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IL MIO SPAZIO NEL MONDO, CRISTIANO GIORDA

PREMESSA
1989: Congresso Geografico Italiano. Emerge la figura di Andrea Bissanti il quale sostiene che per
conseguire un cambiamento significativo riguardo la geografia occorre agire fin dall’infanzia,
poiché a partire da quest’età, si può procedere con la formazione di concetti e schemi mentali che
guideranno i comportamenti del cittadino adulto. I docenti che si cimentano nell’insegnamento
della geografia devono differenziare la scienza secondo l’età degli allievi. Secondo l’autore la
dimensione spaziale è un mediatore culturale capace di orientare gli esseri umani e le comunità
nello sviluppare relazioni con l’ambiente, il territorio e le diverse culture. La multiscalarità è
fondamentale.
INTRODUZIONE
La dimensione spaziale è un mediatore culturale capace di orientare gli esseri umani e le comunità
nello sviluppare delle relazioni con l’ambiente, il territorio e le diverse culture. La geografia entra
in relazione con i vissuti, le scelte e i comportamenti. La geografia si presenta come una disciplina
sistemica che educa a porsi in uno spazio relazionale dove ogni essere umano è parte di interazioni
che intercorrono sistemi naturali, socio – culturali, economici e politici. Queste dimensioni è
possibile osservarle attraverso il territorio, non solo inteso come spazio organizzato, ma anche
come spazio vissuto, in cui definire il proprio spazio nel mondo.
L’educazione geografica è indirizzata a sviluppare le capacità di pensare, organizzare, progettare e
cambiare la propria esistenza in relazione a quella delle culture e degli ambienti con cui siamo in
contatto. Questo concetto viene affrontato attraverso la multiscalarità. Lo spazio personale e
sociale si sviluppa attraverso la conquista percettiva e culturale dei nuovi spazi in cui orientarsi,
confrontarsi con regole e valori. La geografia educa ad andare oltre il punto di vista egocentrico,
riconoscendo la posizione dei propri bisogni e dei propri progetti in relazione al sistema dei
territori che differenziano il pianeta.
Lo spazio di vita è l’insieme dei luoghi che condividiamo con altri individui. È negli spazi condivisi
che si decide il nostro destino. Gli spazi fatti da relazioni, risorse e valori influiscono su ciò che
faremo e saremo. Ciò che siamo è frutto di un incessante dialogo fra uno spazio personale,
esclusivo, e le relazioni che questo centro intrattiene con luoghi vicini e lontani, con le persone, ma
anche con le culture.
Il bambino si colloca nello spazio partendo da un pensiero egocentrico, attraverso l’educazione
comprende di essere parte di spazi collettivi. L’umanità condivide i propri spazi con altre specie
viventi, la cui presenza e sopravvivenza è fondamentale per la vita umana. Lo spazio relazionale
riguarda una dimensione aperta, in parte personale, ma in gran parte comunitaria e sociale, la
cosa fondamentale è ciò che è in movimento. La carta geografica tradizionale esclude tutto ciò che
è in movimento e il soggetto che la osserva. Con il passare degli anni, si è sviluppata una nuova
tipologia di carta geografica, quella digitale, entrata a far parte della vita quotidiana attraverso GIS,
navigatori satellitari, in cui il soggetto è sempre presente nella mappa, segna la propria presenza e
la mette in relazione con i luoghi e le altre persone.
Definire il proprio spazio nel mondo è l’obiettivo principale delle Indicazioni Nazionali. Esse
supportano molto l’educazione geografica.
CAPITOLO 1: I BAMBINI, LE BAMBINE E LO SPAZIO GEOGRAFICO
Il ruolo dei luoghi di vita, dello spazio geografico nello sviluppo sociale e culturale dei bambini e
delle bambine è fondamentale per quanto riguarda la formazione e gli studi sull’infanzia. Le
geografie dei bambini sono diverse da quelle degli altri gruppi sociali. L’organizzazione socio –
spaziale ancora ignora il ruolo dei luoghi dell’infanzia e trascura il modo con cui i bambini e le
bambine considerano il mondo che li circonda, sviluppano con esso emozioni, idee e progetti. È
proprio attraverso i luoghi che i più piccoli si con confrontano con i valori, l’organizzazione degli
spazi, i limiti e i confini.
I bambini imparano e giocano attraverso la dimensione spaziale. Attraverso lo spazio vissuto, le
nuove generazioni, sviluppano le competenze sociali e imparano a negoziare le proprie scelte
come cittadini. L’organizzazione spaziale offre opportunità, ma è anche l’espressione di come il
mondo degli adulti considera il mondo dell’infanzia e come cerca di condizionarlo secondo i propri
principi, trasmettendo regole e sistemi di valore. Oggi, c’è molta distanza tra l’ascolto del punto di
vista dei bambini e la sua considerazione nelle politiche territoriali, nei processi decisionali.
I luoghi e i destini dei bambini sono pieni di diversità. Per diversità si intende il valore positivo che
caratterizza lo spazio geografico e lo distingue in ambienti, territori, culture.
Le geografie dei bambini e delle bambine ci permettono di capire che lo spazio riguarda l’identità
sessuale. Gli studi riguardanti le problematiche dei bambini con disabilità si focalizzano sulle
limitazioni spaziali e la necessità di organizzare il territorio al fine di renderlo più accessibile,
cercando di capire come rendere gli spazi più inclusivi, ma anche di approfondire in che modo sia
possibile fare esperienza della dimensione geografica in mancanza di supporti percettivi come la
vista o l’udito, o in che modo mediare le competenze spaziali per i bambini con bisogni educativi
speciali. Il tema della disabilità ci riconduce a quello dei diritti dei bambini.
Si vuole porre l’attenzione sul ruolo dello spazio geografico nella vita dei bambini e delle bambine.
I luoghi hanno un ruolo fondamentale nella costruzione dell’identità e della personalità,
nell’inserimento nella cultura, nella società della propria comunità territoriale, nello sviluppo
del progetto di vita e nelle condizioni di sicurezza e di inclusione sociale. I luoghi devono essere
visti come spazi in cui individuare condizioni di evoluzione e crescita, in cui esprimere la propria
creatività e partecipare come cittadini attivi ai processi di cambiamento.
1.1 La geografia è destino?
I luoghi di nascita, di vita in cui si consumano le esperienze relazionali di ciascuno di noi, i quali
hanno un ruolo importante nel destino di ogni persona attraversa la storia del pensiero geografico.
Destino geografico: con questo termine si indica l’insieme di condizioni che possono costituire
opportunità e risorse per lo sviluppo del proprio progetto di vita, ma negativamente può
rappresentare condizionamenti, pregiudizi, ostacoli che limitano la libertà individuale e sociale. È
una sorta di condizione con la quale gli esseri umani si trovano a dover convivere, ma che in base
alle proprie azioni e alle loro scelte può essere cambiata, orientando le vicende personali a quelle
collettive.
Non si fa riferimento solo alle condizioni del presente, ma anche ai valori spazializzati, legati a
luoghi specifici, che vengono trasmessi dalla famiglia e dalla società, alle risorse e alle occasioni
che il territorio in cui viviamo può mettere a disposizione.
È fondamentale considerare anche una nuova dimensione: il tempo  i luoghi hanno conservato
strutture materiali e valori culturali elaborati nel passato che si ripresentano nella
contemporaneità, o cambiando funzione o diventando irrilevanti.
Destino personale: legato ai luoghi, alla geografia, viene sempre più collegato alle differenti
condizioni economiche, politiche, sociali.
PEATTIE, un geografo accademico sostiene che la geografia non deve essere più considerata come
lo studio dei confini degli Stati e dei nomi delle città capitali, ma come materia viva, piena della
varietà della vita umana. La geografia è vista come indagine sul rapporto reciproco fra ambiente
fisico e vita umana, sostenendo che l’elemento umano nei rapporti culturali è spesso più
importante del fattore fisico. L’uomo determina su ogni regione un impatto di cultura. Il destino
personale legato ai luoghi viene sempre più collegato alle differenti condizioni economiche,
politiche, sociali e culturali. I processi di globalizzazione aumentano la connessione tra luoghi e
persone. Si ha una stretta connessione fra il destino geografico e il concetto di adattamento
umano.
BLIJ e MURPHY affermano che la geografia è destino, per la maggior parte degli abitanti della
terra il luogo di nascita è l’elemento più importante nel determinare le esperienze della vita. La
maggior parte dei fatti (primi cibi che si mangiano, prima religione, i primi abiti) dipendono dal
luogo in cui si è nati. Il luogo di nascita influisce sulle probabilità di sopravvivenza nell’infanzia e
nelle future probabilità di farsi strada. Si parla di “POTERE DEI LUOGHI”, il ruolo decisivo delle
condizioni dei diversi spazi di vita nelle vicende umane.
DIAMOND vuole dimostrare come le diversità culturali affondano le loro radici nelle diversità
geografiche e territoriali. I destini dei popoli sono diversi a causa delle differenze ambientali. La
geografia ha attribuito allo spazio geografico e ai suoi oggetti un valore relazionale che cambia in
base alle matrici culturali, nelle quali l’attenzione i concentra sui problemi e sull’azione umana.
1.2 Il legame con i luoghi della propria vita
Si crea un collegamento fra spazio vissuto e autobiografia. La dimensione delle relazioni
geografiche è spesso sottovalutata, si riduce il ruolo dell’ambiente. Le esperienze educative legate
all’autobiografia come strumento di formazione, trascurano il ruolo dei luoghi. I cittadini del
pianeta sono poco consapevoli della complessità di relazioni diacroniche e sincroniche legate al
luogo di nascita e ai luoghi della storia familiare.
Gli studi geografici prestano poca attenzione al concetto di luogo come ambiente di formazione. È
molto importante diventare più consapevoli del ruolo dei luoghi nella propria vita sia in chiave
educativa, sia nell’ambito delle migrazioni che nelle relazioni interculturali. In queste situazioni
vediamo persone che compongono nel proprio spazio vissuto luoghi lontani, diversi dal punto di
vista fisico, sociale e culturale. L’esperienza migratoria in chiave interculturale è un processo di
contaminazione culturale, di conoscenza e trasformazione reciproca delle persone e dei loro spazi
di vita.
È doveroso mettere in luce come la consapevolezza del ruolo dei luoghi nella propria vita renda
possibile lo sviluppo di una maggiore empatia verso le esperienze dei migranti. Si arriva ad un
maggiore riconoscimento del valore delle culture diverse dalla propria. Le interazioni culturali si
vedono come momenti di evoluzione.
Metodologie sull’autobiografia: scrittura autobiografica con momenti di scambio orale tramite
brainstorming, diadi, role playing, cooperative learning. Si utilizzano anche la letteratura, il cinema,
la musica, la fotografia. Inoltre si utilizzano strumenti propriamente geografici come mappe
mentali, osservazione diretta, interviste, etc.
L’insegnante ha un ruolo fondamentale, deve dare importanza ai luoghi di vita delle persone per
valorizzare le diversità dei soggetti in educazione e delle loro famiglie. Partire dal proprio spazio di
vita è un passaggio indispensabile per collocare la propria esistenza in un tessuto spaziale e
sociale più ampio. Il soggetto è definito da un sistema di relazioni complesso, parte di connessioni
collettive che legano persone e luoghi dalla scala più piccola, familiare e locale a quella globale.
1.3 La dimensione spaziale nell’infanzia: geografia ed educazione
La relazione con la dimensione spaziale inizia già nel ventre materno, dove il feto entra in
relazione con i primi elementi dello spazio esterno grazie al contatto sonoro. I suoni percepiti dal
feto possono influenzare la maturazione del sistema nervoso, del linguaggio e della memoria. Al
momento in cui il neonato entra in contatto con il mondo esterno (0/2 mesi) tutte le esperienze
sono fondamentali per lo sviluppo del pensiero, per l’organizzazione spaziale delle conoscenze e
l’orientamento nella dimensione spaziale. A 3 mesi i bambini riconoscono le forme/ A 4 mesi
intuiscono le grandezze/ A 6 mesi la profondità. Inizia la conoscenza dello spazio di vita. A 2 anni
si ha il passaggio da egocentrismo assoluto ad intellettuale, acquisisce la percezione di sé e del
mondo esterno. A 3 anni il bambino possiede un senso degli spazi personali e sociali, distingue le
caratteristiche dei materiali (molli, duri) e prende consapevolezza delle funzioni degli spazi (usi e
regole) e dei simboli con cui la cultura umana controlla gli elementi che costituiscono lo spazio
(nomi e funzioni di luoghi). Inoltre il bambino è in grado di esprimere giudizi di valore (mi piace,
non mi piace) e di relazionarsi con essi attraverso categorie percettivo – emozionali (paura,
benessere, malessere).
Le geografie personali si sviluppano prima dell’accesso a scuola. I luoghi delle esperienze svolgono
un ruolo importante nell’intero processo cognitivo.
PIAGET  Al momento in cui il bambino entra a far parte del mondo, inizia il processo di
separazione dalla madre. La relazione con la dimensione spaziale è un’evoluzione cognitiva e
culturale. La conquista dell’alterità spaziale ha un ruolo fondamentale riguardo il passaggio
dall’egocentrismo assoluto a quello intellettuale. Imparare ad osservare significa riconoscere una
distanza fra sé e ciò che si osserva, capendo che tale distanza genera relazioni, delle aspettative e
dei punti di vista. Piaget fa l’esperimento delle tre montagne (si comprendono i vari punti di vista
solo ad 8 anni). L’esperienza spaziale è fondamentale nello sviluppo delle capacità di osservare i
fatti da diversi punti di vista. Piaget propone un modello dello sviluppo cognitivo molto rigido,
trascura l’aspetto sociale e culturale della prima infanzia, dando attenzione particolarmente alla
fase egocentrica.
VYGOTSKIJ  L’apprendimento avviene attraverso l’interazione sociale con gli adulti e con gli
strumenti della cultura in cui il bambino è immerso. L’organizzazione spaziale la troviamo nella
componente culturale per esempio negli spazi domestici, scolastici, nel territorio … Il linguaggio
viene considerato come mezzo di comunicazione e come strumento di riflessione sulla realtà per
organizzarla. È fondamentale il lessico spaziale come punto di partenza per la costruzione dell’idea
di realtà nell’infanzia, ma anche come supporto per lo sviluppo dell’identità.
BRUNER  I processi mentali hanno un fondamento sociale e si sviluppano in relazione alla
cultura umana, ai suoi simboli e ai suoi artefatti, da qui la relazione fra azione, immagini e sistemi
simbolici. In geografia questo si traduce come uscita sul terreno e osservazione diretta,
elaborazione di mappe mentali, descrizione e interpretazione attraverso il linguaggio geografico.
Anche in pedagogia si è sviluppata l’idea dell’educazione basata sui luoghi. Gli anni della scuola
dell’infanzia sono importanti nella definizione degli spazi personali e di quelli sociali, è un
passaggio necessario per lo sviluppo della consapevolezza sociale che permette ai bambini di
incrementare il loro senso di sicurezza tramite nuove relazioni.
Place – based education: apprendimento attraverso I luoghi fin dalla nascita.
L’esperienza spaziale negli anni della scuola dell’infanzia e della scuola primaria è un elemento
centrale nello sviluppo della personalità. È un momento educativo importante per definire il
passaggio dall’esperienza immediata alla consapevolezza dell’esperienza.
8-9 anni: i bambini sviluppano il pensiero astratto che li porterà a sviluppare il ragionamento
ipotetico deduttivo. La geografia permette di raggiungere questi passaggi senza abbandonare la
relazione con lo spazio vissuto, dato che ogni ragionamento geografico comporta un rimando alle
categorie dell’esperienza.
DEWEY  I rapporti fra gli esseri umani sono filtranti della cultura che opera da mediatrice con i
suoi strumenti. È molto importante la chiave culturale della geografia, la quale dovrebbe portare
gli studenti a contatto con la realtà attuale della vita contemporanea. La geografia tenta di creare
un’unione fra le diverse percezioni ambientali e l’evoluzione del rapporto fra sistemi umani e
sistemi ambientali. Questo viene fatto rinforzando le idee fondamentali, dall’altro tentando di
interpretarle criticamente, fornendo uno strumento di conoscenza e di consapevolezza sullo
spazio geografico come costruzione culturale.
1.4 Il corpo e la cultura: lo sviluppo dell’orientamento
La dimensione spaziale è un mediatore culturale che guida i bambini nello sviluppo del pensiero,
nella strutturazione del linguaggio e nell’orientamento all’interno dei simboli e dei valori della
cultura umana. Molto spesso il concetto di orientamento si limita al suo significato cartografico
basato sulla conoscenza di punti cardinali e coordinate geografiche per spostarsi sulla superfice
terrestre. Il senso comune associa al movimento nello spazio l’idea dell’evoluzione umana, della
realizzazione di sé, della crescita personale e sociale.
Spesso ciascun uomo tende a ragionare in termini di tempo, di periodizzazione (presente/passato)
poiché ritiene molto più complicato ragionare in termini di spazializzazione (vicino/lontano). La
geografia invece invita l’uomo a diventare più consapevole della dimensione spaziale e in
particolare alle relazioni che avvengono attraverso essa.
Orientarsi significa sapersi muovere consapevolmente nel territorio, considerando lo spazio
geografico come prodotto culturale della specie umana, struttura sociale ed economica. La
geografia deve saper integrare le idee sulla natura nelle culture umane. La carta geografica è una
visualizzazione che ci consente di pensarci nello spazio, di immaginare un itinerario e di percepire
l’intero spazio geografico come un’estensione del nostro corpo. Abbiamo necessità di un
orientamento che vada oltre la carta che ci permetta si descrivere non solo le posizioni, ma
anche i vissuti, le emozioni, la dinamicità delle esperienze.
L’intero pianeta può essere visto come una risorsa a disposizione della specie umana. Lo spazio
geografico è un oggetto culturale. Lo spazio è inteso come costruzione culturale umana. La
spazializzazione, cioè la capacità della mente di organizzare spazialmente luoghi, concetti, eventi e
il tempo è una forma di rappresentazione della realtà. L’orientamento deve essere inteso come
capacità di controllare la propria posizione nel mondo e in rapporto al mondo, ma anche come la
capacità di organizzare il mondo, di orientarlo, pensandone le trasformazioni. Orientarsi in uno
spazio materiale richiede un grosso coinvolgimento cognitivo (wayfinding  identifica i modi con
cui le persone si orientano per spostarsi in base ai meccanismi di percezione sensoriale e alle
condizioni dell’ambiente).
1.5 L’orientamento e l’intelligenza spaziale
Fondamentale per il concetto di intelligenza spaziale è GARDNER. Secondo lui l’intelligenza
comprende una serie di modalità diversificate per conoscere il mondo. Gardner individua 7 tipi di
intelligenza, l’intelligenza spaziale è una di queste. È un’intelligenza legata alla dimensione
concreta, agli oggetti e alla loro posizione. Riguarda l’orientamento che ha a che fare con la
capacità di controllare il mondo degli oggetti, di elaborare una rappresentazione mentale, di
creare un ordine che ci permetta di conoscere la dimensione delle cose, così da poterci muovere
fra di loro e saperle utilizzare. Esempi dell’utilizzo dell’intelligenza spaziale: quando siamo in grado
di ripercorrere una strada già nota, quando ritroviamo la nostra auto in un grande parcheggio,
quando utilizziamo una carta geografica, viene utilizzata dal geografo che calcola la disposizione
delle componenti di un paesaggio.
Vengono individuate 3 funzioni centrali:

 La percezione precisa del mondo visivo (in geografia si esprime attraverso l’osservazione
diretta);
 La capacità di ricreare aspetti dell’esperienza visiva (in geografia si esprime attraverso la
descrizione, rappresentazione visuale, la cartografia, il modellamento, lo sviluppo del
concetto di paesaggio);
 La capacità di manipolare forme (in geografia si esprime attraverso la progettazione, la
trasformazione e la strutturazione del materiale del territorio).
L’insegnante deve essere in grado di valorizzare l’intelligenza spaziale in ogni campo
dell’apprendimento perché il pensiero spaziale può essere importante come ordinatore
dell’esperienza. Si parla di “svolta spaziale” l’attenzione in tutte le discipline nei confronti del ruolo
dello spazio geografico e della dimensione spaziale.
Nell’insegnamento della geografia, l’intelligenza spaziale è alla base delle competenze geografiche,
collegate alla capacità di osservare le strutture spaziali e di saperle interpretare e rappresentare.
1.6 Dallo spazio vissuto al territorio
La geografia viene poco considerata nella scuola dell’infanzia. Se invece fosse maggiormente
sviluppata sarebbe un utile strumento per la comprensione del proprio rapporto con la
dimensione spaziale, con la società attraverso il territorio. Il ruolo delle competenze spaziali e della
conoscenza dello spazio è fondamentale per l’orientamento spaziale, per lo sviluppo dell’identità,
delle relazioni sociali, del pensiero simbolico. La conoscenza geografica non è mai rinchiusa sul
singolo soggetto, mette al centro le relazioni che il soggetto stesso intrattiene con l’ambiente fisico
e umano in cui vive. È sempre un’identità che si costruisce nel rapporto con l’alterità, con tutto ciò
con cui il bambino entra in contatto nel territorio costituendo fonte di apprendimento.
La territorialità umana è un fatto culturale, che varia da società a società e da luogo a luogo. Moles
e Rohmer parlano di appropriazione dello spazio da parte degli esseri umani definendo fino a che
punto può spingersi il pensiero spaziale nella sua capacità di organizzare mentalmente lo spazio e
organizzarlo. L’inclusione del soggetto nello spazio geografico è un passaggio cruciale riguardo
l’educazione alla cittadinanza, l’educazione ambientale e interculturale. Lo spazio di vita è
condiviso, appartiene alla nostra identità, ma non solo, anche di quella delle altre persone con
cui lo condividiamo.
Come avviene il controllo dello spazio geografico da parte delle comunità umane?  Si fa
riferimento alla teoria del processo di territorializzazione. Si intende il processo attraverso il
quale le società umane prendono possesso materiale e culturale dello spazio fisico,
trasformandolo in base al proprio progetto, rendendolo territorio, quindi uno spazio di vita
dell’umanità.
Turco riassume questo processo in 3 tappe:

 REIFICAZIONE: controllo materiale, trasformazione delle risorse dell’ambiente in opere


come abitazioni, insediamenti, vie di comunicazione, tutto ciò che deriva dall’azione
trasformatrice dell’uomo che addomestica l’ambiente naturale per soddisfare i propri
bisogni. In classi si può partire facendo esplorare l’aula scolastica scoprire gli oggetti, la loro
disposizione in funzione delle attività in modo da far capire ai bambini che ogni elemento di
un luogo è un atto sociale, una forma di controllo dello spazio, con valore relazionale legato
al soddisfacimento di bisogni collettivi.
 STRUTTURAZIONE: controllo organizzativo, funzionale che avviene gerarchizzando il
territorio, individuando confini, sistemi che regolano e controllano la complessità delle
relazioni fra organizzazione umana e sistema ambientale. Bisogna vedere se per esempio
un’aula, un edificio scolastico, risponde ai bisogni essenziali dell’uomo.
 DENOMINAZIONE: controllo simbolico, avviene assegnando nomi che conferiscono senso
agli oggetti dello spazio geografico. Denominando è possibile il controllo mentale di una
porzione di spazio. È un atto fondamentale per l’orientamento, ma anche per il controllo
delle risorse, per l’assegnazione di valori culturali e per la percezione identitaria. Per
esempio possiamo parlare del concetto di montagna anche senza che essa sia presente
davanti a noi, poiché abbiamo la rappresentazione mentale e i nostri schemi culturali.
Secondo Wittgenstein il linguaggio è in grado di descrivere il mondo. Non può essere
pensabile un mondo indipendente dal linguaggio. Il simbolo, la materialità,
l’organizzazione sono 3 categorie che racchiudono tutto ciò che gli esseri umani fanno
sulla superficie terrestre.
Il territorio è lo spazio di vita prodotto dalla specie umana, è la natura socializzata. La natura nel
territorio è diventata una componente della cultura umana, un insieme di rappresentazioni e di
significati. Il territorio ci comprende, lo spazio vissuto di ogni bambino fa parte di un territorio, è
legato ad un sistema territoriale. Le relazioni affettive, culturali e materiali di un bambino si
sviluppano nel territorio. L’educazione spaziale è considerata la dimensione spaziale nella quale il
bambino si inserisce nella società, ne conosce i valori, esercita i propri diritti e doveri.

1.6 La geografia dei bambini e delle bambine


È possibile distinguere delle geografie di genere, di bambini e bambine. I comportamenti spaziali
possono essere parte di strategie di adattamento ai diversi contesti sociali da parte di piccoli
gruppi. Gli spazi pubblici possono costituire un contesto aperto nel quale i bambini e le bambine
negoziano le identità sociali, sviluppano e mettono in atto le proprie competenze e acquisiscono
una maggiore consapevolezza del loro spazio nel mondo. Lo spazio è importante per definire
l’accettabilità sociale e i gruppi d’amicizie. Tra i bambini di scuola primaria gli atteggiamenti di
genere possono costituire un elemento di differenziazione dei comportamenti spaziali. Recenti
studi hanno dimostrato che la mobilità delle bambine è meno ampia di quella dei bambini che è
più orientata verso gli spazi chiusi e collettiva. I bambini invece sono più propensi a muoversi da
soli e frequentano in prevalenza spazi aperti. Le bambine si muovono prevalentemente con mezzi
pubblici, i bambini in bicicletta e a piedi. Inoltre si è dimostrato come le ragazze adolescenti
definiscono gli spazi di ritrovo in tutti gli spazi scolastici.
Le condizioni sociali, economiche e culturali di ogni luogo incidono in modo evidente nei
comportamenti spaziali. Recenti studi hanno dimostrato che molti bambini passano molto tempo
per strada. La strada è considerata un ambiente informale di apprendimento dove i bambini
imparano a conoscersi e a relazionarsi fra di loro. I ruoli di genere diventano più evidenti
nell’adolescenza, non nell’infanzia. I ragazzi maschi sono spesso concentrati nello spazio pubblico,
mentre le ragazze sono più propense a svolgere mansioni domestiche, come la cura dei fratelli. Le
ragazze che invece passano molto tempo in strada sono viste in maniera ambigua. La
connotazione di genere è un modo con cui si riproduce la consuetudine sociale. L’identità
culturale dei luoghi ha un ruolo formativo, riproduce le strutture e le aspettative della società. La
ricerca ha dimostrato il ruolo centrale dello sport come strumento per l’integrazione e per il
superamento degli schemi di genere più rigidi. Emerge che in determinate attività i maschi sono
più avanti nell’utilizzare determinate abilità spaziali.
1.8 Lo spazio dell’infanzia nel mondo
La maggior parte dei bambini vive in uno spazio urbano, completamente antropizzato, dove il
soddisfacimento dei bisogni e il rispetto dei diritti comportano complesse relazioni spaziali. Le
geografie dei bambini e delle bambine sono sempre più legate allo sviluppo e alle trasformazioni
delle città. L’organizzazione degli spazi urbani delimita gli spazi del gioco e quelli della vita sociale.
Sempre nelle città oggi si stanno manifestando condizioni di emarginazione e miseria
sottoponendo le bambine e i bambini a situazioni di violenza.
Nei paesi molto poveri i bambini molte volte non vengono neanche registrati, sono bambini
invisibili e non possono perciò accedere ai servizi come l’istruzione. Nelle città vi sono numerosi
problemi, il più rilevante è quello relativo alla sicurezza  Le città sono ambienti molto rischiosi
per i bambini. Ai bambini molto spesso è negata l’esplorazione libera dell’ambiente. Nelle regioni
più ricche del pianeta sono aumentati gli spazi privati dedicati all’infanzia, ma a questo
corrisponde una riduzione degli spazi esterni all’abitazione, dove la pericolosità delle strade
impedisce ai bambini di passarvi del tempo e sviluppare l’aspetto sociale. Anche nei parchi giochi è
diminuita la libertà d’azione dei bambini. Hanno ridotto la possibilità dei bambini id fare
movimento all’aria aperta e avere esperienze libere fra pari.
La città può essere portatrice di fonti di paura, come episodi di violenza, l’abuso di sostanze
stupefacenti, esperienze che condizionano negativamente i bambini.
Si ha poi la questione del lavoro minorile. I bambini molto spesso sono forzati a svolgere mansioni
molto dure e pericolose inadatte alla loro età. Molto bambini lavorano in strada, in fabbrica. È
capitato che molto spesso siano fuggiti dalle famiglie per sottrarsi a violenze e abusi. Questi
scenari non riguardano solo i paesi sottosviluppati, ma anche i paesi più all’avanguardia. La
migrazione è un evento che viene imposto ai bambini. È anche un passaggio che può dare nuove
opportunità, ma non solo, può portare ad un alto livello di emarginazione, facendo scaturire forti
tratti di discriminazione. Si parla sempre più di pregiudizi, stereotipi razziali e discriminazioni di
vario tipo.
Anche la salute dei bambini è molto diversa in base all’area geografica in cui ci troviamo. Nei paesi
più sviluppati la sanità ha raggiunto standard elevati, ma l’ambiente urbano continua ad essere
poco salutare per l’infanzia in particolare per quanto riguarda l’inquinamento. Nei paesi più poveri
vediamo problemi riguardo i bisogni di base (disponibilità di acqua potabile, mal nutrizione).
In molti paesi, soprattutto dell’Africa subsahariana la diffusione dell’AIDS tra i bambini è molto
elevata. Molto spesso i paesi economicamente meno sviluppati subiscono spesso il
condizionamento delle idee culturali sull’infanzia e degli stereotipi elaborati nei paesi occidentali
più ricchi. Si necessita un’istruzione più elevata.
I molteplici problemi dell’infanzia non riguardano solo l’ambiente urbano, ma anche quello rurale.
La geografia ci insegna a porre l’attenzione fra i diversi luoghi. Nelle aree rurali i bambini possono
godere di maggiori spazi, di una migliore qualità dell’ambiente e di un buon grado di inclusione
sociale. Non si può definire cosa sia meglio o peggio per lo sviluppo dell’infanzia. Ogni luogo è un
sistema complesso. Gli insegnanti devono prestare attenzione a questa complessità spaziale.
CAPITOLO 2: L’EDUCAZIONE GEOGRAFICA
Per ricercare il proprio spazio nel mondo e l’interazione con lo spazio degli altri è fondamentale un
sistema di valori, in quanto si ha a che vedere con le idee di bene individuale e di bene comune. La
dimensione spaziale della geografia mette in relazione lo sviluppo del proprio progetto di vita con i
rapporti fra le comunità umane e i sistemi di interazione tra la specie umana e le risorse
dell’ambiente naturale.
Il punto centrale dell’educazione geografica è quello di considerare lo spazio geografico, quindi lo
spazio di vita, come un sistema di relazioni, flussi e connessioni. La geografia è una scienza della
complessità che educa a considerare il mondo attraverso i suoi sistemi e a collocare i suoi
cittadini come soggetti responsabili del territorio, dell’ambiente e del paesaggio. Il destino
umano è collegato con quello dell’intera specie, dell’ambiente naturale, del pianeta intero.
L’educazione geografica non si limita ad aspetti teorici, riguarda DIRETTAMENTE la conoscenza
critica dei rapporti nella specie umana e di questa con i sistemi ambientali. Pur presentando una
forte dimensione soggettiva, l’educazione geografica non deve essere pensata unicamente su
questo lato nonostante riguardi principalmente la consapevolezza e la responsabilità individuale.
L’educazione geografica prepara alla gestione della cosa pubblica, affronta problemi di valore
generale. L’educazione geografica è incentrata a far comprendere come i legami individuali,
sviluppati nell’ambito di una comunità, siano intrecciati alle relazioni, ai legami sviluppati da
altre persone, con altri luoghi e altre comunità fino a comprendere l’intero spazio di vita della
specie umana. L’educazione geografica insegna a pensare la propria vita come parte del
complesso sistema – mondo. Il soggetto non è semplicemente un osservatore, ma è l’attore
stesso, completamente attivo, con i suoi progetti e le sue responsabilità. Per prendere in
considerazione tutti i tratti dell’educazione geografica viene sviluppata l’idea di educazione al
territorio. Il territorio è visto come terminale delle relazioni fra le comunità umane e lo spazio
geografico da quale parte ogni percorso individuale e punto di riferimento collettivo.
2.1 La nascita e lo sviluppo delle idee sull’educazione geografica
L’educazione geografica ha una storia fatte da un intreccio di miti e conoscenza. La geografia si
lega al movimento di esplorazione, alla scoperta avventurosa, all’idea che il viaggio provochi una
trasformazione interiore e che fornisca una conoscenza profonda in grado di cambiare il modo di
stare al mondo. Il primo che utilizzò il termine geografia fu Eratostene di Cirene. Egli fa risalire
l’inizio della geografia a Omero. L’Odissea è un viaggio, un percorso di crescita, quindi di
educazione attraverso i luoghi. Il viaggio è come un percorso di formazione, è un momento di
apprendimento di una nuova realtà. Già in questo tipo di geografia, molto antico sono già presenti
due spazi educativi che tutt’ora vengono ricondotti al sapere geografico:
1. La geografia è vista come una conoscenza indispensabile agli spostamenti e alle
esplorazioni. È uno scopo pratico. In questo caso l’orientamento è visto come un fatto
geometrico, capacità di spostarci nello spazio utilizzando codici standardizzati come quelli
della carta geografica.
2. La geografia è vista come un sapere indispensabile per chi governa il mondo, per i cittadini,
per tutte le persone che coltivano una mentalità aperta. È uno scopo teorico.
L’orientamento è visto come un fatto culturale, come la capacità di interpretare i simboli
che le varie culture hanno impresso nel paesaggio.
Si ha un desiderio sempre più forte di inserire la geografia nella scuola e riconoscerne il suo valore
educativo. Anche Dewey riconosce l’importanza educativa della geografia. Secondo lui al centro vi
è l’individuazione del collegamento fra fatti naturali e sociali. Secondo lui è fondamentale la
conoscenza geografica per la cooperazione globale e per la pace.
2.2 I documenti internazionali sull’educazione geografica
Si devono comprendere le condizioni naturali sulle attività umane e le diverse modalità per
diversificare i territori in base a valori culturali, convenzioni sociale e religiose. Inoltre gli
argomenti da conoscere sono la diversità dei popoli e della società al fine di apprezzare la
ricchezza culturale dell’umanità, le strutture di trasformazione del proprio paese come spazio di
vita quotidiana, le sfide per l’interdipendenza globale. Il riferimento ai valori si esplicita attraverso
obiettivi e competenze come:

 Sviluppare interesse verso i luoghi del territorio vicino e verso la varietà delle
caratteristiche naturali sulla superficie terrestre;
 Apprezzare la bellezza del mondo fisico e delle diverse condizioni di vita delle persone;
 Accrescere l’impegno per la qualità dell’ambiente a beneficio delle generazioni future;
 Comprendere il significato di atteggiamenti e valori nei processi decisionali;
 Utilizzare conoscenze e competenze geografiche adeguatamente nella vita privata;
 Rispettare i diritti di tutte le persone;
 Cercare soluzioni ai problemi locali, regionali, internazionali sulla base della Dichiarazione
universale dei diritti umani.
Il sapere geografico è chiamato a comprendere le diversità culturali e a sviluppare punti di vista
alternativi. La geografia è un utile strumento per l’esercizio della cittadinanza attiva, un’azione
consapevole di soggetti che sanno riconoscere l’importanza delle diversità culturali. Se le relazioni
fra l’economia, la natura e la società hanno bisogno di essere affrontate in chiave ecologica, il
concetto di territorio è quello che meglio esprime le geometrie variabili di questi spazi geografici.
La riflessione sull’educazione geografica oggi insiste su la cittadinanza e l’intercultura. La geografia
forma una mentalità aperta, fornisce le basi per la trasformazione sociale. La geografia viene
proposta come un sapere strategico, fornisce le competenze per analizzare e affrontare i principali
problemi che riguardano il futuro del pianeta e dei suoi cittadini. La geografia deve essere posta
come base per la formazione di competenze cruciali per l’esercizio della cittadinanza.
L’educazione geografica è importante sia nella gestione del territorio, ma si ribadisce la sua
importanza anche nel contesto delle vite individuali.
Geografia: sapere di base per la formazione di professionisti competenti e responsabili, cittadini
ben formati e capaci di utilizzare le competenze geografiche per migliorare il proprio ambiente.
2.3 La geografia come educazione al territorio
Obiettivi formativi dell’educazione geografica fanno riferimento a 6 competenze principali:

 Analizzare i cambiamenti spaziali;


 Sviluppare una visione geografica dei luoghi;
 Diventare consapevoli e responsabili nella gestione delle risorse del pianeta;
 Affrontare le questioni relative agli esseri umani e agli spazi;
 Contribuire all’organizzazione e alla gestione del mondo contemporaneo e della sua
complessità;
 Rispettare le diversità culturali e conoscere la loro diffusione spaziale nel mondo
contemporaneo.
Il territorio è uno spazio fisico e sociale nel quale una comunità sviluppa il proprio progetto di vita
e in cui essa affronta problemi riguardanti l’interazione culturale, lo sviluppo economico e la
gestione sostenibile dell’ambiente e delle risorse. In chiave educativa il territorio è inteso come un
luogo o un insieme di luoghi di riferimento della comunità nella quale si sviluppa e si intende
attuare un progetto educativo. Si intende anche come parte integrante di un sistema che è
insieme sociale, economico, politico e culturale: il sistema territoriale. Il territorio è uno spazio di
vita, ma allo stesso tempo è anche un ambiente di apprendimento, un mediatore culturale per lo
sviluppo di conoscenze, valori e relazioni. Il territorio è un concetto ponte.
Anche nelle indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola primaria e del primo ciclo di istruzione
viene affrontato molte volte il concetto di territorio. Viene utilizzato per spiegare la necessità di
collocare il progetto educativo della scuola in relazione ai rapporti fra scala locale e scala globale.
Ogni territorio possiede legami con le varie parti del mondo e costituisce un microcosmo che su
scala locale riproduce opportunità, interazioni, tensioni globali. È questa l’idea di base per una
nuova dimensione di integrazione fra scuola e territorio. L’acquisizione dell’autonomia favorisce
la stretta connessione di ogni scuola con il suo territorio. Il dirigente scolastico è una figura
centrale in questo compito di istaurare relazioni. Nelle pagine relative alla scuola dell’infanzia si
ribadisce il ruolo del territorio come ambiente di apprendimento. Si presenta l’invito di estendere
l’idea di spazio educativo, in quella di laboratorio in particolare, al di fuori delle mura scolastiche.
Tra i fini del curricolo di geografia deve esserci soprattutto quello di fornire gli strumenti per
formare persone autonome e critiche che siano in grado di assumere decisioni responsabili nella
gestione del territorio. Il concetto di territorio assume un’importanza notevole. La sua presenza la
troviamo diffusa negli obiettivi specifici di apprendimento e nei traguardi finali.
2.4 I valori territoriali nell’educazione geografica
Nello sviluppo dell’educazione al territorio i valori sono l’insieme di ciò che nel territorio
riconosciamo come un punto di forza, una risorsa su cui far leva per il nostro progetto di vita e per
quello della comunità territoriale. Possono essere valori materiali, beni culturali, valori immateriali
(idee, credenze, linguaggi). I disvalori possono rappresentare elementi del territorio che riteniamo
degradati o negativi e anch’essi possono essere materiali (inquinamento atmosferico) e
immateriali (idee e costumi negativi). I valori territoriali identificano una precisa visione geografica
delle relazioni fra persone e il loro spazio di vita. I valori territoriali assumono la funzione di
mediatori, funzionano come strutture di comunicazione di una conoscenza localizzata
indispensabile per sviluppare nuove relazioni.
Nessun progetto di vita può essere realizzato indipendentemente dai progetti degli altri, necessita
di un continuo confronto e supporto che viene dalle dotazioni del territorio, dalla sua comunità e
organizzazione. Educare ai valori territoriali permette alle persone di pensarsi in un sistema
sociale, in una rete di relazioni efficaci per realizzare il proprio progetto di vita. Il nostro spazio nel
mondo si inserisce in una scala di relazioni e di scambi molto ampia, nella quale il mio progetto si
trasforma e si collega con quello individuale delle persone e quello generale della comunità
territoriale.
Il territorio va pensato come un sistema complesso, in continua evoluzione, nessuno ha il diritto di
decidere quali valori valgono per tutti. Il territorio non è mai un sistema chiuso, i suoi rapporti
sociali sono sempre intrecciati a contesti sociali, politici, economici e culturali. Riguarda modi e fini
per cui i soggetti umani sviluppano tra loro rapporti economici sociali e territoriali. La geografia è
una palestra dell’educazione alla cittadinanza.
Competenze necessarie per educare al territorio:
 Conoscenza del territorio e delle visioni del territorio di cui sono portatori i suoi abitanti;
 Costruzione di una rappresentazione del territorio che esprima le aspirazioni e i bisogni dei
suoi abitanti, al fine di concorrere alla costruzione dei legami sociali;
 Individuazione delle relazioni che ogni territorio e i suoi abitanti intrattengono con luoghi
vicini e lontani al fine di educare a collocarsi nello spazio a scale diverse riconoscendo i
legami e i rapporti di interdipendenza con luoghi spazialmente lontani;
2.5 L’educazione geografica allo sviluppo sostenibile
Il tema dello sviluppo sostenibile trova il suo documento geografico di riferimento nella
Dichiarazione di Lucerna sull’educazione geografica allo sviluppo sostenibile. Questa dichiarazione
rileva che i “temi d’azione” (ambiente, acqua, sviluppo, rurale, consumo sostenibile, comprensione
interculturale, biodiversità, etc.) comprendono tutti una dimensione geografica, infatti è
necessario che il paradigma per lo sviluppo sostenibile sia integrato nell’insegnamento della
geografia. La Dichiarazione di Lucerna è un documento dettagliato che parte da un’ampia
riflessione generale per arrivare a suggerire indicazioni sui criteri, sui metodi e sugli strumenti utili
a costruire curricoli riguardo l’educazione sostenibile.
Sviluppo sostenibile: uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la
capacità delle generazioni future di soddisfare i propri. Individuiamo 3 obiettivi della sostenibilità:

 L’integrità degli ecosistemi;


 Efficienza economica;
 Equità sociale
Il passaggio centrale della Dichiarazione di Lucerna consiste nell’invito a ripensare al curricolo di
geografia intorno alla lettura eco - sistemica delle relazioni fra attività umane e pianeta Terra. La
competenza del geografo di connessione fra fatti fisici e fatti antropici assume un valore educativo
in quanto permette di superare la visione che tende a superare i processi ambientali dai processi
umani.
Ecologia: è la scienza dell’economia domestica della “casa – Terra”, l’ecosistema globale del paese
che include le interdipendenze fra natura, cultura, società ed economia.
La geografia aiuta a comprendere la necessità di mantenere in condizione di equilibrio i diversi
sistemi. La “casa – Terra ecologica” non può consumare più risorse di quelle che è in grado di
rigenerare, è essenziale il raggiungimento dell’equilibrio. Per raggiungere tale equilibrio è
necessaria una riprogettazione complessiva dei rapporti tra natura, economia e società umana.
L’intento globale dello sviluppo sostenibile è chiaro e condiviso, ma non vale lo stesso per le
strategie locali incaricate alla sua attuazione. Il pianeta è caratterizzato da estreme diversità
ambientali, economiche, sociali che rendono impossibile la formulazione di direttive generali per
ogni luogo. Ogni parametro con cui possiamo misurare l’impatto dell’uomo sul pianeta, presenta
innumerevoli diversità e specificità localizzate. Per esempio: in campo economico regioni
sviluppate e ricche e regioni arretrate e povere. La geografia ci insegna che occorre adattare le
nostre strategie alla varietà dei contesti locali. Occorre considerare le diversità e specificità
ambientali di ogni territorio e di ogni cultura, valutando le complesse relazioni e gli interscambi
che ogni territorio sviluppa con il resto del pianeta. La sostenibilità è un problema insieme locale
e globale.
La ricerca della sostenibilità deve far i conti con le risorse locali, riconvertendo la società a un
rapporto equilibrato fra i suoi abitanti e il loro spazio di vita. Un’idea fondamentale della
sostenibilità riguarda l’equità INTRAGENERAZIONALE E INTERGENERAZIONALE  Porta
l’attenzione sui rapporti tra generazioni viventi e generazioni future per le quali occorre garantire
una distribuzione più equa delle risorse e allo stesso tempo il mantenimento di scorte sufficienti in
considerazione dei tempi di rinnovamento di ciascuna risorsa.
L’idea di sviluppo sostenibile è orientata verso il futuro e rispecchia un’idea di pace fra esseri
umani e natura. Queste considerazioni possono essere tradotte nel contesto didattico in vari modi.
Il documento evidenzia importanti passaggi:

 Scelta degli argomenti e delle aree geografiche : i temi devono essere rilevanti e strategici.
Si suggeriscono tematiche come il riscaldamento climatico, l’uso delle risorse non
rinnovabili, i cambiamenti demografici, la globalizzazione. Nella scuola primaria e
dell’infanzia è possibile introdurre queste problematiche con un’osservazione diretta.
Queste problematiche hanno una dimensione locale e nazionale. La scelta degli argomenti
deve essere connessa a esperienze ed interessi degli studenti. È essenziale partire da un
caso di studio esemplare perché è utile per collegare le teorie e le generalizzazioni alla
realtà.
 La scelta degli approcci per l’insegnamento: il pensiero sistemico si sviluppa attraverso
l’apprendimento delle relazioni tra fatti. La sostenibilità è un modo di guardare le relazioni
tra sistemi umani e ambientali. La didattica costruttivista può essere la più efficace
nell’aiutare gli alunni a considerare le relazioni fra sistemi umani e ambientali come
costruzioni sociali. La sostenibilità può essere realizzata con un cambiamento della
mentalità, delle idee, dei comportamenti e delle decisioni. È importante prendere in
considerazione le preferenze e gli interessi dei diversi gruppi di età per collegare la
sostenibilità a situazioni che gli alunni già conoscono o verso le quali mostrano curiosità.
 Uso delle TIC (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) : possono essere usate
per acquisire e comparare dati e documenti, per osservare la rappresentazione dei fatti da
punti di vista differenti (sviluppando il pensiero critico), per analizzare luoghi e situazioni
attraverso immagini, foto aree, etc. In fase di elaborazione dei materiali, le TIC possono
essere utilizzate per condividere i lavori prodotti, per sviluppare competenze comunicative,
informatiche e linguistiche.
Nella scuola primaria e dell’infanzia queste indicazioni vanno legate all’età, al contesto geografico
e ai metodi che possono maggiormente stimolare i bambini.
Quale è il contributo che distingue l’approccio geografico? Si considerano 3 competenze che la
geografia tende a promuovere. 1. La geografia aiuta a riconoscere l’importanza degli equilibri
ambientali e delle risorse naturali nei sistemi economici, sociali, culturali  in tutte le attività
umane. 2. Riguarda la capacità di ragionare in modo multiscalare, considerando gli effetti di un
problema in luoghi diversi e comprendendo quanto il proprio spazio di vita sia connesso a ciò che
accade su scale regionali più ampie e a livello globale. 3. Riguarda la consapevolezza di quanto la
sostenibilità ambientale economica e sociale sia importante per la qualità del proprio spazio di
vita.
2.6 L’educazione geografica alla cittadinanza
Ogni essere umano nel cercare il proprio spazio nel mondo ha un ruolo sociale definito da norme
giuridiche, da legami affettivi, da relazioni e da comportamenti. È un cittadino con un
riconoscimento pubblico, la cittadinanza. Essa comprende dimensioni personali, sociali, temporali,
spaziali collegate strettamente. L’educazione geografica alla cittadinanza connette queste diverse
dimensioni, partendo dal riconoscimento del ruolo dei luoghi e dei territori nella vita sociale e
personale.
L’acquisizione della cittadinanza si collega al tema dell’appartenenza, espressione di un legame
con i luoghi.
Nelle indicazioni Nazionali si fa riferimento al concetto spaziale di cittadinanza per cui si afferma
che l’apertura al mondo attuale è necessaria per sviluppare competenze relative alla
cittadinanza attiva. La dimensione spaziale è la scena dell’azione dell’uomo, da cui deriva la
costruzione del territorio.
La questione della globalizzazione e il dibattito sui valori fondanti della società contemporanea si
incontrano nella scala geografica più ampia che ragiona della cittadinanza terrestre come
prospettiva di specie, di appartenenza alla comunità planetaria. L’educazione della cittadinanza
planetaria che si lega prevalentemente a temi come la giustizia sociale, la conoscenza e la
comprensione della diversità, la pace e la sicurezza può essere tradotta in pratica solo attraverso la
capacità geografica di pensare a scale diverse.
Viene ripreso un pensiero kantiano secondo il quale si vuol mettere in luce come chi è consapevole
del mondo è più consapevole del suo ruolo nel mondo e del ruolo delle comunità che lo abitano. Si
può percepire la propria appartenenza a scale diverse, da quella territoriale a quella planetaria. Da
qui si ricava il fatto che una maggior conoscenza geografica dei cambiamenti in atto nel mondo
porta ad una migliore capacità di prendere decisioni per sé e per il proprio spazio di vita.
Dal punto di vista didattico è doveroso fare un lavoro accurato portando i bambini a essere
consapevoli del loro ruolo sociale come cittadini e della possibilità di diventare cittadini attivi,
capaci di stabilire regole condivise e avere comportamenti rispettosi nei confronti degli altri,
dell’ambiente e della natura. Le competenze di cittadinanza sono legate alla capacità di agire nel
proprio spazio di vita. Queste riguardano il pensiero critico, la capacità di prendere decisioni e di
riflettere sulle conseguenze di tali scelte. Tutti i temi geografici possono essere visti come momenti
di educazione alla cittadinanza, richiedono una capacità di analisi critica delle relazioni fra società e
ambiente e l’applicazione di conoscenze e competenze alla risoluzione di problemi.
Educare e guardare il territorio come opportunità per il proprio progetto di vita è il maggior
contributo che l’educazione geografica può fornire, preparando i cittadini a ragionare e a
progettare su scale diverse facendo sì che la propria vita venga collocata nel destino collettivo
delle comunità di appartenenza.
I bambini sono cittadini già nel momento in della loro nascita. La scuola deve sostenere e
indirizzare la loro partecipazione alla vita sociale e politica della comunità in cui vivono. La maggior
parte delle volte in cui parliamo di spazio familiare, scolastico, di quartiere i bambini sono
considerati solamente degli utenti passivi, spettatori, soggetti, le cui idee sono poco considerate da
chi decide e organizza tali spazi. LA PARTECIPAZIONE È UNA DELLE ESPRESSIONI CENTRALI DELLA
CITTADINANZA. La spazialità è una componente fondamentale per la cittadinanza. L’educazione
alla cittadinanza, in quanto concetto fondamentale, deve partire già dall’asilo nido. Già da qui i
bambini comprendono che possono utilizzare lo spazio secondo le proprie intenzioni, ma che tali
spazi hanno anche un valore collettivo, sociale, richiedono regole condivise. È importante chiedere
ai bambini come loro percepiscono gli spazi. La cittadinanza è ancora un concetto da esplorare.
2.7 L’educazione geografica all’intercultura
Costruendo legami con ambienti, luoghi e persone estendiamo la nostra appartenenza. Così
accade esplorando altre culture, comprendiamo nuovi paesaggi, nuovi luoghi e nuovi modi di
vivere. Per definire il concetto di intercultura, partiamo da quello di cultura.
Cultura: riguarda la comunicazione fra gli attori sociali e il loro ambiente. Una cultura non coincide
quasi mai con una SOLA cultura, poiché ognuno di noi può appartenere a più culture. Allo stesso
modo un luogo, mai un luogo coincide con una sola cultura. La cultura si trasforma nel tempo e
nello spazio, lo fa principalmente attraverso il movimento, l’interazione e il contatto con l’alterità.
Per capire come si forma e si modifica una cultura vediamo che gioca un ruolo importante la
dinamica dell’INSIDER e OUTSIDER, del contatto con ciò che è percepito inizialmente come
diversità e che dopo diventa parte dell’identità.
Parlando di intercultura per darle una definizione, partiamo dalla sua etimologia. “Inter” deriva dal
latino e fa riferimento ad una condizione di mezzo, quindi fra le culture, ma anche quella di una
connessione, un essere nelle culture, in una condizione di reciprocità. L’intercultura viene
interpretata come un progetto, un’intenzionalità, con il tentativo di far coesistere pacificamente
le diversità culturali con un riconoscimento reciproco all’interno di un contesto sociale di
relazioni positive. È una sorta di strategia di relazione, un modello di convivenza e di interazione
che cerca di istaurare contatti tra persone di differenti culture che convivono nello stesso contesto
geografico multiculturale.
È fondamentale considerare l’aspetto geografico del problema  In un luogo non vi è niente di
statico e perciò non è adeguato rappresentarlo come un sistema chiuso. Dal punto di vista
diacronico (TEMPO), un luogo è sempre il prodotto di molteplici relazioni, culture e popolazioni.
Dal punto di vista sincronico (IN UN DATO MOMENTO) invece è pressoché impossibile conoscere
l’insieme delle sue relazioni interne ed esterne. In ogni luogo siamo di fronte ad un insieme di
relazioni positive o negative che siano. Le relazioni si sviluppano in un luogo dove vi sono persone
provenienti da aree geografiche anche molto lontane. Sono da considerare di notevole importanza
quei luoghi lontani con cui le persone continuano a mantenere un rapporto. È importante
istaurare relazioni poiché queste favoriscono l’evoluzione e il cambiamento, ma ciascuna di esse
ha un limite, un punto che segna l’identità dall’alterità.
L’educazione geografica aiuta a comprendere l’abbondanza di valori culturali che troviamo nei
luoghi, scardinando la maggior parte degli stereotipi di tipo geografico, etnico e culturale. Non c’è
niente di più polisemico di un paesaggio o di un territorio.
All’interno del curricolo vi è un tema a cui l’educazione interculturale può fornire un contributo
significativo, la mobilità umana (le migrazioni). Riguardo l’intercultura, all’interno delle Indicazioni
Nazionali è possibile vederne molti esempi. Il sapere geografico è uno strumento che fornisce
competenze per comprendere altri punti di vista. Conoscere e avere contatti con nuove culture
può essere un modo per respingere tutti i pregiudizi che sono presenti.
2.8 Un laboratorio spaziale
Un esempio di educazione geografica al territorio è il laboratorio Educare alla montagna. L’idea di
partenza è quella di creare relazioni con la montagna partendo da una didattica di tipo
esperienziale che comprende l’immersione fisica nel contesto geografico della montagna. Lo scopo
dell’educazione geografica è proprio quello di sviluppare legami con i luoghi, costruendo una
conoscenza. La relazione è il centro dell’educazione. Si parte da un’attività di contatto personale
con il luogo e di memoria autobiografica, successivamente si procede con un’uscita sul terreno e
partendo da qui si sviluppano 5 percorsi di approfondimento della conoscenza geografica della
montagna:
1. Analisi critica delle rappresentazioni, i diversi valori attribuiti alla montagna nei diversi
momenti storici, si fanno emergere i luoghi comuni sulla montagna. Si analizzano immagini,
film sulla montagna, cercando di decostruire le narrazioni simboliche che definiscono
l’immaginario sulla montagna;
2. Viene decostruita l’idea di montagna come spazio economico arretrato e marginale;
3. Discussione sulla pluralità della cultura alpina. Da qui si sviluppa il tema dell’intercultura, si
fanno infatti emergere la complessità delle relazioni interne al sistema montano;
4. Il rilevamento del paesaggio alpino abbinando l’osservazione diretta alla lettura delle carte
topografiche. Si arriva al riconoscimento delle relazioni fra componenti ambientali e
antropiche;
5. Analisi dei materiali scolastici sulla montagna, evidenziando misconoscenze, errori lessicali
e concettuali, omissione di dati.
Lo studio del territorio deve essere visto come ricerca dei valori territoriali. Il laboratorio vuole
evidenziare come i temi geografici tradizionali possono essere affrontati in chiave educativa.
CAPITOLO 3: IL SAPERE GEOGRAFICO
La geografia come ben sappiamo è utile per trovare il proprio posto nel mondo e per comprendere
il posto degli altri esseri umani in un sistema complesso di relazioni. La conoscenza del posto nel
mondo non si deve però limitare alla dimensione della specie umana, ma deve comprendere le
relazioni fra tutti gli altri esseri viventi con l’insieme dei sistemi ambientali con cui gli esseri umani
interagiscono.
La geografia possiede un proprio linguaggio, comprende metodi, approcci, strumenti e modi
specifici di organizzare le conoscenze. È molto cambiata negli ultimi anni ed è diventata un campo
del sapere con un lessico specifico.
3.1 Cosa studia la geografia?
La geografia è:

 Conoscenza critica della realtà contemporanea;


 Studio delle relazioni tra sistemi umani e ambientali;
 Studio di problemi e delle lor possibili soluzioni;
 Un insieme di metafore e rappresentazioni per capire il mondo e i suoi cambiamenti e
per riflettervi criticamente.
La definizione più nota della geografia è LO STUDIO DELLE RELAZIONI TRA UOMO, AMBIENTE E
SOCIETA’. Distingue fra la persona come individuo, con i suoi vissuti spaziali e la sua percezione dei
luoghi, la natura come alterità in relazione alla specie umana e la società come organizzazione
complessa.
Il concetto di spazialità è fondamentale per capire cosa studia la geografia. Lo spazio è il risultato
di una costruzione sociale. Lo spazio di relazioni che va sotto il nome di territorio è l’unità di
misura con la quale localizziamo i luoghi, misuriamo le distanze e tracciamo i confini. La grande
forza della geografia consiste nel far capire che popolazione, ambiente, organizzazione politica,
culture e lingua hanno fra di loro innumerevoli relazioni e che non sono troppo distanti fra di loro.
Queste relazioni hanno una dimensione spaziale e i processi che scaturiscono da esse sono
fondamentali per capire la vita umana. Il sapere geografico è di tipo CONNETTIVO. La geografia sa
vedere la natura come costruzione sociale nell’ambito del rapporto delle società umane con
l’ambiente. Lo spazio geografico diventa un criterio ordinatore, è UN CONCETTO ANALITICO. Lo
spazio geografico è un concetto, la geografia non è un sapere naturale e le conoscenze e le
competenze geografiche sono un prodotto culturale, un linguaggio con cui si cerca di controllare
l’ambiente, di organizzare relazioni sociale, economiche fra gruppi umani.
3.2 Il metodo geografico
Le caratteristiche specifiche del metodo geografico:

 La geografia spazializza: ogni analisi geografica parte dalla localizzazione dei fenomeni
nello spazio, dalla ricerca della loro distribuzione, dei confini e delle relazioni che
avvengono fra le diverse regioni. Il linguaggio e i sistemi di rappresentazione della
geografia sono un tentativo culturale di controllare lo spazio terrestre. I metodi della
geografia sono diretti a individuare le differenze nello spazio geografico e gli strumenti
sono incentrati a renderli visibili con rappresentazioni, analisi e descrizioni. 3 caratteristiche
fondamentali della geografia secondo Haggett  1. Importanza della distribuzione
spaziale, 2. Importanza che la geografia attribuisce alle relazioni fra l’uomo e l’ambiente, 3.
Sintesi regionale. La cosa che accomuna le tre caratteristiche è la centralità dell’atto di
spazializzare. È importante far emergere la conoscenza collegando informazioni
spazializzate.
 La geografia connette, mette in relazione : questo metodo viene conosciuto anche con il
nome di sintesi geografica che sta ad indicare la capacità della geografia di collegare
conoscenze e studi settoriali anche di discipline diverse, che assumono diverse
connotazioni e permettono di produrre nuova conoscenza una volta connessi alla scala del
territorio, dei luoghi e delle questioni regionali.
 La geografia regionalizza: nel tentare di dare ordine allo spazio geografico, i geografi hanno
elaborato il concetto di regione (segmentazione della superficie del pianeta in varie
tessere, un mosaico che ci permette di farci un’idea sulla varietà delle condizioni fisico
antropiche della Terra). Ogni luogo può essere collocato in diverse regioni a seconda
dell’ordinatore regionale e della scala geografica di riferimento. La regionalizzazione non
solo è una base per distinguere le diverse aree del pianeta, ma anche per confrontarle e
collocarle a scale diverse.
 La geografia opera confronti a scale diverse : la transcalarità (passaggio di scala nell’analisi
e nella comparazione degli spazi geografici) è un momento centrale del metodo geografico.
Ci permette di indagare meglio ogni spazio geografico, essendo il risultato di continue
relazioni e interazioni con luoghi diversi. Ogni territorio a scala locale deve confrontarsi con
territori a scale diverse. La transcalarità è utile per comprendere le dinamiche
contemporanee del sistema – mondo.
3.3 Gli strumenti e le fonti della geografia
Gli strumenti più utilizzati sono l’osservazione diretta, le interviste, le carte geografiche, i dati
statistici e i documenti visuali.
 Osservazione diretta: è il primo metodo dell’indagine geografica. Andare sul terreno,
osservare, rilevare i dati e confrontare informazioni è la via principale per lo studio del
paesaggio, dell’ambiente e delle relazioni tra sistemi umani e ambientali. Nella scuola
questa pratica educa all’osservazione e fornisce lo stimolo per sviluppare l’orientamento
culturale e per leggere e interpretare i luoghi.
 Intervista: è uno degli strumenti più antichi della geografia. Oggi è ritenuta fondamentale
per cogliere i punti di vista sul territorio da parte di diversi attori sociali, politici ed
economici. Nella scuola permette di lavorare in modo attivo sulla percezione dei luoghi e
per confrontare il punto di vista del bambino e dell’adulto. È interessante per indagare la
percezione del paesaggio.
 Carte geografiche: sono indispensabili per localizzare e orientarsi in senso geometrico nello
spazio, non sono strumenti NATURALI, ma il prodotto di una visione del mondo legata alla
società e al tempo in cui sono state prodotte. Si parla infatti di “insegnare la carta
geografica”  trasmettere la capacità di leggere e interpretare il linguaggio cartografico e
“insegnare con la carta”  utilizzarla mediatore per la conoscenza del mondo.
 Dati statistici: sono in rapporto diretto con le carte geografiche. Essi forniscono
un’informazione generale, standardizzata, su un fenomeno. Sono molto più accessibili
rispetto al passato.
 Documenti visuali: le immagini assumono un ruolo sempre più importante nella
comprensione di strutture, processi, modelli culturali dei luoghi. Le immagini devono
essere considerate come dei documenti da analizzare, come espressione di diversi punti di
vista spaziali. La soggettività dei documenti visuali ci permette di considerare come fonti di
informazione geografica tutte le forme di narrazione dei luoghi e delle relazioni fra uomo e
ambiente che fanno parte del mondo artistico come letteratura, cinema, televisione,
internet.
3.4 I concetti della geografia
I concetti sono categorie cognitive che permettono di dare un ordine alle esperienze. Sono un
elemento fondamentale del linguaggio, un ponte fra noi e la realtà. A livello spaziale vengono
considerati concetti tutti i termini con cui riuniamo in un’idea generale una serie di caratteristiche
che rientrano in un’unica categoria geografica (montagna, collina, pianura). Inoltre esistono dei
termini di base del linguaggio disciplinare (spazio geografico, regione, territorio, paesaggio) che
esprimono le idee generali per l’organizzazione del sapere disciplinare. Gli insegnanti devono
saper conoscere e saper utilizzare in modo appropriato i concetti generali importanti per un
linguaggio disciplinare.
3.4.1 SPAZIO. SPAZIO GEOGRAFICO E SPAZIALITA’
Lo spazio geografico è la superficie terrestre, l’area del pianeta che comprende una parte aerea e
una parte del sottosuolo sulla quale si svolge la vita umana e fa da base alle relazioni fra sistemi
umani e ambientali. Lo spazio geografico non è solo un’estensione materiale, ma è anche una rete
di interazioni e di fenomeni.
Con il termine “spazio relativo” si intende lo spazio come insieme di contenuti, come rete
soggettiva, espressione di un punto di vista sociale, variabile nel tempo. Lo spazio relativo può
essere misurato con scale temporali (spazio-tempo che separa due luoghi in base alle vie di
comunicazione o mezzo di trasporto) o in base alla percezione psicologica o all’organizzazione e
alle idee della società che lo trasforma. Si parla di produzione di spazio, consumo di spazio,
configurazioni dello spazio. Si distingue dallo spazio assoluto.
Con il termine “spazio vissuto” si intende le relazioni e i legami percettivi/emozionali con i luoghi
del loro spazio di vita.
Parlando di spazialità intendiamo le conoscenze, le abilità e le competenze umane in relazione allo
spazio geografico. La spazialità umana comprende l’orientamento, capacità di spostarsi
intenzionalmente nello spazio, capacità di trasformare l’ambiente, progettarlo, governarlo in
modo simbolico.
3.4.2 TERRITORIO E SISTEMA TERRITORIALE
Il territorio può essere definito come la combinazione di risorse materiali capaci di strutturare le
condizioni per la vita di individui e società e di essere base per l’identità individuale e collettiva. Il
territorio è una porzione di spazio geografico trasformata, controllata e governata da parte della
comunità umana. È un’area a cui fanno riferimento date culture ed etnie, uno spazio con un
valore simbolico ed identitario.
Il concetto di sistema territoriale fa riferimento al territorio come sistema, come rete di relazioni
tra ambiente e organizzazione umana, nel quale la geografia ha il compito di indagare in che modo
le attività umane hanno trasformato l’ambiente fisico utilizzandolo per i propri scopi e stabilendo
rapporti di connessione. Il concetto di territorio si lega a quello di appropriazione dello spazio
naturale da parte dell’uomo, processo che si conosce come TERRITORIALIZZAZIONE
denominazione (assegnazione ad oggetti dello spazio geografico di nomi, identità), reificazione
(trasformazione materiale degli spazi trasformandoli in opere), strutturazione (organizzazione
dello spazio con funzioni, regole). La didattica della territorializzazione consente di educare i
bambini e a riconoscersi come costruttori di territori e a identificare il ruolo della comunità umana
nella costruzione e trasformazione del paesaggio.
3.4.3 REGIONE
Il concetto di regione è un classificatore spaziale che ci permette di raggruppare i luoghi in base
alle caratteristiche comuni. Regione: tutti i luoghi adiacenti in cui l’elemento comune si trova.
Confini: a partire dal punto in cui l’elemento che definisce la regione finisce.
Le Alpi per esempio sono una regione fisica contraddistinta dalla presenza della catena montuosa.
Tutte le aree distinte a livello politico – amministrativo sono geograficamente delle regioni.
Si distinguono in geografia la regione formale  regione definita da caratteristiche fisiche,
politiche o culturali. Regione funzionale  regioni identificate in base al sistema e alle reti di
relazione interne. Regione percettiva  regione riconoscibile attraverso la percezione di elementi
naturali locali (es. aree di diffusione di un dialetto). Regione sistemica  regione come sistema
territoriale nel quale emergono l’organizzazione, l’interazione con l’ambiente esterno e gli obiettivi
futuri verso cui la regione tende.
3.4.4 CONFINE
Confine: linea che segna la divisione tra il territorio su cui uno stato esercita la propria sovranità e
giurisdizione e quello degli Stati confinanti. Non deve essere confuso con il concetto di frontiera. Il
confine serve a delimitare gli spazi geografici dei diversi gruppi umani, non si usa solo per gli stati,
ma per ogni contesto per cui un territorio può essere delimitato, in senso politico, in senso
culturale, sociale ed economico. Esistono anche dei confini invisibili all’interno di spazi urbani che
vengono rispettati. La pratica della definizione dei confini fa parte del processo di
territorializzazione ed è fra gli atti spaziali più importanti della territorialità umana.
3.4.5 SCALA E TRANSCALARITA’ (LOCALE E GLOBALE)
In geografia si usa il concetto di scala per indicare l’ampiezza di un luogo o di un territorio studiato.
Questo concetto viene inteso in maniera differente nella cartografia (riduzione della grandezza
reale). È fondamentale il concetto di scala per l’analisi geografica che si sviluppa comparando
luoghi e regioni a scale diverse, secondo grandezze spaziali diverse. Si parla infatti di transcalarità
 analisi e confronto a scale spaziali diverse.
Oggi vengono utilizzate scale a livello globale e locale:

 Locale: si fa riferimento a territori molto piccoli come delle città, sia ad aree più estese a
patto che l’influenza e il ruolo siano limitati a un’area delimitata del pianeta.
 Globale: visione su scala mondiale di fatti e problemi, la cui influenza è estesa all’intero
pianeta. Questo tipo di spazio è costituito da infiniti spazi locali e per questo motivo è
inevitabile il contatto e la connessione fra globale e locale, dando vita a quello che si
conosce sotto il nome di glocale. Il riscaldamento globale è un problema che può essere
compreso solo il modo transcalare (unendo il globale e il locale).
3.4.6 LUOGO E SENSO DI LUOGO
Luogo: porzione di spazio geografico, unico, contraddistinto da specifiche caratteristiche fisiche,
culturali e sociali. I luoghi hanno un nome, un sito, un’ubicazione, una dimensione e una struttura
fisica. Sono caratterizzati anche da caratteristiche sociali, culturali ed economiche della
popolazione che abitano o che frequentano un luogo. Il luogo deve essere inteso come una
costruzione sociale. I luoghi sono in continua trasformazione, cambiano continuamente e gli
esseri umani sono responsabili di questi cambiamenti poiché creano culture, valori.
Si introduce il concetto di senso di luogo per indicare i valori simbolici e il legame emozionale che
le persone stabiliscono, anche come forma di memoria collettiva, con i luoghi.
Il concetto di SITO viene utilizzato per indicare le caratteristiche fisiche di un luogo come la forma
di terreno, altitudine, idrografia, clima, vegetazione. È un concetto che viene utilizzato per far
emergere le componenti naturali di un territorio.
3.4.8 PAESAGGIO
Il paesaggio è un concetto polisemico e difficile da definire. La convenzione europea del paesaggio
lo definisce come una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il
cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni.
Oggi sono molto importanti gli studi sul paesaggio culturale, in cui si cerca di individuare nella
trasformazione del paesaggio i segni visibili dell’impronta culturali dei gruppi sociali, etnie,
religioni e i rapporti fra società umane e natura.
Didatticamente il paesaggio è un MEDIATORE fra realtà visibile e la sua percezione, un concetto
che ci spinge a riconoscere i luoghi nella loro globalità sistemica, a individuare la relazione fra
natura e società.
Esercizio scolastico: riconoscere in un paesaggio gli elementi naturali e antropici. Individuare le
relazioni fra attività umane e ambiente, interrogandosi sui modi in cui la natura è stata trasformata
per soddisfare i bisogni umani.
3.4.9 LOCALIZZAZIONE, UBICAZIONE
Localizzazione e ubicazione indicano la posizione geografica dei luoghi. La posizione può essere
vista in modo oggettivo, attraverso il reticolato geografico con le coordinate. La localizzazione con
le coordinate geografiche ci dà l’UBICAZIONE ASSOLUTA. Questo metodo permette di individuare
un punto sulla superficie terrestre. Oggi è molto diffusa rispetto al passato.
Il concetto di ubicazione può anche far riferimento alla posizione geografica di un luogo in
relazione ad altri luoghi  si parla di UBICAZIONE RELATIVA.
Nella didattica della geografia è importante insegnare i due tipi di localizzazione, quella assoluta
(serve ad orientarsi con le carte) e quella relativa (per comprendere le interdipendenze e le
interrelazioni, per il riconoscimento del valore sociale e culturale dei luoghi).
3.4.10 DISTANZA
il concetto di distanza può essere utilizzato in 3 modi:

 Indicare una misura assoluta: distanza fra due luoghi sulla superficie terrestre
 Indicare una distanza relativa a un particolare sistema di misurazione. In termini spazio –
tempo ad esempio la distanza fra Milano e Roma dipende dal mezzo di trasporto utilizzato.
 Indicare una distanza culturale, psicologica: è del tutto soggettiva, dipende dalla
conoscenza e dalla percezione che ogni individuo ha dei luoghi.
È un elemento importante sia nell’ambito dell’educazione alla cittadinanza, aumentare la
percezione come cittadini, incrementando il senso di appartenenza, sia nell’ambito
dell’educazione interculturale come ponte per avvicinare luoghi e culture diversi.
3.4.11 DIFFUSIONE
Il concetto di diffusione spaziale indica il movimento nello spazio e nel tempo di un determinato
fenomeno. Questo concetto vale per la cultura, la società (diffusione di lingue, religioni, idee), per
l’economia (diffusione della coltivazione di determinate piante, riguardo il commercio di prodotti),
per la politica (diffusione di sistemi politici democratici).
3.4.12 DISTRIBUZIONE SPAZIALE E CORRELAZIONE
La distribuzione spaziale indica la disposizione di fenomeni nello spazio geografico. L’analisi della
distribuzione di un fenomeno è un passaggio necessario prima di porre domande relative alle sue
relazioni con gli altri elementi presenti nello spazio geografico. Parallelamente al concetto di
distribuzione è possibile usare quello di densità, meglio conosciuta per indicare la densità di
popolazione.
La correlazione spaziale riguarda il modo con cui due o più fenomeni hanno una distribuzione
spaziale simile.
3.4.13 MOVIMENTO
Se non fosse presente il concetto di movimento in geografia, essa sarebbe una disciplina basata
unicamente su dati statici. Il movimento riguarda le persone e in particolare il fenomeno delle
migrazioni. Il movimento riguarda i mezzi di trasporto e le vie di comunicazione. Il mondo
globalizzato è sempre più basato sul movimento e sui cambiamenti causati dai flussi di persone. Il
movimento riguarda piattaforme fisiche e immateriali.
3.4.14 INTERAZIONE – INFLUENZA – TRASFORMAZIONE
La relazione fra due o più soggetti, influenza reciprocamente le loro condizioni, processo che va
sotto il nome di interazione. L’interazione spaziale è un aspetto del movimento fra luoghi diversi
di individui, merci, un’interdipendenza fra spazi geografici vicini e lontani. Una parte importante
della geografia riguarda lo studio delle interazioni fra ambiente naturale e le attività umane.
L’interazione porta a riconoscere la presenza di processi di trasformazione, che consistono nella
modifica reciproca dei soggetti o degli oggetti che sono in relazione.
3.5 Le geografie regionali
Lo studio regionale ha un ruolo fondamentale  è un sistema per suddividere lo spazio terrestre
in aree simili, in modo da farvi riferimento per orientarci, distinguerle e operare confronti. Le
categorie regionali servono per imparare a pensare a scale diverse. Essendo lo spazio geografico
irregolare e diversificato, si ha la necessità di semplificarne la sua complessità, costruendo delle
grandi aggregazioni che ci permettono di visualizzare una visione d’insieme. È possibile costruire
categorie che consentono di condividere informazioni, idee sullo spazio geografico attraverso un
codice condiviso. Con la classificazione regionale è possibile scendere maggiormente nel
dettaglio.
Condividere una tassonomia generale delle regioni del mondo è la ragione più importante per
spiegare il ruolo della geografia regionale nella scuola, il cui compito è quello di costruire una
prima alfabetizzazione geografica.
Uno dei primi obiettivi delle Indicazioni Nazionali riguarda la regione e il sistema territoriale. Al
termine della classe quinta i bambini dovranno acquisire il concetto di regione geografica e
utilizzarlo a partire del contesto italiano. Bisogna introdurre nell’insegnamento scolastico una
geografia innovativa basata sugli intrecci con la storia, sui beni culturali, sui beni territoriali. Nelle
Indicazioni non si richiede la conoscenza di tutte le regioni, ma di saper utilizzare il concetto di
regione geografica. Distinguere e saper localizzare tipi diversi di regioni è una competenza
importante, ma da sviluppare attraverso lo studio attivo del territorio, la lettura delle carte
geografiche e dei documenti geografici, mai in modo mnemonico. Gli allievi devono attrezzarsi di
coordinate spaziali per orientarsi nel territorio, devono abituarsi ad analizzare ogni elemento nel
suo contesto spaziale e in modo multiscalare, da quello locale fino ai contesti mondiali.
3.6 Le geografie per temi e problemi
La spiegazione della geografia per temi problemi ha una serie di vantaggi:
1. Il primo vantaggio riguarda il superamento del rischio di ricadere nell’impostazione della
geografia mnemonica. Questo tipo di approccio, per temi problemi, prende in
considerazione la localizzazione solo se questa contribuisce alla comprensione dei
fenomeni ponendola in relazione ai processi indagati. Assume valore per la sua
significatività e si collega ad una lettura analitica e interpretativa del territorio, connessa
all’ORIENTAMENTO, al LINGUAGGIO, alle FONTI e ai DOCUMENTI, al PAESAGGIO e ai
SISTEMI TERRITORIALI.
2. Il secondo vantaggio riguarda lo sviluppo delle competenze geografiche legate all’analisi
del territorio e dei processi di trasformazione. Ogni tema problema può essere affrontato
in scale diverse. Il suo sviluppo permette di comprendere le connessioni fra lo spazio
vissuto e le scale spaziali più ampie, fino alla scala planetaria.
3. Il terzo vantaggio riguarda il fatto che la didattica per temi problemi è connessa a
situazioni della vita reale, a fatti recenti, sviluppa nuovi punti di vista, aiuta a comprendere
l’importanza dei comportamenti individuali e delle scelte collettive rispetto alla gestione
del territorio e all’uso delle risorse.
Se la geografia regionale è una base indispensabile per localizzare e comparare i tasselli del
mosaico geografico, la geografia per temi e problemi è indispensabile per sviluppare il pensiero
geografico e acquisire le competenze educative che fanno della geografia uno strumento
strategico per affrontare la complessità del mondo contemporaneo.
3.8 La ricerca geografica
Si fa riferimento al modello di ricerca – apprendimento basato sui problemi, il più efficace per
sviluppare competenze trasferibili in situazioni concrete e nell’insegnamento.
Tappe fondamentali della metodologia:

 Definizione del problema e degli obiettivi della ricerca : questo passo ha conseguenze su
tutto il percorso. Più il campo di ricerca è chiaro più semplice sarà svilupparla. È bene tener
conto dei propri interessi e delle questioni di cui siamo già preparati. Affrontare temi
completamente nuovi richiederebbe più tempo e soprattutto sarebbe molto più complesso
rielaborarle in modo del tutto personale. Inoltre bisogna fissare un livello di difficoltà alla
propria portata cercando di essere innovativi e originali nello stabile gli obiettivi. Infine è
necessario individuare la sua estensione spaziale (scala geografica del problema), i motivi
della sua rilevanza, la sua evoluzione nel tempo e gli aspetti etici implicati.
 Ricerca della bibliografia: occorre documentarsi, leggendo quanto è già stato scritto
sull’argomento. È possibile farlo tramite il web, tramite la lettura di riviste scientifiche in
biblioteca o tramite strumenti tecnologici. Meno affidabili sono i contenuti presenti su
determinai siti o risorse web.
 Il metodo della ricerca: è opportuno individuare le domande giuste e le risposte per
risolvere il problema. Le domande devono contribuire a far emergere le conoscenze che
mancano. In ciascuna delle fasi è necessario specificare l’oggetto, i metodi, gli strumenti, i
tempi e i luoghi. In base al problema e alle domande si elaborano delle IPOTESI di partenza.
Le ipotesi hanno una funzione orientativa, da queste è possibile partire anche per
riformulare le domande. LA RICERCA È UN CAMPO DI ESPLORAZIONE APERTO, l’esito finale
non si può prevedere in modo certo.
Successivamente si devono scegliere gli approcci più adatti fra metodi qualitativi (approcci
visuali, focus group, interviste, osservazione partecipata) e metodi quantitativi (analisi di
dati statistici).
 Comunicare i risultati: si procede con la costruzione dell’interpretazione geografica. I dati
vanno ordinati facendo emergere le relazioni che possono fornire una risposta alle
domande iniziali. Al momento in cui si hanno i risultati si mettono in evidenza le nostre
competenze comunicative, non si deve solo dare la risposta al problema, ma mostrare
anche l’intera articolazione dello stesso problema, le sue implicazioni e le questioni rimaste
aperte. È molto importante argomentare con un lessico appropriato e sviluppare un
ragionamento in modo razionale. Le conclusioni devono comprendere anche una
riflessione critica sul metodo e gli strumenti utilizzati.
3.8 La ricerca in educazione geografica e didattica della geografia
La ricerca teorica deve comprendere quanto il sapere geografico possa essere utile nella società e
nella formazione dei cittadini, mentre la didattica si pone come riflessione teorica sulla struttura
delle conoscenze. Il rapporto fra ricerca e didattica è connesso come quello fra teoria e pratica.
Sono strettamente collegate con l’insegnamento e la formazione e per questo si richiede una base
multidisciplinare. Anche le fonti possono essere multidisciplinari, collegando gli studi che hanno
affrontato il rapporto dei bambini con lo spazio. Si tratta di una sistematizzazione delle conoscenze
che unisce aspetti teorici e metodologici con aspetti operativi.
La ricerca può orientarsi verso temi legati in maniera più specifica all’educazione didattica come il
rapporto fra ricerca e insegnamento, sviluppo di abilità e competenze geografiche, ruolo
dell’educazione geografica nella formazione umana, analisi e comprensione dei curricoli, etc. Le
innovazioni devono essere oggetto di una sperimentazione sul campo, condotta con criteri
scientifici. Un altro gruppo di problemi si focalizza sul rapporto dei bambini con lo spazio
geografico (senso di luogo, percezione degli spazi nei bambini, geografie di genere, conoscenza
informale dell’ambiente, comportamento dei bambini nei diversi spazi).
CAPITOLO 4: LA DIDATTICA DELLA GEOGRAFIA
Didattica della geografia: con questo termine si intende una riflessione teorica e metodologica che
comporta la rielaborazione dei saperi disciplinari, tesa ad indagare il rapporto tra sapere
geografico elaborato dai geografi e quello da insegnare, i rapporti fra gli studenti e la geografia,
come scienza che aiuta a comprendere il mondo e i sussidi e gli strumenti in grado di agevolare
l’apprendimento della geografia e l’acquisizione di competenze spaziali.
Per insegnare una disciplina occorre padroneggiare il sistema ermeneutico, individuare una sintesi
coerente e i criteri di rilevanza e di valore che permettono di selezionare le conoscenze, ma non
solo, anche di connetterle in un sistema logico per interrogare la realtà e sviluppare nuova
conoscenza. L’insegnante ha la capacità di conoscere l’intero orizzonte della geografia.
La geografia contribuisce a formare una competenza complessa che trova applicazione nelle
diverse attività della vita umana. La conoscenza geografica consente di prendere decisioni,
sviluppare progetti e azioni che interagiscono intenzionalmente con luoghi, culture ed economie
anche spazialmente distanti. È importante conoscere per insegnare, ma questo non basta.
Occorrono anche competenze comunicative, relazionali. L’obiettivo della didattica disciplinare non
include solo la capacità di comprendere interpretando e connettendo fra loro le informazioni, ma
anche quella di contestualizzare, individuare analogie, analizzare situazioni e risolvere problemi. La
didattica disciplinare ha il compito di eseguire una MEDIAZIONE culturale complessa.
Comprendere che nello spazio geografico tutto è connesso è uno strumento culturale per
riconoscere che le condizioni di vita delle comunità umane nel pianeta NON sono il risultato di
eventi casuali, ma della capacità della specie umana di interagire al suo interno. La didattica ha il
compito di elaborare strumenti culturali per analizzare e pensare il mondo e le attività umane in
modo spazializzato.

4.1 Le competenze geografiche


Il successo del concetto di competenza nasce dall’intreccio con un altro concetto, quello di long
life learning, l’idea della formazione permanente, lungo tutto l’arco della vita. Da qui si è avviata
una riflessione sia sui tempi di apprendimento, ma non solo, anche sui tipi e sulle modalità con cui
si apprende nella vita, distinguendo fra apprendimento formale, non formale e informale.
Si è presentato un cambiamento nel sistema di istruzione, da uno basato sull’acquisizione di
conoscenze a uno basato sulla costruzione di saperi contestualizzati in vari contesti.
Che cos’è una competenza? È molto difficile darle una definizione, ma è possibile definirla come
un insieme, una combinazione di conoscenze, abilità, attitudini appropriate al contesto
necessarie per risolvere il problema. Le competenze chiave sono quelle che tutti hanno bisogno
per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale. L’uso
consapevole di conoscenze e strumenti necessita di capacità e qualità umane molto complesse.
Riguarda il saper affrontare EFFICACIEMENTE una situazione, utilizzando risorse cognitive,
emozionali e fisiche. La competenza è definibile come l’insieme di combinazioni necessarie per
cimentarsi con un problema complesso.
La competenza geografica è legata all’applicazione di conoscenze e abilità in un contesto
spazializzato, nel quale la dimensione spaziale è oggetto di investigazione, di collegamenti, di
individuazione di relazioni e connessioni. La competenza della localizzazione, la principale in
geografia, non deve essere inquadrata come abilità a sé stante, ma nella sua applicazione a
contesti reali. L’abilità diventa una competenza nel momento in cui si applica alla produzione di un
significato, di un’interpretazione. Ogni competenza è legata alle altre, può richiedere il
coinvolgimento di conoscenze e altre competenze interdisciplinari.
4.2 Insegnare la geografia per competenze
La geografia è una disciplina che si presta bene all’insegnamento per competenze. La tradizione
didattica italiana fin da sempre è stata basata sulla lezione frontale che non ha mai messo in
evidenza i pregi educativi della geografia, rendendola una disciplina mnemonica e nozionistica.
Insegnare per competenze è un metodo per sviluppare il curricolo per problemi significativi,
coinvolgendo le conoscenze all’interno di situazioni reali. I contenuti entrano in gioco sempre
come risorse per le competenze al fine di rendere significativo l’apprendimento.
Tre punti a favore dell’insegnamento per competenze:
1. Valorizza la capacità della geografia di affrontare problemi reali del mondo
contemporaneo, coinvolgendo conoscenze, strumenti, metodi;
2. Educa al pensiero critico e a valutare il territorio, i luoghi e le relazioni tra sistemi umani e
sistemi ambientali prendendo in considerazione diversi punti di vita, progetti e intenzioni;
3. Sviluppa la creatività e l’immaginazione geografica importanti per affrontare lo studio dei
luoghi considerando i valori, la percezione e le aspettative sociali.
Le competenze geografiche sono necessarie per stare al mondo come cittadini attivi e responsabili
per pensare alla propria vita e al proprio destino come parte della vita e del destino di comunità di
appartenenza, fino a quella planetaria, comprendendo anche le relazioni che ci legano
all’ambiente e al destino del pianeta nella sua globalità.
La geografia è necessaria al fine di sviluppare un linguaggio condiviso per parlare di luoghi. Serve a
dare voce alle emozioni, permettendo di condividere con gli altri una parte importante del proprio
vissuto. Serve inoltre a sviluppare una riflessione critica sul proprio spazio di vita, operando
confronti con altri luoghi, individuando le criticità, i problemi e i rischi del territorio, così come i
suoi punti di forza e le sue risorse.
4.3 Infanzia e primaria: le Indicazioni nazionali del 2013
Per quanto riguarda la scuola dell’infanzia, le Indicazioni sono suddivise in campi di esperienza.
Tutte le esperienze concorrono a sviluppare competenze. Nella scuola dell’infanzia la geografia la
troviamo in tutte le attività che hanno a che fare con la spazializzazione, con la conoscenza di un
luogo, con la sua rappresentazione, con la sua trasformazione e con il suo uso libero con regole
definite. Facendo esperienza nello spazio si sviluppa l’orientamento, il linguaggio, la logica e
l’identità personale.
Nelle Indicazioni Nazionali sono presenti dei limiti come per esempio quello di ridurre la
dimensione spaziale a quella geometrica. Sarebbe opportuno considerare il ruolo del territorio
come ambiente di apprendimento. Lo spazio di vita ha un ruolo nella formazione del bambino e
della sua identità personale, sociale, relazionale. La scuola dell’infanzia è il primo momento in cui
il bambino si inserisce in un contesto sociale più ampio, nel quale può sperimentare la propria
cittadinanza.
Purtroppo si ha una limitata diffusione della consapevolezza del ruolo dei luoghi e del territorio
nella formazione e nella cultura, per cui il linguaggio usato per riferirsi alle coordinate spaziali è
quello geometrico. La dimensione spaziale dovrebbe essere considerata sia nello sviluppo dei
campi di esperienza sia come struttura in gioco ogni volta che le esperienze legano il bambino allo
sviluppo della propria relazione con il mondo, con la società (il sé e l’altro), con l’ambiente (il corpo
e il movimento), le sue rappresentazioni e i suoi linguaggi (immagini, suoni e colori), i modi per
comunicare e per pensare (i discorsi e le parole).
Per quanto riguarda la disciplina di geografia per la scuola primaria nelle Indicazioni Nazionali si
indicano gli obiettivi e i traguardi  I traguardi riguardano l’orientamento, il linguaggio geografico,
la lettura, l’interpretazione di fonti geografiche, interpretazione di paesaggi, analisi dello spazio
geografico come sistema territoriale. Gli obiettivi stabiliti a fine della terza e quinta primaria sono
divisi in 4 categorie: orientamento, linguaggio della geo – graficità, paesaggio, regione e sistema
territoriale. Tali obiettivi sono caratterizzati da una progressione, fondamentale per lo sviluppo del
curricolo.
4.5 La geografia nelle altre discipline
Le Indicazioni Nazionali affermano che per tutto il primo ciclo di istruzione le discipline vanno
approcciate con attività significative nelle quali gli strumenti e i metodi caratteristici delle
discipline si intrecciano fra di loro, evitando trattazioni di argomenti distanti dall’esperienza.
Bisogna essere consapevoli del suo contributo ad altre discipline per esempio la competenza
comunicativa italiana, è necessaria per la descrizione di un paesaggio e per la comunicazione di un
problema geografico. Inoltre bisogna tener presente il suo ruolo interdisciplinare, in quanto si
tratta di un sapere che si integra con altre discipline per sviluppare esperienze complesse.
La geografia comprende conoscenze e competenze di base che sono necessarie a tutte le
discipline e tutti i processi di apprendimento interdisciplinare.
I collegamenti fra le varie discipline fanno si che l’apprendimento sia sempre più significativo
perché contribuiscono a sviluppare la capacità di pensare le situazioni in modo complesso.
Acquista importanza il fatto che l’insegnante sia consapevole di ciò che sta culturalmente
mediando, un percorso interculturale che intreccia saperi di più discipline.
Senza geografia, senza spazializzazione, ogni conoscenza resterebbe astratta, è importante da
parte della scuola insegnare che la cultura è LOCALIZZATA.
4.6 Apprendere per problemi: la metodologia problem – based learning
Si tratta di una metodologia di ricerca – azione, il cui sviluppo si deve molto a John Dewey. Si
sposta l’attenzione dal piano del semplice apprendimento di conoscenze a quello del
raggiungimento di competenze geografiche attraverso l’attivazione di abilità e conoscenze per la
soluzione di problemi CONCRETI. Il lavoro in gruppo e il confronto con i problemi autentici
richiedono la mobilitazione di molte capacità e conoscenze geografiche, che insieme a
competenze interdisciplinari rendono l’apprendimento operativo. Questo metodo contribuisce a
costruire e sviluppare competenze relative alla cittadinanza attiva. Inoltre sviluppa competenze sia
relazionale che comunicative, sia cognitive.
L’attività avviene in 3 fasi: preparazione del problema, sviluppo dello scenario e la valutazione.
1. Preparazione del problema: l’insegnante divide in gruppi la classe e propone loro un
problema significativo, collegato al mondo reale e ai contesti di vita e agli spazi vissuti.
Nella definizione del problema si devono tener presente: scala, rilevanza, continuità
temporale, etica, interdisciplinarietà, complessità, rigorosità e autenticità.
2. Sviluppo dello scenario: deve essere motivante e complesso da coinvolgere una pluralità di
questioni e conoscenze. Gli studenti devono lavorare fra di loro in modo collaborativo. Il
ruolo dell’insegnante in questa fase è di SOSTEGNO, fornendo aiuti quando occorrono e
interagendo con gli allievi. L’esperienza deve essere attiva e gli alunni devono essere i
protagonisti.
3. Il prodotto e la valutazione: ogni gruppo può produrre immagini, testi, cartelloni. Lo scopo
di questa attività è quello di comunicare i risultati. Molto stimolante può essere anche il
ricorso a nuove tecnologie.
Questo metodo deve essere applicato con un’accurata progettazione didattica. Attraverso
l’applicazione di tale metodo è possibile vedere un aumento di interesse verso la geografia.
Questo metodo è utile perché gli strumenti e le categorie geografiche vengono applicati a casi
concreti.
4.7 Insegnare attivamente con il metodo, il linguaggio e gli strumenti della geografia
L’apprendimento attraverso metodi attivi permette di sperimentare aspetti del metodo scientifico,
sviluppa il pensiero analitico e critico, avvicina l’insegnamento scolastico a quello dell’indagine
scientifica. Nella scuola dell’infanzia si può attuare un approccio attivo e ludico che abbina
l’esplorazione dello spazio alle prime curiosità sulle funzioni degli spazi. I bambini possono
svolgere un’indagine attiva sullo spazio vissuto, porsi domande sugli spazi, producendo
interpretazioni comunicandole attraverso strumenti diversi. L’osservazione e l’esperienza diretta
aiutano a concentrare l’attenzione su molti aspetti del territorio e sulle loro funzioni, per esempio
strade, piazze, i parchi, etc.
Il rapporto dei bambini con l’ambiente è fonte continua di domande e di sviluppo di conoscenze
che delineano una prima mappa cognitiva dello spazio geografico. Si possono svolgere attività
riguardanti l’orientamento  i bambini a 4 anni sono in grado di riconoscere simboli cartografici,
sviluppare mappe mentali e intelligenza spaziale. Molti fra gli strumenti e fra le fonti geografiche
possono essere utilizzati nella scuola dell’infanzia. Il disegno è uno strumento importante in grado
di aiutare a sviluppare la capacità di osservazione del paesaggio e dei suoi elementi, rivelando il
punto di vista dei bambini.
Fin dalla scuola dell’infanzia è possibile insegnare a spazializzare, a interrogarsi sulle relazioni con
l’ambiente e sulle caratteristiche che distinguono gli spazi. Sviluppare idee e progetti sui luoghi
della propria vita è già un atto di territorializzazione, un segno di abitare attivamente e
consapevolmente il proprio spazio nel mondo. Nella scuola primaria possono essere coinvolti i
bambini nella definizione dell’approccio attivo stesso. Nella scuola primaria si può partire da un
problema, si circoscrive, anche temporalmente, la scala e il territorio oggetto di indagine e si
individuano gli strumenti per acquisire dati e documenti.
4.8 Geografia e storia: un curricolo integrabile?
Gli aspetti fisici della geografia possono essere posti in relazione con conoscenze di tipo scientifico,
i suoi aspetti umanistici e culturali permettono di riportare alla scala dello spazio geografico alcuni
aspetti legati alla storia, alla letteratura. Nella scuola primaria la geografia è collegata all’area
storico sociale, agli insegnamenti di storia ed educazione civica. Le due discipline condividono
l’uso di tempo e spazio. Nonostante molti aspetti in comune, per esempio i concetti di SPAZIO e
TEMPO, i due curricoli hanno sempre seguito percorsi diversi. Nella prassi scolastica il rapporto fra
le due discipline si è limitato ad integrazioni interne ai curricoli. La storia considera importante il
ruolo della geografia per fornire spiegazioni ai fatti storici. Al contempo si è andata sviluppando
una geografia che considera importante ricostruire la storia dei luoghi e delle regioni per capire la
condizione attuale.
Si auspica un intreccio interdisciplinare fra le due discipline. È necessario superare i tradizionali
sistemi di organizzazione delle conoscenze. Per poter integrare la prospettiva storica e la
prospettiva geografica occorre una solida competenza in entrambe le discipline. Oggi si parla di
riconoscimento non del ruolo della geografia nell’interpretazione storica, ma del suo ruolo e del
suo approccio nell’interpretazione di fatti, temi e problemi.
CAPITOLO 5: GEOGRAFIA ATTIVA. STRUMENTI E PERCORSI DIDATTICI
La geografia che viene insegnata nella scuola elementare è una conoscenza di cui non si colgono le
relazioni con la realtà e allontana i bambini dallo studio, trasmettendo un’idea distorta della
disciplina. Alla geografia importa capire la relazione tra le attività umane e di montagna, la
modalità con cui l’azione umana ha modificato il paesaggio, trasformandolo. La geografia non deve
basarsi sull’apprendimento mnemonico come si è soliti fare nelle scuole. L’astrazione, il modello,
la rappresentazione, possono essere un punto d’arrivo, non un punto di partenza. La conoscenza
geografica ha bisogno di osservazione diretta, di esperienza e di sviluppare una conoscenza anche
emozionale, attiva, percettiva, vissuta del territorio. Si sottolinea un’esperienza attiva e ludica
nello spazio, legata all’esplorazione dell’ambiente e alla formulazione di domande. La geografia
dovrebbe promuovere le uscite sul terreno, attività di osservazione e documentazione, la
produzione di rielaborazioni significative di queste esperienze. L’educazione geografica deve
prendere contatto con lo spazio geografico. Senza esperienza dei luoghi non si sviluppa
l’appartenenza ai luoghi. La geografia deve contribuire a costruire cittadini italiani e del mondo
consapevoli autonomi, responsabili e critici che sappiano convivere con il loro ambiente.
5.1 Il disegno: conoscere, rappresentare, rielaborare lo spazio geografico
Il disegno dei luoghi e dei paesaggi è uno strumento con molte potenzialità formative per la
didattica attiva della geografia nella scuola. Il disegno costituisce una forma di espressione che
unisce aspetti ludici ed emozionali all’esplorazione e all’osservazione. Il disegno è una forma di
espressione spazializzata basata su un ordine spaziale della realtà, sulla posizione. Secondo
numerosi studi si afferma che già dai primi anni di vita, anche gli scarabocchi hanno un valore
qualitativo, esprimono emozioni. Il bambino non rappresenta unicamente aspetti esterni, ma
anche le relazioni affettive e cognitive.
Con il disegno i bambini iniziano a riconoscere la relazione e la posizione del proprio corpo rispetto
allo spazio vissuto, inteso come luogo e sistema di relazioni con oggetti e esseri viventi. Nello
spazio grafico, successivamente arrivano a distinguere la posizione dell’io rispetto all’alterità. LO
STRUMENTO VA CONSIDERATO UNO STRUMENTO DI EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA E AL
TERRITORIO.
L’aspetto importante del disegno in geografia è di tipo qualitativo. Il disegno:

 Sviluppa la capacità di selezionare, stabilire un ordine di importanza;


 Permette di operare una sintesi nella complessità dello spazio vissuto;
 Esprime graficamente, rappresenta un punto di vista, una conoscenza spazializzata.
Rappresentare significa appropriarsi cognitivamente di qualcosa.
Scopi didattici correlati all’uso del disegno: prima forma di rappresentazione spazializzata,
rielaborazione di esperienze di osservazione diretta di luoghi, espressione dell’immaginazione
geografica, espressione di legami affettivi con i luoghi, forma di rappresentazione di percezioni e
valori negativi a luoghi e paesaggi, etc.
5.2 I luoghi della vita e l’educazione geografica
Il disegno è un’attività per collocare la propria esperienza di vita nello spazio geografico attraverso
la realizzazione di una “mappa della propria vita”. Si ottiene una spazializzazione, rappresentando
nello spazio il proprio percorso di vita e le relazioni con i luoghi più significativi in cui si è
sviluppato. L’insegnante invita i bambini a disegnare una mappa con i luoghi più importanti della
loro vita. Si richiede un disegno libero la cui struttura aiuta l’insegnante a capire quanto il
soggetto sia consapevole delle relazioni con i luoghi e in grado di collegare questi luoghi con la
propria vita. Quest’attività permette di sviluppare la consapevolezza del fatto che la propria vita è
legata a più luoghi, che la relazione con questi luoghi è emotiva, legata ad emozioni e aspettative
e funzionale, legata a regole sociali. Inoltre ogni luogo vissuto costruisce un’esperienza complessa,
legata alla sicurezza personale, al contatto con gli altri.
Molto importante per l’educazione geografica inoltre è il momento in cui i bambini vengono
invitati a parlare dei luoghi che hanno disegnato. È molto utile per permettere una
contestualizzazione spaziale della propria esperienza e per comprendere che le esperienze che ci
legano a dei luoghi continuano ad essere importanti nel tempo. Ogni persona porta con sé
l’esperienza dei luoghi diversi e tale esperienza connota la cultura e l’identità personale. Ai
bambini della scuola primaria si può anche chiedere di scrivere un testo sui luoghi della propria
vita.
Lo spazio geografico è sempre stato presentato in modo oggettivo trascurando il fatto che ogni
individuo, di fronte alla complessità di un luogo, istaura una relazione personale, soggettiva
attraverso la quale vive esperienze e sviluppa progetti. Bisogna essere consapevoli che lo spazio
vissuto non è esclusivo, ma condiviso con altre persone. L’educazione al territorio è finalizzata
alla cittadinanza, al sentirsi legati agli spazi della comunità di appartenenza, al contatto
interculturale, al riconoscimento della presenza di alterità nel proprio spazio vissuto, all’ambiente
e alla sostenibilità.
5.3 La mappa del quartiere e la mappa del cuore
Topofilia: due metodologie della mappa del quartiere e del cuore.
Mappa del quartiere  indica le modalità con quali i bambini percepiscono il quartiere in cui
risiedono. Nella metodologia si integrano due strumenti: il disegno e l’intervista abbinata alla
visione di fotografie. Si chiede ai bambini di disegnare sul foglio il proprio quartiere con una forma
grafica a scelta. I bambini hanno la massima libertà di rappresentazione. Successivamente viene
proposta ai bambini una conversazione in cui sono invitati a riconoscere in fotografia alcuni luoghi
del quartiere. Le interviste hanno permesso di aggiungere informazioni e individuare altri aspetti
della conoscenza e della percezione dei luoghi. È emersa l’importanza della conoscenza
multisensoriale, molti bambini hanno distinto zone più tranquille da altre più rumorose. È molto
importante il quartiere per i bambini, lo rappresentano come una zona piena di vita. Nelle
rappresentazioni emergono in primo luogo i negozi, importanti come punto di riferimento spaziale
e la scuola, importante nella vita quotidiano di ciascun bambino.
Un altro progetto è stato quello di individuare i luoghi più significativi nella vita dei bambini. La
metodologia prevede l’uso di tre strumenti: disegno, conversazione clinica, questionario. Il
questionario costituisce la prima tappa per portare l’attenzione dei bambini sul ruolo dei luoghi e
sulle relazioni che attraverso i luoghi i bambini sviluppano con natura e società. Si pongono una
serie di domande, dando risalto al luogo di nascita come punto di origine del proprio posto nel
mondo. Dalle risposte dei bambini emerge che sono molto consapevoli dell’importanza del proprio
posto nel mondo. Ancor di più sono consapevoli dell’importanza della natura. Tra i luoghi della
propria vita vengono citati in particolar modo la casa e la scuola.
Riguardo il disegno vengono proposte due prove:
1. Si chiede ai bambini di disegnare la mappa della scuola. È consentito solo l’uso del
pennarello o della matita nera. È finalizzata a far emergere la conoscenza degli spazi e delle
loro funzioni. I bambini hanno dovuto fare delle selezioni riguardo gli oggetti da
rappresentare.
2. Si chiede ai bambini di realizzare la mappa del cuore, di rappresentare i luoghi importanti
per loro. È consentito l’uso dei colori. La scuola ha un ruolo molto importante.
La mappa del cuore permette di collegare le relazioni affettive ai luoghi. Compaiono nel disegno
anche le persone.
L’educazione geografica ha il compito di insegnare a collocare, a progettare e a ripensare la
propria esistenza nello spazio vissuto riconoscendone il ruolo e le interazioni.
5.4 Il mio spazio nel mondo
Il proprio spazio di vita si inserisce all’interno di comunità umane sempre più ampie. Ogni
comunità ha il suo territorio. Anche il nostro spazio privato è in relazione con tutte le altre
grandezze territoriali che lo inglobano. Il valore sociale del territorio comprende le interazioni
umane con l’ambiente e le strutture spaziali con cui esse sono organizzate. Il concetto di
transcalarità viene reso visibile a causa della sovrapposizione di diversi spazi, rappresentati dai
bambini attraverso cerchi di circonferenze diverse, rappresentanti le aree territoriali. Le scale
territoriali nel progetto originale sviluppato negli Stati Uniti sono 6: la mia casa, la mia città, il mio
Stato, Il mio paese, il mio continente, il mio pianeta. Questo vale per gli USA che sono una
confederazione. Per l’Italia sarebbe: la mia casa, il mio quartiere, la mia città, la mia regione, il mio
Stato, la mia Unione, il mio continente, il mio pianeta. I cerchi devono essere differenti l’uno
dall’altro. Nel cerchio della propria casa è possibile rappresentare l’edificio, scrivere l’indirizzo,
aggiungere fotografie.
A livello educativo questa attività aiuta a DECONTESTUALIZZARE la propria posizione nel mondo,
ogni luogo è sempre parte di altri luoghi e che ogni persona può entrare in relazione con spazi
che arrivano a mettere in relazione tutta l’umanità.
5.5 la costruzione di mappe di cittadinanza
La mappa di cittadinanza indica una metodologia utilizzata per l’educazione al territorio. Si è
sviluppato un approccio attivo allo studio dello spazio vissuto. L’idea di base delle mappe di
cittadinanza è quella di riprendere determinati aspetti delle mappe di comunità, adattandoli al
lavoro scolastico, finalizzandoli all’educazione alla cittadinanza, all’intercultura e allo sviluppo
sostenibile.
La realizzazione della mappa dei propri vissuti è un percorso educativo mirato al riconoscimento
delle visioni, dei punti di vista, dei valori, delle idee per la trasformazione del territorio. L’area
oggetto di studio dipende dall’età dei bambini coinvolti nel progetto, per esempio le strade
intorno alla scuola, gli spazi pubblici del quartiere, le aree coltivate, etc.
Gli strumenti utilizzati fanno riferimento alle metodologie visuali e partecipative che chiedono un
coinvolgimento attivo nel documentare e nel rappresentare i luoghi del territorio. Tali strumenti
sono l’uscita sul terreno che permette di sviluppare osservazioni dirette, di documentare con
immagini gli elementi significativi. Un altro strumento sono le immagini di vario tipo raccolte da
fonti diverse come fotografie del quartiere in epoche successive per individuare le trasformazioni e
comprendere che ogni spazio evolve, rielaborate con i bambini con video o foto. È importante la
scrittura di brevi testi e la produzione di disegni per rappresentare punti dello spazio vissuto
come vengono percepiti e come vorremmo che fossero. Infine è possibile realizzare una mappa
collettiva e costruisca il risultato dell’elaborazione comune, esprimendo punti di vista condivisi.
La mappa di cittadinanza permette ai bambini di esprimere punti di vista nei riguardi dello spazio
vissuto, sviluppando un senso di radicamento al territorio e cominciando a comprendere il proprio
ruolo e la propria responsabilità nella cura e nella trasformazione dei luoghi.

5.6 I GIS per lo studio del territorio


I GIS (Geographic Information System – Sistema informativo geografico) sono le nuove tecnologie
per la didattica della geografia. Sono software informatici che consentono di geo-referenziare le
informazioni, selezionarle e visualizzarle in forma cartografica. Rispetto alle carte geografiche
hanno la possibilità di interagire con i dati presenti e di personalizzare la rappresentazione. Si
invitano tutti i gradi di scuola ad utilizzare i GIS per insegnare la geografia. Purtroppo le scuole
sono molto poco dotate di sistemi tecnologici e in particolare manca la formazione degli
insegnanti per l’uso di questi strumenti, infatti sono molto poche le occasioni in cui tali
metodologie tecnologiche vengono utilizzate. Anche se non si è a conoscenza delle modalità d’uso
dei GIS, sono presenti numerose risorse online a cui è possibile accedere. Vi sono una quantità
numerosa di immagini e dati grazie ai quali è possibile arricchire una classica lezione frontale in
aula.
In ambito educativo i GIS sono mediatori didattici in grado di visualizzare dati geografici
producendo una cartografia personalizzata. Per interpretare una categoria GIS è necessario
applicare un’ampia possibile serie di abilità e competenze spaziali. I GIS consentono di ragionare in
modo spazializzato, sviluppare la mappa mentale del territorio e la capacità di analizzare lo spazio
geografico in base alla disposizione, alla localizzazione e all’interazione degli oggetti. Inoltre
insegnano a interpretare le rappresentazioni cartografiche, permette di applicare conoscenze e
abilità topografiche, educano ad individuare elementi fisici e antropici, sviluppano la capacità di
pensare lo spazio geografico a scale diverse, permette di osservare fatti e oggetti geografici da
diversi punti di vista.
Alcuni obiettivi delle Indicazioni Nazionali del 2013 sono facilmente raggiungibili grazie all’uso dei
GIS. Gli insegnanti possono accedere a tre portai di riferimento. Il più conosciuto fra questi è
Google earth il quale punta specialmente sulle immagini satellitari. Semplificata è la versione di
Google maps che consente di aggiungere dati e immagini, creando una mappa personalizzata. Un
settore a parte sono i GIS partecipativi che consentono di condividere una serie di informazioni.
Uno dei più conosciuti è proprio Google maps.
Attività: agli studenti viene chiesto di rappresentare una categoria di cittadini (studenti delle
superiori, bambini della scuola primaria, anziani, sportivi). A loro viene chiesto di scattare una foto
a 5 luoghi della città che erano per loro importanti. È stata realizzata una mappa di comunità che
rappresentava i luoghi di valore, per costruire la mappa è stato utilizzato Google maps.
In uno studio sul quartiere è ricostruire i luoghi più significativi dei bambini inserendo le fotografie
da loro scattate producendo una sorta di punto di vista collettivo sui loro punti di riferimento
spaziali  si sviluppa l’orientamento, la capacità di pensiero spaziale, la capacità di conoscere e
confrontare il proprio punto di vista con quello altrui.
5.7 L’uscita sul terreno con le nuove tecnologie
L’uscita sul terreno non va confusa con le gite. La sua importanza è legata all’osservazione, al
rilevamento dei dati, all’orientamento e alla lettura delle carte. L’attività si divide in tre fasi:
1. Preparazione in classe: si preparano i bambini all’osservazione, si informano sugli obiettivi
dell’uscita e definendo in modo partecipato cosa si intende osservare. È importante a
livello didattico delimitare cosa si vuole individuare e osservare durante l’uscita. Si deve
tracciare il percorso che si vuole seguire su una carta geografica. I bambini devono sapere
cosa osservare. Per questa fase si possono utilizzare degli strumenti digitali come per
esempio Google Earth, Google Street View.
2. Uscita  Osservazione diretta e partecipata : si può ricorrere a mediatori o strumenti per
rilevare i dati, come una griglia di osservazione, macchina fotografica digitale, videocamera
o registratore. L’uscita sul terreno deve essere accompagnata dal sentimento di scoperta di
fronte al ritrovamento e al contatto diretto con un oggetto, non bisogna essere spaesati e
timorosi.
3. Lavoro in aula: dopo l’uscita il lavoro in aula consiste nella rielaborazione dell’esperienza. Il
racconto orale e lo scambio di osservazioni accompagnano la visione di analisi dei materiali
e dei dati. Le ipotesi di ricerca possono essere utilizzate in diversi contesti di
apprendimento per realizzare prodotti come carte collettive, testi, cartelloni. Si possono
costruire mappe interattive dove geolocalizzare i dati. L’uscita sul terreno, con l’ausilio di
nuove tecnologie, può rilevarsi uno degli strumenti più innovativi per costruire il senso dei
luoghi.
5.8 Partendo da una ricetta: geografia, agricoltura, alimentazione
Partendo da un contesto o da un problema approfondito con le competenze geografiche, si
aprono rimandi e collegamenti con altri temi, saperi e aree geografiche tra società umane e
ambienti. Lo spazio geografico assume il ruolo di mediatore di conoscenza. Il pensiero geografico
permette di sviluppare una visione sistemica, ricostruendo e associando i diversi saperi alle
differenti scale del territorio. Esempio: gioco didattico il cui obiettivo è quello di evidenziare le
connessioni che si possono individuare fra geografia, alimentazione e agricoltura. Il gioco si basa
sulla scrittura di ricette inventate di vari paesi. Viene fornito poco tempo. Al termine ciascuno
legge la propria ricetta, emergeranno idee diffuse, bisogno di informazioni aggiuntive, giudizi
erronei, etc. si studiano le relazioni fra i vari piatti, si vede come alcuni cibi siano localizzati.
Il campo della cucina si presta a contaminazioni, innovazioni e contatti interculturali. I concetti di
movimenti, diffusione spaziale, interazione, trasformazione entrano in gioco per spiegare le
relazioni che attraverso l’alimentazione connotano il paesaggio, le tradizioni, etc. Le tradizioni
italiane risalgono ad una serie di interazioni con popoli e luoghi lontani.
Per realizzare una ricetta bisogna saper localizzare le aree geografiche indicate, avere conoscenze
sulle aree di produzione di prodotti agricoli, sulle consuetudini alimentari, sui climi e sull’uso dei
suoli, sulle tradizioni alimentari locali. Dalle ricette si può risalire a molti campi di studio della
geografia, del gusto, della salute, delle religioni, della popolazione… A partire da questo tipo di
esercizio si possono sviluppare vari temi geografici a partire da questo esercizio: fame nel mondo,
carenze alimentari, percentuale di bambini e adulti denutriti, disponibilità delle risorse idriche,
rapporti di dipendenza fra paesi ricchi e paesi poveri, le tipologie di agricoltura e le tecniche di
produzione, la questione della conservazione di biodiversità, globalizzazione, etc.

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