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CAPITOLO 2
LA TERRA

La Terra è un pianeta di forma rotondeggiante dalla superficie irregolare.

La forma della Terra come quella di tutti i corpi celesti è stata determinata da forze gravi-
tazionali dovute a forze fisiche: la forza newtoniana e quella centrifuga determinata dalla
rotazione del nostro pianeta sul proprio asse. L’attrazione gravitazionale diretta verso il ba-
ricentro del pianeta (idealmente il suo centro) ha fatto sì che la sua forma fosse sferoidale,
mentre la forza centrifuga che agisce perpendicolarmente all’asse di rotazione ha causato il
leggero schiacciamento dei due poli.

Per quanto riguarda la forma fisica della Terra si può affermare che essa è irregolare, basti
pensare che i dislivelli tra le profondità oceaniche e le più alte vette presenti nelle molte-
plici catene montuose si aggira intorno ai 20.000/25.000 metri. Esiste un dislivello di di-
verse decine di metri anche tra le due masse oceaniche più importanti: l’Oceano Atlantico
e l’Oceano Pacifico e nell’estremo sud del continente sud-americano, dove si incontrano,
danno vita a tempeste perenni di straordinaria violenza.

Al fine di consentire la rappresentazione grafica della superficie terrestre e i calcoli che ne


conseguono, ci permettiamo alcune considerazioni semplificative:

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- estendendo a tutta la terra la superficie del mare si ottiene il GEOIDE


- geometricamente il geoide è assimilabile ad un ellissoide di rotazione, che è una figura
solida ottenuta facendo ruotare un’ellisse attorno al proprio asse minore.
- Vista la scarsa eccentricità del geoide (differenza tra asse minore e maggiore 1/297),
introducendo una piccola approssimazione, si può considerare l’ellissoide di rotazione
- cioè la Terra- come una sfera terrestre convenzionale equivalente (stesso volume) di
raggio 6371,2 Km (approssimata a 6370 Km).

Disegno/confronto tra la terra come pianeta e l’ellissoide matematico

LE COORDINATE GEOGRAFICHE
Quindi, d’ora in poi considereremo la T. come una sfera perfetta.

Per risolvere il problema fondamentale della navigazione (dove sono?) bisogna definire un
sistema di coordinate che consentano la determinazione della posizione di un punto sulla
sfera terrestre convenzionale.
Per arrivare a questo dobbiamo costruire il RETICOLO GEOGRAFICO.
Prima, però, dobbiamo fare alcune considerazioni importanti.

La sfera è un corpo solido in cui qualsiasi retta passante per il centro è un asse di simmetria;
quindi, per prima cosa, è necessario sceglierne uno come principale.

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Viene scelto come asse fondamentale l’asse di rotazione (asse terrestre) che incontra la
superficie della sfera in due punti chiamati POLI. Quello dal quale si vede la terra ruotare
in senso antiorario viene chiamato POLO NORD, l’altro POLO SUD.

Dall’intersezione della sfera con un piano si ottiene sempre una circonferenza.

Se il piano passa per il centro della sfera si ottiene un cerchio massimo, raggio uguale quel-
lo della sfera. In tutti gli altri casi si ottiene una circonferenza di raggio minore rispetto a
quello della sfera (cerchio minore).

Se il piano è perpendicolare all’asse terrestre la circonferenza che si ottiene si chiama


PARALLELO. I paralleli sono tutti cerchi minori ad eccezione di uno, che è un cerchio
massimo e si chiama EQUATORE.

Se il piano contiene l’asse terrestre la circonferenza che si ottiene è un cerchio massimo che
passa per i due poli.
Si definisce MERIDIANO la semicirconferenza massima che va da un polo all’altro;
ANTIMERIDIANO la semicirconferenza massima opposta al meridiano.

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L’insieme dei meridiani, antimeridiani, paralleli e Equatore costituiscono il cosiddetto


RETICOLO GEOGRAFICO.

Sul reticolo geografico, stabilito sulla sfera terrestre convenzionale, per poter determinare
la posizione di un punto è stato stabilito un sistema di coordinate sferiche ortogonali, para-
gonabili alle coordinate cartesiane che definiscono la posizione di un punto sul piano. Per
fare questo, è necessario assumere dei riferimenti, cioè scegliere un parallelo ed un meri-
diano fondamentali.
Quali assi di riferimento sono stati scelti l’Equatore e il meridiano di Greenwich, per cui
l’origine delle coordinate geografiche è l’intersezione di questi due circoli massimi. (Fra
tutti i meridiani è stato scelto, come riferimento, il meridiano di Greenwich per le carat-
teristiche del proprio antimeridiano che è tra quelli che occupa il meno possibile di terre
emerse.)

L’Equatore divide la Sfera Terrestre Convenzionale in due emisferi detti Emisfero Nord
(Boreale) quello contenente il Polo Nord ed Emisfero Sud (Australe) quello contenente il
Polo Sud. Invece il meridiano di Greenwich con il suo antimeridiano dividono la sfera ter-
restre convenzionale in due emisferi, quello Est che si trova a destra di un osservatore posto
su Greenwich stesso che guarda verso il Polo Nord, West o Ovest quello opposto, cioè a
sinistra. Ora definiamo le coordinate:

LATITUDINE:
La latitudine di un punto si indica con φ, è
l’angolo al centro sotteso all’arco di meri-
diano compreso fra l’Equatore e il punto
considerato. Si misura in gradi da 0° a 90°
e si dice Nord o positiva se il punto si trova
nell’emisfero Nord, Sud o negativa se il pun-
to si trova nell’emisfero Sud.

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LONGITUDINE:
La longitudine di un punto, si indica con λ,
è l’angolo al centro sotteso al più piccolo
arco di Equatore compreso fra il meridiano
passante per il punto e il meridiano di Gre-
enwich. Si misura in gradi da 0° a 180° e si
dice Est o positivo se il punto e nell’emisfe-
ro Est, West o Ovest o negativo se il punto è
nell’emisfero Ovest.

Esprimendo le coordinate coi soli gradi interi, la posizione di un punto cade però entro
un’area d’incertezza enorme, pari a un “riquadro” del reticolo geografico, che, se preso su
un planisfero, misura 60 x 60 miglia nautiche; per avere un significato pratico, le coordinate
devono pertanto essere approssimate almeno al primo di grado, così da restringere il lato
del riquadro a un solo miglio nautico (1852 x1852 m).

Il numero dei primi di grado viene sempre espresso con due cifre, da 00’ a 59’. Per ridurre
ulteriormente l’approssimazione della posizione, le coordinate vengono espresse anche coi
secondi di grado oppure, come più spesso avviene sui display dei sistemi di navigazione a
lungo raggio, coi decimi di primo di grado.

Per esempio, dalle carte di navigazione strumentale Jeppesen, risulta che le coordi-
nate del VOR di Vogherasono 44°57.8’N/008°58.3’E, quelle del VOR di New York
40°38.0’N/O73°46.4’W, e quelle del VOR di Città del Capo 33°58.2’S/018°36.4’E.

Quindi, se indico una coppia di coordinate (29°45’N; 095°22’W), si identifica un ben pre-
ciso punto della Terra.

In definitiva, si può così sintetizzare: la latitudine rappresenta la distanza angolare del


punto dall’Equatore, la longitudine la distanza angolare dal meridiano di Greenwich.

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NOTA BENE: Per convenzione nelle indicazioni delle coordinate geografiche l’ordine dei
dati numerici relativi ai punti della Terra, sono sempre di LAT. prima e LONG. poi.
LAT.: due cifre per i gradi seguite dal simbolo N o S.
LONG.: tre cifre per i gradi seguite dal simbolo E o W.
Operando in questo modo non è indispensabile riportare la sigla in lettere greche.

IL MAGNETISMO
In natura esistono corpi che hanno la proprietà di attirarne altri nei cui componenti minerali
è presente un certo quantitativo di materiale ferroso. Questi corpi si chiamano magneti,
mentre il fenomeno di attrazione si chiama magnetismo. Il fenomeno del magnetismo è
noto fin dal VII° secolo a.C. quando Talete di Mileto scoprì la magnetite e le sue proprietà
di attrarre il ferro e trasmettere le sue proprietà attrattive agli stessi pezzetti di ferro venuti
a contatto, attraverso lo strofinamento. Consideriamo ora un magnete di forma allungata, le
sue proprietà magnetiche si trovano localizzate alle due estremità che vengono rispettiva-
mente indicate come Polo N (nord; positivo; rosso) e Polo S (sud; negativo; blu).

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Due poli di segno opposto si attraggono (f. di attrazione) mentre due poli dello stesso segno
si respingono (f. di repulsione).
Si definisce campo magnetico la regione dello spazio entro cui il magnete fa sentire la sua
influenza.

IL MAGNETISMO TERRESTRE
Il nostro pianeta ha nel proprio nucleo una altissima concentrazione di ferro, nickel ed altri
metalli pesanti allo stato fuso e non, può per questo essere paragonato ad una gigantesca
calamita. Dotato di un forte campo magnetico evidenziato dalle linee di forza che escono
dal polo magnetico negativo (sud) ed entrano in quello positivo (nord) e tracciano ideal-
mente sulla superficie terrestre un insieme di meridiani magnetici che danno origine ad una
vera e propria “gabbia magnetica” che avvolge la terra grazie alla quale è possibile l’uti-
lizzo dello strumento principe per tutti i tipi di navigazione: terrestre, marittima e aerea;
la BUSSOLA MAGNETICA.
Per comprendere a pieno il principio di funzionamento di questo strumento è necessario, a
completamento delle nozioni di magnetismo terrestre puntualizzare quanto segue:
I poli magnetici non corrispondono ai poli geografici, hanno una diversa ubicazione rispetto
a questi ultimi. Anche se questa differenza in termini geografici non è eccessiva è comun-
que importante. I poli magnetici hanno altre particolarità: non sono opposti tra loro e non
sono fissi rispetto alla superficie terrestre.
Caratteristica che viene evidenziata con il raffronto delle coordinate geografiche dei poli
magnetici rilevata cento anni fa con quelle relative ai giorni nostri:

fine ottocento: polo N magnetico = lat. 70°N; long. 090°W


polo S magnetico = lat. 73°S; long. 147°E

fine novecento: polo N magnetico = lat. 76°N; long. 100°W


polo S magnetico = lat. 65°S; long. 139°E

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Infine non giacciono sulla superficie terrestre ma al di sotto di quest’ultima, come se i due
estremi (i poli) dell’asse magnetico terrestre fossero infilati per alcune centinaia di metri
sotto terra.

Le linee di forza entrano da un polo magneti-


co ed escono dall’altro. Immaginiamo di so-
spendere ad un filo un ago magnetico dal suo
baricentro (in modo da sottrarlo alla forza di
gravità), osserveremmo che questo si disporrà
parallelamente alle linee di forza (ovviamente
invisibili) e perpendicolare al piano interse-
cante la superficie terrestre in corrispondenza
dell’equatore magnetico; ora immaginiamo di
avvicinarci ad un polo magnetico, seguendo lo
stesso meridiano di riferimento noteremmo che
il parallelismo dell’ago con la superficie del
pianeta scompare e compare una inclinazione
che aumenta fino a diventare massima in cor-
rispondenza del polo magnetico che si è preso
a riferimento e l’estremità dell’ago magnetico
punta direttamente la superficie della terra.

Rappresentazione della forza di inclinazione magnetica

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Questo spiega l’inattendibilità delle indicazioni della bussola magnetica ordinaria che
“impazzisce” in prossimità dei poli magnetici stessi e di conseguenza rende difficoltoso,
se non impossibile, l’utilizzo delle sue indicazioni. Una delle prove evidenti di queste dif-
ficoltà è stata l’impossibilità di raggiungere e determinare l’ubicazione dei poli geografici
finché non sono stati disponibili strumenti di navigazione e rilevamento della posizione
indipendenti dai rilevamenti magnetici.

Si definisce angolo di inclinazione magnetica (Dip Angle) l’angolo compreso tra il piano
orizzontale, parallelo alla superficie terrestre ed il piano passante per la linea di forza (an-
golo che risulta nullo all’equatore magnetico e massimo ai poli magnetici).

Curve di egual inclinazione magnetica (ISOCLINE)

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Linee di forza o meridiani magnetici: essendo il campo magnetico terrestre non perfet-
tamente simmetrico e omogeneo, seguono un andamento (o percorso) disgiunto da quel-
lo seguito e rappresentato sulle carte dai meridiani geografici e quindi c’è una differen-
za tra i loro valori angolari. Questa differenza angolare è detta Declinazione Magnetica
(variation) o Angolo di D.M. e può essere massima oppure nulla (linea agonica) in caso di
corrispondenza assoluta tra meridiani magnetici e meridiani geografici. VAR =0°

Dei valori di Declinazione si deve assolutamente tenere conto durante la pianificazione


delle missioni di navigazione.

Il massimo valore di Declinazione magnetica o Variation raggiungibile è di 180° sulla con-


giungente Nv --- Nm

Linee di ugual declinazione magnetica (ISOGONE)

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LA MISURA DEL TEMPO


È quasi impossibile dare una definizione di “tempo”, infatti il suo concetto è intuitivo. In
pratica può essere considerato come “una successione ordinata di avvenimenti”.
Infatti, il tempo si misura mediante l’osservazione di un fenomeno periodico che si ripro-
duce con le stesse fasi a partire da un instante preso come “zero”.

I primi fenomeni naturali ad avere le caratteristiche richieste sono stati quelli astronomici quali
-il moto apparente delle stelle, e
-il moto apparente del Sole.
Questi moti sono legati ai movimenti della Terra, pertanto è indispensabile un breve richia-
mo sui concetti generali di cosmografia.

Richiami di cosmografia
Il moto dei pianeti del sistema solare è rappresentato dalle “Leggi di Keplero”:
1- I pianeti descrivono attorno al Sole delle orbite chiuse a forma di ellisse di cui il Sole
occupa un fuoco.
2- Le aree descritte dai “raggi vettori”1 sono proporzionali ai tempi impiegati a descriverle.
3- I quadrati dei tempi di rivoluzione sono proporzionali ai cubi dei semiassi maggiori.

Quindi, se analizziamo il moto di rivoluzione della Terra attorno al Sole, si può affermare:
La Terra percorre attorno al Sole una traiettoria ellittica (chiamata Eclittica) con velocità
angolare non uniforme; infatti, per la 2 legge di Keplero, impiega lo stesso tempo per co-
prire gli archi di eclittica BA e QP (moto di rivoluzione).

Il punto in cui la Terra è più lontana dal Sole, si chiama “afelio” (4 luglio).
Il punto in cui la Terra è più vicina al Sole, si chiama “perielio” (4 gennaio).

1
Il raggio vettore è il segmento che unisce il centro del pianeta con il centro del Sole.

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La Terra è inoltre dotata anche di un moto di rotazione attorno ad un proprio asse (asse ter-
restre) inclinato di 23°27’ rispetto a quello dell’eclittica con velocità angolare che in prima
approssimazione possiamo considerare “costante”.
Questo moto della Terra fa si che tutti gli astri fissi nelle 24 ore compiano, apparentemente,
delle traiettorie parallele all’Equatore.

L’angolo esistente tra l’asse terrestre, e quello dell’eclittica determina il variare delle
stagioni.

Infatti, il Sole, che pur essendo una stella fissa assume tutti i moti relativi della Terra, per ef-
fetto del moto di rotazione terrestre descrive ogni giorno un circolo quasi parallelo all’Equa-
tore, mentre per effetto di quello di rivoluzione descrive in un anno un’orbita inclinata di
23°27’ rispetto al piano equatoriale, e questo secondo movimento fa variare l’incidenza con
cui la radiazione solare colpisce la Terra e con un conseguente diverso riscaldamento.
Il piano dell’Equatore e quello dell’Eclittica si interse-
cano su una retta, chiamata “retta degli Equinozi”(g
e g’). Per il punto g (punto vernale o d’ariete) il Sole
passa il 21 Marzo “Equinozio di primavera”, per il
punto g’ passa il 23 settembre “Equinozio d’autunno”.

I due punti in cui il Sole ha la massima distanza


dall’Equatore si chiamano “solstizi”; in particola-
re, “solstizio d’estate” (21 giugno) il Sole è vicino
all’afelio, “solstizio d’inverno” (21 dicembre) il Sole
è vicino al perielio. La foto a lato è stata scattata al
solstizio d’estate.

Definizioni
Dai moti periodici illustrati si ricavano le seguenti definizioni:
Giorno di un astro:
l’intervallo di tempo che trascorre tra due passaggi consecutivi di un astro dallo stesso
meridiano
A seconda dell’astro che si sceglie abbiamo avere vari tipi di “giorno”.

Il Giorno Sidereo è riferito al punto g è l’unità fondamentale per la misura del tempo in
Astronomia; i giorni siderei sono tutti uguali tra loro ed hanno una durata di 23h 56m 04s. Ma
la nostra vita biologica è strettamente legata al moto del Sole, pertanto è logico che sia più
comodo parlare di Giorno Solare Vero definito come l’intervallo di tempo che trascorre
tra due passaggi consecutivi del Sole Vero dallo stesso meridiano ed ha una durata media
di circa di 24h.

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Questa differenza tra il giorno sidereo e quella solare vero nasce dal fatto che durante un
giorno sidereo la Terra compie una rotazione di 360°, mentre, durante un giorno solare la
Terra compie una rotazione di 360° + α.
L’angolo α è determinato dal moto di rivoluzione contemporaneo a quello di rotazione; in
prima approssimazione α si può quantificare del valore di un grado (da qui la differenza di
tempo di 4 minuti), ma non ha esattamente sempre lo stesso valore a causa della variazione
della velocità angolare di rivoluzione (2° legge di Keplero).

Essendo il moto di rivoluzione un moto con velocità angolare variabile (vedi 2° legge di Ke-
plero) i giorni solari veri non sono tutti uguali tra loro; quello più lungo si ha all’incirca
al solstizio d’inverno quando la terra è in perielio ed ha la massima velocità angolare di rivo-
luzione, quello più corto quando la terra è in afelio; la loro differenza è di circa 51 secondi.

IL GIORNO SOLARE MEDIO


A causa della diversità dei giorni solari veri si è sentita la necessità per la misura del tempo
di introdurre un giorno medio che si riferisse ad un sole immaginario: il Sole Medio: astro
immaginario che percorre l’equatore con moto uniforme.

Si definisce quindi,
Giorno solare medio: l’intervallo di tempo che trascorre tra due passaggi consecutivi del
Sole Medio dallo stesso meridiano.

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I giorni solari medi sono tutti uguali tra loro ed hanno una durata di 24 ore.

La misura del tempo in navigazione aerea e nella vita civile


Definizione di “gruppo orario”:
dd/hh.mm
dove: dd - giorno del mese
hh - ora
mm- minuti
Ad esempio: 20/15.07 si legge: “sono le ore quindici e zero sette minuti del giorno venti”.

Local mean time


Come detto, per la misura del tempo ci rifacciamo al movimento apparente del “Sole Me-
dio”; il tipo di orario che ne deriva si definisce:
Tempo Medio Locale (LOCAL MEAN TIME) LMT: é il tempo riferito direttamente al
“Sole Medio”; sono le 12.00 LMT quando il “Sole Medio” si trova al meridiano del punto,
le 00.00 LMT quando si trova all’antimeridiano (quindi è l’orario riferito all’antimeridiano).
In uno stesso istante, se andiamo a valutare gli LMT a tutte le longitudini, troviamo tutti gli
orari da 00.00 a 24.00 LMT, sia come ore che come minuti.

Di conseguenza: un LMT ha significato solo se rapportato ad un preciso meridiano.

Questo tipo di riferimento viene usato esclusivamente per fini astronomici.

Greenwich mean time


Appare evidente che un simile riferimento orario creerebbe dei grossi problemi; ciascun
meridiano costituisce un proprio riferimento ed ha un proprio LMT.
Questo non è accettabile, soprattutto per un “mondo ad alta dinamicità” come quello aero-
nautico.
Per risolvere tutti i problemi è sufficiente avere un unico riferimento. Pertanto si è preso
come riferimento unico per tutti “l’ora locale del meridiano di Greenwich” che assume il
nome di:

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Tempo Medio di Greenwich (GREENWICH MEAN TIME) GMT.


Ad esempio, dire che “l’orario previsto per il decollo sono le GMT=22/15.31” significa che
il nostro volo inizierà quando sul meridiano di Greenwich sono le LMT=22/15.31; questo
indipendentemente dal meridiano in cui ciò avviene.
Essendo il meridiano di Greenwich quello identificato da longitudine “Zero” gradi, spesso
questo tipo di orario si indica in questo modo
20/15.31z dove “z” (zulu) sta per “orario riferito al meridiano Zero”.
Il mondo aeronautico si riferisce solo al GMT.

Civil mean time o zone time


Per la vita civile questi due tipi di orari non vanno bene:
- per LMT ciascun meridiano costituisce un proprio riferimento ed ha un proprio segnale
orario.
Ad esempio, limitandoci all’Italia ci sarebbero le seguenti differenze:

Torino (07°30’E) Lecce (18°30’E) Dλ = 11° g Δt = 44’

Ciò significa che quando a Lecce sono le 12.00 LMT, a Torino, che si trova relativamente
più a Ovest, sono le 11.16 LMT.
- per il GMT la scelta è unica per tutta la terra: alle GMT = 12.00 nelle varie parti del mon-
do si stanno facendo le operazioni più svariate (chi dorme, chi cena, chi si sta alzando…..).

Quindi, per venire incontro alle necessità della vita civile è stato introdotto:
Tempo Medio Civile (CIVIL MEAN TIME o ZONE TIME) ZT.
La terra è stata divisa “convenzionalmente” in 24 zone (FUSI) di ampiezza 15° (1 ora), e
all’interno di ciascuna zona viene preso un unico riferimento “il meridiano centrale del
fuso”.
Quindi, lo ZT è LMT del meridiano centrale del fuso.

Da quanto detto appaiono evidenti le seguenti considerazioni sul ZT:


-all’interno di uno stesso fuso si mantiene un unico riferimento di tempo, quello del meri-
diano centrale;
-passando da un fuso a quello vicino si deve cambiare il riferimento di un’ora intera (in
avanti se si viaggia verso EST, indietro se si viaggia verso OVEST).

Nella realtà i fusi assumono delle forme “irregolari” che risultano comode alle attività civili
ad es.:
- seguono i confini degli stati;
- il fuso 12 è praticamente ridotto ad una linea (linea di cambiamento di data).

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Il problema della data


Analizzando la distribuzione delle ore locali sulla terra in uno stesso istante, ci rendiamo
conto che devono esistere due date diverse di un giorno; infatti, all’antimeridiano del Sole
sono le 24.00LMT orario che segna il passsaggio da un giorno a quello successivo. Allo-
ra si può affermare: “ad ogni istante, su tutta la Terra, sono presenti due settori con date
diverse”. I due meridiani che separano questi settori sono uno mobile (l’antimeridiano del
Sole) l’altro fisso (l’antimeridiano di Greenwich). Quest’ultimo viene chiamato linea del
cambiamento di data. È lo spartiacque che fa in modo che sulla terra ci siano sempre due
date diverse e la stessa data solo per l’istante in cui e mezzogiorno sul meridiano di Gre-
enwich. La linea del cambiamento di data attraversa il globo da nord a sud in corrispon-
denza dell’oceano Pacifico rimanendo così al di fuori dei continenti presenti nell’area ed
evitando che gli stati possano trovarsi nella curiosa situazione di avere un orario simile, ma
addirittura due date diverse.

UNIVERSAL TIME COORDINATED


Con l’adozione del Sistema Internazionale di unità di misura è stato introdotto l’UTC
(UNIVERSAL TIME COORDINATED) in sostituzione del GMT, ma ai fini pratici della
navigazione aerea non è cambiato nulla; cerchiamo di capire il perchè.
La differenza tra i due sistemi è nell’unità di misura presa come riferimento;
-l’unità di misura per il GMT è il “secondo solare medio” definito come la 86.400 parte del
giorno solare medio.
-l’unità di misura per l’UTC è il “secondo atomico” definito come “la durata di 9.192.631.770
periodi della radiazione corrispondente alla transizione tra due livelli vicini dello stato fon-
damentale dell’atomo di Cesio 133”.

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La necessità di questa innovazione è derivata dall’introduzione degli orologi atomici che


sono gli strumenti più precisi per la misura del tempo esistenti al giorno d’oggi; per il loro
funzionamento utilizzano come fenomeno periodico le oscillazioni atomiche generate da
alcuni elementi particolarmente stabili.
L’introduzione di strumenti tanto precisi ha confermato quelle erano antiche intuizioni: i
moti periodici della terra subiscono delle variazioni, alcune regolari e altre irregolari causa-
te dall’intervento di molti fenomeni, quali ad esempio l’onda di marea, la diversa distribu-
zione stagionale di grandi masse di neve e ghiacchio, le brusche e imprevedibili modifiche
alla distribuzione di masse all’interno del globo terrestre, ecc...
Quindi ci troviamo nelle condizioni di dovere fare coesistere la precisione degli orologi
atomici con le irregolarità dei moti terrestri. La soluzione più semplice è stata quella di
“controllare” il tempo atomico con gli strumenti astronomici di osservatori specializzati.
Quando la differenza tra le due misure supera il mezzo secondo, si stabilisce di apportare
una correzione contemporanea di un secondo a tutti gli orologi atomici della Terra.
Questo ad esempio è accaduto all’ultimo minuto del 2008 che è durato 61 secondi e non 60.
Questi “coordinamenti” vengono di norma esaminati ogni 6 mesi.

IL CREPUSCOLO E LE EFFEMERIDI AERONAUTICHE


Le effemeridi aeronautiche (air almanac) sono tabelle che derivano dalla riduzione dei
dati contenuti nelle effemeridi astronomiche. Queste ultime hanno lo scopo di fornire le
coordinate orarie di un astro in funzione UTC (o GMT) e della data, calcolate e compilate
con molto anticipo. Quelle aeronautiche, riguardano dati relativi alle ore del sorgere e del
tramontare del sole nelle località del pianeta, a tutte le latitudini per i 365 giorni dell’anno
e permettono di ricavare la durata della luce crepuscolare

Luce crepuscolare:
Per luce crepuscolare si intende quella luminosità indistinta che precede l’alba e segue il
tramonto del sole, la cui durata varia a seconda della latitudine e della stagione.
Esistono tre tipi di crepuscolo:
Il crepuscolo civile
inizia o finisce quando il sole, astro di riferimento, si trova 6° sotto l’orizzonte e sono vi-
sibili le stelle di prima grandezza, la sua durata alle nostre latitudini e di circa mezza ora.

Il crepuscolo nautico
inizia e finisce quando il sole è 12° sotto l’orizzonte, è percettibile l’orizzonte marino e
sono visibili le stelle di seconda grandezza.

Il crepuscolo astronomico
inizia e finisce quando il sole è 18° sotto l’orizzonte e tutti gli astri sono visibili.

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Esempio 1
Un a/m decolla alle UTC = x/09.21 da “A” posto nel fuso 4W e dopo un volo della durata
di FT = 3h 09m prevede di giungere a “B” posto nel fuso 2E.
Determinare gli orari civili (ZT) al decollo da “A” e all’arrivo a “B”.

Ricordando che
ZT = UTC ± nfuso
dove: nfuso corrisponde ad un numero di ore intere pari al numero del fuso

ZTA = x/09.21 + (-4h) = x/05.21

UTCB = x/09.21 + 3h09m = x/12.30

ZTB = x/12.30 + (+2h) = x/14.30

Esempio 2
Dalle tavole delle Effemeridi si ricava che oggi a Forlì (44°12’N; 012°E) il Sole sorge alle
05.28. Determinare l’orario UTC di inizio dell’attività del volo VFR.

Ricordando che gli orari del sorgere e del tramonto del Sole sulle tavole delle Effemeridi
sono gli unici casi in cui ci si imbatte in LMT, e che il moto apparente degli astri avviene
da EST verso WEST con una velocità angolare di 15°/h, (oppure, 4minuti per ruotare di un
grado), si procede in questo modo:

LMT = UTC ± λh

Dove con il termine λh si intende il tempo che impiega il Sole per ruotare di un angolo
uguale alla longitudine del luogo; in particolare per Forlì:

λh = 12/15 = 48minuti oppure λh = 12 * 4 = 48minuti

quindi, UTC = x/05.28 – 48m = x/04.40 (UTC del sorgere del Sole)

Ricordando che in Italia le attività del volo VFR si possono iniziare da 30m prima del
sorgere del Sole, la risposta al quesito è UTC = x/04.10

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CAPITOLO 3
LA BUSSOLA MAGNETICA ORDINARIA

La più semplice bussola magnetica consiste in un ago magnetizzato libero di ruotare su di


un perno in un piano orizzontale. L’ago tenderà a portare il suo polo negativo nella direzio-
ne del nord magnetico indicando su una scala opportunamente graduata, l’angolo riferito
sempre al nord magnetico, definito come prua bussola.

Componenti della bussola:


• Contenitore stagno (cassa) all’interno del quale c’è un liquido (kerosina) che ha un dupli-
ce scopo: ridurre gli attriti meccanici tra ago e tamburo consentendo l’uso dello strumento
anche a bassissime temperature, ma soprattutto smorzare le oscillazioni, cioè rendere la
bussola tranquilla;

• Perno di supporto,

• Ago magnetico montato sull’equipaggio mobile;

• Corona graduata in gradi con valori fluorescenti (è usato il trizio);

• Linea di fede;

• Luce per l’utilizzo notturno;

Bussola magnetica aeronautica

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La bussola magnetica è uno strumento molto instabile che risente in modo particolare dei
turbamenti del suo stato di quiete. In particolare è influenzata dai campi magnetici esterni,
che a bordo degli aeromobili sono molto marcati, quali ad esempio quelli generati dal mo-
tore o dagli impianti elettrici (errore della deviazione bussola).

Per cercare di contenere questi errori, la bussola è equipaggiata da compensatori magnetici


(dispositivo di compensazione) costituito da due magnetini perpendicolari tra loro.

La messa a punto e la calibrazione viene effettuata su un’apposita piazzola detta


“piazzola giri-bussola”.
Dalla calibrazione si ricava la tabella “delle deviazioni residue” con le quali si ottimizza
l’impiego dello strumento magnetico.

Esempio di tabella dalle deviazioni


residue presente a bordo

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Ci sono errori che non possono essere compensati meccanicamente (Errori di manovra)
sono quelli causati dalle accelerazioni dovute alle variazioni di velocità e alle virate come
illustrato in figura.

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Nord vero: determinato dall’intersezione dell’asse di rotazione terrestre con la superficie


del pianeta.

Nord magnetico: determinato dalla confluenza in un solo punto delle linee di forza del
campo magnetico terrestre.

Nord bussola: determinato dalla componente magnetica a bordo degli aeromobili che di-
pende dalla struttura stessa del velivolo e dai suoi impianti elettrici

Definizione di prua o heading:


Angolo misurato in senso orario compreso tra un punto di riferimento e l’asse longi-
tudinale dell’aeromobile.

MH = TH – (± VAR)

TH = MH + (± VAR)

• Prua vera (true heading TH) riferita alla direzione del nord vero.

• Prua magnetica (magnetic heading MH) riferita alla direzione del nord magnetico.

• Prua bussola (compass heading CH), cioè la prua magnetica corretta dalla
deviazione.

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CH = MH – (± δ)

MH = CH + (± δ)

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