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Una delle maggiori carenze nell’empatia per i bambini è l’incapacità di molti adulti di
cogliere la scala su cui è dimensionato il mondo infantile, tempo dimensioni e potere
sono diversi per i bambini, e il mondo è generalmente costruito a misura degli
adulti, inoltre fenomeni come quello dell’urbanizzazione selvaggia, metamorfosi
strutturali delle componenti sociali e impatti penetranti dei nuovi mezzi di
comunicazione, ed inoltre la crisi economica, hanno conseguenze spesso
drammatiche sui bambini, il fenomeno della povertà infantile è cresciuto a livello
internazionale, in quanto aumentano i fattori come lo sfruttamento lavorativo dei
minori, l’utilizzo dei bambini soldato. Inoltre non va trascurato il fenomeno del
maltrattamento e dell’abuso ai danni dell’infanzia, studi clinici dimostrano che le
condizioni di abuso, maltrattamento, abbandono interferiscono in maniera
significativa con lo sviluppo delle capacità integrative e metacognitive.
Nel corso degli anni le convenzioni come quella dei diritti del fanciullo e le
dichiarazioni come quella dei diritti del bambino, e la dichiarazione mondiale sulla
sopravvivenza, protezione e sviluppo dei bambini, hanno ritenuto che l’infanzia oltre
ad essere un oggetto di tutela e cura, debba essere anche un soggetto di diritto, a
cui è riconosciuta la possibilità di esercitarli e rivendicarli attivamente.
Il 1° diritto inalienabile è il diritto alla vita, in quanto a troppi bambini nel mondo
non è dato il diritto di nascere, perché troppi adulti non danno forma a questo senso
di responsabilità.
Gli adulti spesso non sanno intrattenersi in modo autentico con i bambini e non
hanno il tempo necessario sia mentale che affettivo, lo scambio dovrebbe invece
essere generatore di identità, dove il bambino attraverso le relazioni con gli altri
diviene se stesso e cresce custodendo l’integrità della propria personalità.
La società adulta si è appropriata delle parole dell’infanzia e le ha sostituite con i
propri, gusti e stili che hanno colonizzato anche i bambini, dunque il 1° impegno
educativo è quello di restituire voce e consistenza, parola e presenza ai bambini, e
alcune direzioni educative particolari possono indicarsi sottoforma di diritti come
quello alla significazione ad una vita emotiva, all’unicità, alla fantasia, al gioco e allo
star con sé stessi.
Diritto alla fantasia: un particolare diritto, che va garantito affinché prendano forma
i processi di simbolizzazione dei bambini e trovi la loro ricerca di significato, è il
diritto alla fantasia in quanto il mondo della fantasia va protetto e coltivato, poiché è
in esso che i più piccoli esprimono la propria creatività ed elaborano le dinamiche
della vita.
Diritto a star con sé stessi: il bambino ha bisogno di poter godere di spazi propri per
coltivare una sana solitudine, non una solitudine abitata dalla noia o dalla presenza
della TV, ma di una solitudine educante, che si esercita già nella riflessività da
piccoli, infatti lo stare con sé stessi a seguito ad esempio di un rimprovero dei
genitori o un litigio con gli amici permette di ritrovarsi, in quanto il bambino prende
contatto con i propri errori e le proprie incertezze e assume la responsabilità dei
propri comportamenti, responsabilità che deve essere coltivata per tutta la vita.
Spesso manca una cultura del rispetto della loro intimità, è ciò che comporta una
violazione del nucleo del sé, dunque l’adulto ha il dovere di tutelare ciò che il
bambino sente, e di creare per lui momenti in cui sostare e comprendere
esperienze, sentimenti e pensieri. Si tratta di una forma di rispetto dei suoi tempi e
dei suoi dispositivi d’interiorizzazione, dunque rispettare ed assicurare al bambino
l’esperienza dello stupore, della meraviglia, del riserbo, della discrezione,
dell’accoglienza e quella dell’ascolto, fa si che nell’intimità del sé la persona possa
celebrare la propria libertà e i valori.
Per un riconoscimento dell’infanzia come età della vita: ogni cultura è caratterizzata
da valori, atteggiamenti, aspettative, proiezioni e immagini dell’infanzia difficili da
decodificare, pensare ad altre immagini di infanzia attraverso una prospettiva
pedagogica permette di considerare i bambini non come meri soggetti in evoluzione,
ma come cittadini del futuro, che diventeranno adulti, dunque la pedagogia valuta il
valore dell’infanzia come età della vita essenziale per il farsi dell’uomo e della
società, dunque bisogna mettere da parte la visione individualista centrata sul
singolo bambino e pensare invece ad una prospettiva umana, e questo tipo di
visione permette di riflettere sulle responsabilità della società odierna rispetto
all’infanzia, non solo in termini di denuncia ma anche nell’individuazione di processi
educativi di sostegno all’armonico sviluppo dei bambini.
le variazioni del ritmo di crescita: designano il fatto che pur stabilendosi uno schema
generale di svolgimento dello sviluppo umano, va riconosciuta l’esistenza di
mutamenti nella modalità di accrescimento e maturazione.
I ritmi evolutivi sono personali e il bambino è comunque qualcosa di più di un
insieme di funzioni, è da considerarsi una persona con particolari forme di
significazione della realtà, diverse da quelle dell’uomo adulto. Se vissuta secondo le
proprie peculiarità e dimensioni di valore, l’età dell’infanzia già rende il bambino un
uomo, nel senso di umano.
So-stare con l’infanzia, per adulti: l’adulto che utilizza un atteggiamento di ascolto
nell’accompagnare il bambino, compie lui stesso un percorso di crescita personale.
Così come il bambino ha bisogno dell’adulto per crescere, a sua volta l’adulto ha
bisogno del bambino, perché osservando il bambino, ci si osserva in quanto adulti, si
osserva il proprio modo di relazionarsi.
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ogni persona nei suoi aspetti molteplici: amore, autorità, responsabilità, libertà,
empatia e dialogo interiore.
Un atto fondamentale di amore è il generare che colloca la presenza del bambino in
una profonda dimensione relazionale, l’evento della nascita, pertanto così critico per
madre e figlio porta in sé il nucleo del processo relazionale, che impegnerà i due
soggetti nella loro reciproca relazione. Nel rapporto con la madre il bambino attinge
un fondamentale senso di fiducia verso il mondo esterno e una sicurezza che gli
permette di affrontare persone e situazioni che la vita pone innanzi, di adattarsi al
vivere sociale, nonché di apprendere senza paura e angoscia, dunque l’identità del
bambino si struttura in modo armonico solo entro una relazione avvalorante ricca di
cure e gesti quotidiani.
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Nuove strutture e processi educativi: l’analisi delle dinamiche interne al nucleo
familiare s’intreccia strettamente con le trasformazioni di natura sociale, nuove
forme familiari e copioni relazionali danno vita a un particolare modo di sentire la
presenza dei figli, i mutamenti sociali e le trasformazioni che investono le modalità
d’interazione familiare esercitano rilevanti influssi di natura simbolica, e quindi
anche educativa rispetto la crescita dei figli. In tal senso è fondamentale cogliere le
istanze pedagogico-educative soggiacenti ai cambiamenti in atto a livello familiare, e
conseguentemente nei confronti dell’educazione dei figli. La famiglia viene investita
dai cambiamenti sociali, ed ha subito e continua a subire il profondo travaglio
biologico, antropologico, culturale tipico del mondo contemporaneo, in questo
modo la famiglia dimostra di saper configurare il proprio modo di stare al mondo,
generando nuovi equilibri, elaborando strategie di soluzione dei problemi. Il modello
consolidato della famiglia nucleare, basata sulla convivenza dei genitori con i figli,
lascia oggi spazio ad una molteplicità di forme e relazioni, come i nuclei
monogenitoriali, famiglie ricostituite, ma anche famiglie costituite da un solo
membro, spesso anziano o giovani uomini e donne soli, inoltre un crescente numero
di persone attraverso crisi coniugali e separazioni, che vanno a creare tipi di
generatività difficile da definirsi. Anche gli aspetti socio-demografici come l’aumento
dell’età media in cui si costruisce la famiglia e si concepiscono i figli, e il calo della
natalità, modificano i contesti di vita familiare, tanto nell’aspetto strutturale quanto
nell’assetto delle relazioni.
La pedagogia della famiglia è andata incontro negli ultimi anni ad una sofferenza
concettuale e metodologica, proprio in relazione al venir meno di precedenti modelli
di riferimento, dunque le ricerche considerano la molteplicità delle configurazioni
familiari, sapendo cogliere significati strutturali dell’essere famiglia, con le sue
specificità culturali e relazionali.
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Le relazioni familiari sono tali perché scaturiscono e si fondano su un legame di tipo
generativo, nel senso del generare e dell’essere generati, vi sono 3 vincoli che
uniscono i membri di una famiglia:
1) Di appartenenza (ad una storia familiare, ad un clan)
2) Di alleanza (tra coniugi)
3) Di filiazione (tra genitore e figlio)
La relazione fra adulto e bambino avviene sotto forma di controllo, ma il fine è
quello di promuovere l’autonomia del bambino, l’autorità adulta tuttavia deve
essere accompagnata da un forte legame affettivo, in quanto infonde nel bambino
fiducia in sé stesso necessaria a sviluppare autocontrollo.
Erikson definisce lo stadio della generatività come l’aspetto evolutivo più rilevante,
poiché in esso convergono tutti gli sviluppi che l’hanno reso l’uomo un essere che si
prende cura. Da oggetti di cura si diventa oggetti che si prendono cura,
particolarmente nell’atto del dare origine ad un’altra vita.
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