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PREMESSA
1989: Congresso Geografico Italiano. Emerge la figura di Andrea Bissanti il quale sostiene che per
conseguire un cambiamento significativo riguardo la geografia occorre agire fin dall’infanzia,
poiché a partire da quest’età, si può procedere con la formazione di concetti e schemi mentali che
guideranno i comportamenti del cittadino adulto. I docenti che si cimentano nell’insegnamento
della geografia devono differenziare la scienza secondo l’età degli allievi. Secondo l’autore la
dimensione spaziale è un mediatore culturale capace di orientare gli esseri umani e le comunità
nello sviluppare relazioni con l’ambiente, il territorio e le diverse culture. La multiscalarità è
fondamentale.
INTRODUZIONE
La dimensione spaziale è un mediatore culturale capace di orientare gli esseri umani e le comunità
nello sviluppare delle relazioni con l’ambiente, il territorio e le diverse culture. La geografia entra
in relazione con i vissuti, le scelte e i comportamenti. La geografia si presenta come una disciplina
sistemica che educa a porsi in uno spazio relazionale dove ogni essere umano è parte di interazioni
che intercorrono sistemi naturali, socio – culturali, economici e politici. Queste dimensioni è
possibile osservarle attraverso il territorio, non solo inteso come spazio organizzato, ma anche
come spazio vissuto, in cui definire il proprio spazio nel mondo.
L’educazione geografica è indirizzata a sviluppare le capacità di pensare, organizzare, progettare e
cambiare la propria esistenza in relazione a quella delle culture e degli ambienti con cui siamo in
contatto. Questo concetto viene affrontato attraverso la multiscalarità. Lo spazio personale e
sociale si sviluppa attraverso la conquista percettiva e culturale dei nuovi spazi in cui orientarsi,
confrontarsi con regole e valori. La geografia educa ad andare oltre il punto di vista egocentrico,
riconoscendo la posizione dei propri bisogni e dei propri progetti in relazione al sistema dei
territori che differenziano il pianeta.
Lo spazio di vita è l’insieme dei luoghi che condividiamo con altri individui. È negli spazi condivisi
che si decide il nostro destino. Gli spazi fatti da relazioni, risorse e valori influiscono su ciò che
faremo e saremo. Ciò che siamo è frutto di un incessante dialogo fra uno spazio personale,
esclusivo, e le relazioni che questo centro intrattiene con luoghi vicini e lontani, con le persone, ma
anche con le culture.
Il bambino si colloca nello spazio partendo da un pensiero egocentrico, attraverso l’educazione
comprende di essere parte di spazi collettivi. L’umanità condivide i propri spazi con altre specie
viventi, la cui presenza e sopravvivenza è fondamentale per la vita umana. Lo spazio relazionale
riguarda una dimensione aperta, in parte personale, ma in gran parte comunitaria e sociale, la
cosa fondamentale è ciò che è in movimento. La carta geografica tradizionale esclude tutto ciò che
è in movimento e il soggetto che la osserva. Con il passare degli anni, si è sviluppata una nuova
tipologia di carta geografica, quella digitale, entrata a far parte della vita quotidiana attraverso GIS,
navigatori satellitari, in cui il soggetto è sempre presente nella mappa, segna la propria presenza e
la mette in relazione con i luoghi e le altre persone.
Definire il proprio spazio nel mondo è l’obiettivo principale delle Indicazioni Nazionali. Esse
supportano molto l’educazione geografica.
CAPITOLO 1: I BAMBINI, LE BAMBINE E LO SPAZIO GEOGRAFICO
Il ruolo dei luoghi di vita, dello spazio geografico nello sviluppo sociale e culturale dei bambini e
delle bambine è fondamentale per quanto riguarda la formazione e gli studi sull’infanzia. Le
geografie dei bambini sono diverse da quelle degli altri gruppi sociali. L’organizzazione socio –
spaziale ancora ignora il ruolo dei luoghi dell’infanzia e trascura il modo con cui i bambini e le
bambine considerano il mondo che li circonda, sviluppano con esso emozioni, idee e progetti. È
proprio attraverso i luoghi che i più piccoli si con confrontano con i valori, l’organizzazione degli
spazi, i limiti e i confini.
I bambini imparano e giocano attraverso la dimensione spaziale. Attraverso lo spazio vissuto, le
nuove generazioni, sviluppano le competenze sociali e imparano a negoziare le proprie scelte
come cittadini. L’organizzazione spaziale offre opportunità, ma è anche l’espressione di come il
mondo degli adulti considera il mondo dell’infanzia e come cerca di condizionarlo secondo i propri
principi, trasmettendo regole e sistemi di valore. Oggi, c’è molta distanza tra l’ascolto del punto di
vista dei bambini e la sua considerazione nelle politiche territoriali, nei processi decisionali.
I luoghi e i destini dei bambini sono pieni di diversità. Per diversità si intende il valore positivo che
caratterizza lo spazio geografico e lo distingue in ambienti, territori, culture.
Le geografie dei bambini e delle bambine ci permettono di capire che lo spazio riguarda l’identità
sessuale. Gli studi riguardanti le problematiche dei bambini con disabilità si focalizzano sulle
limitazioni spaziali e la necessità di organizzare il territorio al fine di renderlo più accessibile,
cercando di capire come rendere gli spazi più inclusivi, ma anche di approfondire in che modo sia
possibile fare esperienza della dimensione geografica in mancanza di supporti percettivi come la
vista o l’udito, o in che modo mediare le competenze spaziali per i bambini con bisogni educativi
speciali. Il tema della disabilità ci riconduce a quello dei diritti dei bambini.
Si vuole porre l’attenzione sul ruolo dello spazio geografico nella vita dei bambini e delle bambine.
I luoghi hanno un ruolo fondamentale nella costruzione dell’identità e della personalità,
nell’inserimento nella cultura, nella società della propria comunità territoriale, nello sviluppo
del progetto di vita e nelle condizioni di sicurezza e di inclusione sociale. I luoghi devono essere
visti come spazi in cui individuare condizioni di evoluzione e crescita, in cui esprimere la propria
creatività e partecipare come cittadini attivi ai processi di cambiamento.
1.1 La geografia è destino?
I luoghi di nascita, di vita in cui si consumano le esperienze relazionali di ciascuno di noi, i quali
hanno un ruolo importante nel destino di ogni persona attraversa la storia del pensiero geografico.
Destino geografico: con questo termine si indica l’insieme di condizioni che possono costituire
opportunità e risorse per lo sviluppo del proprio progetto di vita, ma negativamente può
rappresentare condizionamenti, pregiudizi, ostacoli che limitano la libertà individuale e sociale. È
una sorta di condizione con la quale gli esseri umani si trovano a dover convivere, ma che in base
alle proprie azioni e alle loro scelte può essere cambiata, orientando le vicende personali a quelle
collettive.
Non si fa riferimento solo alle condizioni del presente, ma anche ai valori spazializzati, legati a
luoghi specifici, che vengono trasmessi dalla famiglia e dalla società, alle risorse e alle occasioni
che il territorio in cui viviamo può mettere a disposizione.
È fondamentale considerare anche una nuova dimensione: il tempo i luoghi hanno conservato
strutture materiali e valori culturali elaborati nel passato che si ripresentano nella
contemporaneità, o cambiando funzione o diventando irrilevanti.
Destino personale: legato ai luoghi, alla geografia, viene sempre più collegato alle differenti
condizioni economiche, politiche, sociali.
PEATTIE, un geografo accademico sostiene che la geografia non deve essere più considerata come
lo studio dei confini degli Stati e dei nomi delle città capitali, ma come materia viva, piena della
varietà della vita umana. La geografia è vista come indagine sul rapporto reciproco fra ambiente
fisico e vita umana, sostenendo che l’elemento umano nei rapporti culturali è spesso più
importante del fattore fisico. L’uomo determina su ogni regione un impatto di cultura. Il destino
personale legato ai luoghi viene sempre più collegato alle differenti condizioni economiche,
politiche, sociali e culturali. I processi di globalizzazione aumentano la connessione tra luoghi e
persone. Si ha una stretta connessione fra il destino geografico e il concetto di adattamento
umano.
BLIJ e MURPHY affermano che la geografia è destino, per la maggior parte degli abitanti della
terra il luogo di nascita è l’elemento più importante nel determinare le esperienze della vita. La
maggior parte dei fatti (primi cibi che si mangiano, prima religione, i primi abiti) dipendono dal
luogo in cui si è nati. Il luogo di nascita influisce sulle probabilità di sopravvivenza nell’infanzia e
nelle future probabilità di farsi strada. Si parla di “POTERE DEI LUOGHI”, il ruolo decisivo delle
condizioni dei diversi spazi di vita nelle vicende umane.
DIAMOND vuole dimostrare come le diversità culturali affondano le loro radici nelle diversità
geografiche e territoriali. I destini dei popoli sono diversi a causa delle differenze ambientali. La
geografia ha attribuito allo spazio geografico e ai suoi oggetti un valore relazionale che cambia in
base alle matrici culturali, nelle quali l’attenzione i concentra sui problemi e sull’azione umana.
1.2 Il legame con i luoghi della propria vita
Si crea un collegamento fra spazio vissuto e autobiografia. La dimensione delle relazioni
geografiche è spesso sottovalutata, si riduce il ruolo dell’ambiente. Le esperienze educative legate
all’autobiografia come strumento di formazione, trascurano il ruolo dei luoghi. I cittadini del
pianeta sono poco consapevoli della complessità di relazioni diacroniche e sincroniche legate al
luogo di nascita e ai luoghi della storia familiare.
Gli studi geografici prestano poca attenzione al concetto di luogo come ambiente di formazione. È
molto importante diventare più consapevoli del ruolo dei luoghi nella propria vita sia in chiave
educativa, sia nell’ambito delle migrazioni che nelle relazioni interculturali. In queste situazioni
vediamo persone che compongono nel proprio spazio vissuto luoghi lontani, diversi dal punto di
vista fisico, sociale e culturale. L’esperienza migratoria in chiave interculturale è un processo di
contaminazione culturale, di conoscenza e trasformazione reciproca delle persone e dei loro spazi
di vita.
È doveroso mettere in luce come la consapevolezza del ruolo dei luoghi nella propria vita renda
possibile lo sviluppo di una maggiore empatia verso le esperienze dei migranti. Si arriva ad un
maggiore riconoscimento del valore delle culture diverse dalla propria. Le interazioni culturali si
vedono come momenti di evoluzione.
Metodologie sull’autobiografia: scrittura autobiografica con momenti di scambio orale tramite
brainstorming, diadi, role playing, cooperative learning. Si utilizzano anche la letteratura, il cinema,
la musica, la fotografia. Inoltre si utilizzano strumenti propriamente geografici come mappe
mentali, osservazione diretta, interviste, etc.
L’insegnante ha un ruolo fondamentale, deve dare importanza ai luoghi di vita delle persone per
valorizzare le diversità dei soggetti in educazione e delle loro famiglie. Partire dal proprio spazio di
vita è un passaggio indispensabile per collocare la propria esistenza in un tessuto spaziale e
sociale più ampio. Il soggetto è definito da un sistema di relazioni complesso, parte di connessioni
collettive che legano persone e luoghi dalla scala più piccola, familiare e locale a quella globale.
1.3 La dimensione spaziale nell’infanzia: geografia ed educazione
La relazione con la dimensione spaziale inizia già nel ventre materno, dove il feto entra in
relazione con i primi elementi dello spazio esterno grazie al contatto sonoro. I suoni percepiti dal
feto possono influenzare la maturazione del sistema nervoso, del linguaggio e della memoria. Al
momento in cui il neonato entra in contatto con il mondo esterno (0/2 mesi) tutte le esperienze
sono fondamentali per lo sviluppo del pensiero, per l’organizzazione spaziale delle conoscenze e
l’orientamento nella dimensione spaziale. A 3 mesi i bambini riconoscono le forme/ A 4 mesi
intuiscono le grandezze/ A 6 mesi la profondità. Inizia la conoscenza dello spazio di vita. A 2 anni
si ha il passaggio da egocentrismo assoluto ad intellettuale, acquisisce la percezione di sé e del
mondo esterno. A 3 anni il bambino possiede un senso degli spazi personali e sociali, distingue le
caratteristiche dei materiali (molli, duri) e prende consapevolezza delle funzioni degli spazi (usi e
regole) e dei simboli con cui la cultura umana controlla gli elementi che costituiscono lo spazio
(nomi e funzioni di luoghi). Inoltre il bambino è in grado di esprimere giudizi di valore (mi piace,
non mi piace) e di relazionarsi con essi attraverso categorie percettivo – emozionali (paura,
benessere, malessere).
Le geografie personali si sviluppano prima dell’accesso a scuola. I luoghi delle esperienze svolgono
un ruolo importante nell’intero processo cognitivo.
PIAGET Al momento in cui il bambino entra a far parte del mondo, inizia il processo di
separazione dalla madre. La relazione con la dimensione spaziale è un’evoluzione cognitiva e
culturale. La conquista dell’alterità spaziale ha un ruolo fondamentale riguardo il passaggio
dall’egocentrismo assoluto a quello intellettuale. Imparare ad osservare significa riconoscere una
distanza fra sé e ciò che si osserva, capendo che tale distanza genera relazioni, delle aspettative e
dei punti di vista. Piaget fa l’esperimento delle tre montagne (si comprendono i vari punti di vista
solo ad 8 anni). L’esperienza spaziale è fondamentale nello sviluppo delle capacità di osservare i
fatti da diversi punti di vista. Piaget propone un modello dello sviluppo cognitivo molto rigido,
trascura l’aspetto sociale e culturale della prima infanzia, dando attenzione particolarmente alla
fase egocentrica.
VYGOTSKIJ L’apprendimento avviene attraverso l’interazione sociale con gli adulti e con gli
strumenti della cultura in cui il bambino è immerso. L’organizzazione spaziale la troviamo nella
componente culturale per esempio negli spazi domestici, scolastici, nel territorio … Il linguaggio
viene considerato come mezzo di comunicazione e come strumento di riflessione sulla realtà per
organizzarla. È fondamentale il lessico spaziale come punto di partenza per la costruzione dell’idea
di realtà nell’infanzia, ma anche come supporto per lo sviluppo dell’identità.
BRUNER I processi mentali hanno un fondamento sociale e si sviluppano in relazione alla
cultura umana, ai suoi simboli e ai suoi artefatti, da qui la relazione fra azione, immagini e sistemi
simbolici. In geografia questo si traduce come uscita sul terreno e osservazione diretta,
elaborazione di mappe mentali, descrizione e interpretazione attraverso il linguaggio geografico.
Anche in pedagogia si è sviluppata l’idea dell’educazione basata sui luoghi. Gli anni della scuola
dell’infanzia sono importanti nella definizione degli spazi personali e di quelli sociali, è un
passaggio necessario per lo sviluppo della consapevolezza sociale che permette ai bambini di
incrementare il loro senso di sicurezza tramite nuove relazioni.
Place – based education: apprendimento attraverso I luoghi fin dalla nascita.
L’esperienza spaziale negli anni della scuola dell’infanzia e della scuola primaria è un elemento
centrale nello sviluppo della personalità. È un momento educativo importante per definire il
passaggio dall’esperienza immediata alla consapevolezza dell’esperienza.
8-9 anni: i bambini sviluppano il pensiero astratto che li porterà a sviluppare il ragionamento
ipotetico deduttivo. La geografia permette di raggiungere questi passaggi senza abbandonare la
relazione con lo spazio vissuto, dato che ogni ragionamento geografico comporta un rimando alle
categorie dell’esperienza.
DEWEY I rapporti fra gli esseri umani sono filtranti della cultura che opera da mediatrice con i
suoi strumenti. È molto importante la chiave culturale della geografia, la quale dovrebbe portare
gli studenti a contatto con la realtà attuale della vita contemporanea. La geografia tenta di creare
un’unione fra le diverse percezioni ambientali e l’evoluzione del rapporto fra sistemi umani e
sistemi ambientali. Questo viene fatto rinforzando le idee fondamentali, dall’altro tentando di
interpretarle criticamente, fornendo uno strumento di conoscenza e di consapevolezza sullo
spazio geografico come costruzione culturale.
1.4 Il corpo e la cultura: lo sviluppo dell’orientamento
La dimensione spaziale è un mediatore culturale che guida i bambini nello sviluppo del pensiero,
nella strutturazione del linguaggio e nell’orientamento all’interno dei simboli e dei valori della
cultura umana. Molto spesso il concetto di orientamento si limita al suo significato cartografico
basato sulla conoscenza di punti cardinali e coordinate geografiche per spostarsi sulla superfice
terrestre. Il senso comune associa al movimento nello spazio l’idea dell’evoluzione umana, della
realizzazione di sé, della crescita personale e sociale.
Spesso ciascun uomo tende a ragionare in termini di tempo, di periodizzazione (presente/passato)
poiché ritiene molto più complicato ragionare in termini di spazializzazione (vicino/lontano). La
geografia invece invita l’uomo a diventare più consapevole della dimensione spaziale e in
particolare alle relazioni che avvengono attraverso essa.
Orientarsi significa sapersi muovere consapevolmente nel territorio, considerando lo spazio
geografico come prodotto culturale della specie umana, struttura sociale ed economica. La
geografia deve saper integrare le idee sulla natura nelle culture umane. La carta geografica è una
visualizzazione che ci consente di pensarci nello spazio, di immaginare un itinerario e di percepire
l’intero spazio geografico come un’estensione del nostro corpo. Abbiamo necessità di un
orientamento che vada oltre la carta che ci permetta si descrivere non solo le posizioni, ma
anche i vissuti, le emozioni, la dinamicità delle esperienze.
L’intero pianeta può essere visto come una risorsa a disposizione della specie umana. Lo spazio
geografico è un oggetto culturale. Lo spazio è inteso come costruzione culturale umana. La
spazializzazione, cioè la capacità della mente di organizzare spazialmente luoghi, concetti, eventi e
il tempo è una forma di rappresentazione della realtà. L’orientamento deve essere inteso come
capacità di controllare la propria posizione nel mondo e in rapporto al mondo, ma anche come la
capacità di organizzare il mondo, di orientarlo, pensandone le trasformazioni. Orientarsi in uno
spazio materiale richiede un grosso coinvolgimento cognitivo (wayfinding identifica i modi con
cui le persone si orientano per spostarsi in base ai meccanismi di percezione sensoriale e alle
condizioni dell’ambiente).
1.5 L’orientamento e l’intelligenza spaziale
Fondamentale per il concetto di intelligenza spaziale è GARDNER. Secondo lui l’intelligenza
comprende una serie di modalità diversificate per conoscere il mondo. Gardner individua 7 tipi di
intelligenza, l’intelligenza spaziale è una di queste. È un’intelligenza legata alla dimensione
concreta, agli oggetti e alla loro posizione. Riguarda l’orientamento che ha a che fare con la
capacità di controllare il mondo degli oggetti, di elaborare una rappresentazione mentale, di
creare un ordine che ci permetta di conoscere la dimensione delle cose, così da poterci muovere
fra di loro e saperle utilizzare. Esempi dell’utilizzo dell’intelligenza spaziale: quando siamo in grado
di ripercorrere una strada già nota, quando ritroviamo la nostra auto in un grande parcheggio,
quando utilizziamo una carta geografica, viene utilizzata dal geografo che calcola la disposizione
delle componenti di un paesaggio.
Vengono individuate 3 funzioni centrali:
La percezione precisa del mondo visivo (in geografia si esprime attraverso l’osservazione
diretta);
La capacità di ricreare aspetti dell’esperienza visiva (in geografia si esprime attraverso la
descrizione, rappresentazione visuale, la cartografia, il modellamento, lo sviluppo del
concetto di paesaggio);
La capacità di manipolare forme (in geografia si esprime attraverso la progettazione, la
trasformazione e la strutturazione del materiale del territorio).
L’insegnante deve essere in grado di valorizzare l’intelligenza spaziale in ogni campo
dell’apprendimento perché il pensiero spaziale può essere importante come ordinatore
dell’esperienza. Si parla di “svolta spaziale” l’attenzione in tutte le discipline nei confronti del ruolo
dello spazio geografico e della dimensione spaziale.
Nell’insegnamento della geografia, l’intelligenza spaziale è alla base delle competenze geografiche,
collegate alla capacità di osservare le strutture spaziali e di saperle interpretare e rappresentare.
1.6 Dallo spazio vissuto al territorio
La geografia viene poco considerata nella scuola dell’infanzia. Se invece fosse maggiormente
sviluppata sarebbe un utile strumento per la comprensione del proprio rapporto con la
dimensione spaziale, con la società attraverso il territorio. Il ruolo delle competenze spaziali e della
conoscenza dello spazio è fondamentale per l’orientamento spaziale, per lo sviluppo dell’identità,
delle relazioni sociali, del pensiero simbolico. La conoscenza geografica non è mai rinchiusa sul
singolo soggetto, mette al centro le relazioni che il soggetto stesso intrattiene con l’ambiente fisico
e umano in cui vive. È sempre un’identità che si costruisce nel rapporto con l’alterità, con tutto ciò
con cui il bambino entra in contatto nel territorio costituendo fonte di apprendimento.
La territorialità umana è un fatto culturale, che varia da società a società e da luogo a luogo. Moles
e Rohmer parlano di appropriazione dello spazio da parte degli esseri umani definendo fino a che
punto può spingersi il pensiero spaziale nella sua capacità di organizzare mentalmente lo spazio e
organizzarlo. L’inclusione del soggetto nello spazio geografico è un passaggio cruciale riguardo
l’educazione alla cittadinanza, l’educazione ambientale e interculturale. Lo spazio di vita è
condiviso, appartiene alla nostra identità, ma non solo, anche di quella delle altre persone con
cui lo condividiamo.
Come avviene il controllo dello spazio geografico da parte delle comunità umane? Si fa
riferimento alla teoria del processo di territorializzazione. Si intende il processo attraverso il
quale le società umane prendono possesso materiale e culturale dello spazio fisico,
trasformandolo in base al proprio progetto, rendendolo territorio, quindi uno spazio di vita
dell’umanità.
Turco riassume questo processo in 3 tappe:
Sviluppare interesse verso i luoghi del territorio vicino e verso la varietà delle
caratteristiche naturali sulla superficie terrestre;
Apprezzare la bellezza del mondo fisico e delle diverse condizioni di vita delle persone;
Accrescere l’impegno per la qualità dell’ambiente a beneficio delle generazioni future;
Comprendere il significato di atteggiamenti e valori nei processi decisionali;
Utilizzare conoscenze e competenze geografiche adeguatamente nella vita privata;
Rispettare i diritti di tutte le persone;
Cercare soluzioni ai problemi locali, regionali, internazionali sulla base della Dichiarazione
universale dei diritti umani.
Il sapere geografico è chiamato a comprendere le diversità culturali e a sviluppare punti di vista
alternativi. La geografia è un utile strumento per l’esercizio della cittadinanza attiva, un’azione
consapevole di soggetti che sanno riconoscere l’importanza delle diversità culturali. Se le relazioni
fra l’economia, la natura e la società hanno bisogno di essere affrontate in chiave ecologica, il
concetto di territorio è quello che meglio esprime le geometrie variabili di questi spazi geografici.
La riflessione sull’educazione geografica oggi insiste su la cittadinanza e l’intercultura. La geografia
forma una mentalità aperta, fornisce le basi per la trasformazione sociale. La geografia viene
proposta come un sapere strategico, fornisce le competenze per analizzare e affrontare i principali
problemi che riguardano il futuro del pianeta e dei suoi cittadini. La geografia deve essere posta
come base per la formazione di competenze cruciali per l’esercizio della cittadinanza.
L’educazione geografica è importante sia nella gestione del territorio, ma si ribadisce la sua
importanza anche nel contesto delle vite individuali.
Geografia: sapere di base per la formazione di professionisti competenti e responsabili, cittadini
ben formati e capaci di utilizzare le competenze geografiche per migliorare il proprio ambiente.
2.3 La geografia come educazione al territorio
Obiettivi formativi dell’educazione geografica fanno riferimento a 6 competenze principali:
Scelta degli argomenti e delle aree geografiche : i temi devono essere rilevanti e strategici.
Si suggeriscono tematiche come il riscaldamento climatico, l’uso delle risorse non
rinnovabili, i cambiamenti demografici, la globalizzazione. Nella scuola primaria e
dell’infanzia è possibile introdurre queste problematiche con un’osservazione diretta.
Queste problematiche hanno una dimensione locale e nazionale. La scelta degli argomenti
deve essere connessa a esperienze ed interessi degli studenti. È essenziale partire da un
caso di studio esemplare perché è utile per collegare le teorie e le generalizzazioni alla
realtà.
La scelta degli approcci per l’insegnamento: il pensiero sistemico si sviluppa attraverso
l’apprendimento delle relazioni tra fatti. La sostenibilità è un modo di guardare le relazioni
tra sistemi umani e ambientali. La didattica costruttivista può essere la più efficace
nell’aiutare gli alunni a considerare le relazioni fra sistemi umani e ambientali come
costruzioni sociali. La sostenibilità può essere realizzata con un cambiamento della
mentalità, delle idee, dei comportamenti e delle decisioni. È importante prendere in
considerazione le preferenze e gli interessi dei diversi gruppi di età per collegare la
sostenibilità a situazioni che gli alunni già conoscono o verso le quali mostrano curiosità.
Uso delle TIC (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) : possono essere usate
per acquisire e comparare dati e documenti, per osservare la rappresentazione dei fatti da
punti di vista differenti (sviluppando il pensiero critico), per analizzare luoghi e situazioni
attraverso immagini, foto aree, etc. In fase di elaborazione dei materiali, le TIC possono
essere utilizzate per condividere i lavori prodotti, per sviluppare competenze comunicative,
informatiche e linguistiche.
Nella scuola primaria e dell’infanzia queste indicazioni vanno legate all’età, al contesto geografico
e ai metodi che possono maggiormente stimolare i bambini.
Quale è il contributo che distingue l’approccio geografico? Si considerano 3 competenze che la
geografia tende a promuovere. 1. La geografia aiuta a riconoscere l’importanza degli equilibri
ambientali e delle risorse naturali nei sistemi economici, sociali, culturali in tutte le attività
umane. 2. Riguarda la capacità di ragionare in modo multiscalare, considerando gli effetti di un
problema in luoghi diversi e comprendendo quanto il proprio spazio di vita sia connesso a ciò che
accade su scale regionali più ampie e a livello globale. 3. Riguarda la consapevolezza di quanto la
sostenibilità ambientale economica e sociale sia importante per la qualità del proprio spazio di
vita.
2.6 L’educazione geografica alla cittadinanza
Ogni essere umano nel cercare il proprio spazio nel mondo ha un ruolo sociale definito da norme
giuridiche, da legami affettivi, da relazioni e da comportamenti. È un cittadino con un
riconoscimento pubblico, la cittadinanza. Essa comprende dimensioni personali, sociali, temporali,
spaziali collegate strettamente. L’educazione geografica alla cittadinanza connette queste diverse
dimensioni, partendo dal riconoscimento del ruolo dei luoghi e dei territori nella vita sociale e
personale.
L’acquisizione della cittadinanza si collega al tema dell’appartenenza, espressione di un legame
con i luoghi.
Nelle indicazioni Nazionali si fa riferimento al concetto spaziale di cittadinanza per cui si afferma
che l’apertura al mondo attuale è necessaria per sviluppare competenze relative alla
cittadinanza attiva. La dimensione spaziale è la scena dell’azione dell’uomo, da cui deriva la
costruzione del territorio.
La questione della globalizzazione e il dibattito sui valori fondanti della società contemporanea si
incontrano nella scala geografica più ampia che ragiona della cittadinanza terrestre come
prospettiva di specie, di appartenenza alla comunità planetaria. L’educazione della cittadinanza
planetaria che si lega prevalentemente a temi come la giustizia sociale, la conoscenza e la
comprensione della diversità, la pace e la sicurezza può essere tradotta in pratica solo attraverso la
capacità geografica di pensare a scale diverse.
Viene ripreso un pensiero kantiano secondo il quale si vuol mettere in luce come chi è consapevole
del mondo è più consapevole del suo ruolo nel mondo e del ruolo delle comunità che lo abitano. Si
può percepire la propria appartenenza a scale diverse, da quella territoriale a quella planetaria. Da
qui si ricava il fatto che una maggior conoscenza geografica dei cambiamenti in atto nel mondo
porta ad una migliore capacità di prendere decisioni per sé e per il proprio spazio di vita.
Dal punto di vista didattico è doveroso fare un lavoro accurato portando i bambini a essere
consapevoli del loro ruolo sociale come cittadini e della possibilità di diventare cittadini attivi,
capaci di stabilire regole condivise e avere comportamenti rispettosi nei confronti degli altri,
dell’ambiente e della natura. Le competenze di cittadinanza sono legate alla capacità di agire nel
proprio spazio di vita. Queste riguardano il pensiero critico, la capacità di prendere decisioni e di
riflettere sulle conseguenze di tali scelte. Tutti i temi geografici possono essere visti come momenti
di educazione alla cittadinanza, richiedono una capacità di analisi critica delle relazioni fra società e
ambiente e l’applicazione di conoscenze e competenze alla risoluzione di problemi.
Educare e guardare il territorio come opportunità per il proprio progetto di vita è il maggior
contributo che l’educazione geografica può fornire, preparando i cittadini a ragionare e a
progettare su scale diverse facendo sì che la propria vita venga collocata nel destino collettivo
delle comunità di appartenenza.
I bambini sono cittadini già nel momento in della loro nascita. La scuola deve sostenere e
indirizzare la loro partecipazione alla vita sociale e politica della comunità in cui vivono. La maggior
parte delle volte in cui parliamo di spazio familiare, scolastico, di quartiere i bambini sono
considerati solamente degli utenti passivi, spettatori, soggetti, le cui idee sono poco considerate da
chi decide e organizza tali spazi. LA PARTECIPAZIONE È UNA DELLE ESPRESSIONI CENTRALI DELLA
CITTADINANZA. La spazialità è una componente fondamentale per la cittadinanza. L’educazione
alla cittadinanza, in quanto concetto fondamentale, deve partire già dall’asilo nido. Già da qui i
bambini comprendono che possono utilizzare lo spazio secondo le proprie intenzioni, ma che tali
spazi hanno anche un valore collettivo, sociale, richiedono regole condivise. È importante chiedere
ai bambini come loro percepiscono gli spazi. La cittadinanza è ancora un concetto da esplorare.
2.7 L’educazione geografica all’intercultura
Costruendo legami con ambienti, luoghi e persone estendiamo la nostra appartenenza. Così
accade esplorando altre culture, comprendiamo nuovi paesaggi, nuovi luoghi e nuovi modi di
vivere. Per definire il concetto di intercultura, partiamo da quello di cultura.
Cultura: riguarda la comunicazione fra gli attori sociali e il loro ambiente. Una cultura non coincide
quasi mai con una SOLA cultura, poiché ognuno di noi può appartenere a più culture. Allo stesso
modo un luogo, mai un luogo coincide con una sola cultura. La cultura si trasforma nel tempo e
nello spazio, lo fa principalmente attraverso il movimento, l’interazione e il contatto con l’alterità.
Per capire come si forma e si modifica una cultura vediamo che gioca un ruolo importante la
dinamica dell’INSIDER e OUTSIDER, del contatto con ciò che è percepito inizialmente come
diversità e che dopo diventa parte dell’identità.
Parlando di intercultura per darle una definizione, partiamo dalla sua etimologia. “Inter” deriva dal
latino e fa riferimento ad una condizione di mezzo, quindi fra le culture, ma anche quella di una
connessione, un essere nelle culture, in una condizione di reciprocità. L’intercultura viene
interpretata come un progetto, un’intenzionalità, con il tentativo di far coesistere pacificamente
le diversità culturali con un riconoscimento reciproco all’interno di un contesto sociale di
relazioni positive. È una sorta di strategia di relazione, un modello di convivenza e di interazione
che cerca di istaurare contatti tra persone di differenti culture che convivono nello stesso contesto
geografico multiculturale.
È fondamentale considerare l’aspetto geografico del problema In un luogo non vi è niente di
statico e perciò non è adeguato rappresentarlo come un sistema chiuso. Dal punto di vista
diacronico (TEMPO), un luogo è sempre il prodotto di molteplici relazioni, culture e popolazioni.
Dal punto di vista sincronico (IN UN DATO MOMENTO) invece è pressoché impossibile conoscere
l’insieme delle sue relazioni interne ed esterne. In ogni luogo siamo di fronte ad un insieme di
relazioni positive o negative che siano. Le relazioni si sviluppano in un luogo dove vi sono persone
provenienti da aree geografiche anche molto lontane. Sono da considerare di notevole importanza
quei luoghi lontani con cui le persone continuano a mantenere un rapporto. È importante
istaurare relazioni poiché queste favoriscono l’evoluzione e il cambiamento, ma ciascuna di esse
ha un limite, un punto che segna l’identità dall’alterità.
L’educazione geografica aiuta a comprendere l’abbondanza di valori culturali che troviamo nei
luoghi, scardinando la maggior parte degli stereotipi di tipo geografico, etnico e culturale. Non c’è
niente di più polisemico di un paesaggio o di un territorio.
All’interno del curricolo vi è un tema a cui l’educazione interculturale può fornire un contributo
significativo, la mobilità umana (le migrazioni). Riguardo l’intercultura, all’interno delle Indicazioni
Nazionali è possibile vederne molti esempi. Il sapere geografico è uno strumento che fornisce
competenze per comprendere altri punti di vista. Conoscere e avere contatti con nuove culture
può essere un modo per respingere tutti i pregiudizi che sono presenti.
2.8 Un laboratorio spaziale
Un esempio di educazione geografica al territorio è il laboratorio Educare alla montagna. L’idea di
partenza è quella di creare relazioni con la montagna partendo da una didattica di tipo
esperienziale che comprende l’immersione fisica nel contesto geografico della montagna. Lo scopo
dell’educazione geografica è proprio quello di sviluppare legami con i luoghi, costruendo una
conoscenza. La relazione è il centro dell’educazione. Si parte da un’attività di contatto personale
con il luogo e di memoria autobiografica, successivamente si procede con un’uscita sul terreno e
partendo da qui si sviluppano 5 percorsi di approfondimento della conoscenza geografica della
montagna:
1. Analisi critica delle rappresentazioni, i diversi valori attribuiti alla montagna nei diversi
momenti storici, si fanno emergere i luoghi comuni sulla montagna. Si analizzano immagini,
film sulla montagna, cercando di decostruire le narrazioni simboliche che definiscono
l’immaginario sulla montagna;
2. Viene decostruita l’idea di montagna come spazio economico arretrato e marginale;
3. Discussione sulla pluralità della cultura alpina. Da qui si sviluppa il tema dell’intercultura, si
fanno infatti emergere la complessità delle relazioni interne al sistema montano;
4. Il rilevamento del paesaggio alpino abbinando l’osservazione diretta alla lettura delle carte
topografiche. Si arriva al riconoscimento delle relazioni fra componenti ambientali e
antropiche;
5. Analisi dei materiali scolastici sulla montagna, evidenziando misconoscenze, errori lessicali
e concettuali, omissione di dati.
Lo studio del territorio deve essere visto come ricerca dei valori territoriali. Il laboratorio vuole
evidenziare come i temi geografici tradizionali possono essere affrontati in chiave educativa.
CAPITOLO 3: IL SAPERE GEOGRAFICO
La geografia come ben sappiamo è utile per trovare il proprio posto nel mondo e per comprendere
il posto degli altri esseri umani in un sistema complesso di relazioni. La conoscenza del posto nel
mondo non si deve però limitare alla dimensione della specie umana, ma deve comprendere le
relazioni fra tutti gli altri esseri viventi con l’insieme dei sistemi ambientali con cui gli esseri umani
interagiscono.
La geografia possiede un proprio linguaggio, comprende metodi, approcci, strumenti e modi
specifici di organizzare le conoscenze. È molto cambiata negli ultimi anni ed è diventata un campo
del sapere con un lessico specifico.
3.1 Cosa studia la geografia?
La geografia è:
La geografia spazializza: ogni analisi geografica parte dalla localizzazione dei fenomeni
nello spazio, dalla ricerca della loro distribuzione, dei confini e delle relazioni che
avvengono fra le diverse regioni. Il linguaggio e i sistemi di rappresentazione della
geografia sono un tentativo culturale di controllare lo spazio terrestre. I metodi della
geografia sono diretti a individuare le differenze nello spazio geografico e gli strumenti
sono incentrati a renderli visibili con rappresentazioni, analisi e descrizioni. 3 caratteristiche
fondamentali della geografia secondo Haggett 1. Importanza della distribuzione
spaziale, 2. Importanza che la geografia attribuisce alle relazioni fra l’uomo e l’ambiente, 3.
Sintesi regionale. La cosa che accomuna le tre caratteristiche è la centralità dell’atto di
spazializzare. È importante far emergere la conoscenza collegando informazioni
spazializzate.
La geografia connette, mette in relazione : questo metodo viene conosciuto anche con il
nome di sintesi geografica che sta ad indicare la capacità della geografia di collegare
conoscenze e studi settoriali anche di discipline diverse, che assumono diverse
connotazioni e permettono di produrre nuova conoscenza una volta connessi alla scala del
territorio, dei luoghi e delle questioni regionali.
La geografia regionalizza: nel tentare di dare ordine allo spazio geografico, i geografi hanno
elaborato il concetto di regione (segmentazione della superficie del pianeta in varie
tessere, un mosaico che ci permette di farci un’idea sulla varietà delle condizioni fisico
antropiche della Terra). Ogni luogo può essere collocato in diverse regioni a seconda
dell’ordinatore regionale e della scala geografica di riferimento. La regionalizzazione non
solo è una base per distinguere le diverse aree del pianeta, ma anche per confrontarle e
collocarle a scale diverse.
La geografia opera confronti a scale diverse : la transcalarità (passaggio di scala nell’analisi
e nella comparazione degli spazi geografici) è un momento centrale del metodo geografico.
Ci permette di indagare meglio ogni spazio geografico, essendo il risultato di continue
relazioni e interazioni con luoghi diversi. Ogni territorio a scala locale deve confrontarsi con
territori a scale diverse. La transcalarità è utile per comprendere le dinamiche
contemporanee del sistema – mondo.
3.3 Gli strumenti e le fonti della geografia
Gli strumenti più utilizzati sono l’osservazione diretta, le interviste, le carte geografiche, i dati
statistici e i documenti visuali.
Osservazione diretta: è il primo metodo dell’indagine geografica. Andare sul terreno,
osservare, rilevare i dati e confrontare informazioni è la via principale per lo studio del
paesaggio, dell’ambiente e delle relazioni tra sistemi umani e ambientali. Nella scuola
questa pratica educa all’osservazione e fornisce lo stimolo per sviluppare l’orientamento
culturale e per leggere e interpretare i luoghi.
Intervista: è uno degli strumenti più antichi della geografia. Oggi è ritenuta fondamentale
per cogliere i punti di vista sul territorio da parte di diversi attori sociali, politici ed
economici. Nella scuola permette di lavorare in modo attivo sulla percezione dei luoghi e
per confrontare il punto di vista del bambino e dell’adulto. È interessante per indagare la
percezione del paesaggio.
Carte geografiche: sono indispensabili per localizzare e orientarsi in senso geometrico nello
spazio, non sono strumenti NATURALI, ma il prodotto di una visione del mondo legata alla
società e al tempo in cui sono state prodotte. Si parla infatti di “insegnare la carta
geografica” trasmettere la capacità di leggere e interpretare il linguaggio cartografico e
“insegnare con la carta” utilizzarla mediatore per la conoscenza del mondo.
Dati statistici: sono in rapporto diretto con le carte geografiche. Essi forniscono
un’informazione generale, standardizzata, su un fenomeno. Sono molto più accessibili
rispetto al passato.
Documenti visuali: le immagini assumono un ruolo sempre più importante nella
comprensione di strutture, processi, modelli culturali dei luoghi. Le immagini devono
essere considerate come dei documenti da analizzare, come espressione di diversi punti di
vista spaziali. La soggettività dei documenti visuali ci permette di considerare come fonti di
informazione geografica tutte le forme di narrazione dei luoghi e delle relazioni fra uomo e
ambiente che fanno parte del mondo artistico come letteratura, cinema, televisione,
internet.
3.4 I concetti della geografia
I concetti sono categorie cognitive che permettono di dare un ordine alle esperienze. Sono un
elemento fondamentale del linguaggio, un ponte fra noi e la realtà. A livello spaziale vengono
considerati concetti tutti i termini con cui riuniamo in un’idea generale una serie di caratteristiche
che rientrano in un’unica categoria geografica (montagna, collina, pianura). Inoltre esistono dei
termini di base del linguaggio disciplinare (spazio geografico, regione, territorio, paesaggio) che
esprimono le idee generali per l’organizzazione del sapere disciplinare. Gli insegnanti devono
saper conoscere e saper utilizzare in modo appropriato i concetti generali importanti per un
linguaggio disciplinare.
3.4.1 SPAZIO. SPAZIO GEOGRAFICO E SPAZIALITA’
Lo spazio geografico è la superficie terrestre, l’area del pianeta che comprende una parte aerea e
una parte del sottosuolo sulla quale si svolge la vita umana e fa da base alle relazioni fra sistemi
umani e ambientali. Lo spazio geografico non è solo un’estensione materiale, ma è anche una rete
di interazioni e di fenomeni.
Con il termine “spazio relativo” si intende lo spazio come insieme di contenuti, come rete
soggettiva, espressione di un punto di vista sociale, variabile nel tempo. Lo spazio relativo può
essere misurato con scale temporali (spazio-tempo che separa due luoghi in base alle vie di
comunicazione o mezzo di trasporto) o in base alla percezione psicologica o all’organizzazione e
alle idee della società che lo trasforma. Si parla di produzione di spazio, consumo di spazio,
configurazioni dello spazio. Si distingue dallo spazio assoluto.
Con il termine “spazio vissuto” si intende le relazioni e i legami percettivi/emozionali con i luoghi
del loro spazio di vita.
Parlando di spazialità intendiamo le conoscenze, le abilità e le competenze umane in relazione allo
spazio geografico. La spazialità umana comprende l’orientamento, capacità di spostarsi
intenzionalmente nello spazio, capacità di trasformare l’ambiente, progettarlo, governarlo in
modo simbolico.
3.4.2 TERRITORIO E SISTEMA TERRITORIALE
Il territorio può essere definito come la combinazione di risorse materiali capaci di strutturare le
condizioni per la vita di individui e società e di essere base per l’identità individuale e collettiva. Il
territorio è una porzione di spazio geografico trasformata, controllata e governata da parte della
comunità umana. È un’area a cui fanno riferimento date culture ed etnie, uno spazio con un
valore simbolico ed identitario.
Il concetto di sistema territoriale fa riferimento al territorio come sistema, come rete di relazioni
tra ambiente e organizzazione umana, nel quale la geografia ha il compito di indagare in che modo
le attività umane hanno trasformato l’ambiente fisico utilizzandolo per i propri scopi e stabilendo
rapporti di connessione. Il concetto di territorio si lega a quello di appropriazione dello spazio
naturale da parte dell’uomo, processo che si conosce come TERRITORIALIZZAZIONE
denominazione (assegnazione ad oggetti dello spazio geografico di nomi, identità), reificazione
(trasformazione materiale degli spazi trasformandoli in opere), strutturazione (organizzazione
dello spazio con funzioni, regole). La didattica della territorializzazione consente di educare i
bambini e a riconoscersi come costruttori di territori e a identificare il ruolo della comunità umana
nella costruzione e trasformazione del paesaggio.
3.4.3 REGIONE
Il concetto di regione è un classificatore spaziale che ci permette di raggruppare i luoghi in base
alle caratteristiche comuni. Regione: tutti i luoghi adiacenti in cui l’elemento comune si trova.
Confini: a partire dal punto in cui l’elemento che definisce la regione finisce.
Le Alpi per esempio sono una regione fisica contraddistinta dalla presenza della catena montuosa.
Tutte le aree distinte a livello politico – amministrativo sono geograficamente delle regioni.
Si distinguono in geografia la regione formale regione definita da caratteristiche fisiche,
politiche o culturali. Regione funzionale regioni identificate in base al sistema e alle reti di
relazione interne. Regione percettiva regione riconoscibile attraverso la percezione di elementi
naturali locali (es. aree di diffusione di un dialetto). Regione sistemica regione come sistema
territoriale nel quale emergono l’organizzazione, l’interazione con l’ambiente esterno e gli obiettivi
futuri verso cui la regione tende.
3.4.4 CONFINE
Confine: linea che segna la divisione tra il territorio su cui uno stato esercita la propria sovranità e
giurisdizione e quello degli Stati confinanti. Non deve essere confuso con il concetto di frontiera. Il
confine serve a delimitare gli spazi geografici dei diversi gruppi umani, non si usa solo per gli stati,
ma per ogni contesto per cui un territorio può essere delimitato, in senso politico, in senso
culturale, sociale ed economico. Esistono anche dei confini invisibili all’interno di spazi urbani che
vengono rispettati. La pratica della definizione dei confini fa parte del processo di
territorializzazione ed è fra gli atti spaziali più importanti della territorialità umana.
3.4.5 SCALA E TRANSCALARITA’ (LOCALE E GLOBALE)
In geografia si usa il concetto di scala per indicare l’ampiezza di un luogo o di un territorio studiato.
Questo concetto viene inteso in maniera differente nella cartografia (riduzione della grandezza
reale). È fondamentale il concetto di scala per l’analisi geografica che si sviluppa comparando
luoghi e regioni a scale diverse, secondo grandezze spaziali diverse. Si parla infatti di transcalarità
analisi e confronto a scale spaziali diverse.
Oggi vengono utilizzate scale a livello globale e locale:
Locale: si fa riferimento a territori molto piccoli come delle città, sia ad aree più estese a
patto che l’influenza e il ruolo siano limitati a un’area delimitata del pianeta.
Globale: visione su scala mondiale di fatti e problemi, la cui influenza è estesa all’intero
pianeta. Questo tipo di spazio è costituito da infiniti spazi locali e per questo motivo è
inevitabile il contatto e la connessione fra globale e locale, dando vita a quello che si
conosce sotto il nome di glocale. Il riscaldamento globale è un problema che può essere
compreso solo il modo transcalare (unendo il globale e il locale).
3.4.6 LUOGO E SENSO DI LUOGO
Luogo: porzione di spazio geografico, unico, contraddistinto da specifiche caratteristiche fisiche,
culturali e sociali. I luoghi hanno un nome, un sito, un’ubicazione, una dimensione e una struttura
fisica. Sono caratterizzati anche da caratteristiche sociali, culturali ed economiche della
popolazione che abitano o che frequentano un luogo. Il luogo deve essere inteso come una
costruzione sociale. I luoghi sono in continua trasformazione, cambiano continuamente e gli
esseri umani sono responsabili di questi cambiamenti poiché creano culture, valori.
Si introduce il concetto di senso di luogo per indicare i valori simbolici e il legame emozionale che
le persone stabiliscono, anche come forma di memoria collettiva, con i luoghi.
Il concetto di SITO viene utilizzato per indicare le caratteristiche fisiche di un luogo come la forma
di terreno, altitudine, idrografia, clima, vegetazione. È un concetto che viene utilizzato per far
emergere le componenti naturali di un territorio.
3.4.8 PAESAGGIO
Il paesaggio è un concetto polisemico e difficile da definire. La convenzione europea del paesaggio
lo definisce come una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il
cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni.
Oggi sono molto importanti gli studi sul paesaggio culturale, in cui si cerca di individuare nella
trasformazione del paesaggio i segni visibili dell’impronta culturali dei gruppi sociali, etnie,
religioni e i rapporti fra società umane e natura.
Didatticamente il paesaggio è un MEDIATORE fra realtà visibile e la sua percezione, un concetto
che ci spinge a riconoscere i luoghi nella loro globalità sistemica, a individuare la relazione fra
natura e società.
Esercizio scolastico: riconoscere in un paesaggio gli elementi naturali e antropici. Individuare le
relazioni fra attività umane e ambiente, interrogandosi sui modi in cui la natura è stata trasformata
per soddisfare i bisogni umani.
3.4.9 LOCALIZZAZIONE, UBICAZIONE
Localizzazione e ubicazione indicano la posizione geografica dei luoghi. La posizione può essere
vista in modo oggettivo, attraverso il reticolato geografico con le coordinate. La localizzazione con
le coordinate geografiche ci dà l’UBICAZIONE ASSOLUTA. Questo metodo permette di individuare
un punto sulla superficie terrestre. Oggi è molto diffusa rispetto al passato.
Il concetto di ubicazione può anche far riferimento alla posizione geografica di un luogo in
relazione ad altri luoghi si parla di UBICAZIONE RELATIVA.
Nella didattica della geografia è importante insegnare i due tipi di localizzazione, quella assoluta
(serve ad orientarsi con le carte) e quella relativa (per comprendere le interdipendenze e le
interrelazioni, per il riconoscimento del valore sociale e culturale dei luoghi).
3.4.10 DISTANZA
il concetto di distanza può essere utilizzato in 3 modi:
Indicare una misura assoluta: distanza fra due luoghi sulla superficie terrestre
Indicare una distanza relativa a un particolare sistema di misurazione. In termini spazio –
tempo ad esempio la distanza fra Milano e Roma dipende dal mezzo di trasporto utilizzato.
Indicare una distanza culturale, psicologica: è del tutto soggettiva, dipende dalla
conoscenza e dalla percezione che ogni individuo ha dei luoghi.
È un elemento importante sia nell’ambito dell’educazione alla cittadinanza, aumentare la
percezione come cittadini, incrementando il senso di appartenenza, sia nell’ambito
dell’educazione interculturale come ponte per avvicinare luoghi e culture diversi.
3.4.11 DIFFUSIONE
Il concetto di diffusione spaziale indica il movimento nello spazio e nel tempo di un determinato
fenomeno. Questo concetto vale per la cultura, la società (diffusione di lingue, religioni, idee), per
l’economia (diffusione della coltivazione di determinate piante, riguardo il commercio di prodotti),
per la politica (diffusione di sistemi politici democratici).
3.4.12 DISTRIBUZIONE SPAZIALE E CORRELAZIONE
La distribuzione spaziale indica la disposizione di fenomeni nello spazio geografico. L’analisi della
distribuzione di un fenomeno è un passaggio necessario prima di porre domande relative alle sue
relazioni con gli altri elementi presenti nello spazio geografico. Parallelamente al concetto di
distribuzione è possibile usare quello di densità, meglio conosciuta per indicare la densità di
popolazione.
La correlazione spaziale riguarda il modo con cui due o più fenomeni hanno una distribuzione
spaziale simile.
3.4.13 MOVIMENTO
Se non fosse presente il concetto di movimento in geografia, essa sarebbe una disciplina basata
unicamente su dati statici. Il movimento riguarda le persone e in particolare il fenomeno delle
migrazioni. Il movimento riguarda i mezzi di trasporto e le vie di comunicazione. Il mondo
globalizzato è sempre più basato sul movimento e sui cambiamenti causati dai flussi di persone. Il
movimento riguarda piattaforme fisiche e immateriali.
3.4.14 INTERAZIONE – INFLUENZA – TRASFORMAZIONE
La relazione fra due o più soggetti, influenza reciprocamente le loro condizioni, processo che va
sotto il nome di interazione. L’interazione spaziale è un aspetto del movimento fra luoghi diversi
di individui, merci, un’interdipendenza fra spazi geografici vicini e lontani. Una parte importante
della geografia riguarda lo studio delle interazioni fra ambiente naturale e le attività umane.
L’interazione porta a riconoscere la presenza di processi di trasformazione, che consistono nella
modifica reciproca dei soggetti o degli oggetti che sono in relazione.
3.5 Le geografie regionali
Lo studio regionale ha un ruolo fondamentale è un sistema per suddividere lo spazio terrestre
in aree simili, in modo da farvi riferimento per orientarci, distinguerle e operare confronti. Le
categorie regionali servono per imparare a pensare a scale diverse. Essendo lo spazio geografico
irregolare e diversificato, si ha la necessità di semplificarne la sua complessità, costruendo delle
grandi aggregazioni che ci permettono di visualizzare una visione d’insieme. È possibile costruire
categorie che consentono di condividere informazioni, idee sullo spazio geografico attraverso un
codice condiviso. Con la classificazione regionale è possibile scendere maggiormente nel
dettaglio.
Condividere una tassonomia generale delle regioni del mondo è la ragione più importante per
spiegare il ruolo della geografia regionale nella scuola, il cui compito è quello di costruire una
prima alfabetizzazione geografica.
Uno dei primi obiettivi delle Indicazioni Nazionali riguarda la regione e il sistema territoriale. Al
termine della classe quinta i bambini dovranno acquisire il concetto di regione geografica e
utilizzarlo a partire del contesto italiano. Bisogna introdurre nell’insegnamento scolastico una
geografia innovativa basata sugli intrecci con la storia, sui beni culturali, sui beni territoriali. Nelle
Indicazioni non si richiede la conoscenza di tutte le regioni, ma di saper utilizzare il concetto di
regione geografica. Distinguere e saper localizzare tipi diversi di regioni è una competenza
importante, ma da sviluppare attraverso lo studio attivo del territorio, la lettura delle carte
geografiche e dei documenti geografici, mai in modo mnemonico. Gli allievi devono attrezzarsi di
coordinate spaziali per orientarsi nel territorio, devono abituarsi ad analizzare ogni elemento nel
suo contesto spaziale e in modo multiscalare, da quello locale fino ai contesti mondiali.
3.6 Le geografie per temi e problemi
La spiegazione della geografia per temi problemi ha una serie di vantaggi:
1. Il primo vantaggio riguarda il superamento del rischio di ricadere nell’impostazione della
geografia mnemonica. Questo tipo di approccio, per temi problemi, prende in
considerazione la localizzazione solo se questa contribuisce alla comprensione dei
fenomeni ponendola in relazione ai processi indagati. Assume valore per la sua
significatività e si collega ad una lettura analitica e interpretativa del territorio, connessa
all’ORIENTAMENTO, al LINGUAGGIO, alle FONTI e ai DOCUMENTI, al PAESAGGIO e ai
SISTEMI TERRITORIALI.
2. Il secondo vantaggio riguarda lo sviluppo delle competenze geografiche legate all’analisi
del territorio e dei processi di trasformazione. Ogni tema problema può essere affrontato
in scale diverse. Il suo sviluppo permette di comprendere le connessioni fra lo spazio
vissuto e le scale spaziali più ampie, fino alla scala planetaria.
3. Il terzo vantaggio riguarda il fatto che la didattica per temi problemi è connessa a
situazioni della vita reale, a fatti recenti, sviluppa nuovi punti di vista, aiuta a comprendere
l’importanza dei comportamenti individuali e delle scelte collettive rispetto alla gestione
del territorio e all’uso delle risorse.
Se la geografia regionale è una base indispensabile per localizzare e comparare i tasselli del
mosaico geografico, la geografia per temi e problemi è indispensabile per sviluppare il pensiero
geografico e acquisire le competenze educative che fanno della geografia uno strumento
strategico per affrontare la complessità del mondo contemporaneo.
3.8 La ricerca geografica
Si fa riferimento al modello di ricerca – apprendimento basato sui problemi, il più efficace per
sviluppare competenze trasferibili in situazioni concrete e nell’insegnamento.
Tappe fondamentali della metodologia:
Definizione del problema e degli obiettivi della ricerca : questo passo ha conseguenze su
tutto il percorso. Più il campo di ricerca è chiaro più semplice sarà svilupparla. È bene tener
conto dei propri interessi e delle questioni di cui siamo già preparati. Affrontare temi
completamente nuovi richiederebbe più tempo e soprattutto sarebbe molto più complesso
rielaborarle in modo del tutto personale. Inoltre bisogna fissare un livello di difficoltà alla
propria portata cercando di essere innovativi e originali nello stabile gli obiettivi. Infine è
necessario individuare la sua estensione spaziale (scala geografica del problema), i motivi
della sua rilevanza, la sua evoluzione nel tempo e gli aspetti etici implicati.
Ricerca della bibliografia: occorre documentarsi, leggendo quanto è già stato scritto
sull’argomento. È possibile farlo tramite il web, tramite la lettura di riviste scientifiche in
biblioteca o tramite strumenti tecnologici. Meno affidabili sono i contenuti presenti su
determinai siti o risorse web.
Il metodo della ricerca: è opportuno individuare le domande giuste e le risposte per
risolvere il problema. Le domande devono contribuire a far emergere le conoscenze che
mancano. In ciascuna delle fasi è necessario specificare l’oggetto, i metodi, gli strumenti, i
tempi e i luoghi. In base al problema e alle domande si elaborano delle IPOTESI di partenza.
Le ipotesi hanno una funzione orientativa, da queste è possibile partire anche per
riformulare le domande. LA RICERCA È UN CAMPO DI ESPLORAZIONE APERTO, l’esito finale
non si può prevedere in modo certo.
Successivamente si devono scegliere gli approcci più adatti fra metodi qualitativi (approcci
visuali, focus group, interviste, osservazione partecipata) e metodi quantitativi (analisi di
dati statistici).
Comunicare i risultati: si procede con la costruzione dell’interpretazione geografica. I dati
vanno ordinati facendo emergere le relazioni che possono fornire una risposta alle
domande iniziali. Al momento in cui si hanno i risultati si mettono in evidenza le nostre
competenze comunicative, non si deve solo dare la risposta al problema, ma mostrare
anche l’intera articolazione dello stesso problema, le sue implicazioni e le questioni rimaste
aperte. È molto importante argomentare con un lessico appropriato e sviluppare un
ragionamento in modo razionale. Le conclusioni devono comprendere anche una
riflessione critica sul metodo e gli strumenti utilizzati.
3.8 La ricerca in educazione geografica e didattica della geografia
La ricerca teorica deve comprendere quanto il sapere geografico possa essere utile nella società e
nella formazione dei cittadini, mentre la didattica si pone come riflessione teorica sulla struttura
delle conoscenze. Il rapporto fra ricerca e didattica è connesso come quello fra teoria e pratica.
Sono strettamente collegate con l’insegnamento e la formazione e per questo si richiede una base
multidisciplinare. Anche le fonti possono essere multidisciplinari, collegando gli studi che hanno
affrontato il rapporto dei bambini con lo spazio. Si tratta di una sistematizzazione delle conoscenze
che unisce aspetti teorici e metodologici con aspetti operativi.
La ricerca può orientarsi verso temi legati in maniera più specifica all’educazione didattica come il
rapporto fra ricerca e insegnamento, sviluppo di abilità e competenze geografiche, ruolo
dell’educazione geografica nella formazione umana, analisi e comprensione dei curricoli, etc. Le
innovazioni devono essere oggetto di una sperimentazione sul campo, condotta con criteri
scientifici. Un altro gruppo di problemi si focalizza sul rapporto dei bambini con lo spazio
geografico (senso di luogo, percezione degli spazi nei bambini, geografie di genere, conoscenza
informale dell’ambiente, comportamento dei bambini nei diversi spazi).
CAPITOLO 4: LA DIDATTICA DELLA GEOGRAFIA
Didattica della geografia: con questo termine si intende una riflessione teorica e metodologica che
comporta la rielaborazione dei saperi disciplinari, tesa ad indagare il rapporto tra sapere
geografico elaborato dai geografi e quello da insegnare, i rapporti fra gli studenti e la geografia,
come scienza che aiuta a comprendere il mondo e i sussidi e gli strumenti in grado di agevolare
l’apprendimento della geografia e l’acquisizione di competenze spaziali.
Per insegnare una disciplina occorre padroneggiare il sistema ermeneutico, individuare una sintesi
coerente e i criteri di rilevanza e di valore che permettono di selezionare le conoscenze, ma non
solo, anche di connetterle in un sistema logico per interrogare la realtà e sviluppare nuova
conoscenza. L’insegnante ha la capacità di conoscere l’intero orizzonte della geografia.
La geografia contribuisce a formare una competenza complessa che trova applicazione nelle
diverse attività della vita umana. La conoscenza geografica consente di prendere decisioni,
sviluppare progetti e azioni che interagiscono intenzionalmente con luoghi, culture ed economie
anche spazialmente distanti. È importante conoscere per insegnare, ma questo non basta.
Occorrono anche competenze comunicative, relazionali. L’obiettivo della didattica disciplinare non
include solo la capacità di comprendere interpretando e connettendo fra loro le informazioni, ma
anche quella di contestualizzare, individuare analogie, analizzare situazioni e risolvere problemi. La
didattica disciplinare ha il compito di eseguire una MEDIAZIONE culturale complessa.
Comprendere che nello spazio geografico tutto è connesso è uno strumento culturale per
riconoscere che le condizioni di vita delle comunità umane nel pianeta NON sono il risultato di
eventi casuali, ma della capacità della specie umana di interagire al suo interno. La didattica ha il
compito di elaborare strumenti culturali per analizzare e pensare il mondo e le attività umane in
modo spazializzato.