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Discorso del Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa Sergey Lavrov alla

riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sull’Ucraina

 Redazione
 Settembre 26, 2022
 Un commento

Illustre signora Presidente, Eccellenze, Colleghi,

Mi risulta che l’incontro di oggi sia stato motivato dal desiderio di alcune delegazioni di discutere il
tema delle “impunità” in Ucraina. Credo che questo sia molto opportuno. È un termine che riflette
pienamente ciò che sta accadendo nel Paese dal 2014. Forze nazionaliste-radicali, veri e propri
russofobi e neonazisti, sono allora saliti al potere grazie a un colpo di Stato
armato sostenuto direttamente dai Paesi occidentali. Subito dopo il golpe è stato avviato un percorso di
illegalità e di totale disprezzo per i diritti umani e le libertà fondamentali: il diritto alla vita, alla libertà
di parola, all’accesso all’informazione, alla libertà di espressione, alla libertà di coscienza e all’uso
della propria lingua madre.

I crimini commessi a Maidan nel febbraio 2014 restano impuniti. Non sono
stati individuati né tantomeno puniti i responsabili della mostruosa tragedia di Odessa del 2 maggio
2014, quando circa 50 persone sono state bruciate vive e uccise nella locale Casa dei
Sindacati. Alla stessa serie risalgono gli omicidi politici di Oleksandr Buzina, di Pavel Sheremet, di
giornalisti e di altre personalità pubbliche. Nonostante questo, oggi tentano di imporci una narrazione
completamente diversa che vede nell’aggressione russa la causa primaria di tutti i mali.

Inoltre viene ignorato il fatto che per più di otto anni l’esercito ucraino e le milizie delle formazioni
nazionaliste hanno ucciso e assassinato impunemente i residenti del Donbass solo perché
si rifiutavano di riconoscere i risultati del criminale, cruento e anticostituzionale colpo di Stato di Kiev
e hanno deciso di difendere i loro diritti garantiti dalla Costituzione ucraina, compreso il diritto al
libero uso della loro madrelingua russa.
Ricordate quando nel 2015 l’allora primo ministro Yatzenyuk disse che nel Donbass vivevano “non
umani”. L’attuale presidente, V.A. Zelensky, non si è molto allontanato da lui. In un’intervista del
settembre 2021, alla domanda su cosa pensasse degli abitanti del Donbass, ha risposto che ci sono
persone e ci sono “creature”, “organismi”. Questa è una caratteristica costante del regime ucraino,
sia con P. A. Poroshenko, sia con V. A. Zelensky.

Tutti coloro che non erano d’accordo con gli esiti del colpo di Stato sono stati dichiarati terroristi. Per
otto anni, il regime di Kiev ha condotto una “operazione militare” contro i civili. Da molti anni
l’Ucraina sta attuando una mobilitazione totale di tutta la popolazione adulta,
donne comprese, che recluta nelle fila dei battaglioni nazionalisti e delle forze armate ucraine.

Pur affermando ipocritamente la loro fedeltà agli accordi di Minsk, le autorità di Kiev ne hanno
apertamente e impunemente sabotato l’attuazione. Il Donbass ha subito il blocco finanziario, dei
trasporti e dell’energia. Gli abitanti della regione sono stati defraudati di assistenza sociale, pensioni,
stipendi, servizi bancari, comunicazioni, istruzione e assistenza sanitaria. Sono stati privati dei diritti
civili fondamentali, compresi quelli garantiti dai Patti internazionali sui diritti economici, sociali e
culturali e sui diritti civili e politici del 1966.

A un certo punto, stanco di fingere, Zelensky ha dichiarato che il “Pacchetto di misure” di Minsk era
necessario solo per mantenere le sanzioni imposte alla Russia. Ancora più esplicito è stato il suo
predecessore e co-autore degli accordi di Minsk, Petro Poroshenko. Un paio di mesi fa ha dichiarato
pubblicamente e con orgoglio che né lui né altri in Ucraina avrebbero attuato gli accordi che lui aveva
firmato. Erano necessari solo per guadagnare tempo e ottenere armi dai Paesi occidentali per la guerra
contro la Federazione Russa. Il segretario del Consiglio nazionale ucraino per la sicurezza e la difesa,
A.M. Danilov, si è espresso nello stesso senso.

Il regime di Kiev deve la propria impunità ai suoi tutori occidentali, in primo luogo Germania e
Francia e, naturalmente, Stati Uniti. Invece di esercitare pressioni sulla leadership di Kiev per
l’applicazione degli Accordi di Minsk, Berlino e Parigi hanno cinicamente chiuso gli occhi di fronte
alle aperte minacce di Kiev di risolvere il “problema del Donbass” con la forza – il cosiddetto
Piano “B”.

Negli ultimi anni, il regime di Kiev ha sferrato un vero attacco frontale alla lingua russa. Ha violato
impunemente i diritti della popolazione russa e russofona dell’Ucraina. Sono state approvate
scandalose leggi “linguistiche”:

“Sull’educazione” (2017)

“Sulla garanzia del ruolo della lingua ucraina come lingua di Stato” (2019)

“Sull’istruzione secondaria generale completa” (2020)

“Sui popoli autoctoni dell’Ucraina” (2021)

Allo stesso tempo, sono state approvate leggi che promuovono la teoria e la pratica del nazismo. Kiev
ha ignorato le timide raccomandazioni della Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa,
dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani e dell’Alto Commissario
dell’OSCE per le Minoranze Nazionali di correggere la legislazione linguistica. Da parte loro, questi
organismi multilaterali non hanno trovato il coraggio (forse semplicemente non gli è stato permesso)
di spingere le autorità ucraine a rispettare i propri obblighi internazionali in materia di diritti umani.
Il Ministero dell’Istruzione ucraino ha escluso la lingua e la letteratura russa dai programmi scolastici.
I libri in russo sono vietati e distrutti, come nella Germania nazista, e i monumenti agli scrittori russi
vengono abbattuti.

Con il sostegno dello Stato viene coltivata l’intolleranza nazionale nei confronti dell’etnia russa. Oggi i
funzionari del paese non si vergognano più della loro matrice nazista e apertamente e
impunemente istigano a uccidere i russi.

Ecco alcuni esempi. L’ambasciatore ucraino in Kazakhstan, P.Y.Vrublevsky, che ora si trova a Kiev,
in un’intervista del 22 agosto di quest’anno, ha dichiarato quanto segue: “Cerchiamo di ucciderli (i
russi) il più possibile. Più uccidiamo i russi ora, meno i nostri figli dovranno uccidere. Questo è tutto”.
Qualcuno ha prestato attenzione a queste parole? In precedenza, la scorsa primavera, il sindaco di
Dnepr B.A. Filatov si era espresso nello stesso spirito: “È arrivato il momento della rabbia fredda. Ora
abbiamo il pieno diritto morale di uccidere, con calma e con mente assolutamente libera, queste bestie
in tutto il mondo, senza limiti di tempo e nella massima quantità possibile”. Il 13 settembre di
quest’anno, il segretario del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale, A.M. Danilov, ha dichiarato:
“Negli insediamenti in cui entrano le forze armate ucraine, i residenti saranno ucrainizzati a
prescindere dalla loro opinione. Ciò riguarderà non solo i russi, ma anche i rappresentanti di altre
nazionalità. Se desiderate studiare altre lingue, il rumeno, il polacco o l’ebraico, fatelo pure, ma non
a carico del nostro Stato, potete migliorare la vostra istruzione a spese vostre.

È necessario dire che tutte queste sortite russofobichesono rimaste completamente impunite? Non si
tratta solo di russofobia. Si riferiva anche ai rappresentanti di altre nazionalità che vivono in Ucraina.

L’apoteosi è stata l’intervista di Zelensky del 5 agosto 2021, in cui consigliava a chiunque si sentisse
russo di sloggiare in Russia per il bene dei propri figli e nipoti. Mi sembra che le decisioni prese ora
dai cittadini di alcune regioni ucraine di indire referendum siano una risposta ai suoi desideri.

Con l’alibi di combattere l'”aggressione russa” e il “separatismo” in Ucraina, si sta intensificando la


persecuzione dei dissidenti. Nel marzo di quest’annosono stati banditi 11 partiti politici con il pretesto
dei loro “legami con la Russia”. I principali canali televisivi in lingua russa dell’opposizione sono stati
chiusi da tempo, bloccati i siti web sgraditi al governo. I giornalisti sono perseguitati per aver tentato
di fornire una visione alternativa a quella ufficiale. L’importante attivista ucraina E.Berezhnaya, che ha
ripetutamente parlato alle Nazioni Unite e all’OSCE dell’ascesa del neonazismo in Ucraina, è
detenuta nelle camere di tortura dei Servizi di Sicurezza ucraini (SBU).

Non abbiamo dubbi sul fatto che l’Ucraina si sia definitivamente trasformata in uno Stato nazista
totalitario in cui le norme del diritto internazionale umanitario vengono impunemente violate. Non c’è
da stupirsi che le forze armate ucraine e i battaglioni nazionalisti stiano impiegando tattiche
terroristiche, usando i civili come “scudi umani”.

In questo contesto, particolarmente cinica risulta la posizione degli Stati che riforniscono l’Ucraina di
armi ed equipaggiamenti militari e addestrano le forze armate ucraine. L’obiettivo è evidente (non lo
nascondono, anzi lo dichiarano): prolungare il più possibile le ostilità, nonostante le perdite e le
distruzioni, per impoverire e indebolire la Russia. Questa linea significa che i Paesi occidentali sono
direttamente coinvolti nel conflitto ucraino, ne sono parte in causa. Anche la deliberata fomentazione
di questo conflitto da parte dell'”Occidente collettivo” rimane impunita. In effetti, non puniranno certo
sé stessi.

Sappiamo bene che oggi le Forze Armate russe e le milizie della DNR e della LNR
devono confrontarsi non solo con le formazioni neonaziste del regime di Kiev, ma anche con la
macchina militare dell’Occidente “collettivo”. La NATO, utilizzando sistemi moderni, aerei, navi,
satelliti e droni strategici, in tempo reale fornisce informazioni di intelligence alle forze armate,
suggerendo che la Russia deve essere sconfitta sul campo di battaglia (come affermano esplicitamente
i funzionari dell’UE) e deprivata, per punizione, di ogni sovranità. Se prima il razzismo era latente, ora
è assolutamente manifesto.

Sullo sfondo dei massicci bombardamenti di città e villaggi nel Donbass, Zelensky gioisce
dell’efficacia delle armi occidentali. Ecco quanto ha dichiarato: “Finalmente si sente che l’artiglieria
occidentale sta operando in modo molto potente, funzionano le armi che abbiamo ricevuto dai nostri
partner, davvero precise quanto serve “, queste le parole pronunciate cinicamente dal leader
di tale entità statale. Eppure negli insediamenti bombardati non è stato colpito nessun obiettivo militare
o strategico. Sono gli abitanti del Donbass a soffrire.

Dalla fine di luglio di quest’anno, le forze armate ucraine hanno minato il centro di Donetsk e i suoi
sobborghi seminando mine antiuomo vietate “Lepestok”. Il loro uso viola gravemente la Convenzione
sul divieto delle mine antiuomo del 1997, ratificata dall’Ucraina nel 2005, e il Secondo Protocollo alla
Convenzione di Ginevra sulle armi convenzionali (che vieta le mine senza meccanismi di
autodistruzione).

Tali atrocità sono state possibili e rimangono impunite perché gli Stati Uniti e i loro alleati, con la
connivenza delle istituzioni internazionali per i diritti umani, hanno sistematicamente coperto per otto
anni i crimini del regime di Kiev, costruendo la loro politica nei confronti di Zelensky in base al noto
principio americano: “È certamene un figlio di puttana, ma è il nostro figlio di puttana”.

La scomoda verità che offusca l’immagine luminosa dell’Ucraina come vittima dell’aggressione russa
è scrupolosamente taciuta, e talvolta palesemente oscurata. Persino l’organizzazione occidentale per i
diritti umani Amnesty International, che difficilmente può essere sospettata di nutrire simpatie per la
Russia, è stata duramente criticata e bollata come agente del Cremlino. Solo perché nel suo rapporto ha
confermato fatti ben noti e cioè che Kiev sta dispiegando postazioni di combattimento e armi
pesanti all’interno di siti civili.

Restano impuniti i criminali bombardamenti, da parte dei combattenti del regime di Kiev, della
centrale nucleare di Zaporozhye, che creano il rischio di una catastrofe nucleare. Questo nonostante il
fatto che dal 1° settembre di quest’anno i dipendenti dell’Agenzia Internazionale per l’Energia
Atomica (AIEA) siano presenti in modo permanente nell’impianto e sia oltremodo facile identificare i
responsabili dei bombardamenti.

Vorrei ricordare che la visita della missione dell’AIEA alla centrale di Zaporozhe è stata ritardata
appositamente, perché già il 3 giugno di quest’anno erano stati concordati tutti i dettagli e la
missione avrebbe potuto recarsi tranquillamente sul posto. Poi si è verificata una situazione
indecorosa: il Dipartimento di Sicurezza del Segretariato delle Nazioni Unite ha rifiutato di “dare la
sua approvazione” al percorso specifico concordato dalla Russia e dall’Agenzia. Poi ha iniziato a
sostenere che l’AIEA avrebbe determinato da sola tutti i parametri della missione. Questa storia poco
pulita ha ritardato di tre mesi la visita alla centrale della missione dell’Agenzia.

Siamo seriamente preoccupati per la sorte dei militari russi caduti nelle mani dei nazionalisti ucraini.
Esistono numerose prove dei maltrattamenti da loro subiti e delle esecuzioni sommarie in violazione
delle norme del diritto umanitario internazionale. Sono sicuro che coloro che sono interessati agli
eventi reali in Ucraina hanno visto i filmati del massacro da parte dei nazisti ucraini dei prigionieri di
guerra russi, gettati a terra con le mani legate dietro la schiena e uccisi con un colpo in testa. Qualcuno
dei paesi qui rappresentati ha commentato questo crimine?
Abbiamo tantissime prove di questi e di altri atti criminali del regime di Kiev, commessi regolarmente
dal 2014. Le autorità di polizia russe, in collaborazione con i colleghi della Repubblica Popolare di
Donetsk e della Repubblica Popolare di Lugansk, stanno accuratamente registrando e indagando sui
crimini. È stato accertato il coinvolgimento di oltre 220 persone, tra cui rappresentanti dell’alto
comando delle Forze armate ucraine e comandanti di unità militari che hanno bombardato i civili.
Sono in corso indagini penali su cittadini di Regno Unito, Canada, Stati Uniti e Paesi Bassi per
mercenarismo e attività criminali in Ucraina. Vi assicuro che tutti i responsabili, indipendentemente
dalla loro nazionalità, saranno consegnati alla giustizia.

Vorrei ancora una volta richiamare la vostra attenzione su quanto segue. Alla fine di marzo di
quest’anno, un paio di giorni dopo che i negoziatori russi e ucraini a Istanbul avevano praticamente
concordato i parametri proposti da Kiev, è avvenuta la tragedia di Bucha. Nessuno ha dubbi sul fatto
che si tratti di una messinscena. Subito dopo, i nostri colleghi occidentali hanno sollevato un
pandemonio e introdotto un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Federazione Russa, accusandoci di
aver ucciso dei civili. Dopo di che, una volta esaurito l’effetto propagandistico, nessuno menziona
più Bucha. Tranne noi. Ancora una volta, rivolgo il mio appello alla presenza del Segretario Generale
e di autorevoli ministri: fate in modo che le autorità ucraine compiano un passo elementare: pubblicare
i nomi delle persone i cui cadaveri sono stati esposti a Bucha. Sono mesi che lo chiedo. Nessuno
ascolta o vuole rispondere.

Egregio signor Segretario generale,

Almeno lei usi la sua autorità, per favore. Penso sia utile per tutti capire quanto è veramente successo.

È stata richiamata l’attenzione sull’aumento dell’attività della giustizia internazionale nei confronti
dell’Ucraina. Vengono pubblicizzati alcuni “sforzi” per indagare sui crimini in Ucraina attribuiti
all’esercito russo. Tutto questo sa di “lavoro su commissione”. Lo vediamo benissimo.

Né il sanguinoso colpo di Stato del 2014 a Kiev, né la tragedia di Odessa del 2 maggio 2014, né il
bombardamento di città pacifiche nel Donbass, né il bombardamento di Lugansk da parte di aerei il 2
giugno 2014 e molti altri fatti hanno suscitato una precisa da parte della Corte penale internazionale
(CPI). Alla CPI sono state inviate più di 3.000 denunce di crimini contro i residenti del Donbass. Non
c’è stata alcuna reazione. A quanto pare, la leadership di questo “organo giudiziario” ha
ricevuto dall'”alto” l’ordine di svolgere una burrascosa attività. Non abbiamo più nessuna fiducia in
questo organismo. Per otto lunghi anni abbiamo atteso invano l’inizio della lotta contro l’impunità in
Ucraina. Non ci aspettiamo più giustizia da questa e da altre istituzioni internazionali. Il tempo
dell’attesa è finito.

Tutto ciò che ho detto conferma ancora una volta l’inevitabilità della decisione di effettuare
un’operazione militare speciale. Ne abbiamo parlato più di una volta. Abbiamo presentato un gran
numero di fatti che dimostrano come l’Ucraina si stesse preparando a svolgere il ruolo di “anti-
Russia”, una testa di ponte per la creazione e l’attuazione di minacce contro la sicurezza russa. Posso
assicurarvi che non permetteremo che ciò accada.

New York, 22 settembre 2022

fonte: Ambasciata della Federazione Russa in Italia e San Marino

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