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BULLISMO E CYBERBULLISMO

Differenze
Dall’analisi delle diverse tipologie emerge chiaramente che, a differenza di quanto accade nel tradizionale
bullismo, quasi sempre le azioni prevaricatorie digitali si configurano come comportamenti antigiuridici,
azioni, cioè, che violano le norme contenute nel codice penale.

Senza entrare nello specifico dei rapporti tra bullismo, cyberbullismo e criminalità minorile concentriamo la
nostra attenzione esclusivamente sulle differenze tra “bullismo off line” e” bullismo on line”.

Tali categorie sebbene imparentate dalla presenza di un capostipite comune, l’aggressività, presentano,
infatti, numerose area di divergenza :

· mentre i bulli sono studenti, compagni di classe o di Istituto conosciuti dalla vittima, i cyberbulli
possono essere anonimi, fingersi anonimi e sollecitare l’inclusione di altri “amici” anonimi, in modo che la
persona spesso non è neanche a conoscenza dell’identità di coloro con i quali sta interagendo;

· mentre le azioni bullistiche vengono generalmente raccontate ad altri studenti della scuola in cui sono
avvenuti i fatti o ad amici frequentanti scuole limitrofe, restando, di fatto, abbastanza circoscritte nello
spazio, il materiale cyberbullistico può essere diffuso in tutto il mondo;

· mentre nel bullismo è facile riscontrare una media disinibizione sollecitata dalle dinamiche del gruppo
classe e dai meccanismi di disimpegno morale, nel cyberbullismo si rileva un’alta disinibizione: i cyberbulli
tendono a fare online ciò che non farebbero nella vita reale;

· mentre nel bullismo, il bisogno di dominare nelle relazioni interpersonali è correlato alla inevitabile
visibilità del bullo, il cyberprepotente può usare la presunta (ricordiamo, infatti, che ogni computer lascia
delle “impronte” che possono essere identificate dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni) invisibilità –
“Tu non puoi vedere me!”- per esprimere, ugualmente, potere e dominio;

· mentre nel bullismo riscontriamo una presenza di feedback tangibili da parte della vittima ai quali il
bullo non presta sufficientemente attenzione, nel cyberbullismo, la mancanza di feedback tangibili sul
proprio operato – “Io non posso vedere te”! – può maggiormente ostacolare la comprensione empatica
della sofferenza provata dalla vittima;

· mentre nel bullismo è facilmente riscontrabile la deresponsabilizzazione (“Stiamo scherzando”, “Non


è colpa mia”), nel cyberbullismo è possibile rilevare anche processi di depersonalizzazione: le conseguenze
delle proprie azioni possono essere, infatti, ascritte alla “personas” o “avatars” (alter ego virtuale) create;

· mentre nel bullismo, solo il bullo, il gregario e il bullo-vittima (vittima provocatrice) agiscono
prepotenze, nel cyberbullismo, chiunque, anche chi è vittima nella vita reale o ha un basso potere sociale,
potrebbe diventare un cyberbullo;

· mentre nel bullismo gli spettatori, quasi sempre presenti, osservano i comportamenti prevaricatori
dei bulli nei confronti di una vittima che conoscono, nel cyberbullismo gli spettatori possono essere assenti,
presenti, conoscere la vittima o ignorare la sua identità.

Quando sono presenti, possono, inoltre, assumere una funzione passiva (se si limitano a rilevare, nelle
proprie E-mail, SMS, Chat, atti di cyberbullismo diretti ad altri) o attiva (se scaricano – download – il
materiale, lo segnalano ad altri amici, lo commentano e lo votano, diffondendolo). Il contributo attivo può
essere fornito su sollecitazione del cyberbullo (reclutamento volontario) oppure, su spinta autonoma,
senza, cioè, aver ricevuto specifiche ed espresse richieste (reclutamento involontario).
Soggetti protagonisti
Comunemente, quando si pensa al bullismo ci si riferisce ai due protagonisti coinvolti: i bulli e le vittime. In
realtà, esistono dei coprotagonisti, gli spettatori che, anche se non prendono parte attiva agli atti di
prepotenza, assistono e svolgono comunque un ruolo importante nella legittimazione di tali condotte.

I bulli che mettono in atto le prevaricazioni si distinguono in dominanti e gregari:

 bullo dominante, generalmente più forte e robusto della media dei coetanei, ha un forte bisogno di
potere e ha difficoltà a rispettare le regole; essendo, in genere, poco riflessivo e impulsivo, ha un
comportamento aggressivo e, apparentemente, sembra forte e sicuro di sé. Ha scarsa
consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni. Solitamente, il suo rendimento scolastico è
nella media ma con il tempo tende a peggiorare. Presenta, invece, abilità particolari nello sport e
nelle attività di gioco fisico. In genere è abbastanza popolare, soprattutto tra i più piccoli che lo
considerano un modello di potere e di forza

 bulli gregari, costituiscono un gruppetto di due o tre persone che assumono il ruolo di istigatori o
seguaci del bullo dominante. Di solito, non agiscono, ma eseguono gli "ordini" del "capo". Si tratta
di individui ansiosi, insicuri, con scarso rendimento scolastico

Le vittime rientrano in due categorie: passiva/sottomessa e provocatrice:

 vittima passiva/sottomessa, è una persona debole, tendenzialmente isolata e incapace di


difendersi. Mostra spesso ansia e insicurezza, ha qualche difficoltà scolastica e risulta di solito poco
abile nelle attività sportive e di gioco, tendendo quindi ad essere emarginata. Generalmente, non
parla con nessuno delle sofferenze e dei torti subiti e tende ad auto-colpevolizzarsi

 vittima provocatrice, ha un temperamento particolarmente energico che la porta a ricorrere alla


forza o a controbattere, anche se in modo poco efficace, quando viene attaccata o insultata. Si
tratta, in genere, di un maschio, irrequieto e iperattivo, a volte goffo e immaturo. Assume
comportamenti e atteggiamenti che causano tensione nei compagni in generale e, a volte, anche
negli adulti provocando delle reazioni negative generalmente a proprio danno

Gli spettatori sono bambini e ragazzi che assistono alle prevaricazioni, o ne sono a conoscenza, e con il loro
comportamento possono favorire o frenare il dilagare del fenomeno.

Chi è vittima di cyber-bullismo riceve offese dirette attraverso la Rete e sa che vengono viste, lette e
condivise da tantissime persone. Questi eventi sono pericolosi e generano nella vittima molta paura a
denunciarli: c’è il timore che i genitori reagiscano in modo eccessivo (magari togliendo internet) oppure che
i cyber-bulli possano vendicarsi per essere stati smascherati.I cyber-bulli sono spesso protetti
dall’anonimato o si nascono dietro identità fake, per poter agire indisturbati e non pagare le conseguenze
delle loro azioni. Su internet, schermato da un pc, il cyber-bullo non vede le reazioni e non capisce le
emozioni della propria vittima, per cui la sua incapacità di essere empatico aumenta: tutto sembra un gioco,
perché non ci sono effetti che può vedere e non è mai totalmente consapevole del danno che arreca.I dati
emersi dalla ricerca di Telefono Azzurro e Doxa Kids del 2016 evidenziano che al 12% degli adolescenti è
capitato di essere vittima di bullismo online, con una prevalenza delle femmine (15%) e dei 14-15enni
rispetto alle altre fasce di età.

Tipologie
La nostra descrizione delle “tipologie di bullismo” differisce leggermente dalla maggior parte di quelle
riportate sui siti e nei libri che trattano l’argomento. Il nostro lavoro mira a scomporre e differenziare
quante più possibili dinamiche prevaricatrici, anche quelle più sottili. Naturalmente il bullo può attuare solo
alcune di queste modalità, così come può attuarle tutte. Dobbiamo precisare, inoltre, che nonostante a
volte il bullismo psicologico venga citato come una forma a sé stante, in realtà tutte le tipologie di bullismo
provocano disagi psicologici.

Bullismo fisico

Si può parlare di bullismo fisico quando le prevaricazioni avvengono attraverso il contatto fisico, cioè
quando il bullo aggredisce la vittima con: spintoni, sgambetti, schiaffi, calci, pugni, strattoni, oppure
afferrare la vittima per i vestisti, sbatterla al muro, metterla alle strette in un angolo; introdurla in altri
luoghi con la forza; tentare di spogliarla etc.!

Bullismo verbale

Il bullismo verbale è quando le prevaricazioni avvengono solo ed esclusivamente attraverso il linguaggio:


insulti, prese in giro, fastidiosi nomignoli, piccole minacce.

Bullismo psicologico

Il bullismo psicologico si differenzia dal bullismo verbale per l’intenzionalità di ferire la vittima nei
sentimenti. L’obiettivo non è quello di prendere in giro o insultare la vittima, ma di suscitare in essa un forte
disagio psicologico. Si tratta di vere e proprie offese sul piano personale con la volontarietà di ferire la
vittima nei suoi punti più deboli: handicap, difetti fisici, sessualità, religione, ma anche situazioni personali
come nel caso di bambini adottati, stranieri, figli di genitori separati. Inoltre vengono indirizzate alla vittima
pesanti offese dirette a persone care e familiari, come per esempio screditare la situazione socio-
economica della famiglia o il lavoro dei genitori. Infine fanno parte di questa categoria anche l’utilizzo di
minacce gravi che tendono a terrorizzare la vittima.

Bullismo sociale

Con bullismo sociale si intendono tutti i comportamenti che il bullo adotta per isolare la vittima dal gruppo
dei pari, attraverso l’emarginazione, l’esclusione da gruppi e dai giochi, la diffamazione, cioè parlare male
della vittima con gli altri compagni per metterla in cattiva luce. Inoltre il bullo tende ad incolpare la vittima
ingiustamente di atti che non ha commesso.

Bullismo strumentale
Per bullismo strumentale si intendono tutte quelle azioni che mirano al danneggiamento o
all’appropriazione di oggetti appartenenti alla vittima.

Bullismo tra amici

Con bullismo tra amici si intende quel tipo di prevaricazioni che avvengono all’interno di un rapporto di
amicizia, dove uno degli amici tende a tenere una condotta lesiva nei confronti dell’amico più debole.

Bullismo occasionale

Con il termine di Bullismo occasionale si intendono quegli episodi di prepotenza che accadono in un
determinato momento e in un determinato luogo, ma che restano circoscritti a quel determinato momento
e non si ripetono più, o almeno non si ripetono con continuità.

Bullismo degenerato

Si tratta di episodi di bullismo che possono trasformarsi in veri e propri atti criminali. Il bullo ed il branco
possono perdere il controllo e da piccoli episodi di prevaricazione passare a veri atti violenti o illegali in
generale.

Bullismo collettivo

Il bullismo in questi casi non è perpetrato solo dal bullo e il suo branco, ma dalla maggior parte dei
compagni di classe e anche da alunni di altre classi.

Bullismo familiare

Le prepotenze avvengono all’interno dell’ambiente familiare, e possono essere perpetrate da un fratello,


una sorella, un cugino etc.!

FLAMING – Con tale termine si indicano messaggi elettronici, violenti e volgari, mirati a suscitare “battaglie”
verbali online, tra due o più contendenti, che si affrontano ad “armi pari” (il potere è, infatti, bilanciato e
non sempre è presente una vittima come nel tradizionale bullismo) per una durata temporale determinata
dall’attività on line condivisa.

Il flaming può essere, infatti, circoscritto ad una o più conversazioni che avvengono nelle chat o
caratterizzare la partecipazione (soprattutto degli adolescenti di sesso maschile) ai videogiochi interattivi su
internet (game).

In questo secondo caso, ad esempio, possono essere presi di mira, con insulti e minacce, i principianti che,
con il pretesto di errori inevitabilmente connessi all’inesperienza, diventano oggetto di discussioni
aggressive.

Il divertimento sembra collegato, allora, non solo alla partecipazione al game interattivo, ma soprattutto al
piacere di insultare o minacciare il nuovo arrivato (new user) che, sentendosi protetto dall’anonimato e
dalla conseguente, presunta, invisibilità, può rispondere egli stesso in modo fortemente aggressivo alle
provocazioni, alimentandole.

E’ bene, però, precisare che una lunga sequenza di messaggi insultanti e minacciosi (flame war) potrebbe,
in alcuni casi, precedere una vera e propria aggressione nella vita reale.

HARASSMENT – Dall’inglese “molestia”, consiste in messaggi scortesi, offensivi, insultanti, disturbanti, che
vengono inviati ripetutamente nel tempo, attraverso E-mail, SMS, MMS, telefonate sgradite o talvolta
mute.

A differenza di quanto accade nel flaming, sono qui riconoscibili le proprietà della persistenza (il
comportamento aggressivo è reiterato nel tempo) e della asimmetria di potere tra il cyber-bullo (o i cyber-
bulli) e la vittima.

Si tratta, dunque, di una relazione sbilanciata nella quale, come nel tradizionale bullismo, la vittima subisce
passivamente le molestie o, al massimo, tenta, generalmente senza successo, di convincere il persecutore a
porre fine alle aggressioni.

Può talvolta anche accadere che la vittima replichi ai messaggi offensivi con comunicazioni altrettanto
scortesi ed aggressive, ma, differentemente da quanto avviene nel Flaming, l’intento è unicamente quello
di far cessare i comportamenti molesti.

In alcuni casi, il cyberbullo, per rafforzare la propria attività offensiva, può anche coinvolgere i propri
contatti on line (mailing list), che, magari pur non conoscendo direttamente lo studente target, si prestano
a partecipare alle aggressioni on line (si potrebbe definire il fenomeno “harassment con reclutamento
volontario”).

CYBERSTALKING – Quando l’harassment diviene particolarmente insistente ed intimidatorio e la vittima


comincia a temere per la propria sicurezza fisica, il comportamento offensivo assume la denominazione di
cyber-persecuzione. E’ facile riscontrare il cyberstalking nell’ambito di relazioni fortemente conflittuali con i
coetanei o nel caso di rapporti sentimentali interrotti.

In questo caso, il cyberbullo, oltre a minacciare la vittima di aggressioni fisiche può diffondere materiale
riservato in suo possesso (fotografie sessualmente esplicite, videoclip intimi, manoscritti personali) nella
rete.

DENIGRATION – L’obiettivo del cyberbullo è, in questo caso, quello di danneggiare la reputazione o le


amicizie di un coetaneo, diffondendo on line pettegolezzi e/o altro materiale offensivo.

I cyberbulli possono, infatti, inviare o pubblicare su internet immagini (fotografie o videoclip) alterate della
vittima, ad esempio, modificando il viso o il corpo dello studente target al fine di ridicolizzarlo, oppure
rendendolo protagonista di scene sessualmente esplicite, attraverso l’uso di fotomontaggi.

In questi casi, i coetanei che ricevono i messaggi o visualizzano su internet le fotografie o i videoclip non
sono, necessariamente, le vittime (come, invece, prevalentemente avviene nell’harassment e nel
cyberstalking) ma spettatori, talvolta passivi del cyberbullismo (quando si limitano a guardare), più
facilmente attivi (se scaricano – download – il materiale, lo segnalano ad altri amici, lo commentano e lo
votano).

Dunque, a differenza di quanto avviene nel cyberstalking, l’attività offensiva ed intenzionale del cyberbullo
può concretizzarsi in una sola azione (esempio: pubblicare una foto ritoccata del compagno di classe),
capace di generare, con il contributo attivo, ma non necessariamente richiesto, degli altri utenti di internet,
effetti a cascata non prevedibili.
Ricordiamo, infine, che la denigration è la forma di cyberbullismo più comunemente utilizzata dagli studenti
contro i loro docenti: numerosi sono, infatti, i videoclip, gravemente offensivi, presenti su internet,
riportanti episodi della vita in classe. In alcuni casi le scene rappresentante sono evidentemente false e,
dunque, ricostruite ad hoc dallo studente, talvolta sono, purtroppo, vere.

IMPERSONATION – Se uno studente viola l’account di qualcuno (perché ha ottenuto consensualmente la


password o perché è riuscito, con appositi programmi, ad individuarla) può farsi passare per questa
persona e inviare messaggi (E-mail) con l’obiettivo di dare una cattiva immagine della stessa, crearle
problemi o metterla in pericolo, danneggiarne la reputazione o le amicizie.

Pensiamo, ad esempio, al caso dello studente che, impossessatosi dell’account di un coetaneo, invia, dalla
mail dell’ignaro proprietario, con facilmente immaginabili conseguenze, messaggi minacciosi ai compagni di
classe o ai docenti.

OUTING AND TRICKERY – Si intende con il termine “outing” una forma di cyberbullismo attraverso la quale,
il cyberbullo, dopo aver “salvato” (registrazione dati) le confidenze spontanee (outing) di un coetaneo
(SMS, Chat, etc), o immagini riservate ed intime, decide, in un secondo momento, di pubblicarle su un Blog
e/o diffonderle attraverso E-mail.

In altri casi, il cyberbullo può sollecitare, con l’inganno (trickery), “l’amico” a condividere online segreti o
informazioni imbarazzanti su se stesso o un’altra persona per poi diffonderli ad altri utenti della rete, o
minacciarlo di farlo qualora non si renda disponibile ad esaudire le sue richieste (talvolta anche sessuali).

Il cyberbullo può, dunque, avere inizialmente un rapporto bilanciato con la futura vittima, o quantomeno
fingere di averlo, per poi assumere una posizione prevaricatoria e contare sul contributo attivo ma non
necessariamente richiesto degli altri navigatori di internet.

EXCLUSION – Il Cyberbullo decide di escludere intenzionalmente un coetaneo da un gruppo online (“lista di


amici”), da una chat, da un game interattivo o da altri ambienti protetti da password. Talvolta gli studenti
per indicare questa modalità prevaricatoria utilizzano il termine “bannare”.

E’ bene precisare che la leadership di un giovane studente è, attualmente, determinata non solo dai
contatti che ha nella vita reale ma anche dal numero di “amici” raggiungibili on line. L’exclusion è, allora,
una severa punizione, impartita dai coetanei, che determinando una netta riduzione di collegamenti
amicali, riduce la popolarità, dunque, il potere.

CYBERBASHING O HAPPY SLAPPING – Un ragazzo o un gruppo di ragazzi picchiano o danno degli schiaffi ad
un coetaneo, mentre altri riprendono l’aggressione con il videotelefonino. Le immagini vengono, poi,
pubblicate su internet e visualizzate da utenti ai quali la rete offre, pur non avendo direttamente
partecipato al fatto, occasione di condivisione on line (possono commentare, aprire discussioni, votare il
video preferito o più “divertente”, consigliarne la visione ad altri…).
Conseguenze
L’essere, o l’essere stati vittime di bullismo ha una serie di conseguenze psicologiche negative. Possono
presentarsi disturbi dell’umore, tendenza all’isolamento, calo dell’autostima, disturbi nel sonno o la
comparsa di una serie di disturbi psicosomatici (ad es. mal di testa etc.)

L’essere stati oggetto di bullismo è inoltre un fattore di rischio per lo sviluppo di una serie di disturbi
psichiatrici tra cui disturbi alimentari, disturbi d’ansia, disturbi dell’umore e dismorfofobia.

Nel caso del bullismo è importante non sottovalutare il problema ed agire tempestivamente, poiché le
conseguenze del fenomeno sul piano psicologico, sia a breve che a lungo termine, possono essere gravi sia
per le vittime, sia per i bulli e per gli osservatori (chi assiste).

Per le vittime il rischio è quello di manifestare il disagio innanzitutto attraverso sintomi fisici (es. mal di
pancia, mal di testa) o psicologici (es. incubi, attacchi d’ansia), associati ad una riluttanza nell’andare a
scuola. In caso di prevaricazioni protratte nel tempo, le vittime possono intravedere come unica possibilità
per sottrarsi al bullismo quella di cambiare scuola, fino ad arrivare in casi estremi all’abbandono scolastico;
alla lunga, le vittime mostrano una svalutazione di sé e delle proprie capacità, insicurezza, problemi sul
piano relazionale, fino a manifestare, in alcuni casi, veri e propri disturbi psicologici, tra cui quelli d’ansia o
depressivi.

I bulli possono invece presentare: un calo nel rendimento scolastico, difficoltà relazionali, disturbi della
condotta per incapacità di rispettare le regole che possono portare, nel lungo periodo, a veri e propri
comportamenti antisociali o ad agire comportamenti aggressivi e violenti in famiglia e sul lavoro.

Gli osservatori, infine, vivono in un contesto caratterizzato da difficoltà relazionali che aumenta la paura e
l’ansia sociale e rafforza una logica di indifferenza e scarsa empatia, portando i ragazzi a negare o sminuire il
problema.

Tre le conseguenze psicologiche legate al cyberbullismo vi sono ansia, depressione e nei casi più estremi il
suicidio (Kowalski et al., 2014); è risultato pertanto necessario comprendere approfonditamente il ruolo
della vittimizzazione connessa al cyberbullismo per la salute mentale con il fine di offrire un adeguato
supporto psicosociale a chi ne viene colpito.

Il cyberbullismo è una nuova e più sottile forma di bullismo, definito come la ripetizione intenzionale di atti
aggressivi tra un perpetuatore e una vittima, all’interno di una relazione sbilanciata di potere, tramite
tecnologie di comunicazione (Kowalski et al., 2014).

Contrariamente al bullismo tradizionale, “offline” per così dire, quello perpetuato tramite tecnologie è
caratterizzato in primo luogo dall’anonimato del perpetuatore in quanto non vi è tra questo e la sua vittima
un reale contatto vis-à-vis che renderebbe immediate ed evidenti le conseguenze di un atto aggressivo di
bullismo sulla vittima.

L’anonimato del perpetuatore inoltre allarga maggiormente la forbice di potere con la sua vittima; è infatti
difficile per questo tipo di bullismo constatare la sopraffazione ad esempio fisica del bullo su un altro e
pertanto rispetto a quello reale, il cyberbullismo utilizza altre risorse di potere come ad esempio il numero
dei sostenitori online dell’atto offensivo.

In aggiunta, la caratteristica che più contraddistingue il bullismo tramite social network da quello “reale” è il
fatto che il primo si estende ad un numero maggiore di persone, dal momento che internet consente di
poter interfacciarsi con chiunque in qualunque momento, abbattendo le barriere dello spazio e del tempo
(Landoll et al., 2015).

In secondo luogo le conseguenze negative, emotive e comportamentali del cyberbullismo potrebbero


persistere in modo significativo nel tempo rispetto a quelle legate al vissuto di un atto di bullismo
tradizionale, come suggerito da Wright (2018).

Nel loro studio, Kowalski, Limber & McCord (2018) sottolineano come tra le conseguenze più comuni del
cyberbullismo sulla salute mentale vi siano problematiche nella regolazione emotiva, comportamentali,
riduzione dell’autostima e uso di sostanze; gli autori inoltre ricordano che il cyberbullismo è correlato a
problematiche psicosociali anche se rimane ancora poco chiaro se sia il cyberbullismo da solo a
determinarle.

Diverse vittime di cyberbullismo infatti potrebbero aver già manifestato in passato vulnerabilità
preesistenti, come depressione, ansia sociale ed esclusione sociale che fungerebbero da fattori di rischio
per il cyberbullismo aumentando la probabilità di essere poi bullizzati online.

Rischi provocati dalla rete


1/ Cyberbullismo

Secondo Internetsafety101.org, il 90% dei teenager attivi sui social media ha ignorato atti di bullismo di cui
sono stati testimoni, mentre un terzo è stato esso stesso vittima di cyberbullismo. I social media e i giochi
online rappresentano il parco giochi virtuale dei giorni nostri, ed è proprio qui che ha luogo la maggior
parte degli episodi di cyberbullismo: per esempio, i bambini potrebbero essere oggetto di scherno nelle
interazioni sui social media, oppure, se si tratta di giochi online, i loro "personaggi" o essi stessi potrebbero
essere soggetti a continui attacchi, capaci di trasformare il gioco da un'avventura di fantasia a un'umiliante
disavventura.

Riuscire a mettere i figli a proprio agio quando si parla di ciò che sta accadendo nelle loro vite e del modo in
cui bisogna reagire al bullismo, costituisce la base migliore per proteggerli dal cyberbullismo.

2/ Predatori cibernetici

Maniaci sessuali o di altra natura possono perseguitare i bambini sulla rete, approfittando della loro
innocenza, abusando della loro fiducia, e, magari, ottenendo un pericoloso incontro faccia a faccia. Questi
predatori si nascondono nei social media e nei siti di giochi online, i quali hanno una forte attrattiva sui
bambini: si tratta dei terreni virtuali all'interno dei quali ha luogo la maggior parte degli episodi di
cyberbullismo. Qui, questi malintenzionati possono approfittare della loro innocenza ma anche della loro
capacità di immaginazione. I "giochi di ruolo" costituiscono una parte del gioco e dell'interazione online
sana e molto comune, ma i predatori possono utilizzarla come esca per far cadere i bambini in trappola.

L'FBI fornisce delle indicazioni utili per proteggersi dai malintenzionati e altri pericoli online che mettono a
rischio la sicurezza dei bambini. Tuttavia, è necessario ribadire che, anche in questo caso, essere in grado di
parlare con i propri figli su ciò che sta accadendo nella loro vita rappresenta la protezione migliore.

3/ Pubblicazione di informazioni private


Poiché i bambini alla loro età non sono in grado di capire quali sono i limiti sociali, può accadere che
pubblichino online, per esempio sui propri profili social, informazioni personali che non dovrebbero essere
rese pubbliche. Si tratta di informazioni di qualsiasi tipo, da immagini di momenti personali imbarazzanti
fino ad arrivare all'indirizzo di casa.

Se il bambino è dunque intento a postare informazioni in maniera pubblica, anche i genitori possono
vederle: in questo caso, sarà utile ricordare al proprio figlio che se mamma e papà possono vedere queste
informazioni, chiunque può farlo. Non è necessario indagare, basta mettere al corrente i propri figli di quelli
che sono i limiti da non superare per il rispetto della propria privacy.

4/ Phishing

Phishing è il termine utilizzato dai professionisti della cybersecurity per riferirsi all'utilizzo di e-mail che
tentano di indurre l'utente a fare clic su collegamenti o allegati nocivi attraverso frasi quali: "Ehi, abbiamo
pensato che questo possa interessarti!". Ciò può essere fatto anche tramite messaggi di testo nocivi: in
questo caso si tratta di "smishing".

Le e-mail di phishing e i messaggi di smishing posso apparire in qualsiasi momento, anche se i


cybercriminali da cui sono stati creati mantengono il controllo dei siti più popolari tra i bambini,
raccogliendo informazioni quali indirizzi e-mail e nomi di amici da poter utilizzare per le loro truffe. È
necessario insegnare ai propri figli di evitare di fare clic su e-mail o messaggi di sconosciuti, e di diffidare da
messaggi che sostengono di provenire da amici ma che non contengono in allegato un vero messaggio
personale.

5/ Essere vittima di una truffa

Sebbene sia improbabile che i bambini credano a un principe Nigeriano che offre loro un milione di dollari,
è possibile che siano vittima di una truffa con la quale si offrono cose di loro gradimento, per esempio
l'accesso gratuito ai giochi online. I più giovani rappresentano un bersaglio facile per i truffatori, in quanto
non hanno ancora imparato a essere diffidenti. Così come accade per il phishing, i cybercriminali utilizzano i
siti in voga tra i più piccoli per identificare le potenziali vittime, e in seguito promettere loro qualcosa in
cambio di ciò che intendono ottenere, per esempio, informazioni sulla carta di credito dei genitori.

Essere consapevoli del fatto che se un'offerta sembra essere troppo allettante per essere vera,
probabilmente non lo è: questo rappresenta il miglior modo per difendersi dalla truffe, e questo vale sia per
grandi che piccini. È dunque importante insegnare ai propri figli a diffidare da offerte che promettono
troppo

6/ Fare il download di malware senza volere

Il malware è un software informatico che viene installato senza che la vittima ne sia a conoscenza o che ne
abbia dato l'autorizzazione, eseguendo sul computer azioni dannose. Tra queste troviamo il furto o
l'appropriazione di informazioni personali, a volte utilizzate all'interno di una "botnet", la quale comporta
un rallentamento delle prestazioni. Spesso i cybercriminali inducono l'utente a scaricare il malware. Il
phishing è uno dei tranelli utilizzati a tale scopo, ma ne esistono molti altri particolarmente adatti ai
bambini, tra cui il cercare di convincere le vittime a fare il download di presunti giochi.

Come per le truffe, educare il proprio figlio rappresenta il metodo migliore per proteggerlo, ma l'uso di
software antivirus e di metodi di protezione collegati possono essere d'aiuto per difendere il computer da
malware che potrebbero penetrare al suo interno. Inoltre, molti prodotti per la sicurezza Internet includono
specifici strumenti di Parental Control in grado di creare un framework sicuro per le attività online del
proprio bambino.

7/ Post che potrebbero avere delle ripercussioni negative in futuro

Internet non dispone del tasto per l'eliminazione: tutto ciò che il proprio bambino pubblica online è quasi
impossibile da rimuovere in un secondo momento. Tuttavia, gli adolescenti in particolar modo, non
pensano a come un futuro capo (o, un giorno, un eventuale coniuge) potrebbe reagire a immagini
"divertenti" o altri contenuti personali postati sui propri profili social o altri siti Web.

È dunque necessario spiegare ai propri ragazzi che un giorno potrebbero voler cambiare l'immagine di sé
che desiderano avere sulla rete, ma che Internet non glielo permetterà.

La rete Internet può esporre i bambini a diversi pericoli, ma può anche rappresentare un mondo fatto di
meraviglie che le generazioni precedenti non avrebbero mai potuto immaginare. È per questo importante
assicurarsi che il proprio figlio sperimenti le gioie del mondo virtuale, e non i suoi pericoli.

Fake news
Sempre più persone raccolgono informazioni online e condividono ogni giorno milioni di nuovi post, articoli
e video su piattaforme come Facebook, Twitter e YouTube. Con il flusso concentrato di informazioni che
deriva da questo maggiore utilizzo dei social network, anche le fake news sono entrate a far parte della
nostra vita digitale quotidiana. Gli algoritmi dei social media hanno ancora problemi a determinare
l'autenticità di una notizia, pertanto capita che si diffondano immagini e video dall'aspetto
ingannevolmente reale ma che hanno subito una manipolazione professionale. È ormai noto che tale
disinformazione possa condizionare le opinioni e le discussioni pubbliche.

Il termine "fake news" è composto dalle due parole inglesi "fake" (in italiano "falso") e "news" (inglese per
"notizia"). Le fake news, in italiano note anche come "bufale", contengono informazioni false
deliberatamente inserite con l'obiettivo di attirare l'attenzione tramite un contenuto verosimile e scioccare
o influenzare l'opinione altrui. Le fake news sono scritte da singoli individui così come da gruppi che
agiscono nel proprio interesse o per conto di altri. I motivi alla base della creazione di questo tipo di
disinformazione sono principalmente personali, politici o economici.

La diffusione di notizie fittizie per influenzare l'opinione pubblica su un determinato argomento non è
affatto una nuova strategia: titoli entusiasmanti o articoli che diffondono menzogne e propaganda a fini
politici esistono fin dalla nascita della carta stampata. In tempi di scambio di informazioni digitali, tuttavia,
le fake news sono diventate un fenomeno online difficile da controllare. Condividendo i post sui social
media e attraverso social bot, che simulano utenti umani e hanno una velocità di diffusione elevata, le
bufale raggiungono un alto grado di visibilità in un tempo molto breve.

Le fake news servono in gran parte a manipolare il pubblico per determinati obiettivi politici o commerciali
con notizie deliberatamente travisate. Tuttavia, le notizie false possono servire anche ad altri scopi. Per
esempio, alcuni titoli sensazionalistici servono come clickbait, una tecnica che mira a portare più clic alla
pagina web collegata e quindi più entrate pubblicitarie.
Inoltre tentativi di phishing fanno uso di informazioni false e sfruttano la buona fede degli utenti: in genere
viene loro chiesto di inserire i propri dati personali in formulari apparentemente credibili, il che può portare
al furto di identità. Un altro fenomeno è rappresentato dalle truffe via e-mail sotto forma di catene di
Sant'Antonio che minacciano i destinatari in caso di mancato inoltro.

 Disinformazione mirata: un messaggio fittizio che viene distribuito per rendiconto personale. Il più
delle volte questi messaggi fasulli sono rivolti a gruppi particolarmente sensibili a questo tipo di
informazioni, classificando i contenuti polarizzanti come credibili senza verifica e condividendoli sui
social media.
 Falsi titoli di testa: i titoli che presentano fatti fittizi come fatti attendibili per generare attenzione
sono stati a lungo un espediente stilistico popolare nei media di dubbia serietà. Durante la lettura
dell'articolo, spesso si scopre che il titolo è deliberatamente fuorviante e non corrisponde al
contenuto del testo. Tali titoli sono anche chiamati "clickbait headlines" (it. "titoli di testa
acchiappaclic").
 Messaggi virali: sui social media, ogni secondo appare una gran quantità di nuovi messaggi. Di
conseguenza, gli utenti tendono a non controllare l'autenticità di ogni singolo post. Poiché le
principali piattaforme sono orientate verso share, likes e follower, i post popolari sono mostrati con
maggiore frequenza anche se non sono autentici, come nel caso delle fake news.
 Satira: le notizie satiriche riprendono i dibattiti in corso e li mescolano a eventi fittizi e spesso
assurdi. Si tratta di un espediente stilistico per attirare l'attenzione sui problemi sociali o per
denunciare la cattiva condotta politica. Ma c'è il pericolo che la componente umoristica non venga
riconosciuta e che la notizia venga scambiata per vera.

Anche se molte bufale possono apparire ingannevolmente reali a prima vista, la maggior parte di esse può
essere smascherata con pochi semplici metodi. Seguendo le strategie elencate di seguito, sarà molto più
facile distinguere le notizie false da quelle autentiche.

Controllare il mittente

Controllate il profilo del mittente sui social media prima di condividerne un post. Ponetevi domande come:

 Da quanto tempo esiste l’account?


 Ha una spunta di verifica blu?
 Quanti follower e amici ha l’account?
 Per lo più quali tipologie di post sono condivisi?

Un account creato di recente, un ridotto numero diamici/follower e contenuti sensazionalistici indicano che
potrebbe trattarsi di un social bot o di un "troll di Internet" che diffonde fake news.

Un'immagine può facilmente essere estrapolata dal suo contesto originale. Prestate attenzione ad alcuni
indizi come cartelloni pubblicitari, toponimi e segnali stradali o targhe automobilistiche e verificate se
corrispondano alle presunte informazioni sulla posizione. Anche la ricerca inversa delle immagini tramite
l'URL dell'immagine con strumenti come Tineye o l'estensione cromata Reveye è molto utile: grazie a questi
strumenti è infatti possibile scoprire quando e in quale contesto l'immagine è stata pubblicata per la prima
volta.
Per quanto riguarda i video, verificarne l’autenticità è più difficile. A complicare il processo sono alcuni
programmi di editing intelligenti che permettono di creare video deepfake, in cui i volti del video originale
vengono semplicemente sostituiti. Tuttavia, lo strumento YouTube DataViewer di Amnesty International
aiuta a trovare il video originale.

Alcune fake news si ispirano al design di noti brand mediatici per ispirare fiducia. Si consiglia pertanto di
controllare l'URL nella riga del browser. A volte l'unica differenza è un trattino o un altro suffisso come .net
invece di .it o .com.

Mentre alcune bufale sono relativamente innocue, altre possono causare enormi danni mettendo le
persone l'una contro l'altra o promuovendo pensieri antidemocratici. Gli esperti sospettano che soprattutto
negli ultimi anni le fake news in combinazione con i social bot abbiano avuto un impatto significativo su
eventi mondiali cruciali come il voto sulla Brexit nel 2016 e le elezioni presidenziali degli Stati Uniti del
2017. Ecco tre esempi di fake news riuscite che hanno fatto il giro del mondo e hanno influenzato
l’opinione pubblica.

 La cospirazione dell'AIDS: ancora prima che l'informazione fosse digitalizzata, la fiducia cieca che
l’opinione pubblica riponeva nei media veniva sfruttata diffondendo notizie false. Per conto dei
servizi segreti della DDR e dell'URSS, i media dell’allora Repubblica Democratica Tedesca hanno
diffuso negli anni '80 la voce che il virus dell'AIDS era stato sviluppato dalla CIA, i servizi segreti
americani. In questo caso si parla anche di campagna di disinformazione.
 La truffa Bitcoin: con la crescente popolarità delle criptovalute, negli ultimi anni sono emerse
sempre più pratiche fraudolente, volte ad acquisire nuovi clienti fornendo informazioni false.
Presunte piattaforme commerciali Bitcoin pubblicizzate con consigli liberamente inventati da
celebrità la cui fama avrebbe dovuto ispirare fiducia. Queste false raccomandazioni suggerivano ai
potenziali investitori la possibilità di ottenere profitti elevati.
 Fake news sugli immigrati: nel contesto della crisi dei rifugiati, è stata diffusa una grande quantità di
notizie false per polarizzare la popolazione europea. Tra le bufale con maggiore risonanza
ricordiamo l’accusa mossa anche da noti esponenti politici al sistema di accoglienza italiano,
secondo cui ogni immigrato avrebbe ricevuto 35 euro al giorno e sarebbe stato ospitato in hotel di
lusso, il tutto a spese del popolo italiano.

Un tempo celebrato come mezzo democratico, il World Wide Web ha ora una pessima reputazione quando
si tratta di affidabilità dell'informazione. Questo perché quasi tutti sono in grado di creare, distribuire o
manipolare contenuti su Internet. E poiché una maggioranza crescente di persone si informa sugli eventi
mondiali esclusivamente online, le fake news stanno diventando un problema sempre più grave. Da un lato,
una democrazia vive di informazioni liberamente accessibili che aiutano a comprendere le connessioni
politiche, sociali ed economiche. D'altra parte, però, le informazioni false promuovono diffidenza e
scetticismo e rendono più difficili le discussioni e la risoluzione dei conflitti su base comune.

Sempre più social media reagiscono alla richiesta di migliori misure di controllo quando si tratta di
diffondere bufale. Ogni piattaforma gestisce le fake news in modo diverso.

Nel maggio 2020, ad esempio, il servizio di notizie brevi Twitter ha effettuato un controllo su un tweet del
presidente statunitense Trump, che ha fatto affermazioni non dimostrabili sul voto per posta. Lo stesso
mese Youtube, in relazione alla crisi del coronavirus e a molte teorie di cospirazione, ha rivisto le linee
guida della comunità, le quali ora permettono alla piattaforma di cancellare i video con contenuti fasulli.

Facebook, invece, collabora con più di 50 organizzazioni indipendenti per la verifica dei fatti, come l'Agenzia
di stampa tedesca (dpa) e il centro di ricerca Correctiv. Se i post non sono veritieri secondo i criteri
specificati da Facebook, vengono contrassegnati con una nota e visualizzati con minore frequenza. Tuttavia,
il social network non controlla post e pubblicità di rappresentanti politici.

Nel giugno 2020 la Commissione UE ha pubblicato nuove linee guida per contrastare la disinformazione
attraverso i social network. In futuro, questi dovranno presentare rapporti mensili sul numero, il contenuto
e la gamma dei messaggi fuorvianti e dei conti falsi degli utenti. Le piattaforme dei social media sono anche
chiamate a combattere attivamente le campagne di disinformazione con informazioni basate sui fatti.

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