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DOMANDE FREQUENTI

Mappamondo a T: il mappamondo a T è la rappresentazione della terra della maggior parte degli


scritti medievali e solitamente mostrava i continenti tripartiti in questo modo: in alto l’Asia, a sinistra
l’Europa e a destra l’Africa. Al centro veniva rappresentata Gerusalemme, definita nel medioevo
centro del mondo. Solitamente le carte a T sono tutte orientate verso est. Il più grande
mappamondo a T è quello di Ebstorf.
Malgrado la maggior parte di queste carte sia di origine medievale, nell’antichità chi sostenne per
primo la tripartizione della terra furono Erodoto, Sallustio e Polibio. Esiste inoltre la carta T-
Z(ONEN), che rappresentava anche le diverse zone climatiche.

Peripli: è un genere nato intorno al VI secolo a.C e sono una serie di documenti utilizzati dai greci
per la navigazione e gli spostamenti via terra. Venivano usati per la rappresentazione delle terre da
colonizzare: la maggior parte utilizzati con il fine di registrare le colonie della Magna Grecia e le
città con cui si avevano vividi rapporti commerciali. La narrazione nei peripli è piuttosto
schematica, e le distanze sono con una misurazione detta “stadasimo”, in quanto misurata
secondo la forma metrica dello stadio. Dei peripli abbiamo testimonianza in Omero nelle sue
opere, Erodoto ed Esiodo.

Carta Pisana: carta nautica, la più antica relativa a tutto il mediterraneo, risale al 1260 circa,
presenta un reticolato usato come sistema di riferimento per la navigazione

Mappa di Bedolina: età del ferro, in valcamonica (vicino a Bergamo), rappresentano il territorio,
lasciando trasparire il rapporto che i Camuni avevano con l’ambiente montano circostante, incise
su pietra

Calvino:
Il ruolo dell’uomo nell’ambiente e che l’uomo crea il paesaggio (vedi pagina 89 Quaini)
<<anziché l’arte come rappresentazione del mondo, ci si apre un nuovo orizzonte in cui il mondo
vissuto è visto come opera d’arte e l’arte propriamente detta come arte al secondo grado o
semplicemente come parte dell’opera complessiva […] Tutto ciò che l’uomo fa è figurazione, è
creazione visuale, è spettacolo>>
Farinelli porta all’estremo quello che dice Gambi, descrivendolo come limitato, mentre Calvino fa
uno studio sul paesaggio visibile ed invisibile e analizza la relazione fra il paesaggio e l’uomo.

Gambi e l’Atlante d’Italia: Frutto dell’analisi della relazione fra storia e geografia Gambi mise
prima a punto l’Atlante Storico d’Italia, e da questo confluirà infine in un Atlante edito nel 1976 per
il volume la Storia d’Italia dove ne curerà prima la prefazione, ed in seguito ne rivaluterà l’analisi
paesaggistica.

- Elementi di continuità tra la critica del paesaggio di Lucio Gambi e la definizione di paesaggio
della Convenzione europea del paesaggio
Convenzione europea del paesaggio: proponeva un piano di gestione, protezione e
pianificazione dei territori europei, e riguardava i territori, urbani, periurbani, naturali, rurali. In
particolare l’articolo 1 afferma che "Paesaggio" designa una determinata parte di territorio, così
come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e
dalle loro interrelazioni. Mentre, come dice Gambi fondarsi su un paesaggio visivo, credendo che
sia sintesi della realtà, significa avere una visione monca, insufficiente, parziale, perché viene
scartata la parte non visibile

Paesaggio secondo la Convenzione europea


“Paesaggio” designa (‘attribuisce valore’) una determinata parte di territorio, così come è percepita
dalle popolazioni (relazione intima gruppo umano-spazio di riferimento, dimensione antropica
dentro il paesaggio, interiorizzazione), il cui carattere (natura empatica) deriva dall’azione di fattori
naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni.
Dispositivo dell'art. 131 Codice dei beni culturali e del paesaggio

Per paesaggio si intende il territorio espressivo di identità, il cui carattere deriva dall'azione di
fattori naturali, umani e dalle loro interrelazioni.

Mercatore: è un celebre cartografo moderno e matematico, autore nel 1589 dell’Atlas (che nasce
nel periodo delle grandi esplorazioni geografiche e assume valore anche rispetto a quella che è
l’organizzazione della conoscenza) e noto per la proiezione che porta il suo nome, che è conforme
e cilindrica e che permette di mantenere inalterati gli angoli (90°) formati dall’intersezione di
paralleli e meridiani. Questo tipo di rappresentazione ha consentito in seguito di creare mappe
particolarmente adatte alla navigazione.

Tolomeo: fu un cartografo e matematico del II secolo d.C, e le sue opere più importanti sono la
Geografia, che è un trattato di cartografia dove viene illustrato il mestiere del cartografo dove
espone vari metodi cartografici per disegnare le carte del mondo abitato e nella quale descrisse le
regole da seguire per la costruzione di globi e planisferi. Altra opera molto importante è il Trattato
Matematico, conosciuto come Almagesto, che è la versione araba del nome greco dell’opera che
vuol dire “il grandissimo”. In questa opera Tolomeo raccolse la conoscenza astronomica del
mondo greco basandosi soprattutto sul lavoro di Ipparco di Nicea. Nonostante non considerasse la
teoria eliocentrica, troppo avanzata per i tempi, descrisse brillantemente gli eplicicli che i pianeti
descrivevano intorno al deferente, la circonferenza, al cui centro si immaginava la Terra e la
precessione degli equinozi. I metodi di calcolo illustrati nell’Almagesto si dimostrarono essenziali
per astronomi e navigatori fino all’epoca delle scoperte geografiche.

Caratteristiche strutturali popolazione


 età
 sesso
 stato civile
 cittadinanza
 residenza
Mutamenti strutturali popolazione
 fecondità
 sopravvivenza
 propensione a migrare
 nuzialità
 divorzialità
Dinamiche flussi popolazione
 nascite
 morti
 migrazioni
 formazione e scioglimento unioni

CARTE GEOGRAFICHE
Proprietà carta geografica:
 isogonia: conserva sulla carta gli angoli formati dall’intersezione tra meridiani e paralleli
(90°). Non sono rispettate le proporzioni tra distanze. Usate per le carte nautiche.
 equivalenza: mantiene la proporzione delle aree sulla carta con quelle della superficie
terrestre. Si mantengono inalterati i rapporti tra le aree ma non le forme delle figure. Usate
per le carte a uso didattico.
 equidistanza: le distanze misurate sulla carta sono proporzionali a quelle misurate sul
terreno.

Definizione carta geografica: Una rappresentazione in piano di tutta la superficie terrestre o di


parte di essa. Essa è ridotta (è impossibile mantenere nel disegno le distanze reali. Si ricorre al
concetto di scala), approssimata (deformazione derivante dalla rappresentazione di una superficie
sferica (Terra 3D) su un piano (foglio 2D), gli errori vengono contenuti ricorrendo alle proiezioni ) e
simbolica (gli elementi rappresentati sono riprodotti per mezzo di segni o simboli convenzionali,
legenda) di tutta o parte della superficie terrestre.

Carta IgM: è la carta del rilevamento dello stato. Il compito del rilevamento fu affidato all’Istituto
Geologico Militare nel 1872, e questo consentì la formazione della Carta d’Italia su scala 1:100.000

Isoipse: Segnano la quota rispetto al livello del mare e possono essere di tre tipi:
DIRETTRICI: ogni linea vale 100 m e multipli di 100. Sono linee dal tratto continuo e molto
marcato.
INTERMEDIE: vale 25 m e multipli di 25, con linea continua dal tratto leggero.
AUSILIARIE: vale 5 m e multipli di 5, con linee tratteggiate
La differenza di quota tra due isoipse consecutive è detta equidistanza. Nelle tavolette IGM
l’equidistanza è sempre 25m, solitamente indicata sulla carta.

I portolani: è un manuale della navigazione costiera e portuale del XIII secolo e riporta
informazioni utili al riconoscimento dei luoghi sui pericoli e gli ostacoli durante la navigazione. I
percorsi segnati possono essere a STAREA ovvero un percorso a tappe, oppure a PILEGGIO
ovvero lunghe tratte a mare aperto. Il portolano più antico è del 1296 denominata COMPASSO DE
NAVEGARE, scritto in SABIR ovvero una lingua dovuta alla fusione di più parlate, ovvero quella
catalana, araba e bizantina. I portolani interessarono prima solo il
mediterraneo e poi i mari di tutto il mondo.

Cartografia di età romana: Le carte geografiche più conosciute di età romana sono le tabulae e
gli itinerari. Le tabulae sono la registrazione di dati tecnici su bronzo in duplice copia che
riproducono i vari luoghi con colori differenti. Testimonianza delle tabulae si trova ai musei
capitolini con la FORMA URBIS ROMAE e la TABULAE PENTIGERIANA che descrive tutto il
mondo conosciuto dai romani, databile nel 250-270 d.C.
Gli itinerari erano invece la descrizione dei luoghi o dei percorsi terrestri e si classificavano in
- ITINERARIA SCRIPTA E ADNOTATA: che contenevano annotazioni scritte in forma letteraria
con la descrizione della distanza, della posizione dei luoghi ecc.
-ITINERARIA PICTA: che rappresentavano graficamente la morfologia del territorio. Un esempio è
l’orbis pictus di Menenio Vispanio Agrippa del 12 d.C

Carte nautiche/ compasso: furono curate probabilmente dagli stessi che scrivevano i portolani
poiché furono la rappresentazione grafica dei percorsi che si trovavano descritti nei portulani.
Queste carte prestano attenzione ai parametri costieri, e sopravvivono dal medioevo fino all’età
moderna. La più antica carta nautica è la CARTA PISANA del 1275

Mappa dell'agro romano di Spinetti: La carta dell’agro romano sono quattro fogli con i confini
delle tenute e dei territori limitrofi in scala 1:75000, ed è una carta tematica, che riporta anche tutti i
nomi delle tenute dell’agro romano.
Mezzogiorno
 il latifondo capitalista ad agricoltura estensiva
 il microfondo contadino ad agricoltura estensiva
 la struttura a colture promiscue, poco o mediocremente progredite, delle conche interne
 la struttura a colture di pregio delle fasce litorali.
 la nuova azienda delle classi contadine nata con la spartizione dei latifondi e con le
bonificazioni pianificate.
Centro-nord
 l’agricoltura promiscua, nel più lato termine, con seminati e piantate di ogni tipo, ma
inadeguatamente progredita poiché conserva tradizioni agronomiche e forme aziendali che
raggiunsero il loro culmine di funzionalità nel secolo scorso
 l’agricoltura promiscua già evoluta
 le aree coordinate da grandi aziende
 monocoltura fortemente industrializzata con aziende medio-piccole, a gestione famigliare
 monocoltura basata su piante legnose di vecchia tradizione

Strutture agricole nel Nord d’Italia per Gambi: l’agricoltura promiscua che si sviluppa al di sopra
dei 500 metri ed è generalmente povera ed è inadeguatamente progredita.
L’agricoltura promiscua già evoluta, cioè con un numero limitato di coltivazioni, industrializzata
sulla base di aziende medio-piccole. Aree gestite da grandi aziende, gestite da imprenditori
capitalisti, dove si esercita un’agricoltura a ristretto numero di seminati ma con buon profitto. La
monocoltura basata su aziende a gestione familiare e la monocoltura basata su piante legnose.

I tre paesaggi europei


-OPENFIELD: domina l’Europa media (da est di Le Havre e la zona a nord di Digione). I campi
sono grandi distese prive di chiusura, con confini delimitati da pietre, e ogni terra è separata dal
proprio villaggio. Le case si raggruppano insieme e vige il lavoro collettivo (non vi è libera scelta
delle colture nei propri campi: il contadino non è totalmente autonomo nella conduzione della sua
proprietà: la comunità ha su di lui molta forza) in campi che sono stretti e molto lunghi (8/10 m x
400/500 m), ciascuno destinato ad un certo tipo di coltura.
In ogni caso l’openfield si basa soprattutto su prodotti cerealicoli. Per i bestiami, ove e quando non
sono tenuti in stalle, vi sono i pascoli stabili ove i bestiami dei singoli vengono riuniti insieme e
sorvegliati da un pastore stipendiato dalla comunità.

-BOCAGE: è una tipologia di campo chiuso, i campi sono divisi secondo il sistema della piantata,
cioè attraverso siepi, rovi o alberi, o della costruita quando viene costruito un elemento in muratura
per dividere i campi (spesso quando è bassa è una divisione di stampo giuridico, se più alta è per
impedimento/protezione). I campi sono larghi e meno uniformi ma comunque piuttosto regolari
(soprattutto per via delle più recenti ripartizioni), mentre il paesaggio umano è disperso e i
contadini vivono in case isolate. Non vige il lavoro collettivo, la solidarietà comunale quindi è più
debole, e un aiuto scambievole di mano d’opera o il prestito di animali da lavoro sono frequenti
solo nei periodi di punta dei lavori stagionali più impegnativi.

-PROMISCUE MEDITERRANEE: destinate alla policoltura (colture intercalate di cereali, legumi,


vigne e alberi da frutto), che non implica la chiusura. Si tratta di campi solitamente segnati dalla
presenza di alberate.
L’originalità e al tempo stesso il problema principale di questo tipo di campagna, è di associare
sullo stesso campo ma tre colture: quelle erbacee (cereali, piante da foraggio e piante da rinnovo),
un arbusto - cioè la vite - e l’albero tutore. Qualche volta la vite è consociata solamente con gli
alberi (peschi, mandorli, fichi, noci e olivi), anche quando essi non servono da supporto; nella
maggior parte dei casi è, o era, maritata all’albero.

Adeguamento del paesaggio (si può in realtà ricavare unicamente l’idea che vi è un
adeguamento del paesaggio alla funzionalità biologica delle coltivazioni)
 al rilievo
 alla natura del suolo
 al clima

Fatti fortemente costitutivi delle realtà agricole e che figurano alle origini del paesaggio:
a) riflessi della vita religiosa
b) fatti psicologici (forza della tradizione e l’abitudine della imitazione, elementi di resistenza e di
conservazione per diverse arcaiche forme paesistiche)
c) rapporti fra individuo e gruppo
d) costumi giuridici intorno alla proprietà famigliare
e) la configurazione aziendale così come le forme di conduzione e i rapporti di lavoro: il cosiddetto
paesaggio li rivela poco o niente (anche qui il paesaggio è un risultato e non una causa di quelle
forme di conduzione)
f) tecnica di coltivazione
g) scelta delle colture e mercato
h) la strada (cambia largamente mentalità e costumi, a volte il dialetto, soprattutto la tecnologia e
infine anche le fattezze esterne e paesaggio)
i) l’influenza e il valore della città.

Determinismo ed essenzialismo: Il determinismo è insieme al possibilismo una branca del


positivismo. Il determinismo considera la realtà come un qualcosa di dato all’interno delle istituzioni
operanti. I maggiori esponenti del determinismo sono: Humbolt, Ritter e Ratzel.
L’essenzialismo assume invece la realtà come uno stato di cose, che si determina per l’effetto di
forze che agiscono in un modo o in un altro combinandosi localmente in svariati modi. Gli spazi
sono campi di forze che orientano la ricerca nella prospettiva di un forte impegno politico a
cambiare le cose.

Rizzi Zannoni: fu un cartografo del XVIII secolo e fu famoso per aver delineato per ordine di
Ferdinando IV re delle Due Sicilie l’Atlante Geografico del Regno di Napoli, composto da 32 carte,
completata nel 1812.
È una delle più importanti realizzazioni cartografiche del Settecento, non solo italiano: la novità
scientifica consiste nell'esatta misurazione geodetica di tutta la planimetria del Regno. La sua
opera contribuì alla nascita della cartografia scientifica nel Mezzogiorno d’Italia, dove, tra l’altro,
diresse il Real Officio Topografico.

GIOVANNI ANTONIO MAGINI


Cartografo del 1500, nato nel 1555 a Padova, fu astronomo e astrologo. Rapporti con personaggi
importanti del suo tempo, come Mercatore e Ortelio. Carta d’Italia pubblicata postuma nel 1620, 61
tavole e 24 pagine di commento. Non ottenne il privilegio e quindi fu plagiata. La più grande carta
realizzata fino ad allora.

CICLO DI VITA DELLE CITTA’


1. Urbanizzazione: è la fase di formazione dell’area metropolitana, durante la quale la città attrae
popolazione e nuove attività dal circondario, ingrandendosi con facilità e senza sosta a discapito
dei centri della cintura.
2. Suburbanizzazione: si registra un rallentamento della crescita della città centrale a favore dei
Comuni limitrofi, che invertono la tendenza e cominciano a ingrandirsi, pur rimanendo sempre
nell’orbita del nucleo centrale: si forma così l’area metropolitana.
3. Disurbanizzazione: si verifica quando subentra una decrescita demografica sia del nucleo
urbano centrale, sia dei Comuni circostanti a causa dello spostamento di popolazione e attività
economiche verso le zone più esterne, con conseguente, ulteriore espansione dell’area
metropolitana. In questa fase si osserva anche la formazione di «città sparse» (sprawl)
caratterizzate da bassa densità abitativa e da elevata qualità ambientale. Non si tratta infatti di città
dormitorio, bensì di insediamenti residenziali di alto livello, con
un’organizzazione reticolare e che quindi non gravitano necessariamente su un grande centro
urbano; sono urbanizzazioni riservate in genere ad accogliere una popolazione dal reddito elevato
e con buona disponibilità di mezzi di trasporto autonomi. Il fenomeno, al momento, nel nostro
paese interessa le aree metropolitane di Napoli e Palermo.
4. Riurbanizzazione: il nucleo centrale registra un leggero recupero di abitanti e attività, mentre
tuttavia prosegue il decremento di popolazione dai Comuni circostanti verso le aree più esterne,
segno che si è innescato un processo irreversibile che ha dato forma a una nuova dimensione
urbana, diversa e opposta a quella di partenza.

- il paesaggio visibile in Lucio Gambi (risposta multipla)


- completare a parole proprie una citazione di Gambi sul paesaggio visibile
- indicare l'autore della citazione "il mondo, marcato dalla presenza dell'uomo, non è più natura, è
prodotto delle nostre mani (era Calvino)
- elencare le fonti della ricerca su Alvito:

TIBURTINO III
Tipologie di case a Tiburtino III:
 Case a ballatoio, numerosi minialloggi con una spesa modesta, contro, l’introspezione e la
promiscuità sui percorsi. Dove si hanno spazi comuni per accedere alle diverse stanze o
abitazioni. Chiarezza distributiva degli alloggi. Facciate piene su un lato e permeabili
sull’altro attraverso il ritmo di portali, che diventano portico e ballatoio»
 Case in linea, a modulo singolo, doppio o ripetuto fino a quattro corpi di scala, composta
con appartamenti di piccolo e medio taglio, cucina e gabinetti accorpati ed in colonna, locali
giorno sovente più piccoli di quelli notte a ratifica dell’ipotesi dormitorio. Caratterizzate da
unità familiari accorpate e quindi una tipologia edilizia plurifamiliare. Queste tipologia di
abitazione erano caratterizzate da stanze piuttosto piccole rispetto ai nuclei familiari che
vennero deportati a Tiburtino III, ed inoltre il materiale da costruzione utilizzato per questa
tipologia di case fu povero e scadente. Uso razionale dello spazio, in linea con l’ideologia
fascista.

Pensiero geografico inclusivo (crocette)


- nella concezione imperialista, come si adatta la concezione di tiburtino III? (sta nel capitolo prima
di quello scritto da morri)
- spazi comuni? ⟶ piscina e piazza
Spazi comuni, piscina, parrocchia, parco dell’unità, case a ballatoi e Aniene e piazza

- quali erano gli aspetti in linea con l’ideologia fascista? ⟶ strade chiamate come stumenti di
lavoro; no luogo aggregazioni per evitare sommosse
Aspetti in linea con ideologia fascista: lotti, case in linea, forte per il controllo politico-poliziesco
(PAI), assenza di piazza, strade con il nome di attrezzi di lavoro

Rappresentazioni documentare su tiburtino III


1. 1937, documentario Luce, consegna delle case
2. 1947, scrittori in visita alle borgate, intervista senza audio dei personaggi
3. 1963, vita di borgata
4. 1967, film girato a Tiburtino III di Ettore Scola, per la prima volta subentra la politica
5. La casa è un diritto non un privilegio, lotta per la casa
6. Ultime riprese anni 80 per demolizione lotti, Il pane e le mele
7. I malestanti trent’anni dopo, nasce da il diario di un maestro della rai.
8. Roberta Torre, Tiburtino III, non esprime la realtà dei fatti ed ha lo scopo di intrattenere. Borgata
solo come sfondo, non è oggetto del documentario.
9. Piazza Tiburtino III

Come e quando si popola Tiburtino III e da dove provengono i suoi abitanti


Deportazioni iniziano nel 1936
Al di là dei margini della città consolidata, immerso nei paesaggi agricoli dell’Agro Romano, un
insieme slegato di insediamenti che solo nei quadranti est e nord-est – tra Tiburtina e Casilina –
tendevano a definire limitate porzioni di sistema urbano. Il cuore di questi insediamenti era
costituito proprio dalle borgate, i nuclei abitati realizzati dalla mano pubblica, Governatorato e
Istituto per le Case Popolari., durante il periodo fascista tutto intorno alla città a considerevole
distanza da essa come risposta al disagio abitativo dei ceti popolari e alla necessità di de-
localizzare gli abitanti espulsi dal centro storico in seguito agli sventramenti e alle demolizioni
attuate tra la metà degli anni Venti e la fine degli anni Trenta. Vie con nomi di strumenti da lavoro
agricolo.
«Relazione per il 1929 a S.E. il principe Francesco Boncompagni Ludovisi, governatore di Roma,
del delegato dei servizi assistenziali del governatorato, Raffaello Ricci» in cui si prefigurava la
costituzione di borgate rurali sotto la vigilanza di una stazione di carabinieri e della milizia
volontaria per la sicurezza nazionale a causa della presenza, nelle baracche vicine alla città
oggetto di sgombero, di «famiglie di irregolare composizione, di precedenti morali non buoni»
La storia della borgata inizia da quei quartieri che oggi si direbbero consolidati della città: è da lì
che arrivano, o sarebbe meglio dire vengono deportate, gran parte delle famiglie del Tiburtino III. È
da lì che tutto inizia, per lasciare spazio ai nascenti quartieri delle piccola borghesia impiegatizia e
all’architettura autorefenziale del regime: lì case per impiegati, qui case per operai, lì grandi spazi
ordinati e marmorei, qui piccole abitazioni a due piani.

È il 1937 dunque e gli operai edili di Porta Metronia sono obbligati a raccogliere le loro cose e a
trasferirsi in una striscia di terra non molto ampia che dalla via Tiburtina arriva a lambire i terreni
incolti che confinano con la Collatina Vecchia, stretta tra via Grotte di Gregna e il Forte Tiburtino.
La deportazione avviene nel giorno di Sant’Antonio.

Da un lato c’è la volontà di allontanare il più possibile dal centro, dai luoghi cioè della gestione e,
soprattutto, della rappresentanza e della rappresentazione del potere, gli strati più poveri della
popolazione (operai non qualificati e sottoproletariato urbano), dall’altro lato, c’è la necessità di
aumentare la rendita di terreni ancora in quel periodo troppo distanti dalla città costruita e
consolidata. L’allontanamento delle fasce di popolazione meno abbienti soddisfaceva molteplici
bisogni: diluire la concentrazione di queste famiglie e individui, inibirne la capacità di
organizzazione e quindi di manifestazione e rivendicazione, aumentarne, allontanandole e
isolandole dalla città, il controllo in termini di ordine pubblico.

I lavori per la costruzione della borgata iniziano nel corso del 1936 e vedranno la conclusione in un
anno circa: nel novembre del 1937, infatti, i cineoperatori dell’Istituto Luce documentano
puntualmente la consegna delle chiavi dei primi alloggi

Sfollati che arrivano a Roma in fuga dalle zone di prima linea (in particolare i paesi e villaggi di
Lazio e Abruzzo dislocati lungo la Linea Gustav) e per la crescente massa di immigrati di varia
provenienza

Origine dei toponimi Tiburtino III e Santa Maria del Soccorso


«Il Tiburtino è definito Terzo, nella denominazione dell’Istituto Case Popolari, in quanto preceduto
da altri due “Tiburtini”: il Primo, San Lorenzo, il più antico (Sanfilippo, 2003 ), il Secondo
completato nel 1926 dall’Istituto Case Popolari su un’area di proprietà della contessa Narducci
all’ingresso di Piazza Bologna e composto da sette lotti, con circa cinquecento alloggi e mille
residenti.

Alla edificazione della borgata si accompagna quasi contestualmente la costruzione della


parrocchia dedicata alla «Madonna nell’espressione Santissima del Soccorso» (Ceroni, 1942, p.
94), la quale finirà per imprimere un marchio indelebile nella riconoscibilità del territorio, il cui
simbolo più evidente è la fermata della linea B della metropolitana di Roma, battezzata proprio
Santa Maria del Soccorso e prospiciente la borgata. Il toponimo Tiburtino III risponde invece alla
logica della progettazione urbanistica, che spesso procede appunto con una numerazione
progressiva per indicare e individuare aree di pertinenza di Piani di Zona o di Piani
Particolareggiati. In questo caso Tiburtino III succede al Tiburtino I (il quartiere di San Lorenzo) e al
Tiburtino II (il quartiere di Piazza Bologna).

Demolizioni
Dall’inizio degli anni Settanta la gran parte di queste abitazioni originarie, i cosiddetti lotti, che
costituivano, dalla metà degli anni Trenta in poi, un quadrilatero ai cui margini una platea di edifici
non elevati la distaccavano dal contesto circostante, venne abbattuta, sostituita da palazzi in
cemento armato e pannelli di gesso. Vie con nomi di musicisti.

Confini
Sorge sulla destra della via Tiburtina (all’ottavo chilometro, Ceroni, 1942), asse viario che
rappresenta il limite nord della borgata, mentre le mura e la pineta del Forte Tiburtino (oggi
Caserma Albanese Ruffo) ne costituiscono il limite occidentale. Ad est e a sud, Tiburtino III confina
oggi con gli alloggi, le infrastrutture e i servizi realizzati nell’ambito del «Piano di Zona Tiburtino
Sud» (rispettivamente, gli odierni quartieri di Colli Aniene e di Verde Rocca): il limite lineare
orientale può anche essere considerato via Grotta di Gregna, oltre la quale è situata la vaccheria
Nardi, che entra comunque a far parte del vissuto dei tiburtinensi.

ALVITO E CAMPAGNA ROMANA


Ambulanze: che cosa sono e quali sono i dati che possiamo trarre.
Sono presidi per fornire il chinino per la cura alla malaria. Fu una forma utile sia per combattere la
malaria a scopo preventivo, che per giungere alle prime stime relativa alla quota dei lavoratori ad
Alvito. Inoltre i pazienti furono divisi fra mobili e stabili, per poter testare gli effetti della cura da un
anno all’altro.

Domenico Lanza: fu nominato Cavaliere del Lavoro che tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo
funse dapprima da catalizzatore di manodopera agricola, svolgendo successivamente un ruolo
determinante nell’avviare la modificazione dell’assetto produttivo e del paesaggio della Campagna
Romana. Riuscì infatti a comprare le tenute passando da lavoratore delle campagne ad
imprenditore comperando le tenute dei Boncompagni del Procojo Vecchio e Due Casini. Utilizzò
inoltre per la manodopera dei campi le macchine
Folwer potentissimi ed enormi macchinari a vapore, utilizzate per dissodare i terreni agli inizi del
XX secolo, con risultati rilevanti per la produttività delle aziende a partire dalla seconda metà degli
anni Venti e che fu utile per la bonifica del territorio che consentì a Domenico Lanza di raggiungere
la nomina di Cavaliere del Lavoro.

Tre aziende campagna romana:


AZIENDA DEL CAMPO: provvede a varie coltivazioni della terra
AZIENDA DEL PROCOIO: si occupa dell’allevamento bovino ed equino
AZIENDA DELLA MASSERIA: si occupa dell’industria ovina

Domande appello luglio:


 Tabula peutingeriana
 Mappamondo di fra Mauro
 Segni convenzionali della tavola igm
 Importanza della geografia nelle scuole (A. Turco)

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