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LA GEOGRAFIA DELL’ITALIA, Identità, paesaggi, regioni di Daniela Pasquinelli d’Allegra

CAPITOLO 1: DALLA GEOGRAFIA DELL’ITALIA ALL’ITALIA IN GEOGRAFIA


1.1 La geografia dell’Italia: il valore della diversità
L’Italia si estende nel Mediterraneo da nord-ovest a sud-est. Misura circa 240 km nel tratto più
lungo. Presenta 7000 km di coste. Ha una forma particolare ed è facilmente riconoscibile nel
globo. L’Italia presenta una grande e preziosa varietà di paesaggi, con conformazioni
geomorfologiche differenti e presenta popoli eterogeni che hanno modificato il territorio. La
geografia dell’Italia esalta la diversità sia riguardo le forme naturali, sia riguardo la cultura.
Il rapporto uomo – ambiente
L’Italia non è stata una terra particolarmente favorevole all’insediamento umano. I suoi paesaggi si
sono presentati spesso repulsivi all’insediamento stabile. I rilievi montuosi si trovano spesso su
terreni carsici non adatti alle coltivazioni, destinati all’erosione. I paesaggi italiani sono tutti carichi
di storia su cui i popoli hanno lasciato la loro impronta. Bisogna essere in grado di leggere un
territorio come sistema di interrelazioni tra l’uomo e l’ambiente per il fine di cogliere oltre ai punti
di forza, anche quelli di debolezza, legati agli effetti dell’azione antropica (danni ambientali). È
necessario progettare il ripristino degli equilibri interrotti.
Il patrimonio culturale e la sua tutela
Il paesaggio non deve essere usato come un bene di consumo, ma è doveroso valorizzarlo come
patrimonio culturale. Nel Codice dei beni culturali e del paesaggio si sostiene che la tutela e la
valorizzazione del patrimonio culturale concorrono a preservare la memoria della comunità
nazionale e del suo territorio e a promuovere lo sviluppo della cultura.
Per il concetto di patrimonio culturale sono fondamentali i concetti di “bene comune” e
“fruibilità”  agli studenti bisogna far capire che nel nostro paese esistono cose immobili e mobili
che appartengono alla comunità nazionale e tali devono essere rispettate perché possono essere
fruite da tutti e tramandate alle generazioni future. Fruibilità intesa come disponibilità del bene
per un utilizzo consapevole e non per lo sfruttamento e l’abbandono.
1.2 L’Italia in geografia: una formazione irrinunciabile
È indispensabile fin dai primi anni un’adeguata formazione geografica per sviluppare una
percezione paesaggistica e ambientale. Si deve avere sensibilità verso il paesaggio geografico.
Quando si attribuisce valore a qualcosa ci si pone il problema di una sua conversazione e
salvaguardia.
La Convenzione europea sul paesaggio e il ruolo della geografia
La Convenzione europea sul paesaggio viene firmata a Firenze nel 2000 e ratificata dallo Stato
italiano nel 2006, ha puntato a estendere la conoscenza delle tematiche e dei problemi di tutela
anche alle popolazioni interessate. L’articolo 1 definisce il paesaggio come una determinata parte
di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori
naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni.
Sono stati sollecitati percorsi formativi, scolastici e specialistici per mettere in grado di percepire il
paesaggio come valore, per comprendere poi la necessità di salvaguardarlo. La geografia dovrebbe
assumere un ruolo cardine. Si parla di geografia della percezione  attribuisce alle geografie
soggettive il valore di testimonianza irrinunciabile per lo studio degli assetti territoriali rispondenti
alle necessità della popolazione locale. Tra le misure specifiche e che riguardano più da vicino la
scuola sono:

 Sensibilizzazione al valore del paesaggio, al loro ruolo e alla loro trasformazione;


 Formazione ed educazione, promuovendo insegnamenti scolastici che trattino valori
connessi con il paesaggio e la sua salvaguardia.
 Identificazione e valutazione, individuando i paesaggi, analizzando le caratteristiche e
seguirne le trasformazioni. Rendere conto dei valori specifici.
Prima di iniziare lo studio vero e proprio si deve sensibilizzare ai valori interni del paesaggio che ci
circonda, successivamente si procede a individuare i vari tipi di paesaggio nella realtà italiana, poi
attraverso la geografia e le discipline che con essa concorrono come le scienze e la storia, si
analizzano gli aspetti naturali e antropici.
Approccio regionale e conoscenze significative
Nella scuola la geografia regionale è sembrata coincidere con la vecchia materia descrittiva
mnemonica e nozionistica. Si è cominciato, a partire dai programmi del 1985, a sostituirla con una
disciplina focalizzata sul metodo di studio. L’indagine conoscitiva veniva condotta attraverso
l’insegnamento per problemi. Vi è stato lo spostamento della centralità dell’azione formativa
dall’insegnamento all’apprendimento, passando anche in geografia all’apprendimento per
problemi: si studia una questione della quale sono definibili la localizzazione e una serie di
relazioni con il territorio.
La geografia oggi ha fatto un passo avanti. Oltre all’osservazione della situazione, siamo passati alla
PROGETTAZIONE di azioni per il presente e per il futuro, azioni finalizzate a una migliore qualità
della vita e una migliore qualità dell’ambiente.
L’acquisizione di competenze chiave
Una scuola incentrata su processi di apprendimento dell’alunno è fondamentale ed è attenta a
sviluppare le competenze. La Raccomandazione del Parlamento e del Consiglio dell’Unione
europea del 2006 relativa alle competenze chiave per l’apprendimento, definisce la competenza
come una combinazione di conoscenze e abilità appropriate al contesto. Si vuol fare acquisire agli
allievi la capacità di elaborare strategie per fronteggiare situazioni problematiche in contesti
diversi. Si parla di competenze chiave di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione lo sviluppo
personale e per la cittadinanza attiva. Le competenze chiave sono declinate dal punto di vista della
geografia:

 Imparare a imparare, acquisire il metodo di ricerca – azione;


 Progettare e riprogettare spazi noti in funzione dei propri bisogni;
 Comunicare informazioni spaziali con il linguaggio di geo – graficità;
 Collaborare e partecipare alla gestione del territorio esercitando la cittadinanza attiva;
 Agire in modo autonomo e responsabile nei confronti dell’altro e dell’ambiente;
 Risolvere problemi territoriali e di sostenibilità ambientale;
 Individuare collegamenti e relazioni in un sistema territoriale;
 Acquisire e interpretare l’informazione spaziale e ambientale
Cenni metodologici: la ricerca – azione
La prima competenza riassume in sé tutte le successive competenze, è basata sull’imparare a
imparare attraverso il metodo della ricerca – azione. La ricerca – azione si svolge su due piani
paralleli, quello dei docenti e degli allievi, composto da tre frasi: fase cognitiva, fase operativa e
fase metacognitiva.
Ricerca - azione degli allievi: nella fase cognitiva si ha l’accertamento delle dissonanze cognitive
(sapere di non sapere), l’enucleazione del problema di conoscenza e la formulazione di ipotesi.
Nella fase operativa si ha la sperimentazione e verifica delle ipotesi sul campo, progettazione di
soluzioni adeguate al problema affrontato. Nella fase metacognitiva i ragazzi attuano una
riflessione condivisa su quanto è stato realizzato e attraverso l’analisi dei risultati ottenuti si arriva
all’autovalutazione e alla consapevolezza di aver acquisito determinate conoscenze.
Ricerca – azione degli allievi: nella fase cognitiva si ha la preparazione culturale e didattica sul
tema/problema oggetto di ricerca. Nella fase operativa si ha un’azione di progettazione didattica,
di insegnamento come facilitazione del compito di apprendimento e di sperimentazione didattica.
Nella fase metacognitiva si conduce una riflessione sui risultati prodotta dall’azione degli allievi e
dall’azione dei docenti stessi per mettere in atto strumenti di valutazione e autovalutazione.
L’Italia nelle Indicazioni nazionali del curricolo di geografia
Fra i traguardi per lo sviluppo delle competenze al termine della scuola primaria si ha che l’alunno
conosce e descrive gli elementi caratterizzanti dei paesaggi con particolare attenzione a quelli
italiani ed è in grado di conoscere e localizzare i principali oggetti geografici fisici dell’Italia.

CAPITOLO 2: L’IDENTITA’ DELLO STIVALE


2.1 Una forma bizzarra/2.2 Lo stivale… in formazione
La forma caratteristica dell’Italia è di uno stivale. La forma dello stivale emerge da sempre nella
percezione visiva e nell’immaginazione di bambini e adulti. Lo stivale è cambiato nel corso della
storia. Si mostrano ai ragazzi le ricostruzioni grafiche in modo da evidenziare i mutamenti. Si
verificano le varie ere geologiche. Innanzitutto abbiamo l’era del PLIOCENE (3-4 milioni di anni fa),
l’ultimo periodo del Cenozoico, lo stivale qua è solo un abbozzo. Successivamente si mostra il
QUATERNARIO (un milione e mezzo di anni fa). Il mare occupa ancora molto spazio. Infine si
mostra l’era risalente a circa 200.000 anni fa, in cui l’Italia appare più estesa di quanto lo sia oggi.
Dopo l’ultima glaciazione, i ghiacciai delle Alpi si ritirarono e le acque sciolte confluirono in mare,
facendone alzare il livello. Le isole si distaccarono tra loro, diventando la forma che abbiamo
presente oggi.
2.3 Giochiamo con la toponomastica: perché si chiama Italia?
Toponomastica: studio dei nomi dei luoghi. Conoscere il nome ci permette di avere informazioni di
carattere paesaggistico, ambientale, storico e socio economico su un’area o su una località. Se
chiediamo agli alunni il motivo per il quale il nostro paese prende il nome di Italia, vediamo che gli
alunni formulano numerose ipotesi.
Alcune delle ipotesi più accreditate dagli studiosi è che il termine deriverebbe da Viteliu  terra
dei vitelli, territorio che aveva assunto il vitello come animale sacro, da Viteliu si passa a Vitalia e
poi a Italia. Una seconda ipotesi potrebbe essere risalente all’Eneide. Virgilio riprende un’ipotesi
da antichi studiosi, secondo la quale i greci chiamarono ESPERIA la parte meridionale della
penisola italica dato che la vedevano a ovest della loro terra, verso il punto in cui scorgevano
Espero (il pianeta venere). Esperia prese poi il nome di ENOTRIA, quando fu abitata dagli enotri
(dal nome del Re Enotrio) che cominciarono a coltivarla quando da nomadi divennero agricoltori
stanziali. Il Re Italo, figlio di Enotrio dette il nome all’Italia.
Tutte le ipotesi presenti fanno riferimento alla parte meridionale della penisola corrispondente
alla fascia della Calabria. La denominazione si estese poi verso nord, fino alla linea ideale che
congiunge i fiumi Magra e Rubicone. Con l’impero di Augusto si utilizzò per tutta la penisola. Con la
caduta dell’impero romano si perse l’uso e infatti venne ripreso da Dante Alighieri e da Francesco
Petrarca.
2.4 L’Italia in ciascuno di noi
La carta muta può rilevarsi un mezzo valido per far emergere le mappe mentali che si possiedono
in relazione ad un territorio. I ragazzi possono servirsi di una carta muta per sapere di non sapere e
per far scattare, attraverso un’autovalutazione preventiva, la motivazione a conoscere il proprio
paese in maniera approfondita.
Le fasi principali dell’attività che potrebbe essere realizzata mediante il cooperative learning  si
distribuiscono in classe le fotocopie dello schizzo cartografico con il profilo della penisola, i confini
delle regioni amministrative, i punti indicanti la localizzazione dei capoluoghi di regione e
provincia. Successivamente diamo agli alunni un po’ di tempo per scrivere sulla carta muta i
toponimi che conoscono. La carta muta fa emergere una prima mappa mentale, confusa e
parziale. A questo punto si diventa consapevoli delle dissonanze cognitive che abbiamo e si ha la
necessità di superarle con lo studio per arrivare ad una conoscenza più approfondita dell’Italia. La
carta muta serve agli allievi come introduzione e motivazione allo studio. Al termine dello studio si
ripropone la carta muta data inizialmente aggiungendo i toponimi, in maniera tale che i ragazzi
dimostrino a sé stessi che la loro mappa mentale è più completa, arrivando ad un’autovalutazione.
I toponimi aggiunti in seconda battuta vengono aggiunti con un colore diverso. È un’attività utile al
rinforzo dell’apprendimento.
2.5 Tempo o clima? “La tabella del tempo che fa”
I bambini costruiscono la tabella del tempo che fa in una settimana e/o in un mese. Un’attività da
poter far fare potrebbe essere quella di collocare a fianco della tabella del tempo che fa, un’altra
tabella del tempo che fu, in cui raccolgono con l’aiuto di nonni, fotografie d’epoca e disegni
d’oggetti in uso nel passato. La misurazione delle condizioni meteorologiche avverrà attraverso gli
strumenti come il termometro, il barometro, l’igrometro… I fenomeni atmosferici che si
registrano, se vengono misurati in un lungo periodo, forniscono indicazioni riguardo il clima di
un’area geografica. Si devono rilevare i seguenti elementi:

 Temperatura: è il livello caldo freddo dell’aria, si misura con il termometro;


 Umidità: è la quantità di vapore acqueo presente nell’aria. Umidità assoluta  quantità
espressa in grammi presente in un metro cubo di aria. Umidità relativa  rapporto tra
quantità di vapore presente e la massima quantità d’acqua che potrebbe esserci alla stessa
temperatura – si misura con l’igrometro. Se l’umidità raggiunge il 100% si dice satura non
accoglie altro vapore acqueo. Si presenta il fenomeno della condensazione, il passaggio
dell’acqua dallo stato gassoso a quello liquido (precipitazioni).
 Nubi e precipitazioni: quando il vapore si condensa e l’aria si raffredda si possono
presentare nubi, pioggia, grandine e neve. La pioggia si misura con il pluviometro. Ù
 Pressione atmosferica: è il peso dell’aria sulla superficie terrestre. L’aria calda e carica
tende a salire generando una bassa pressione, l’aria secca e fredda è più pesante ed
esercita un’alta pressione. Si misura con il barometro. Quando è bassa potrebbe piovere.
 Venti: le differenze di pressione originano i venti, spostamenti d’aria che si muovono dalle
aree ad alta pressione verso quelle a bassa pressione. La velocità di misura con
l’anemometro, la sua direzione con l’anemoscopio.
2.6 il clima in Italia
Il clima è la media dei fenomeni atmosferici registrati in una regione geografica piuttosto estesa in
un periodo di tempo di almeno 10 anni. L’Italia è nella zona temperata boreale ed è interessata in
buona parte dal clima mediterraneo.
fattori del clima:

 Latitudine: distanza angolare di un punto dall’equatore. L’inclinazione con cui i raggi


colpiscono la superficie terrestre influenza il clima  l’intensità dell’irraggiamento è
massima dove i raggi cadono perpendicolari (tra l’equatore e i tropici) e minima dove sono
molto inclinati (dai circoli ai poli).
L’Italia avverte una disomogeneità climatica:
- Aree settentrionali: clima simile all’Europa continentale.
- Aree meridionali: clima subtropicale.
 Altitudine: altezza di un luogo sul livello del mare. Essa può cambiare il clima di zone anche
vicine tra loro. Man mano che si sale su un rilievo la temperatura diminuisce di 1 grado
ogni 180 m di quota. Il calore del sole è assorbito solo in piccola parte dall’aria, in gran
parte dalla superficie terrestre. L’aria degli strati inferiori è più calda perché più vicina ala
sua fonte di calore (superficie terrestre), ma anche perché è più densa, ricca di vapore
acqueo e pulviscolo, in grado di assorbire meglio i raggi solari.
 Presenza di rilievi (orogenesi).
 Il mare: sulle coste il clima è più mite. Questo accade perché l’acqua si riscalda e si
raffredda più lentamente della terra. Il mar Tirreno è ampio e profondo ed ha un maggior
influsso nelle coste rispetto al mar Adriatico, più stretto e meno profondo.
 Esposizione: l’esposizione di un’area rispetto ai punti cardinali è un altro fattore che
influisce sul suo clima. Il versante montano esposto a nord viene definito versante a bacìo
contrapposto a versante a solatìo, esposto a sud.
Regioni climatiche sulla carta e in tabella
Nella carta tematica sono rappresentate le regioni climatiche italiane. I ragazzi, dopo
un’osservazione accurata della carta, possono realizzare una tabella in cui elencano i principali
fattori che determinano il clima nelle regioni. Successivamente si procede con la consultazione di
testi e sussidi idonei all’acquisizione delle caratteristiche dei tipi di clima. Infine verranno proposte
delle domande che saranno utili anche come prove di verifica, a cui i ragazzi potranno rispondere
o individualmente o collettivamente.

Il cambiamento climatico: cause, effetti, rimedi


Sempre di più stiamo andando incontro a cambiamenti climatici. Si presentano sempre di più
piogge torrenziali a seguito di ondate di calore, con conseguenti esondazioni di fiumi e danno
molto gravi a persone e cose. Questi cambiamenti climatici sono il frutto di comportamenti non
corretti degli uomini nei confronti della natura e dell’ambiente.
Una delle conseguenze più rilevanti è l’effetto serra, cioè l’intrappolamento del calore irradiato
dalla Terra, calore che non riesce più a disperdersi nello spazio esterno a causa dell’eccessiva
presenza di anidride carbonica. Il gas serra è il biossido di carbonio, prodotto dalla combustione
del carbone, del petrolio …l’eccessiva quantità di anidride carbonica introdotta dalle attività
umane non viene completamente assorbito dalle piante, anche per gli effetti di diboscamento.
La temperatura media superficiale globale porta ad una serie di conseguenze negative:

 Ondate di calore che amplificano i periodi di siccità;


 Intensa evaporazione delle acque in superficie, con conseguente produzione nell’atmosfera
di fenomeni violenti come cicloni tropicali con venti forti e torrenziali.
Nel 1997 è stato stipulato il Protocollo di Kyoto, sottoscritto da 146 paesi, tra cui l’Italia nel quale
vengono indicati gli obiettivi e le scadenze per la riduzione dei gas responsabili dell’effetto serra.
Gli stati hanno preso alcuni provvedimenti:

 Risparmio energetico e produzione di energia da fonti rinnovabili;


 Riduzione della deforestazione.
I ragazzi in classe estrapolano una serie di regole applicabili nella nostra vita quotidiana. L’insieme
di regole potrebbe essere stampato e distribuito in classe, si può costruire un cartellone da
appendere in uno spazio comune alla scuola e da diffondere nel quartiere.

CAPITOLO 3: L’ITALIA DEI PAESAGGI


3.1 Varietà di paesaggi
I paesaggi italiani costituiscono un patrimonio un patrimonio naturale e culturale di valore. Nei
paesaggi si nota una forte relazione tra le testimonianze di storia della natura e quelle della storia
dell’uomo. L’analisi dei paesaggi e lo studio della loro evoluzione nel tempo rappresentano una
base fondamentale per la conoscenza del paese.
3.2 Carta mosaico dei paesaggi italiani
È utile la costruzione di una carta tematica che comprendi i principali paesaggi italiani. Attività:
ciascun alunno riceve una carta muta con il profilo dell’Italia e i confini delle regioni amministrative
da collocare nel quaderno. Si concordano i simboli da utilizzare per rappresentare sulla carta i vari
tipi di paesaggio. Ogni simbolo si inserisce in legenda. Procedendo con lo studio dei paesaggi, i
ragazzi consultano la carta fisico – politica dell’Italia per individuare le diverse localizzazioni dello
stesso tipo di paesaggio e collocano sulla carta tematica il simbolo corrispondente. Alla fine
abbiamo un mosaico dei paesaggi italiani.
3.3 il paesaggio montano: Alpi e Appennini a confronto
I gruppi alpini sono: Alpi Marittime, Cozie, Graie, Pennine, Lepontine, Retiche, Carniche e Giulie. La
montagna italiana è articolata in due grandi catene, Alpi e Appennini. Il colle di Cadibona è il punto
di snodo fra le due catene. La comparazione fra Alpi e Appennini si può effettuare tramite la
consultazione di carte geografiche fisiche, immagini da satellite, documenti fotografici.

ALPI APPENNINI
- Si sviluppano ad arco da ovest a est dal colle - Si sviluppano in tutta la penisola, continuano
di Cadibona (Liguria) al passo Vrata in Croazia; oltre lo stretto di Messina;
- Sono montagne europee, condivise con - Sono montagne italiane;
Francia, Svizzera, Austria e Slovenia; - Hanno forme più dolci e arrotondate, sono
- Forti dislivelli e pendii molto ripidi; costituiti da rocce più friabili, più soggetti
- Il monte più alto è il Monte Bianco; all’erosione;
- Ad alte altitudini ci sono nevi e ghiacciai - Meno elevati. Cima più alta: Corno Grande
permanenti; del massiccio abruzzese del Gran Sasso.
- Ci sono valli di origine glaciale, longitudinali - Non vi è alcun ghiacciaio;
(parallele ai rilievi) e trasversali (tagliano la - Nel settore centrale presentano valli
catena perpendicolarmente). intermontane tra una catena e l’altra.
Elementi del paesaggio alpino … lungo il pendio

Fino a 1.000 m  Maggenghi (prati d’erba da fieno per animali) e coltivazioni come orzo e
segale, patate, ortaggi.
Fino a 1.500 m  Coltivazioni e boschi di latifoglie (castagni, querce, faggi).
Fino a 2.000 m  Limite dell’insediamento permanente; boschi di conifere (abeti, larici).
Fino a 2500 m  Alpi (prati per il pascolo degli animali), arbusteti (rododendri e ginepri).
Fino a 3000 m  Praterie d’altura.
Oltre i 3000 m  Ghiacci permanenti.
Agli alunni viene fornita una scheda con il profilo di un pendio e la successione di fasce
altimetriche. Saranno utili in seguito dei confronti fra passato e presente. Questo confronto sarà
utile per affiancare allo studio della geografia anche quello della storia.
 Punti di forza: montagna come ambiente favorevole al turismo estivo e agli sport invernali,
risorsa di energia idroelettrica, risorsa per la produzione di legname;
 Punti di debolezza: marginalità della montagna italiana rispetto alle pianure ed alle coste,
impedisce le comunicazioni veloci.
 Proposte per il futuro: sviluppo di un turismo sociale ed ecocompatibile, ripopolamento
dei paesi abbandonati attraverso il rilancio di attività tradizionali, artigianato e gastronomia
locale…
3.4 Il paesaggio dei laghi “nati” dai ghiacciai
I laghi di origine glaciale hanno forma allungata. La forma è dovuta al riempimento di valli scavate
dai ghiacciai che si sono ritirati dopo l’ultima glaciazione. Lagi glaciali: lago d’Orta, Maggiore, di
Varese, d’Iseo, d’Idro e Garda.
Forma del ghiacciaio: contiene il bacino collettore (parte più alta dove si accumula la neve che si
trasforma in ghiaccio) e il bacino di ablazione (la parte che scende sotto il limite delle nevi
permanenti e termina con la fronte del ghiacciaio). Il bacino collettore alimenta la lingua glaciale.
La parte superiore è il circo glaciale, con una forma a lobo.
Il ghiacciaio si muove continuamente, trascina i detriti formando le morene (materiale
disomogeneo, sia per la natura della roccia sia per le dimensioni). Nella parte terminale del
ghiacciaio si ha un cordone morenico frontale chiamato anfiteatro morenico.
Come si sono formati? Nei periodi interglaciali i ghiacciai si sono ritirati, lasciando libere le valli. Il
ghiacciaio produce la sua azione di erosione anche sulle pareti laterali. I corsi d’acqua che
percorrono le valli generate dai ghiacciai, incontrando gli sbarramenti morenici, si sono allargati
occupando parte della valle e dando origine ai ghiacciai.
Nei promessi Sposi vediamo la descrizione del lago di Como con la sia forma a y rovesciata. Si
fornisce agli alunni il testo dei Promessi Sposi, si invitano a ritrovare le informazioni geografiche
presenti nel testo. Costruiranno un cartellone in cui vi inseriranno il testo e gli elementi geografici
principali.
3.5 Il paesaggio carsico: spazi brulli… con sorpresa
Il paesaggio carsico è molto frequente in Italia. All’interno del paesaggio carsico vi sono numerose
stalagmiti e stalattiti. Per far capire agli alunni come soni fatte le stalagmiti si forniscono delle
informazioni scientifiche che i ragazzi illustreranno con fotografie e disegni. Potranno illustrare e
formazioni calcaree ipogee con la pasta di sale. Si potrà infine costruire agli alunni una mappa
concettuale da utilizzare come prova di verifica.

Il paesaggio carsico presenta due aspetti, uno visibile in superficie EPIGEO e uno sotterraneo
IPOGEO.
Epigeo: caratterizzato da una serie di rilievi scarsamente ricoperti da vegetazione, con rocce
biancastre. Le rocce calcaree permettono all’acqua di raccogliersi in piccole cavità, avviando un
processo di soluzione con l’anidride carbonica che trasforma il calcare (insolubile) in bicarbonato
di calcio (solubile). Con questo processo le fratture si approfondiscono dando origine alle
DOLINE, conche più o meno ampie, sul cui fondo può essere presente l’inghiottitoio, una
spaccatura a forma di imbuto che raccoglie le acque e le convoglia nelle cavità sotterranee.
Ipogeo: visibile in grotte e gallerie. L’acqua, ricca di calcare, gocciola all’interno delle grotte,
solidificando in forma di stalattiti, stalagmiti e colonne.
3.6 il paesaggio di pianura: quando un fiume costruisce
Nel territorio in cui oggi troviamo la pianura Padana, 3 milioni di anni fa era un profondo golfo
occupato dal mare. La Pianura Padana è interamente attraversata dal fiume Po. Quando un corso
d’acqua arriva in un terreno con poca pendenza, diminuisce la velocità e la capacità di trasportare
detriti. Con i detriti del fiume, prima quelli più grossi, poi quelli più leggeri, è stata formata la
pianura. I depositi sono detti alluvioni. La pianura padana prende il nome anche di pianura
alluvionale. Nell’alta pianura (alta rispetto al mare) i detriti sono più grossolani e pesanti, formano
un terreno permeabile. La bassa pianura, lontana dai monti, è costituita da argille e sabbie
compatte formando un terreno impermeabile. Quando la falda d’acque incontra lo strato
impermeabile, affiora in superficie creando le risorgive o fontanili che alimentano le marcite (prati
verdi). Tra i paesaggi padani abbiamo quello delle risaie e della piantata (con coltivazioni
delimitate da salici, olmi e gelsi).
Dalla palude alla pianura fertile
Oltre alla pianura Padana in Italia vi sono altre pianure in cui sono stati fatti numerosi interventi di
bonifica per recuperarle dal loro essere troppo acquitrinose. Una di queste per esempio è quella
Pontina, nel Lazio meridionale. Qui dopo la bonifica del ventennio fascista sono sorti nuovi borghi
e nuove città, come per esempio Latina.
 Punti di forza: facilità di insediamento e sviluppo urbano, di industrie, di comunicazioni
stradali e ferroviarie. È un territorio favorevole allo sviluppo dell’agricoltura
meccanicizzata.
 Punti di debolezza: inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo dovuto a scarichi
industriali e allo smaltimento dei rifiuti. Eccessiva concentrazione demografica nelle
metropoli.
 Proposte per il futuro: agricoltura più compatibile con il futuro, rispetto delle leggi
riguardo lo smaltimento dei residui delle lavorazioni, raccolta differenziata, attivazione del
risparmio energetico e uso di fonti rinnovabili nelle industrie e negli edifici pubblici.
3.7 Il paesaggio vulcanico: non solo fuoco
Ciò che comunemente chiamiamo vulcano è il monte vulcanico, formatosi intorno al vulcano per il
consolidarsi dei materiali di successive eruzioni. Un vulcano è una spaccatura verticale della crosta
terrestre, dalla quale fuori escono materiali di diverso tipo: gassosi, fluidi, solidi. I vulcani in Italia
sono l’Etna, il Vesuvio, isole di Vulcano, Stromboli. I colli Euganei sono vulcani spenti. Altri sono il
monte Amiata in Toscana, Linosa, Pantelleria…
Al posto del fuoco…l’acqua
Il Lazio è la regione che presenta in maggior misura il paesaggio vulcanico estinto. Si trovano i laghi
vulcanici nelle caldere (cavità formate dallo sprofondamento di più crateri, in seguito allo
svuotamento del bacino magmatico al termine del ciclo di eruzioni). Abbiamo i monti Volsini con il
lago di Bolsena, i Cimini con il lago di Vico, i Sabatini con il lago di Bracciano e di Martignano. Il
complesso vulcanico è caratterizzato da un orlo esterno della caldera chiamato apparato
Tuscolano-Artemisio, che sembra un recinto intorno al secondo monte vulcanico, formato con la
ripresa delle eruzioni dopo un periodo di quiete (apparato delle Faete), con il cratere chiamato
“campi di Annibale”. All’interno del cratere si è formato il cono di colle Vescovo. I crateri che si
aprirono sono occupati dai laghi di Albano e di Nemi.
 Punti di forza: fertilità dei terreni, fascino del paesaggio vulcanico attivo, pur collegato al
rischio.
 Punti di debolezza: rischio di nuove eruzioni negli apparati attivi e in quelli di quiescenza,
stato di continua allerta della popolazione.
 Proposte per il futuro: rischi sempre più controllati rispetto ai vulcani attivi, attività di
monitoraggio e sensibilizzazione, allerta presso le popolazioni, sviluppo turistico.
3.8 Il paesaggio collinare: un doppio aspetto
Il paesaggio collinare copre circa il 42% del territorio nazionale. Le colline prevalgono anche nelle
due isole maggiori. Il paesaggio collinare si presenta sotto due principali aspetti:

 Alture verdeggianti, coltivate a vigneti, uliveti, frutteti alternati a campi di grano e mais (Le
Langhe, il Monferrato e il Roero in Piemonte, i colli Euganei, le colline tosco – umbro –
marchigiane).
 Colline argillose, diboscate ed erose dai calanchi (avvallamenti stretti e profondi) e soggette
a frane.
 Punti di forza: coltivazione di vigneti e uliveti, insediamenti a scopo difensivo,
terrazzamenti per favorire le coltivazioni.
 Punti di debolezza: eccessivo sfruttamento del suolo, inquinamento, diboscamento ed
edilizia abusiva, aumento del dissesto idrogeologico.
 Proposte per il futuro: rimboschimento, istituzione di aree protette, diffusione
dell’agriturismo, ripopolamento delle aree abbandonate con ripresa delle attività
tradizionali, agricoli e artigianali.
3.9 il paesaggio costiero: pareti di roccia e litorali di sabbia
Si riscopre con l’aiuto di genitori vecchie collezioni di cartoline di vacanze estive. Vediamo che
esistono le coste alte  terreno roccioso che scende al mare con un ripido pendio o a strapiombo
e le coste basse  si ha una fascia a contatto con il mare orlata da una spiaggia sabbiosa. La linea
di costa può essere dritta o articolata (con sporgenze e rientranze – promontori e baie). Come
lavoro finale si possono formare due sottoinsiemi con le immagini attuali e con quelle d’epoca, in
bianco e nero, per osservare l’evoluzione nel tempo.
Un aspetto particolare della costa bassa: il paesaggio lagunare
La laguna di Venezia è la più nota in Italia. Ci sono i canali d’acqua al posto delle strade, i ponti di
collegamento, i palazzi affacciati sull’acqua, le gondole. La laguna, uno specchio di acqua salmastra
al cui interno spesso si trovano molte isole, è situata tra la costa e il mare, da cui è divisa dal lido
(un cordone sabbioso) interrotto da aperture dette bocche. Queste consentono il passaggio verso
il mare aperto e lo scambio fra acque dolci e acque salate. All’interno ci sono piccoli canali divisi da
strisce di terra ricoperte da vegetazione dette barene. Le lagune sono zone umide. Dobbiamo
tener presente che il paesaggio lagunare non è presente solo in Veneto, ma anche in Friuli Venezia
Giulia, in Emilia Romagna, in Toscana …
Tafoni galluresi e faraglioni capresi
Facciamo vedere agli alunni le coste settentrionali della Gallura dove i graniti, erosi dall’acqua e dal
vento, danno vita ai tafoni. In molti tratti di costa alta sono visibili archi naturali di roccia che
sporgono sul mare e grandi scoglie isolati vicini alla costa come i faraglioni di capri. L’azione di
abrasione delle onde sulle rocce costiere può creare grotte e arcate. Con il passare del tempo può
avvenire il crollo della volta e dell’arco, rimane lo scoglio isolato.
 Punti di forza: pesca, attività mercantili e industriali, turismo balneare.
 Punti di debolezza: incremento demografico con conseguente concentrazione edilizia,
inquinamento delle acque per scarichi fognari e mancanza di depuratori, abusi edilizi con
danni al paesaggio.
 Proposte per il futuro: sviluppo di un sistema portuale più moderno, diffusione del sistema
di depurazione delle acque, difesa del paesaggio con lotta agli abusi edilizi, abbattimento
degli edifici che deturpano il paesaggio: ecomostri.

CAPITOLO 4: L’ITALIA DELLE REGIONI


4.1 Regione: un concetto polisemico
Regione  zona più o meno estesa, contraddistinta da elementi comuni. Ogni regione presenta
degli elementi geomorfologici, climatici, storici, amministrativi.
 Elementi geomorfologici: si considerano le regioni naturali (alpina, appenninica, padana,
insulare);
 Elementi climatici: si individuano le regioni climatiche;
 Elementi storici: si parla di regioni storiche;
 Elementi amministrativi: si parla di regioni amministrative (territori chiusi in confini stabiliti
per renderli meno governabili).
I geografi parlano di regione come sistema territoriale, gli elementi fisici e antropici sono
interdipendenti. Si parla di regione sostenibile per tutelare la popolazione e l’ambiente.
4.2 Un modello per conoscere le venti regioni
Si suggerisce un modo di insegnamento delle regioni che può essere utile e coinvolgente, non
unicamente mnemonico. I ragazzi si calano nei panni delle singole regioni. Ogni regione si presenta
e si descrive in prima persona dicendo dove si trova, i confini, l’origine del nome, l’aspetto fisico,
segni particolari, le risorse, le province, cibo, lingua, tradizioni, lettera aperta alla regione. Ad ogni
gruppo viene assegnata l’analisi di due o tre regioni. La presentazione verrà poi condivisa secondo
modalità idonee alla situazione del gruppo classe. Riguardo la toponomastica vengono fornite agli
alunni le definizioni toponomastiche delle venti regioni, in ordine sparso e i ragazzi dovranno
applicare ciascuna di esse alla regione adeguata.

4.4 “La voce della mia terra”: riscopriamo i dialetti


La percezione dei tratti più caratteristici della propria varietà regionale agevolerà il legame con i
dialetti. L’utilizzo di testi dialettali in chiave geografica costituisce una fonte di informazione sul
territorio regionale.
Dialetti e geografia: la voce delle regioni in letteratura
Vengono presentati testi poetici in cui si colgono gli aspetti geomorfologici, tradizionali e dialettali
come espressione vitale di un popolo. Si mette a confronto il testo riportato con una fotografia del
luogo descritto per notare gli aspetti in comune. Si descrive il fiume Marecchia in Emilia Romagna
 nasce nell’Alpe della Luna, nell’Appennino tosco – emiliano. Tocca Toscana, Marche e
Romagna. Sfocia nel Mar Adriatico. È un fiume a carattere torrentizio, soggetto a periodi di piena e
di magra. D’estate rimane poca acqua, a causa della forte magra.
Successivamente per dar voce alla regione Campania si riporta una poesia che sottolinea in modo
particolare la povertà e un’epoca in cui i mandarini rappresentavano il dono più consolatorio che si
potesse fare. Si confrontano situazioni di vantaggio e di svantaggio, nel passato e oggi. Si
sottolinea la produzione di agrumi. I mandarini erano un frutto che si consumavano
principalmente nel periodo di Natale. La geografia della percezione si basa anche su indizi
sensoriali, olfattivi e gustativi. È importante che i ragazzi, mantengano vivo accanto all’italiano, il
legame con il dialetto delle regioni di origine. Il dialetto fa parte della nostra geografia.

Dialetti e geografia: città e paesaggi nelle canzoni regionali


La riscoperta nella didattica di canzoni dialettali è molto importante per recuperare il dialetto e per
far risaltare i collegamenti con aspetti geografici e con elementi caratteristici del paesaggio.
Vediamo Venezia caratterizzata dalla sua gondola, Milano riconoscibile per il suo Duomo gotico
con le sue guglie su cui è posta la Madonnina. Viene presentata anche una canzone fiorentina. I
ragazzi noteranno come il dialetto fiorentino è molto simile all’italiano di oggi, proprio perché a
dar dignità alla lingua italiana, fu proprio Dante Alighieri seguito poi da Petrarca e Boccaccio. Infine
si presenta un testo risalente alla regione del Lazio, in particolare al paesaggio vulcanico dei Colli
Albani. L’eruzione avvenne 600.000 anni fa, determinando il sito su cui sarebbe sorta Roma. Dal
vulcano laziale sono ricavati i sanpietrini, usati per la pavimentazione di molte strade del centro
storico. Nella canzone si menzionano le coltivazioni che li caratterizzano, la vite e le fragole di
Nemi.
Dialetti e geografia: i proverbi come fonti documentarie
I proverbi dialettali sono un’ottima fonte da utilizzare. Sono documenti dai quali ricavare
informazioni sulle tradizioni popolari. Da un proverbio pugliesi si capisce l’importanza dell’ulivo. Da
un proverbio calabrese si intende l’attenzione che si dà all’allevamento del maiale.
Il sardo è considerato una lingua autonoma, appartenente al gruppo delle lingue neolatine. Dal
1997 il Sardo è la lingua ufficiale della regione autonoma della Sardegna con l’italiano. Un
proverbio ci fa capire l’ambiente pastorale dell’isola.
4.5 Regioni e somatopìe
Come uno degli ultimi passi dello studio delle regioni prevede che i ragazzi realizzino un disegno
dell’Italia e delle singole regioni che hanno studiato immaginandole con sembianze umane.
Vengono realizzate delle somatopìe  rappresentazioni geografiche antropomorfe per favorire la
memorizzazione dei luoghi. Il lavoro è una coinvolgente prova di verifica di alcuni apprendimenti di
geografia dell’Italia. Si potrebbero confrontare le somatopìe degli alunni con quelle seicentesche
per vedere le differenze e le analogie.
4.6 Italia, Italie
Un’attività che permette di raggiungere gli obiettivi presenti nelle Indicazioni Nazionali del 2007 al
termine della scuola primaria è la costruzione di carte tematiche che consentono di focalizzare
aspetti fisici, economici, demografici, culturali e sportivi dell’Italia e di lavorare sul metodo di
apprendimento cooperativo. Alcune possibilità su cui incentrare la carta tematica è il calcio, i dolci
tipici, con sigle… inoltre si può fornire agli alunni coppie di città capoluogo di regione, invitando i
ragazzi a sottolineare quale delle due proposte si trova più a nord. In più si può costruire una carta
tematica distinguendo l’Italia dell’Olio (coltivazione dell’ulivo- regioni centro meridionali e le isole)
e del burro (allevamento bovino – regioni settentrionali).
4.7 Dietro i numeri … l’Italia che lavora
Si propone la lettura e l’interpretazione dei dati statistici in relazione allo studio di un fenomeno e
la costruzione di un cartogramma. Si analizza la situazione socioeconomica dell’Italia in relazione al
settore primario (agricoltura, allevamento, pesca) e al settore secondario (industria). Vediamo
come la popolazione attiva è distribuita in questi due settori.
Realizzano il cartogramma e ricavano alcune considerazioni. La Calabria, la Basilicata, la Val
d’Aosta hanno maggiori occupazioni in agricoltura rispetto alla Lombardia (pianura padana).
Questo accade perché al nord l’agricoltura è meccanizzata e quindi si richiede un minor numero di
addetti. Riguardo l’industria vediamo che l’industrializzazione è notevole nelle regioni
settentrionali e diminuisce scendendo verso sud.
4.8 Italia, Europa, mondo
Ci spostiamo verso una dimensione mondiale. Si necessita del globo geografico. Questo dovrebbe
essere presente in tutte le aule scolastiche. Guardando al globo i ragazzi individuano l’Italia,
facilmente riconoscibile per la sua forma, non per la sua grandezza, poi individuano l’Europa.
Vedono l’Europa come penisola dell’Asia, facendo emergere il concetto di continente eurasiatico. I
ragazzi, cogliendo l’unità delle terre, arrivano a pensare ad un continente “eurasiafricano” che
sarebbe stato unito se gli uomini non avessero tagliato il canale di Suez. Per esprimere questa
visione globale i ragazzi arrivano a costruire il “casamondo”. È necessario estrapolare ogni singolo
continente in modo da visualizzarne ognuno attraverso le aperture di porte e finestre  si
sovrappone un cartoncino bianco ad uno celeste, su entrambi si disegnano le porte e le finestre. Si
disegnano gli elementi decorativi e il fumo che esce dal comignolo aprendo il dibattito sulle fonti
energetiche e sui tipi di inquinamento dell’aria. Sui riquadri disegnati sul cartoncino celeste si
riproducono i profili dei 5 continenti, riportati con il ricalco tramite la carta lucida. Se si
sovrappongono i due cartoncini, aprendo porte e finestre appaiono i profili dei continenti. Si
appende il “casamondo” alle pareti dell’aula.
4.9 L’Italia nel Mediterraneo
Si introduce l’attività parlando del viaggio di Ulisse nell’Odissea. Le tappe del viaggio vengono
contrassegnate su una carta muta del bacino mediterraneo. Gli alunni leggono gli stati che si
affacciano sul mar mediterraneo europei, africani e asiatici. Il viaggio di Ulisse offre lo spunti per
trattare i temi dell’accoglienza dello straniero e della solidarietà internazionale. I ragazzi devono
aprirsi verso la patria comune del mondo.

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