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PEDAGOGIA DELLE DIFFERENZE

Comprendere il bullismo femminile→


Stella Rita Emanuele
Partiamo dal bullismo in generale e il suo fenomeno: sia nell’età infantile che nell’adolescenza, è
difficile inserirsi all’interno del gruppo(sin dalla scuola primaria) dei pari con una continua ricerca di
consenso dai pari attraverso comportamenti emulativi → la dinamica dell’emulazione è una delle
origini fondanti del fenomeno del bullismo. Le caratteristiche peculiari del bullismo sono:
● azioni mirate a fare del male o a danneggiare gli altri
● comportamento ripetuto e sistematico
● squilibrio di forze dove la vittima è inferiore rispetto al bullo o bulla.
Questi comportamenti sono caratterizzati da oppressione fisica, verbale, psicologica, diretta
o indiretta (= caratteristica del bullismo femminilo dove c’è un forte isolamento della
persona).
Spesso gli adolescenti si trovano a vivere un turbinio di emozioni perché ci sono dei recettori quali la
dopamina che vanno a muovere all’interno della nostra mente e conseguente personalità tante di
quelle situazioni che si trasformano in comportamenti che possono risultare strani. C’è una netta
distinzione tra aggressività e bullismo: la prima è la tendenza psicologica a proteggere ciò che è mio,
come una forma quasi di possesso, e quindi io aggredisco anche con uno schiaffo = fattore legato ad
un solo episodio; il bullismo invece è aggressivo, fisico, si perpetue nel tempo e avviene all’interno
delle strutture scolastiche. (Il mobbing è il bullismo nell'ambito lavorativo). La specificità del
bullismo consiste invece in una relazione particolare tra una vittima e un carnefice→ ciò che unisce la
vittima al carnefice è una comune sfiducia nella possibilità degli adulti di capire i loro problemi e
comporta un conseguente distanziamento da loro.
Le vittime di bullismo possono manifestare in diversi modi il proprio malessere:
-alcuni evitano di andare a scuola
- sentimenti di pausa della scuola o di uscire di casa
- comportamenti di evitamento
-stress, mal di stomaco, mal di testa, ansia
La vittima non si rivolge ai genitori perché crede di ferirlo nel comunicare la sua vulnerabilità.
Anche il bullo però soffre e non si fida del genitore, manifesta il suo disagio, il suo
comportamento è indice di debolezza e insicurezza. Il bullismo non si giustifica, è atroce ed
è cresciuto durante la pandemia. La società oggi è definita eteronormativa: la persona
socialmente accettata è l’uomo bianco medio etero e borghese. Tutto ciò che si discosta da
questi parametri rientra nella diversità ma noi non dobbiamo parlare di diversità ma di
differenze perchè chi definisce cos’è normale e cos’è diverso? Siamo tutti individui unici, le
esperienze, il carattere e le personalità ci definiscono come esseri differenti e non diversi.
Tante volte l’essere non all’interno di questi parametri può essere una radice del fenomeno
del bullismo.
Rivolgersi al genitore è impossibile perché il bullo si aspetta che questi reagisca contro di lui
non permettendogli di entrare in contatto con i propri aspetti di vulnerabilità. Il bullo manca di
mentalizzazione ovvero la capacità di comprendere sé stesso e gli altri in termini di
emozioni, sentimenti e intenzioni. Questo è legato a Feuerstein: se io penso e rifletto su me
stesso, ho la capacità di mentalizzazione e riesco a rispondere in termini di emozioni e
sentimenti a ciò che mi succede. Questo passaggio è comunque un evento traumatico sia
per il bullo che per la vittima.
Bullismo femminile
Ha dei caratteri propri e l’aggressività è più mediata, fluida e meno di impatto ma è
sicuramente dannosa.Il bullismo femminile in realtà non viene riconosciuto perchè non
rientra nello stereotipo della femminilità. Partiamo dalla definizione di stereotipo ovvero
economia della mente, serve a semplificare la realtà. Allo stereotipo è strettamente legato al
concetto di pregiudizio ovvero giudizio prima della conoscenza di quella determinata situazione o
conoscenza che comporta la difficoltà di cambiare idea, la paura, etichettare. Questi portano l’essere
umano ad etichettare un altro essere umano in determinate categorie che sono definite dalla società
ma, la società siamo noi→ questo è il famoso autogol. Bisogna prima di tutto lavorare su noi stessi
perché lo stereotipo avviene in maniera inconscia ma quando noi diamo dei giudizi a priori senza aver
conosciuto la persona non stiamo facendo nulla di buono. Secondo l’eteronormativià che vede l’uomo
bianco medio borghese ed etero, la ragazza ,che non appartiene a questa eternormatività, rientra
all’interno di un’etichetta che ha delle caratteristiche. La bulla sa che deve rientrare nello stereotipo
creato dalla società: lei che pratica bullismo nel tempo sa di dover rientrare all’interno di un’etichetta,
la bulla non commette questi atti(sputare, dare fastidio) perché sa che fuoriesce. Per questo nel libro si
parla di copioni di genere: dobbiamo pensare ad uno spettacolo dove la bulla deve
incarnare lo stereotipo perfetto della donna perfetta contro colei che queste caratteristiche
non ne ha, contro chi non ama apparire, che non vuole vestirsi bene.La ricerca ci dice che la
bulla sfoga l’aggressività perchè non le è stato possibile poter essere quella che è perchè
doveva rientrare nello stereotipo di genere fornito dalla società.
L’ipotesi di partenza è che il bullismo femminile venga condizionato dalle relazioni che le
ragazze instaurano tra di loro e dipende dal genere. E poi dall’apparato simbolico.
Il bullismo femminile è un fenomeno indiretto e relazionale ma studi odierni dicono
che l’aggressività non viene di certo a mancare. Ci sono le bulle che picchiano le
ragazze, sono situazioni rare, non di certo che si ripetono sempre come nel bullismo
maschile, ma ci sono e sono più diffuse. E’ indiretto e relazionale perché l'obiettivo è sparlare
della vittima in sua assenza, divulgare le sue confidenze, escluderla dal gruppo→ asocializzare la
vittima. (spesso nel gruppo c’è la migliore amica della vittima che sa cosa l’amica sta passando ma
decide di farsi amica la nemica per evitare che la stessa situazione si ripercuota su di lei), usare insulti
e soprannomi per umiliarla in pubblico, voltarle le spalle mentre si avvicina, cambiare argomento
quando lei si avvicina, rubarle il fidanzato. Le cause per scatenare l’ossessione possono essere varia:
dal body shaming, la gelosia per i rendimenti scolastici etc. Ma questi sono il sintomo, come si
esplicita il bullismo.
Alle radici c’è l’aggressività.
Le ragazze vengono educate ad essere dolci e l’aggressività prende strade ambigue tra cui
il bullismo. Le bulle, in genere, non soffrono di problemi di comportamento, si sanno
relazionare con gli altri e utilizzano le loro armi di potere per imporre il loro status sociale tra
le coetanee. L’aggressività non è considerata conforme al genere di appartenenza. Questo
aggettivo non è casuale ed è chiaro che la posta in palio è la popolarità. Nel mirino finiscono
le ragazze dette diverse dal punto di vista del colore della pelle, l’abbigliamento, il corpo, dal
punto di vista cognitivo, per la classe sociale. Per questo il bullismo femminile è
intersezionale perché va a mirare quelle ragazze che appartengono ad etnie diverse,
religioni diverse.
SLIDE IMPORTANTE: CLAMOROSO AUTOGOL. → guerra di tutte contro tutte, di tante contro
poche. Conferma la subordinazione ai modelli dominanti perché io mi sottometto dal modello che
dalla società è stato definito. Le bulle finiscono per perpetuare inconsapevolmente l’oppressione che
da sempre l’uomo ha fatto sulla donna, ed è per questo che è un assoluto autogol.
RICERCA:
Si tratta di una ricerca nazionale perché coinvolge più atenei e partner: verona, foggia, roma
etc..
Il titolo è “ bullismo femminile a scuola, un’indagine intersezionale mixed method" → va a miscelare
la ricerca quantitativa e qualitativa. Bisogna partire dai riferimenti teorici, dalle bibliografie ma in
questo caso non ce n’erano abbastanza ed è proprio per questo che è nata questa ricerca: colmare
questa lacuna. Durante la pandemia il bullismo è cresciuto in maniera potenziale e vorrei parlare
adesso del cyberbullismo.
Abbiamo notato che il bullismo nasce all’interno del contesto scuola e per questo, se
accadono fuori da questo ambiente, assumono nomi diversi. Con la pandemia e la DAD e i
gruppi whatsapp, questo bullismo femminile che aveva luogo spesso durante la ricreazione
si è trasferito nel cyberbullismo femminil nelle chat che vedono però gli stesi obiettivi:
-asocializzare la vittima
-rubarle gli amici, il fidanzato
-deridere
Cose che sono motivate dalla mancanza di rispetto della bulla verso l’altra persona.
Su instagram ci sono anche i commenti anonimi che fanno sì che i leoni da tastiera si
nascondono dietro lo schermo del pc, dello smartphone. Il cyberbullismo non è un’evoluzione
del bullismo, ha della dinamica proprio, un proprio periodo di sviluppo e uso strumenti diversi con
obiettivi diversi→ è una variante che nasce da determinate concezioni.
Ma se non ci sono fonti bibliografiche cosa devo fare? Uso i fondamenti teorici e da li si
costruisce una bibliografia. I presupposti teorici sono:
-aggressività
-adolescenza
-pensiero femminista e gli stereotipi
-bullismo in generale
-bullismo femminile dove ci sono articoli
Successivamente bisogna fare un disegno di ricerca. Questo è di tipo trasversale perché attraversa più
persone, individui differenti tra di loro ed è di tipo descrittivo perché va a descrivere la situazione di
queste ragazze rispetto al tema del bullismo femminile. Dopo il disegno di ricerca segue la
presentazione: durante il periodo di pandemia 2019, nonostante fosse presente prima , il bullismo
femminile è esploso in maniera potenziale.I dati si sono esplicitati senza freno. Mancano però ipotesi
articolate sulla genesi e tenta a colmare questo vuoto e va ad unire, per indagare, i metodi
dell’indagine qualitativa e quantitativa. L’indagine qualitativa è quella basata sul focus group. Dato
che eravamo in dad, i focus group si sono fatti su meet, online→ in accordo con le studentesse, gli
incontri erano fuori dall’orario scolastico. Una cosa fondamentale è stata quella di usare piattaforme
online approvate dalla scuola. Prima di fare ciò il progetto viene presentato tramite la scheda
riassuntiva che si realizza per invitare le scuole a partecipare

Capitolo 7: Let me google that for you, il discorso


online sul bullismo femminile tra Italia e Stati uniti
(Mackda Tesfaù)
Nonostante non vi sia ragione di pensare che il fenomeno del bullismo agito da soggetti
femminili abbia origini più recenti di quello agito da soggetti maschili, esso è divenuto da
poco oggetto di ricerca e di dibattito. Le diverse ragioni di questo ritardo sono riconducibili a
un assunto sessista che vedrebbe la violenza esclusiva della maschilità. Tale assunto non
solo misconosce la natura articolata delle diverse forme di violenza ma contribuisce anche
ad occultare il ruolo che i soggetti femminili assumono nella produzione e riproduzione dei
rapporti di gerarchia e violenza che si instaurano nei gruppi di pari. Ciò che ha contribuito a
rendere ineludibile un discorso sul bullismo agito da soggetti femminili è l’avvento del social
network e il fenomeno del cyberbullismo. Grazie a questo evento abbiamo la diffusione di
video e immagini a scopo denigratorio e bullistico che sono divenuto gli strumenti attraverso
i quali la violenza arriva a palesarsi alle autorità e all'opinione pubblica rendendo così
facilmente visibile la partecipazione femminile alle forme tradizionali di bullismo diretto.Ma se
internet è lo spazio in cui i giovani rischiano di diventare vittima di cyberbullismo, è anche lo
spazio nel quale le persone producono e cercano strumenti e informazioni per affrontare il
fenomeno del bullismo. Bisogna quindi capire che tipo di informazioni e contenuti vengono
prodotti e fruiti nella rete ed ecco che, a tale scopo, è stata condotta una ricerca su materiali
online in italiano e in inglese per comprendere quali continuità e quali differenze si
instaurano tra i due contesti.
Per effettuare questa prima mappatura del discorso prodotto online sul tema del bullismo
femminile si è scelto di appoggiarsi all’indicizzazione di Google. Nel lessico quotidiano sono
molte le parole che si riferiscono a questo ricercatore e la tendenza è talmente radicata da
essersi consolidata in una forma di umorismo. Esiste l’applicazione “let me google that for
you” che crea un link da inviare a chi pone ingenuamente domande che potrebbero essere
rivolte a questo motore di ricerca. Il link generato viene inviato a chi fa la domanda il quale
clicca e, attraverso alcuni passaggi ironicamente didascalici, viene a sua volta indirizzato
alla pagina google corrispondente alla domanda che aveva posto. Google è il primo
strumento di ricerca interpellato dalla popolazione che usa internet: che si tratti di un
insegnante che ritiene di doversi informare sul fenomeno, di un genitore che cerca strumenti
per capire meglio il figlio o anche una vittima che cerca comprensione e vicinanza. Ogni
volta che un individuo opera una ricerca online sul bullismo femminile, batte una pista e
quindi segue un sentiero intricato all’interno della rete. Il link diventa sempre più rilevante
perchè il meccanismo di indicizzazione tiene conto anche dell’afflusso di visitatori e del
percorso che si è fatto per arrivare a una determinata risorsa e il sito più cliccato avrà una
posizione privilegiata nel web. Google permette inoltre di effettuare una ricerca sulla ricerca
ovvero di sapere cosa hanno cercato e cosa hanno trovato le persone che hanno effettuato
una ricerca sul bullismo femminile, grazie agli strumenti di meta ricerca come Google
Trends.
La presente ricerca è un’analisi qualitativa di un corpus di natura quantitativa. Sebbene ci
siano delle difficoltà a livello epistemologico, queste difficoltà vengono meno una volta che si
assume l’indicizzazione google non come prodotto di una selezione ma come una realtà che
si vuole indagare in sé. Non viene operato un campionamento ma vengono semplicemente
raccolti i dati presenti all’interno del campo scelto. Per ogni ricerca di parole chiave sono
state prese in esame le prime 5 pagine di risultati nelle quali si esaurivano i contenuti più
coerenti rispetto al tema dello studio condotto.
Il panorama italiano
I contenuti a cui si ha accesso attraverso una ricerca google possono essere suddivisi in:
-fonti testuali
-fonti visuali → a sua volta divisi in video ed immagini
Nel panorama italiano si ritrovano 4 categorie principali di contenuti testuali in ordine di
incidenza:
1. I siti di divulgazione psicologica→ sono i più numerosi e i più visitati. Si tratta di luoghi nei
quali i professionisti tentano di farsi riconoscere e allargare la loro rete di contatti e pazienti. I
contenuti sembrano rivolti ai genitori dei soggetti bullizzati e la costruzione delle
informazioni è standardizzata. Lo schema degli articoli è immutato:
-introduzione→ si parla del tema del bullismo femminile e vengono indicate le ragioni che
portano a indagare il fenomeno
-identikit della bulla
-conseguenze della violenza bullistica
-consigli su come individuare il problema e la soluzioni da adottare.
Tutti gli articoli concordano sul fatto che la violenza femminile sia più sottile, subdola
e nascosta e quindi difficile da trovare. La violenza femminile predilige strumenti
indiretti come la calunnia, il pettegolezzo e la critica diventando così una violenza
psicologica e relazionale. E’ evidente il legame con il cyberlussimo che è uno degli
strumenti della violenza bullistica femminile. L’obiettivo della bulla viene identificato
con l’isolamento della vittima grazie al proprio capitale sociale ovvero all’influenza
che la bulla ha sul gruppo. La bulla sembra, infatti, agire sempre in branco e ha la
capacità di individuare e infierire sui lati più deboli della persona presa di mira. Le
vittime sono di due tipi:
-persone portatrici di particolari differenze e incapaci di difendersi
-ragazze ammirate che potrebbero costituire una minaccia per la bulla
Vi è un’attenzione particolare ai sintomi che ci potrebbero far pensare a una possibile
situazione di bullismo come per esempio l’isolamento, la perdita di amicizie, il calo
del rendimento scolastico e poi si parla delle ripercussioni che il bullismo potrebbe
avere sulla vittima come disturbi d’ansia, depressione, perdita dell’autostima, disturbi
alimentali e poi, in casi estremi, suicidio.
Le soluzioni suggerite variano dal dialogo con la vittima alla presa in carico della
situazione da parte dei genitori e dell’istituzione scolastica. In un solo caso si dice
che si dovrebbe lavorare in ottica preventiva con i gruppi classe e si fa riferimento
alla dimensione collettiva che tale fenomeno non può che assumere.
Tutti gli articoli concordano sull’aumento del fenomeno ma affermano che è più
difficile da identificare perché è come se si nascondesse. Solo un articolo mette in
luce come la predisposizione a identificare la violenza abbia portato a diffondere
nell’immaginario collettivo l’idea che siano solo i maschi a mettere in atto tali
comportamenti. Nonostante ciò, il pezzo assume come si sia un incremento degli
episodi di bullismo femminile e che non ci siano molti studi a riguardo. Gli articoli
tendono a dare per scontato che le vittime di bullismo femminile siano altre ragazze
configurando il fenomeno come una forma di violenza intra-genere. Infine, un caso
visibile a causa della sua posizione, afferma che esiste una sorta di dimensione
biologica del bullismo legata al protagonismo delle femmine alfa e alle dinamiche di
dominanza presenti nei gruppi umani e nei primati. Un dato di degna nota è che in
questa categoria i risorse non si trovano accetti al contenuto delle violenze indiretta
tranne qualche cenno all’abbigliamento e all’aspetto fisico.
2. notizie di cronaca→ La cronaca è diversa dai siti di divulgazione psicologica sia per il
pubblico a cui si rivolge sia per il contenuto che tratta. Le notizie sul bullismo femminile si
riferiscono a fatti di violenza fisica che hanno come protagoniste ragazze adolescenti. Gli
articoli assumono spesso toni paternalistici e sembrano mettere a confronto il mondo degli
adulti con quello degli adolescenti e i toni hanno l’effetto di amplificare la notizia favorendo
l’aumento del fenomeno.I casi di cronaca sembrano condividere una caratteristica perché
sono stati documentati da video prodotti con cellulari che, successivamente, sono stati
condivisi sui social network, sono poi arrivati ai genitori e alle autorità. Le notizie di cronaca
occupano uno spazio significativo dell’articolazione online circa il tema del bullismo
femminile e vengono usate come forma di legittimazione di una narrazione che vedrebbe un
aumento del fenomeno. Il fatto che casi di cronaca circa atti di violenza fisica siano usati a
fondamento di analisi che insistono sul carattere psicologico e relazionale del bullismo
femminile, dimostra una contraddizione fondamentale e porta a interrogarsi rispetto alle
modalità in cui la violenza di genere femminile viene letta ed elaborata.
3. campagne di sensibilizzazione→ si tratta di tutti gli interventi volti a creare informazione e
coscienza rispetto al problema del bullismo femminile tra i quali ritroviamo 3 campagne anti-
bullismo:
- progetto legato a un famoso brand
- ente istituzionale
- sito dedicato al bullismo e gestito da giovani adolescenti
I primi due contemplano la campagna dell’anti-bullismo e la circoscrivono dentro un
panorama più ampio mentre il terzo è completamente dedicato al bullismo femminile.
L’indicizzazione google sembra premiare l’intervento del progetto “autostima” che mima il
movimento femminista body positive che ha come obiettivo la promozione del proprio corpo
e un’emancipazione dai canoni di visibilità e bellezza egemoni. La pagina è rivolta alle madri
delle vittime di bullismo e la descrizione del fenomeno sembra riprendere la struttura
proposta dagli articoli nei siti di divulgazione psicologica. Il bullismo femminile è descritto
come subdolo, premeditato e di carattere psicologico, il principale elemento di interesse è il
modo in cui viene sottolineato il problema dell’immagine femminile e dell’aspetto fisico.
L’articolo mette in luce un aspetto fondamentale del contenuto della violenza bullista ed
emerge come le ragazze vittime di body shaming sviluppino problemi di autostima sul lungo
periodo nel rapporto con se stesse e con gli altri. Anche secondo l’ANCI ovvero
l’associazione nazionale comuni italiani, il bullismo feminile è intra genere e di carattere
psicologico. Nel pezzo, si sostiene che la ragione dell’assenza di una rappresentazione
femminile nei lavori di Olweus sia da attribuire al carattere stesso di questa violenza, difficile
da individuare a causa degli strumenti invisibili utilizzati. L’articolo fa riferimento alla
dimensione sociale del gruppo in cui avviene il bullismo suggerendo che esso possa avere
anche ragioni conservative come il desiderio di mantenere una determinata situazione
protetta da nuovi elementi. L’ultimo articolo preso in considerazione appartiene ad un sito
che si focalizza proprio sul fenomeno del bullismo e apre denunciando il fatto che il bullismo
femminile è ancora spesso sottovalutato se non addirittura ignorato. La pagina si rivolge sia
ai ragazzi che ai genitori e ripropone lo schema visto più volte. Le pagine che ospitano le
campagne ad hoc sembrano non essere tanto diverse rispetto alle pagine di divulgazione
psicologica per quanto riguarda il contenuto pragmatico, è vero però che il richiamo ai
contenuti della violenza e la maggiore considerazione della dimensione ambientale del
fenomeno sposta il discorso da una prospettiva volta all’intervento psicologico ad una
dimensione collettiva e sociale.
4. riviste al femminile→ sono l’ultimo contenitore da prendere in considerazione e dal quale
vengono isolati due pezzi di divulgazione indirizzati ad un pubblico generico di lettori:
-il primo inizia con la considerazione che l’aggressività maschile ha trovato nella
storia forme di codifica e organizzazione che hanno determinato la regolazione; la
socialità femminile invece non ha copioni di guerra quindi le giovani ragazze devono
reinventare i fondamenti del loro stare in gruppo e porsi in contrapposizione. Per
l’autrice dell'articolo è questa la ragione che porta le giovani amiche a individuare
elementi esterni sui quali sfogare l’aggressività. Gli aspetti presi di mira sono gli
inestetismi ma vengono messi in luce anche elementi di distinzione come il successo
scolastico.Il pezzo identifica nella dimenzione virtuale una componente prepotente
della pervasività del fenomeno introducendo il problema dell’iperconnessione e
invitando i genitori a intervenire per tutelare le ragazze, allontanarle da internet e
facendole tornare al mondo reale
-il secondo pezzo apre avvisando dei pericoli dei rapporti virtuali per gli adolescenti.
Come gli articoli di divulgazione psicologica, il pezzo insiste sull’aumento del
fenomeno ed ospita l’intervento di uno specialista che sostiene che il bullo abbia una
psicopatia caratteriale, caratterizzata da una forte tendenza al sadismo. All’interno
del gruppo che opera violenza assume il ruolo di leader la persona più disturbata e
quindi il leader organizza il gruppo cercando di mettere in luce sé stesso. L’articolo
conclude sostenendo che il bullismo si possa combattere solo attraverso la vigilanza
e l’intervento degli adulti sul mondo degli adolescenti.
Il panorama statunitense
La ricerca dei termini chiave female bullying ha portato alla luce delle differenze interessanti.
I risultati si concentrano sul mondo adulto e in particolare sul rapporto delle donne sul luogo
di lavoro quindi quando il termine non ha connotati di genere diviene il corrispettivo di ciò
che in italia viene identificato con il termine mobbing. Al contrario se scriviamo girls bullying
insistiamo sull’età del soggetto femminile. Tale differenza non è visibile se noi cerchiamo
direttamente bullying senza specificare altro perché questo ci riporta al bullismo in ambiente
scolastico. I siti visionati sono così di natura diversa e ciò rende impossibile il tipo di
raggruppamento proposto per il panorama italiano. Si propone una divisione per key words.
- means girls: ragazze cattive→ la ricerca sui girl bullying produce risultati coerenti con il
panorama italiano ciononostante esistono ancora differenze. Le pagine che ospitano i
contenuti sono diverse: blog, siti di approfondimento generico, siti con campagne ad hoc,
riviste al femminile, pagine di divulgazione psicologica etc. I contenuti dei testi analizzati
sono rivolti ai genitori e in una minoranza di casi alle ragazze. Il bullismo femminile
adolescenziale sembra esercitarsi unicamente verso altre ragazze e l’esperienza offerta tende a
essere di natura psicologica. I sintomi sono identici così anche come gli strumenti adottati
dalle bulle. Viene riportata, anche se in maniera minore rispetto al panorama italiano, un
aumento del fenomeno che viene giustificata sostenendo che l’invisibilizzazione del bullismo
femminile permette solo oggi di riconoscere la reale portata. Questa è la prima differenza
degna di nota. Le pagine visualizzate mostrano come ci sia una consapevolezza maggiore
rispetto agli studi che riguardano il fenomeno con un’attenzione alla ricerca accademica che
porta da un lato al riconoscimento dei diversi tipi di violenza bullistica e dall’altro aiuta a
leggere l’emersione del fenomeno non come aumento ma come svelamento del problema. Un
ulteriore elemento di differenziazione è la prospettiva adottata: se nel panorama italiano il
focus sembra essere rivolto alla bullizzata e della bulla di fornisce solo l’identikit, nel
contesto statunitense c’è un riguardo maggiore rispetto alla condizione psicologica di chi
agisce la violenza, con consigli indirizzati espressamente ai genitori delle potenziale bulle. In
conclusione va notato che vi è una riflessione sulla struttura scolastica e il modo in cui essa
concorre a produrre gruppi diversi e antagonisti, rafforzando l’idea di una gerarchia sociale
conflittuale.
- means girls grown up: ragazze cattive crescono→ per quanto riguarda la ricerca sul female
bullying i risultati provengono da siti eterogenei e la ricerca mostra una significativa
percentuale di risultati dedicati al mondo del lavoro, mentre i contenuti che trattano del
fenomeno circoscrivendo al mondo degli adolescenti si sovrappongono ai risultati ottenuti
dalla ricerca girl bullying ragione per la quale sono stati omessi. Secondo la ricerca effettuata
dal workplace bullying institute, il 35% degli statunitensi è stato bullizzato sul luogo del
lavoro: il 31% dei casi è una donna mentre il 68% dei casi anche la vittima è una donna. Il
modo in cui tale violenza è contestualizzata all’interno delle relazioni di potere e del sistema
economico-sociale merita un’attenzione particolare. Emergono quindi due letture in parte
antitetiche: una di stampo socio-culturale e l’altra di matrice psicologico-evoluzionista.
Possiamo dire che tra donne, sul posto di lavoro, può aprirsi una guerra tra poveri. Le donne
occupano quasi sempre posti meno remunerativi e meno prestigiosi e la mancanza di spazio
porterebbe a una competitività esasperata incline a degenerare in forme di violenza in
particolare in un luogo dove c’è alta presenza di uomini. Il sessismo nel mondo del lavoro è
responsabile del fenomeno del bullismo femminile adulto. La lettura psicologico-
evoluzionista vedrebbe invece la donna competere per la conquista del maschio alfa ovvero il
maschio più capace di soddisfare le sue esigenze e quelle delle prole in caso di necessità.
L’aggressività femminile è un retaggio mai estintosi di forme di vita primordiali, una
caratteristica innata nella donna. Le due prospettive sono diverse e antagoniste ma entrambe
vedono la donna come l’ape regina descrivendo, in base a questa metafora, il fenomeno
dell’aggressività intra-genere e delle gerarchie all’interno del mondo femminile. La metafora
dell’ape regina è usata per indicare la tendenza individualista, monarchica della leadership
femminile ovvero la donna sola al potere che mantiene il suo prestigio attraverso
l’annichilimento di ogni possibile competitrice. Questo immaginario è diventato comune
grazie al film Mean Girls. Esistono molti studi sulla cosiddetta sindrome dell’ape regina che
indagano tutte quelle situazioni in cui la donna considerata superiore agli altri va ad
ostacolare o a denigrare l’operato di altre donne servendosi proprio del bullismo. Nonostante
questa sindrome e il bullismo sul lavoro non siano sovrapponibili, è interessante rintracciare
le somiglianze per capire il rapporto tra i fenomeni, Se la donna di successo corrisponde ad un
immaginario di violenza e sopraffazione, è normale pensare che le giovani proiettino modelli
di competitività aggressiva. Gli studi ci parlano di donne che valutano negativamente
l’operato di altre donne in base ad una narrazione sessista e queste utilizzerebbero forme di
violenza relazionale per umiliare ed escludere le proprie vittime. Ciò accadrebbe perché le
donne sentono particolarmente minacciato il proprio ruolo e, di conseguenza, combattono per
rientrare nella quota rosa. In questo senso, l’ape regina andrebbe a difendere la sua presenza
all’interno della cerchia ristretta del potere diventando più realista del re. Coerentemente con
quanto detto, la violenza dell’ape regina si caratterizzerebbe per la riproposizione violenza di
forme alla normatività di genere e questo fenomeno non è altro che una forma di
interiorizzazione dei modelli morali delle società di cui sono vittime.
Conclusioni
Questo salto nel web permette di delineare i tratti salienti dei contenuti rispetto al bullismo
femminile. Sono emerse continuità evidenti tra il contesto italiano e quello statunitense:
-aggettivi che denunciano la difficoltà a individuare il problema
-forte pervasività del fenomeno
-approccio psicologico
-assenza di una riflessione sui contenuti di questa violenza.
Si sono però riscontrate anche delle differenze come l’importanza che nel contesto
statunitense viene data al problema del bullismo femminile a lavoro.
● i termini più ricorrenti come sottile, nascosto, subdolo suggeriscono la presenza di un
fenomeno che è impossibile quasi da rivelare ma di cui si avverte l’urgente progresso
● l’assenza di studi conferma la necessità di acquisire categorie capaci di
contestualizzare i meccanismi della violenza femminile
● predominanza di risultati psicologici è l’aspetto più interessante perché da un lato si
può dire che alcuni utenti tendono a selezionare i risultati che ne derivano come
pagine di aiuto-aiuto in cui le ragazze e i ragazzi acquisiscono strumenti e
competenze individuali per combattere il problema; ma se trattiamo questo fenomeno
come un problema collettivo non dobbiamo trattarlo in termini esclusivamente
psicologici.
● la presenza di una riflessione sul mondo adulto è di aiuto perché porta a interrogarsi
sulla natura del fenomeno scardinando la dicotomia giovani-adulti e chiamando in
causa le strutture che producono la violenza. Da un lato però si rischia di indebolire
l’efficacia esplicativa della categoria del bullismo, se ne generalizza l’oggetto mentre
dall’altro lato aiuta ad aprire un dibattito che riconosce l’assoluta penetrabilità delle
forme di violenza e sopraffazione che si sviluppano tra il mondo adulto e quello
dell’adolescente. i pochi studi sembrano suggerire due cose ovvero che c’è una
componente familiare importante e che il bullismo si sviluppa in età tenera e continua
fino alla maturità.
● nel panorama italiano il discorso online attorno al bullismo femminile mostra come
c’è una tendenza alla privatizzazione del problema e quindi a trattarlo come una
difficoltà personale a cui far fronte attraverso un set di saperi individuali. Questa
modalità è predominante anche nell’altro contesto dove però è presente anche
un’apertura a una prospettiva più critica del sistema di relazioni sociali. I risultati
offrono una dettagliata esposizione ai sintomi e strategie infatti la bulla agisce
silenziosamente attraverso la calunnia, la bullizzata smette di uscire etc..Quali sono i
contenuti delle molestie? Negli articoli vi è un accenno al body shaming e u richiamo
alle questioni dell’abbigliamento ma la ragione di ciò è in parte da attribuire alla
predominanza di interventi di divulgazione psicologica che si occupano della
questione in termini di salute dell’individuo e non di costruzioni sociali o linee di
pressioni. Ma se le ragazze giovani organizzano le gerarchie sociali in base al
vestiario che indossano o all’aspetto fisico non fanno altro che riprodurre nel loro
ambiente le divisioni che governano il mondo adulto. Se la forma dell’insulto è
sempre all’insegna dello slut shaming significa che queste ragazze hanno
interiorizzato le norme di genere che criminalizzano la sessualità femminile. Se una
giovane subisce violenza perchè lesbica, può esserci bullismo ma c’è anche
omofobia. Questo significa che gli adolescenti non creano un mondo di violenza a sé
stante ma traducono le forme di esclusione e inclusione della società allargata nel
loro micro-sistema. Tutto ciò impone un ripensamento del fenomeno del bullismo
femminile che si emancipi dall’attitudine di pensare queste forme di violenza come
atipicità peculiari dell’adolescenza e riformuli la problematica in un’ottica pedagogica
e sociale ampia e critica.

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