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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BERGAMO

Dipartimento di Lettere e Filosofia

PREVENZIONE E GESTIONE DEL BULLISMO


Utopia o possibile realtà?

Docente:
Cristiana Ottaviano

Tesi di ricerca di
Laura Tucciarello
Matricola n. 46715

ANNO ACCADEMICO 2018 / 2019

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Indice generale
INTRODUZIONE AL BULLISMO NELL’OTTICA PREVENTIVA.................................................3
IL BULLISMO NELLE SUE VARIE FORME...................................................................................4
DOVE SI SBAGLIA? CRITICHE COSTRUTTIVE...........................................................................6
ESEMPI DI INTERVENTO E PREVENZIONE.................................................................................8
CONCLUSIONI.................................................................................................................................10
BIBLIOGRAFIA................................................................................................................................11

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INTRODUZIONE AL BULLISMO
NELL’OTTICA PREVENTIVA

Nel corso della mia carriera da educatrice, mi è capitato di avere a che fare con bambini ed
adolescenti che riportassero il disagio del bullismo nel contesto scolastico ed ho capito che
purtroppo la scuola non supporta sufficientemente questo tipo di disagio, in quanto tende ad isolare
il problema e a lasciarlo trattare ai professionisti, perché purtroppo non hanno i giusti mezzi per
affrontarlo.
Il tema del bullismo è ormai molto discusso ed affrontato in quasi tutto il mondo. Resta tuttavia
molta confusione sull’argomento e soprattutto come già accennato, è spesso errata la gestione di
questo disagio nei confronti delle scuole, che resta il suo contesto principe.
La scelta di affrontare tale fenomeno in questo project work, è motivata dal desiderio di
approfondire modelli di prevenzione e valutare possibili interventi nei contesti scolastici, per poter
fronteggiare al meglio tale tema.
Il disagio di giovani adolescenti e bambini è ancora molto forte. Un lavoro di prevenzione ed
intervento, è quindi sicuramente necessario e fondamentale.
Il testo di Giuseppe Burgio “Adolescenza e violenza”, abbraccia molto bene questo tipo di
argomentazione e sostiene che: “la letteratura sul bullismo, sia quella italiana sia quella straniera, si
limita infatti a un’analisi indifferenziata del fenomeno, senza focalizzarsi sulle variabili
rappresentate dai vari tipi di vittime”1
Il mio obiettivo è appunto quello di approfondire le problematiche gestionali legate al bullismo, in
modo da averne una maggiore cognizione.
Questo lavoro verrà argomentato approfondendo le tecniche messe a punto per prevenire il
bullismo, la sua definizione e le varie tipologie di bullo-vittima e capire quali sono i concreti
problemi delle scuole.

1
Giuseppe Burgio, Adolescenza e violenza. Il bullismo omofobico come formazione alla maschilità,
Mimesis, Milano-Udine 2012 pg 13.

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IL BULLISMO NELLE SUE VARIE FORME

Bullismo è per definizione “un atteggiamento di sopraffazione sui più deboli, con riferimento a
violenze fisiche e psicologiche attuate spec. in ambienti scolastici o giovanili”2.
Il termine Bullismo tuttavia prevede una serie molto lunga di atteggiamenti. E’ anche un tentativo
di prevaricare l’altro, di dominare sul gruppo e di stabilire cosa si deve o non si deve fare. Il bullo, è
sempre alla ricerca di alleanze poiché da solo, può fare poco.
“uno studente è oggetto di azioni di bullismo, quando viene esposto ripetutamente alle azioni
offensive di uno o più compagni”3. Lo studente che si trova in queste situazioni fa fatica a difendersi
e si trova in un momento di impotenza nei confronti di chi lo molesta. Si tratta di un abuso di potere
da parte del più forte.
Dato che il bullo non agisce da solo, ci sono quindi varie figure che intervengono tra cui:
 L’aiutante che fa semplicemente da spalla al bullo, ma non ha il coraggio di compiere la
vera azione;
 Il sostenitore che tende ad immobilizzare la vittima o ad incitare il bullo-vittima;
 Gli spettatori che mostrandosi indifferenti, legittimano indirettamente il comportamento
bullistico. Questo isolamento favorisce il perpetrarsi della violenza.
.
E’ importante sottolineare che gli scontri fisici fra minori della stessa età e di uguale potere,
possono essere confusi come episodi di bullismo anche se di fatto non lo sono, ma ci danno un’idea
del clima di violenza che può crearsi nell’ambiente scolastico e possono sviluppare atteggiamenti di
conflitto tra compagni, per poi sfociare in bullismo.
Nel blog di “mamma imperfetta”4 si parla spesso di situazioni di disagio legate a questo delicato
tema e la psicologa Agone sostiene che noi tendiamo istintivamente a non esercitare violenza nei
nostri simili, purché li consideriamo tali. Se questo concetto viene meno, prevarica la convinzione
che non tutti sono uguali.
Non può essere definita una vera descrizione della vittima di bullismo anche se, in generale è
possibile indicare alcune caratteristiche che fanno di un bambino una potenziale vittima: ad esempio

2
http://www.treccani.it/vocabolario/bullismo
3
Giuseppe Burgio, Adolescenza e violenza. Il bullismo omofobico come formazione alla maschilità,
Mimesis, Milano-Udine 2012 pg 13.
4
https://www.mammaimperfetta.it

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avere dei tratti somatici particolari (obesità o eccessiva magrezza, essere molto più alto o molto più
basso rispetto ai coetanei, portare gli occhiali o un apparecchio per i denti, avere una cultura
diversa, religione, etnia, vestire in modo non griffato, essere timido, non partecipare alle attività dei
coetanei, isolarsi dal gruppo, essere poco propenso ad usare la forza per imporsi o per difendersi,
essere omosessuali).
Per quanto riguarda quest’ultimo punto, come si legge nel libro di Burgio, anche nei maschi l’essere
un po' femminili porta alla vittimizzazione.

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DOVE SI SBAGLIA? CRITICHE
COSTRUTTIVE

Il bullismo è spesso messo in relazione alla mancanza di sostegno da parte dei familiari, degli
insegnanti, dell’ambiente sociale ed alle problematiche di personalità dei bambini.
Da un lato sussiste l’incapacità dei genitori di porre limiti e di rispondere alle varie manifestazioni
di disagio da parte del bambino, dall’altro lato sussiste la difficoltà di quest’ultimo di sviluppare la
capacità di capire le proprie emozioni.
Il ruolo della famiglia nel fenomeno del bullismo è centrale. L’ Atteggiamento del genitore riflette
molto i valori che questi hanno circa l’ educazione dei propri figli.

Esiste il genitore autoritario molto esigente. Esige il rispetto delle regole, senza compensare queste
richieste con un clima emotivamente caldo in famiglia. All’opposto si trova il genitore
iperprotettivo pronto a soddisfare ogni richiesta del figlio, ma che non offre adeguato controllo al
loro comportamento in casa e fuori.

Alcuni studi evidenziano che se la famiglia presenta uno stile educativo prevalentemente
permissivo, il bambino non riesce a sviluppare un adeguato controllo sul proprio comportamento.
L‘identità ed il ruolo del bambino è ancora in costruzione, per questo è necessario che per primi i
genitori mettano a punto un vero lavoro di apprezzamento delle qualità del bambino e costruire una
relazione sana.

All’opposto far vivere ai bambini il cambiamento attraverso comportamenti punitivi, svalutanti o


autoritari fa sì che apprendano a rispondere con aggressività.

Sempre Burgio nel suo testo sottolinea come la scuola sia incapace di gestire l’esperienza
adolescenziale, creando una società forzata e mettendo casualmente in contatto le varie differenze
delle personalità. Questo può produrre condizioni generatrici di conflitti che se mal gestiti possono
evolvere in violenza.

E’ invece all’interno del vasto sistema di relazioni che va capita la dinamiche di vittimizzazione
scolastica. Spesso è la mancanza di professionalità da parte dei professori il vero problema.

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Il compito degli insegnanti dovrebbe essere quello di aiutare ad imparare. Quando l’alunno non sta
attento o si comporta male dovrebbero fare in modo che il suo atteggiamento cambi, ma nel fare
questo dovrebbero mostrare pieno rispetto verso ogni alunno.

L’esperienza porta a capire come la formazione di studenti e studentesse come cittadini sia base
necessaria per una crescita sana. Infatti la scuola ha il compito di promuovere anche i valori morali
e “la promozione di un ethos antivessatorio, di rispetto e di attenzione verso l'altro, può aiutare
molto a ridurre i problemi e a potenziare l’empatia e il senso di responsabilità individuale dei
ragazzi.”5

5
Menesini E. (2000), Bullismo che fare? Firenze, Giunti, pag. 53.

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ESEMPI DI INTERVENTO E
PREVENZIONE

E’ stato ampiamente dimostrato che i maggiori successi contro il bullismo si sono avuti lavorando
da subito con i bambini più piccoli, mentre gli adolescenti, che per il loro difficile momento
evolutivo e di identificazione, tendono a voler dimostrare una maggiore indipendenza dall'adulto.
Intervenire precocemente è di fondamentale importanza.
E’ stato dimostrato che nelle scuole in cui Io staff è meno motivato ed è presente un elevato
“turnover” degli insegnanti, l'organizzazione sembra essere più carente e poco definita.
Questo porta ad una scarsa considerazione dei bisogni degli alunni.
Solitamente i progetti d’intervento scolastico antibullismo prevedono:
 una chiara progettazione dei periodi di maggior rischio;
 possibili tipologie di soggetti interessati;
 modalità di coinvolgimento degli studenti e delle famiglie;
 obiettivi finali e verifica;
 rieducazione degli adulti (familiari) al controllo dei loro comportamenti aggressivi e alla
comunicazione dei valori negativi.
Nel caso del bullismo è importante non sottovalutare il problema ed agire tempestivamente, poiché
le conseguenze del fenomeno sul piano psicologico, sia a breve che a lungo termine, possono essere
gravi sia per le vittime, sia per i bulli, sia per gli osservatori.

I docenti devono coordinarsi tra loro e con le famiglie, per intervenire con la medesima fermezza di
fronte alle grandi e piccole prepotenze, sanzionando tali condotte, ma senza etichettare gli autori
come "prepotenti".

E’ importante ascoltare sempre anche la versione del bullo, dandogli modo di esprimere
verbalmente le ragioni della sua rabbia e invitarlo a proporre una soluzione.

Analogamente, l'interazione tra i vari membri del corpo docente dovrebbe essere improntata al
rispetto e diventare di fatto un esempio di come si relaziona in mode efficace con le persone.

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E per quanto riguarda la strategie educative per arginare tale fenomeno, non si può affermare che
ne esista una specifica, in quanto il bullismo, come tutte le altre devianze, non può essere affrontato
in modo unidirezionale.
Occorre infatti conoscere le diverse cause che lo hanno generato, la soluzione potrebbe essere la
promozione di una cultura e di un’atmosfera di democrazia e di uguaglianza.

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CONCLUSIONI

Il bullismo è un fenomeno complesso, costituito da soggetti che si relazionano con dinamiche


sempre variabili.
Spesso dobbiamo porci delle domande come genitori e come educatori accentuando la nostra
capacità critica. Sarò un buon esempio per mio figlio? Potrebbe essere la domanda principe, ma
spesso la paura o la mancanza di strumenti di intervento non ci fa riflettere sulla nostra quotidianità.
E’ evidente dalle varie ricerche effettuate che la scuola non è sempre preparata alle situazioni di
disagio legate al bullismo. Gli insegnanti spesso si trovano senza gli strumenti di lettura efficaci per
questi comportamenti, i dirigenti scolastici non vogliono e non possono stanziare fondi per un
progetto di intervento, per cui finiscono col tentare di cavarsela da soli con il solo aiuto del
personale scolastico, ed emerge soprattutto la fatica di dover ammettere di aver bisogno di aiuto.
Per tali motivi è indispensabile pensare un intervento che possa realmente essere efficace.
In emergenza sociale la sfida pedagogica è cercare di accogliere tutte le differenze, per questo è
importante che la pedagogia si impegni a riflettere su tali problematiche e ad attuare concreti
interventi attraverso un ragionato progetto di rete.

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BIBLIOGRAFIA

1. Giuseppe Burgio, Adolescenza e violenza. Il bullismo omofobico come formazione alla


maschilità, Mimesis, Milano-Udine, 2012
2. Salvatore Castorina, Fantasie di bullismo, i racconti di bulli e vittime al test proiettivo
dell’abuso infantile, Franco Angeli Editore, Milano, 2003
3. Luca Bernardo, Il Bullismo femminile ragazze che odiano ragazze percorsi nel disagio
adolescenziale, Cult Editore, Firenze, 2009
4. Ada Fonzi, Il Bullismo in Italia, Giunti, Firenze, 1997
5. Alessandro Meluzzi, Bullismo e Cyberbullismo, Imprimatur editore, Reggio Emilia, 2015
6. Mario Di Pietro e Monica Dacomo, Fanno i bulli ce l'hanno con me, Edizioni Erickson,
Trento, 2005

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