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L’autore sostiene che i media vanno studiati perché centrali per la vita quotidiana, in quanto
contribuiscono a dar senso al mondo e costruire e condividere i significati. I Media sono quindi
parti del “tessuto generale dell’esperienza” (BERLIN). Altre metafore sui media li vedono come
“canali” per far arrivare un messaggio alla mente, oppure “linguaggi” per interpretare, o ancora
“surrogati sociali” che generano dei simulacri della vita quotidiana (e la preoccupazione è che
arrivino a rimpiazzare la normale socialità). McLuhan li considera invece come “estensioni
dell’uomo”, che ne aumentano potere e raggio d’azione ma allo stesso tempo possono diminuire le
nostre capacità.
Le metafore danno però una visione effimera, e l’autore sostiene che invece occorra esaminare i
Media come processo con cui gli esseri umani tentano, in molteplici modi e diversi gradi di
successo, di connettersi l’uno all’altro. Il processo in tal senso è politico-economico, perché i
significati che recepiamo vengono da istituzioni di portata globale, che controllano produzione e
distribuzione mediale indebolendo il potere dei governi nazionali nel controllare il flusso di
informazioni all’interno dei propri confini.Le istituzioni seguono cicli di vita e storie diverse, e
fondamentalmente non producono significati ma li offrono.
I Media filtrano e incorniciano la realtà quotidiana, fornendo punti di riferimento per la vita di tutti i
giorni e dando spunti per la produzione del senso comune. È grazie al senso comune che possiamo
condividere le nostre vite e distinguerle da quelle degli altri. I Media dipendono dal senso comune,
lo riproducono, lo sfruttano e a volte lo fraintendono.
Nell’analisi del nostro rapporto con i media, vale il paragone di noi visti come nomadi che si
muovono da un ambiente mediale all’altro , tra spazi privati e pubblici, reali e virtuali, locali e
globali. I Media offrono infatti spazi mediali dove fermarsi, punti di riferimento, punti anche per lo
svago; infatti oltre a costituire il quotidiano, i media forniscono anche alternative ad esso.
Nello studiare i media in relazione al “tessuto dell’esperienza”, occorre considerare anche la realtà
dell’esperienza. Infatti, anche le esperienze mediali sono concrete, ma noi abbiamo la capacità di
distinguere fantasia e realtà mantenendo una distanza critica con i media, confrontiamo quello che
ci viene trasmesso con le informazioni in nostro possesso e dimenticando molto di quanto ci viene
trasmesso. Le risposte ai media variano molto di persona in persona, sulla base delle proprie
appartenenze sociali e di quello che costituisce il senso comune.
I Media si inseriscono nella nostra esperienza attraverso la tecnologia, effettuando un percorso nella
nostra mente fino a produrre una elaborazione inconscia che sottopone le esperienze acquisite al
dubbio, ed è per questo che “studiare i Media” è importante, essi offrono una via maestra nei
territori della mente e del significato.
La struttura ed il contenuto delle narrazioni mediali sono come quelle del proprio quotidiano, e
come tali permettono di inquadrare e misurare l’esperienza intrecciando pubblico e privato.
I Media sono cruciali nel processo di produzione di giudizi, sono mediatori tra la Classificazione e
l’esperienza, ed il loro studio verte a scoprir le conseguenze di tale mediazione.
CAP 2: MEDIAZIONE
Studiare i media implica un processo di defamiliarizzazione che porta a scavare sotto la superficie
del significato.
La mediazione comporta una costante trasformazione dei significati in diversi modi e misure.
I significati mediati circolano attraverso testi primari e secondari, attraverso i discorsi in cui agiamo
ed interagiamo tentando di dare senso al mondo.
STEINER concepisce la mediazione come un processo di trasformazione a quattro vie:
1) Fiducia Iniziando il processo di traduzione identifichiamo nel testo un valore che
intendiamo comprendere, dichiariamo che il significato del testo sopravviverà alla nostra
traduzione.
2) Aggressione Nella traduzione entriamo in un testo ed affermiamo il possesso del suo
significato, facendo una violenza al significato attribuito dagli altri.
3) Incorporazione è l’atto di appropriarsi del senso attraverso l’incarnazione del
significato.
4) Restituzione è la reciprocità in cui il traduttore restituisce il senso di quello che ha
tradotto.
La Mediazione rispetto alla Traduzione è considerata “qualcosa di più” perché supera i limiti del
testuale, dipende dai continui passaggi di significato tra testi, nel tempo e attraverso differenti spazi.
La traduzione è riconosciuta come lavoro d’autore, mentre la mediazione non inizia e termina con
un unico testo ed implica il lavoro di molteplici soggetti. La mediazione è un processo senza fine e
come nessuna traduzione può essere perfetta, allo stesso modo nessuna mediazione lo può essere.
La Mediazione è invece “qualcosa di meno” rispetto alla Traduzione in quanto è meno determinata,
più aperta e quindi più vulnerabile all’abuso.
Siamo tutti mediatori, creiamo significati che sono instabili e potenti allo stesso tempo.
Il processo di mediazione è centrale perché riguarda il movimento dei significati attraverso le soglie
della rappresentazione e dell’esperienza, ed in questo processo i Media hanno una fondamentale
funzione di sviluppo e trasformazione dei significati, con evidenti implicazioni anche, ad esempio,
sotto il profilo politico.
CAP 3 : TECNOLOGIA
CAP 4: RETORICA
Le storie hanno bisogno di un pubblico, l’atto di raccontare richiama alla collettività e al desiderio
di partecipazione. Le storie sono una parte essenziale della realtà sociale, non si può capire una
cultura se non si capiscono le sue storie.
BENJAMIN, considerando il racconto moderno, lamenta il suo declino causato dall’eccesso di
informazioni.
La posizione dell’autore è diversa. Sostiene infatti che le storie siano abbondanti nei testi dei media,
e che nonostante la confusione dei confini tra informazione ed intrattenimento, noi abbiamo
comunque la capacità di collegare i prodotti mediali all’esperienza. Le storie richiedono sia una
competenza per essere ascoltate, sia una competenza per comprendere criticamente il modo in cui
funzionano; le storie rappresentano la nostra cultura essenzialmente riflessiva, ci offrono testi in cui
posizionarci.
Secondo l’autore quindi i Media hanno bisogno di una propria poetica che dovrebbe esaminare le
strutture del discorso mediale ed il modo in cui i discorsi coinvolgono gli spettatori e creano
significati. Un esempio lo ha dato ARISTOTELE nell’indagine sui principi che ono alla base della
poesia.Il suo punto di partenza è la mimesi, l’imitazione. Sostiene infatti che gli esseri umani
traggono piacere dalle opere di imitazione, la cui maggiore espressione è la tragedia.Anche oggi
vediamo che realismo e verosimiglianza sono centrali nella nostra poesia, sotto forma di sit-com,
fiction o lungometraggi. Ed ognuna di queste forme richiede un’analisi per capire come opera, per
capire come questi tipi di storie riflettono e risolvono i dilemmi della vita e della cultura che
rispecchiano.
Oltre ai testi però la poetica dei media deve analizzare anche i discorsi che vengono stimolati dai
testi stessi, analizzare la relazione tra le storie raccontate e quelle che vengono riportate ed
amplificate nei racconti della vita quotidiana.
CULLER elenca cinque modi con cui un testo costruisce la verosimiglianza creando un mondo
condiviso ed una cultura comune:
1) la rivendicazione di rappresentare il mondo reale porta a creare nello spettatore l’aspettativa
che ciò che viene rappresentato sia coerente e vero.
2) La rappresentazione di una conoscenza condivisa che viene considerata naturale, ovvia e
autoevidente dai suoi membri.
3) Il genere, quelle convenzioni che designano una narrazione appartenente ad un tipo e quindi
riconoscibile dal pubblico.
4) È una riflessività di secondo grado, in cui i testi riconoscendo la propria artificialità
affermano anche la propria autenticità.
5) L’intertestualità. Attraverso la parodia, l’ironia o i semplici riferimenti ad altri contenuti
testuali, i testi stessi affermano naturalezza e familiarità
La poetica dei media deve arrivare a identificare quelle leggi generali che presiedono alla nascita di
ciascuna opera, includendo i processi di costruzione di senso secondo quelle che sono le leggi della
vita sociale e secondo un processo di mediazione che trova completamento solo nella mente di
spettatori e lettori.
I media scandiscono anche il tempo, il tempo dei grandi eventi, il tempo delle storie interrotte,
tempo biologico e sociale che è alla base della capacità di alcune storie di superare le specificità
culturali.
CAP 7: GIOCO
L’esperienza dei media è in un certo senso “al congiuntivo”, sono nel mondo ma non del mondo,
offrono un quadro interpretativo per l’esperienza ma sono loro stessi trasformati dall’esperienza.
secondo l’autore, lo studio dei media richiede un’attenzione al gioco, in qunto attività centrale della
vita quotidiana. Nonostante l’apparenza, il gioco è interamente razionale, ma le sue forme di
razionalità non sono quelle del quotidiano. I media possono essere considerati come luoghi di gioco
sotto molteplici profili: guardare la tv, fare le parole incrociate, guardare un quiz implicano il gioco.
I media hanno la capacità di coinvolgere il pubblico in spazi e tempi che sono distinti e delimitati
dalle confusioni della vita quotidiana.Il gioco è fondamentale per l’esperienza dei media, implica
una partecipazione reciproca in cui giocatori e pubblico vengono coinvolti nei discorsi costruiti dai
media.
CALLOIS descrive distingue quattro dimensioni del gioco:
Agon (competizione) e Alea (fortuna) esprimono atteggiamenti opposti, ma
presuppongono condizioni di assoluta eguaglianza , nel tentativo di sostituire alla normale
confusione dell’esistenza una situazione ottimale.
Ilinx (vertigine, resa)
Mimicry (mascheramento) è invenzione continua, si tratta di una performance mimetica
che unisce ludico e drammatico.
Inoltre fa una ulteriore distinzione tra:
Paida Attività che accentuano spontaneità d improvvisazione, associate al gioco infantile.
Ludus Attività governate da regole.
CAP 8: RAPPRESENTAZIONE