Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Città neo-liberista, imprenditoriale, attua delle politiche urbane che sono insieme anche delle
POLITICHE DI RAPPRESENTAZIONE: politiche ispirate alla logica neoliberista della città, come
macchine della crescita, politiche che producono immagini narrative, simboli vincenti della città.
La città viene tradotta - POLITICHE DELLA TRADUZIONE - in un repertorio di saggi, testi, icone…
serie di pratiche comunicative che sono molto selettive, selezionano gli aspetti vincenti, gli spazi
vincenti, gli attori vincenti della città.
(queste) Narrative sono prodotte dalle élite politiche ed economiche della città - politcy makers -,
agenti dello sviluppo della città - chi ha in mano le redini del city marketing, che deve trovare
delle RAPPRESENTAZIONI SINTETICHE, CONVINCENTI e VINCENTI della città.
che si basa su un’economia del sale - saline, si vedono attrezzature per svolgere questo lavoro;
il canale di acqua artificiale funzionale alla produzione, quando l’acqua aveva un ruolo nella
logistica, nel supporto alla città produttiva-industriale. Canale artificiale costruito nel 1825, per
collegare la regione di New York a quella dei Grandi Laghi, “Erie Canal”, che in questo periodo
viene celebrato come una via d’acqua produttiva.
Le ciminiere, l’orgoglio di mostrarle come simboli della città industriale, città delle ciminiere.
In un tempo in cui questa immagine industriale non veniva percepita come contrastante con la
fruizione ricreativa degli spazi. Il lago, Onondaga Lake, è nelle prossimità di Syracuse: mandare
cartolina con ciminiere o con il lago e le persone intorno non era qualcosa contrastante,
nell’inconsapevolezza che quella produzione industriale stava inquinando questa risorsa naturale.
Un’immagine più tarda, del 1960. Questo avviene soprattutto con l’instaurarsi dell’industria
chimica, la produzione della soda.
Già nel 1940 non si può più fare il bagno per l’inquinamento batterico;
ma solo nel 1970 c’è un riconoscimento, una COSCIENZA AMBIENTALISTA inizia ad esistere e
avere degli effetti sulle azioni del governo locale. Fase in cui si ha il divieto di consumare il pesce
del lago.
Nello sviluppo, dopo la consapevolezza, l’associazione dice ‘siamo a questo punto, abbiamo 2
soluzioni:
- l’altra quello che potrebbe essere l’ideale dove si potrebbe tornare a nuotare e mangiare il pesce
del Lake’.
Per quanto riguarda l’elemento dell’acqua, i canali artificiali collegati alla funzione produttiva, a
un certo punto sono stati DE-FUNZIONALIZZATI nel momento in cui la trasformazione del settore
produttivo ha reso non più importanti queste vie di trasporto.
Interessa anche la città: lavoro di ristrutturazione di quello che era il sentiero che collega la città
al Lake,
e finalmente nel 2011 la RIAPERTURA del collegamento da città a lago, RIPULIRE, RISANARE,
RIBONIFICARE, RIVITALIZZARE per poter utilizzare gli spazi in maniera ricreativa. 10 milioni per la
‘recreation trail’.
Ecco spiegato il CAMBIAMENTO DEL LOGO della città: da sale, ciminiere, acqua del trasporto
produttivo: il nuovo logo del 1986 parla:
- è verde - immagine verde della città, si punta sulla dimensione nuova, di riqualificazione
ambientale;
- la città viene associata al lago, proiezione del sentiero più vicino;
- si mantiene la skyline, senso della città del servizi, della città avanzata, che ha un ruolo
economico, ma che fa pace col waterfront lacustre.
Forgia un nuovo IMMAGINARIO, nuova ICONA, logo, marchio, simbolo della città.
Il MARKETING DELLA CITTÀ:
– non si è rivolto solo verso l’esterno - proporre un’IMMAGINE della città all’esterno,
– ma il city marketing ha anche sempre un versante interno, una ricerca di consenso della città
neo-liberista, nei confronti di chi vive la città, delle forme di incremento dell’ORGOGLIO DEI
RESIDENTI di appartenere alla città, una condivisione dei valori della città, anche da parte degli
insiders.
es. i mega eventi creano coinvolgimento: tutti si fanno volontari per portare in alto il NOME
DELLA PROPRIA CITTÀ.
POLITICHE DI RAPPRESENTAZIONE
/
CONTESTAZIONE
A politiche di rappresentazione che lasciano poi anche lo spazio ad una CONTESTAZIONE delle
politiche neo-liberiste. Contestazioni che vengono spesso offuscate dalle retoriche celebrative.
è l’ICONIC BUILDINGS
Una città non grande, di 150.000 abitanti, industriale, che conosce un rande declino con la
delocalizzazione industriale.
• Nel 1989 nasce un piano di RILANCIO della città che prevede la riqualificazione a partire dal
waterfront interno - fiume che attraversa la città,
• un piano che subito è in mano ad attori sia pubblici, che privati - società mista pubblico-privata,
• con l’obiettivo di ricollocare la città nel mercato, non produttivo ma dell’economia culturale,
dei simboli.
Negli anni 90 Bilbao si pone alla ribalta globale, da piccola città, ma diventa globale
rendendosi attrattiva sul piano culturale.
La città cambia scala, per effetto di RE-SCALING - fa un SALTO DI SCALA, da città di livello
regionale diventa nota a livello globale.
Improvvisamente Bilbao acquisisce un RUOLO NEL TURISMO, attirando milioni di visitatori che
raggiungono la città per vedere il nuovo museo L’EDIFICIO ha il potere di RISOLLEVARE dal suo
declino post-industriale la città.
*il Guggenheim, *la folla che va verso il museo e *il simbolo del Mc per rappresentare una
SERIALIZZAZIONE del CONSUMO CULTURALE: il museo associato ad un CONSUMO SERIALE.
= CONTRONARRATIVA allo sviluppo della città neo-liberista.
la McDonaldizzazione della società era stata teorizzata all’inizio degli anni 90 con l’idea che la
logica del fast-food omologato stesse prendendo, contagiando diversi ambiti della società
american in primis.
Tornando a Bilbao esiste un altro lato della medaglia, una versione diversa della storia che può
essere raccontata dai locali, che hanno vissuto il mondo della fabbrica e non sono stati in grado
di REINVENTARSI in questa nuova ECONOMIA dei CONSUMI CULTURALI DEI SIMBOLI, che
richiede profili professionali di altro tipo.
La città della cultura è anche indigesta per una parte dei locali, lo è stata a Bilbao, ed è stata
anche avversata-ostacolata:
Bilbao simbolo delle grandi potenzialità e delle CONTRADDIZIONI della città neo-liberista:
WHOS CULTURE? “Questa città della cultura di chi è?” scriveva Zuki
La città della cultura ha anche impatti sociali critici e lo vediamo nello ‘stencil’ ART FOR WHOM?:
domanda che si fa anche il geografo culturale quando analizza in senso critico le politiche di
rappresentazione e formula o rileva delle contestazioni.
Seconda parte
- politiche di RAPPRESENTAZIONE,
- forme di contestazione, esiste anche una POLITICA COME CONTESTAZIONE rispetto alle
trasformazioni fisiche e immateriali della città.
ci si interroga sulle dinamiche di potere della città neo-liberista, sui divari sociali che crea, sulla
necessità di democratizzare i processi decisionali, sulla giustizia e l’ingiustizia urbana:
tutto questo versante più critico che deve essere tenuto in considerazione.
NEOLIBERISM NEOLIBERAL URBANISM
La città neo-liberista diventa quindi facile BERSAGLIO per gli studi urbani CRITICI, e questo si è
particolarmente acuito in un momento dell’evoluzione della città neo-liberista:
come questo paradigma stesse aumentando la crescita dei divani nella città, i meccanismi con cui
funzionava questo neo-liberismo urbano - es. con la crisi finanziaria, il blocco di finanziamenti
bancari… si vede come le città si comportassero come imprenditori, indebitandosi con le
banche per i loro progetti di REINVENZIONE urbana.
Si dice che la crisi del 2008 abbia messo in crisi / discussione il modello neo-liberista (in
generale), e quindi anche quello neo-liberista urbano.
Neo-liberismo deriva da “nuova forma di liberismo”, dottrina politica figlia della rivoluzione
industriale dell’800 - dottrina lassair faire - lasciando libera iniziativa all’economia e limitare
l’ingerenza dello Stato nell’economia.
- FASE ULTRA LIBERALE, anni 80, che vede grandi protagonisti Raegan negli USA, Tatcher in UK…
la svolta liberista di governi conservatori di destra, in generale di politiche di governo che hanno
delle ricadute poi nella sfera urbana.
- Segue, negli anni 90, fase di governi PROGRESSISTI di centro-sinistra, Clinton USA, Blaire UK..
tutti si allineano al neo-liberismo, c’è continuità ma col tentativo di includere questo paradigma
in un’ottica più di sinistra, che preveda la SOLIDARIETÀ SOCIALE, la REDISTRIBUZIONE formule
che hanno mitigato il neo-liberismo con intervento per l’EQUITÀ sociale e la redistribuzione della
ricchezza.
Blaire tra Tatcher (ultra liberismo anni 80) e Marx (sinistra più radicale) - che avrà esisti nelle
politiche urbane che seguiranno nel UK, che hanno obiettivo di tenere insieme crescita con
inclusione - specialmente le minoranze etniche delle città inglesi.
- Nel 2008 arriva la grande crisi finanziaria che interessa l’economia globale ma che è partita dagli
USA con la bolla immobiliare e ha creato la crisi del credito contagiando il mondo:
in una fase di euforia del mercato creditizio, erano stati dati troppi mutui a persone poco
affidabili, si è creato un eccesso di profitti virtuali di mutui che non aveva base economica solida-
reale, non c’era per queste persone la reale capacità di pagare poi. Da qui la bolla immobiliare
che si è trasferita, contagiando anche altri comparti finanziari.
In ambito accademico c’è stato un RIPENSAMENTO, anche da parte dei fautori e di chi è a
supporto della città neoliberista.
? Occorre pensare meno alla crescita economica come obiettivo, e reindirizzarsi verso servizi ai
cittadini, redistribuzione, spesa sociale?
→ Con la crisi si vedono i RISCHI, i meccanismi di funzionamento inceppati nella città neoliberista: le
città indebitate come le imprese, che si trovano ad avere pochi soldi per i servizi nel momento in
cui avevano puntato su operazioni di crescita urbana.
→ C’è chi dice che la crisi sia stata SFRUTTATA dal capitalismo neoliberista, perché le politiche di
‘austerity’ seguite alla crisi hanno colpito soprattutto i livelli bassi. La crisi ha aumentato i DIVARI
- chi aveva di più ha mantenuto la sua posizione o migliorato, mentre chi aveva di meno è stato
ulteriormente affossato dalle politiche di ‘austerity’ conseguenti alla crisi.
Contagio della PROTESTA, omologazione dei messaggi: si lotta contro la città omologata
neoliberista, però si adottano degli stili di imitazione anche in questo caso.
Tutti movimenti che si sono fisicamente collocati nella città, il paesaggio urbano della protesta
che viene a farsi più riconoscibile durante la crisi.
In epoca neoliberista la città diventa il sito privilegiato per la rivendicazione di diritti, per la
denuncia delle ingiustizie sociali, le città sono arene di contestazione.
Si è parlato di urbanizzazione della giustizia sociale - il tema della giustizia sociale è stato
declinato nella dimensione urbana: giustizia sociale che
Idea secondo cui : gli abitanti, la popolazione di una città hanno il diritto di partecipare, di dire la
propria nelle SCELTE che riguardano la trasformazione che riguarda lo spazio urbano,
Le risorse spaziali non hanno solo valore economico, ma SOCIALE. L’INTERESSE privato va
contemperato con quello generale,
perché quando si tocca la città si tocca anche una questione che riguarda tutti.
Il concetto di diritto alla città è stato molto popolarizzato, utilizzato nelle campagne di protesta,
nell’ATTIVISMO URBANO.
In questa locandina si dice ‘di chi è la città?’, delle élite o anche dei cittadini.
Il ‘right to the city movements’ che cita il nome di David Harvey, geografo che negli anni 80 ha
individuato il passaggio dal sistema redistributivo a quello imprenditoriale, come un
meccanismo di funzionamento neoliberista e, in particolare, nella città neoliberista.
‘Rebel cities, from the right to the cities to the urban revolution’,
intellettuale radicale di riferimento e rispetto al quale sono spesso associati SLOGAN contro
narrative come ‘take back the city’, ‘reclaim the city’ modi di dire che richiamano tutta la sfera di
pensiero CRITICO rispetto alla città neoliberista.
Tutto questo produce CONTRONARRATIVE della città neoliberista, sia nel mondo accademico sia
nella società civile. Grande ruolo nell’attivismo urbano che vanno di pari passo negli studi critici
urbani. Contronarrative che si specializzano: contro il turismo di massa, contro la speculazione
immobiliare, contro i grandi eventi… proteste
Visione di questo video, 30 min, inspirational talk al right to the city 2016: assaggio della voce e
della teorizzazione la critica urbana di Harvey.
* https://www.youtube.com/watch?v=4cL5c600R3o
Terza parte
SURVEILLANCE
SECURITY
…FEAR
Il versante critico degli studi urbani ha poi focalizzato l’attenzione su temi che si prestano alla
contestazione, che sono
- SORVEGLIANZA,
- SICUREZZA,
- geografia urbana della PAURA: temi delicati che si prestano a visioni contrastanti, a
contestazioni, temi attuali
pensiamo al controllo della mobilità, interessante oggi, biometric scanning …
Idea che occorra vivere in città sicure - secured cities: i temi di geografie della paura, della
sorveglianza, della sicurezza urbana sono stati spesso associati all’icona, al simbolo: la telecamera
- per molto tempo al centro di riflessioni dei geografi culturali urbani critici.
La TELECAMERA, l’idea di una sorveglianza che si esercita attraverso una visione di controllo,
dall’alto della città, visione panottica;
soprattutto oggi una riflessione sul ruolo dei DRONI: vasta letteratura di stampo critico che
affronta il regime scopico verticale dei droni, anche nel tema della sorveglianza e della sicurezza.
l’URBAN RIOT - GUERRIGLIA URBANA è evento a cui siamo abituati ad associare alla
dimensione urbana.
In corrispondenza delle crisi e delle rivolte urbane, del terrorismo, si parla di CITIES UNDER SIEGE
- CITTÀ SOTTO ASSEDIO: MILITARIZZAZIONE dello spazio urbano.
1. La questione della sicurezza urbana, fino agli anni 80 non è stata europea, perché era associata
soprattutto alle città statunitensi USA, che fin dagli anni 60 trattavano le rivolte dei ghetti, della
facilità delle armi, idea di città violenta.
2. In Europa, è stato con le rivolte delle banlieue francesi degli anni 80-90 che è cominciato il tema
della sicurezza urbana, con una concezione puntiforme però: si associava la pericolosità, bisogno
di controllo, sicurezza in spazi precisi, circoscritti, dai confini leggibili, delle aree off-limits - de
evitare.
3. Dalla fine degli anni 90 invece, la sicurezza inizia invece declinata in termini nuovi, riguarda la città
nel suo complesso, in corrispondenza la svolta neo-liberista si pensa che una città sicura è
anche una città più attrattiva; l’insicurezza non consente a narrative vincenti di emergere, non va
d’accordo con una città che cerca un’immagine nuova.
4. L’11 settembre 2001 cambia tutto: una svolta della percezione della sicurezza. La sicurezza
diventa un problema urbano globale, pervasivo - che investe l’esperienza dei singoli, i singoli
interiorizzano la situazione, si percepisce di più il tema della sicurezza urbana; e soprattutto si nota
che cade la distinzione tra sicurezza dello STATO e la sicurezza della CITTÀ:
oggi è normale per noi vedere l’esercito in città, ma l’esercito non è deputato a difendere le città,
ma difende lo Stato. Per le città c’è la Polizia e altre forme di controllo e mantenimento della
sicurezza.
Con l’11 settembre lo Stato è attaccato sul suolo urbano e da lì c’è una sorta di
sovrapposizione della sicurezza dello Stato e quella della città sono legittimate ad entrare in
città le forte dell’esercito, dello Stato > in città : è concettualmente forte.
Articoli a riguardo.
Il governo risponde ad un allarme vero; l’operazione strade sicure, i soldati fanno impressione.
Vedere i militari davanti alla stazione faceva impressione; oggi è abituale, connesso al pericoli del
terrorismo.
La presenza di forze dell’ordine è spesso strategicamente fatta per creare un senso di sicurezza,
non diminuire oggettivamente i reati, i crimini, i problemi… rientra in maniera esplicita nelle
STRATEGIE delle forze dell’ordine: presenza, pattugliamento per far percepire maggior sicurezza
ai cittadini.
Connessioni col tema della migrazione: spesso trattata esclusivamente da alcune retoriche interne
di sicurezza.
L’idea dei dissuasori di seduta, dispositivi anch’essi di sicurezza, barriere, SPAZI DELL’ESCLUSIONE
che vogliono far sentire più sicuri gli abitanti.
Pagina ancora da scrivere, controllo della PAURA in connessione all’epidemia che stiamo
conoscendo: le città vuole, in quarantena, in cui il controllo serve alla sicurezza sanitaria. Sicurezza
che può essere declinata in diverse maniere: forze dell’ordine, esercito che svolgono il controllo.
Nuove geografie del vuoto urbano. Proliferano nel web immagini di città vuote, silenziose: nuovi
paesaggi sonori, urbani, sensoriali a cui siamo esposti.
* video https://www.youtube.com/watch?v=dXqj3Xowhfg
* video 30 min
Inspirational Talk - David Harvey. Right to the City https://www.youtube.com/watch?v=4cL5c600R3o
Discussione sul “Right to the city” with David Harvey. Professore di antropologia e geografia a NY,
noto per studi sul capitalismo, smart-city congres, libro Right to the city to the urban revolution,
2012.
In un articolo del 2008 scrive “la questione della città che vogliamo non è separato dalle persone
che vogliamo essere. Che tipi di tecnologia sono appropriati. I valori che la città rappresenta.
Urbanizzazione.”
DH: parlare del diritto alla città è difficile con gli scenari in cui ci troviamo oggi. Il diritto alla città è
un urlo e una richiesta che viene dalle strade. Quando ho esaminato la richiesta, nel 2001 quando
mi sono trasferito a NY, ho scoperto che esistevano già dei movimenti a NY, Los Angeles, Florida,
… Un urlo proveniente dalle strade, volevo capire cos’era, qual era l’idea delle persone. Mi
rispondevano e spiegarono che le città erano piene di MOVIMENTI: per l’ambiente, per la città,
per i diritti, per l’educazione… L’idea del diritto alla città stava prendendo forma, ma come un
ombrello che prendeva dentro di sé tutti questi movimenti diversi.
Una delle prime volte che ho presentato queste idee che mi aveva ispirato Lefebvre e il saggio
“Right to the city”, fu proprio qui a Barcellona, nel 2004: mi stupì che anche qui c’erano dei
movimenti per i problemi della città che avevo sentito anche in NY e in altre città, che
accumunavano quindi le città in genere.
Un urlo che si sentiva in USA, ma anche in Europa - Barcellona, sud-America… I PROBLEMI che
esistevano nelle città in generale.
Ci sono stati movimenti di massa negli ultimi 20 anni, non solo nelle città, ma la maggior parte
sono movimenti per il benessere, la QUALITÀ di vita che chiedono le persone, che cercano di
crearsi delle ALTERNATIVE.
In Brasile protestano per le loro condizioni di vita, su come vengono utilizzate le RISORSE, le
edificazioni della città, di stadi, la qualità della vita, … questo particolare movimento si avvicinava
al movimento dei giovani che protestavano per i trasporti della città, che manifestava. La polizia li
attaccava immediatamente.
Le persone vogliono DEMOCRAZIA, vogliono essere partecipi alle decisioni della loro città; invece,
senza democratica decisione, spesso sono i vertici a prendere la decisione, non considerando che
il gruppo di rappresentanti dei cittadini non è d’accordo.
Il diritto alla città è esercitato dai vertici, vuole trasformare la città nel modo più conveniente ai
vertici, dove si può investire, e non per migliorare le condizioni di chi ci vive. Non si tratta più di
come vivere, ma di CREARE RICCHEZZA. Bisogna RIPENSARE il diritto alle città. La base per il
diritto alla città è ASCOLTARE L’URLO che arriva dalle strade, ascoltarlo e cambiare. Smettere di
ascoltare le voci delle nuove tecnologie, perché rischiamo di arrivare in una situazione difficile e
pericolosa.
(min 12)
Il punto di DH: Ci sono PROBLEMI nella città oggi, il capitale è accumulato, e bisogna trasformare
il capitale liquido in capitale concreto, che abbia forma. Si devono trovare nuovi sbocchi, oltre
l’urbanizzazione, in cui investire in città.
Non si può investire solo per le persone abbienti, ma creare gli spazi per chi vive già in quelle
zone, che non sono milionari. 60.000 persone sono senza casa in NY, “right to the city” è pensare
a quelle persone. È una questione POLITICA: la distribuzione della società, il mercato
immobiliare, l’accessibilità per la popolazione: dal 2007-08 c’è stata una minima crescita in
questo senso: si devono riorganizzare, riformare le città.
I GOVERNI delle città amano i mega progetti, le imprese immobiliari sono contente e tutto
prende forma, ma ciò è ridicolo.
Deve esserci differenza e si deve riconoscere il “circolo virtuoso” e il “circolo vizioso”.
Bisogna capire qual è il problema e reindirizzare gli obiettivi dei governi: bisogna vedere quanto è
ridicono un mega hotel nel deserto e quando è necessario un posto per tutti i cittadini che hanno
un reddito medio-basso, che non sono milionari per permettersi certi lussi.
La forza dei cittadini è grande, si vede nella capacità che hanno nell’organizzare le rivolte. Il
capitale deve tornare alle città, bisogna ascoltare l’urlo che viene dalle città, aprire gli occhi e
smettere di vedere l’incanto delle città, ma la realtà e le condizioni che migliorino le persone che
ci vivono, non quelle di passaggio o i vertici.
(min 19)