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ALESSANDRO E L’ELLENISMO

Nato nel 356 ed educato da Aristotele, fu acclamato re dall’assemblea del popolo macedone, con l’appoggio
di uno dei più autorevoli compagni del padre, Antipatro. Il giovane re aveva davanti i consueti problemi:
1) Assicurarsi il trono insidiato da rivali. Es: cugino Aminta IV, fratellastro nipote di Attalo
2) Spedizione contro i barbari, destinata ad assicurare i confini settentrionali del regno.
355: sconfisse Triballi, Geti, Peoni, Illiri e Taulanti.
3) Assicurarsi il rispetto dei Greci che dopo la morte di Filippo avevano sperato in una possibile riscossa:
per quanto fosse meno interessato del padre ai rapporti con il mondo greco, la stabilità di
quest’ultimo era un requisito necessario per avviare la spedizione asiatica.
335: Distruzione di Tebe che si era ribellata, con l’assenso della Lega di Corinto. Verso Atene invece ebbe un
atteggiamento conciliante, perché un comportamento diverso avrebbe compromesso l’impostazione
propagandistica data alla spedizione antipersiana. Atene ne approfittò per riorganizzarsi sul piano
amministratico: 339 – 326 Licurgo su responsabile dell’amministrazione e si dedicò al riassestamento
economico e finanziario, alla riorganizzazione istituzionale (Es: riforma dell’efebia, servizio militare),
urbanistica e al potenziamento della flotta.
SPEDIZIONE ASIATICA: iniziò nella primavera 334 quando Alessandro mosse da Pella verso Anfipoli e poi
verso l’Asia con un seguito di geografi, naturalisti, topografi e storici (Es: Callistene di Olinto).
Il primo gesto fu di visitare Ilio e di onorare la tomba di Achille, nell’intento di dare un’intonazione “omerica”
alla spedizione e di richiamarsi alla vittoriosa Guerra di Troia. La propaganda ufficiale, orchestrata da
Callistene, giustificò la spedizione in chiave panellenica, come una guerra di vendetta contro i Persiani.
 In Asia, Dario III era subentrato nel 336 ad Arsete, figlio di Artaserse III, ed affrontò l’esercito macedone
nella BATTAGLIA DEL FIUME GRANICO 334 dove venne sconfitto grazie alla cavallerie tessalica e macedone.
La vittoria gli consentì di prendere Dascilio e Sardi: l’Asia era ormai una doriktetos chora, una “terra
conquistata con la lancia”, cioè per diritto di guerra. L’invio ad Atene di 300 armature persiane da donare ad
Atena mostra il carattere ellenico che Alessandro intendeva ancora dare alla sua impresa.
 Le città greche dell’Asia Minore si schierarono con il liberatore Alessandro che provvide ad instaurarvi
governi democratici al posto delle tirannidi e delle oligarchie filopersiane e le esentò dal tributo.
333: A Gorgio, in Frigia, Alessandro tagliò o sciolse il nodo che levala il cocchio dedicato nel tempio di Zeus:
“chi lo avesse sciolto sarebbe diventato il re dell’ecumene” (Plutarco), qui sembra già farsi strada l’idea della
conquista dell’Asia, dove l’esercito si era riunito guidato da Parmenione.
 La conquista dell’Asia Minore procedette con qualche difficoltà: Alessandro scese in Cilicia, prese Taso e si
scontrò con l’armata di Dario III nella BATTAGLIA DI ISSO 333 nella Siria settentrionale, e gli inflisse una
grande sconfitta, infatti il re fuggì oltre l’Eufrate da dove inviò proposte di pace, che Alessandro rifiutò,
evidentemente egli pensava ormai a qualcosa di ben diverso dal progetto iniziale di Filippo.
332: Antigono dovette respingere un attacco persiano alla Grande Frigia; Alessandro dopo Isso si dedico
invece alla conquista delle città della costa siriaca, Sirone, Tiro e Gaza, intendendo togliere porti e basi alla
flotta nemica e assicurarne le retrovie prima di intraprendere la strada per Babilonia.
CONQUISTA DELL’EGITTO: iniziò la seconda fase della spedizione, ormai pienamente autonoma dai progetti
iniziali di Filippo; l’Egitto fu conquistato nell’inverno 332/31 e nel 331 fu fondata Alessandria.
 Mentre le isole dell’Egeo, Mileto e Alicarnasso, passavano sotto il suo controllo, Alessandro nel 331 si
preoccupò di organizzare le conquiste sul piano amministrativo: la cassa militare venne affidata ad Arpalo, la
riscossione del tributo dall’Egitto a Cleomene di Naucrati, e l’Asia Minore, Siria-Fenicia-Cilicia-Cipro furono
organizzate in due distretti tributari, in modo da assicurare il controllo delle regioni conquistate.
Alessandro si diresse verso la Mesopotamia, attraversò il Tigri e l’Eufrate a ottenne una vittoria contro Dario,
numericamente superiore, nella BATTAGLIA DI GAUGAMELA 331. Mentre nel 330 occupava le capitali di
Babilonia, Susa, Persepoli e Pasargade, Dario fuggiva; prima di riprendere il suo inseguimento, Alessandro
congedò i Greci del suo esercito, mostrando di ritenere conclusa la fase “ellenica” della spedizione.
Alessandro inseguì Dario prima ad Ecbatana poi nelle satrapie superiori, quando il macedone raggiunse la
Battriana nel 330, Dario era già stato ucciso dal satrapo Besso, che si era proclamato re con il nome di
Artaserse IV; allora egli si atteggiò a successore legittimo, diede al defunto una sepoltura regale e nello
stesso periodo iniziò ad introdurre pratiche del cerimoniale persiano.

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Autunno 330: inizio della sottomissione delle satrapie orientali, durante la quale si verificò la prima grave
frattura con l’elemento macedone: Filota, fu accusato di tramare ai danni del re e messo a morte e subito
dopo il padre Parmenione venne fatto uccidere ad Ecbatana. Si generò un clima di reciproca diffidenza.
Inverno 330: venne occupato il sito di Alessandria del Caucaso (Kabul).
Primavera 329: dopo aver fondato colonie militari nelle province assoggettate e aver reclutato mercenari,
diede inizio alla spedizione per la sottomissione delle satrapie superiori (Battriana e Sogdiana) e giunto al
fiume Iassarte fondò Alessandria Eschate (Ultima). La conquista della Sogdiana richiese tre anni 329 – 327
quando il satrapo Ossiarte capitolò e Alessandro prese in moglie sua figlia Rossane, inserì 30.000 persiani nel
suo esercito (epigoni) formandone uno misto: queste aperture nei confronti dell’elemento barbarico non
erano del tutto nuove ma non venivano accolta allo stesso modo dai compagni, Es: Efestione approvava.
328/27: a Maracanda si verificò un altro grave episodio di rottura tra Alessandro e i Macedoni, infatti
durante un banchetto uccise Clito, che gli aveva salvato la vita nella Battaglia del Granico, e che aveva
dichiarato che “le sue grandi e meravigliose imprese non le aveva compiute da solo, ma esse erano per la
maggior parte dei Macedoni” e si era messo a “celebrare Filippo e deridere Alessandro” (Arriano)
327: condannò a morte lo storico Callistene di Olinto, accusato di aver organizzato la “Congiura dei Paggi” in
quanto non approvava l’adozione dei costumi orientali, come la proskynesis.
 In queste vicende si manifesta con chiarezza lo scontro tra la visione vetero-macedone della regalità, che
vedeva il sovrano come il migliore dei suoi pari, e quella orientalizzante, che isolava il sovrano in una
dimensione di eccezionalità quasi sovraumana.
326: Alessandro penetrò in India e sconfisse il re Poro che fu reso vassallo; l’intenzione di Alessandro era di
proseguire verso la valle del Gange, verso il regno di Maghada con capitale Pataliputra, ma l’esercito rifiutò
di seguirlo in ulteriori avventure, inoltre i sacrifici sfavorevoli lo convinsero a rinunciare.
Autunno 326: ritorno a Babilonia, che seguì due direttrici:
1) Per terra: l’esercito, una volta ridisceso l’Indo, si divise in due tronconi, dove uno attraversò il deserto
della Gedrosia sotto la guida dello stesso Alessandro, subendo gravi perdite.
2) Per mare: la flotta mosse lungo il litorale dell’Oceano Indiano, dalla foce dell’Indo a quella del Tigri,
sotto la guida di Nearco; fu questa l’occasione per condurre un’esplorazione sistematica del confine
meridionale dell’impero achemenide.
Esercito di terra e flotta persero però subito i contatti e poterono ricongiungersi solo alla fine del 325 in
Carmania, e nel 324 Alessandro entrò trionfalmente a Susa. Nelle “nozze di Susa” 80 compagni e 10.000
soldati presero in moglie donne persiane, e lo stesso Alessandro sposò Statira, figlia di Dario, e Parisatide,
figlia di Artaserse III. L’intento era quello di creare un’aristocrazia mista di elementi greco-macedoni e
asiatici, in posizione identica di fronte al sovrano, ma questa politica trovò scarso consenso presso i
Macedoni che sfociò nella RIVOLTA DI OPIS 324, lungo la via che da Susa conduceva ad Ecbatana.
Alessandro riuscì a riconquistare la fiducia del suo esercito, ma punì anche in modo esemplare i responsabili
della rivolta e nel luglio 324 i veterani furono congedati e inviati in Macedonia, sotto il comando di Cratero,
nominato stratego d’Europa in luogo di Antipatro – che era in urto con Olimpiade e fu incaricato di
raggiungere Alessandro in Asia con le forze fresche – e di Poliperconte.
 Inviò in Grecia Nicanore con l’incarico, durante i Giochi Olimpici del 324, di annunciare due richieste:
1) Richiamo di tutti gli esuli (volontà di pacificazione? In realtà violazione degli impegni di non
interferenza nelle vicende interne sanciti con la Lega di Corinto)
2) Concessione di onori divini alla propria persona (grave offesa per i Greci)
331: re spartano Agide III aveva tentatp di far sollevare il Peloponneso (Elide, Arcadia, Acaia) contro la
Macedonia, ma Antipatro non aveva avuto difficoltà a reprimere la ribellione con successo nel 330, grazie
all’indifferenza degli altri Greci e di Atene. Ora invece i Greci reagirono e su consiglio di Demostene gli
Ateniesi cedettero sulla questione degli onori divini, rifiutandosi però di accettare il richiamo degli esuli.
324: giunse ad Atene Arpalo, il tesoriere di Alessandro, fuggito da Babilonia con 5.000 talenti e 6.000
mercenari: con il denaro Iperide intendeva finanziare la ribellione per il recupero dell’autonomia di Atene.
Inverno 324/323: Alessandro lo passò a Ecbatana, dove morì Efestione; da qui si trasferì a Babilonia dove
morì improvvisamente nel 323, probabilmente per cause naturali (avvelenamento?). Egli lasciava un figlio
illegittimo, Eracle, la moglie Rossane incinta ed in questa situazione i Macedoni operarono una vera e

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propria scelta legittimista, acclamando re Arrideo, fratellastro di Alessandro (unico esponente della famiglia
degli Argeadi), col nome di Filippo III e il figlio postumo del re deceduto se fosse stato maschio.
 GIUDIZIO DELLA FIGURA DI ALESSANDRO
Arriano dà un giudizio complessivo della figura del condottiero: lo storico ne offre una valutazione
pienamente positiva, presentandolo come un uomo intelligente, coraggioso, ambizioso, sprezzante del
pericolo e rispettoso della divinità; continente dei piaceri del corpo ma insaziabile di gloria; lungimirante sul
piano politico e abilissimo sul piano militare, grande condottiero di uomini. Gli errori che certamente
commise furono dettati da irritazione o ira, imitando per arroganza i costumi barbarici.
 Le luce e le ombre che traspaiono dal ritratto arrianeo sono le medesime del dibattito dei moderni che
hanno privilegiato ora l’Alessandro conquistatore, mosso dal desiderio di conoscenza, edificatore di un
impero universale e multietnico, ora l’Alessandro intollerante di ogni limite imposto alla sua volontà,
sensibile alle forme autocratiche del potere e al culto della personalità.
Indubbiamente Alessandro fu assai meno sensibile del padre Filippo ai valori del mondo greco, di cui
apprezzò la cultura ma senza condividerne profondamente i contenuti politici e ideologici. Così, se Filippo
aveva cercato di inserire l’egemonia macedone in schemi greci, Alessandro impose a tutti una monarchia
universale, esercitata su un territorio vastissimo ed eterogeneo sul piano etnico e culturale che nel carattere
divino tradiva e insieme superava sia i valori della tradizione macedone sia quelli della polis greca.
 L’immagine “romantica” di Alessandro, desideroso di giungere ai confini del mondo conosciuto, nella sua
ansia di conoscenza e conquista, ha attraversato i secoli: “non ci fu popolo, né città, né un solo uomo di quel
tempo cui non sia giunto il nome di Alessandro; non mi sembra che un uomo simile, non somigliante a nessun
altro, sarebbe potuto nascere senza un intervento divino” (Arriano, Anabasi di Alessandro, VIII, 30, 2)

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