Chi ha un carattere timido, un ragazzo che ama il ballo e non giocare a calcio, una ragazza che porta i capelli
corti sono tutti possibili vittime in quanto non rispecchiano i modelli comuni. Anche qualcuno che non
segue le mode o il comportamento del branco viene spesso isolato e giudicato “diverso”. Ad esempio se
una ragazza non beve, non fuma, non è interessata ai ragazzi viene derisa.
La verità è che viviamo in una società dove il bullismo dilaga perché tutto si basa sull’apparenza, sul
giudicare ed etichettare le persone per quello che appaiono senza conoscerle davvero. In questa realtà
conta più l’immagine che la sostanza. Le persone passano il loro tempo a spettegolare, sparlare, giudicare
come se fosse un gioco. Non si rendono conto che le parole hanno un peso, possono ferire e fare male.
Il bullismo infatti non è solo una violenza fisica, cioè quando un ragazzo viene picchiato e pestato. Bullismo
è anche il pettegolezzo, l’isolamento e l’insulto continuo. Si è vittime di bullismo anche quando si viene
giudicati in modo superficiale e cattivo.
Il bullismo esiste perché esiste la superficialità della gente, che apre bocca senza riflettere. La nostra società
si basa su cose superficiali e le persone sono etichettate come se fossero oggetti. Nel 2017 abbiamo ancora
una mentalità antica e chiusa. La parità dei sessi non è stata pienamente raggiunta, l’omofobia è ancora
considerata una malattia da debellare e il bullismo è visto come una palestra di vita. Idee sbagliate e ancora
dure da combattere. Si tratta di pensieri che si basano su pregiudizi.
Non si è ancora pronti ad accettare le diversità. Si respinge chiunque non segue la massa e non rispetta la
“normalità”. Perché chi è diverso spaventa, essere diversi ci fa paura. La maggior parte delle persone resta
a guardare di fronte ad episodi di violenza e bullismo, perché farlo significherebbe uscire dalla massa e dal
branco. La scelta più facile è accettare quello che si vede come “normalità” e adeguarsi ai comportamenti
degli altri. Nel bullismo tutti seguono la folla perché si crede che il branco sia più forte del singolo. Una sola
persona pensa di non potere nulla contro tanti.
I bulli per proteggere loro stessi dall’essere possibili bersagli, iniziano a prendere di mira un loro coetaneo
più debole. Con questo comportamento il bullo vuole dimostrare la sua forza, ma in realtà senza
rendersene conto dimostra la sua debolezza: infatti chi se la prende con un ragazzo più indifeso dimostra la
sua vigliaccheria. I bulli non se la prendono mai con ragazzi che ritengono alla loro altezza o più forti, ma
sempre con chi ritengono facile da attaccare. Inoltre è più facile riversare la rabbia, l’insicurezza e tutte le
proprie emozioni su qualcun altro piuttosto che affrontarle.
Credo che alcuni ragazzi si comportino da bulli a scuola perché non si sentono abbastanza motivati e
stimolati dalle attività scolastiche. Ci sono ragazzi che vanno a scuola annoiati, arrabbiati e questo
malessere potrebbe far nascere atteggiamenti aggressivi. Quindi la scuola dovrebbe coinvolgere i ragazzi in
attività di gruppo, come lo sport, spettacoli teatrali, musicali ecc. e far capire l’importanza di stare insieme,
senza fare differenze.
Ogni istituto potrebbe, insieme agli insegnanti, dare vita a progetti educativi, per far comprendere
l’importanza di essere una squadra unita. La forza che si deve opporre al bullismo è l’amicizia e si deve
creare un unico grande gruppo dove si accettano le altrui diversità. Si deve fare in modo di togliere le
etichette perché siamo tutti ragazzi, con i nostri pregi e difetti. Tutti abbiamo le nostre debolezze, ma
nessuno deve usare quelle degli altri per sentirsi migliore.
Leggi anche: Ecco come mi sono vendicata dei miei bulli. La mia rivincita!
– La scuola dovrebbe avere degli insegnanti che hanno il compito di vigilare su ciò che succede in ogni
classe. Si dovrebbero organizzare incontri, dibattiti e progetti a scopo educativo. Aprire punti di ascolto con
esperti di adolescenza e dei loro problemi.
– Le famiglie devono essere presenti e partecipi nella vita dei loro figli per accorgersi di possibili segnali di
malessere.
– I ragazzi dovrebbero diventare più consapevoli del problema e questo potrebbe avvenire solo se
l’attenzione è sempre alta e anche i media continuano a diffondere messaggi di sensibilizzazione.