di
Cristiano Giorda
Lo spazio è molto importante per lo sviluppo dei bambini e questo è un aspetto che è stato
trascurato.
Le geografie dei bambini sono diverse da quelle degli adulti. I bambini vivono, giocano e
imparano attraverso le dimensioni spaziali. Gli spazi influenzano le emozioni dei bambini. La
geografia fa una distinzione tra geografia dei bambini e geografia delle bambine, lo spazio ha a
che vedere con l'identità sessuale e il bisogno di definire un proprio spazio personale e intimo. Un
altro elemento importante è quello dei bambini con disabilità, i quali hanno più bisogno di spazi
accessibili e inclusivi.
Geografia e destino
Alcuni autori parlano di destino geografico. Con destino geografico intendono l'insieme delle
condizioni e le opportunità che possono favorire lo sviluppo del proprio progetto di vita (del
bambino). il destino è quindi una condizione con la quale gli esseri umani dovranno convivere, ma
che potrà cambiare in base alle loro scelte e azioni. Questi autori parlano quindi di geografia come
destino poiché il luogo di nascita è l'elemento più importante nel determinare le esperienze di vita.
Essi cercano di dimostrare come le diversità culturali affondano le loro radici nelle diversità
geografiche, ecologiche e territoriali. È importante anche considerare la dimensione geografica
del tempo.
Peattie afferma che la geografia non deve essere considerata come lo studio dei confini degli
stati, ma come una materia viva.
La geografia quindi si presenta come indagine sul rapporto reciproco fra ambiente fisico e vita
umana arrivando a sostenere che spesso l'elemento umano è più importante del fattore
fisico.
Quindi il luogo in cui i bambini vivono può influenzarne lo sviluppo, per questo è molto
importante dare una sempre maggiore attenzione ai luoghi di crescita del bambino.
È dunque indispensabile partire dal proprio spazio di vita e includerlo nel processo
educativo come aspetto del proprio progetto di vita e passaggio indispensabile per collocare la
propria vita in una rete spaziale più ampia.
La relazione con la dimensione spaziale avviene già nel grembo materno. Entro i 3 anni i bambini
arrivano a possedere un proprio senso dello spazio personale e sociale;
le geografie personali quindi, iniziano a svilupparsi prima della scuola.
Piaget: secondo Piaget l'ingresso del bambino nel mondo dà inizio alla separazione tra la madre e
il bambino e quindi allo sviluppo della propria identità. La relazione con lo spazio e quindi molto
importante per lo sviluppo cognitivo e culturale. Piaget però propone un modello di sviluppo
cognitivo rigido e trascura l'aspetto sociale della prima infanzia ponendo il bambino ha una
eccessiva fase egocentrica.
Vygotskij: egli supera la rigidità di Piaget. Secondo tale autore l'apprendimento avviene
attraverso l'interazione con gli adulti e con gli strumenti con cui il bambino si trova contatto. Egli
considera il linguaggio come mezzo di comunicazione e strumento per riflettere sulla realtà e
organizzarla.
Bruner: Afferma che i processi mentali si sviluppano in relazione alla cultura umana.
Gli anni della scuola dell'infanzia sono molto importanti nella definizione di spazi personali e
sociali. Gli educatori di asili nido e scuole dell'infanzia devono stare molto attenti al rapporto fra
corpo e spazio.
L'esperienza spaziale nella scuola dell'infanzia e nella scuola primaria è inoltre elemento
centrale nello sviluppo della personalità e per lo sviluppo delle competenze corporee,
emozionali e cognitive. L'esperienza spaziale si configura come momento educativo molto
importante per definire il passaggio dall'esperienza immediata alla consapevolezza
dell'esperienza. (???)
Dewey completa il quadro affermando che i rapporti tra esseri umani e ambiente sono filtrati dalla
cultura. Secondo Dewey la geografia dovrebbe portare gradualmente gli studenti a contatto con la
realtà della vita contemporanea, evitando che conoscano la realtà in modo sprovveduto.
Lo sviluppo dell'orientamento
Il concetto di orientamento spesso viene visto solo come capacità di utilizzare la carta geografica.
Sapersi orientare significa invece situarsi e sapersi muovere consapevolmente a seconda
dell'organizzazione del territorio, considerando lo spazio geografico come un prodotto culturale
della specie umana, come struttura sociale, politica ed economica, nel quale dispiegare il proprio
progetto vita. Occorre situare e descrivere non solo le posizioni, ma anche i vissuti, le
emozioni, e le esperienze.
Lo spazio non deve essere inteso solo come una categoria (della materia), ma come costruzione
della cultura umana. L'orientamento deve essere inteso quindi, sia come capacità di controllare la
propria posizione nel mondo e in rapporto al mondo, sia come capacità di organizzare il mondo, di
orientarlo nel senso di pensarne le trasformazioni, le strutture, il senso.
L'orientamento e l'intelligenza spaziale: Gardner.
Per Gardner l'intelligenza spaziale è una delle tante intelligenze ed è legata al sapersi orientare e
all'orientamento.
Per l'insegnante è molto importante valorizzare l'intelligenza spaziale in ogni campo
dell'apprendimento perché il pensiero spaziale può essere usato come organizzatore della
conoscenza di ogni disciplina. Nella nostra cultura l'intelligenza spaziale è quella che ci permette di
ritrovare l'automobile in un grande parcheggio o individuare In tempi rapidi nelle strade alternative
al traffico urbano.
L'intelligenza spaziale si sviluppa nel bambino gradualmente: prima egli esplora la propria
abitazione, poi la scuola, poi gli altri luoghi come per esempio il parco giochi o l'intero spazio
urbano. Nell'insegnamento della geografia, L’ intelligenza spaziale è da considerare alla base
delle competenze geografiche. L'intelligenza spaziale consiste nell'osservare le strutture spaziali,
saperle interpretare e rappresentare.
La maggior parte dei bambini vive in spazi urbani, essi quindi vivono in uno spazio completamente
antropizzato.
Le geografie dei bambini e bambine sono quindi sempre più legate allo sviluppo e alle
trasformazioni delle città.
E’ quindi l'organizzazione degli spazi urbani a delimitare gli spazi di gioco e quelli di vita sociale.
Oggi un problema molto importante degli spazi in città è la sicurezza. Le città sono ambienti molto
rischiosi per i bambini e per la loro libertà di movimento. L'attenzione ai rischi ha portato a
diminuire la libertà di azione e di movimento anche nelle aree verdi, cioè l’esigenza della sicurezza
diminuisce la libertà di movimento (anche nelle aree o parchi per bambini).
Un altro aspetto da considerare sono le migrazioni. La migrazione può portare diverse
opportunità, ma spesso è un passaggio che può generare emarginazione, obbligando i bambini
migranti a confrontarsi con bambini di ambienti culturali molto diversi.
Anche la salute dei bambini è sottoposta a insidie. Prima di tutto a causa dell'inquinamento, poi
delle abitudini alimentari sbagliate e dello stile di vita non corretto (poco movimento).
Tuttavia i problemi per l'infanzia non sono presenti solo negli spazi urbani ma anche nelle aree
rurali. Non esiste uno schema rigido che ci permette di classificare un certo spazio come positivo o
negativo, ogni luogo è un sistema complesso.
Il compito degli insegnanti e dei ricercatori e quindi quello di prestare attenzione alle complessità
spaziali di studiarle e interrogarsi su di esse, ascoltando il punto di vista dei bambini ed essere più
consapevoli del ruolo dei luoghi e dei vissuti spaziali nell'infanzia.
Capitolo secondo: l'educazione geografica
La ricerca del proprio spazio nel mondo e la necessaria interazione con lo spazio degli altri
richiedono un sistema di valori in quanto hanno a che vedere con le idee di bene individuale e
bene comune. Insegnare la geografia porta inevitabilmente a sviluppare una visione del mondo,
un ordine di valori.
Lo spazio geografico come spazio di vita, è quindi considerato come un sistema di
relazioni e connessioni tra le comunità umane e tra le comunità e l’ambiente. (La dimensione
spaziale della geografia mette infatti in relazione lo sviluppo del proprio progetto di vita con i
rapporti tra le comunità umane e i sistemi di interazione tra la specie umana e le risorse
dell'ambiente naturale).
L'educazione geografica non si limita quindi solo ad aspetti teorici e normativi ma fa riferimento ai
rapporti nella specie umana e tra la specie umana e l'ambiente.
L'educazione geografica insegna a pensare la propria vita come parte del sistema - mondo,
ponendo il soggetto non come osservatore esterno ma come attore attivo, con i suoi progetti e le
sue intenzioni, ma anche con i suoi problemi e le sue responsabilità. L'educazione geografica
quindi è fondamentale per lo sviluppo delle competenze necessarie a intraprendere diverse scelte
come quelle economiche, di pianificazione territoriale, decisioni politiche e dell'ambiente e del
territorio.
Eratostene da Cirene fu il primo a utilizzare il termine geografia come titolo di un'opera con il
significato di descrizione della terra, il quale a sua volta fa risalire l'inizio della geografia a Omero
nell'Odissea. Secondo lui, l'Odissea costituisce un testo che è insieme un mito e un archivio di
memorie, un viaggio, un percorso di crescita e quindi un percorso di educazione attraverso i
luoghi.
L'Odissea quindi é un viaggio di formazione, un percorso un'esperienza di luoghi e persone.
In questa geografia primigenia sono presenti già due scopi educativi che oggi vengono ricondotti al
sapere geografico.
Il primo è quello pratico che concepisce la geografia come conoscenza indispensabile per lo
spostamento e per le esplorazioni.
Il secondo è l'aspetto teorico, che vede la geografia come un sapere indispensabile per chi
governa il mondo. Nel primo caso riconosciamo l'idea di orientamento geometrico, nel secondo
un orientamento culturale.
Successivamente Kant elabora un'idea della geografia come conoscenza che forma le persone
a essere cittadini del mondo.
In questo periodo la geografia si diffonde nelle università e diventa una scienza autonoma, e
finalmente viene riconosciuta nella sua importanza come materia scolastica.Lo scopo era fornire
strumenti e conoscenze per aiutare la nuova borghesia per orientarsi, a causa della crescita dei
flussi di merci e di persone.
Dewey afferma che la geografia è molto importante dal punto di vista educativo (dà molta
importanza educativa alla geografia).
Per Dewey l’insegnamento geografico consiste nell'indagare le connessioni tra i fatti naturali e
gli avvenimenti sociali e quindi le conseguenze per la vita umana. (Quindi per Dewey c'è
connessione tra fatti naturali e sociali).
In questa carta diventa esplicito il riferimento ai valori ed esso viene argomentato attraverso
obiettivi e competenze.
Oggi la riflessione sull'educazione geografica insiste anche su due questioni attuali la cittadinanza
e l'intercultura. Questi temi si basano sull'idea che la geografia formi una mentalità aperta,
decentrando le prospettive dalle chiusure identitarie e localistiche e quindi fornisca le basi per una
trasformazione sociale nel contesto più ampio di una visione dei sistemi umani che includa la
natura, e che affronti i principali processi che riguardano la popolazione e le risorse, l'economia, la
politica e la cultura.
La geografia viene qui riproposta come un sapere strategico che fornisce le competenze
necessarie per analizzare e affrontare i problemi che riguardano il futuro del pianeta e la
vita dei suoi cittadini.
Questo elenco è utile per la programmazione educativa ma manca di una visione organica che
permetta di declinare gli obiettivi in un contesto definito. Per fare ciò si è proposto di adottare il
territorio come concetto ponte in grado di unire le diverse declinazioni dell'educazione
geografica in modo organico, connesso allo spazio di vita in cui si attua il progetto educativo e
capace di integrare non solo gli obiettivi educativi ma anche i soggetti che li esprimono e lo spazio
geografico nel quale i soggetti agiscono.
Il territorio:
Il sapere geografico diventa un mediatore educativo per un progetto incentrato sul territorio. Il
territorio è visto come oggetto e soggetto educativo, spazio fisico e sociale, nel quale una comunità
sviluppa il proprio progetto di vita.
Anche le Indicazioni nazionali parlano molto del territorio. Il concetto di territorio è utilizzato per
spiegare la necessità di collocare il progetto educativo della scuola in relazione ai rapporti fra la
scala locale e scala globale.
I documenti ministeriali hanno recepito pienamente l'idea dell'educazione al territorio e l'hanno
adottata come nucleo teorico fondante del progetto educativo della scuola dell'infanzia e primaria,
e come base di riferimento dell'educazione alla cittadinanza. La cittadinanza è intesa anche come
“abitante di un territorio”.
La ricerca di un posto nel mondo passa quindi dal riconoscimento dei valori territoriali su cui si può
fare presa per lo sviluppo del proprio progetto di vita.
Educare ai valori territoriali permette alle persone di pensarsi e relazionarsi in un sistema
sociale in una rete di relazioni che risulta efficace per realizzare il proprio progetto di vita.
Il territorio è un sistema complesso in continua evoluzione che nessuno può decidere quali valori
debbano valere per quel determinato territorio escludendo altri.
La convivenza di diversi valori deve valorizzare le diversità. Il territorio Infatti non è mai un sistema
isolato e i suoi rapporti sociali sono sempre intrecciati in base a contesti sociali politici economici
culturali.
Per educare al territorio occorrono alcune conoscenze:
- la conoscenza del territorio e delle visioni del territorio da parte dei suoi abitanti
- la costruzione di una rappresentazione del territorio che consideri aspirazioni e bisogni dei
suoi abitanti
- individuazione delle relazioni che ogni territorio e i suoi abitanti hanno con i luoghi vicini e
lontani con le aree regionali in cui esso è incluso.
Lo sviluppo sostenibile è una forma di sviluppo economico che sia compatibile con la salvaguardia
dell'ambiente e dei beni liberi per le generazioni future, che ha dato vita all'economia sostenibile,
appoggiandosi almeno in parte alla cosiddetta green economy. (da Wikipedia).
Lo sviluppo sostenibile è la capacità della nostra specie di riuscire a vivere, in maniera dignitosa ed
equa per tutti, senza distruggere i sistemi naturali da cui traiamo le risorse per vivere e senza
oltrepassare le loro capacità di assorbire gli scarti e i rifiuti dovuti alle nostre attività produttive (da
sito internet).
Per sviluppare le abilità e le competenze legate allo sviluppo sostenibile occorre conoscere i
sistemi naturali socio-economici più importanti del pianeta.
Nel contesto didattico possiamo trovare tre passaggi:
- La scelta degli argomenti e delle aree geografiche. I temi devono essere rilevanti e
strategici correlati ai processi decisionali per il futuro del pianeta come ad esempio il
surriscaldamento climatico, la questione energetica, l'uso di risorse non rinnovabili,
globalizzazione, ecc. La scelta degli argomenti deve essere connessa il più possibile alle
esperienze, interessi e conoscenze degli alunni. Spesso è utile partire da un esempio.
- La scelta degli approcci per l'insegnamento. I temi vanno sviluppati facendo emergere
le loro connessioni e quindi cercando di sviluppare un pensiero sistemico. La sostenibilità è
anche un modo di vedere le relazioni tra sistemi umani e sistemi ambientali. E’ bene
ascoltare le preferenze e la curiosità dei bambini riguardo i temi da trattare.
- L'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC). Le tecnologie
possono essere usate per migliorare l'apprendimento degli allievi per esempio descrivere
luoghi tramite immagini satellitari.
Tutte queste indicazioni vanno trattate a seconda dell'età, del contesto geografico.
Cosa deve dare la geografia: educare a guardare il territorio come opportunità per il proprio
progetto di vita, collocandosi in una dimensione sociale che comprende il rispetto dei progetti degli
altri e la cura dei luoghi e delle loro risorse.
La scuola quindi deve sostenere e indirizzare la partecipazione dei bambini alla vita sociale
e politica nella comunità in cui vivono.
La partecipazione è infatti una delle espressioni centrali della cittadinanza. Oggi a scuola i bambini
sono coinvolti molto poco in questo argomento (cioè alla partecipazione alla cittadinanza).
L'educazione alla cittadinanza dovrebbe Infatti iniziare già dall'asilo nido e poi proseguire nella
scuola dell'infanzia e primaria.
In una ricerca svolta in Scozia da Gallacher nel 2005 l'autrice sostiene che negli spazi dell'asilo
nido ci sono due modi di controllare lo spazio: uno è quello organizzato dagli adulti che impongono
regole controllo, e l'altro è quello dei bambini i quali si confrontano con le regole e la strutturazione
Imposta dagli adulti, e che a loro volta tendono a utilizzare lo spazio sovvertendo le regole
individuando le debolezze del controllo, e sperimentando modi alternativi di vivere i diversi spazi.
Il mondo è composto da molti segni e valori culturali diversi, che possiamo trovare nei vari luoghi.
L'educazione geografica all'intercultura si costituisce quindi come un'educazione tesa a scardinare
i vari stereotipi di tipo geografico, etnico e culturale.
L'educazione geografica all'intercultura deve fornire gli strumenti concettuali e le
competenze culturali per sviluppare la propria identità, sviluppando anche l'apertura
culturale alla diversità.
Quindi si tratta non solo di conoscere le culture e le differenze culturali ma anche
sviluppare competenze relazionali, emotive e comunicative, e porsi in modo costruttivo di
fronte a diversi sistemi di valori cercando di contrastare i pregiudizi verso gli stranieri.
Per la didattica della geografia un importante ruolo di mediatore interculturale è il paesaggio, la cui
funzione sociale può essere utilizzata con intenzionalità educativa.
L'educazione alla geografia aiuta quindi a ripensare la diversità non solo conoscendo luoghi e
persone diverse, ma operando un incontro verso diverse culture.
La percezione dei luoghi ha un ruolo attivo nelle pratiche migratorie e nei processi interculturali.
L'inserimento di un migrante può mettere in evidenza differenze difficili da accettare: i ragazzi
migranti si trovano di fronte a scelte che generano esclusione: comportandosi come i ragazzi della
cultura ospitante rischiano di essere esclusi dalla propria famiglia di origine, mentre se cercano di
mantenere la propria cultura possono essere esclusi dagli individui del paese ospitante, essi
vivono quindi, spesso, un forte contrasto.
La conoscenza del posto non può limitarsi alla dimensione della specie umana e dei suoi sistemi,
ma deve comprendere anche le relazioni tra tutti gli altri esseri viventi e con il sistema ambientale.
La geografia è considerata disciplina di cerniera perché collega le conoscenze elaborate da
altre discipline per sviluppare spiegazioni di fatti e fenomeni che avvengono nello spazio
geografico.
Nonostante la geografia abbia molte connessioni con le altre discipline, essa è una disciplina
autonoma: possiede un proprio linguaggio e dei concetti di base, comprende approcci, metodi e
strumenti propri e specifici.
La geografia è molto cambiata negli ultimi decenni, diventando un campo di sapere con un lessico
sempre più specifico e possiede nuovi strumenti legati alla tecnologia, oltre che molti studi e teorie
sulle relazioni tra sistemi umani e sistemi ambientali.
- La geografia regionalizza: i geografi per dare un ordine allo spazio geografico, hanno
elaborato il concetto di regione, cioè una parte di territorio che ha delle caratteristiche
comuni. La regione può essere fisica, politica, economica, storica ecc. Ogni luogo può
essere collocato in diverse regioni a seconda dell'ordinatore regionale e della scala
geografica utilizzata.
- La geografia opera confronti a scale diverse: questo serve ad indagare meglio lo spazio
geografico, il quale è il risultato di continue relazioni e interazioni con luoghi diversi, anche
lontani, con cui intrattiene rapporti di vario tipo, per esempio economici, commerciali, politici
o culturali.
- L'osservazione diretta: consiste nell' andare sul territorio e osservare, rilevare i dati.
Questa modalità è la via d'accesso più ricca per lo studio del paesaggio, dell'ambiente e
delle relazioni tra sistemi umani e sistemi ambientali a scala locale. Nella scuola
l'osservazione diretta si può praticare tramite l'uscita didattica.
- L'intervista: con essa si possono cogliere i punti di vista diversi riguardo il territorio da
parte dei diversi attori sociali, politici ed economici. Nella scuola questo è uno strumento
da rivalutare, e molto interessante per indagare la percezione del paesaggio o per
condividere le diverse visioni dello spazio vissuto. L'intervista è uno strumento utile per
l'educazione alla cittadinanza in quanto si focalizza sui diversi punti di vista.
- I dati statistici: sono in rapporto diretto con le carte geografiche perché è attraverso di
esse che possiamo visualizzare i dati statistici. I dati statistici ci forniscono un'informazione
generale su un determinato fenomeno.
- I documenti visuali (immagini, fonti iconiche, documenti): sono oggi uno dei campi di
ricerca più attivi della geografia. Oggi le immagini hanno acquistato molta importanza,
grazie soprattutto ai nuovi strumenti tecnologici. La geografia scolastica deve quindi aprirsi
ad un uso nuovo il più attivo degli strumenti iconici, come per esempio documenti da
analizzare.
● Lo spazio geografico: è l'area del pianeta che comprende anche la parte aerea e il
sottosuolo, sulla quale si svolge la vita umana e che fa da base alle relazioni tra sistemi
ambientali e sistemi umani. lo spazio può essere assoluto, cioè “fisico”; oppure relativo,
cioè come rete di relazioni. invece per definire le
relazioni e i legami emozionali e percettivi degli individui con i luoghi del loro spazio di vita,
si usa il concetto di spazio vissuto.
Per spazialità intendiamo l’insieme delle conoscenze, abilità e competenze umane in
relazione allo spazio geografico. La
spazialità umana comprendere l'orientamento, la capacità di spostarsi intenzionalmente
nello spazio e la capacità di trasformare l'ambiente e di rappresentarlo, progettarlo,
governarlo e considerarlo in modo astratto e simbolico.
● Confine: il significato più noto di confine è quello di una linea che segna la divisione fra
due o più territori. Il confine serve a delimitare gli spazi geografici dei diversi gruppi umani,
ma si usa anche in senso politico, culturale, sociale ed economico. I confini possono
essere anche invisibili all'interno di spazi urbani tra diverse etnie o gruppi sociali; oppure si
possono individuare i confini economici tra le regioni più sviluppate e altre meno sviluppate.
● Sito: il sito è usato per indicare le caratteristiche fisiche di un luogo, come l’idrografia,
clima, il terreno, l’altitudine, ecc.; il concetto è utile dal punto di vista didattico per far
emergere le componenti naturali di un territorio.
● Paesaggio: Nel paesaggio si individuano i segni visibili e l’impronta culturale dei gruppi
sociali, etnici e religiosi. Il concetto di paesaggio dal punto di vista didattico è molto
importante, e costituisce un mediatore tra la realtà visibile e la sua percezione. Il paesaggio
è un concetto che ci spinge a riconoscere i luoghi nella loro globalità sistemica e ad
individuare la relazione tra natura e società. Uno dei primi esercizi
infatti, è quello di distinguere in un paesaggio gli elementi naturali e quelli antropici. Il
passaggio successivo consiste nell'individuare le relazioni tra le attività umane e ambiente,
vedendo come la natura è stata trasformata per soddisfare i bisogni umani.
Le geografie regionali:
Lo studio regionale è uno dei punti di riferimento del metodo geografico.
Attraverso di esso si suddivide lo spazio terrestre in aree simili.
Questo è necessario per semplificare la complessità del territorio, cercando di mettere insieme
aspetti simili che ci permettano di sviluppare una visione d'insieme.
Al termine della classe terza della scuola primaria i bambini dovranno avere una conoscenza del
paesaggio della propria regione politico-amministrativa, descrivendone gli elementi fisici e
antropici.
Al termine della classe quinta i bambini dovranno acquisire il concetto di regione geografica e
utilizzarlo a partire dal contesto italiano. Nelle indicazioni non si richiede la conoscenza di tutte le
regioni, ma di saper utilizzare il concetto di regione geografica.
In pratica l’educazione geografica per temi e problemi parte da una situazione problematica, da un
problema di tipo geografico (ambientale). Grazie a questo approccio si evita di studiare la
geografia solo dal punto di vista mnemonico; inoltre ogni tema può essere trattato a scale diverse (
e questo è un vantaggio) e ciò permette di comprendere le connessioni tra lo spazio vissuto e le
scale spaziali più ampie, fino a quella planetaria.
Il terzo vantaggio è il fatto che l’approccio per temi e problemi è connesso a situazioni di vita reali,
più facilmente ricordabili.
Il modello di ricerca basato sui problemi possiede le tappe fondamentali:
1. Definizione del problema e degli obiettivi della ricerca: il campo della ricerca deve
essere chiaro e definito in modo semplice.
2. Ricerca della bibliografia: prima di dare avvio alla ricerca occorre documentarsi quindi
leggere tutto ciò che è già stato scritto sull'argomento.
3. Metodo della ricerca: bisogna scegliere l'approccio ritenuto più adatto alla ricerca
orientandosi tra i metodi quantitativi, che richiedono la raccolta di dati statistici, e i metodi
qualitativi che comprendono approcci visuali, interviste, osservazione partecipata.
Con didattica della geografia si intende una riflessione teorica e metodologica che comporta
la rielaborazione dei saperi disciplinari.
Conoscere è indispensabile per insegnare, ma non basta, occorrono anche competenze
comunicative, relazionali, ermeneutiche.
Il compito della didattica disciplinare, quindi, consiste in una mediazione culturale complessa, in
un progetto sociale nel quale i saperi e i percorsi sono finalizzati allo sviluppo delle
competenze, affinché il soggetto prenda coscienza di sé e del mondo e sia in grado di elaborare
consapevolmente idee, azioni e le relazioni per costruire il proprio posto nel mondo.
La didattica della geografia colloca quindi la prospettiva spaziale nel sistema dei saperi
inter-poli-trans disciplinari.
Il compito della didattica è quello di elaborare strumenti culturali per analizzare e pensare il mondo
e le attività umane in modo spazializzato, cercando di utilizzare le idee migliori e adattando
l'apprendimento in base all'età degli alunni, contesto sociale e al gruppo classe e al territorio.
Le competenze geografiche
Da alcuni anni il concetto di competenza è sempre più importante, e il suo successo nasce dal
concetto di lifelong learning, cioè l'idea della formazione permanente, protratta lungo tutto l'arco
della vita, da cui si è sviluppata un'ampia riflessione che ha portato l'attenzione non solo sui tempi
di apprendimento ma anche sui tipi di apprendimento e sulle modalità con cui si apprende nella
vita, distinguendo tra apprendimento formale, non formale e informale.
La competenza geografica basilare, che è quella della localizzazione, non deve essere inquadrata
come abilità se stante, ma deve essere applicata ai contesti reali.
Il concetto di competenza ci spinge verso situazioni concrete.
Ogni competenza è potenzialmente collegata ad altre e può richiedere il coinvolgimento di
conoscenze e altre competenze di altre discipline.
Insegnare la geografia per competenze
La tradizione scolastica italiana è legata alla lezione frontale e all'acquisizione di conoscenze,
sistema che non ha mai permesso di mettere in luce i maggiori pregi educativi della geografia,
trasformandola in una disciplina mnemonica e nozionistica.
Insegnare per competenze significa sviluppare Il curricolo per problemi e situazioni
significative o problematiche, in modo da coinvolgere gli allievi in situazioni reali e
significative.
I tre punti principali a favore dell'insegnamento della geografia per competenze sono:
- la geografia valorizza la capacità della geografia di affrontare i problemi reali nel mondo
contemporaneo, coinvolgendo conoscenze, strumenti, metodi abilità disciplinari in scenari
complessi.
- la geografia educa al pensiero critico ea valutare il territorio, i luoghi e le relazioni tra
sistemi umani e sistemi ambientali, considerando diversi punti di vista, progetti e intenzioni,
anche in una prospettiva temporale e considerando le conseguenze delle diverse azioni.
- la geografia sviluppa la creatività e l'immaginazione geografica, importante sia per
affrontare lo studio dei luoghi considerando i valori, la percezione e le aspettative sociali,
sia per progettarne le trasformazioni.
Le competenze geografiche costituiscono la dotazione necessaria per stare nel mondo come
cittadini attivi, responsabili, per pensare alla propria vita e al proprio destino come parte della
vita e parte del destino di una comunità di appartenenza più ampia, fino a quella planetaria,
comprendendo in questo sistema anche le relazioni che ci legano all'ambiente e al destino del
pianeta nella sua globalità.
Lo strumento più efficace per mettere in pratica l'insegnamento per competenze è la didattica
per problemi.
La geografia serve anche a dare voce alle emozioni e ai vissuti personali, ma anche ad
appropriarsi di un vocabolario di adeguato per descrivere ciò che si osserva e vive.
- il riferimento costante alle otto competenze chiave per l'apprendimento permanente definite
dal Parlamento e dal Consiglio Europeo;
- introduzione di un profilo di competenze dello studente al termine del primo ciclo;
- il riferimento all'azione educativa in particolare alla cittadinanza e alla centralità dello
studente nell'azione educativa;
- non ci sono più le aree disciplinari predefinite, sostituite da un costante invito alla
costruzione di approcci interdisciplinari flessibili.
Nella prima parte delle Indicazioni nazionali si fa riferimento ai concetti di centralità della persona,
nuovo umanesimo e cittadinanza. Sono presenti quindi i passaggi che consentono di collegarsi al
dimensione spaziale e alla conoscenza geografica.
Si fa riferimento specifico alla dimensione multiscalare della contemporaneità.
Il curricolo di geografia
Per quanto riguarda la scuola dell'infanzia ci troviamo in un contesto predisciplinare dove tutte
le esperienze servono per sviluppare competenze del cui aspetto disciplinare i bambini ancora
non sono consapevoli.
La geografia nella scuola dell'infanzia è presente in tutte le attività che hanno a che fare con
la spazializzazione, con la conoscenza del luogo e la sua rappresentazione, con l'uso libero dello
spazio o attraverso regole. Fare esperienza dello spazio contribuisce a sviluppare l'orientamento, il
linguaggio, la logica e l'identità personale.
Il limite è che il linguaggio usato per riferirsi allo spazio è ancora quello geometrico e non
geografico e non si collega con la geografia come disciplina e come linguaggio.
Per quanto riguarda il curricolo della geografia nella scuola primaria, sono presenti traguardi e
obiettivi sia per il termine del prio triennio, che per il termine dell’intero ciclo della primaria.
Al termine della scuola primaria gli obiettivi che sono organizzato in quattro categorie:
l'orientamento, il linguaggio della geograficità, il paesaggio, la regione e sistema territoriale.
- il contributo della geografia allo sviluppo di altre discipline: cioè la capacità di spazializzare
un problema, localizzato nello spazio geografico,anche in diverse discipline, dalla scienza
alla storia
- il ruolo interdisciplinare della geografia: il sapere si integra con le conoscenze di altre
discipline per sviluppare esperienze complesse e i percorsi di apprendimento integrati.
La geografia quindi comprende conoscenze e competenze di base che sono necessarie a tutte le
discipline e a tutti i processi di apprendimento interdisciplinari che ne derivano.
● Sviluppo dello scenario: lo sviluppo dello scenario è il compito principale del docente. Lo
scenario deve essere motivante, convincente, interessante e anche abbastanza
complesso per coinvolgere molte conoscenze. In questa fase il
ruolo dell'insegnante è quello di sostegno, e deve fornire aiuto in caso di bisogno.
Gli alunni devono restare protagonisti di questa esperienza, impegnandosi a trovare i
dati, individuare soluzioni, progettare il lavoro, cercando di aiutarsi vicendevolmente.
E’ molto importante anche il lavoro che si può svolgere su aspetti qualitativi, percettivi ed
emozionali del rapporto fra i bambini e lo spazio. In questo caso il disegno è uno strumento molto
efficace che può rivelare il punto di vista dei bambini. Può essere utile anche la conversazione
guidata che può di far emergere aspetti emozionali.
Geografia e storia
Come abbiamo già detto la geografia ha molte connessioni interdisciplinari e questa capacità è
considerata un punto di forza nell'insegnamento.
Da un lato i suoi aspetti fisici possono essere messi in relazione con conoscenze di tipo scientifico,
come l'astronomia, la geologia, ma anche con la matematica e le scienze della terra. Dall'altro lato
invece i suoi aspetti umanistici culturali la collegano con la storia, la letteratura e l’arte.
La geografia è infatti spesso collegata con la storia e l'educazione civica.
Infatti è impossibile studiare la storia senza ordinare gli eventi nello spazio.
Si cerca quindi un maggiore raccordo interdisciplinare soprattutto tra geografia e storia, il quale
può essere interessante per i docenti e stimolante anche per i bambini.
Capitolo quinto: geografia attiva. Strumenti e percorsi didattici
Imparare a memoria gli affluenti del Po non porta ad una conoscenza consapevole del fiume. La
geografia diventa significativa quando insegna che lungo gli affluenti si trovano sistemi territoriali
abitati da persone che hanno molte relazioni coi fiumi, che con l'acqua irrigano i campi coltivati,
ecc.
Il disegno
Il disegno dei luoghi, ambienti e paesaggi è uno strumento che ha molte potenzialità formative
per la didattica attiva della geografia nella scuola dell'infanzia e primaria.
Nei primi anni di vita il disegno costituisce l'elemento che unisce gli aspetti ludici ed emozionali
all'esplorazione e all'osservazione del mondo.
Il disegno è una forma di rappresentazione spazializzata.
Già dai primi anni dell'infanzia gli scarabocchi hanno un valore qualitativo ed esprimono emozioni,
relazioni o finalità.
I bambini attraverso il disegno iniziano a riconoscere la posizione del proprio corpo rispetto allo
spazio vissuto; il disegno quindi, dal punto di vista dell'orientamento, permette di sviluppare una
serie di abilità e tra queste c'è la conoscenza dei principali indicatori topologici, ma il suo
ruolo più importante è quello di tipo qualitativo: il disegno consente infatti di sviluppare la
capacità di osservare, selezionare, stabilire un ordine di importanza, operare una sintesi o
esprimere e comunicare un punto di vista.
E’ molto importante per l'educazione geografica la fase nella quale i bambini sono invitati a parlare
dei luoghi che hanno disegnato e spiegarne la loro importanza.
E’ probabile che i bambini piccoli disegnino un solo luogo o che abbiano bisogno di più fogli per
disegnare luoghi diversi. Ai bambini più grandi della scuola primaria si può proporre di scrivere un
testo sui luoghi della propria vita.
La geografia scolastica si è spesso concentrata sul tentativo di presentare lo spazio geografico in
modo oggettivo, trascurando il fatto che ogni individuo di fronte alla complessità instaura un
rapporto personale.
Il geografo Yi-Fu Tuan usa il concetto di topofilia, che comprende due metodologie: la mappa
del quartiere e la mappa del cuore.
La mappa del quartiere a una metodologia che si basa sull'integrazione di due strumenti: il
disegno e l'intervista (sul proprio quartiere) abbinata alla visione di fotografie e immagini.
Il disegno allo scopo di lasciare i bambini la massima libertà di espressione.
Dopo che il bambino ha fatto il disegno viene proposta una conversazione nella quale i bambini
sono invitati a riconoscere in fotografia alcuni luoghi del quartiere, e a parlare della loro percezione
rispetto al luogo.
La conclusione più interessante riguarda il fatto che il quartiere è molto importante per i bambini,
che lo rappresentano come una zona piena di vita. sono sempre presenti i negozi e la scuola.
Un altro esperimento riguarda un percorso didattico sperimentato in alcune scuole torinesi Con lo
scopo di individuare i luoghi più significativi nella vita dei bambini e la loro percezione delle
relazioni con l'ambiente la società.
La metodologia si basa sull’abbinamento di tre strumenti: il disegno, il questionario e la
conversazione clinica.
In questo caso il questionario ha costituito la prima tappa, con il compito di portare l'attenzione dei
bambini sul ruolo dei luoghi e sulle relazioni che attraverso i luoghi e si sviluppano con la natura e
la società.
I bambini hanno rivelato una notevole consapevolezza delle proprie relazioni con i luoghi, e si sono
dimostrati in grado di argomentare in modo strutturato le risposte.
I disegni sono stati suddivisi in due prove. Nella prima si chiesto ai bambini di disegnare la mappa
della scuola, e nella seconda si è chiesto di disegnare la mappa del cuore, cioè di rappresentare
(disegnare) i luoghi più importanti affettivamente.
La mappa del cuore permette di collegare le relazioni affettive ai luoghi, e nei luoghi
compaiono frequentemente i bambini stessi insieme a mamma e papà nonni fratelli ma anche
bambole e peluche.
Esso prevede dei cerchi concentrici con al centro la casa, poi tutto intorno ai vari luoghi che
circondano la casa. Per esempio, si è partiti dalla mia casa, il mio quartiere, la mia città, la
mia regione, il mio stato, l'Unione Europea, l'Europa, la Terra.
In questo modo si rende visibile il livello di inclusione fra tutti i diversi spazi regionali che la
cartografia non consente.
A livello educativo ciò aiuta a contestualizzare la propria posizione nel mondo, facendo
emergere l'idea che ogni luogo è sempre parte di altri luoghi e che ogni persona partendo dal
suo posto può entrare in relazione con spazi che arrivano a includere ea mettere in relazione tutta
l'umanità.
Il prodotto finale del lavoro è quindi la costruzione partecipata della mappa di cittadinanza.
Essa permette ai bambini di esprimere punti di vista e progettualità nei riguardi spazi vissuti,
sviluppando un senso di personale radicamento nel territorio e cominciando a comprendere il
proprio ruolo e la propria responsabilità nella cura dei luoghi.
Il prodotto finale è quindi la realizzazione di una mappa collettiva (condivisa) degli spazi vissuti.
In ambito educativo i GIS sono mediatori didattici in grado di visualizzare i dati geografici
producendo una cartografia specializzata.
2. Uscita sul terreno: durante l'uscita l’attenzione deve essere posta sull'osservazione
diretta e partecipata. Può essere utile ricorrere ad alcuni strumenti per rilevare i dati come
per esempio una griglia di osservazione una macchina fotografica.
3. Dopo l'uscita: il lavoro in aula consiste nella rielaborazione dell'esperienza, con racconto
orale, scambio di osservazioni e dati e materiali raccolti. In questa fase
le idee e le ipotesi di ricerca possono trovare una nuova organizzazione e possono essere
realizzati i prodotti finali come carte collettive, testi, cartelloni o altre forme di rielaborazione.
Lo stesso percorso si può fare utilizzando le tecnologie e strumenti digitali come fotocamera,
videocamera e altri.
Tra gli aspetti più importanti del metodo geografico c'è la capacità connettiva, cioè partendo da
un contesto o da un problema approfondito e affrontato con competenze geografiche, si
aprono collegamenti con altri temi, aree geografiche e relazioni tra società umana e
ambiente.
Un esempio in questo senso ci viene offerto dal gioco didattico, il cui obiettivo è evidenziare le
connessioni che si possono individuare tra geografia, alimentazione e agricoltura per esempio.
Il gioco per esempio si potrebbe basare sulla scrittura di ricette inventate partendo da 4 consigli:
inventa una ricetta africana, inventa una ricetta del sud-est asiatico, inventa una ricetta norvegese,
inventa una ricetta di una regione o sub-regione italiana.
Il compito prevede di indicare ingredienti, lavorazione e tipo di cottura.