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I prodotti cartografici sono espressione del contesto storico sociale che li produce.
Partendo dalle origini i primi prodotti cartografici non sono delle vere e proprie “cartografie”. Si tratta di:
-Graffiti e arte rupestre delle popolazioni primitive ad esempio gli indiani dell’America Settentrionale;
-Mappe catastali prive di rilievo delle civiltà precolombiane;
-Prodotti degli esquimesi e degli abitanti delle isole Marshall;
-Tavolette e piante di città della civiltà mesopotamica (secondo millennio- VI sec. A.C.);
-Papiri della civiltà egizia;
Questi prodotti non possono propriamente essere considerati “carte geografiche”, in quanto non
esistevano le coordinate geografiche, né il concetto di scala, eppure questi primi prodotti svolgono la
medesima funzione delle carte geografiche odierne: quella di comunicare e organizzare la conoscenza
attraverso la rappresentazione. Di fatto esse non rappresentavano la realtà, avevano per lo più un valore
simbolico.
MAPPA PIÙ ANTICA DEL MONDO: prima vera carta del mondo datata approssimativamente al 6000 a.C., fu
portata alla luce negli scavi archeologici di Catal Huyuk, nella Turchia Centrale, nel 1963. La carta
rappresentava la città neolitica di Catal Huyuk. Dipinta su una parete, raffigurava le strade e le case poste
sul profilo della montagna di Hasan Dag, con il vulcano in eruzione. Il vulcano appare più grande rispetto
alle abitazioni rettangolari, poste al di sotto.
MAPPE DI BEDOLINA: Realizzate in epoca preistorica a pochi Km da Bergamo, rappresentazioni
cartografiche di un determinato territorio.
CARTA “NAUTICA” DELLE ISOLE MARSHALL (Oceano pacifico): Non si riconoscono arcipelaghi, linee di
costa, correnti… È caratterizzata da un’intersezione e disposizione di ramoscelli precise, risponde ad un
ordine di rappresentazione, la cui funzione sarebbe quella di riconoscere le varie zone di pesca più ricche a
seconda della stagione e delle correnti.
IL MONDO SECONDO I BABILONESI (500 a.C.): Schematica rappresentazione dell’universo centrato su
Babilonia tra il Tigri e l’Eufrate. In alto c’è una scrittura cuneiforme e sotto una rappresentazione che ha
valore ecumenico, cioè universale, ovviamente rispetto al sistema di riferimento conosciuto all’epoca.
FORME CARTOGRAFICHE più diffuse nell’ETÀ ROMANA: nella civiltà romana la cartografia rappresentava
un grande strumento di gestione e organizzazione del potere e della società. I romani elaborarono gli
AGRIMENSORI (centuriazione delle aree). Un altro mezzo di rappresentazione era quello degli ITINERARIA
(descrizione di percorsi) divisi in due categorie:
-itineraria scripta (racconti di viaggio, resoconti di campagne, descrivevano le caratteristiche di un
determinato territorio e delle popolazioni, era utile per chi volesse intraprendere viaggi in quei territori).
-itineraria picta (rappresentazioni cartografiche, il cui prodotto più antico è la Tabula Peutingeriana, un
lungo rotolo che, mettendo al centro le vie di comunicazione e i centri abitati, costruisce una
rappresentazione del territorio sotto il controllo dell’Impero Romano).
IL PORTOLANO: è la maggiore opera di geografia nautica del Medioevo, è considerata ancora oggi una
descrizione molto accurata delle caratteristiche delle linee di costa. È una descrizione, un testo letterario a
cui si affianca una rappresentazione cartografica. In esso vengono indicate le caratteristiche dei principali
approdi, lì dove possibile, la maggior o minore profondità del fondale e le sue caratteristiche, le correnti
marine e le indicazioni per compiere dei tratti di navigazione più o meno estesi nel Mar Mediterraneo.
L’ esemplare più antico di portolano conservato fino a noi è il Compasso de navegare (1296) (compasso è
uno dei primi nomi con cui viene indicata la bussola), questo è scritto in un idioma particolare: il Sabir, una
lingua universale che è la fusione culturale di diversi linguaggi, diverse etnie appartenenti alle diverse
società che componevano gli equipaggi delle navi.
ABRAMO ORTELIO: fu un cartografo e geografo fiammingo, è ricordato per aver pubblicato il primo atlante
moderno: il THEATRUM ORBIS TERRARUM (1570), che era una raccolta di mappe con testi di supporto.
Bisogna porre l’attenzione sul nome scelto e sul fatto che viene creato a circa un secolo e mezzo dalle
esplorazioni geografiche.
MERCATORE: Gerhard Kremer, Gerardus Mercator, fu un cartografo fiammingo del 500. Egli è una figura
celebre per aver introdotto la forma atlante nel 1580, ma soprattutto per aver inventato un sistema di
proiezione cartografica detta “proiezione di Mercatore”. Quest’ultima ha la caratteristica di essere
isogonica, cioè di mantenere inalterati i valori degli angoli con cui si tracciano le rotte sulla superficie
terrestre e quindi di trasformare quella che è una linea curva ortodromica, in una linea retta lossodromica.
Mercatore può considerarsi il riformatore della cartografia scientifica moderna: egli sistemò in modo
organico tutto il vasto materiale esistente all’epoca.
PIÙ IMPORTANTE CARTOGRAFO ITALIANO DELLA SECONDA METÀ DEL SETTECENTO: Giovanni Antonio
Magini. L’Italia di Magini, del 1620, è un’opera particolarmente significativa per le tecniche di
rappresentazione che egli mette a punto per ovviare a una difficoltà: non esisteva una cartografia d’Italia
univoca. Nel XII secolo la società italiana era ancora suddivisa in differenti realtà statuali, ma si comincia a
prefigurare un’anticipazione dell’immagine unitaria della penisola.
CARTOGRAFO PIÙ IMPORTANTE DEL REGNO DI NAPOLI, CHE HA DATO UN VERO IMPULSO ALLA
CARTOGRAFIA UFFICIALE: RIZZI ZANNONI, la sua opera più importante è Atlante geografico del Regno di
Napoli in 32 grandi fogli, del 1812.
IN FRANCIA- IL POSSIBILISMO GEOGRAFICO: L’ambiente non viene visto come foriero di vincoli e
condizionamenti, ma di opportunità: i gruppi umani in base alla loro specifica cultura possono operare delle
scelte e trarre vantaggio dalla relazione con l’ambiente. Figure di riferimento: Lucien Febvre e Paul Vidal
De La Blache.
3 concetti fondamentali del possibilismo:
-civilization: capacità di operare nella società;
-milieu: fattore natura su cui opera una determinata società;
-genere di vita: incontro tra un gruppo umano e l’ambiente.
BERQUE- ha poco a che fare con i temi della giustizia territoriale, non si pone il problema delle
legittimazioni, assumendo una concezione dichiaratamente filosofica della geografia, disciplina che si
interessa ontologicamente alla costruzione del mondo umano, al luogo dell’abitare e alle condizioni
dell’ambiente.
QUALI SONO SECONDO TURCO GLI EFFETTI POSITIVI DELL’INSEGNAMENTO DELLA GEOGRAFIA
DELL’INCLUSIONE NELLE SCUOLE?
In Italia il tema delle geografie diseguali è stato poco trattato sia nell’insegnamento secondario, sia in quello
universitario, eppure tale insegnamento porterebbe molti effetti positivi, tra cui la rinnovata possibilità di
dialogo con i ragazzi, la possibilità di raccontare loro il passato attraverso le nuove tecnologie visuali,
restaurare il nesso tra formazione e impegno civile. Paesaggio, luogo, ambiente sono “beni comuni”
preziosi, liberi e universali.
-DATA IN CUI LA CONVENZIONE EUROPEA DEL PAESAGGIO HA APERTO LE FIRME AGLI STATI MEMBRI
DELL’ORGANIZZAZIONE:
Il 20 Ottobre del 2000 a Firenze.
La convenzione europea del paesaggio è stata adottata dal Comitato del Consiglio dei Ministri d’Europa a
Strasburgo il 19 Luglio 2000. Essa si prefissa di promuovere: la protezione, la gestione, la pianificazione dei
paesaggi europei e di favorire la cooperazione europea.
La convenzione è il primo trattato internazionale esclusivamente dedicato al paesaggio europeo nel suo
insieme. Si applica a tutto il territorio: spazi naturali, rurali, urbani e periurbani. Riconosce pertanto in ugual
misura i paesaggi che possono essere considerati come eccezionali, quelli quotidiani e quelli degradati.
-QUANDO HA ADERITO L’ITALIA? Il 9 Gennaio 2006, con la legge n.14.
Per Gambi la geografia umana si divide in due problematiche, che hanno il medesimo oggetto (l’uomo), ma
un differente “piano visuale”:
-piano naturalistico che si traduce in una “problematica ecologica”;
-piano umanistico che si traduce in una “problematica essenzialmente storica”;
3 PAESAGGI RURALI A LIVELLO EUROPEO CHE SONO NEL SAGGIO DI LUCIO GAMBI:
-OPENFIELD O PAESAGGIO A CAMPI APERTI: tipici dell’Europa media. I campi sono grandi distese prive di
chiusure, o scarse o vuote di alberi. I singoli campi sono separati unicamente da pietre affioranti di qualche
dito dal suolo e presentano delle forme a laniere, cioè a corpo strettissimo e lungo. La terra coltivata è
separata precisamente dal villaggio. Le case si raggruppano insieme e a ciascuna di esse è unito un giardino
o un orto, il cui limite è segnato da un viottolo. I campi si raggruppano in maniera uniforme, ogni insieme è
un “quartiere”. L’Openfield si basa soprattutto su prodotti cerealicoli. I pascoli si trovano al di fuori dei
quartieri. Il contadino non è totalmente autonomo nella conduzione della sua proprietà;
-I BOCAGE O PAESAGGIO A CAMPI CHIUSI: tipici dell’Europa atlantica. In cui il regime di produzione
prevalente è quello di proprietà privata. La differenza non è tanto l’estensione dei campi, anche qui ci sono
tenute molto ampie, ma questi campi non fanno più riferimento alla comunità del villaggio ma alla fattoria
e quindi all’unità familiare più o meno allargata. I campi in genere sono delimitati da alberi o da recinzioni,
essi sono larghi e non lunghi. I contadini vivono in case isolate o raccolte in minuscoli casali. Non c’è lavoro
collettivo, ciascuno lavora liberamente le sue terre. (Francia occidentale-zona tipica del bocage);
-LE COLTURE PROMISQUE DEL MEDITERRANEO: qui le dimensioni tendono ad essere più piccole, la resa
per ettaro di questo tipo di organizzazione culturale è molto minore rispetto a quella degli Openfield e dei
Bocage. Non è minore l’investimento di energie e risorse. Bisogna mettere in evidenza la policoltura:
colture intercalate di cereali, legumi, vigne e alberi da frutto. La policoltura non implica la chiusura.
(La natura del suolo è in grado di orientare la scelta delle piante coltivate da parte dell’uomo, ma uno dei
più forti elementi di determinazione del paesaggio rurale è il clima).
CHI È L’AUTORE DI QUESTA CHE SECONDO MASSIMO QUAINI È LA CONCEZIONE DEL PAESAGGIO CHE È LA
MIGLIORE TRADUZIONE LETTERARIA E CULTURALE ITALIANA CONSEGNATA AGLI STORICI E AI GEOGRAFI?
“Anziché l’arte come rappresentazione del mondo ci si apre un nuovo orizzonte in cui il mondo vissuto è
visto come un’opera d’arte e l’arte è propriamente detta come arte di secondo grado o semplicemente
come parte dell’opera complessiva. Tutto ciò che l’uomo fa è figurazione, è creazione visuale, è
spettacolo, è paesaggio”. ITALO CALVINO
La storia agricola nell’Europa ha segnato negli ultimi sei secoli una fase di mutazione sociale da strutture
orientate fortemente sulla comunità a strutture orientate sulla gestione individualistica ed è stata
caratterizzata da una evoluzione economica da strutture domestiche a strutture di mercato almeno
nazionale.
5 PRINCIPALI STRUTTURE AGRICOLE DEL MEZZOGIORNO IN ITALIA AL DI SOTTO DEGLI 800 METRI:
1 IL LATIFONDO CAPITALISTA AD AGRICOLTURA ESTENSIVA;
2 IL MICROFONDO CONTADINO AD AGRICOLTURA ESTENSIVA;
3 LA STRUTTURA A COLTURE PROMISCUE, POCO O MEDIOCREMENTE PROGREDITE, DELLE CONCHE
INTERNE;
4 LA STRUTTURA A COLTURE DI PREGIO DELLE FASCE LITORALI;
5 LA NUOVA AZIENDA DELLE CLASSI CONTADINE NATA CON LA SPARTIZIONE DEI LATIFONDI E CON LE
BONIFICAZIONI PIANIFICATE.
5 PRINCIPALI STRUTTURE AGRICOLE DEL CENTRO-NORD ITALIA AL DI SOTTO DEI ‘700 METRI.
1 AGRICOLTURA PROMISCUA CON SEMINATI E PIANTATE DI OGNI TIPO;
2 AGRICOLTURA PROMISCUA GIÀ EVOLUTA, CON PIÙ LIMITATO NUMERO DI COLTIVAZIONI, BENE
INDUSTRIALIZZATA SU AZIENDE MEDIO-PICCOLE A GESTIONE FAMIGLIARE;
3 AREE CORDINATE DA GRANDI AZIENDE, GESTITE DA IMPRENDITORI CAPITALISTI, CON L’OCCUPAZIONE DI
OPERAI SALARIATI, L’AGRICOLTURA È BASATA SU UN RISTRETTO NUMERO DI SEMINATI DI ALTA
REMUNERATIVITÀ- FORAGGI.
4 MONOCOLTURA FORTEMENTE INDUSTRIALIZZATA CON AZIENDE MEDIO-PICCOLE A GESTIONE
FAMIGLIARE.
5 MONOCOLTURA BASATA SU PIANTE LEGNOSE DI VECCHIA TRADIZIONE.
CASO DI STUDIO SULLE MIGRAZIONI CIRCOLARI DA ALVITO ALLA CAMPAGNA ROMANA
Il comune di Alvito è inserito in un comprensorio più ampio che è quello della Valle di Comino, l’aria
pedemontana al confine tra Lazio e Abruzzo. La distanza da percorrere dalla Valle di Comino per arrivare
alla campagna romana, con le vie di comunicazione all’epoca esistenti era piuttosto complesso. Questi
spostamenti avvenivano a piedi, in gruppi che formavano le “compagnie”.
REGISTRI DI STATO CIVILE: documenti ufficiali dello Stato attraverso cui si descrive la struttura e la dinamica
demografica di una popolazione. Registro di stato civile delle morti, delle nascite, dei matrimoni. L’atto
viene registrato il giorno in cui avviene l’evento.
AMBULANZE:
Erano “ambulatori” provvisori, che si trovavano nella campagna romana, per assistere i braccianti,
lavoratori temporanei che contraevano in maniera sistematica la malaria. Nelle ambulanze veniva
somministrato il chinino, una sostanza che ha la capacità di alleviare alcuni sintomi della malaria ma che
all’epoca si pensava avesse degli effetti curativi e preventivi per il contagio. Per queste campagne di
“vaccinazione” i medici compilavano dei registri e annotavano l’area del comune di provenienza dei
braccianti che erano presenti nelle diverse aree della campagna romana. L’ ambulatorio rappresentava un
vero e proprio presidio sanitario, che spesso si prestava per l’assistenza anche al momento della nascita e
questo documenta un fenomeno nuovo: lo spostamento non più di soli uomini da Alvito alla campagna
romana, ma anche di interi nuclei familiari.
COMMISSARIATO PER LE MIGRAZIONI INTERNE: è un organismo statale che a partire dal 1927 ha
esercitato un’azione di controllo attraverso statistiche basate sull’acquisizione di dati riguardanti il
fenomeno delle migrazioni periodiche e stagionali interne.
FIGURA DI DOMENICO LANZA: tra i membri della famiglia Lanza c’era la presenza di alcuni mercanti di
campagna, la cui posizione differente rispetto a quella dei braccianti era documentata dai registri, essi
infatti “dirigevano i lavori”. Tra questi ricordiamo Domenico Lanza, nominato cavaliere nel 1914, in virtù
dell’azione svolta nella veste di “bonificatore di terreni”. Egli si propose di dissodare in profondità il terreno
“tufaceo” della tenuta di Falcognana, detto “Cappellaccio” per aumentarne la produttività, passando da
uno sfruttamento estensivo dei terreni ad uno intensivo. Per raggiungere il suo scopo, egli si impegnò, in
collaborazione con la ditta inglese Fowler, nella realizzazione di un aratro con bilanciere monovomere.
Questo è uno dei primi esempi di agricoltura capitalistica, che richiese un investimento non indifferente per
la costruzione del macchinario, ma che, nell’impiego dello stesso, comportò dei costi notevolmente
inferiori. Di conseguenza si ebbe un notevole slancio economico e un impulso alla trasformazione del
paesaggio.
TIBURTINO III
COME NASCE TIBURTINO TERZO E COSA C’ERA NELLA BORGATA?
La borgata di Tiburtino III ha origine fascista, inizia ad essere costruita tra 1935-36 e consegnata a
Novembre del 1937. La borgata nasce per un processo di riqualificazione del centro di Roma, quindi per la
necessità di abbattere le numerose baracche presenti nei quartieri di Roma. Secondo la retorica del
fascismo in questo modo si poteva giungere ad un abbellimento e ad un recupero delle vestigia della Roma
antica imperiale. C’era poi la finalità sociale di assegnare delle case migliori agli abitanti, che potessero
sostituire le misere baracche in cui questi abitavano. In realtà queste borgate furono costruite in pessime
qualità, quindi le condizioni abitative e la qualità della vita delle persone non cambierà granché: gli alloggi
erano comunque piccoli rispetto alle condizioni delle famiglie, i servizi igienici erano insoddisfacenti, la
qualità dell’edificato e dei materiali dell’edilizia erano di basso livello. La vera ragione che governa la
decisione del regime fascista di costruire le borgate è comunque una ragione di carattere politico-sociale:
l’obiettivo principale era quello di allontanare dai centri di potere fascista il sottoproletariato urbano, che
poteva essere potenzialmente protagonista di contestazioni. Per questo motivo le borgate venivano
costruite lontane dalle città, gli abitanti di Tiburtino III erano consapevoli di abitare fuori città, infatti
quando andavano a fare la spesa a Piazza Venezia dicevano “andiamo a Roma”.
“Borgata è una sottospecie di borgo, un pezzo di città in mezzo alla campagna, che non è realmente né
l’una né l’altra cosa e in cui l’unica attività sociale possibile è la speranza: speranza di andarsene o speranza
che la città dei ricchi cresca e arrivi fino a lì”.
DA DOVE E IN CHE ANNO GLI ABITANTI DI TIBURTINO III VENGONO SRADICATI? E DOVE VENGONO
PORTATI?
Nel 1937 gli operai edili di Porta Metronia sono obbligati a raccogliere le loro cose e a trasferirsi alla fine di
via Tiburtina.
LOCALIZZAZIONE DI TIBURTINO III: In base alla carta dell’agro romano di Pompeo Spinetti, il quadrilatero in
cui sorgerà la borgata di Tiburtino III nel 1914 apparteneva alla tenuta di Grotta di Gregna, suddivisa in
diversi lotti appartenenti a diversi proprietari. Tiburtino III è inserito oggi nel vasto territorio del V
Municipio del Comune di Roma, sorge sulla destra della via Tiburtina.
NUMERI IN SCALA: