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I fattori geografici
Sono definiti come l’insieme dei caratteri fisici della superficie terrestre in grado di determinare notevoli
differenze termiche. Quelli che hanno maggior influenza sono:
1. La distribuzione delle masse continentali e oceaniche. Il mare esplica appieno la sua funzione
termoregolatrice sulle masse oceaniche creando un netto contrasto tra le zone a clima marittimo e
le zone a clima continentale dove vi è un maggior divario termico giornaliero e stagionale;
2. La quota e la presenza dei rilievi. Salendo di quota, ci si allontana dalla principale fonte di calore
indiretta. Le temperature sono dunque minori anche a causa della minor quantità di vapore acqueo
presente nell’atmosfera. Si consideri un gradiente medio di 0,6°C ogni 100 m;
3. L’orientamento delle catene montuose. Costituiscono le barriere in grado di deviare o incanalare i
movimenti delle masse d’aria e di modificare fronti e cicloni, influenzando la distribuzione delle
temperature e della piovosità;
4. Le correnti marine. Sia calde sia fredde giocano un ruolo importante negli scambi di calore tra le
basse e le alte latitudini;
5. Le caratteristiche del suolo e la presenza della vegetazione. I suoli aridi e privi di vegetazione si
scaldano e si raffreddano più velocemente, quindi la vegetazione attenua considerevolmente gli
estremi termici assorbendo molto calore e liberando altrettanto vapore acqueo.
Nelle spiagge si verificano solitamente due fasi alternate: accumulo detritico e prelievo di materiale. Le
falesie sono scarpate rocciose a contatto col mare, coste in forte pendio verticale o strapiombante,
generalmente prive di vegetazione dovute all’azione erosiva diretta o indiretta del mare.
Le foci fluviali possono essere a delta, quando le oscillazioni delle maree del tratto di mare in cui sfocia il
fiume sono modeste, o ad estuario, quando l’effetto delle correnti del mare erode il fondo e le sponde.
Zone semiaride. Caratterizzate da un periodo corto umido che favorisce lo sviluppo della vegetazione, quali
cactus, agavi e cespugli o di foreste a gallerie vicino alle rive dei fiumi. Le precipitazioni sono causa, tuttavia
di:
- Erosione;
- Ruscellamento concentrato;
- Fenomeni franosi;
- Degradazioni consistenti del suolo.
In queste zone sono presenti delle oasi dove si trova una quantità d’acqua più consistente; qui si trovano le
palme da dattero.
1. Foreste fluviali. Il modellamento del terreno è connesso a processi di alterazione superficiale delle rocce
con conseguenti fenomeni di soliflusso e frane causate dall’imbibizione d’acqua del materiale. Rari
fenomeni di ruscellamento perché ostacolato dalla vegetazione.
L’avanzamento demografico ha comportato un arretramento della foresta.
2. Savana. Costituita prevalentemente di alberi stanziati in macchie boschive o a formare delle gallerie
lungo i corsi d’acqua. Vi è una stagione secca e valori medi delle temperature annue non superiori ai 20°
che danno origine a processi meccanici, come il ruscellamento, sia diffuso che concentrato, e a processi di
alterazione chimica con la caduta e l’evaporazione delle piogge stagionali sulle rocce esposte che
comportano poi fenomeni franosi.
6.3 I GEOMORFOSITI
Gli attributi che possono conferire valore a una forma di terreno che può essere dunque considerato
geomofrosito sono:
1. Valore scientifico, il g. è considerato come modello per l’evoluzione geomorfologica o a livello
didattico, o come valenza ecologica;
2. Valore culturale, dove è considerato per la tradizione artistico-culturale;
3. Valore socio-economico quando può essere usato a scopi turistici o sportivi;
4. Valore scenico sia in senso intrinseco, sia in quanto richiamo e attrazione.
Il valore scientifico viene valutato attraverso metodologie quantitative che mettono in luce quella che è la
Qualità scientifica (Q). Vi sono diversi parametri, alcuni legati strettamente alla connotazione scientifica del
geomorfosito e altri indirettamente. I parametri sono:
1. La conoscenza dell’esperto (Ce) che esprime due aspetti, ovvero il valore per la ricerca scientifica
(S)e il valore didattico (D);
2. 2. L’area (A) intesa come area totale del geomorfosito in realzione all’area totale di tutti i
geomorfositi di quella stessa tipologia;
3. La Rarità R del geomorfosito
4. Il Grado di Conservazione (C) che dipenda da fattori naturali e/o antropici;
5. L’Esposizione (E), intesa come visibilità del sito al pubblico;
6. Il Valore Aggiunto (Z).
Ognuno di questi parametri deve essere dato tenendo conto di alcune linee guida e secondo una scala di
valori pesati; alla fine della valutazione di questi si ottiene:
Qn/Qmax=Q
Dove il nominatore indica la qualità scientifica del geomorfosito e il denominatore il valore massimo che un
gemorfosito potrebbe avere. Questa non è l’unica proceduta indicata.
6.6 LA GEOMORFODIVERSITA’
La geomorfodiversità secondo una definizione di Panizza, 2009, è: valutazione critica e specifica delle
caratteristiche geomorfologiche di un territorio, paragonandole in senso estrinseco (con quelle di altri
territori) ed in senso intrinseco (fra quelle del territorio stesso), tenendo in considerazione la scala
d’indagine, lo scopo della ricerca e il livello della loro qualità scientifica.
I valori ottenuti dovranno essere normalizzati come per il valore Qualità. L’impatto totale sarà dato dalla
somma dei due impatti, tenendo conto tuttavia dei loro diversi pesi: l’impatto visivo è meno grave rispetto
all’altro.
-Uno degli ambiti privilegiati di analisi per lo sviluppo sostenibile è la città in quanto qui avvengono
fenomeni a forte impatto ambientale con una certa frequenza; la città ecosostenibile deve saper trovare il
giusto rapporto fra spazio urbano e territorio circostante, recuperando identità e memoria, attraverso un
approccio culturale di tipo interdisciplinare.
Gli obiettivi della ricerca che mirano ad una gestione dinamica sono:
- Messa a punto della rete conoscitiva e individuazione dei nodi relazionali fondamentali, definire le
variabili fisiche e biologiche del sistema integrato “città”;
- Integrazione tra le diverse discipline utilizzate nella ricerca.
E’ da sottolineare, inoltre, come i problemi ambientali siano da risolvere a scala globale, considerando il
fatto che a livello geomorfologico, dopo la WW II, è avvenuto un mutamento radicale irreversibile: se prima
l’ambiente riusciva ristabilire l’equilibrio dopo una trasformazione del territorio, ora il paesaggio assume
connotazioni irreversibili.Questi sono difficilmente risolvibili perché non vi sono politiche di pensiero e
manovre politiche univoche in tutti gli Stati.
In questo frangente, in Europa gioca un ruolo importante l’istituzione Universitaria per la formazione di una
coscienza ambientale e il ripristino della fiducia nella scienza, messa in dubbio da una crisi etica; è
importante dunque valorizzare la cultura e promuoverla perché base di un’unità europea.
9.2 DALLA CONOSCENZA ALLA FORMAZIONE
Secondo quanto detto pima, è dunque fondamentale creare un rapporto equilibrato tra uomo e ambiente
attraverso due elementi.
1. Ricerca. Questa si sviluppa attraverso procedimenti integrati e coordinati nei diversi settori delle
scienze. Mediante la ricerca si giunge alla conoscenza. Il fare scienza è un’attitudine della società
essenziale;
2. Informazione. Essa trova i metodi e gli strumenti atti alla formazione delle conoscenze, presupposti
indispensabili per comprendere i rapporti e gli sviluppi ambientali.
Dal primo punto, si comprende che anche l’interazione con società gioca un ruolo importante nella
conoscenza, in quanto la gestione dello spazio risulta essere fondamentale per la comprensione degli spazi
comuni e di quelli individuali, per una visione dinamica e globale.
9.2.3 La valorizzazione
Nella società odierna, complessa e mutevole, sembra essere sparito il legame con il luogo; in realtà, più si
ampliano le conoscenze sui luoghi esotici, più il singolo avverte un maggior legame con il proprio luogo di
origine.
La cultura del paesaggio deve nascere dalla concezione che esso è la sintesi di tutto ciò che è naturale ed
umano: questo diventa possibile quando la cultura è intesa come culto, nella concezione latina (cultus, p.p
di colere= coltivare).
Valorizzare vuol dire anzitutto comunicare, ma anche sperimentare novità che coinvolgono rapporti
affettivi ed emotivi; è indispensabile superare l’impostazione analitico-descrittiva che ha guidato le scelte e
la programmazione dello sviluppo sostenibile per passare ad un’analisi sistemico-evolutiva (paesaggio come
rapporto complesso di fattori interagenti, anche collegati allo sviluppo socio-culturale).
Per una corretta tutela e valorizzazione è fondamentale il concetto prima spiegato della conoscenza che
diventa l’elemento idoneo a costruire una logica per il corretto utilizzo delle risorse.
Ciò che bisogna favorire è il cambiamento del punto di vista: non programmare per proteggere e
proteggere per gestire, ma programmare per far conoscere, conoscere per valorizzare e auto-proteggere.
Se il paesaggio è considerato un bene culturale, è allora fondamentale conoscerlo, valorizzarlo e
proteggerlo
9.3 LA GEOETICA
La geoetica consiste nell’indagine e nella riflessione sui valori e sui principi che devono orientare le azioni e i
comportamenti nei confronti della geosfera; quindi si occupa delle implicazioni etiche, sociali e culturali
della ricerca e della pratica delle Scienze della Terra.
Punti di partenza per lo sviluppo della Geoetica sono il riconoscimento e la valorizzazione della cultura
geologica.
Quali sono allora i compiti attribuiti alla Geologia?
- Partecipazione solerte e costante, programmata in tutti i contesti scientifici, culturali e divulgativi;
- Privilegiare una cultura comune ai suoi diversi settori che sottolinei soprattutto i rapporti tra questa
e l’antropizzazione;
- Far emergere le sue motivazioni dei cambiamenti ambientali nei diversi ambiti e nei diversi livelli.