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PARTE STORICA

I prodotti cartografici sono espressione del contesto storico sociale che li produce.
Partendo dalle origini i primi prodotti cartografici non sono delle vere e proprie “cartografie”. Si tratta di:
-Graffiti e arte rupestre delle popolazioni primitive ad esempio gli indiani dell’America Settentrionale;
-Mappe catastali prive di rilievo delle civiltà precolombiane;
-Prodotti degli esquimesi e degli abitanti delle isole Marshall;
-Tavolette e piante di città della civiltà mesopotamica (secondo millennio- VI sec. A.C.);
-Papiri della civiltà egizia;
Questi prodotti non possono propriamente essere considerati “carte geografiche”, in quanto non
esistevano le coordinate geografiche, né il concetto di scala, eppure questi primi prodotti svolgono la
medesima funzione delle carte geografiche odierne: quella di comunicare e organizzare la conoscenza
attraverso la rappresentazione. Di fatto esse non rappresentavano la realtà, avevano per lo più un valore
simbolico.
MAPPA PIÙ ANTICA DEL MONDO: prima vera carta del mondo datata approssimativamente al 6000 a.C., fu
portata alla luce negli scavi archeologici di Catal Huyuk, nella Turchia Centrale, nel 1963. La carta
rappresentava la città neolitica di Catal Huyuk. Dipinta su una parete, raffigurava le strade e le case poste
sul profilo della montagna di Hasan Dag, con il vulcano in eruzione. Il vulcano appare più grande rispetto
alle abitazioni rettangolari, poste al di sotto.
MAPPE DI BEDOLINA: Realizzate in epoca preistorica a pochi Km da Bergamo, rappresentazioni
cartografiche di un determinato territorio.
CARTA “NAUTICA” DELLE ISOLE MARSHALL (Oceano pacifico): Non si riconoscono arcipelaghi, linee di
costa, correnti… È caratterizzata da un’intersezione e disposizione di ramoscelli precise, risponde ad un
ordine di rappresentazione, la cui funzione sarebbe quella di riconoscere le varie zone di pesca più ricche a
seconda della stagione e delle correnti.
IL MONDO SECONDO I BABILONESI (500 a.C.): Schematica rappresentazione dell’universo centrato su
Babilonia tra il Tigri e l’Eufrate. In alto c’è una scrittura cuneiforme e sotto una rappresentazione che ha
valore ecumenico, cioè universale, ovviamente rispetto al sistema di riferimento conosciuto all’epoca.

Il mondo classico è il momento in cui la cartografia comincia ad assumere i connotati di cartografia


scientifica.
CLAUDIO TOLOMEO (100-178) IN CHE ANNO OPERA E QUALI SONO LE SUE INNOVAZIONI: è la figura più
eminente di una lunga tradizione di studi cartografici e geografici, è noto per l’enorme lavoro che ha
condotto e ha rappresentato una grandissima novità nel suo periodo storico. I caratteri principali dell’opera
di Tolomeo riguardano:
-l’astronomia con l’Almagesto, osservazione e teoria geocentrica: gli epicicli e la precessione degli equinozi.
-la cartografia, con la Geògrafia (52 volumi, di epoca bizantina), dove vengono formulate con precisione
regole da seguire per la costruzione di globi terrestri e planisferi; il calcolo delle coordinate e l’elaborazione
delle cartografie. L’influenza di Tolomeo si estese fino alla stagione della modernità.

FORME CARTOGRAFICHE più diffuse nell’ETÀ ROMANA: nella civiltà romana la cartografia rappresentava
un grande strumento di gestione e organizzazione del potere e della società. I romani elaborarono gli
AGRIMENSORI (centuriazione delle aree). Un altro mezzo di rappresentazione era quello degli ITINERARIA
(descrizione di percorsi) divisi in due categorie:
-itineraria scripta (racconti di viaggio, resoconti di campagne, descrivevano le caratteristiche di un
determinato territorio e delle popolazioni, era utile per chi volesse intraprendere viaggi in quei territori).
-itineraria picta (rappresentazioni cartografiche, il cui prodotto più antico è la Tabula Peutingeriana, un
lungo rotolo che, mettendo al centro le vie di comunicazione e i centri abitati, costruisce una
rappresentazione del territorio sotto il controllo dell’Impero Romano).

MAPPAMONDI A T o a ruota: sono espressione della cartografia medievale occidentale, la


rappresentazione simbolica per eccellenza della cultura cristiano-cattolica. Si tratta di una rappresentazione
ecumenica di carattere circolare, all’interno del quale rientra tutto il mondo all’epoca conosciuto: i 3
continenti allora conosciuti (Europa, Africa, Asia), la posizione centrale di Gerusalemme, gli spazi d’acqua
(fiumi e mari) che formano la T, l’orientamento verso Est perché è ad Est che sorge il sole.
Esempi di mappamondi a T medievali:
-Mappamondo di Hereford, mediazione tra Bibbia e conoscenze greco-romane del mondo, in alto c’è la
figura di cristo.
-Terra quadrata di Cosma Indicopleuste, con appunto la forma quadrata del mondo.
-Mappamondo di Ebstorf, nuovamente circolare.

IL PORTOLANO: è la maggiore opera di geografia nautica del Medioevo, è considerata ancora oggi una
descrizione molto accurata delle caratteristiche delle linee di costa. È una descrizione, un testo letterario a
cui si affianca una rappresentazione cartografica. In esso vengono indicate le caratteristiche dei principali
approdi, lì dove possibile, la maggior o minore profondità del fondale e le sue caratteristiche, le correnti
marine e le indicazioni per compiere dei tratti di navigazione più o meno estesi nel Mar Mediterraneo.
L’ esemplare più antico di portolano conservato fino a noi è il Compasso de navegare (1296) (compasso è
uno dei primi nomi con cui viene indicata la bussola), questo è scritto in un idioma particolare: il Sabir, una
lingua universale che è la fusione culturale di diversi linguaggi, diverse etnie appartenenti alle diverse
società che componevano gli equipaggi delle navi.

CARTE NAUTICHE: prodotte nelle botteghe cartografiche, avevano due funzioni:


1)funzione pratica per facilitare i commerci che avvenivano spesso via mare;
2)funzione di controllo politico e militare dei commerci.
CARTA PISANA (1260 circa): esemplare di carta nautica più antico che si è conservato ed è giunto fino a
noi. È disegnato un sistema di riferimento, c’è un reticolato. Nasce la necessità di avere un sistema di
riferimento che consenta di rendere più sicura e affidabile la navigazione del Mediterraneo.

ABRAMO ORTELIO: fu un cartografo e geografo fiammingo, è ricordato per aver pubblicato il primo atlante
moderno: il THEATRUM ORBIS TERRARUM (1570), che era una raccolta di mappe con testi di supporto.
Bisogna porre l’attenzione sul nome scelto e sul fatto che viene creato a circa un secolo e mezzo dalle
esplorazioni geografiche.

MERCATORE: Gerhard Kremer, Gerardus Mercator, fu un cartografo fiammingo del 500. Egli è una figura
celebre per aver introdotto la forma atlante nel 1580, ma soprattutto per aver inventato un sistema di
proiezione cartografica detta “proiezione di Mercatore”. Quest’ultima ha la caratteristica di essere
isogonica, cioè di mantenere inalterati i valori degli angoli con cui si tracciano le rotte sulla superficie
terrestre e quindi di trasformare quella che è una linea curva ortodromica, in una linea retta lossodromica.
Mercatore può considerarsi il riformatore della cartografia scientifica moderna: egli sistemò in modo
organico tutto il vasto materiale esistente all’epoca.

PIÙ IMPORTANTE CARTOGRAFO ITALIANO DELLA SECONDA METÀ DEL SETTECENTO: Giovanni Antonio
Magini. L’Italia di Magini, del 1620, è un’opera particolarmente significativa per le tecniche di
rappresentazione che egli mette a punto per ovviare a una difficoltà: non esisteva una cartografia d’Italia
univoca. Nel XII secolo la società italiana era ancora suddivisa in differenti realtà statuali, ma si comincia a
prefigurare un’anticipazione dell’immagine unitaria della penisola.

CARTOGRAFO PIÙ IMPORTANTE DEL REGNO DI NAPOLI, CHE HA DATO UN VERO IMPULSO ALLA
CARTOGRAFIA UFFICIALE: RIZZI ZANNONI, la sua opera più importante è Atlante geografico del Regno di
Napoli in 32 grandi fogli, del 1812.

ESPONENTI DEL POSITIVISMO: VIDAL DE LA BLACHE, RATZEL E MACKINDER.


POSITIVISMO RATZELIANO è DETTO AMBIENTALISTA- I FATTORI NATURALI CONDIZIONANO IL
COMPORTAMENTO UMANO. LA GEOGRAFIA UMANA CONSISTE, SECONDO LO STUDIOSO, NELLA
SPAZIALIZZAZIONE DEI COMPORTAMENTI UMANI, DETERMINATI DALL’AMBIENTE FISICO.
(DETERMINISMO)
POSITIVISMO VIDALIANO è DETTO STORICO: PONE L’ACCENTO SULLA FUNZIONE DELLA STORIA.
Per entrami la spazializzazione è l’esito primo e fondamentale, la loro è una “geografia regionale”.

ESPONENTI DELL’ESSENZIALISMO: E. RECLUS, P.A. KROPOTKIN, A. GHISLERI, R. LUXEMBURG.


La realtà è uno stato di cose che si determina per l’azione di forze che agiscono in un modo o in un altro.

GERMANIA- DETERMINISMO AMBIENTALE E GEOGRAFICO: HUMBOLDT, RITTER, RATZEL.


L’ambiente naturale condiziona i modi di vita dell’uomo e il suo sviluppo tecnologico e sociale.
Alexander Von Humboldt- Apparteneva alla tradizione razionalista di fine 700. La sua opera principale è
Cosmos. Per lui la geografia doveva essere una disciplina di sintesi, guidata dalla volontà di comprendere la
natura come un tutto interconnesso.
Carl Ritter- Era intenzionato a costruire una geografia scientifica basata sull’osservazione e sulla successiva
organizzazione delle informazioni raccolte. Si trattava di andare oltre la disciplina didascalica e descrittiva,
per cominciare a comprendere il funzionamento della realtà. Per Ritter il rapporto tra umano e ambiente
era caratterizzato dall’armonia, ogni regione aveva un proprio equilibrio di risorse e abitanti.
Friedrich Ratzel- Riprese in parte il lavoro di Ritter. Per Ratzel il concetto di armonia era più complesso e si
sposava con la necessità della lotta per la sopravvivenza, il concetto decisivo è quello di adattamento.

IN FRANCIA- IL POSSIBILISMO GEOGRAFICO: L’ambiente non viene visto come foriero di vincoli e
condizionamenti, ma di opportunità: i gruppi umani in base alla loro specifica cultura possono operare delle
scelte e trarre vantaggio dalla relazione con l’ambiente. Figure di riferimento: Lucien Febvre e Paul Vidal
De La Blache.
3 concetti fondamentali del possibilismo:
-civilization: capacità di operare nella società;
-milieu: fattore natura su cui opera una determinata società;
-genere di vita: incontro tra un gruppo umano e l’ambiente.

FRANCIA DEGLI ANNI ’40- GEOGRAFIA SALDAMENTE VIDALIANA


Jean Dresch - figura maggiore della geografia francese, formazione geografico-fisica. Critica agguerrita del
colonialismo e all’imperialismo francese.
Altri “geografi comunisti”: Jean Tricart, Pierre George.
Essenziale spinta innovatrice della geografia in Francia: J.Suret-Canale (studi sull’Africa subsahariana), Y.
Lacoste.
R. Brunet- personalità eminente della geografia francese, interpreta la sensibilità critica come impegno
politico, secondo lui la ricerca deve essere attiva, deve assumersi la responsabilità del cambiamento.

FONDAMENTALI FIGURE DEL MOVIMENTO CRITICO IN ITALIA: A. Vallega, G. Dematteis, E. Bonetti.


STUDIOSI NEOPOSITIVISTI: Lucio Gambi (ispiratore e padre del movimento), Dematteis, Massimo Quaini,
Pasquale Coppola, Franco Farinelli. Esaltano i temi dell’inclusione sociale, della giustizia spaziale, degli
equilibri regionali. Costituzione di un gruppo di “Geografia Democratica”.
GEOGRAFIA CRITICA IN SPAGNA: H. CAPEL, personalità più influente, sperimenta in una forma esemplare
la doppia legittimazione, scientifica e sociale.

W. BUNGE- PRECURSORE DEL MONDO ANGLOSASSONE, è il più radicale innovatore nell’esplorazione


territoriale delle diseguaglianze, è ritenuto da molti studiosi il fondatore della geografia quantitativa. La
sua opera più importante è “Theoretical Geography”, un testo fondatore tanto difficile quanto
appassionante. Bunge ha attuato una legittimazione scientifica della disciplina. Influenza senza pari sulla
Geografia contemporanea, in particolare nel mondo anglosassone, si profilano e si consolida una
“Geografia radicale”, che mescola impegno intellettuale e attivismo politico contro l’ingiustizia e la
disuguaglianza spaziali.

NOME DEGLI STUDIOSI IN BASE ALL’ARGOMENTO TRATTATO:


LAVORO E POTERE- DAVID HARVEY e CLAUDE RAFFESTIN.
Il lavoro di Massey negli anni ’70-80 culmina nella sua teoria della “divisione spaziale del lavoro”, attraverso
la quale il capitalismo mantiene la sua stabilità.
Secondo Raffestin “fondamento del potere è il lavoro”.
GIUSTIZIA SPAZIALE- DAREEN MASSEY (Libro: Explanation in Geography)
Harvey diventa un leader intellettuale non solo nell’ambito della geografia critica, viene riconosciuto più
come filosofo, urbanista e sociologo. Accentua le sue posizioni in senso marxista, ha un’impostazione di
fondo che vede la giustizia sociale realizzarsi attraverso lo spazio geografico.

MILTON SANTOS- Geografo brasiliano, afferma che la globalizzazione è un fatto in sé positivo, ma se


acquista il profilo di un progetto globalitario, cambia natura poiché si regge sulla dominazione,
sull’esclusione.

BERQUE- ha poco a che fare con i temi della giustizia territoriale, non si pone il problema delle
legittimazioni, assumendo una concezione dichiaratamente filosofica della geografia, disciplina che si
interessa ontologicamente alla costruzione del mondo umano, al luogo dell’abitare e alle condizioni
dell’ambiente.

QUALI SONO SECONDO TURCO GLI EFFETTI POSITIVI DELL’INSEGNAMENTO DELLA GEOGRAFIA
DELL’INCLUSIONE NELLE SCUOLE?
In Italia il tema delle geografie diseguali è stato poco trattato sia nell’insegnamento secondario, sia in quello
universitario, eppure tale insegnamento porterebbe molti effetti positivi, tra cui la rinnovata possibilità di
dialogo con i ragazzi, la possibilità di raccontare loro il passato attraverso le nuove tecnologie visuali,
restaurare il nesso tra formazione e impegno civile. Paesaggio, luogo, ambiente sono “beni comuni”
preziosi, liberi e universali.

EVOLUZIONE DELLA DEFINIZIONE DI PAESAGGIO:


-QUANDO APPARE PER LA PRIMA VOLTA IL CONCETTO DI PAESAGGIO?
Appare nell’articolo 9 della Costituzione della Repubblica italiana: “La Repubblica promuove lo sviluppo
della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della
Nazione”.
-CONVENZIONE SULLA PROTEZIONE DEL PATRIMONIO MONDIALE CULTURALE E NATURALE, ADOTTATA
DALL’UNESCO NEL 1972 PARLA DI PATRIMONIO CULTURALE E PATRIMONIO NATURALE.
DAL 1992 SI COMINCIA A PARLARE DI PAESAGGIO CULTURALE.

-DATA IN CUI LA CONVENZIONE EUROPEA DEL PAESAGGIO HA APERTO LE FIRME AGLI STATI MEMBRI
DELL’ORGANIZZAZIONE:
Il 20 Ottobre del 2000 a Firenze.
La convenzione europea del paesaggio è stata adottata dal Comitato del Consiglio dei Ministri d’Europa a
Strasburgo il 19 Luglio 2000. Essa si prefissa di promuovere: la protezione, la gestione, la pianificazione dei
paesaggi europei e di favorire la cooperazione europea.
La convenzione è il primo trattato internazionale esclusivamente dedicato al paesaggio europeo nel suo
insieme. Si applica a tutto il territorio: spazi naturali, rurali, urbani e periurbani. Riconosce pertanto in ugual
misura i paesaggi che possono essere considerati come eccezionali, quelli quotidiani e quelli degradati.
-QUANDO HA ADERITO L’ITALIA? Il 9 Gennaio 2006, con la legge n.14.

-ART. 1 DELLA CONVENZIONE EUROPEA DEL PAESAGGIO:


a) “Paesaggio” designa una determinata parte di territorio, così com’è percepita dalle popolazioni, il cui
carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni.
Il paesaggio è una porzione di territorio, chi attribuisce valore a tale paesaggio è la popolazione, per come
lo percepisce.
b) “Salvaguardia dei paesaggi” indica le azioni di conservazione e di mantenimento degli aspetti significativi
o caratteristici di un paesaggio, giustificate dal suo valore di patrimonio derivante dalla sua configurazione
naturale e/o dal tipo di intervento umano.
c) “Gestione dei paesaggi” indica le azioni volte, in una prospettiva di sviluppo sostenibile, a garantire il
governo del paesaggio, al fine di orientare e di armonizzare le sue trasformazioni provocate dai processi di
sviluppo sociali, economici ed ambientali.
e) “Pianificazione dei paesaggi” indica le azioni fortemente lungimiranti, volte alla valorizzazione, al
ripristino e alla creazione dei paesaggi.

-DEFINIZIONE DI PAESAGGIO NEL CODICE DEI BENI CULTURALI:


Art. 131 “Per paesaggio si intende il territorio espressivo di identità, il cui carattere deriva dall’azione di
fattori naturali, umani e dalle loro interrelazioni”.
Art.2 Il patrimonio culturale è costituito dai beni culturali e dai beni paesaggistici.

QUESTIONE ICONOGRAFICA CHE STA SUL LIBRO DI QUAINI


PER LUCIO GAMBI IL PAESAGGIO NON È VISIBILE È: L’UNIONE TRA VISIBILE E INVISIBILE, È UMANO, È
STORICO.
Lucio Gambi prende posizione rispetto al concetto classico di paesaggio umano in geografia e vuole
trasformarlo in qualcosa di più attuale, che permette di emanciparsi da un approccio di tipo descrittivo e
quindi da una visione eccessivamente tradizionale. Egli utilizza il termine “ecologo” per indicare il geografo
italiano che si sofferma soltanto sullo studio dell’ambiente e non sugli effetti della storia su di esso o
dell’uomo sul paesaggio. Gambi a differenza dell’ecologo ragiona secondo uno schema dicotomico, in base
ad un’antitesi tra visibile e non visibile. Egli attua una lettura critica della cartografia e della fotografia.
La cartografia è frutto di una selezione, bisogna capire quali siano stati i criteri in base ai quali è stata
operata quest’ultima, bisogna tenere insieme gli aspetti rappresentati con quelli non rappresentati. La
critica più forte è nei confronti della fotografia perché riduce ancora di più la complessità del territorio di
quanto lo faccia la carta geografica, successivamente egli rivaluterà questa posizione proponendo un uso
consapevole della fotografia, che va accompagnata con delle lunghe didascalie.
Per Lucio Gambi esistono una serie di strutture, di fattori di carattere storico, sociale, economico e culturale
di cui bisogna tener conto nel momento in cui si va a leggere il territorio e a interpretare il paesaggio.
GAMBI NON SI IDENTIFICA CON I GEOGRAFI ITALIANI, SI IDENTIFICA MAGGIORMENTE CON GLI STORICI, MA
SI IDENTIFICA SOPRATTUTTO CON I GEOGRAFI FRANCESI, IN FRANCIA, INFATTI, ESISTEVA GIÀ UNA
“SINISTRA GEOGRAFICA” CHE SI ISPIRAVA AL MARXISMO. IN FRANCIA, DOVE NON C’ERA STATA
L’ESPERIENZA DEVASTANTE DEL FASCISMO, C’ERA UNO SCAMBIO TRA GEOGRAFI E STORICI.
Modello di Gambi è lo storico francese Braudel, che pensava che la geografia dovesse vincere la propria
timidezza, non doveva avere paura di completarsi, arricchirsi, e dunque trasformarsi in scienza umana,
storica e sociale. Braudel è stato uno dei principali esponenti della ècole des Annales.

Per Gambi la geografia umana si divide in due problematiche, che hanno il medesimo oggetto (l’uomo), ma
un differente “piano visuale”:
-piano naturalistico che si traduce in una “problematica ecologica”;
-piano umanistico che si traduce in una “problematica essenzialmente storica”;

3 PAESAGGI RURALI A LIVELLO EUROPEO CHE SONO NEL SAGGIO DI LUCIO GAMBI:
-OPENFIELD O PAESAGGIO A CAMPI APERTI: tipici dell’Europa media. I campi sono grandi distese prive di
chiusure, o scarse o vuote di alberi. I singoli campi sono separati unicamente da pietre affioranti di qualche
dito dal suolo e presentano delle forme a laniere, cioè a corpo strettissimo e lungo. La terra coltivata è
separata precisamente dal villaggio. Le case si raggruppano insieme e a ciascuna di esse è unito un giardino
o un orto, il cui limite è segnato da un viottolo. I campi si raggruppano in maniera uniforme, ogni insieme è
un “quartiere”. L’Openfield si basa soprattutto su prodotti cerealicoli. I pascoli si trovano al di fuori dei
quartieri. Il contadino non è totalmente autonomo nella conduzione della sua proprietà;
-I BOCAGE O PAESAGGIO A CAMPI CHIUSI: tipici dell’Europa atlantica. In cui il regime di produzione
prevalente è quello di proprietà privata. La differenza non è tanto l’estensione dei campi, anche qui ci sono
tenute molto ampie, ma questi campi non fanno più riferimento alla comunità del villaggio ma alla fattoria
e quindi all’unità familiare più o meno allargata. I campi in genere sono delimitati da alberi o da recinzioni,
essi sono larghi e non lunghi. I contadini vivono in case isolate o raccolte in minuscoli casali. Non c’è lavoro
collettivo, ciascuno lavora liberamente le sue terre. (Francia occidentale-zona tipica del bocage);
-LE COLTURE PROMISQUE DEL MEDITERRANEO: qui le dimensioni tendono ad essere più piccole, la resa
per ettaro di questo tipo di organizzazione culturale è molto minore rispetto a quella degli Openfield e dei
Bocage. Non è minore l’investimento di energie e risorse. Bisogna mettere in evidenza la policoltura:
colture intercalate di cereali, legumi, vigne e alberi da frutto. La policoltura non implica la chiusura.
(La natura del suolo è in grado di orientare la scelta delle piante coltivate da parte dell’uomo, ma uno dei
più forti elementi di determinazione del paesaggio rurale è il clima).

CHI È L’AUTORE DI QUESTA CHE SECONDO MASSIMO QUAINI È LA CONCEZIONE DEL PAESAGGIO CHE È LA
MIGLIORE TRADUZIONE LETTERARIA E CULTURALE ITALIANA CONSEGNATA AGLI STORICI E AI GEOGRAFI?
“Anziché l’arte come rappresentazione del mondo ci si apre un nuovo orizzonte in cui il mondo vissuto è
visto come un’opera d’arte e l’arte è propriamente detta come arte di secondo grado o semplicemente
come parte dell’opera complessiva. Tutto ciò che l’uomo fa è figurazione, è creazione visuale, è
spettacolo, è paesaggio”.  ITALO CALVINO

IN CHE MODO SECONDO QUAINI L’ESPERIENZA DE “L’ATLANTE D’ITALIA-EINAUDI” È ESPLICATIVA DELLA


STORIA DEL PENSIERO DI LUCIO GAMBI?
È esemplificativa perché le immagini e le foto dell’Atlante sono affiancate da ampie didascalie che
contestualizzano l’immagine e la storicizzano, non si limitano a descriverla. C’è sempre la
contestualizzazione storica del paesaggio, punto focale del pensiero di Gambi.
QUALI SONO PER LUCIO GAMBI “MANIFESTAZIONI ACCADIMENTI ETC” LA CUI OPERA NELLA
DETERMINAZIONE DEL PAESAGGIO È PIÙ SALIENTE E DINAMICA DI QUANTO LO SIA L’OPERA DEI
FENOMENI FISICI?
A) RIFLESSI DELLA VITA RELIGIOSA;
B) FUNZIONALITÀ BIOLOGICA DELLE COLTIVAZIONI;
C) COSTUMI GIURIDICI INTORNO ALLA PROPRIETÀ FAMILIARE;
D) PENDENZA E FRANOSITÀ DEL TERRENO.
RISPOSTE POSSIBILI: RIFLESSI DELLA VITA RELIGIOSA, FATTI PSICOLOGICI, RAPPORTI TRA INDIVIDUO E
GRUPPO, COSTUMI GIURIDICI INTORNO ALLA PROPRIETÀ FAMIGLIARE, CONFIGURAZIONE AZIENDALE
COSÌ COME LE FORME DI CONDUZIONE E I RAPPORTI DI LAVORO, TECNICA DI COLTIVAZIONE, SCELTA
DELLE COLTURE E MERCATO, MODIFICAZIONI SIGNIFICATIVE, INFLUENZA E VALORE DELLA CITTÀ.
Ritenere che il paesaggio visivo sia una sintesi vera e piena della vita agricola, significa avere una visione
parziale di tale realtà, che non deve essere assolutamente ridotta a ciò che è topograficamente
configurabile.

La storia agricola nell’Europa ha segnato negli ultimi sei secoli una fase di mutazione sociale da strutture
orientate fortemente sulla comunità a strutture orientate sulla gestione individualistica ed è stata
caratterizzata da una evoluzione economica da strutture domestiche a strutture di mercato almeno
nazionale.

5 PRINCIPALI STRUTTURE AGRICOLE DEL MEZZOGIORNO IN ITALIA AL DI SOTTO DEGLI 800 METRI:
1 IL LATIFONDO CAPITALISTA AD AGRICOLTURA ESTENSIVA;
2 IL MICROFONDO CONTADINO AD AGRICOLTURA ESTENSIVA;
3 LA STRUTTURA A COLTURE PROMISCUE, POCO O MEDIOCREMENTE PROGREDITE, DELLE CONCHE
INTERNE;
4 LA STRUTTURA A COLTURE DI PREGIO DELLE FASCE LITORALI;
5 LA NUOVA AZIENDA DELLE CLASSI CONTADINE NATA CON LA SPARTIZIONE DEI LATIFONDI E CON LE
BONIFICAZIONI PIANIFICATE.

5 PRINCIPALI STRUTTURE AGRICOLE DEL CENTRO-NORD ITALIA AL DI SOTTO DEI ‘700 METRI.
1 AGRICOLTURA PROMISCUA CON SEMINATI E PIANTATE DI OGNI TIPO;
2 AGRICOLTURA PROMISCUA GIÀ EVOLUTA, CON PIÙ LIMITATO NUMERO DI COLTIVAZIONI, BENE
INDUSTRIALIZZATA SU AZIENDE MEDIO-PICCOLE A GESTIONE FAMIGLIARE;
3 AREE CORDINATE DA GRANDI AZIENDE, GESTITE DA IMPRENDITORI CAPITALISTI, CON L’OCCUPAZIONE DI
OPERAI SALARIATI, L’AGRICOLTURA È BASATA SU UN RISTRETTO NUMERO DI SEMINATI DI ALTA
REMUNERATIVITÀ- FORAGGI.
4 MONOCOLTURA FORTEMENTE INDUSTRIALIZZATA CON AZIENDE MEDIO-PICCOLE A GESTIONE
FAMIGLIARE.
5 MONOCOLTURA BASATA SU PIANTE LEGNOSE DI VECCHIA TRADIZIONE.
CASO DI STUDIO SULLE MIGRAZIONI CIRCOLARI DA ALVITO ALLA CAMPAGNA ROMANA

Il comune di Alvito è inserito in un comprensorio più ampio che è quello della Valle di Comino, l’aria
pedemontana al confine tra Lazio e Abruzzo. La distanza da percorrere dalla Valle di Comino per arrivare
alla campagna romana, con le vie di comunicazione all’epoca esistenti era piuttosto complesso. Questi
spostamenti avvenivano a piedi, in gruppi che formavano le “compagnie”.

INCROCIO DELLE FONTI:


1)letteratura e iconografia sono state utilizzate per trovare un riscontro documentale da un lato della
presenza dei braccianti provenienti dall’area di Alvito nella campagna romana, dall’altro per descrivere le
loro condizioni di lavoro. Il sonetto di Pascarella (1881) è un affresco delle caratteristiche difficili in cui si
trovavano i braccianti stagionali. Le fotografie e i dipinti diventano ritratti di braccianti a lavoro.
2)I censimenti e la serie di dati, mettono in relazione la popolazione residente e la popolazione presente o
assente al momento del censimento, che viene realizzato in un momento preciso e quindi è la fotografia di
quel momento.

3 tipi di azienda diffusi nella Campagna romana:


-l’azienda del campo, provvede alle varie coltivazioni della terra;
-l’azienda del procoio, si occupava dell’allevamento bovino ed equino;
-l’azienda della masseria, che attende all’industria ovina.

REGISTRI DI STATO CIVILE: documenti ufficiali dello Stato attraverso cui si descrive la struttura e la dinamica
demografica di una popolazione. Registro di stato civile delle morti, delle nascite, dei matrimoni. L’atto
viene registrato il giorno in cui avviene l’evento.

COSA RIPORTA SPINETTI NELLA CARTA TIPOGRAFICA DELLE TENUTE DI ALVITO?


Pompeo Spinetti è un topografo che realizza nel 1914 una carta dell’agro romano in 4 fogli, il valore
aggiunto nell’ambito di questa ricerca è che oltre a riportare i confini amministrativi di alcune aree
importanti come la cinta daziaria, l’agro romano etc., riporta i confini delle 478 tenute presenti nella
campagna romana nel 1914. Nel libro è presente uno stralcio che mette in evidenza una tenuta tra le tante,
quella di Falcognana Vecchia che è una delle tenute in cui si rileva una certa concentrazione dei braccianti
provenienti dal comune di Alvito nella campagna romana.

AMBULANZE:
Erano “ambulatori” provvisori, che si trovavano nella campagna romana, per assistere i braccianti,
lavoratori temporanei che contraevano in maniera sistematica la malaria. Nelle ambulanze veniva
somministrato il chinino, una sostanza che ha la capacità di alleviare alcuni sintomi della malaria ma che
all’epoca si pensava avesse degli effetti curativi e preventivi per il contagio. Per queste campagne di
“vaccinazione” i medici compilavano dei registri e annotavano l’area del comune di provenienza dei
braccianti che erano presenti nelle diverse aree della campagna romana. L’ ambulatorio rappresentava un
vero e proprio presidio sanitario, che spesso si prestava per l’assistenza anche al momento della nascita e
questo documenta un fenomeno nuovo: lo spostamento non più di soli uomini da Alvito alla campagna
romana, ma anche di interi nuclei familiari.

COMMISSARIATO PER LE MIGRAZIONI INTERNE: è un organismo statale che a partire dal 1927 ha
esercitato un’azione di controllo attraverso statistiche basate sull’acquisizione di dati riguardanti il
fenomeno delle migrazioni periodiche e stagionali interne.
FIGURA DI DOMENICO LANZA: tra i membri della famiglia Lanza c’era la presenza di alcuni mercanti di
campagna, la cui posizione differente rispetto a quella dei braccianti era documentata dai registri, essi
infatti “dirigevano i lavori”. Tra questi ricordiamo Domenico Lanza, nominato cavaliere nel 1914, in virtù
dell’azione svolta nella veste di “bonificatore di terreni”. Egli si propose di dissodare in profondità il terreno
“tufaceo” della tenuta di Falcognana, detto “Cappellaccio” per aumentarne la produttività, passando da
uno sfruttamento estensivo dei terreni ad uno intensivo. Per raggiungere il suo scopo, egli si impegnò, in
collaborazione con la ditta inglese Fowler, nella realizzazione di un aratro con bilanciere monovomere.
Questo è uno dei primi esempi di agricoltura capitalistica, che richiese un investimento non indifferente per
la costruzione del macchinario, ma che, nell’impiego dello stesso, comportò dei costi notevolmente
inferiori. Di conseguenza si ebbe un notevole slancio economico e un impulso alla trasformazione del
paesaggio.

TIBURTINO III
COME NASCE TIBURTINO TERZO E COSA C’ERA NELLA BORGATA?
La borgata di Tiburtino III ha origine fascista, inizia ad essere costruita tra 1935-36 e consegnata a
Novembre del 1937. La borgata nasce per un processo di riqualificazione del centro di Roma, quindi per la
necessità di abbattere le numerose baracche presenti nei quartieri di Roma. Secondo la retorica del
fascismo in questo modo si poteva giungere ad un abbellimento e ad un recupero delle vestigia della Roma
antica imperiale. C’era poi la finalità sociale di assegnare delle case migliori agli abitanti, che potessero
sostituire le misere baracche in cui questi abitavano. In realtà queste borgate furono costruite in pessime
qualità, quindi le condizioni abitative e la qualità della vita delle persone non cambierà granché: gli alloggi
erano comunque piccoli rispetto alle condizioni delle famiglie, i servizi igienici erano insoddisfacenti, la
qualità dell’edificato e dei materiali dell’edilizia erano di basso livello. La vera ragione che governa la
decisione del regime fascista di costruire le borgate è comunque una ragione di carattere politico-sociale:
l’obiettivo principale era quello di allontanare dai centri di potere fascista il sottoproletariato urbano, che
poteva essere potenzialmente protagonista di contestazioni. Per questo motivo le borgate venivano
costruite lontane dalle città, gli abitanti di Tiburtino III erano consapevoli di abitare fuori città, infatti
quando andavano a fare la spesa a Piazza Venezia dicevano “andiamo a Roma”.
“Borgata è una sottospecie di borgo, un pezzo di città in mezzo alla campagna, che non è realmente né
l’una né l’altra cosa e in cui l’unica attività sociale possibile è la speranza: speranza di andarsene o speranza
che la città dei ricchi cresca e arrivi fino a lì”.

DA DOVE E IN CHE ANNO GLI ABITANTI DI TIBURTINO III VENGONO SRADICATI? E DOVE VENGONO
PORTATI?
Nel 1937 gli operai edili di Porta Metronia sono obbligati a raccogliere le loro cose e a trasferirsi alla fine di
via Tiburtina.

SPIEGA I TOPONIMI DI TIBURTINO III- SANTA MARIA DEL SOCCORSO


Alla borgata ci si riferisce con una duplice denominazione: Santa Maria Del Soccorso e Tiburtino III.
Nel corso degli anni il toponomo di Santa Maria del soccorso tenderà a preservarsi soprattutto nella
designazione cartografica ufficiale, mentre in letteratura con Ganna, Calabria, Pasolini e Cirino e nella
vulgata, così come nella cronaca e negli atti amministrativi si affermerà il toponimo di Tiburtino III.
Quest’ultimo è adoperato in maniera assolutamente prevalente, è l’espressione con la quale gli abitanti
identificano il quartiere in cui vivono e hanno vissuto, definendosi a loro volta “tiburtinensi”.
La parrocchia di Santa Maria del soccorso imprimerà un marchio indelebile al territorio.
Il Tiburtino è definito III in quanto preceduto da altri due “Tiburtini”:Tiburtino I- Piazza S. Lorenzo e
Tiburtino II- all’ingresso di Piazza Bologna e composto da sette lotti.
Toponimia delle strade del Tiburtino III: via del frantoio, via del badile, via della vanga, via dell’erpice, via
dell’aratro, via della trebbiatrice (Zenella 1941), (La propaganda fascista esaltava il lavoro contadino, come
documentano le riprese del duce a torso nudo mentre miete il grano).

LOCALIZZAZIONE DI TIBURTINO III: In base alla carta dell’agro romano di Pompeo Spinetti, il quadrilatero in
cui sorgerà la borgata di Tiburtino III nel 1914 apparteneva alla tenuta di Grotta di Gregna, suddivisa in
diversi lotti appartenenti a diversi proprietari. Tiburtino III è inserito oggi nel vasto territorio del V
Municipio del Comune di Roma, sorge sulla destra della via Tiburtina.

STRUTTURA URBANISTICA DI TIBURTINO III:


I 2 modelli più utilizzati nelle borgate sono:
1)Casa in linea: “rettangoli come case”, riproduce quella immagine di ordine tanto cara al regime. L’
assenza di una piazza nella borgata, risponde all’esigenza di non favorire spazi pubblici di ritrovo e di
pubblica aggregazione. È caratterizzata da modulo singolo, doppio o ripetuto fino a 4 corpi di scala, con
appartamenti di piccolo e medio taglio, cucina e gabinetti in colonna, locali da giorno più piccoli di quelli da
notte.
2)Casa aballatoio: ora demolite, i ballatoi e i porticati permettevano la condivisione di spazi comuni.
Tutto il nucleo originario di Tiburtino III si trovava in prossimità del fiume Aniene (affluente del Tevere),
molte abitazioni erano sotto il livello del fiume e venivano allagate in occasione delle piene, le pareti delle
case erano intaccate dall’umidità, c’era la circolazione di fango, liquami e ratti.
All’inizio oltre agli edifici costruiti a scopo abitativo, vennero realizzate strutture provvisorie adibite a servizi
come scuole, piscina, di quest’ultima la comunità riesce ad usufruirne per un periodo ti tempo molto
ridotto, perché questi locali verranno occupati da alcune famiglie per viverci.

CONCETTI DI GEOGRAFIA GENERALE

3 PROPRIETÀ DELLA CARTA GEOGRAFICA:


1) RIDOTTA: è impossibile mantenere nel disegno le distanze reali. Si ricorre quindi al concetto di scala.
2)APPROSSIMATA: deformazione derivante dalla rappresentazione di una superficie sferica tridimensionale
su un piano bidimensionale, che è il foglio, gli errori vengono contenuti ricorrendo alle proiezioni.
3)SIMBOLICA: gli elementi rappresentati sono riprodotti per mezzo di segni o simboli convenzionali, è
presente quindi una legenda di simboli.

NUMERI IN SCALA:

ISOIPSE QUALI TIPI CI SONO:


Le curve di livello o isoipse sono il sistema maggiormente adottato per carte a grande scala. Sono linee
ideali che uniscono sulla carta tutti i punti con la stessa quota rispetto al livello del mare. Ce ne sono di 3
tipi:
-Curve di livello direttrici: sono linee dal tratto continuo e molto marcato, ogni linea vale 100m o multipli;
-Curve di livello intermedie: sono linee continue dal tratto leggero, ogni linea vale 25m o multipli;
-Curve di livello ausiliarie: sono linee tratteggiate, ogni linea vale 5m o multipli.
La differenza di quota tra due isoipse consecutive è detta equidistanza.

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