Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
PUTIN, L’UOMO
SENZA VOLTO
Stimato Presidente,
siamo i figli, i parenti e gli amici degli ostaggi che
sono dentro al teatro. Ci appelliamo alla sua ragione
e alla sua misericordia. Sappiamo che l’edificio è
minato e che l’uso della forza provocherà
l’esplosione delle mine e il crollo dell’edificio.
Siamo certi che nessuna concessione può essere più
importante quando la contropartita sono le vite di
settecento persone. Le chiediamo di non permettere
che ci siano vittime. Continuate a trattare! Accogliete
alcune delle loro richieste! Se i nostri cari
morissero, non potremo più credere che nella forza
del nostro stato né nella verità del nostro governo.
Non lasciateci orfani!6
Dopo qualche ora uno dei nostri reporter chiamò
per informarmi che un ospedale vicino al teatro era
stato evacuato. Mi convinsi che militari avevano
iniziato ad assalire l’edificio e che stavano
preparando lo spazio per le possibili vittime.
Alle 5.30 di sabato mattina, il terzo giorno del
sequestro, due degli ostaggi chiamarono Echo
Moskvy, la più importante stazione radio della città.
“Non so cosa stia succedendo,” disse una
singhiozzando al telefono. “C’è del gas. Sono tutti
seduti nella sala. Ve lo chiediamo per favore,
speriamo solo di non essere un nuovo Kursk.” Non
riuscendo più a parlare passò il telefono al suo
amico, che disse, sembra che stiano cominciando a
usare la forza. Per favore se c’è una possibilità non
abbandonateci. Vi preghiamo.” È disperatamente
evidente che né gli ostaggi, né i loro familiari fuori
dal teatro avevano la minima fiducia nell’esercito
russo. Il riferimento al Kursk era chiarissimo: non
credevano che il governo avesse alcun rispetto per
la vita umana.
In effetti il piano di salvataggio era brillante. Le
forze speciali avrebbero usato i passaggi sotterranei
per riempire la sala del teatro di gas che avrebbe
fatto addormentare tutti quanti e avrebbe impedito ai
terroristi di detonare le cariche piazzate intorno alla
sala: le donne vestite di nero che sembravano
indossare corpetti di esplosivo erano piazzate
ovunque. Una volta addormentati, i terroristi
avrebbero potuto essere facilmente arrestati e gli
ostaggi liberati dalle truppe dell’esercito, entrate
dagli stessi passaggi sotterranei o dagli ingressi
principali del teatro.
Nulla funzionò come previsto dal piano. Ci
vollero molti minuti prima che i terroristi si
addormentassero. Per quale motivo non detonarono
le cariche esplosive resta ancora oggi senza
spiegazione, tanto da far supporre che non ci fosse
nessun esplosivo.
Gli ostaggi in grave carenza di sonno, in
condizioni di acuta disidratazione - anche per colpa
delle due unità di forze speciali che non si misero
d’accordo per lasciar passare un carico d’acqua e di
bevande autorizzato dai terroristi - si
addormentarono subito e per svegliarli fu necessario
l’intervento dei medici. Invece di venire
immediatamente affidati a del personale medico,
furono portati fuori dal teatro e lasciati sugli scalini
davanti all’ingresso, molti sdraiati sulla schiena
invece che sul fianco, come sarebbe stato
necessario. Molte persone morirono soffocate dal
loro vomito proprio sulla scalinata del teatro, senza
nemmeno riprendere conoscenza. Gli stessi morti e
qualche persona priva di sensi vennero caricati sugli
autobus, e furono messi a sedere, sugli autobus molti
altri morirono soffocati quando le loro teste
scivolarono all’indietro. Invece di portarli
all’ospedale più vicino, gli ostaggi vennero portati
in ospedali nel centro di Mosca, dove i medici non
poterono assisterli perché i militari e la polizia si
rifiutarono di rivelare il tipo di gas impiegato
nell’operazione. Molto ostaggi entrarono in coma e
morirono in ospedale, alcuni anche una settimana
dopo la fine dell’assedio. In tutto morirono 129
persone.
Il governo proclamò la vittoria. In televisione
passarono ripetutamente le immagini dei terroristi
giustiziati sommariamente nel sonno dai militari
russi: uomini e donne stesi sulle poltrone del teatro o
sui tavoli, con i fori dei proiettili alla testa ben
visibili. Quando scrissi un articolo sul disprezzo per
la vita umana che il governo aveva dimostrato
dichiarando la vittoria nonostante i 129 morti inutili,
fui anch’io oggetto di minacce di morte: era proibito
criticare il trionfo sul terrorismo. Passarono mesi
prima che alcuni attivisti sostenitori dei diritti umani
ebbero il coraggio di denunciare la Russia per aver
violato una serie di convenzioni internazionali e
alcune sue leggi usando il gas e ricorrendo alla forza
quando i terroristi avevano dimostrato disponibilità
a trattare. Pochi in Russia sono venuti a conoscenza
del fatto che i terroristi, comandati da un
venticinquenne che non era mai stato fuori dalla
Cecenia, avevano fatto richieste così ridicole da
esaudire da poter garantire probabilmente la
liberazione degli ostaggi. Volevano che il presidente
Putin dichiarasse pubblicamente le sue intenzione di
concludere la guerra in Cecenia e che dimostrasse la
sua buona volontà ordinando il ritiro delle truppe da
uno qualunque dei distretti della repubblica
secessionista.
Ma per quanto semplici fossero le loro richieste, i
terroristi stavano domandando a Putin di agire contro
la sua natura. Il ragazzo che non era mai capace di
abbandonare una rissa - quello che si calmava solo
per infiammarsi di nuovo e ricominciare a picchiare
- e adesso il presidente che aveva promesso di
“ficcarli nel cesso” avrebbe certamente preferito
sacrificare 129 suoi concittadini piuttosto che dire
pubblicamente che voleva la pace. Quindi non lo
fece.
Due settimane dopo l’assedio al teatro, Putin andò
a Bruxelles per un vertice Unione Europea-Russia
nel quale si sarebbe dovuto discutere principalmente
della minaccia rappresentata dal terrorismo
internazionale islamico. A una conferenza stampa
dopo le riunioni, un giornalista del quotidiano
francese Le Monde fece una domanda sull’uso
dell’artiglieria pesante contro i civili in Cecenia.
Putin calmo e con un leggero sorriso agli angoli
della bocca disse:
9 Ivi, p. 633.
10 Ivi, p. 112.
11 La prima riunione del Fronte popolare si tenne
a Leningrado nell’agosto del 1988; furono presenti i
rappresentanti di venti organizzazioni provenienti da
diverse città della Russia e da dodici città di altre
repubbliche sovietiche;
http://www.agitclub.ru/front/frontdoc/zanarfront1.htm.
Ultimo accesso: 13 gennaio 2011.
12 Ansberg, Margolis (a cura di), Obšcestvennaja
žizn’, cit., p. 119.
13 Andrej Boltjanskij, intervista, 2008, in ivi, p.
434.
14 Pëtr Šeliš, intervista, 2008, in Ansberg,
Margolis (a cura di), Obšcestvennaja žizn’, cit., p.
884 della versione online.
15 Thomas de Waal, Black Garden: Armenia and
Azerbaijan Through Peace and War, New York, New
York University Press, 2004.
16 Ansberg, Margolis (a cura di), Obšcestvennaja
žizn’, cit., p. 115.
17 Aleksandr Vinnikov, memorie, in ivi, p. 450.
18 Ansberg, Margolis (a cura di), Obšcestvennaja
žizn’, cit., p. 126.
19 Articolo 70 del codice penale della
Repubblica socialista federativa sovietica russa
(RSFSR),
http://www.memo.ru/history/diss/links/st70.htm.
Ultimo accesso: 17 gennaio, 2011.
20 Ansberg, Margolis (a cura di), Obšcestvennaja
žizn’, cit., p. 127.
21 Natalja Serova, intervista, in ivi, p. 621.
22
http://pravo.levonevsky.org/baza/soviet/sssr1440.htm.
Ultimo accesso: 17 gennaio, 2011.
23 Volantino distribuito dal comitato Elezioni-89,
riprodotto in Ansberg, Margolis (a cura di),
Obšcestvennaja žizn’, cit., pp. 139-140.
24 Anatolij Sobcak, Žila-Byla Kommunisticeskaja
partija, pp. 45-48, citato in Ansberg, Margolis (a
cura di), Obšcestvennaja žizn’, cit., p. 623.
25 Jurij Afanas’ev, intervistato da Evgenij
Kiselëv su Echo Moskvy, 2008,
http://www.echo.msk.ru/programs/all/548798-echo/.
Ultimo accesso: 18 gennaio, 2011.
26 Aleksandr Nikišin, “Pochorony akademika A.
D. Sacharova”, Znamja, 5, 1990, pp. 178-188.
27 “A. D. Sacharov”, Voskresenie, 33, 65,
http://piter.anarhist.org/fevral12.htm. Ultimo
accesso: 18 gennaio 2011.
28 Aleksandr Vinnikov, memorie, in Ansberg,
Margolis (a cura di), Obšcestvennaja žizn’, cit., p.
453.
29 Marina Sal’e, intervista, 2008, in Ansberg,
Margolis (a cura di), Obšcestvennaja žizn’, cit., pp.
615-616.
30 Ibid.
31 Igor’ Kucerenko, memorie, in Ansberg,
Margolis (a cura di), Obšcestvennaja žizn’, cit., p.
556.
32 Aleksandr Vinnikov, memorie, in Ansberg,
Margolis (a cura di), Obšcestvennaja žizn’, cit., solo
nella versione online, pp. 568-569.
33 Viktor Voronkov, intervista, 2008, in Ansberg,
Margolis (a cura di), Obšcestvennaja žizn’, cit., p.
463.
34 Nikolaj Girenko, memorie, in Ansberg,
Margolis (a cura di), Obšcestvennaja žizn’, cit., p.
473.
35 Viktor Veniaminov, memorie, Avtobiografija
Peterburgskogo gorsoveta, p. 620, citata in Ansberg,
Margolis (a cura di), Obšcestvennaja žizn’, cit., p.
449.
36 Bella Kurkova, memorie, in Ansberg, Margolis
(a cura di), Obšcestvennaja žizn’, cit., p. 552.
37 Intervista dell’autrice a Marina Sal’e, 14
marzo 2010.
38 Vladimir Gelman, intervista, in Ansberg,
Margolis (a cura di), Obšcestvennaja žizn’, cit., p.
471.
39 Dmitrij Gubin, “Intervju predsedatelja
Lensoveta A. A. Sobcaka,” Ogonëk, 28, 1990, citato
in Ansberg, Margolis (a cura di), Obšcestvennaja
žizn’, cit., p. 269.
40 Aleksandr Vinnikov, memorie, in Ansberg,
Margolis (a cura di), Obšcestvennaja žizn’, cit., pp.
453-454.
41 Intervista dell’autrice a Marina Sal’e, 14
marzo 2010; Vinnikov, memorie, in Ansberg,
Margolis (a cura di), Obšcestvennaja žizn’, cit., pp.
453-454.
42 Bakatin, Izbavlenie ot KGB, cit., p. 138.
43 Ivi, pp. 36-37.
44 Gevorkjan, Timakova, Kolesnikov, Ot pervogo
lica, cit.
45 Ibid.
46 Anatolij Sobcak, intervista, Literaturnaja
Gazeta, febbraio 2000, pp. 23-29, citata in Anatolij
Sobcak: Kakim on byl, Mosca, Gamma-Press, 2007,
p. 20.
47 Intervista dell’autrice a Sergej Bezrukov,
Düsseldorf, 17 agosto 2011.
48 Gevorkjan, Timakova, Kolesnikov, Ot pervogo
lica, cit.
49 Komitet Konstitucionnogo Nadzora SSSR,
1989-91, http://www.panorama.ru/ks/iz8991.shtml.
Ultimo accesso: 18 marzo 2011.
50 Bakatin, Izbavlenie ot KGB, cit., p. 135.
51 Ibid.
52 Gevorkjan, Timakova, Kolesnikov, Ot pervogo
lica, cit.
53 Ibid.
5. Un colpo di stato e una crociata
1 Playing the Communal Card: Communal
Violence and Human Rights, rapporto di Human
Rights Watch,
http://www.hrw.org/legacy/reports/1995/communal/.
Ultimo accesso: 26 gennaio 2011.
2 Leningradskaja pravda, 28 novembre 1990,
citato in Ansberg, Margolis (a cura di),
Obšcestvennaja žizn’, cit., p. 299.
3 Vladimir Monachov, intervista, in Ansberg,
Margolis (a cura di), Obšcestvennaja žizn’, cit., p.
574.
4 Julij Rybakov, intervista, in Ansberg, Margolis
(a cura di), Obšcestvennaja žizn’, cit., p. 610.
5 Vladimir Beljakov, memorie, in Ansberg,
Margolis (a cura di), Obšcestvennaja žizn’, cit., pp.
425-426.
6 Intervista dell’autrice a Marina Sal’e, 14 marzo
2010.
7 Aleksandr Konanychin, http://www.snob.ru/go-
to-comment/305858. Ultimo accesso: 10 marzo
2011.
8 “Obrašcenie k sovetskomu narodu”, in J.
Kazarin, B. Jakovlev, Smert’ zagovora: Belaija
kniga, Mosca, Novosti, 1992, pp. 12-16.
9 Kazarin, Jakovlev, Smert’ zagovora, cit., p. 7.
10 Igor’ Artem’ev, memorie, in Ansberg, Margolis
(a cura di), Obšcestvennaja žizn’, cit., pp. 407-408.
11 Aleksandr Vinnikov, memorie, in Ansberg,
Margolis (a cura di), Obšcestvennaja žizn’, cit., pp.
454-455.
12 Igor’ Artem’ev, memorie, in Ansberg, Margolis
(a cura di), Obšcestvennaja žizn’, cit., p. 408.
13 Intervista dell’autrice a Marina Sal’e, 14
marzo 2010.
14 Bakatin, Izbavlenie ot KGB, cit., p. 21.
15 A. Golovkin e A. Cernov, intervista con
Anatolij Sobcak, Moskovskie novosti, 26 agosto
1991, citata in Ansberg, Margolis (a cura di),
Obšcestvennaja žizn’, cit., p. 627.
16 Anatolij Sobcak, memorie, in Ansberg,
Margolis (a cura di), Obšcestvennaja žizn’, cit., p.
627.
17 Kazarin, Jakovlev, Smert’ zagovora, cit., p.
131.
18 G. Popov, “Zajavlenie mera goroda Moskvy”,
in Kazarin, Jakovlev, Smert’ zagovora, cit., pp. 68-
69.
19 Centro Labirint, biografia di Jurij Lužkov,
http://www.anticompromat.org/luzhkov/luzhkbio.html.
Ultimo accesso: 13 marzo 2011.
20 Julij Rybakov, intervista, in Ansberg, Margolis
(a cura di), Obšcestvennaja žizn’, cit., p. 612.
21 B. Eltsin, I. Silaev, R. Chasbulatov, “K
graždanam Rossii”, in Kazarin, Jakovlev, Smert’
zagovora, cit., p. 42.
22 Vjaceslav Šcerbakov, intervista, in Ansberg,
Margolis (a cura di), Obšcestvennaja žizn’, cit., p.
681.
23 Ibid.; intervista dell’autrice a Marina Sal’e, 14
marzo 2010; testo del decreto come dettato da
Ruckoj e come letto da Sobcak, fornito da Sal’e.
24 Elena Zelinskaja, intervista, in Ansberg,
Margolis (a cura di), Obšcestvennaja žizn’, cit., p.
505.
25 Intervista dell’autrice a Marina Sal’e, 14
marzo 2010.
26 Vjaceslav Šcerbakov, in Ansberg, Margolis (a
cura di), Obšcestvennaja žizn’, cit., p. 683.
27 Gevorkjan, Timakova, Kolesnikov, Ot pervogo
lica, cit.
28 Intervista dell’autrice a Arsenij Roginskij,
Mosca, 20 giugno 2008.
29 Lettera di Marina Sal’e all’ispettore capo della
Federazione russa Jurij Boldyrev in data 25 marzo
1992, inedito.
30 Lettera di Jurij Boldyrev a Pëtr Aven in data 13
marzo 1992, documento n. 105-177/n.
31 Intervista dell’autrice a Irène Commeaut,
Parigi, giugno 2010.
32 Il’ja Kolmanovskij, intervista con Aleksandr
Margolis, San Pietroburgo, giugno 2008.
33 Marina Ental’ceva, citato in Gevorkjan,
Timakova, Kolesnikov, Ot pervogo lica, cit.
34 Gevorkjan, Timakova, Kolesnikov, Ot pervogo
lica, cit.
35 Otcët rabocej deputatskoj gruppy Komiteta po
meždunarodnym i vnešnim svjazjam, postojannych
komissij po prodovolstviju, torgovle i sfere
bytovych uslug Sankt-Peterburgskogo gorodskogo
Soveta narodnych deputatov po voprosu
kvotirovanija i licenzirovanija eksporta i importa
tovarov na tierritorii Sankt-Peterburga, con
risoluzione 8 maggio 1992, n. 88; Marina Sal’e,
“Putin - prezident korrumpirovannoj oligarchii!”,
ottenuto dalla Fondazione Glasnost’ di Mosca il 18
marzo 2000.
36 Gevorkjan, Timakova, Kolesnikov, Ot pervogo
lica, cit.