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.1° rappresentazione ecumene: filosofo greco Anassimandro di Mileto terre abitate con al centro
la Grecia, avevano la forma di un cerchio circondato a sua volta dall’oceano,Toponimi, collocazioni
popoli, tracciato delle coste discretamente aderente alla realtà.
.Ecateo: descrizione geografica con relativa carta.
.Cartografia scientifica: fondatore Dicearco di Messina (IV) carta del mediterraneo in cui il mare
era diviso da una linea orizzontale detta diaframma: un parallelo tra le Colonne d’Ercole e i monti
del Tauro, per lui posti a = latitudine.
.(V) i Pitagorici concetto di sfericità della Terra e Dicearco fu tra i primi a tentarne la misurazione
+ misurazione con metodo trigonometrico di altezza monti.
.Misurazione di Eratostene del meridiano terrestre(III) descrizione geografica del mondo
illustrata in una famosa carta di Eratostene che rappresentava una porzione + ampia del mondo
(senso ovest-est) a causa dell’ampliamento dell’orizzonte geografico x imprese A.Magno.
Nel mondo greco i progressi di matematica, astronomia e geografia intesa come
descrizione del mondo ebbero notevoli ricadute sull’evoluzione della cartografia.
II secolo Ipparco intuì il calcolo della latitudine e longitudine necessario corretto disegno della
carta e inventò le proiezioni centografica e stereografica. X la rappresentazione della sfera
terrestre e celeste
LA CARTOGRAFIA MEDIEVALE
-ALTO MEDIOEVO= sensibile involuzione nelle modalità di rappresentazione e nel contenuto delle
carte in cui l’ecumene sembra ridursi e si popola di personaggi fantastici e mostruosi
.Rappresentazioni + note: da monaci in ambito conventuale mappamondi a T in un disco è
rappresentato in modo schematico ed esplicito tutto il mondo: Gerusalemme al centro, Asia in alto,
Eu(sx) e Africa(dx) entrambe in basso, circondate da oceano e separate da Mediterraneo,
Tanais(fiume Don), Mar rosso e Nilo.
Perduta la nozione di sfericità, spesso in alto disegnato il paradiso terrestre
.No rappresentazioni di singole regioni, eccezione mosaico di Madaba(Giordania) rappresenta la
Palestina con sue città, fiume Giordano…
-MONDO ARABO= recupero di numerosi prodotti della civiltà greco-latina. Progressi nel calcolo
delle dimensioni del mondo conosciuto, il + noto: Idris (alla corte di RuggeroII di Palermo)”Libro
di Ruggero”: descrizione geografica del mondo.
-BASSO MEDIOEVO= primi XIV in numerose carte, rappresentazione vaste regioni marittime e
costiere x esigenze di navigazione, soprattutto in IT/ Spa.
carte eseguite con misure di distanza e direzione, che consentivano il disegno di un andamento
costiero + preciso + rose dei venti dipartono linee rette lungo 16 direzioni usate x disegno coste.
-‘300/’400= nuove carte regionali e mappamondi grz apporto di nuove conoscenze cartografiche
derivanti da viaggi mercantili.
contorni delle terre + precisi come nelle carte nautiche + maggiore rigore geometrico x
presenza di meridiani e paralleli derivanti da carte di Tolomeo
.Leon Battista Alberti: progressi nella cartografia agevolati anche da stampa che permise
diffusione opera tolemaica.
- Per scala
- Per argomento (o il più rilevante degli argomenti)
Scala rapporto tra la distanza grafica e quella reale. Essendo il rapporto tra due lunghezze, la scala è
espressa da un numero “puro” che non deve pertanto essere preceduto da un’unità di misura.
Scala numerica: rappresentata con una frazione che indica il rapporto di riduzione. Il numeratore è sempre
l’unità, mentre il denominatore è espresso da un numero che indica quanto deve essere moltiplicata la
distanza grafica (misurata sulla carta) per ottenere il valore della distanza reale sul terreno.
Scala grafica: viene rappresentata con segmenti rettilinei, divisi in parti uguali, sui quali è indicato, a ogni
suddivisione, il valore della corrispondente distanza reale sul terreno. Essa permette un immediato
apprezzamento visivo delle distanze reali rappresentate su carta.
Quanto più il denominatore del rapporto di scala è grande, tanto più la scala diventa piccola. La scala
1: 100 000 000 è più piccola della scala 1:50 000. Più la scala è piccola più è ridotta la rappresentazione dei
particolari sul terreno. A parità di dimensione del foglio, una piccola scala significa grande superficie
terrestre rappresentata, ma scarsa quantità di particolari. Una grande scala minore superficie ma più
dettagli.
La scelta di una carta dovrebbe sempre tener presente delle dimensioni del territorio rappresentato, delle
finalità di studio o consultazione e dell’accuratezza nella descrizione dei particolari.
Possiamo distinguere:
- Mappamondi o planisferi (scala 1:100 000 000 a 1:5 000 000) rappresentano l’intera superficie
terrestre. Riportano solo alcuni dei maggiori elementi fisici e le posizioni delle maggiori città. I
mappamondi sono una rappresentazione su piano ≠ globi di scala analoga ma di superficie
sferica, forniscono una rappresentazione priva di errori di approssimazione.
- Carte generali (scala 1:5 000 000 a circa 1:1 000 000) rappresentano al massimo un continente o
parti di esso o un gruppo di stati. Sono visibili i maggiori particolari fisici, grandi vie di
comunicazione e città.
- Carte corografiche (scala 1:1 000 000 a 1:200 000) parti estese di uno stato o di una regione con
maggiore ricchezza di particolari. Si notano un maggior numero di centri abitati e quasi tutta la rete
stradale percorribile con mezzi ordinari. Anche la descrizione dell’orografia e dell’idrografia è più
precisa e dettagliata.
- Carte topografiche ( 1:200 000 a 1:10 000) ricche di particolari, indicate per scopi escursionistici
o militari. L’approssimazione con cui è rappresentato un punto nel terreno è inferiore a 100 m
- Mappe catastali ( 1:10 000 a 1:1000) parte molto limitata del territorio (dell’ordine del km
quadrato) e si prestano a descrivere con grande precisione i confini poderali, la posizione e
l’orientamento degli edifici ecc.. usate a fini fiscali e catastali
- Piante (talora in scala maggiore di 1:000, descrivono la distribuzione degli edifici nei centri abitati e
i loro particolari interni
La cartografia tematica si occupa di carte con finalità specifiche. I più importanti tipi sono:
1. Fisiche
2. Idrografiche, marine e nautiche (superfici marine e profondità dei fondali)
3. Geologiche
4. Geomorfiche
5. Climatiche (individuano regioni con più o meno le stesse caratteristiche climatiche)
6. Metereologiche (evidenziano la localizzazione e lo sviluppo nel tempo dei più generali elementi
e fenomeni metereologici come la alta o bassa perturbazione)
7. Antropiche (legate alla presenza dell’uomo e alla sua attività, come la densità di pop)
8. Storiche (generali o tematiche)
9. Stradali e ferroviarie
10. Dell’utilizzazione del suolo
11. Industriali e minerarie
Una carta geologica è rappresentata solitamente da una base geografica o topografica tradizionale di scala
appropriata, su cui viene riportata la distribuzione delle formazioni rocciose, sia che esse affiorino alla
superficie del terreno, sia che si trovino coperte dal suolo o dalla vegetazione. Lo scopo è di precisare la
natura e l’età delle rocce e la loro disposizione e giacitura tramite simbologia e uso dei colori. Talvolta sono
evidenziate anche le risorse minerarie del suolo.
La Carta Geologica d’Italia è uno strumento indispensabile per tutti colori che devono compiere interventi
sul territorio (es: costruzione di strade).
Legenda: a lato, riepiloga, all’interno di piccoli rettangoli in successione verticale, tutti i colori utilizzati nel
foglio, con a lato l’età delle rocce in alto a sx le più recenti, il basso a dx le più antiche, con l’inidcazione
dell’era e del periodo geologico di formazione.
Sui margini del foglio la legenda riporta anche la simbologica convenzionale specifica delle carte geologiche:
- Barrette di colore rosso, con eventuali frecce direzione, immersione e inclinazione degli strati.
Ad esempio rocce sedimentarie che in seguito a fenomeni di rotazione o di ripiegamento hanno
dato origine al sollevamento delle montagne
- Linee continue o tratteggiate in rosso faglie.
La linea di faglia riportata sulla carta non è che l’intersezione del piano di faglia (superficie della
frattura) con la superficie del terreno. Si può anche avere una linea di orlo di un eventuale
sovrascorrimento la roccia viene spinta fino a scorrere al di sopra di un’altra.
- Colore blu, linea continua orlo di terrazzo, dove l’erosione ha asportato o ridepositato una parte
di terreno.
- Sempre in blu le sedi di ritrovamento dei fossili, di reperti preistorici, le sorgenti, le frane, i
conoidi di deiezione (cumuli di detriti di forma conica generatisi alla base delle scarpate con i
materiali franati lungo il pendio), le grotte cc
- Segmenti di retta o linee spezzate di colore blu contrassegnate con i numeri romani tracce di
sezione. Ad esse corrispondono i profili geologici della crosta terrestre, ottenuti sezionando il
terreno con un piano verticale passante per la linea di traccia, la cui rappresentazione è riportata
nel margine inferiore della carta.
- Troviamo anche una speciale simbologia litologica che indica la famiglia geologica di appartenenza
di ogni roccia (graniti, argille, arenarie, calcari)
- Una rappresentazione grafica della storia geologica di siti particolarmente significativi, attraverso la
schematizzazione degli strati, è talvolta riportata sul margine della carta per mezzo di una o più
colonne stratigrafiche, caratteristiche di aree particolari. Una colonna stratigrafica riporta, con
colori e simboli già noti, uno spaccato delle formazioni rocciose presenti in una colonna.
Di norma, la scala di profondità è uguale a quella della carta.
Le colonne stratigrafiche si riferiscono a successioni o serie caratteristiche di strati depositatisi nel
corso di epoche diverse.
Nelle carte geologiche sono incluse indicazioni relative alle forme superficiali (terrazzi marini, fluviali..).
tuttavia per avere informazioni più complete si ricorre a carte geomorfologiche.
In qualche caso la distinzione tra carta tematica e cartogramma non è poi così netta:
-una carta sulla distribuzione delle lingue parlate è certamente una carta tematica antropica
- una carta che invece distingua aree a diversa densità di popolazione, per esempio con curve isometriche
(dette anche isoplete) o con un disegno a punti collocati variamente sul territorio, presenta un carattere del
cartogramma (associazione di dati quantitativi ad un territorio) ma non, nella maggior parte dei casi, la
rigorosa corrispondenza tra unità territoriale di rilevazione statistica e dati rappresentati sulla carta.
Ciò si ottiene con i cartogrammi a mosaico (detti anche coroplete), in cui i dati statistici vengono distinti con
criteri oggettivi da definirsi preventivamente in varie classi di grandezze e atribuiti a più o meno vasti ambiti
di rilevamento( comuni, regioni, stati) in cui si suddivide il territorio rappresentato e che ne costituiscono in
un certo senso le tessere di un mosaico. Altri cartogrammi evidenziano l’intensità o la distribuzione di
fenomeni localizzati, cioè attribuiti ad un punto e non ad un’area (v figura 4.10 pg 55). Tutti e tre questi tipi
di carte (a curve isometriche, a punti, a mosaico) sono largamente usati per rappresentare la
densità/distribuzione territoriale di un certo fenomeno.
Nell’ultimo secolo le rappresentazioni cartografiche hanno subìto trasformazioni, di pari passo con
l’evoluzione tecnologica, soprattutto per descrivere eventi che si evolvono nello spazio e nel tempo. Per
disegnare l’evoluzione spazio-temporale di un fenomeno si fa ricorso, di norma ad un diagramma
cartesiano. Alcuni cartogrammi sono la rappresentazione su un piano di un fenomeno o di un elemento che
si distribuisce in modo differenziato nello spazio ma si evolve anche nel tempo. Ne sono un esempio i grafici
dell’andamento del reddito della popolazione e di vari stati in un determinato periodo di tempo, descritti a
mezzo di un diagramma cartesiano applicato ad una carta del territorio preso in esame. Utilizzando come
base una carta politica una serie di istogrammmi o un diagramma cartesiano vengono così inseriti
all’interno della sagoma di ogni stato; la base cartografica e il grafico sono rappresentazioni indipendenti.
Per le regioni di montagna con rilievo particolarmente accidentato, sono frequentemente usati i plastici e
vari tipi di profili altimetrici (c’è una spiegazione geometrica nel libro che non ho neanche il coraggio di
leggere, pg 60) i profili altimetrici si usano anche per rappresentare la stratificazione degli ambienti di
vita nelle acque oceaniche o il variare della vegetazione nelle diverse fasce altitudinali. Quando è necessaria
una terza dimensione risulta efficace lo stereogramma o blocco-diagramma, immagine piana ma che
fornisce l’illusione di profondità. Molto efficaci sono anche le fotografie panoramiche con vedute “ a volo
d’uccello”.
La geografia ha avuto fin alle sue origini nel mondo greco forti contatti con la cosmologia, l’astronomia, nel
medioevo con la teologia e poi con la storia e l’economia. Questi contatti hanno determinato ricadute
notevoli nella cartografia in quanto rappresentazione grafica dell’oggetto. Oggi, la nuova geografia
umanistica coltiva relazioni con le scienze umane, e in particolare con la psicologi, avendo spiccato
interesse per le modalità attraverso le quali lo spazio geografico è percepito e vissuto. Questi studi hanno
portato alla realizzazione di nuove rappresentazioni cartografiche, le mappe o carte mentali termine che
esprime bene il rapporto tra la percezione interna del mondo che ci circonda e la sua rappresentazione
esterna.
Per carta mentale si intende anche il disegno che ciascuno di noi è in grado di produrre cercando di
tracciare su un foglio la carta che ha in mente. Ma si hanno anche carte mentali prodotte da studiosi in
seguito a ricerche su convinzioni, comportamenti spaziali e preferenze (es: dove vorrebbero vivere gli
abitanti della Pennsylvania, pg 64). A scuola, anche l’immagine acquisita dalle carte murali è spesso distorta
per la diffusa tendenza ad esempio, a sviluppare la nostra penisola da nord a sud e non da nord ovest a sud
est, tanto che l’estensione in longitudine non differisce molto da quella in latitudine.
La necessità di realizzare un rilievo topografico del proprio territorio e la produzione di relativa carte nasce
dià dalla seconda metà del XVIII sec. Il regno d’Italia ereditò i risultati dei lavori topografici eseguiti per
conto dei governi pre-unitari. Nacque poi nel 1872 l’Istituto Geografico Militare con sede a Firenze. Con una
legge del 5 febbraio 1875 si stabilì che la carta d’Italia avesse scala 1:100 000, sulla base di rilievi di
campagna alla scala 1:25 000 o 1:50 000. I lavori di rilevamento furono lunghi e complessi: incominciarono
nelle regioni meridionali, che erano le più carenti di cartografia, e solo nel 1900 poterono dirsi completati.
L’evoluzione delle tecniche ha favorito la realizzazione del rilievo topografico con possibilità di misurare con
esattezza latitudine e longitudine. L’attuale Carta d’Italia (figura 5.4 pg 67) comprende una superficie
pressochè quadrata, ampia 30° in longitudine (base del quadrilatero) e 20° in latitudine (altezza). Il fatto che
il foglio risulti pressochè quadrato è spiegato dalla diversa misura del grado di longitudine rispetto a quella
di latitudine: il primo a 45° nord è circa 2/3 del secondo, sicchè la lunghezza dei quattro lati del foglio è
quasi uguale e corrisponde a circa 40km di reale distanza. La forma della Terra adottata per la prima
edizione era l’elissoide di Bessel che però considerava uno schiacciamento dell’asse polare non preciso. In
tempi successivi sono state pubblicate anche le carte di maggiore dettaglio ricavate direttamente dal rilievo
di campagna, al 25 000 o al 50 000. In ogni foglio, diviso in quattro quadranti (distinti in numeri romani in
senso orario) rientrano sedici tavolette al 25 000 quest’ultima tavoletta è la più usata perché è la più
ricca di dettagli in tutti gli aspetti geografici. Proprio da questa vennero ricavati gli elementi inseriti
nell’Atlante dei tipi geografici del Marinelli, una rassegna di stralci della carta topografica d’Italia tale da
illustrare tutti i temi più rilevanti dlla geografia fisica e umana (dal carsismo, al vulcanismo ai tipi di
insediamento). A partire dagli anni Quaranta del ‘900 in accordo con l’Unione cartografica Internazionale si
decise una radicale revisione delle rappresentazioni per favorire la realizzazione di una nuova carta del
mondo riferita all’elissoide di Hayford e collocata entro una serie di coordinate ottenute con la proiezione
cilindrica traversa di Gauss-Mercatore.
Per la Carta del mondo si è pensato ad una successione di 60 strisce (detti fusi) di 6° gradi di longitudine
ciascuna, suddivise a loro volta in 10 zone orizzontali di 8° distinte con lettere dell’alfabeto a nord e a sud
dell’equatore. La numerazione dei fusi parte dall’antimeridiano di Greenwich, per cui l’Italia è compresa tra
i fusi 32 e 22. Ogni zona è poi suddivisa in quadrati di 100km di lato, identificati da una coppia di lettere.
Ciascun quadrato è suddiviso in quadrati minori con lato di 1km.
La coincidenza con le coordinate del sistema italiano Gauss-Boaga non è perfetta perché nel sistema UTM
le basi geodetiche1 sono diverse.
- Dapprima le carte, in proiezione naturale, presentavano solo le coordinate geografiche con base
per il calcolo delle longitudini a Monte Mario a Roma
- Poi si è adottata la proiezione Gauss-Boaga, introducendo il reticolato chilometrico e lasciando solo
in cornice le tacche per individuare i valori di latitudine e longitudine
- Un’ulteriore innovazione di è avuta con l’inserimento del sistema UTM
L’evoluzione è proseguita perché L’IGM ha intrapreso una produzione di carte a colori e dal 1970 ha iniziato
la produzione di una carta topografica nuova che si adegua al modello della nuova carta del mondo al
milionesimo con 636 fogli al 50 000. Presenta una rete di coordinate chilometriche e geografiche
lievemente diversa perché riferita all’elissoide internazionale, ma con base geodetica fondamentale
nell’Europa centrale (potsdam). Una nuova carta in scala 1:25 000 è in corso di realizzazione con il nome di
sezione (nella vecchia produzione il nome era riservato alle carte al 10 000 prodotte solo per alcuni limitati
ambiti territoriali). Talvolta si deve far ricorso a produzioni non aggiornate, come la tavoletta di Finale
Ligure che è ricavata dai rilievi al 50 000 del 1879, con aggiornamenti generali del 1930. È possibile trovarsi
1
Geodetica: In matematica, e più precisamente in geometria differenziale, una geodetica è la curva più breve che
congiunge due punti di uno spazio. Il termine "geodetica" deriva da geodesia, la scienza della misurazione delle
dimensioni e della forma del globo terrestre; nel suo significato originale, una geodetica era il cammino più breve tra
due punti sulla superficie della Terra, ossia un arco di cerchio massimo. Gli archi di meridiani e di equatore sono
geodetiche, mentre gli altri paralleli no.
mulattiere che non esistono più e non ci sono strade più recenti. Ovviamente ciò non significa che di tali
aree manchi un rilievo aggiornato a grande scala.
Carta “Il Mondo” serie 1000: carta geografica dell’Italia alla scala 1:1 000 000. 6 fogli.
Carta “Il Mondo”serie 500: carta corografica 2 alla scala 1:500 000. 14 fogli. Deriva dalla proiezione
conica conforme di Lambert con origine delle longitudini nel meridiano di Greewich
Carta “Il Mondo” serie 250. 39 fogli, scala 1: 250 000 a uso altimetrico, riporta le quote altimetriche
in piedi (feet)
Carta d’Italia serie 250. Scala 1: 250 000, 15 fogli. Comprende il territorio di una o due regioni
italiane riportandone i confini amministrativi
Carta topografica d’Italia serie 100/V e 100/L. Pubblicata in due edizioni alla scala 1:100 000, di cui
l’una esclude l’altra. Consente una descrizione molto particolareggiata dell’orografia e dei
particolari topografici più importanti. L’intro territorio italiano è rappresentato in 178 fogli
numerati e denominati con un toponimo importante, in genere una città.
Carta topografica dell’Italia serie 50 e 50/L: 636 fogli numerati delle dimensioni di 20 longitudine e
12 in latitudine alla scala 1:50 000. Riporta i confini comunali
Carta topografica dell’Italia serie 25/V: è la più ricca di particolari, vengono riportati anche i limiti
amministrativi comunali
Sezioni al 25000; coprono una superficie estesa 10’ longitudine 6’ latitudine
Spaziocarte, serie 50/s. inquadrate al 50 000.
I primordi del rilevamento a distanza si hanno con l’impiego di aerostati o aerei per fotografare dall’alto
territori molto accidentati. Dagli anni settanta lo sviluppo della tecnologia ha portato al perfezionamento di
satelliti al alta risoluzione. I satelliti sono oggi dotati di sensori che non percepiscono solo le onde del
visibile occhio umano ma anche quelle dell’ultravioletto e dell’infrarosso e soprattutto microonde. Quando i
segnali vengono decodificati su pellicola però si possono produrre false immagini a colori in grado però di
evidenziare particolari caratteristiche del terreno. I satelliti sono comunque di tipo differente e hanno
orbite diversamente impostate:
- Satelliti geostazionari: ruotano alla stessa velocità di rotazione della terra. Abbracciano una zona
molto vasta
- Orbita eliosincrona: ruotano a quota molto più bassa e quasi perpendicolarmente all’equatore.
Inquadrano spazi più limitati.
I dati del telerilevamento possono essere digitalizzati in diversi formati, ad esempio in formato vettoriale
(punti e linee) o raster (consta di una griglia di pixel).
Gli elementi presenti sul terreno, naturali o prodotti dalle attività umane, non possono essere rappresentati
nella loro forma reale ma per mezzo di simboli, riportati a margine nella legenda.
Idrografia: configurazione delle reti idriche e degli specchi d’acqua, che comunque sono in funzione della
conformazione del rilievo.
L’elemento fondamentale per la descrizione dell’altimetria è la curva di livello o isoipsa luogo dei punti
della superficie terrestre aventi la stessa quota altimetrica rispetto al livello del mare.
Equidistanza: la differenza di quota tra due isopse consecutive è sempre indicata in margine alle carte.
Minore è l’equidistanza, maggiore è la precisione con cui viene rappresentato l’andamento del terreno
Intervallo: la distanza planimetrica (in orizzontale) tra due isoipse consecutive. Una corretta scelta
dell’equidistanza è il presupposto fondamentale per il raggiungimento di un compromesso tra le esigenze
descrittive e l’intellegibilità della carta. Con un’equidistanza più piccola le curve di livello risulteranno essere
in numero maggiore, rischiando di essere confusionarie.
La percezione dell’andamento del terreno con avvallamenti e corrugamenti è facilitata con il tratteggio o lo
sfumo a lumeggiamento obliquo in uso nelle carte IGM, che rende l’idea delle ombre proiettate dal rilievo,
illuminato in direzioni NO-SE con sorgente luminosa inclinata a 45° sul piano orizzontale. Le dune sabbiose
cono disegnate con un insieme di punti che ne richiamano in modo imitativo le ondulazioni. Per i versanti
più ripidi, l’infittimento delle isoipse o, al limite, la loro sovrapposizione, può rendere confuso il disegno. In
tali casi esse sono localmente sostituite con disegni imitativi eventualmente integrati da punti quotati: è il
caso dei calanchi, delle rocce stratificate o affioranti, dei salti di rocce, dei ghiacciai con tutti i loro elementi
morfologici: balzi, serracchi, crepacci.
L’idrografia di un territorio è descritta dalle linee di impluvio, che separano falde del rilievo appartenenti a
versanti opposti sono di norma percorse da corsi d’acqua più o meno permanenti.
- Ruscelli: linea di impluvio punteggiata se il letto è quasi sempre asciutto. Tratteggiata se l’acqua
scorre solo in periodi limitati dell’anno.
- Fossi di pianura: tratto continuo
La linea di impluvio si ingrossa per rappresentare l’aumento della portata d’acqua. I corsi d’acqua
con letto di larghezza superiore ai tre metri sono rappresentati con la doppia linea.
- Direzione del flusso: freccia posta al centro dell’alveo ma solo per i corsi d’acqua di lieve pendenza,
per i quali essa non sia deducibile
- Sponde variabili: sono quelle in cui l’assenza di una scarpata più o meno ripida non consente la
delimitazione precisa del letto del fiume. Sono, pertanto, zone soggette ad allagamenti durante le
piene e vengono disegnate interrompendo la linea continua che delimita il letto, indicando
eventualmente in sfumatura il segno di vegetazione di acquitrino o di sabbia (linea di puntini)
presenti nella porzione di terreno attiguo.
L’assetto delle isole variabili è soggetti a vari mutamenti ma la loro rappresentazione si riferisce allo
stato reale del territorio al momento del rilevamento.
- Simboli particolari si riferiscono a terreni paludosi, dove la pendenza è troppo piccola e non
consente il deflusso delle acque.
- Un’indicazione utile è quella che riguarda pozzi, sorgenti, acquedotti, cisterne, fontane,
abbeveratori e acquedotti
La descrizione delle caratteristiche del terreno e della copertura vegetale è fornita solo se esse sono stabili
nel tempo. Le caratteristiche della copertura vegetale, soprattutto quella arborea sono riportate solo sulle
carte a scala maggiore e i dettagli naturali minori sono spesso sfoltiti per non appesantire la grafica.
- Prati: le praterie perenni in natura. In montagna non vengono riportati perché il loro simbolo si
confonde con le rocce
- Boschi: distinti tra “fitti” e radi” a seconda della densità. Se il sottobosco può costituire un ostacolo
al movimento non viene riportato. Il bosco fitto è rappresentato con tre simboli raggruppati
(simboli uguali se è lo stesso tipo di pianta, diversi se è misto)
Gli insediamenti umani sono ciò che più caratterizza un territorio e sono rappresentati con particolare cura.
C’è una specifica toponomastica:
6.5 i confini
Il confine di stato è segnato con continuità per tutta la sua estensione. Gli altri confini possono esser
interrotti sulla carta quando coincidono con altri particolari ad andamento lineare (strade, muri, torrenti) o
attraversano con un tratto rettilineo zone prive di riferimenti topografici. Si tratta ovviamente di linee
convenzionali che non hanno un vero e proprio riscontro fisico sul terreno.
I cambiamenti del territorio relativi alle infrastrutture sono ovviamente i più comuni.
Ferrovie, tramvie, filovie. Per ferrovia si intende quella a scartamento normale pari a 1435 mm, per
valori inferiori si specifica che si tratta di una ferrovia a scartamento ridotto. È indicata con una
'freccia anche l’elettrificazione o il doppio binario. Al fine dell’orientamento, la localizzazione di
binari in campagna è sempre molto utile, mentre non lo è nei centri abitati, al cui interno vengono
rappresentate le ferrovie, ma non le tramvie e le filovie a meno che non si tratti di una carta molto
particolareggiata. Le ferrovie provvisorie non sono riportate.
Strade. È un fenomeno sempre in espansione, tale da mettere in crisi il sistema della carta che
risulta vecchia dopo pochi anni.
- Le autostrade sono ripartite con il proprio simbolo
- Le strade invece sono divise in cinque classi a seconda della larghezza della carreggiata:
1° classe: più di 8 m
2°: tra i 6 e gli 8
3° da 4 a 6
Poi ci sono le strade rotabili senza manutenzione regolare con fondo naturale e non sempre
praticabile:
carreggiabili che consentono il transito di automezzi leggeri
carrarecce non percorribili da automezzi normali
segue distinzione tra mulattiere, sentieri, sentieri difficili, tratturo e piste cje mi rifiuto di scrivere.
(leggi a pg 96 se non hai un cazzo da fare)
Attraversamenti di corsi d’acqua. Ponti e viadotti sono classificati in base al materiale con cui sono
costruite le travate e non i piloni. La simbologia distingue inoltre i ponti girevoli, coperti e di barche.
Con il simbolo del guado si indica solo il passaggio per l’attraversamento del corso d’acqua e non
tutti i punti realmente guadabili
Altre vie e mezzi di trasporto. Le carte riportano anche simboli relativi a canali navigabili e relative
conche, acquedotti e altre condotte, impianti a fune. Per il trasporto marittimo e aereo le comuni
carte topografiche non descrivono le rotte, ma riportano in pianta o con simboli diversi i ponti e gli
aeroporti.
Per l’agricoltura sono presenti simboli che distinguono le colture a maggiore stabilità come le risaie o i
vigneti. Altri simboli permettono di distinguere gli impianti per l’irrigazione (pozzi), le stalle, i silos. Per la
pastorizia sono rappresentati i ricoveri per pastori e abbeveratoi.
Per le attività estrattive la simbologia distingue miniere, pozzi di petrolio e gas naturale
Gli opifici sono rappresentati con i simboli relativi al tipo di energia impiegata.
Leggere una carta significa interpretarne le informazioni, disponendola in modo che a una
determinata direzione sul foglio corrisponda la corretta relativa direzione sul terreno.
Si deve associare al nord della carta la direzione del reale nord geografico sul terreno; di
conseguenza, ogni altra direzione che interessi per identificare tutti i punti del territorio.
BUSSOLA--> strumento genericamente usato per l'orientamento.
Per trovare sul terreno un punto qualsiasi della carta--> se ci troviamo in un punto A e
vogliamo determinare a posizione di B, utilizzeremo un goniometro per calcolare l'AZIMUT
del punto B= il valore dell'angolo formato dalla direzione del nord geografico e quella della
retta AB, a partire dalla prima e procedendo in senso orario. Se, es, leggiamo un angolo di
120 °, per ricercare la direzione di AB , occorre puntare la bussola in modo che la tacca si
posizioni in corrispondenza dell'angolo di 120 °, aumentato o diminuito del valore
dell'angolo di declinazione a seconda che la stessa sia verso ovest o verso est.
Problema inverso--> identificare sulla carta un punto topografico visibile dal punto di
stazionamento, dopo averne misurato l'azimut con la bussola. Es: dal punto A è visibile la
cima di una montagna. Puntando la bussola verso la vetta si legge sul quadrante l'ampiezza
dell'angolo che tale direzione forma con quella del nord magnetico, trovando il valore di
129 °. Se la declinazione magnetca è di 9 °verso ovest, la bussola avrà in realtà indicato un
valore angolare superiore al vero azimut ( perché l'ago si sposta in senso antiorario di 9°
rispetto al nord geografico).
Quindi all'azimut magnetico va sottratto l'angolo di declinazione----> si trova così l'azimut
geografico ( 129-9=120).
Viceversa, se la declinazione fosse stata verso est, il valore sarebbe stato da sommare
all'azimut magnetico per ottenere l'azimut geografico.
Nb: la direzione del nord geografico sulla carta corrisponde a quella dei lati verticali della
cornice. Quindi l'approssimazione con cui si determina una retta in direzione nord è
trascurabile. Infatti, la convergenza dei due lati della cornice forma un angolo di ampiezza
pari alla differenza delle longitudini corrispondenti ai due lati stessi che, nelle tavolette con
scala 1:25 000 è di soli 7' 30''.
Nel margine della carta troviamo anche----> Nr= nord reticolato. L'angolo compreso tra Nr
e N è indicato con γ ( credo sia gamma).
Questo angolo non muta nel tempo ed è utile per tracciare con il goniometro le linee di
azimut sulla carta non riferendole al nord geografico, ma al nord reticolato.
Una maglia verticale del reticolato è sempre disponibile nelle vicinanze del punto, in
quanto alla scala 1:25 000 se ne trova una ogni 4 cm.
La determinazione degli azimut di un punto rispetto al nord reticolato differirà da quello
rispetto al nord geografico di un angolo gamma(?) che dovrà essere aggiunto o sottratto a
seconda che Nr si trovi a ovest o a est di N.
Il reticolato UTM delle nuove sezioni non corrisponde a quello italiano in proiezione di
Gauss-Boaga; è però possibile riferirsi a esso, considerato che in una tabella a margine sono
indicate le coordinate dei vertici della carta secondo tale reticolato con grande precisione.
Quando due punti P e P' si trovano su due fogli diversi, il rilevamento della distanza grafica
può essere problematico. Quindi chiudi sta benedetta cartina e resta a casa. Se sei testardo
e vuoi soffrire, invece, puoi consultare pag 117 del libro e confrontarti con calcoli in arabo
di geometria analitica.
La carta topografica è la rappresentazione su un piano orizzontale di punti situati a quote
diverse, dunque la distanza grafica rilevabile sulla carta è una distanza planimetrica=
riferibile alla proiezione della distanza reale su un piano orizzontale. Le due distanze
coincidono solo quando i due punti si trovano alla stessa quota, mentre la distanza reale
aumenta a quella planimetrica quando essi si trovano a quote diverse.--> calcoli pag 117.
La valutazione della differenza di quota non può essere trascurata quando essa sia dello
stesso ordine di grandezza della distanza planimetrica fra i punti, mentre può essere
trascurata per differenze percentuali maggiori; si ottiene così un risultato la cui
approssimazione è dello stesso ordine di grandezza, o di ordine inferiore a quella dei
comuni errori che si commettono misurando le distanze grafiche con il righello.
Si tiene conto della differenza di quota solo quando la pendenza della retta congiungente i
due punti assume una certa rilevanza.
Se il calcolo della distanza in linea d'aria si riduce alla corretta misurazione della distanza
grafica e all'applicazione della relativa formula, più di frequente si presenta il problema
delle----> distanze non rettilinee= es la lunghezza di un sentiero che si snoda lungo i fianchi
di una montagna. In tal caso la distanza si calcola approssimando la linea curva a una linea
spezzata, di cui si sommeranno le lunghezze dei singoli tratti.
Il tracciato spezzato si misura con un balaustrino= piccolo compasso a due punte.
Il tracciato di una spezzata è sempre inferiore a quello della linea curva, quindi l'apertura
del balaustrino dovrà essere ridotta per approssimare la sinuosità del percorso di cui si
vuole valuttare la lunghezza.
Curvimetro---> per calcoli di maggior precisione.
Cartina pag 132---> Si possono notare due elementi topografici dominanti. Il primo è un
tratto del Po lungo 20 km, dalla confluenza della Fiume Trebbia a ovest, a uno stretto
meandro che si insinua a nord, isolando un ampio tratto agricolo.
Nell'alveo sono presenti due isole temporanee di grandi dimensioni di fronte a Piacenza e
un vistoso banco di sabbie.
Il secondo elemento topografico di rilievo--> area urbana di Piacenza, che si estende da
ovest a este per una lunghezza di 5 km. Il nucleo originario dell'insediamento romano ( III
secolo a.C.) è a nord ed è riconoscibile per la struttura a scacchiera della rete stradale, con
un asse parallelo alla psonda stessa, in quando il cardo e il decumano furono tracciati
secundum natura( beccatevi un po' di latino)= seguendo eventuali ostacoli topografici.
La successiva cerchia di mura medievali ha assunto una forma ovale, riconoscibile per la
presenza di ampi tratti dei bastioni e di alcune fortificazioni ad angolo.
La rete di comunicazioni stradali è dominata da due assi autostradali, la A21, che lambisce
la sponda meridionale del Po e la A1, ad andamento rettilineo, che attraversa
diagonalmente la cartina da nord ovest a sud est.
La rete ferroviaria è rappresentata da più linee che convergono nello scalo di Piacenza.
Sono presenti numerose linee elettriche ad alta tensione, la cui rete si infittisce tra Piacenza
e San Rocco al Porto.
L'appennino e il Subappennino marchigiano
Cartina pag 136---> foglio n 303, Macerata, della Carta d'Italia alla scala 1:50 000
rappresenta un tratto dell'Appennino umbro-marchigiano, nel versante rivolto verso
l'Adriatico. I corsi d'acqua scorrono dunque verso ovest.
L'orografia è dominata da un sistema di valli con andamento sub-parallelo dirette da ovest-
sud-ovest verso est-nord-est, in cui si innestano, con un sistema a doppio pettine, vallecole
letarali.
I solchi principali---> Fiume Potenza e Fiume Chienti, in cui confluisce il torrente Fiastra.
Le valli sono separate da articolate displuvali che in pochi punti superano 300 m. gli alvei
fluviali non presentano meandri e una portata abbastanza limitata; anche la loro pendenza
è piuttosto modesta, in quanto non supera un centinaio di metri nell'ambito di una
quarantina di km di percorso.
L'origine fluviale delle valli è evidente in quelle di dimensioni inferiori, prive di piane
alluvionali, caratterizzate dal tipico profilo a V, con pareti più ripide in prossimità del solco
d'impluvio.
La copertura boschiva è scarsa, costituita da piccoli querceti e da qualche limitata area di
rimboschimento. Tra le colture prevalgono oliveti e frutteti e qualche vigneto a sud est.
La rete stradale è abbastanza fitta: strade di grande comunicazione si estendono lungo i
fondovalle e si raccordano con infrastrutture locali che superano le displuviali percorrendo
la linea della cresta, dove troviamo numerosi centri abitati, qui insediatisi fin dal medioevo
(<3).
La displuviale su cui sorge Macerata separa la valle del Fiume Potenza e quella del Fiume
Chienti. Il fiume ha modelalto una vallata abbastanza ampia e aperta.
Al centro dello stralcio si nota l'innesto del Torrente Fiastra, che ha creato una spaziosa
area pianeggiante, oggi occupata da una zona industriale.
Il solco vallivo è attraversato da un'autostrada che si sviluppa a poca distanza dal fiume.
L'autostrada ha un tracciato sinuoso che segue l'andamento del fiume e della piana
alluvionale.
La ferrovia, a semplice binario, segue invece un tracciato più settentrionale, attestandosi ai
piedi della collina; il binario raggiunge la quota di 116 m.
Numerose sono le case sparse, quasi sempre raggiunte da rotabili secondarie o sentieri.
Siamo in un'area di vecchi poderi mezzadrili, che poteva essere sfruttata in epoca
preindustriale.
È ben visibile un elettrodotto che raggiunge la periferia orientale di Macerata e prosegue
verso sud ovest, passando a sud della città.