo Sud, la carta geografica è "completa". Come si trasforma
allora la geografia?
Il primo ruolo del geografo era di tipo descrittivo ossia aveva il compito della stesura della mappa
geografica. Una volta scoperta nel 1911 il polo Sud la carta geografica fu completata e il geografo
decise di occuparsi del territorio e del rapporto che intercorre tra l’uomo e il territorio. Il geografo
definisce spazio una porzione di terra senza nessuna modifica mentre definisce territorio quella
porzione di terra che ha subito un’azione, un lavoro da parte dell’uomo. Questo processo viene
definito territorializzazione ed avviene in 3 atti:
denominazione: ossia dare un nome a tutto ciò che abbiamo intorni avendo così un controllo
sull’ambiente
reificazione: l’uomo usa l’ambiente che ha esercitando così un controllo sul materiale.
Strutturazione: l’uomo divide lo spazio in parti ognuno delle quali è soggetto da regime normativo
e all’autorità di determinati soggetti decisionali.

2 Quali sono gli atti territorializzanti, e in cosa consistono?


Il geografo definisce spazio una porzione di terra senza nessuna modifica mentre definisce territorio
quella porzione di terra che ha subito un’azione, un lavoro da parte dell’uomo. Questo processo
viene definito territorializzazione ed è un continuo trasformare lo spazio ed avviene in 3 atti:
denominazione: ossia dare un nome a tutto ciò che abbiamo intorni avendo così un controllo
sull’ambiente
reificazione: l’uomo usa l’ambiente che ha esercitando così un controllo sul materiale.
Strutturazione: l’uomo divide lo spazio in parti ognuno delle quali è soggetto da regime normativo
e all’autorità di determinati soggetti decisionali.

3 Il fenomeno turistico implosivo crea dei "non luoghi": che significa?


La Geografia del turismo si identifica in due modelli di turismo: - Il Fenomeno turistico Esplosivo -
Il Fenomeno turistico Implosivo. Per fenomeno turistico esplosivo si intende un turismo che nasce
per scoprire e valorizzare posti lontani, alla ricerca di un luogo diverso da quello che conosciamo, di
quei luoghi che non sono considerati turistici. Una volta che anche il turismo si afferma come un
elemento aggiunto al sistema economico anche i luoghi non turistici diventano mete per il turismo
di massa. Per turismo implosivo si intende un tipo di turismo fatto di stereotipi, di posti idealizzati e
creati a posta per il turismo. Da qui nasce il termine di NON LUOGHI, cioè ocaòità artificiali
completamente slegate dal territorio circostante. Esempi possono essere i villaggi turistici, parchi
tematici come Disneyland.

4. Cos'è la de-territorializzazione? Come avviene? Fare qualche esempio


Gli elementi che caratterizzano il turismo di oggi sono Fenomeno di massa - Destagionalizzazione -
Ripetitività tendenziale - Emersione di nuove motivazioni - De-territorializzazione.
Per de-territorializzazione intendiamo quel fenomeno che costruisce un’offerta turistica in contrapposizione
e completamente disconnessa dalle risorse del territorio. De- teorizzazione può essere il caso dei villaggi
turistici in paesi con un ritardo nello sviluppo. Per farli nascere viene occupato un territorio che è
completamente sradicato dal contesto che lo circonda. Si vive una realtà falsificata rispetto a quello che c’è
poco più avanti delle mura. Le abitudini, il cibo, la musica non c’entrano niente con il popolo che vive la.
Questo viene fatto per compiacere il turista. Altro esempio e l’attrattiva di Dubai per poter godere degli sport
invernali anche se le temperature non superano i 15 gradi. Questo ha un grosso impatto a livello ambientale
e non valorizza le risorse presenti sradicando completamente la struttura dal territorio circostante.

5. In cartografia cosa intendiamo per "proiezioni"?


La Terra essendo sferica e avendo un territorio frastagliato e irregolare rende impossibile riprodurre
su un piano ed è per questo che la carta geografica è approssimativa. I geografi per riuscire a
riprodurre la terra hanno inventato diverse modalità di proiezioni. Le proiezioni geografiche sono
procedimenti geometrici in cui si applicano delle deformazioni alla posizione e alla forma degli
oggetti rappresentati sul piano. Gli elementi sono le distanze, le dimensioni, e gli angoli e una volta
che si stabilisce l’elemento da mantenere proporzionato gli alti due verranno deformati. In base ala
scelta usiamo una determinata proiezione:
1 Proiezioni equidistanti: sono quelle nelle quali si mantiene il valore delle distanze espresso dalla
scala (ma si deformano quindi angoli e dimensioni) es. Proiezione di Postel.
2 Proiezioni equivalenti: sono quelle che mantengono inalterato il rapporto espresso dalla scala fra
le dimensioni (quindi deformano gli angoli e le distanze); es la proiezione pseudoconica di Bonne;
3 Proiezioni isogone: sono quelle che mantengono inalterati gli angoli che una retta fa con meridiani
e paralleli. La proiezione più usata è quella isogone chiamata proiezione di Mercatore. Ogni
proiezione è identificata da un Sistema di Riferimento. Esistono numerosissimi Sistemi di
Riferimento, che bisogna conoscere per sapere qual è l’approssimazione scelta dal cartografo.
Spesso troveremo il sistema UTM, un sistema cartografico convenzionale valido su tutta la superficie
terrestre.

6. Quali sono le caratteristiche della proiezione di Mercatore


La proiezione di Mercatore è la proiezione più usata ed è nata nel 500 ed è una proiezione isogona:
sono rispettati gli angoli e deformate le distanze e le dimensioni. Più ci si allontana dall’ equatore
più le deformazioni sono più ampie. Ha come linea di contatto l’Equatore e la realtà più vicina
all’Equatore è rappresentata in maniera proporzionata, mentre più ci si avvicina ai poli maggiore è
la deformazione. La Groenlandia, per esempio, è rappresentata con una dimensione analoga a quella
dell’Africa, quando è grande appena un quindicesimo. La proiezione di Mercatore è stata scelta per
il sistema UTM, un parametro universale di cartografia. In questo sistema il globo è diviso in 60 fusi
di 6 gradi di ampiezza ciascuno intorno a un meridiano di riferimento.

7 Cosa si intende quando si dice che è una carta è ridotta approssimata e simbolica?
La carta geografica è una rappresentazione grafica in piano di un territorio che ha 3 caratteristiche:
ridotta, approssimata, simbolica. Ridotta perché è impossibile mantenere nel disegno le distanze
reali e la scala ci aiuta a capire le proporzioni tra le distanze reali e quelle riprodotte nelle scale. La
carta è approssimativa in quanto la Terra è sferica e quindi è impossibile riprodurla su un piano.
Inoltre non è una superficie regolare e questo porta a rappresentarla con degli errori. Per riprodurla
i geografi hanno inventato la proiezione. La prima approssimazione avviene trasformando la realtà
terrestre in forme geometriche semplificate. La Terra avrà quindi tre modelli: Forma reale della terra:
è la superficie che può essere osservata direttamente, con tutte le sue deformazioni ed irregolarità.
- La Superficie Dinamica reale, il Geoide: superficie regolare, che segue mediamente l'andamento
generale del profilo terrestre, sfiorando il livello del mare e passando sotto le montagne. - La
Superficie Dinamica teorica o Ellissoide di riferimento: è la superficie matematica che meglio
approssima la superficie effettiva della terra. La carta geografica è simbolica in quanto il cartografo
usa simboli o segni convenzionali per rappresentare i vari elementi geografici fisici, antropici e
politici. La leggenda ci aiuta a interpretare i vari simboli. I simboli possono essere ideogrammi (la
spiga indica le coltivazioni di grano, il chicco di caffè quello delle piantagioni di caffè ecc.), figure
geometriche proporzionali al fenomeno da rappresentare (es. cerchi che indicano i centri abitati, il
cui raggio è proporzionale al numero di abitanti), il colore che indicano gli ambiti di variazione di
determinati fenomeni (le fasce altimetriche per esempio sono individuate da diverse tonalità di
marrone), lettere ed altro. Per rappresentare le altezze e le profondità si ricorre a un particolare
simbolismo: isolinee. Sono linee che uniscono tutti i punti aventi una stessa caratteristica, e
permettono di conoscere la composizione del territorio. Le principali sono le curve di livello, o isoipse
che identificano le altezze sul livello del mare. Altri tipi di isolinee sono le isobate: linee che
congiungono tutti i punti di uguale profondità subacquea e ci permettono di cartografare la
composizione del terreno sotto mari e laghi. Altre isolinee sono le isobare, linee che uniscono tutti i
punti con uguale pressione atmosferica; - isoterme, che uniscono tutti i punti con uguale
temperatura; - Isoiete, che uniscono i punti caratterizzati da uno stesso livello di precipitazioni In
alcuni casi i usa anche sovrapporre alle carte alcune tipologie di diagrammi.

8 Cos’è un Gis e quale la sua utilità?


Il GIS è un sistema informativo geografico che crea, gestisce, analizza e mappa tutti i tipi di dati. Con
questa tecnologia si possono analizzare eventi, prevedere finalità e nel caso programmare le
strategie. Esempi che si possono analizzare sono il sovrappopolamento, l’inquinamento, la povertà
ect. È un sistema informatico costituito da hardware, software e dati che attraverso una determinata
scelta di programma è possibile raccogliere analizzare e conservare una serie di informazioni in
determinati punti geografici. Un esempio può essere la popolazione che lavorando con l’anagrafe
riesce a capire quante persone vicino in un determinato luogo ben definito. Hardware È l'elaboratore
sul quale il GIS opera. Può essere solo un qualunque PC oppure un sistema distribuito costituito da
client e server. Il software GIS ha una grande varietà di sistemi operativi e piattaforme e consiste
negli strumenti e nelle estensioni necessarie a immagazzinare, analizzare e visualizzare le
informazioni geografiche. In un GIS la terza componente è quella più importante per iniziare un
nuovo lavoro ed è la raccolta e il trattamento dei dati. Esistono 2 tipi di dati: Il dato spaziale specifica
la collocazione di un particolare oggetto o evento mentre il dato tematico fornisce una dettagliata
descrizione del fenomeno.

9 Qual è la differenza fa Gis e GPS?


Anche nel mondo della cartografia la tecnologia ha dato il suo contributo. Le tecnologie principali
sono GIS e il GPS. Il GPS, Global Position System: è un sistema di comunicazione composto da satelliti
orbitanti intorno alla Terra, con i quali è possibile mettersi in comunicazione attraverso un apposito
dispositivo come ad esempio quello installato sugli smartphone e gli permette grazie all’uso della
triangolazione con la posizione dei satelliti, di conoscere esattamente la posizione del ricevitore. A
differenza del GPS il GIS, Geographic Information System, è uno strumento informatico che non
dipende dai satelliti. Il GIS è un sistema informativo geografico che crea, gestisce, analizza e mappa
tutti i tipi di dati. Con questa tecnologia si possono analizzare eventi, prevedere finalità e nel caso
programmare le strategie.

10 Cosa dimostra la curva di KuZnets?


Lo sviluppo deve riuscire a soddisfare i bisogni della generazione presenza senza compromettere
quelle future. Per far sì che questo accade ci sono 3 teorie: chi ritiene necessario ridurre lo sviluppo
economico per salvaguardare l’ambiente; - chi sostiene che bisogna trovare un giusto equilibrio fra
le due esigenze; - e chi sostiene che si deve scegliere lo sviluppo economico. Kuznets sceglie la terza
teoria in quanto per assicurarsi i bisogni essenziali bisogna aumentare lo sviluppo economico
rispettando l’ambiente ma attivando dei processi produttivi e stili di vita compatibili e in grado di
assorbire gli effetti delle attività umane. Secondo Kuznet attraverso dei correttori che agiscono solo
sullo sviluppo essi stesso può diventare una risorsa, una cura dell’ambiente e quindi va incentivato.

11 Qual è la definizione Brundtland di Sviluppo sostenibile, e cosa significa?


Brundtland nel 1987 attraverso un documento “Our Common Future” stabilisce la definizione di
sviluppo sostenibile. Per Sviluppo sostenibile si intende uno sviluppo in grado di garantire i bisogni
della generazione presente senza compromettere quelli della generazione future. Poter assicurare
questi bisogni implica la realizzazione di uno sviluppo economico che preveda il rispetto
dell’ambiente, ma che allo stesso tempo veda adottare processi produttivi e stili di vita compatibili
con la capacità della biosfera di assorbire gli effetti delle attività umane. In questo documento ci sono
due principali interpretazioni: - Sostenibilità ambientale debole: cioè quella sostenibilità che è
definita in base alla capacità di mantenere nel tempo il capitale complessivo, che comprende sia le
risorse naturali che quelle artificiali. Questo approccio si basa sul concetto di equilibrio tra le risorse
utilizzate e quelle disponibili, in modo da garantire una gestione responsabile e duratura delle
risorse. Secondo i sostenitori si può ipotizzare che il capitale naturale possa essere sostituito dai
prodotti dell’attività umana, e che quindi lo sviluppo economico dev’essere garantito rispettando i
principi di attenzione ambientale; Sostenibilità ambientale forte si basa sull’idea che l’economia
umana sia vincolata dai limiti della natura e che le risorse naturali siano limitate. Questo approccio
sostiene che le attività umane devono essere garantite in modo da preservare la capacità del pianeta
di sostenere la vita. Per raggiungere la sostenibilità forte è necessario ridurre l’uso delle risorse
umane, limitare le emissioni e proteggere la biodiversità. Partendo dalle risorse si dividono in
rinnovabili, quelle risorse in cui il tempo è compatibile con la fruizione continua e duratura nel
tempo; non rinnovabile quelle risorse che ci mettono troppo tempo a rinnovarsi rispetto al tempo
dell’utilizzo. Per trovare il giusto equilibrio tra protezione ambientale e sviluppo economico ci sono
3 teorie: chi ritiene necessario ridurre lo sviluppo economico per salvaguardare l’ambiente; - chi
sostiene che bisogna trovare un giusto equilibrio fra le due esigenze; - e chi – come Kuznets –
sostiene che bisogna prediligere lo sviluppo economico.
12 Sviluppo sostenibile e Decrescita felice rappresentano soluzioni alternative a
uno stesso problema
La Decrescita Felice e lo Sviluppo Sostenibile sono due approcci differenti per riuscire a bilanciare il
progresso umano con la protezione dell’ambiente. I sostenitori della teoria di Decrescita felice
pensano che il sistema economico non può essere per natura sostenibile e quindi il modello fondato
sulla crescita economica, l’aumento del Pil, andrà a discapito dell’ambiente, dei rapporti umani,
sociali e culturali. Unica soluzione sarebbe quella di vivere meglio consumando meno con uno stile
di vita più consapevole. Questo permette di proteggere l’ambiente favorendo l’uso delle risorse
sostenibili e riducendo il consumo attraverso nuove tecnologie sostenendo i rapporti umani e non
solo la produzione di ricchezza. Lo sviluppo sostenibile invece mette al primo posto lo sviluppo
economico cercando di soddisfare i bisogni attuali senza però danneggiare i bisogni delle future
generazioni. Cerca un equilibrio tra gli aspetti economici sociali ed ecologici riducendo, per quanto
possibile, la disuguaglianza di vita promuovendo l’uso sostenibile delle risorse garantendole alle
generazioni future. Questa teoria oggi è applicata in varie attività soprattutto quelle con maggior
impatto come per esempio alle industrie produttive in cui si può vedere gli effetti sull’ambiente. Lo
sviluppo sostenibile è quello che si colloca al centro e nel rispetto dei tre ambiti di sviluppo: sociale,
economico, ambientale.

13 Le differenze fra sostenibilità ambientale debole e sostenibilità ambientale forte


In questo documento ci sono due principali interpretazioni: - Sostenibilità ambientale debole: cioè
quella sostenibilità che è definita in base alla capacità di mantenere nel tempo il capitale
complessivo, che comprende sia le risorse naturali che quelle artificiali. Questo approccio si basa sul
concetto di equilibrio tra le risorse utilizzate e quelle disponibili, in modo da garantire una gestione
responsabile e duratura delle risorse. Secondo i sostenitori si può ipotizzare che il capitale naturale
possa essere sostituito dai prodotti dell’attività umana, e che quindi lo sviluppo economico
dev’essere garantito rispettando i principi di attenzione ambientale; Sostenibilità ambientale forte si
basa sull’idea che l’economia umana sia vincolata dai limiti della natura e che le risorse naturali siano
limitate. Questo approccio sostiene che le attività umane devono essere garantite in modo da
preservare la capacità del pianeta di sostenere la vita. Per raggiungere la sostenibilità forte è
necessario ridurre l’uso delle risorse umane, limitare le emissioni e proteggere la biodiversità. Le
differenze tra la sostenibilità forte e la sostenibilità debole riguardano principalmente la gestione
delle risorse naturali e la protezione dell’ambiente. La sostenibilità forte richiede grandi cambiamenti
nella produzione e nel consumo di queste risorse naturali mentre la sostenibilità debole permette
una maggiore flessibilità e adattabilità. Tuttavia, è importante considerare che la sostenibilità debole
potrebbe non essere sufficiente a garantire la sopravvivenza delle future generazioni, considerando
i limiti delle risorse naturali.

14 Cosa dimostra il Rapporto Meadows?


Il rapporto meadows è una simulazione fatta al Pc in cui si analizzavano le conseguenze dovute alla
crescita demografica sull’ecosistema e sulle riserve naturali. Donella Meadows analizzò 10 scenari
differenti con diversi tipi di sviluppo e le varie conseguenze per il pianeta. Le conseguenze possibili
furono: dalla crisi delle risorse non rinnovabili, alla crisi dell’inquinamento, alla crisi dei costi, alla
crisi alimentare, alla crisi di erosione, alla programmazione familiare, alla crisi multipla, moderazione
degli stili di vita, utilizzo più efficiente delle risorse naturali e tempestività. Gli autori sostengono che
il tempo è un fattore chiave, tanto più tardi si agirà tanto più grandi saranno i danni causati.

15 Qual è l'impatto dell'industria della carne sul consumo di risorse mondiali


L’industria della carne è tra le principali responsabili dell’inquinamento, della riduzione di cibo e di
acqua nel mondo. Per quanto riguarda l’acqua sappiamo da anni il problema della carenza dovuta in
parte dai cambiamenti climatici ma anche dai grandi sprechi che ci sono sia in agricoltura sia
nell’industria. Da uno studio è emerso che per produrre 1kg carne viene usata circa 16.000 l di acqua
e invece per produrre dei cereali con lo stesso valore proteico l’acqua consumata è meno di 1000
litri. Inoltre gli animali hanno bisogno di mangiare e quindi consumano una quantità elevata di grano
e contando che su un animale solo il 10% è adibito per essere mangiato il restante è usato per
mantenerlo in vita lo spreco di risorse alimentari è elevato. Per riuscire a prevenire la crisi alimentare
è necessario apportare cambiamenti sia nella produzione che nella distribuzione del cibo e nel
nostro piccolo scegliere una dieta più sostenibile.

16 Cos'è il programma UNESCO World Heritage and Sustainable Tourism?


Il Programma UNESCO per il Patrimonio Mondiale e il Turismo Sostenibile rappresenta un nuovo
approccio basato sul dialogo e sulla cooperazione tra le parti interessate. L’obiettivo è integrare la
pianificazione del turismo e la gestione del patrimonio a livello di destinazione, valorizzare e
proteggere gli asset naturali e culturali e sviluppare un turismo appropriato. Il programma intende
sviluppare strategie politiche per sostenere il turismo sostenibile offrendo gli strumenti adeguati per
la gestione di questo tipo di turismo personalizzandoli in base alle esigenze e al contesto locale.
Creare una consapevolezza del patrimonio rendendo tutti responsabili della conservazione e quindi
adattare un tipo di turismo che rispetti il patrimonio stesso. Inoltre il programma analizza i
cambiamenti climatici e le implicazioni che possono avere per il patrimonio mondiale e di
conseguenza per il turismo.

17Qual è il ruolo dell'UNESCO nella conservazione dei siti iscritti nella lista del
Patrimonio dell'Umanità?
L’Unesco, United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization, è l’ente che si occupa di tutelare e
valorizzare il patrimonio culturale. Per riuscire in questa impresa si basa su una serie di convenzioni e si muove
seguendo 3 linee: la difesa mondiale della cultura e dello sviluppo; promozioni che sostengano e
salvaguardano il patrimonio; Rafforzare le industrie creative e incoraggiare il pluralismo culturale.
Una delle principali convenzioni è quella del 1972 la Convenzione sulla Protezione del patrimonio
culturale e naturale del mondo, firmato nel 1972. Con questa convenzione Unesco promuove
l’identificazione, la protezione e la conservazione del patrimonio naturale e culturale nel mondo,
considerato come valore per l’umanità. Il comitato Unesco seleziona dei siti da inserire nella lista dei
beni del patrimonio dell’Umanità che gli vengono proposti dagli Stati. La scelta è fatta sulla base di
determinati requisiti in cui vengono forniti sia un piano della gestione e della conservazione sia una
protezione giuridica. Inoltre il comitato decide l’attribuzione dei fondi per restaurare o manutenzioni
di questi siti. Una volta inseriti in queste liste ‘Unesco si occupa che tutti i parametri vengono rispettati per
la conservazione e la protezione come per esempio il rispetto dell’integrità e l’autenticità, accesso limitato
per evitare danni, divieto di costruzione e di distanza di infrastrutture vicine. Se questo non sarà rispettato
L’Unesco può rimuoverli dalla lista.
18 Il progetto Liverpool Waters è l'esempio di un progetto che pone criticità nella
gestione di un sito patrimonio dell'umanità. Perché?
Il centro storico di Liverpool fa parte della lista dei bene a rischio stesa dall’UNESCO. Per beni a
rischio si intendono quei beni riconosciuti come siti del Patrimonio dell’Umanità ma che per ragioni
di varia natura come la guerra, l’abbandono o variazioni climatiche sono privi delle adeguate
protezioni e tutela. Il progetto Liverpool prevede di creare un nuovo quartiere al centro della città
vicino al porto in modo che anche le crociere possono attraccare. L’UNESCO non accetta questo
progetto poiché va a intaccare il patrimonio del centro storico che risale al 18, 19 secolo. Inoltre in
questo progetto mancano una serie di requisiti che l’amministrazione non ha dato come per esempio
la mancanza dei requisiti richiesti dall’unesco da parte dei progettatori.

19 Cos'è la lista UNESCO dei siti Patrimonio mondiale dell'Umanità


La lista Unesco è una serie di siti creata dal comitato Unesco da inserire nella lista dei beni del
patrimonio dell’Umanità che gli vengono proposti dagli Stati. La scelta è fatta sulla base di
determinati requisiti in cui vengono forniti sia un piano della gestione e della conservazione sia una
protezione giuridica. Tra i parametri da rispettare possiamo dire che i siti devono essere qualcosa di
unico che rappresenta una tradizione culturale esistente o scomparsa; un esempio di grandezza
edilizia che riesce a rappresentare un passaggio della storia dell’uomo, rappresentare fenomeni
naturali eccezionali o aree esteticamente uniche. Inoltre il comitato decide l’attribuzione dei fondi
per restaurare o manutenzioni di questi siti. Una volta inseriti in queste liste Unesco si occupa che
tutti i parametri vengono rispettati per la conservazione e la protezione come per esempio il rispetto
dell’integrità e l’autenticità, accesso limitato per evitare danni, divieto di costruzione e di distanza di
infrastrutture vicine. Se questo non sarà rispettato L’Unesco può rimuoverli dalla lista. Inoltre
L’UNESCO crea una lista di beni a rischio, ossia quei beni riconosciuti come siti Patrimonio
dell’Umanità, ma privi delle adeguate condizioni di protezione e tutela a causa di ragioni di varia
natura: guerre, abbandono, tensioni geopolitiche, particolari variazioni climatiche. La lista di beni a
rischio è composta da 54 beni, perlopiù distribuiti in Africa e in Asia, ma anche in Europa e Sud
America. Un esempio può essere Il progetto di Liverpool waters.

20 Cosa intendiamo per SLOT, Sistema Locale di Offerta Turistica?


Per slot intendiamo un’operazione strategica necessaria per valorizzare una destinazione turistica
sulla base delle risorse e quindi del Capitale Territoriale. Per capire il concetto bisogna distinguere
due concetti: località turistica e destinazione turistica. Per località turistica si intende un territorio
che presenta dei fattori di attrattiva per i turisti percepito unitario sia per quanto riguarda l’offerta
sia per quanto riguarda la domanda. Diventa Destinazione turistica quando si crea uno slot ossia un
insieme di attività e fattori che fungono da attrattiva in un territorio ben definito e propongono
un’offerta turistica specifica in grado di valorizzare le risorse e la cultura del territorio. Per realizzare
uno Slot bisogna analizzare il territorio e capire quali sono le risorse esistenti come per esempio se
esistono o no attività turistiche e nel caso usare strategie differenti. Nello stesso tempo bisogna
analizzare il contesto turistico, studiando le possibilità domanda e offerta del mercato.
21 Cosa intendiamo per Sistema Locale Territoriale (SLoT)
Il sistema locale territoriale è un modello utilizzato per la pianificazione territoriale e nella
progettazione territoriale soprattutto in ambito turistico. È uno strumento essenziale per lo sciluppo
sostenibile e il turismo responsabile. Ci sono 4 componenti chiave: 1 Rete Locale dei soggetti ossia
una rete che comprende le relazioni e interazionitra soggetti in un territorio definito locale. 2 Milieu
Locale rappresenta l’insieme di risorse (economiche, culturali, ambientali, sociali) presenti in un
determinato territorio e bisogna pianificare il territorio per poter usufruirne al meglio. 3 Interazione
Cognitiva e Materiale. La rete locale interagisce con milieu locale e l’ecosistema e questo scambio
dovrebbe trasformare le risorse potenziali in valori comunicabili e scambiabili 4 Relazioni
Sovralocali: Il sistema locale è aperto alle relazioni con l’esterno, come regioni, Stati, Unione
europea e organizzazioni mondiali. Queste reti sovralocali influenzano il sistema locale di soggetti e
risorse. Il modello SLoT riconosce un grado di autonomia ai soggetti locali e promuove l’eredità delle
risorse del passato, organizzandole in progetti attuali e sostenibili per il futuro.

22Riassumere le teorie del modello di Christaller


La teoria del modello di Christaller fu elaborata per la prima volta dal geografo ed economista Walter
Christaller e si inserisce nel campo delle teorie della localizzazione ispirate al concetto di gerarchia
urbana. Analizza la distribuzione degli insediamenti urbani, la forma e la struttura gerarchizzata sul
territorio. Le città possono distinguersi in attive, con attività produttive, o passeggere ossia
esclusivamente residenziali. Le città sono costruite in modo da poter organizzare nel miglior dei modi
l’economia e minimizzare i costi di trasporti che sono in base alla distanza percorsa. Inoltre è
importante che ogni consumatore abbia la possibilità di accesso ai servizi e beni. Il principio di
mercato christallero si basa su due concetti principali: Soglia e Portata. La soglia è la distanza
massima oltre la quale il consumatore non è disposto ad affrontare i costi di trasporto. Portata
esprime le tradizionali forze economiche che organizzano le attività nello spazio, considerando le
economie di scala e i costi di trasporto.

23 Riassumere le teorie del modello di Weber


La teoria del modello di weber si concentra sulla localizzazione degli impianti industriali in relazione
alla distanza tra le fonti di materie prime e i mercati di sbocco. Le ipotesi principali di questa teoria
sono 4. Analizza i costi di trasporto che sono in base alla distanza e al volume che essi occupano.
L’imprenditore conosce perfettamente l’ubicazione delle materie prime e dei mercati. Il territorio
dev’essere isomorfo (stessa forma in tutte le direzioni) isotropo (uguali proprietà in tutte le
direzioni). Il trasporto deve avere un costo minimo quindi è fondamentale cercare un’ubicazione per
l’industria che sia capace di garantire questo obiettivo. L’indice di trasporto deve analizzare due
elementi: la distanza tra le fonti di materie prime e il punto di lavorazione, e la distanza tra il posto
della produzione e il mercato di sbocco.

24 Riassumere le teorie del modello di Von Thunen


la Geografia economico-politica i occupa di analizzare le azioni dell’uomo sul territorio e di studiare
sia la localizzazione più adatta per le attività produttive sia le dinamiche legate alla popolazione,
lingua migrazione ect. Von Thünen (1783-1850) si sofferma sul concetto di rendita dei terreni
agricoli, il profitto che l’imprenditore agricolo può trarre sa una porzione di terreno in un tempo
determinato. Elemento fondamentale per calcolare la rendita è la distanza delle terre dal mercato e
il costo dunque per il trasporto. Lo scopo del suo modello è quello di analizzare lo spazio e il mercato cosi
da analizzare ogni costo e lasciare come unico costo variabile quello del del trasporto. Postulati sulle
caratteristiche del territorio 1. pianura uniforme, isolata dal contesto esterno, con al centro una città,
che rappresenta l'unico mercato di sbocco per i prodotti agricoli in essa coltivati 2. spazio isotropico:
stesse caratteristiche in tutte le sue parti con riferimento a tutte le sue proprietà: la fertilità del
terreno, caratteri morfologici, organizzazione del sistema di trasporti. 3. esiste un unico mezzo di
trasporto per trasferire i prodotti dal luogo di produzione al mercato con un costo di trasporto per
unità di prodotto uguale in tutte le parti del territorio e in tutte le sue direzioni. Il costo di trasporto
varierà, proporzionalmente alla distanza da percorrere e ai diversi tipi di prodotti (secondo le loro
caratteristiche fisiche in termini di peso, volume, deperibilità ecc. Postulati relativi al mercato 1. la
produzione agricola rappresenta l'unica attività economica svolta nella pianura 2. regime di
concorrenza perfetta, nel quale i singoli agricoltori non possono influire sui prezzi di vendita dei
prodotti, che vengono così assunti come un dato esogeno 3. i costi per il trasporto dei prodotti dal
luogo di produzione al mercato di sbocco sono sostenuti dagli stessi agricoltori, che li dovranno
sommare a quelli già sostenuti per la produzione dei beni 4. gli operatori economici, possiedano una
perfetta conoscenza dei mercati e agiscono in modo da raggiungere l'obiettivo della massimizzazione
del profitto. Nel modello di Von Thunen si evince come lo spazio si differenzi e organizzi secondo
fattori diversi da quelli fisico-ambientali e le colture sono comunque organizzate e differenziate in
relazione all’operare della distanza-costo.

25Cos'è l'approccio "place-based"?


La strategia di sviluppo economico per le Aree interne nasce dall’incrocio della prospettiva nazionale
con quella locale. La nazione non è in grado di promuovere lo sviluppo locale e allora è compito della
comunità locale trasformare in progetto la complessità del capitale territoriale potenziale che la
caratterizza. L’approccio “place-based” è una strategia di sviluppo locale che si concentra sulla
promozione di processi di cambiamento istituzionale e di investimento all’interno di specifici luoghi.
L’azione place-based è riuscita ad accedere a dei finanziamenti europei per promuovere delle
iniziative regionali. Un esempio è il masterplan per il Mezzogiorno che promuove la valorizzazione
dei punti di forza del tessuto economico meridionale per restituire competitività al sistema, anche
attraverso il superamento delle ancore gravi carenze infrastrutturali.

26 Cosa intendiamo per autonomia differenziata e quali sono le questioni da


considerare nel dibattito sullo sviluppo del Mezzogiorno?
L’ autonomia differenziata è la richiesta di maggior autonomia da parte di alcune regioni, Lombardia
Veneto ed Emilia Romagna, per contrastare il divario tra Nord e Sud. Questa richiesta trova le radici
in quei tre Stati in cui vige uno Statuto speciale che gli garantisce maggior autonomia. Questo
comporta diversi problemi. Lo Stato deve garantire uniformità nello sviluppo e pari libertà in tutti i
territori e il riconoscimento dell’autonomia ha motivazioni culturali d grande rilevanza. La richiesta
di autonomia asimmetrica da parte delle tre regioni più ricche del Paese, invece, non ha precedenti
storici, e rischia di privare le regioni più povere di un contributo fondamentale che le regioni più
ricche forniscono al Meridione. Inoltre va detto che la grande crescita del Nord è in parte merito dei
lavoratori del sud che comporta anche una delle cause principali della difficoltà di recuperare
competitività. Nascere in Lombardia o a Lampedusa significa avere possibilità differenti. La questione
meridionale in questo modo diventa un problema nazionale in cui gli artefici sono stati le classi
politiche che non sono state in grado di affrontare i temi di sviluppo e di adottare misure come il
diritto di sostituzione da parte dello Stato nel caso di inadempienze gravi.

27 Le due fasi delle politiche per il Mezzogiorno: centralismo e regionalismo


Nel 2000 nasceva la politica europea di coesione economica e sociale in cui venivano messi a
disposizione dei fondi in cui non c’era più come intermediario lo Stato ma si instaurava un rapporto
diretto tra regione e L’UE. In questo modo lo stato si defila da ogni responsabilità e questi fondi non
vengono usati come aggiunta ma saranno sostitutivi dei fondi nazionali. Questo fece nascere due
fasi delle politiche per il Mezzogiorno: il centralismo e il regionalismo. Un esempio di centralismo fu
la CasMez, istituzione della Cassa per il Mezzogiorno che aveva l’obbiettivo, grazie ad una autonomia
finanziaria, di individuare dei progetti in grado di migliorare l’aspetto economico e sociale del Sud.
La misura aveva lo scopo di recuperare il divario industriale del Meridione incentivando, attraverso
contributi a fondo perduto, l’impianto di attività nel settore primario e secondario che fossero stabili
e duraturi e capaci di superare la marginalità delle regioni del Sud. Nacquero un discreto numero di
industrie che però portarono solo un vantaggio parziale perché non si diede importanza alle esigenze
e al capitale potenziale dei territori. Il risultato fu un tessuto industriale frammentario, disconnesso
e non come un sistema compatto. La fase regionalista nasce quando ci furono cambiamenti
nell’attribuzione dei poteri. Promuoveva la maggior autonomia e responsabilità a livello regionale.
Si basa sull’idea che le regioni dovrebbero avere un ruolo più attivo nella gestione delle proprie
risorse e affari interni deresponsalizzando dunque la politica nazionale rispetto alle regioni in ritardo
di sviluppo. Il regionalismo voleva potenziare il loro capitale territoriale ma non ci riuscì perché
condizionato dai potentati locali, dalle inefficienze della gestione amministrativa, dalla competizione
fra regione invece che un rapporto collaborativo. Le due fasi del Centralismo e del Regionalismo
hanno prodotto un sistema industriale non compatto ma caratterizzato da elementi di eccellenza
con una certa capacità competitiva. L’esperienza del regionalismo ha messo in evidenza la debolezza
nella capacità di valorizzare il capitale sociale, e la scarsa qualità di governo del Sud.

28 Cos'è la politica di coesione


La politica di coesione è uno strumento che si usa per colmare le disparità di sviluppo fra le regioni
degli stati che fanno parte dell’unione europea e a rafforzare la coesione economica, sociale e
territoriale. Incentiva la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva creando opportunità di sviluppo
economico e sociale e riducendo le differenze tra territori e regioni europee. È rivolta ai cittadini e
alle imprese che abbiano a disposizione dati e informazioni per valutare la validità e la coerenza
dell’impiego delle risorse delle politiche di coesione. In Italia Open Coesione è l’iniziativa di open
government sulle politiche di coesione coordinata dal Dipartimento per le Politiche di Coesione della
Presidenza del Consiglio dei Ministri istituito in seguito alla trasformazione del Dipartimento per lo
sviluppo e la coesione economica (DPS) del Ministero dello sviluppo economico. Queste politiche
intervengono in territori differenti con specifiche esigenze che possono essere di servizi, di
infrastrutture ma anche di capitale umano per garantire le stesse opportunità di sviluppo. Con Open
Coesione si può scoprire quali progetti si finanziano, seguire il loro avanzamento e sollecitare i
processi di programmazione e attuazione attraverso iniziative di partecipazione e riuso.

29 Cos'è la Strategia per le "aree interne" e quali sono i suoi obiettivi?


Per Aree interne si intendono quei piccoli comuni lontani dai servizi essenziali come scuola, sanità e
mobilità. Per strategia si intende agire in maniera concreta in queste aree al fine di creare nuove
possibilità di reddito e di assicurare i servizi essenziali per contrastare il declino demografico. Questa
carenza di servizi infatti, porta l’abbandono di queste aree e alla conseguente difficoltà a organizzare
in modo efficiente la produzione. Agisce anche sul territorio e quindi sul capitale non utilizzato, dai
sistemi semi naturali agli edifici in disuso. Naturalmente questo abbandono comporta dei costi legati
all’insufficiente manutenzione, il degrado del paesaggio, il dissesto idrogeologico. La strategia di
sviluppo economico per le Aree interne nasce dall’incrocio della prospettiva nazionale con quella
locale. La nazione non è però in grado di promuovere lo sviluppo locale e allora è compito della
comunità locale trasformare in progetto la complessità del capitale territoriale potenziale che la
caratterizza (approccio place-based).

30 Che differenza c'è tra Unioni di comuni e Fusioni di comuni?


Nell’ambito della riorganizzazione territoriale, particolare importanza ha la Riforma Delrio che ha
introdotto importanti cambiamenti nel sistema degli enti locali. Tra i vari punti c’è l’istituzione delle
città metropolitane che hanno sostituito 14 province, ridefinizione di province e delle proprie
competenze, eliminato l’Indennità per le cariche amministrative. lo scopo di questa riforma è ridurre
le spese e aumentare l’efficienza degli enti territoriali. Per far ciò ha ridotto gli enti comuni favorendo
l’unione di comuni o la fusione fra uno o più comuni in un unico ente. Le Unioni di Comune dividono
le funzioni e i servizi. Unendo i comuni si arriva a un bacino demografico più ampio e oltre ad un
grande risparmio delle spese si può ottenere maggior efficienza nei servizi. Le Fusioni di Comuni
sono precedenti comuni che si fondono in uno unico, unificando tutte le funzioni e le strutture. Il
vantaggio è principalmente economico: oltre alla riduzione dei costi e all’aumento dell’efficienza
complessiva, i Comuni beneficiano di incentivi economici molto importanti.

31 Cosa sono le ZES


Le Zes sono aree geografiche individuate dallo Stato per incentivare attività industriali. Fa parte delle
varie strategie utilizzate per lo sviluppo del Mezzogiorno. Per essere convalidate come zone
economiche speciali devono seguire alcuni parametri: 1.potranno nascere solo in regioni in ritardo
di sviluppo, o in transizione (cioè quelle del Mezzogiorno);-2 Le aree soggette a ZES saranno
individuate presso un’area portuale principale che permette quindi un legame economico
funzionale : - della rete TEN-T - o di rilevanza strategica per le attività di specializzazione territoriale
che si intende rafforzare. Per rete TEN-T si intende quella rete di infrastrutture che l’Unione Europea
sta costruendo per collegare i nodi principali del territorio continentale. Tra i nodi principali, sono
elencati i porti che per ragioni di traffico sono considerati «strategici» Per incentivare le imprese a
investire ci sono dei grandi benefici fiscali e semplificazioni amministrative e inoltre Avranno diritto
a u supporto tecnico di consulenze e assistenza.

32 Qual è il modello localizzativo di ZES proposto dal Piano di sviluppo strategico


della Sardegna
La Zes in Sardegna è concepita come rete portuale essendo un’isola e avendo una posizione nel
mediterraneo strategico per l’economia produttiva regionale. Il piano ha rilevato una crescita
costante su diversi settori rispetto al mezzogiorno anche se ha subito un rallentamento per problemi
strutturali nel tessuto produttivo e nella capacità di valorizzare. Nell’isola ci sono diversi settori in cui
si fonda il sistema economico sardo e sicuramente il più importante è quello agroalimentare che
neanche durante la crisi ha subito rallentamenti. La strategia è quella di rafforzare la capacità di
export sfruttando i traffici marittimi dato la scarsa infrastrutturazione dovuta all’insularità. Da qui lo
ZES si fonda su 6 zone principali in cui il porto di Cagliari, composto da un porto commerciale, traffico
passeggeri, croceristi che fa da base agli altri piccoli porti: Porto Torres, Olbia, l’approdo petrolifero
di Sarroch-porto Foxi, Oristano e Palau Arbatax. La regione vuole liberare l’economia del territorio
della dipendenza dal settore energetico e in particolare dal commercio petrolifero. Il piano prevede
un incremento della componente container nel traffico portuale pe via del maggior impatto
occupazionale.

33 Perché il parametro dimensionale scelto per le ZES del Mezzogiorno rischia di


limitarne le potenzialità?
Il governo ha stabilito delle regole per l’identificazione e la delimitazione delle aree. Il Regolamento
esplicita la necessità di individuare aree geografiche anche non adiacenti, ma legate da un rapporto
strategico funzionale, come per esempio possono essere le infrastrutture che permettono un
collegamento, con le aree portuali sulle quali la ZES è imperniata. Questo fa si che ci sia un rapporto
competitivo fra le regioni soprattutto si evidenzia nel parametro dimensionale massimi attribuiti ad
ogni regione. È un calcolo oggettivo che tiene conto della superficie e della densità demografica e
non di parametri legati ad una serie di valutazioni del capitale come può essere il traffico merci o la
specializzazione produttiva di quel territorio affidandosi così a parametri oggettivi la scelta della
dimensione dell’area interessata. Quindi un territorio come la Calabria che ha uno dei porti più
importanti è alla pari del Molise, o la Sardegna che ha 8 porti è al penultimo posto nella scala della
percentuale di superficie da dedicare allo zes. La scelta dimensionale rischia di rappresentare una
battuta d’arresto nella piena realizzazione dei vantaggi competitivi previsti dalla misura, e
soprattutto riflette ancora la carenza di responsabilità da parte del Governo nell’assunzione di una
posizione complessiva di carattere strategico sul tema dello sviluppo regionale e in particolare
dell’economia marittima.

34 Quante sono le ZES proposte nelle Regioni del Mezzogiorno, e quali sono?
Nel Mezzogiorno d’Italia, sono state proposte sette Zone Economiche Speciali (ZES). Ecco un
elenco delle ZES proposte e le regioni coinvolte: Zes ionica, campana,( sarda, Siciliana, abruzzese e
calabrese. Queste ZES sono state istituite per promuovere lo sviluppo economico e l’attrazione di
investimenti nelle regioni del Sud Italia. Ogni ZES offre condizioni speciali per le imprese che
operano all’interno di queste aree, favorendo gli investimenti e lo sviluppo di impresa.

35 Perché le ZES del Mezzogiorno sono imperniate sul sistema portuale?


La decisione di istituire le Zes attorno ai principali scali portuali fa parte di una strategia che incentiva
l’economia marittima visto la forte carenza di infrastrutture e lo svantaggio di una posizione
geograficamente non centralizzata. Fondamentale è un investimento che permette un collegamento
in grado di unire le terre portuali con l’entroterra ma anche i porti del Sud con l’Europa continentale.
Il rafforzamento del sistema portuale vuole dunque diminuire l’inefficienza delle infrastrutture
terrestri e evidenziare il legame che esiste fra economia marittima e sviluppo del Mezzogiorno.
L’integrazione della rete ferroviaria meridionale con quella settentrionale è fondamentale sia per
quanto riguarda i porti meridionali, visti come strumento di accesso per le merci nel mercato globale,
sia per la localizzazione delle industrie che sicuramente goderebbero dell’efficienza delle
infrastrutture per lo spostamento delle materie prime e sia per la distribuzione di merci. La scelta di
installare le ZES attorno agli scali vuole permettere anche al settore secondario di entrare nei mercati
esteri visto l’esclusione dovuto sempre ala scarsità delle infrastrutture. Anche la governance è
incentrata sul carattere portuale infatti la gestione della strategia è dell’autorità di sistema portuale
che cercano di superare il localismo competitivo per un lavoro più collaborativo. I vantaggi sono di
naturale fiscale in relazione al credito di imposta, burocrazia semplificata. L l’Agenzia per la Coesione
Territoriale ha il compito di controllare lo stato di avanzamento del piano, l’osservazione dei benefici
e i relativi risultati attraverso degli indicatori: numero delle imprese suddivise per settore e classe
dimensionale; numero di occupanti per impresa; valore del fatturato delle imprese; valore totale
degli investimenti suddivisi per classe dimensionale. Attraverso la nascita di nuove imprese,
l’aumento dei nuovi occupati, l’aumento del fatturato lo Stato si renderà conto se questa strategia
sia efficiente. Fra i benefici a lungo tempo le Zes mirano a costruire o ricostruire un sistema
produttivo meridionale in grado di aumentare l’attrattiva delle regioni e moltiplicare i benefici
derivanti dai vantaggi fiscali. Inoltre questa legge prevede che anche ci sia un rapporto tra aree
interne e esterne in modo che nessuno vengia escluso solo pera questione di zona.

36 Cosa intendiamo per "autonomia differenziata", e da chi è stata proposta


L’ autonomia differenziata è la richiesta di maggior autonomia da parte di alcune regioni, Lombardia
Veneto ed Emilia Romagna, per contrastare il divario tra Nord e Sud. Questa richiesta trova le radici
in quei tre Stati in cui vige uno Statuto speciale che gli garantisce maggior autonomia. Questo
comporta diversi problemi. Lo Stato deve garantire uniformità nello sviluppo e pari libertà in tutti i
territori e il riconoscimento dell’autonomia ha motivazioni culturali d grande rilevanza. La richiesta
di autonomia asimmetrica da parte delle tre regioni più ricche del Paese, invece, non ha precedenti
storici, e rischia di privare le regioni più povere di un contributo fondamentale che le regioni più
ricche forniscono al Meridione.

37 In quali Regioni possono essere istituite le ZES, e perché


Le Zone Economiche Speciali (ZES) possono essere istituite nelle Regioni meno sviluppate e
nelle Regioni in transizione per recuperare la differenza di competitività che interessa queste regioni
direttamente. Allo stato attuale, le Regioni italiane che possono istituire una o più ZES sono 8, e
sono identificate come le aree economicamente più svantaggiate del paese. Nello specifico, si tratta
delle seguenti Regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Sardegna, Molise, Campania, Puglia e Sicilia.
Le ZES sono finalizzate all’obiettivo della crescita economica del Mezzogiorno e offrono
agevolazioni fiscali e semplificazioni amministrative alle imprese già operative o di nuovo
insediamento. Queste zone rappresentano un’opportunità per lo sviluppo territoriale e
contribuiscono a rendere il Sud Italia un hub logistico, energetico e produttivo nell’intera regione
mediterranea

39 Qual è il modello localizzativo di ZES proposto dal Piano di sviluppo strategico


della ZES Ionica?
Il Piano di sviluppo strategico dello Zes Ionica è per integrale quelle regioni, come la Basilicata, che
sono interne e non avendo porto sono escluse dalla rete europea. La Basilica si propone come un
triangolo economico che faccia da perno logistico garantendo il collegamento tra aere Adriatica e
area Tirrenica stabilizzando così lo sviluppo in Puglia, Campania e Calabria. Il progetto si sviluppa
quindi su un capitale già esistente da adattarlo per uno sviluppo economico circolare su base
marittima partendo da settori caratterizzanti del territorio e rafforzandoli come l’industria
automobilistica, agroalimentare, tessile e turismo. I Benefici per l’istituzione della ZES è sicuramente
l’aumento dell’occupazione per entrambi i territori e se entriamo nello specifico analizziamo che:
Per il territorio pugliese lo scopo è quello di rallentare, diminuire gli impatti sociali legati alla crisi
ambientale e alle conseguenti misure nel campo della produzione siderurgica. In Basilicata si
prevede una crescita economica soprattutto sul territorio di Matera e Potenza. Naturalmente non
tutti i territori sono omogeni a livello di sviluppo infatti in Puglia si nota come Foggia e lecce restano
indietro per quanto riguarda nella ricerca e nello sviluppo rispetto a Brindisi e bari e Taranto.

40 Qual è il modello localizzativo di ZES proposto dal Piano di sviluppo strategico


della Calabria?
Per quanto riguarda lo sviluppo della Calabria da una prima analisi si è rilevato che erano due i
principi che potevano condizionare lo sviluppo: la burocrazia troppo lunga e l’assenza di un piano di
investimenti per colpa dello stato che non era riuscito a prevedere i bisogni di questa regione post-
unità. Investimenti che invece che essere incrementati molto spesso i fondi europei vanno a
sostituire e non ad aggiungersi tra i piani ordinari. Per ottenere maggior efficacia del piano bisogna agire
sulle infrastrutture e sul trasporto, punti deboli del territorio. Il modello localizzativo proposto per la regione
è di carattere policentrico, fondato sul porto di Gioia Tauro, ma esteso poi su tutta la regione attraverso la
valorizzazione dei poli e ha la funzione di sfruttare al meglio le porte d’accesso e di sbocco delle merci
favorendo la localizzazione e il rafforzamento delle capacità import/Expert delle industrie attraverso le
infrastrutture e i trasporti già presenti sul territorio. Lo Zes rafforza la già esistente attività produttiva trovando
i giusti mezzi per semplificarla. Questo dovrebbe creare una serie di benefici come per esempio un aumento
dell’occupazione ma anche la crescita dell’export, crescita degli investimenti ect. Fra le cinque province
calabresi, le migliori prestazione sono registrate da Cosenza, Catanzaro e Crotone, mentre Vibo Valentia e
Reggio Calabria sono quelle messe peggio.

41 Qual è il modello localizzativo di ZES proposto dal Piano di sviluppo strategico


della Campania?
Per quanto riguarda la Campania il modello è stato scelto in base ad un legame economico
funzionale tra le aree ed ha selezionato dei territori incentrati sulle aree portuali di Napoli, Salerno,
Castellammare di Stabia e le aree adiacenti retro portuali. Oltre questi si aggiungono zone industriali
che sono a rischio perché si trovano nella zona periferica, lontane dalle infrastrutture e questo
comporta un declino economico. Il piano prevede con maggior intervento quello delle infrastrutture
che permette così un collegamento fra le zone portuali potenziandone il traffico autostradale e
ferroviario. Il porto di Salerno è ad esempio privo di un collegamento autostradale. L’obbiettivo è
quello di individuare imprese avanzate e sostenibili capaci intervenire in infrastrutture esistenti e
dargli una nuova vita attraverso gli investimenti stanziati. di Questo dovrebbe portare ad un aumento
dell’esportazione sia per le industrie già esistenti sia per quelle future, l’aumento dell’occupazione e
l’investimento del capitale Umano,
42 Cosa intendiamo per "Questione meridionale"
La geografia economica e politica si occupa di analizzare le dinamiche politiche legate all’uomo sul
territorio e soprattutto a quelle politiche di sviluppo regionale. In Italia le principali politiche di
sviluppo si occupano del divario tra Nord e Sud. Questo divario viene analizzato non solo a livello
economico ma analizza la realtà territoriale in più sfaccettature. Per analizzare il Sud, come anche
per il Nord, bisogna analizzarla guardando ogni singola regione con le proprie caratteristiche
territoriali. Il Pil che produce il Mezzogiorno è uguale a quello di stati che stanno bene come può
essere la Danimarca o l’Irlanda. Il problema che se rapportato con la popolazione scende in quanto
il sud ha una grande densità demografica. Inoltre il Mezzogiorno ha una velocità con cui il sistema
economico è capace di ritornare alle condizioni precedenti. Con la crisi del 2009 abbiamo differenti
rapidità di ripresa: la Sicilia e la Calabria hanno fatto fatica ha riprendersi come anche la Valle d’Aosta
e l’Umbria, mentre le restanti hanno reagito più o meno uguale. Sicuramente nel Mezzogiorno c’è
un ritardo socio economico dovuto soprattutto alla mancanza di un apparato industriale.
Sicuramente uno dei fattori che incide è la posizione, lontano dalla zona più ricca incide con lo
sviluppo economico non a caso gli Stati più ricchi europei si trovano centrali mentre i più poveri sono
piu marginali. Altro elemento di ritardo è la scarsa qualità dell’azione politica che non si cura del
capitale Umano permettendo della fuga di laureati al Nord creando un peggioramento della qualità
dell’azione di governo. Per affrontare la questione meridionale sono state fatti doversi interventi.
Tra più importanti fu la Cassa di Mezzogiorno del 1950 che aveva lo scopo di far uscire dalla
marginalità il sud incentivando un apparato industriale che però non tenne conto delle reali esigenze
di un determinato territorio. Nel 2000 prese vita la politica europea di coesione economica e sociale
e durante il primo ciclo di programmazione dei fondi strutturali si rafforzò il ruolo delle Regioni nel
rapporto diretto con l’UE, non intermediato dallo Stato. Questo alimentò la tendenza
all’interpretazione dei Fondi europei come sostitutivi dei fondi nazionali, causando un ulteriore
smarcamento dello Stato e una crescente devoluzione delle politiche di sviluppo alle regioni.

43 Perché la Questione meridionale può essere definita un problema geopolitico?


la Questione meridionale non è solo una questione economica, ma anche un problema che coinvolge
la geopolitica, le relazioni tra le diverse regioni italiane e le politiche di sviluppo e investimento. Fra
i principli studiosi ci fu Francesco campagna che analizzò la questione sotto una propsettiva
geografica, economica e politica da incorporarsi con le esigenze politiche pubbliche. Se le risorse
fossero utilizzate diversamente, come ad esempio il fenomeno dell’emigrazione, recuperando
dunque il capitale umano, molto probabilmente il Sud riuscirebbe in maniera autonoma a realizzare
il proprio sviluppo. Per risolvere questi problemi entra in gioco la riforma politica generale con
interventi di politica pubblica mirati alla risoluzione delle carenze strutturali e alla valorizzazione del
capitale territoriale. La più nota e complessa misura per lo sviluppo del Meridione è stata
l’“Intervento Straordinario” concretizzato nell’istituzione della Cassa per il Mezzogiorno (CasMez)
che aveva l’obbiettivo, grazie ad una autonomia finanziaria, di individuare dei progetti in grado di
migliorare l’aspetto economico e sociale del Sud. La misura aveva lo scopo di recuperare il divario
industriale del Meridione incentivando, attraverso contributi a fondo perduto, l’impianto di attività
nel settore primario e secondario che fossero stabili e duraturi e capaci di superare la marginalità
delle regioni del Sud. Nacquero un discreto numero di industrie che però portarono solo un
vantaggio parziale perché non si diede importanza alle esigenze e al capitale potenziale dei territori.
Il risultato fu un tessuto industriale frammentario, disconnesso e non come un sistema compatto.
L’intervento Straordinario si concluse nel 1992 con lo scioglimento dell’Agenzia per la promozione e
lo sviluppo del Mezzogiorno (che nel 1986 aveva sostituito la CasMez), e con esso terminò la politica
di gestione centralista delle politiche per le aree del Mezzogiorno.

38 In che modo le ZES possono contribuire allo sviluppo dei territori "lagging", e a
che condizioni?
44 Cosa intendiamo per lagging regions?
L’Unione europea riconosce le regioni in ritardo di sviluppo come lagging regions. Queste regioni
hanno diritto a dei fondi di coesione da utilizzare per delle politiche di sviluppo. Ci sono due tipi
lagging regions: 1. Le regioni a bassa crescita, cioè quelle che non hanno raggiunto il PIL pro capite
medio europeo tra il 2000 e il 2013 (in particolare in Italia, Grecia, Spagna e Portogallo); 2. Le regioni
a basso reddito, cioè quelle con un PIL pro capite minore al 50% della media Ue nel 2013 (in
particolare in Bulgaria, Ungheria, Polonia e Romania). In entrambe i tipi ci sono degli elementi
comuni come l’apparato industriale spesso indietro con la modernità; l’agricoltura non tecnologica
è la maggior occupazione; la scarsa qualità del capitale Umano che ha comportato l’emigrazione
verso le regioni più ricche a svantaggio della capacità competitiva delle regioni in ritardo. Questo
accade anche in Italia. Molto spesso in questi posti si parla di disoccupazione alta rispetto alla media
europea. Obbiettivi dell’unione Europea per queste regioni è quello di trovare delle strategie in
grado di risolvere il problema della bassa crescita cercando di garantire una certa stabilità
economica. Il Mezzogiorno d’Italia rientra nella categoria della lagging regions a bassa crescita, il cui
PIL pro capite medio risulta inferiore alla media Ue e oramai vicino a quello di alcune regioni dell’Est
Europa. Ha differenza di altre zone nel mezzogiorno oltre all’economia agricola possiamo trovare un
apparato industriale definito e un’economia caratterizzata da servizi anche se carente di
infrastrutture.

45 Quali sono i vantaggi previsti per le aree ricadenti nella ZES


Le Zes sono aree geografiche individuate dallo Stato per incentivare attività industriali. Fa parte delle
varie strategie utilizzate per lo sviluppo del Mezzogiorno. Per essere convalidate come zone
economiche speciali devono seguire alcuni parametri: 1. potranno nascere solo in regioni in ritardo
di sviluppo, o in transizione (cioè quelle del Mezzogiorno); -2 Le aree soggette a ZES saranno
individuate presso un’area portuale principale che permette quindi un legame economico
funzionale: - della rete TEN-T - o di rilevanza strategica per le attività di specializzazione territoriale
che si intende rafforzare. Per rete TEN-T si intende quella rete di infrastrutture che l’Unione Europea
sta costruendo per collegare i nodi principali del territorio continentale. Tra i nodi principali, sono
elencati i porti che per ragioni di traffico sono considerati «strategici» Per incentivare le imprese a
investire ci sono dei grandi benefici fiscali, detassazioni, incentivi e semplificazioni amministrative.
Inoltre Avranno diritto a u supporto tecnico di consulenze e assistenza.

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