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ESAME DI STATO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE

a.s. 2019-2020
Indirizzo: Liceo delle Scienze Umane
Elaborato interdisciplinare di Scienze Umane
Riccardo Brioschi

LA DIFFERENZA NON È UNA SOTTRAZIONE


Come l’ambiente è fondamentale al fine di ottenere un’educazione democratica ed inclusiva.

Questo testo vuole mettere in luce come l’ambiente, il setting, sia fondamentale per l’educazione
democratica. Ripercorrendo gli studi di Goffaman prima e di Maria Montessori poi, si cerca di
delineare la strada per una educazione sempre più aperta alle diversità. L’educazione alla diversità
è e deve essere fondamentale per una educazione democratica, perché la diversità è il punto fermo
dal quale nessuna forma di governo dovrebbe discostarsi. In conclusione, cercherà poi di proporre
il motto che ogni scuola del mondo dovrebbe adottare proprio in merito a questi temi.

L’attenzione all’educazione e alle diversità è un perno fondamentale all’interno del mondo


democratico. La democrazia è il governo di tutti. La scuola è l’istituzione più rappresentativa del
governo di un Paese. Quanto più la scuola è equa, imparziale ed aperta alle diversità, tanto più quello
Stato sarà democratico. La frase “La scuola è maestra di vita”, che riprende la frase latina di Cicerone
“Historia magistra vitae”, è divenuta parte ormai del gergo comune e rappresenta proprio il senso
che deve avere l’educazione scolastica nella contemporaneità. Deve essere maestra di vita, deve
preparare al futuro, deve in un certo senso “essere il futuro”. In un mondo democratico, come quello
odierno, per preparare al futuro, la scuola deve educare alla democrazia e, quindi, alla libertà di ogni
singolo individuo, alla libera espressione di tutte le diversità che sono presenti in questo mondo dove
la parola d’ordine è “globalizzazione”.
In una scuola che deve educare, quindi, alle diversità e alla democrazia, l’attenzione deve essere
rivolta al setting, cioè al luogo, allo spazio, al tempo e alle regole nel quale avviene l’azione educativa.
Questa attenzione è fondamentale perché l’educazione è davvero proficua solo se il bambino,
l’educando, con il suo ambiente sono il centro del progetto di formazione. Infatti, l’ambiente è di
particolare rilevanza per aiutare e supportare a tutti gli effetti la crescita e, usando una terminologia
montessoriana, per svelare il bambino segreto che ogni individuo ha al proprio interno.
Una figura importante nelle scienze umane che si è occupata dell’importanza dell’ambiente per
l’espressione dell’individuo è Erving Goffman. Il sociologo statunitense ha spostato il focus della
sociologia dal macro al micro, andando ad osservare sempre più da vicino gli aspetti sociali all’interno
della vita di tutti i giorni e ponendo, grande attenzione al modo in cui l’ambiente e la sua disposizione
influenzasse l’individuo. Lo studioso si concentrò sullo studio del sé di ogni soggetto. Esso, secondo
il sociologo, deriva dalle interazioni sociali e si struttura grazie ad esse. Per Goffman, infatti, la vita
sociale di ogni individuo si svolge nel medesimo modo in cui una rappresentazione teatrale viene
messa in scena su un palco: ogni persona, in ogni momento della vita, si trova a recitare una parte;
per questo motivo l’approccio dello studioso statunitense è definito drammaturgico. Secondo questa
teoria, quindi, il sé è una sorta di maschera che si modifica in base al ruolo che si deve assumere e al
contesto in cui ci si trova. Egli, quindi, nel 1961, condusse una ricerca presso il St. Elizabeths Hospital
di Washington, un ospedale psichiatrico, per definire come il sé di ogni soggetto si modificasse
all’interno delle cosiddette istituzioni totali, ovvero un contesto particolarmente estremo dove riuscì
a confermare la sua tesi riguardante il sé. Lo scienziato scoprì come la vita all’interno di un
manicomio riusciva a spersonalizzare i pazienti e addirittura ad aggravare le loro patologie,
concludendo poi che era un denominatore comune di tutte le istituzioni totali come, ad esempio, le
carceri. Questo avviene perché chiunque entri in contatto con queste istituzioni, sia pur con modalità
e finalità diverse, in modo volontario o esito di una costrizione, viene spogliato dei caratteri del sé
della vita precedente, perde i suoi ruoli e i successi acquisiti, trasformandosi in una persona
completamente estranea in grado di sottostare anche alle regole così ferree delle istituzioni totali.
All’internato viene, quindi, impedito di mostrare la sua immagine originaria, o, come direbbe
Goffman, la sua maschera, e gli viene imposto di seguire in maniera rigida e vessatoria una serie di
regole che lo rendono un semplice ingranaggio all’interno della grande macchina che è l’istituzione
totale. Goffman, quindi, è l’esempio lampante dell’importanza del setting, dell’ambiente, all’interno
delle istituzioni che si occupano di educazione, in quanto l’ambiente è ciò che determina il sé e va
curato nei minimi dettagli.
Anche in Italia vi sono stati studiosi delle scienze umane che hanno sottolineato l’importanza del
contesto in cui l’educazione avviene e come sia fondamentale che esso garantisca libertà perché il
bambino si sviluppi nella sua pienezza. La più importante di queste figure è Maria Montessori che si
affaccia nel panorama scientifico a cavallo tra il 1800 e il 1900. Parlando di diversità, e quindi anche
di disabilità, è importante sottolineare che la Montessori è giunta alla formulazione del suo metodo
di educazione, da tutti conosciuto come “metodo Montessori”, proprio a seguito di un’esperienza con
una delle diversità che caratterizzano il mondo dell’educazione: la disabilità. Essa infatti ha
sviluppato tale metodo a partire dall’esperienza con dei ragazzi disabili presso l’ospedale psichiatrico
dell’università di Roma. La scienziata si è concentrata sull’adattamento dell’ambiente alle capacità
motorie di ogni singolo bambino. Per fare ciò ha messo loro a disposizione del materiale didattico
pensato ad hoc per il loro sviluppo sensoriale e in questo modo ha scoperto che i ragazzi stavano
apprendendo nozioni esattamente come un bambino normodotato. La Montessori ha quindi eliminato
tutte quelle peculiarità dell’ambiente tradizione dell’educazione del bambino come il gioco classico
e tutto ciò che causava la dispersione dell’attenzione per creare un setting dove il bambino fosse
estremamente concentrato sulle attività laboratoriali senza farsi distrarre da tutto ciò che lo
circondava, perché anche l’ambiente è parte integrante del progetto educativo. A test fatti, i risultati
ottenuti dai bambini disabili educati dalla Montessori con questo metodo, sono molto simili ai risultati
ottenuti da bambini normodotati. Viene facile quindi capire che con il metodo giusto chiunque può
ottenere altissimi risultati.
Per entrare più nello specifico del metodo Montessori bisogna osservare prima di tutto che
l’attenzione all’ambiente e alla sua costruzione è probabilmente la parte fondamentale del metodo
perché senza un ambiente adatto, che non ostacoli l’insegnamento e la crescita del bambino, non si
può ottenere alcun risultato educativo. L’ambiente ideale all’insegnamento è, per la scienziata, una
casa (non è casuale appunto il nome della sua scuola “casa dei bambini”) perché deve essere quanto
più simile possibile all’ambiente di vita naturale dei bambini e, quindi, le mura domestiche. Questa
casa, però, deve essere fatta su misura per i bambini, tutto deve essere studiato nei minimi dettagli
per essere adatto ad un infante, le dimensioni devono essere ridotte e tutto deve essere accessibile.
Non esistono armadi di più grandi dimensioni per le maestre perché altrimenti si metterebbe il
bambino di fronte a qualcosa che non può raggiungere e, quindi, di fronte ad un ostacolo, cosa che
per la Montessori va ad intaccare la riuscita dell’educazione. L’ambiente deve, quindi, creare per il
bambino le condizioni per una vita pratica concreta affidata all’autonomia dei singoli e alla loro
capacità di cooperare che li renda quanto più pronti possibili a quella che sarà poi la vita futura fuori
dalla scuola. All’interno dell’ambiente vengono posti i cosiddetti materiali di sviluppo che sono quei
materiali che danno la possibilità al bambino di apprendere da solo, senza l’intermediazione di un
adulto, delle competenze come la differenziazione dei suoni oppure i calcoli e la lettura. I materiali
sono pensati e costruiti sul principio dell’isolamento di una sola qualità, ad esempio, il colore, il
suono, le dimensioni. Questo avviene in primo luogo perché in questo modo il bambino apprenderà
con gradualità, in maniera sempre più precisa e specifica le nozioni ed in secondo luogo perché così
l’educando stesso riuscirà a controllare eventuali errori senza dover dipendere da aiuti esterni
evitando così di violare quel diritto che per la Montessori è sacro ed inviolabile: il diritto
all’autonomia.
Lo studio di Goffman, quindi, successivo per datazione all’esperienza montessoriana, non fa altro che
confermare l’idea di Maria Montessori ovvero l’importanza del setting in ambito educativo, di tutto
quel contorno che è creato dall’educatore per l’educando in modo tale da eliminare qualsiasi
differenza tra i bambini e dar loro la possibilità di svelarsi per quello che sono realmente. Per la
Montessori, quindi, l’educando, deve mostrare il bambino segreto che ogni individuo ha al proprio
interno.
Oltre all’importanza dell’ambiente, per la Montessori un altro punto sacro ed inviolabile ancora oggi
al centro delle scuole a lei ispirate era, quindi, l’autonomia che ogni bambino doveva avere all’interno
della casa dei bambini. Pur essendo questo un aspetto ancora importante nell’educazione, mi sento di
dire che la parola d’ordine nella scuola del giorno d’oggi è, e deve essere sempre di più, diversità. Ho
appreso questo in una scuola per ragazzi autistici e down dove ho svolto la mia esperienza di
alternanza scuola lavoro. Essa si trova a Lissone, in Brianza, e pone la sua essenza educativa nella
frase “La differenza non è una sottrazione”. Questa frase simbolo dovrebbe essere il motto non solo
di quella realtà ma di tutte le istituzioni scolastiche d’Italia e del mondo. La differenza, come
dimostrato ampiamente dalla Montessori, non è assolutamente limitante, al contrario deve essere uno
stimolo di crescita per entrambe le parti. La scuola deve essere in grado di aprire alla differenza perché
ogni singolo individuo è differente a qualsiasi altro sulla faccia della terra. Infatti ognuno può dare
qualcosa e il contatto è e deve essere uno scambio reciproco, non ha senso discriminare un ragazzo o
una ragazza solo perché è su una sedia a rotelle oppure non riesce a vedere. Bisogna avere il coraggio
di andare contro qualsiasi postulato matematico, avere il coraggio quindi di affermare che la
differenza è un’addizione, una moltiplicazione, un elevamento a potenza, ma non è in alcun modo
una sottrazione. Al mondo ci sono poco più di sette miliardi di persone e tutte queste sono differenti,
non si possono trovare due persone identiche, nemmeno due gemelli omozigoti.
Concludendo quindi, l’educazione alla diversità nelle scuole del 2020 è fondamentale per un mondo
sempre più democratico, perché la democrazia è il potere del popolo e il popolo è soggetto alla
diversità. Tanto più si educa a trarre benefici dalle diversità, tanto più il futuro sarà all’insegna
dell’integrazione. L’ambiente poi è da ritenere sempre di più come un perno fondamentale perché è
la vera chiave di volta nell’educazione ed è parte integrante del progetto educativo. Per questo, va
studiato nei minimi dettagli come si evince dagli studi di Goffman e Maria Montessori. Si deve,
quindi, prendere spunto dagli elementi di rinnovamento di questi due studiosi per continuare sulla
strada dell’educazione democratica. Tutto ciò si può riassumere in una frase che sia come un motto,
“la differenza non è una sottrazione”.

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