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Studi e ricerche

La collettivizzazione delle terre in Unione Sovietica:


il punto di vista americano
di Marcello Flores

Nel 1927 l’isolamento politico e diplomatico sa delle relazioni con la Gran Bretagna furo­
dell’Unione Sovietica aveva raggiunto un li­ no i momenti più salienti di questa nuova fa­
vello che non si ricordava dai tempi della se nell’ultimo scorcio degli anni venti; lo
guerra civile. Proprio mentre all’interno del scambio di ambasciatori con gli Stati Uniti e
paese l’opposizione di sinistra veniva defini­ l’ingresso nella Società delle Nazioni ne rap­
tivamente ed ufficialmente sconfitta e il XV presentarono l’apogeo nel biennio 1933-34*.
Congresso del Pcus sottolineava l’urgenza di Nel 1928, malgrado il governo americano,
varare il piano quinquennale di sviluppo eco­ appoggiato dalla grande stampa, continui a
nomico, la tragica sorte della rivoluzione ci­ mostrarsi contario a qualsiasi ripensamento
nese ispirata da Mosca e la rottura delle rela­ in ordine al riconoscimento diplomatico, un
zioni diplomatiche con l’Inghilterra sembra­ nuovo atteggiamento comincia a prendere
vano aver posto in un vicolo cieco la politica piede negli Stati Uniti nei confronti del­
estera del paese dei Soviet. Alla fine dell’an­ l’Urss, dapprima nel mondo degli intellettua­
no, però, apparvero i primi sintomi di una li liberals, poi via via in settori sempre più
inversione di tendenza e una delegazione so­ ampi e diversificati. Tramite principale e pri­
vietica partecipò a Ginevra, sede della Socie­ vilegiato di questa nuova ‘immagine’ del-
tà delle Nazioni, a una sessione della Com­ l’Urss — che sarà elemento non secondario
missione per il disarmo, continuata poi nel del positivo esito dei rapporti politico-diplo­
marzo dell’anno successivo. matici tra i due paesi — sono i sempre più
La delegazione era guidata dal vicecom­ numerosi ‘turisti’ che viaggiano nel paese dei
missario agli Affari Esteri, Livtinov, che nel Soviet (tra questi, nel 1927-28, Dewey, Dos
giro di pochi anni, — e dal 1930 al vertice del Passos, Dreiser, Baldwin), viaggiatori occa­
Commissariato — sarebbe stato l’artefice sionali spesso con scarse conoscenze prece­
dell’ingresso dell’Urss nell’arena della diplo­ denti ma con profonde motivazioni ideali e
mazia mondiale. La ratifica del Patto Kel- politiche. Ma anche, e forse soprattutto, lo
log-Briand allargato anche all’Urss e la ripre­ sono alcuni giornalisti, corrispondenti nel-

II materiale per questo lavoro è stato raccolto durante un periodo di ricerca nel 1981 presso la Università della Cali­
fornia, a Berkeley, grazie anche al contributo del CNR n. 54426.
1 Non è possibile dar conto della vastissima letteratura sui rapporti diplomatici di Urss e Stati Uniti negli anni venti e
trenta. Basterà ricordare: T.R. Maddux, Years o f Estrangement. American relations with the Soviet Union 1933-
1941, University Press of Florida, 1980; D.G. Bishop, The Roosevelt-Litvinov Agreements. The American View, Sy­
racuse UP, New York, 1965; N. Grant, The Russian Section. A Window on the Soviet Union, in “Diplomatic Histo­
ry” v. 2, Winter 1978; J.L. Gaddis, The Soviet Union and the United States: A n Interpretative History, New York,
John Wiley & Sons, 1978.

“Italia contemporanea”, giugno 1984, n. 155


6 Marcello Flores

l’Urss per conto di alcune testate, che riusci­ l’educazione progressiva, un’economia quasi
ranno nel giro di pochi anni e a volte di mesi capitalistica e, soprattutto, dall’ardente idea­
a diventare dei veri opinion-makers, ascoltati lismo”4.
consiglieri di politici e finanzieri, conqui­ I motivi di “attrazione” dell’Urss sarebbe­
standosi un ruolo e una importanza rara­ ro di lì a poco cambiati, e molti degli stessi
mente raggiunti dalla categoria in una forma inauguratori di questo nuovo corso nei con­
così netta e precisa2. fronti dell’Urss — Dewey per primo —
Dorothy Thompson, giornalista del “New avrebbero presto mutato alcune opinioni di
York Evening Post” , sintetizzava in questo fondo. Ma, paradossalmente, proprio l’en­
modo la nuova ottica, intellettuale e psicolo­ fasi ‘ideale’ delle testimonianze della fine de­
gica, condivisa dalla maggior parte di questi gli anni venti sarebbe sopravvissuta: seppure
più o meno improvvisati ‘amici’ dell’Urss: a cornice di un discorso profondamente di­
“Il fatto certamente non meno degno di nota verso che avrà invece nella pianificazione e
riguardo alla Russia è che, indipendentemen­ nel gigantesco sforzo di modernizzazione
te dal punto di vista che ognuno si porta die­ l’asse del suo interessamento.
tro in questo paese, una volta che lo si è visi­ E.M. Newman, uno dei visitatori più atipi­
tato e una volta che s’è compreso come quel­ ci di questo periodo, interessato più che altro
lo che vi sta accadendo non sia un arido espe­ alle sorti dell’aristocrazia e al contrasto tra
rimento politico ma il doloroso processo di l’architettura millenaria e l’impronta operaia
una nazione nell’atto di rinascere, si è co­ data alle città dal nuovo regime, scriveva nel
stretti a pensare e a pensare ancora: a rivive­ 1928 che “talvolta è sembrato che i turisti,
re esperienze e a ravvivare impressioni in un che negli ultimi anni sono arrivati in questo
tentativo di rendere più chiaro a se stessi di paese nascosto, abbiano trovato quasi com­
che cosa si tratti”3. pletamente quello che erano venuti a cercare;
Le persone che più incarnavano il mutato come se il risultato delle loro osservazioni di­
atteggiamento verso l’Urss appartenevano pendesse dalle loro personali simpatie ed an­
per la maggior parte al mondo liberal, a quel tipatie, dalle loro opinioni politiche e forse
filone democratico-progressista che aveva in da una loro precedente conoscenza della
America una lunga tradizione e una varietà Russia e da una certa esperienza negli affari
di sfumature. La crisi del liberalismo, rap­ internazionali” . Rammentando come un vi­
presentava la realtà culturale in cui una nuo­ sitatore offrisse l’immagine di una Russia
va valutazione dell’Urss poteva costituire un povera e analfabeta mentre un altro rimanes­
momento decisivo per ricostruire una più se colpito dal dilagante progresso della cultu­
precisa identità politica e sociale. Si trattava ra, e come l’idea di un’utopia egualitaria si
di democratici che “erano ancora devoti de­ alternasse a quella di una persecuzione impe­
mocratici, e che si rivolsero all’Unione So­ rante, concludeva: “Sono convinto che le più
vietica per trovare non una nuova fede ma recenti osservazioni debbono finire tra i ri­
una via d’uscita alla loro vecchia fede. Così fiuti perché non sarebbero di alcun aiuto co­
essi furono attratti dalla legislazione sociale, me guida per i futuri visitatori [...]. La Rus-

2 Cfr. soprattutto P.G. Filene, Americans and the Soviet Experiment 1917-1933, Cambridge, 1967 e R.H. Pells, Ra­
dicai Visions and American Dreams. Culture and Social Thought in the Depression Years, New York, 1973.
3 D. Thompson, The New Russia, New York, 1928, p. V ili.
4 P.G. Filene, Americans and the Soviet Experiment, cit., p. 154. Cfr. anche F.A. Warren, Liberals and Commu­
nism. The ‘Red Decade’ Rivisited, Bloomington, 1966 e R. A. Lawson, The Failure o f Indipendent Liberalism 1930-
1941, New York, 1971.
La collettivizzazione delle terre in Unione Sovietica 7

sia è stata il risultato naturale di condizioni riodo di pieno stalinismo e il loro atteggia­
che sono esistite attraverso tutti i secoli del mento di pacata discussione, di relativismo,
suo sviluppo e della sua espansione. Se un al­ di curiosità per la differenza e il nuovo, co­
tro regime dovesse mai seguire a quello dei stituirà la base di posizioni esplicitamente fa­
Soviet non potrebbe mai ritrovare quelle vorevoli proprio su quel terreno economico e
stesse condizioni: la nazione non potrà mai politico su cui essi si erano mostrati più scet­
più essere come era prima della Rivoluzio­ tici e riservati. È soprattutto in questo senso
ne”5. Pur rappresentando probabilmente che i visitatori dell’Urss nel biennio 1927-28
uno degli ultimi esempi dell’atteggiamento segnano una fase nuova, una transizione a
prevalente fra i visitatori americani prima del un atteggiamento diverso. Già nei loro scritti
1927-28, il discorso di Newman condivide in si nota a volte un uso della realtà sovietica
parte quell’atteggiamento pragmatico e dei­ come contraltare, per lo più polemico, alle
deologizzato che si riscontrava anche nelle condizioni sociali e politiche esistenti negli
posizioni più partecipi ed emotive. Stati Uniti: dall’ammirazione per l’efficienza
I democratici americani, tra le cui fila si sociale al privilegio del bene pubblico anche
annoverano quasi tutti gli americani recatisi a scapito delle forme di libertà, dall’interes­
in Urss in questo periodo, “ammiravano la samento per una nuova mentalità, che sem­
rivoluzione d’Ottobre soprattutto per le sue bra frutto insieme di libera sperimentazione
conquiste culturali, più che per quelle econo­ e di indottrinamento pianificato, all’ammi­
miche” . E non solo — come suggerisce anco­ razione per la condizione delle donne, per la
ra P. Filene — perché per la maggior parte protezione del lavoro, per l’umanità del trat­
erano educatori, operatori sociali, studiosi di tamento carcerario. Sarà però solo la crisi
scienze sociali6. Il minor interesse alla politi­ del ’29 ad affrettare e a maturare questo at­
ca e all’economia si accompagnava infatti a teggiamento, incentrando soprattutto sui te­
una accettazione pressoché totale della im­ mi economici e della sicurezza collettiva un
magine che di sé offrivano le autorità sovieti­ confronto ‘parallelo’ tra le due società in cui
che in questi settori. Pur se il sistema nel suo i giudizi sull’Urss saranno una preziosa carti­
complesso era sottoposto a giudizio critico e na di tornasole anche per comprendere l’at­
visto come contrapposto o per lo meno im­ teggiamento di molti americani verso il loro
proponibile per il mondo occidentale, l’idea stesso paese.
che si trattasse realmente di uno stato prole­ In molti dei viaggiatori nell’Urss nel bien­
tario e in transizione verso il socialismo non nio 1927-28, a una impostazione fortemente
era messa in discussione come ‘fatto’; era an­ relativistica si accompagnò l’interesse per
zi la base empirica per le argomentazioni e i una comparazione sia pur sbrigativa tra
giudizi successivi. l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti. Fu que­
L’atteggiamento di questi liberals si fon­ sto anche il caso dello scrittore Theodor
dava su un’analisi dell’ultimo periodo della Dreiser che dedicò un intero capitolo dei suoi
Nep e delle prime avvisaglie della pianifica­ ricordi di Russia alla differenza di “tempera­
zione, ed era quindi evidentemente influen­ mento” degli americani e dei sovietici. “Mai
zato da una situazione contraddittoria e nella mia vita — comincia il quarto capitolo
spesso confusa. Eppure i loro giudizi verran­ — sono stato più impressionato dalle diffe­
no in parte ripresi proprio nel successivo pe­ renze di atteggiamento e di temperamento

5 E.M. Newman, Seeing Russia, New York, 1928, pp. 31 e 33.


6 P.G. Filene, Americans and the Soviet Experiment, cit., p. 140.
8 Marcello Flores

che separano le nazioni di quanto lo fui da civiltà russa ha, come risultato, molti obietti­
quelle che dividono i russi e gli americani”7. vi in comune con quella americana. Come la
Il temperamento semiasiatico dei russi, la lo­ nostra, essa è una civiltà basata sull’afferma­
ro maggiore socievolezza e propensione alla zione che il lavoro non è un male, ma il più
vita collettiva, così come la loro attrazione grande bene possibile; che un uomo che non
per l’astrazione e la filosofia, aveva partico­ ha alcun tipo di lavoro è sgradevole, che lo è
larmente colpito Dreiser, abituato alla con­ il fannullone, nemico della società per quan­
cretezza e schiettezza degli americani. Sem­ to bene educato ed attraente sia e per quanto
brava allo scrittore che solo i leader comuni­ le sue doti possano essere il tramite di una
sti coltivassero un impegno per i problemi elegante civiltà; e infine che l’aumento della
materiali della vita che era negli Stati Uniti produzione dovrebbe essere l’obiettivo prin­
una psicologia individuale corrente. E tutta­ cipale di una nazione”8.
via Dreiser intravedeva una novità nel nuovo È però soprattutto nel campo dello svilup­
atteggiamento dei russi verso le macchine e la po industriale, della creazione di un’econo­
tecnologia importata dall’occidente, il segno mia di scala e di una produzione in serie che
di una parziale discesa dal mondo dei sogni Pamericanizzazione sembra essere ‘l’ideale
alla realtà; anche se ipotizzava che questo en­ socialista’ maggiormente perseguito in Rus­
tusiasmo nell’appropriarsi dei più intricati sia. E proprio perché la modernizzazione
dettagli delle nuove meraviglie meccaniche dell’industria è ai suoi inizi, l’adorazione dei
potesse avere il semplice obiettivo di lavorare russi per le macchine sembra addirittura su­
meno e meglio per dedicare più tempo al pro­ perare quella americana, circondata com’è,
prio universo di fantasie e sogni. ancora, da un alone di fascino e di romanti­
Nella comparazione tra Stati Uniti e Unio­ cismo. La coscienza che la depressione eco­
ne Sovietica, però, più che la sofisticata di­ nomica iniziata nel 1929 segnasse una svolta
stinzione di temperamento raccontata da storica nello sviluppo della società americana
Dreiser è l’interpretazione espressa da Doro­ e che altrettanto fosse vero per l’Urss con
thy Thompson a risultare prevalente. Per la Tesperimento di pianificazione, sarà in se­
giornalista americana, la tendenza dominan­ guito lo sfondo costante di un confronto in­
te sembra essere quella di un percorso per sistente suggerito da tutti i personaggi di
molti aspetti simile, in cui il contrasto da sot­ maggiore o minore spicco che si recheranno
tolineare dovrebbe essere casomai quello di nell’Unione Sovietica.
entrambi — Usa e Urss — nei confronti della È stato scritto che “per un numero cre­
vecchia e decadente Europa, legata a una tra­ scente di scrittori all’inizio degli anni trenta,
dizione aristocratica e feudale, nemica l’esempio sovietico non rappresentò solo
dell’industrialismo, timorosa della meccaniz­ un’alternativa al capitalismo democratico,
zazione e della produzione in serie, ostile a ma rimpiazzò pure, in modo plausibile, il So­
una americanizzazione delle proprie società. gno Americano ormai al tramonto. Il suo fa­
In Russia, al contrario, la rottura con il vec­ scino risiede infatti tanto nei suggerimenti
chio ordine zarista e la volontà di costruire simbolici di un nuovo modello di vita che nel
una società modellata su principi compieta- suo più prosaico programma sociale ed eco­
mente diversi avrebbe fatto sì che “la nuova nomico”9. E infatti i successi, prevalente-

7 T. Dreiser, Dreiser Looks at Russia, London, 1928, p. 50.


8 D. Thompson, The New Russia, cit., p. 161.
5 R.H. Pells, Radical vision in American Dreams, cit., pp. 62-63, ma cfr. da p. 43 a p. 149.
La collettivizzazione delle terre in Unione Sovietica 9

mente quantitativi, ma inseriti in un disegno all’interesse per i vantaggi economici e com­


di mutamento qualitativo di incalcolabile merciali, si aggiungeva, negli osservatori
portata, del primo piano quinquennale, in­ americani, una serie di più ampie considera­
durranno negli americani un atteggiamento zioni. Il cardine di questo atteggiamento era
in cui convivono una dichiarazione d’umiltà il confronto tra due mondi, due culture, due
nell’imparare dagli altri e l’orgoglio di poter economie, due sistemi considerati fino allora
riuscire a fare di più. opposti e impermeabili che improvvisamente
L’ammirazione per i risultati sovietici si al­ sembravano aprirsi l’un l’altro sotto la spin­
terna alla fiducia di poter creare una nuova ta della depressione da un lato e dell’accele-
società e una nuova umanità assai meglio, in rata modernizzazione dall’altro10.
America, se solo si imboccasse la strada Il primo consapevole approccio alla tema­
dell’innesto dei principi pianificatori nel cor­ tica della pianificazione era stato opera, ne­
po della più genuina tradizione statunitense. gli Stati Uniti, di un gruppo di economisti
Se l’Urss appare l’unico modello esistente di che aveva accompagnato nell’estate del 1927
un massiccio intervento statale nella società, la prima delegazione sindacale recatasi in
si sostiene anche che essa non incarna tanto Urss11. In un volume pubblicato l’anno suc­
gli ideali del comuniSmo quanto quelli del cessivo, il curatore dell’opera, Stuart Chase
progressivismo americano. Non a caso l’inte­ sintetizzava così l’obiettivo del primo piano,
resse dei visitatori e della stampa statunitense ormai quasi ai suoi esordi: “la massima pro­
per i diversi e concreti aspetti del primo pia­ duzione di beni di prima necessità e di generi
no quinquennale e per i progetti più ambi- di conforto ad un minimo di costi umani,
I ziosi di industrializzazione e modernizzazio­ salvaguardando scrupolosamente, al tempo
ne, si appuntò prevalentemente su quelli in stesso, la salute, la sicurezza, l’educazione, il
cui interessi e uomini americani erano diret­ tempo libero e le condizioni di lavoro dei la­
tamente coinvolti, la costruzione del Dnie- voratori” 12. Pochi dirigenti sovietici avreb­
prostroy (una grande diga ed una colossale bero potuto delineare con maggiore convin­
centrale idroelettrica sul fiume Dniepr) e zione e abilità propagandistica una simile
quella di un complesso industriale a Niznij ideologia della pianificazione. Chase sem­
Novgorod destinata a diventare, nelle idee brava condividere la fiducia dei dirigenti del
dei pianificatori sovietici, la città dell’auto­ Gosplan di condurre rapidamente l’Urss
mobile, la Detroit sovietica. Alla curiosità all’autosufficienza economica. Egli immagi­
per una simile ‘collaborazione’ con un paese nava i manager industriali statali spinti “da
neppure riconosciuto diplomaticamente e nessun altro incentivo che il loro ardente zelo
per il tipo di vita condotto dalle piccole ‘co- di creare un nuovo paradiso ed una nuova
j Ionie’ di tecnici e specialisti americani, e terra, che è ciò che brucia dentro al cuore di

10 Sull’atteggiamento verso l’Urss di alcuni dei pianificatori americani e sui progetti americani in Urss si può vedere
M. Flores, The American Attitude towards the First Soviet Five-Year Pian, in “Annali di storia americana” , v. 1, n.
1 (di prossima pubblicazione).
S " S i era trattato del primo gruppo non comunista di sindacalisti americani giunto nell’Urss per una visita non uffi­
ciale, ma che era stata molto pubblicizzata. Il viaggio di due mesi attraverso tutta l’Urss era terminato con un incon­
tro con Stalin.
12 S. Chase, R. Dunn, R.G. Tugwell (eds.), Soviet Russia in the Second Decade. A Joint Survey by the Technical
S ta ff o f the First American Trade Union Delegation, New York, 1928, p. 29. Il primo piano fu formalmente adotta­
li to nell’aprile 1929 quando la XVI conferenza del PCUS adottò la variante cosiddetta ottimale. Il piano prevedeva, a
differenza di quanto detto da Chase, un aumento della produzione industriale complessiva del 180% e dei beni stru­
mentali del 230%, con una precisa priorità attribuita all’industria di base.
10 Marcello Flores

ogni buon comunista” e sorretti da una vo­ lista Eugene Lyons, uno dei veterani dei cor­
lontà di sfida senza eguali nel mondo con­ rispondenti occidentali in Urss, ricordava co­
temporaneo tanto che, per poterla ritrovare me Stalin avesse descritto il 1929 come l’an­
“occorreva ritornare ai tempi di Cromwell, o no della grande rottura col passato e come
di Maometto, o di San Paolo” . “la sua descrizione sembrasse in retrospetti­
Gli economisti, che saranno ancor più in­ va ancor più vera di quanto apparve a
teressati nei tre o quattro anni successivi, quell’epoca [...]. Quello che accadde negli
non erano tuttavia i soli a interrogarsi sul anni seguenti, infatti, fu tutto tranne che una
nuovo corso che il primo piano quinquenna­ estensione o intensificazione degli atteggia­
le avrebbe impresso all’Unione Sovietica13. menti stabiliti nel 1929” 1S. Che si trattasse di
Un articolo apparso nel giugno 1929 su “Na­ una ‘svolta’ di notevole portata erano in
tion’s Business” portavoce della Camera di molti a riconoscerlo. Non tutti pensavano
commercio degli Stati Uniti, puntava diritto però che le ‘grandiose’ novità del primo pia­
alla sostanza dell’interesse dei suoi lettori ri­ no avrebbero potuto in seguito essere ancora
cordando come fossero finiti ormai i tempi più approfondite o accentuate. La fecalizza­
di Trockij e Zinov’ev sulle prime pagine dei zione dell’interesse per gli aspetti economici
giornali e come “adesso le notizie più impor­ del piano sembrano a volte presagire muta­
tanti dalla Russia riguardano piuttosto menti di più vasta portata, ma la loro astra­
l’apertura di un cotonificio, l’arrivo di una zione non interessa più di tanto. Un osserva­
delegazione per comprare macchinari ameri­ tore attento e informato come William H.
cani, la firma di un contratto con una com­ Chamberlin, segnalava il significato ‘storico’
pagnia statunitense per farsi assistere nella del piano nel senso di una futura indipenden­
costruzione di una centrale idroelettrica” . za economica, ma individuava poi come ef­
L’articolo sosteneva pure la necessità di fetto immediato il rafforzamento del potere
smetterla di tirare in ballo questioni morali, militare sovietico.
essendo “futile” e “senza tatto” parlarne In genere l’interesse per il piano fu più ap­
“mentre vi sono negoziati per l’acquisto di pannaggio degli economisti o degli ingegneri
trattori americani destinati alle aziende agri­ che non dei letterati e dei filosofi; e se fu un
cole statali sovietiche o quando esperti petro­ interessamento spesso accompagnato da giu­
liferi americani sono consultati sulla possibi­ dizi positivi, molto raramente si concluse con
lità di costruire una raffineria a Baku” . Il un invito a ripetere l’esperienza russa. La
tempo degli affari, in sostanza, aveva ripreso simpatia per il piano quinquennale compor­
il sopravvento e “Nation’s Businness” si tò, al contrario, una posizione di accentuato
schierava a favore di un rigido pragmatismo relativismo: esso poteva funzionare nelle j
nel trattare con l’Unione Sovietica14. specifiche condizioni economiche e politiche ]
In uno dei suoi libri di memorie, il giorna­ dell’Urss, non certo essere innestato su un

I
13 Cfr. M. Flores, The american Attitude towards the First Soviet five-year Plan, cit. ;
14 Soviet Contradictions, in “Nation’s Business” , giugno 1929, p. 27. (
15 Eugene Lyons, Assignment in Utopia, New York, 1937, p. 201. Lyons collaborò negli anni venti a pubblicazioni £
comuniste americane, scrisse un libro su Sacco e Vanzetti lottando per la loro liberazione e lavorò all’ufficio ameri- c
cano della Tass. Nel 1928 andò in Russia come corrispondente della United Press dove rimase fino al 1934. Egli stes- a
so fa datare la sua ‘disillusione’ sul comuniSmo sovietico al 1931-32, di fronte alla brutalità della collettivizzazione | i
agricola. Tornato in Usa continuò ad occuparsi di cose sovietiche con un atteggiamento sempre più critico verso f
l’Urss e i suoi estimatori americani. t
La collettivizzazione delle terre in Unione Sovietica 11

terreno così diverso per tradizione e realtà immagine adeguata e aderente alle aspettati­
sociale come quello americano16. ve di chi si recava in visita in Urss17.
A spiegare l’atteggiamento statunitense È significativo che la conclusione del pri­
nei confronti dell’Urss, del resto tutt’altro mo piano quinquennale, anticipata alla fine
che univoco, concorrevano diversi fattori; i del 1932 dopo solo quattro anni, non abbia
più rilevanti erano certamente le trasforma­ destato nella stampa americana quell’interes­
zioni politico-culturali di una parte consi- samento che aveva invece caratterizzato la
stente degli intellettuali e il confronto tra fase centrale della sua esistenza. Non manca­

I
un’economia in ristagno e un’espansione ac­ rono certo le prese di posizione, anzi quasi
celerata. Ad essi vanno però aggiunti altri tutti i giornali diedero il loro contributo a
motivi che in modo esplicito o sottaciuto so­ giudicare il successo o il fallimento del pia­
no più volte apparsi nelle testimonianze dei no. Si trattò però di valutazioni affrettate e
contemporanei: dalla convinzione che, con sintetiche, prive di quell’ampiezza e di quella
la sconfitta il Trockij, il pericolo rivoluzio­ curiosità che avevano accompagnato le os­
nario si fosse esaurito e che l’Unione Sovieti­ servazioni precedenti. Vi fu anche, natural­
ca non rappresentasse più una minaccia di­ mente, chi tentò di analizzare con equilibrio
retta o indiretta per gli Stati Uniti, all’orgo­ il significato e il ruolo del primo periodo
glio per il mito americano esistente nell’Urss, dell’industrializzazione e della pianificazio­
I alla soddisfazione per i vantaggi economici e ne. Esemplare fu il caso di Edgar S. Furniss
commerciali, all’identificazione con gli sfor­ che su “Current History” cercò di allargare
zi sovietici assimilati alla tradizione pionieri­ una panoramica degli eventi economici an­
stica americana. Se per gli umanisti erano i che ai risultati sociali e culturali raggiunti dal
‘nuovi valori’ e la costruzione dell’‘uomo piano.

[
nuovo’ che rappresentavano l’elemento di Furono però soprattutto alcuni dei più no­
attrazione capace di mettere la sordina alle ti inviati americani — Fischer, Duranty,
perplessità e alle obiezioni in tema di demo­ Chamberlin — a offrire i contributi più inte­
crazia e diritti civili, per i tecnici, gli ingegne­ ressanti, riuscendo a mantenere un livello di
ri e gli economisti era la sfida tecnologico-in- informazione aggiornato e continuo e po­
dustriale — che puntava a superare in dieci nendo l’accento sui problemi congiunturali e
anni il percorso compiuto da altre nazioni in sulle emergenze episodiche oltre che sui più
quasi un secolo — a costituire un fascino ini­ stabili e consolidati effetti della pianificazio­
ziale spesso successivamente ridimensionato. ne. Introducendo, per di più, un problema
Attrazione e fascino che i sovietici cercavano che l’ansia modernizzatrice e la curiosità in-
in ogni modo di rafforzare dedicando non dustrialistica degli americani aveva spesso la­
pochi sforzi alla costruzione di una propria sciato nell’ombra e che si rivelava invece co-

j 16 W.H. Chamberlin, The Soviet Planned Economie Order, Boston, 1931, pp. 28-33. Chamberlin si recò in Urss per
la prima volta nel 1922, accompagnato dalla moglie di origine russa e divenne presto corrispondente per il “Christian
; Science Monitor” . Da una iniziale ammirazione passò, nel 1924, ad una posizione di “disincantamento e neutralità”
(cfr. il suo The Confession o f an Individualist, New York, 1940) pur continuando, fino al 1932, a sottolineare gli
aspetti positivi del regime. Scosso dalla carestia del 1932, che vide come una mossa tattica del regime per imporre la
collettivizzazione delle campagne, nel 1934 abbandonò l’Urss assumendo un atteggiamento sempre più ostile. Cfr.
anche P.G. Filene, American and the Soviet Experiment, cit., 204-206 e 254-255.
| 17 Cfr. S.R. Margulies, The Pilgrimage to Russia. The Soviet Union and the Treatment o f Foreigners 1924-1937,
Madison, 1968, soprattutto le pp. 14-33 e 77-78 e L.S. Feuer, American Travellers to the Soviet Union 1917-1932:
■the Formation o f a Component o f New Deal, in “American Quarterly” , XIV, Summer, 1962, pp. 118-149.
12 Marcello Flores

me centrale e strettamente connesso alle vi­ quennale. La possibilità di mantenersi neu­


cende del piano: la questione contadina e la trali, di descrivere e analizzare con un’ottica
collettivizzazione delle campagne che avreb­ distaccata e curiosa gli sforzi, i successi e i
be dovuto, secondo le autorità sovietiche, ri­ fallimenti di quel gigantesco esperimento so­
solverla una volta per tutte18. ciale ed economico che era la pianificazione,
Proprio l’atteggiamento di questi giornali­ non sembrava un’operazione riproponibile
sti, e di pochi altri come Eugene Lyons, An­ di fronte alla situazione ben più drammatica
ne Louise Strong e Maurice Hindus, testi­ che si stava sviluppando nelle campagne. La
monia quanto grande fosse l’attrazione che collettivizzazione era vista sì come un aspetto
l’esperimento sovietico suscitava in testimo­ del piano, in un certo senso come la sua base
ni permanenti, curiosi e professionalmente alimentare, come effetto e insieme strumento
motivati e quale importanza avesse il peso della scelta di pianificazione e industrializza­
delle proprie convinzioni politiche e del pro­ zione accelerata. Ma proprio per questo se ne
prio bagaglio culturale. Ma dimostra anche evidenziava l’aspetto di volta in volta più
come vi potesse essere una diversità di rea­ macroscopico, non sempre riuscendo a deli­
zione e di atteggiamento di fronte ai medesi­ neare un panorama complessivo dei grandi
mi eventi e, ancor più, come la dinamica mutamenti che stavano scuotendo le campa­
della società russa degli anni trenta interagis­ gne russe. Ora erano le misure governative
se con la ideologia individuale e il mondo di per sconfiggere i contadini ricchi, i kulaki,
valori personali: portando, di volta in volta, ora la loro resistenza all’essere eliminati o in­
a un rafforzamento, una correzione o anche tegrati nelle fattorie collettive e statali (i kol-
un ribaltamento dei giudizi precedentemente chozy e i sovchozy), ora l’andamento dei rac­
espressi sull’esperimento sovietico. Per colti e lo spettro della carestia, a rappresen­
quanto emblematico di atteggiamenti collet­ tare i punti focali dell’interessamento ameri­
tivi, il percorso di questi giornalisti e opi­ cano per l’agricoltura sovietica. L’ingerenza
nion-makers fu quindi anche un tragitto dell’ideologia nel formulare i giudizi era più
profondamente individuale; segnato, molto evidente che nei confronti del piano, specie
più che per gli intellettuali o i turisti occasio­ nell’orientarsi verso una descrizione ‘eroica’
nali, da una orgogliosa e a volte drammatica o verso una ‘catastrofica’. Se per alcuni il
consapevolezza delle contraddittorie ma for­ termine di riferimento delle scelte agrarie ri­
midabili trasformazioni che l’Urss stava im­ maneva il loro effetto sugli sviluppi del pia­
ponendo a se stessa e al mondo intero19. no, per altri era determinante il ‘salto’ socia­
L’atteggiamento americano nei confronti lista che la collettivizzazione aveva messo in
della collettivizzazione agricola ebbe un an­ moto per sconfiggere le ultime ma tenaci iso­
damento dissimile da quello verso il parallelo le di individualismo borghese della società
e quasi contemporaneo primo piano quin­ sovietica.

18 E.S. Fumiss, Setbacks to the Soviet Pian; Soviet Anxieties over Five-Year Plan; Results o f the Five-Year Plan,
Soviet Economic Gains; The Test o f Soviet Economy, in “Current History” febbraio 1932, gennaio 1933, febbraio
1933, agosto 1933, ottobre 1933; L. Fischer, Stalin Faces the Peasant, in “The Nation”, gennaio 1933: W. Duranty, I
Write as I Please, New York, 1935, pp. 245 e 275; W .H. Chamberlin, cit. pp. 16-22 e 44-62 e The Balance Sheet o f
the Five-Year Plane, in “Foreign Affairs” , aprile 1933.
19 Cfr. P.G. Filene, American and the Soviet Experiment, pp. 276 sgg. per i ritratti di Fischer, Lyons, Chamberlin e
Strong. Maurice Hindus, originario della Russia da cui era emigrato prima del 1917, tornò nel 1925 in Unione Sovie­
tica, interessato soprattutto all’impatto della rivoluzione nelle campagne. Durante gli anni trenta fu collaboratore
della rivista comunista “New Masses” per cui scrisse numerose corrispondenze dall’Urss.
La collettivizzazione delle terre in Unione Sovietica 13

C’era, tra coloro che difendevano più o me, non sembreranno però fondarsi su di es­
meno apertamente la scelta di Stalin, un en­ se. E può così capitare, nel leggere le opinio­
tusiasmo genuino; di tutt’altra natura, però, ni di uno stesso viaggiatore, di rimanere col­
da quello che si era riversato sui programmi piti dalla sua capacità di descrizione e di ana­
di industrializzazione. Lì erano infatti la mo­ lisi e, contemporaneamente, dal grado di
dernizzazione, la tecnologia, la meccanizza­ prevenzione, pregiudizio, parzialità, auto­
zione, il superamento in gran parte volonta­ censura.
ristico di un’arretratezza secolare, i motivi di Eugene Lyons ricorda come i sessantacin-
simpatia, di elogio, di partecipazione e di so­ que giorni che intercorsero tra l’inizio della
stegno. Nelle campagne questo elemento era parola d’ordine “liquidazione dei kulak co­
sì presente — e il continuo richiamo al tratto­ me classe” il 27 dicembre 1929 e l’articolo di
re e al suo ruolo risolutivo e quasi magico lo Stalin del 2 marzo 1930, Vertigine del succes­
testimoniava — ma inserito in un discorso so, che segnò una pausa e in parte una ritira­
che aveva le sue radici nel progetto di realiz­ ta momentanea nella politica di collettivizza­
zazione del socialismo, di un’organizzazione zione forzata, furono determinanti per la sua
sociale in cui l’individuo si annullava e si sa­ identità politica e professionale: “Il concen­
crificava per il bene comune. Se l’industria­ trato di terrore di quei sessantacinque giorni
lizzazione poteva sembrare a molti un modo segnò un confine nel mio modo di pensare e
di americanizzare la Russia, la collettivizza­ sentire. Per due anni avevo costruito un
zione era invece la prova della diversità ed complesso impianto di giustificazione nei
anche della praticabilità di un progetto socia­ confronti del regime sovietico. Adesso, senza
le costruito su presupposti del tutto dissimili. che io lo volessi, quell’impianto cominciava
Per questo, anche, dietro i giudizi dei più a crollarmi attorno. I simboli della fede ave­
entusiasti amici dell’Urss, vi è spesso il rico­ vano perso ai miei occhi vividezza e forza.
noscimento di un percorso drammatico, non Gli slogan e le canzoni socialiste, le coraggio­
lineare, difficile e irto di errori e interrogati­ se promesse rivoluzionarie, le sfilate e gli ap­
vi. Così come, all’opposto, molti tra i più se­ pelli per un mondo migliore, mi sembravano
veri critici della collettivizzazione mantengo­ adesso segnate dal ridicolo. Fu a questo pun­
no spesso un atteggiamento di comprensio­ to che mi trovai ad affrontare più cosciente­
ne, di sospensione del giudizio, di attesa per mente anche il problema con cui mi dovetti
gli sviluppi futuri. Ciò che avviene nelle cam­ confrontare per molti anni: parlare o non
pagne sovietiche agli inizi degli anni trenta parlare. Ricordavo come fosse ieri il mio per­
sembra spingere gli osservatori e i visitatori sonale impegno a non attaccare il regime so­
americani ad accettare e giudicare gli avveni­ vietico, ma non ero più sicuro che una espo­
menti su una base principalmente ideologico- sizione della realtà sovietica costituisse un at­
politica. Ma, paradossalmente, non sarà tan­ tacco alla rivoluzione proletaria”20.
to in nome dei principi (socialisti o capitali­ Il periodo della collettivizzazione non ebbe
sti, liberali o comunisti) che si argomenterà però su tutti l’effetto che ne ricevette Lyons.
pro o contro la collettivizzazione. Bensì sulla Anzi, proprio i giudizi di alcuni tra i maggio­
base di fattori che, selezionati ed evidenziati ri giornalisti presenti in Urss a quell’epoca
in modo spesso contrapposto, porteranno a sembrano suggerire che il relativismo da essi
formulare giudizi che, pur spesso coincidenti utilizzato come cornice entro cui comprende­
con le opzioni politiche e ideali di chi li espri­ re gli avvenimenti sovietici sia divenuto mag-

20 E. Lyons, Assignment in Utopia, cit., p. 291.


14 Marcello Flores

giormente giustificatorio proprio alla prova avrebbero avuto sui contadini effetti più si­
con le questioni sollevate dalla nuova linea gnificativi che non i due millenni precedenti,
introdotta da Stalin nelle campagne. paragonava la rivoluzione agraria in corso
Se la necessità storica dello sviluppo eco­ alla grande rivoluzione industriale del sette­
nomico e il fine comunitario ed egualitario cento, e riteneva che “per quanto fosse dolo­
del programma comunista apparivano a Fi­ roso il processo di transizione per quelli della
scher i filtri indispensabili attraverso cui va­ vecchia generazione che non possono o non
lutare le pur riconosciute brutalità della col­ vogliono cambiare le loro abitudini di vita,
lettivizzazione, Duranty proiettava in un fu­ per la Russia era l’alba di un nuovo giorno” .
turo più immediato i vantaggi ottenuti con Maurice Hindus, il più dedito tra tutti i visi­
mezzi tanto discutibili, cercando di contrap­ tatori americani a descrivere i cambiamenti e
porre alla istintiva solidarietà per i kulaki che i problemi che agitavano le campagne, pur
traspariva da tanta stampa occidentale una senza raggiungere le iperboli di Eddy si spin­
più logica e asettica fiducia nel progresso e geva più oltre, collegando insieme, come ef­
nella sua intrinseca razionalità: “Quando il fetto della collettivizzazione, la modernizza­
mondo vide la battaglia russa per la colletti­ zione dell’agricoltura, il perseguimento an­
vizzazione da vicino e mentre si stava svol­ che nelle campagne degli obiettivi della rivo­
gendo, ci fu un generale moto di simpatia per luzione e la capacità di ottenere cibo suffi­
i kulaki, questi contadini che lavoravano du­ ciente per il sempre maggior numero di ope­
ramente ed erano strappati dalle loro pro­ rai urbani immessi nel processo di industria­
prietà per andare a lavorare sotto la direzio­ lizzazione. L’abolizione della piccola pro­
ne di funzionari su una terra non loro; ma prietà non era solo vista come requisito indi­
questo approccio sentimentale non va al noc­ spensabile per introdurre nelle campagne
ciolo della questione, che era il tentativo di una moderna meccanizzazione: ma anche co­
regolare con equità la vecchia disputa tra gli me strumento per eliminare “una molteplici­
interessi della città e della campagna... In al­ tà di sprechi evidenti legati alla proprietà in­
tre parole, che i villaggi preferissero o no al dividuale della terra, sprechi in sementi, la­
progresso la loro sporcizia e la loro ignoran­ voro, energia umana ed animale”22.
za, il progresso si sarebbe imposto lo stesso. Raramente si attribuiva la spinta alla col­
Molti di coloro che denunciano le sofferenze lettivizzazione, come arrivava a scrivere
dei contadini russi strappati alle loro case Ward, alla volontà dei contadini di uscire
non hanno visto le case in questione, che so­ dalla propria miseria o si giudicava lo svilup­
no spesso più simili a porcili che ad abitazio­ po del movimento kolchoziano come una ini­
ni umane”21. ziativa spontanea degli stessi, sorretta solo
Che la collettivizzazione fosse uno stru­ brevemente da una “campagna a vasto rag­
mento per far uscire l’agricoltura russa dalla gio iniziata dal vertice che utilizzava tutti i
sua secolare arretratezza era un giudizio mezzi della pubblicità e, in qualche caso, del­
scontato per gli osservatori più favorevoli la coercizione”. In genere la ricostruzione
all’Urss. Sherwood Eddy, prevedendo che i delle principali fasi della collettivizzazione
mutamenti degli anni trenta nelle campagne avveniva seguendo le tappe della politica

21 W. Duranty, I Write as I Please, cit., pp. 286-287; cfr. anche L. Fischer, Soviet Journey, New York, 1934, pp. 93
e 172.
22 S. Eddy, The Challenge o f Russia, New York, 1931, p. 60; M. Hindus, The Great Offensive, New York, 1933,
Cfr. anche A. Mankhouse, Moscow 1911-1933, Boston, 1934.
La collettivizzazione delle terre in Unione Sovietica 15

agraria del partito comunista e delle posizio­ ventivato, Villard citava numerosi resoconti
ni personali di Stalin. Chamberlin, cui si de­ di Duranty apparsi sul “New York Times”
ve forse il resoconto più distaccato, ne sinte­ concordando con lui che si trattava di “un
tizzava gli obiettivi in tre punti: cooperazio­ vero e proprio terremoto” e “di una battaglia
ne produttiva dei contadini poveri e medi più vitale per l’umanità di quella di Getty­
nelle fattorie collettive o kolchozy, sterminio sburg o di Verdun” . Con maggiore lungimi­
dei contadini ricchi, i kulaki, e sviluppo in­ ranza di Duranty, però, Villard ammoniva a
tensivo delle aziende agricole statali, i sov- non dimenticare la sofferenza e i patimenti
chozy■ Di questa politica egli rintracciava i che stavano accompagnando quei risultati e
momenti salienti nella sconfitta della ‘destra’ soprattutto il fatto che, dopo solo dodici an­
buckhariniana nel 1928, negli obiettivi asse­ ni, la rivoluzione toglieva la terra a coloro
gnati all’agricoltura dal piano quinquennale, cui l’aveva data. Egli concludeva, meno pro­
nell’andamento delle requisizioni e degli am­ penso di Eddy a valutare positivamente la
massi cerealicoli dell’autunno 1929; infine contropartita che i contadini avrebbero rice­
nel discorso di Stalin della fine dicembre vuto in cambio (radio, scuole, ospedali, tea­
1929 in cui si chiamava alla lotta per l’espro­ tri), osservando che “è impossibile credere
priazione dei kulaki e la loro liquidazione co­ che il contadino vorrà cambiare di propria
me classe, che approvava e sanzionava una volontà il suo stato di piccolo proprietario in
pratica già messa in atto in alcuni distretti23. quello di impiegato dello Stato” .
Nel 1929 non erano in molti, negli Stati Nemmeno un mese dopo, su “Current Hi­
Uniti, a interrogarsi su quello che stava acca­ story” , Alzada Comstock metteva in rilievo
dendo nelle campagne sovietiche. E del resto il carattere di vera e propria guerra in corso
j anche il piano quinquennale verrà recepito tra il governo e i contadini, riportando noti­
solo un anno o due dopo, da una parte più zie di condanne a morte comminate a kulaki
ampia di opinione pubblica, come un evento che si erano ribellati, avevano nascosto il
fondamentale della storia di quel periodo. A grano per venderlo al mercato nero, avevano
quei pochi che cercavano di interpretare gli compiuto assassini ed incendi, partecipando
avvenimenti di Russia in un’ottica rivolta al a organizzazioni controrivoluzionarie dirette
futuro non sfuggiva però l’importanza di al­ da preti e proprietari terrieri. La lotta per il
cuni dati e di alcune tendenze che si sarebbe­ grano sintetizzava, per Comstock, tutto il
ro ben presto rivelate in tutto il loro signifi- contraddittorio e antagonistico rapporto tra
cato. Nel novembre 1929, Oswald Garrison i bolscevichi e i contadini che sembrava ades­

I
Villard, editorialista di “The Nation”, dedi­ so, dopo la promessa fatta nel giugno 1928 di
cava poche ma consistenti righe ai contadini, abbandonare ogni misura repressiva, ripren­
nel resoconto a più puntate che andava fa­ dere fiato sotto la forma di un conflitto aper­
cendo sul suo viaggio in Russia. Ricordando to e non più tollerabile da entrambe le
come i dati sulle campagne mostrassero un parti24.
aumento del 10 per cento nel raccolto di gra- Il 5 marzo 1930 su “The New Republic” ,
; no rispetto all’anno precedente e uno svilup­ Vera Micheles Dean tentava di offrire una
po delle fattorie statali maggiore di quello spiegazione della lotta sociale in corso in
previsto dal piano e in metà del tempo pre­ Unione Sovietica puntualizzando innanzitut-

23 H.F.Ward, In Places o f Profit. Socia! Incentives in the Soviet Union, New York, 1933, p. 205; W.H. Chamberlin,
The Soviet Planned Economie Order, cit., pp. 113-115.
24 “The Nation”, 27 novembre 1929; “Current History” dicembre 1929.
16 Marcello Flores

to la natura e il ruolo dei combattimenti in gna dire senza esagerazione che adesso, den­
campo. Da una parte vi era il kulak, il cui tro i confini della Russia, il comuniSmo ha
termine “strettamente parlando è applicabile intrapreso una ultima e decisiva battaglia
solo al contadino che sfrutta altri contadini contro il capitalismo”25.
sia prendendoli a salario sia affittando al po­ Chi erano dunque questi kulaki, contro
sto loro materiale agricolo”, la cui essenza cui si stavano giocando le sorti del sociali­
era di essere un capitalista in embrione e di smo, per gli americani? Hindus ne dà una
averne la psicologia, e che era sospettato “di lunga spiegazione che compendia anche
corrompere le persone più deboli della comu­ quelle, più sintetiche, di altri osservatori:
nità con lo scopo di ottenerne i favori” e ac­ “Letteralmente la parola significa mano e si
cusato di unirsi agli elementi antisociali della usa per quelle persone che accaparrano nelle
popolazione, preti ed ex nobili, e verso cui proprie mani dei beni materiali e se li tengo­
adesso si riversava “tutto l’odio, la derisione no stretti. Legalmente un kulak è un uomo
e il sospetto che un tempo si era rivolto con­ che indulge a qualche forma di sfruttamen­
tro la borghesia”. Dall’altra vi erano i kol- to... In realtà, comunque, il kulak è un colti­
chozy, le fattorie collettive che riunivano in vatore che ha successo, per come il successo è
forma cooperativa le piccole fattorie indivi­ misurato in Russia... In America il kulak
duali, e a cui lo Stato offriva crediti e aiuto russo medio sarebbe un pover’uomo, ed an­
tecnico in cambio di una vendita dei prodotti che in Russia non esiste una classe perma­
in eccesso a un prezzo prefissato e i sovcho- nente di kulaki. In genere il kulak non è il
zy, le fattorie statali, meno sviluppate e grasso barbaro fannullone che è tratteggiato
“usate principalmente come stazioni agricole nei film sovietici. Uomo energico e parsimo­

WÊÊÊÊÊlÊtÊÊÊÊÊÊÊÊ
sperimentali” . La collettivizzazione, prose­ nioso, talvolta povero, non ha nulla del­
guiva la Dean, era il logico sviluppo del pia­ l’ozioso proprietario dei tempi passati che
no quinquennale (occorreva più grano per faceva fare ad altri tutto il lavoro. In Russia
sfamare gli operai) e il suo successo dipende­ è una delle persone che lavorano più dura­
va dalla cooperazione che avrebbero mostra­ mente, e lo stesso vale per sua moglie e i suoi
to i contadini. I kulaki, rappresentando un figli”26.
ostacolo all’unità di operai e contadini, do­ Se il kulak veniva definito con buona ap­
vevano essere liquidati, vale a dire, “nella prossimazione, mancava invece alla gran
terminologia comunista” , esiliati o uccisi. parte degli osservatori americani la possibili­
Disciplina di ferro contro i kulaki e stimolo tà di quantificarlo, di valutarne il peso relati­
all’entusiamo cooperativistico degli altri vo nella struttura sociale e produttiva delle
contadini avrebbero dovuto essere i due car­ campagne, di analizzare gli effetti della sua
dini della futura politica agricola sovietica. eliminazione. Questo non vuol dire, tutt’al-
Ma l’atteggiamento dei contadini rimaneva tro, che vi fossero nella stampa dell’epoca
incerto come quello, altrettanto decisivo, dei pochi riferimenti all’andamento della deku-
fattori climatici: “Poche cose sono impossi­ lakizzazione. Anche i fautori della colletti­
bili al governo sovietico: può distruggere o vizzazione, infatti, raccontavano senza trop­
trasformare il contadino; può essere fortuna­ pe reticenze le forme della coercizione gover­
to e sfuggire alle intemperie degli elementi. nativa e della resistenza contadina, pur se
Ciononostante, per parafrasare Lenin, biso­ evidentemente esisteva tutta una gamma di

25 “The New Republic” , 5 marzo 1930.


26 M. Hindus, Red Bread, New York, 1931, pp. 59-60.
La collettivizzazione delle terre in Unione Sovietica 17

sfumature nel calcare o meno la mano sulla vamente, dei loro attrezzi e dei loro animali.
drammaticità della battaglia per lo sterminio Anche le cifre riportate non sono sempre le
dei kulaki. Numerose sono le testimonianze e stesse. In genere si lascia la sintesi quantitati­
i racconti su questi contadini ‘ricchi’, caccia- va all’immaginazione del lettore e si parla,
! ti dalle loro case, spogliati di ogni avere, con- con uguale convinzione, di migliaia o di mi­
dotti a colonizzare nuovi territori incolti, la­ lioni. Harper cercherà di puntualizzare la

I
sciati senza possibilità di lavoro a vagabon­ questione sottolineando come ai cinque mi­
dare nelle già affollate città, costretti ad ab­ lioni di kulaki riconosciuti ufficialmente an­
bandonare famiglie e figli, spesso costretti ai dassero aggiunti gran parte dei contadini me­
lavori forzati, uccisi dalla carestia, dalla po­ di che ricevevano un trattamento analogo e
lizia, nel quasi sempre vano tentativo di var­ come in gran parte dei villaggi, le confische
care le frontiere. Da parte di tutti veniva sot­ riguardassero il 30 per cento delle famiglie.
tolineata la non collaborazione, la protesta Ma anche dove non si danno dati statistici
passiva, lo sterminio delle greggi e delle man­ l’impressione che si cerca di offrire è quella
drie, l’uccisione degli animali posseduti, pri­ di un sommovimento a vasto raggio, di un
ma di essere costretti all’esilio interno. C’era terremoto, di una guerra, di qualcosa che ha
invece una divergenza di opinioni tra chi rite­ insieme le caratteristiche della calamità natu­
neva che parte dei kulaki fossero costretti ad rale e del pogrom pianificato. “L’Armata
entrare nei kolchozy, e solo per questo cer­ rossa — scriveva Eve Garett Grady — piom­
cassero di liberarsi, vendendo e uccidendo, bava sui distretti di notte, confiscava le case,
di quello che non potevano portarsi nelle fat­ la terra, il bestiame, il pollame, gli attrezzi,
torie collettive dove sarebbero stati trattati l’arredamento ed anche il vestiario e gli effet­
' alla stregua dei contadini più poveri; e chi in­ ti personali dei contadini che si ribellavano.
vece raccontava come venisse impedito l’in- Con la crudeltà dei tempi di guerra, uomini,
gresso, anche a chi volesse fame parte, consi­ donne e bambini, con nulla tranne gli abiti

I
derando il kulak sempre e comunque un ne­ che avevano indosso, venivano portati via
mico del popolo. La violenza della resistenza dalle loro case e trascinati attraverso la step­
aveva raggiunto, secondo alcuni resoconti, la pa. A migliaia furono deportati dal sud fino
! forma aperta della ribellione collettiva, alle nere foreste del nord per lavorare sotto
dell’incendio doloso, dell’assassinio indivi­ la sferza del negriero a produrre legname da
duale, con l’Armata rossa che a volte si rifiu­ costruzione per l’estero, migliaia che erano
tava di sparare su quelli che avrebbero potu- nati e cresciuti sotto cieli più dolci ed estivi e
to essere parenti o familiari; per altri vi era che, anche se fossero stati provvisti di un ve­

Ì
solo violenza sulla ricchezza che si possede­ stiario appropriato, cosa che non era, sareb­
va, come un’ultima vendetta contro il gover­ bero stati poco adatti ad un lavoro nelle re­
no espropriatore. gioni attorno al circolo Artico” . Pur raccon­
tando le stesse cose, ben diversa è l’atmosfe­
Diverso è anche il parere sull'atteggiamen­
ra descritta da Hindus: “Oppure, con le loro
to degli altri gruppi di contadini: per alcuni,
famiglie, erano stipati dentro vagoni stracol­
attorno ai kulaki si raggruppavano i contadi-
mi, talvolta con scarso cibo, ed esiliati in al­
I ni medi ed anche una parte di quelli poveri,
cune regioni del nord — a cominciare di nuo­
| specie nelle regioni con sensibili minoranze
vo una vita su quelle terre vergini, in una se­
nazionali, in una difesa omogenea del mon­
gheria o nella costruzione di qualche nuovo
do ‘contadino’ contro l’intrusione dei ‘citta­
impianto. La Russia tremava per i pianti e le
dini’ e degli operai; altri davano invece rilie­
maledizioni di questa gente sorpresa nella
vo alla gioia dei contadini poveri nel poter
notte. Ma non vi era vendetta nella loro pu-
scacciare i kulaki e appropriarsi così, colletti­
18 Marcello Flores

nizione. Si trovavano sulla strada della rivo­ quello relativo all’eliminazione dell’odiato
luzione e dovevano venir spazzati via a tutti i kulak. Stalin, dopo aver richiamato l’atten­
costi”27. zione sull’enorme successo della collettiviz­
Scrivendo da Mosca il 2 marzo 1930, Wal­ zazione che aveva già coinvolto il 50 per cen­
ter Duranty inviava al suo giornale, il “New to di tutte le famiglie contadine, metteva in
York Times” , un cablogramma relativo a un guardia dal farne discendere una affrettata
articolo di Stalin, apparso lo stesso giorno su linea di completamento, elencava una serie
tutti i giornali sovietici, in cui giudicava che di ‘errori’ e di ‘eccessi’, e indicava in una
“la sua arte di governo sembra porre Stalin pausa, anzi in una parziale ritirata, la giusta
allo stesso livello di Lenin, e la sua dichiara­ linea di edificazione socialista nelle campa­
zione è incontestabilmente il più importante gne. La collettivizzazione, ricordava Stalin,
discorso fatto in Russia da parecchi anni” . era stata condotta con metodi amministrativi
Se la prima considerazione era frutto dell’at­ oltre che coercitivi, abbandonando troppo
trazione e del fascino che il dittatore sovieti­ presto la fase dell’artel (la cooperativa agri­
co esercitava sul corrispondente americano, cola di produzione) e arrivando troppo rapi­
la seconda rappresentava un acuto giudizio damente alla formazione della vera e propria
su una realtà che i giorni a venire avrebbero comune agricola. Se i kolchozy dovevano es­
ampiamente verificato. In effetti l’articolo sere il fulcro delle zone a larga produzione di
Vertigine del successo, ancora adesso costi­ grano, non così doveva avvenire nelle regioni
tuisce un punto fermo nella valutazione sto­ dove la lavorazione dei prodotti caseari era
rica non solo della collettivizzazione ma di predominante. Infine, pur se la battaglia
tutta l’opera di Stalin28. contro i kulaki andava proseguita, bisognava
Ricostruendo qualche tempo dopo i con­ fare attenzione a non coinvolgere contadini
vulsi avvenimenti di quei giorni, Hoover in­ di altre categorie e si doveva permettere a chi
dividuava nell’articolo di Stalin la risposta a entrava nell’artel di mantenere la propria ca­
una situazione di rivolta e di boicottaggio sa, i propri attrezzi, i propri orti, galline,
che rischiava di far svanire i soddisfacenti ri­ maiali, pecore e perfino una mucca per uso
sultati economici ottenuti dalla prima fase personale. Hoover ricorda che i giornali con
della collettivizzazione forzata. Si era alla vi­ l’articolo di Stalin andarono a ruba, che
gilia della semina di primavera e la preoccu­ molti contadini lo lessero con lo stesso atteg­
pazione delle autorità sembrava dirottarsi giamento con cui i loro avi avevano accolto
verso un più tradizionale obiettivo — il rac­ l’editto di emancipazione dello zar Alessan­
colto — abbandonando momentaneamente dro II e lo stesso Lyons, non certo tenero

27 E.G. Grady, Seeing Red. Behind the Scenes in Russia Today, New York, 1931, p. 167. Cfr. anche M. Hindus, The
Great Offensive, cit., p. 147; A. Mankhouse, Moscov, 1911-1933, cit., p. 203; W. Durant, The Lesson o f Russia,
London, 1933, pp. 41-43; F. Utley, The Dream we Lost, New York, 1940, pp. 50-58; C.B. Hoover, The Economie
Life o f Soviet Russia, New York, 1931, pp. 98-106; S. Harper, Making Bolsheviks, Chicago, 1931, pp. 91-93 e il nu­
mero speciale di “Fortune” del marzo 1931.
28 Sulla collettivizzazione cfr.: M. Lewin, Russian Peasants and Soviet Power, London, 1968; L. Volin, A Century
o f Russian Agriculture; Cambridge, 1970; J.R. Millar, The Soviet Rural community, Urbana, 1971; A. Nove, The
decision to Collectivize, in W. A. Douglas (ed.) Agrarian Policies and Problems in Communist and non-Communist
Countries, Seattle, 1971; H. Hunter, The Over-Ambitious First Soviet Year Plan, in “ Slavic Review” , giugno 1973;
M.G. Ellman, Did the Agricultural Surplus provide the resources fo r the Increase in Investment in the USSR during
the First Five-Year Plan?, in “The Economic Journal” , dicembre 1975, n. 85, pp. 844-864. Un primo approccio più
complessivo al primo piano è quello di M. Lewin, Society and Stalinist State in the Period o f the First Five-Year
Plan, in “Social History” , 1976, n. 2.
La collettivizzazione delle terre in Unione Sovietica 19

verso quella “bugia trasparente” che era l’ar­ mezzi di produzione — terra, sementi, mac­
ticolo del 2 marzo, doveva riconoscere che chinari e bestie da tiro — creando così un ar­
Stalin “fu lodato con esultanza per la sua mi­ tel”, errore “corretto” dal discorso del 2
sericordiosa perspicacia” e che “i contadini marzo, aveva portato ad una notevole distru­
erano troppo contenti per essere logici” . zione del patrimonio zootecnico sovietico e
L’articolo di Stalin venne seguito in breve che solo col ritorno delle capre, oche, muc­
tempo da una serie di misure che permetteva­ che, galline ai loro proprietari, erano riap­
no ai contadini di ritirarsi dai kolchozy (an­ parsi sui mercati urbani latte, burro, formag­
che se a chi rimaneva si garantivano una serie gio e pollami. Fischer individuava nelle mi­
di vantaggi), di vendere i loro prodotti sul sure intraprese l’ultimo di tanti zig-zag che
mercato, di non essere perseguitati per moti­ avevano caratterizzato la politica bolscevica,
vi religiosi. “In genere i contadini pensarono riconoscendo che “negli ultimi sei mesi i co­
— scriverà Hoover — che la paura di un boi­ munisti si sono comportati come se l’obietti­
cottaggio della semina di primavera e di ri­ vo della loro vita fosse quello di inasprire il
volte era ciò che li aveva salvati dalla loro in­ maggior numero possibile di contadini con­
tollerabile posizione” . Il processo di colletti­ tro questa forma collettiva di economia” , at­
vizzazione si interruppe drasticamente, ca­ tribuiva a Stalin una notevole capacità di
lando dal 55 al 25 per cento secondo Cham­ azione pur se “un migliore statista avrebbe
berlin, dal 63 al 22 per cento per Lyons e an­ fatto lo stesso qualche mese prima e si sareb­
cor più nelle stime di Hoover29. be preso in parte la responsabilità per gli er­
Il significato della svolta imposta da Stalin rori commessi dai suoi seguaci su sua istru­
fu in gran parte analizzata dagli osservatori zione” ; si proclamava tuttavia ancora con­
americani alla luce di elementi successivi; a vinto che “il futuro del socialismo dipende in
questo forse si deve un sostanziale equilibrio Russia dalla collettivizzazione” . Solo la ra­
nel valutare cause ed effetti, pur se in genere zionalità dei kolchozy avrebbe infatti per­
si mise in evidenza la grande capacità di stati­ messo l’elettrificazione e la meccanizzazione
sta del leader comunista nell’evitare che lo nell’agricoltura e un incremento della produ­
scontento montante nelle campagne coinvol­ zione agricola capace di svecchiare il villag­
gesse la struttura stessa del potere sovietico. gio russo “l’unità economica più arretrata
Ma anche tra coloro che scrissero più a ridos­ d’Europa”30.
so della pausa imposta alla collettivizzazio­ Tra le varie forme assunte dall’agricoltura
ne, non mancò chi seppe trarne indicazioni e socializzata, il kolchoz era quello che mag­
previsioni per il futuro. Scrivendo il 27 mar­ giormente attirava l’attenzione dei visitatori
zo un articolo per “The Nation” , Louis Fi­ americani e in genere quello in cui si identifi­
scher sosteneva che “il recente mutamento cava l’essenza stessa della collettivizzazione e
radicale avvenuto nella politica [...] non si­ il perno attorno a cui ruotava l’opera di de-
gnifica in alcun modo un mutamento dei kulakizzazione. Solo gli osservatori più at­
principi” e metteva in luce come “l’errore” tenti cercheranno di mettere in risalto la
di spingere per una immediata collettivizza­ combinazione delle diverse forme organizza­
zione invece che “socializzare solamente i te dell’agricoltura sovietica e di capirne il

[9 W. Duranty, Duranty Reports Duranty, New York, 1934, p. 385; E. Lyons, Assignment in Utopia, cit., p. 290;
C.B. Hoover, The economie Life o f Soviet Russia, cit., pp. 112, W .H. Chamberlin, The Soviet Planned Economie
Order, cit., pp. 118-120.
10 “The Nation”, 30 aprile 1930.
20 Marcello Flores

ruolo e la tendenza. Louis Fischer racconta­ la seta, la gomma ed altri materiali” . Passan­
va su “The Nation” il suo viaggio lungo la do poi ad analizzare il kolchoz, Sims ricorda­
‘regione del grano’, individuando nel sov- va, in base a statistiche ufficiali, che tre
choz, l’azienda agricola statale, la forma de­ quarti dell’area coltivata dipendeva da questi
stinata ad avere successo, “non solo perché il organismi, preponderanti ovunque tranne
governo ne vuole creare parecchie, ma per­ che in Siberia e negli Urali. Dopo gli aspri
ché il vantaggio che danno sull’agricoltura conflitti sociali del 1930 essi avevano ripreso
individualizzata ed anche sulle fattorie col­ a crescer di importanza, soprattutto grazie
lettive è così evidente che sicuramente vi sarà alle Stazioni di macchine e trattori che “ser­
una richiesta spontanea di nuovi sovchozy”■ vono gruppi di kolchoz, affittano i trattori,
Fischer si riferiva in particolare ad alcune insegnano ai contadini come usarli e organiz­
fattorie a monocoltura di grano: in una di zano la loro diffusione nei villaggi”32.
quelle visitate “il direttore usa un aeroplano Se dunque nel sovchoz si identificava
per andare da un luogo all’altro dell’azien­ l’aspetto di meccanizzazione e modernizza- ;
da” , trattandosi di un’area di 220 mila ettari zione dell’agricoltura, nel kolchoz si riassu­
di cui 113 mila coltivati ed in cui si utilizzava­ meva il significato della collettivizzazione in­
no 3.500 operai, 220 trattori, 230 trebbiatrici tesa come fase transitoria di organizzazione
e 450 seminatrici meccaniche. Fischer sottoli­ comunitaria il cui requisito era principal­
neava come questa azienda agricola fosse mente l’eliminazione dei kulaki. È compren­
sette volte più ampia della più grande fatto­ sibile quindi che gli osservatori americani, di
ria americana, quella di John Campbell nel fronte a un panorama ben più complesso e
Montana, e ricordava come proprio Camp­ frastagliato di quello esistente nell’industria, !
bel avesse svolto mansioni di consulente agri­ e in presenza di precise e drastiche scelte go­

MÊÈÊÊÊÊ
colo presso il governo sovietico31. vernative che sollevavano parziali consensi,
In uno studio miscellaneo dal titolo La passiva accettazione o attiva resistenza da
nuova Russia tra il primo e il secondo Piano parte delle forze sociali interessate, sceglies­
quinquennale, apparso nel 1933, il sociologo sero per lo più un solo aspetto delle campa­
Newell Sims descriveva le diverse forme gne da usare come fonte documentaria per i
di organizzazione agricola attribuendo an­ loro lettori. Già nella preferenza a individua- I
ch’egli al sovchoz il ruolo principale, soprat­ re il sovchoz o il kolchoz come cardine per il- »
tutto “in quanto migliori organismi per lustrare la situazione agraria sovietica, si può
l’agricoltura su vasta scala e come terreno di cogliere in parte l’atteggiamento e il grado di
prova per nuove tecniche, metodi, esperi­ simpatia o di ripulsa del visitatore americano
menti” . Sviluppate soprattutto sui vasti terri­ per l’esperienza collettivizzatrice. Nel giudi­
tori incolti delle regioni periferiche, i sovcho­ zio che poi si dava su questi organismi, si ;
zy “sono imprese altamente specializzate. estrinsecava ancor meglio la critica, la giusti- |
C’è tutta una rete di sovchoz per ogni diverso ficazione, o l’esaltazione. Un esempio è il j
prodotto, il grano, le barbabietole da zuc­ modo con cui si guardò alle Smt (Stazioni di
chero, la frutta, il tè, il tabacco, le pecore, le macchine e trattori), gestite dallo Stato e im- I
mucche, la verdura e tutta una serie di rac­ pegnate per servire i kolchozy. Anne Louise
colti per l’industria tra cui il cotone, il lino, Strong descriveva il fenomeno — in una cor­

31 “The Nation”, 8 ottobre 1930.


32 N. Sims, Socialistic Agriculture, in J. Davis (ed.) The New Russia. Between the First and Second Five-Year Pian,
New York, 1933, pp. 55-58-59.
La collettivizzazione delle terre in Unione Sovietica 21

rispondenza da Odessa — con toni entusia­ pubblica sovietica dell’Ucraina, gli chiedeva
stici, sottolineandone la razionalità, la mo­ spiegazioni su voci sempre più frequenti
dernità, l’incremento di produttività, la ca­ ascoltate alla fabbrica di trattori di Kharkov
pacità di collegare in una crescita economica dove lavorava: “Compagno Petrovsky — gli
e culturale villaggi sparsi e arretrati inseren­ dissi — le notizie che ci giungono parlano di
doli organicamente in un piano il cui fine era milioni di contadini che muoiono dappertut­
sia il socialismo che il progresso. Lyons evi­ to. Ognuno vede attorno a sé povertà e mor­
denziava invece i limiti di una formale auto- te. Dicono che cinque milioni di persone so­
gestione — quella kolchoziana — ferreamen­ no già morte quest’anno e ce lo rinfacciano
te sottomessa alle scelte e ai ricatti di un po­ (a noi comunisti) come sfida e insulto. Cosa
tere centralizzato, mentre Chamberlin si li­ dobbiamo dirgli?” .
mitava a notare la prevedibile scomparsa del­ “Non dire loro nulla — rispose il presiden­
le proprietà private in una situazione in cui te Petrovsky — ciò che dicono è vero. Sap­
credito e macchine venivano concesse solo piamo che milioni di persone muoiono. Que­
alle aziende socializzate. Diversa era anche la sta è una sfortuna, ma il glorioso futuro
valutazione di altri aspetti della vita nelle fat­ dell’Unione Sovietica lo avrà giustificato.
torie collettive: chi difendeva il cottimo o il Non dir loro nulla” . Che la disastrosa situa­
salario misto (in denaro e in natura), chi ve­ zione alimentare del 1932-33 non dovesse es­
deva nell’obbligo a comprare i prodotti ali­ sere divulgata e che gli effetti tragici di quella
mentari dal kolchoz medesimo una forma di tremenda carestia dovessero essere tenuti na­
razionamento e di ulteriore sfruttamento; chi scosti a vantaggio forse degli storici futuri,
attribuiva all’organizzazione collettiva una non erano solo le autorità sovietiche a pen­
maggiore efficienza e chi sottolineava la sarlo. Eugene Lyons racconterà che tra i
mancanza di una gestione manageriale e giornalisti stranieri era ricordata come “il
l’adesione solo per paura dei contadini medi classico esempio di understatement giornali­
e poveri; chi infine delineava una vita sociale stico” una notizia del 30 marzo 1933 che la
e culturale ricca e in espansione di contro ad redazione di Mosca aveva fatto pubblicare
altri che ritenevano lo standard di vita conta­ sul “New York Times” e in cui si affermava
dino sostanzialmente simile al passato ma candidamente che “in realtà non c’è fame o
senza più l’illusione e la speranza di possede­ morte per inedia, ma piuttosto una dilagante
re il proprio pezzo di terra. Alcuni dei fattori mortalità per malattie dovute alla malnutri­
che caratterizzarono la collettivizzazione — zione” .
la grande mobilità e l’enorme flusso di mi­ In effetti, pur se “Literary Digest” già dal
grazioni interne — venivano a volte appena marzo del 1932 insisteva nel descrivere la si­
citati, e altri — come i nuovi rapporti di mer­ tuazione alimentare, e cerealicola in partico­
cato soprattutto tra città e campagna — ve­ lare, come drammatica, parlando generica­
nivano volutamente ignorati per la difficoltà mente di quaranta milioni di contadini affa­
di comprenderne i meccanismi e di offrirne mati, i più accreditati corrispondenti ameri­
una descrizione attendibile33. cani non sembravano dar segno di accorgersi
Fred Beai ricorda nelle sue memorie che, del destino tragico cui erano abbandonati i
parlando nel 1933 con il presidente della Re­ sovietici, stretti nella morsa di una serie di

33 Cfr. M. Hindus, Red Bread, cit., pp. 49-51, 174-178, 210-227; M. Hindus, The Great Offensive, cit., pp. 128-131;
S. Harper, Making Bolsheviks, pp. 92-105; E. Lyons, Assignment in Utopia, cit., pp. 322-327; C.B. Hoover, The
economie Life o f Soviet Russia, cit., pp. 89-92; S. Eddy, cit., pp. 44-45; E.T. Colton, The X Y Z o f Communism,
New York, 1935, pp. 190-201.
22 Marcello Flores

raccolti fallimentari e nella ripresa massiccia fensori del sistema familiare — una battaglia r
della collettivizzazione forzata. Walter Du- tra gli innovatori socialisti e i conservatori z
ranty, ad esempio, dedicava ampio spazio al­ individualisti, tra il giovane e il vecchio”34. f
la crisi dell’agricoltura, alla scarsità e malnu­ La coincidenza tra la carestia, le difficoltà r
trizione del bestiame, riconosceva che “la dell’agricoltura socializzata e il trapasso tra c
maggioranza dei contadini non ha più carne, il primo e il secondo piano quinquennale, c
zucchero, formaggio, burro, latte, uova e tè, non permise che negli Stati Uniti si dedicasse r
salvo a rari intervalli ed in piccole quantità”, largo spazio a una analisi approfondita delle e
ma si domandava poi, con un eufemismo ap­ prime e decisive tappe della collettivizzazio­ f
parentemente sincero, quali fossero “le ra­ ne. Non fu però solo la contraddittorietà del­ t
gioni per la mancanza di cibo che minaccia il le informazioni e il sovrapporsi di differenti c
programma sovietico alla fine del primo pe­ problemi a impedire che si riuscisse a darne C
riodo dell’economia pianificata, che per il re­ un consuntivo più completo. Nel 1933 la cu­ I
sto è apparentemente riuscito” . La mancan­ riosità del mondo americano per l’Urss era c
za di cibo — perché di carestia il “New York diminuita e, contemporaneamente, l’atten­ 1
Times” parlerà solo nell’agosto 1933 — era zione si andava appuntando sempre più ver­ t
vista da Duranty come l’effetto della resi­ so i risvolti politico-diplomatici che alla fine É
stenza contadina alla collettivizzazione o, co­ dell’anno avrebbero condotto al riconosci­ c

me tentò di precisare, “più precisamente co­ mento formale tra i due paesi. Vi furono, co­ s
me il risultato delle misure prese per vincerne munque, dei tentativi, immediati o di poco c

la resistenza” . posteriori, di tracciare un bilancio della rivo­ I


Quali che fossero, comunque, le cause del­ luzione agraria sovietica che fosse capace di Î
la crisi agricola, non occorreva — continua­ separare il contingente dal duraturo, l’imme­ 1
va Duranty — esagerare la situazione, dal diatezza della cronaca della riflessione sui 1
momento che i russi avevano ben più a lungo mutamenti strutturali avvenuti. \

e maggiormente stretto la cinta nel passato. Louis Fischer, di cui già si è ricordata t
Al giornalista americano appariva “sorpren­ l’esaltazione del sistema sovchoziano, cerca­ I

dente” che, di fronte a una realtà di cui le va di tracciare, in due articoli apparsi su I

stesse autorità sovietiche non minimizzavano “The Nation” nel gennaio e febbraio del ]
la gravità, i dirigenti comunisti potessero 1933, una sintesi che non rimanesse confina­ I
(
parlare di pieno successo nella conversione ta ai gravi immediati problemi emersi nell’in­
“fisica” dell’agricoltura alle sue forme socia­ verno 1932-33. La base di ogni discorso, per c
lizzate, mentre la conversione “morale” sa­ Fischer, doveva essere il riconoscimento che i

rebbe stata inadeguata per lacune e debolez­ vantaggi ottenuti dal proletario negli ultimi
ze mostrate dalla direzione del partito in al­ dieci anni erano avvenuti a spese dei contadi­ 1
cuni settori. La sorpresa non gli impediva ni, benché “questo processo di far pagare al 1
tuttavia di affermare che “questo, nell’opi­ contadino le spese è andato così avanti che
nione di chi scrive, è fondamentalmente giu­ ha ormai raggiunto il punto da cui inizia la
sto. Per tutto il paese vi è una grande batta­ fase inversa” .
glia morale tra gli entusiasti della nuova via,
che è dura e difficile perché nuova e non ap­
Non si poteva però nascondere che il siste­
ma kolchoziano, specialmente nel suo aspet­
;
pianata dal tempo e dall’esperienza, e i di­ to commerciale più che in quello produttivo, 1
1

34 F. Beal, Proletarian Journey, New York, 1937, p. 310; E. Lyons, The Red Decade, New York, 1941, p. 127; W.
Duranty, Duranty Reports Duranty, cit., pp. 277-285.
La collettivizzazione delle terre in Unione Sovietica 23

non funzionava bene, e che gli stessi sovcho- Uno dei pochi esempi di complessiva ri­
zy si erano trovati costretti a vendere i loro considerazione della collettivizzazione fu
prodotti al mercato aperto a prezzi inflazio­ quello di un lungo articolo di Chamberlin
nati. Le difficoltà dell’agricoltura erano dall’eloquente titolo La prova del fuoco dei
quindi da imputarsi più alla complessa mac­ contadini russi. In un libro sulla pianificazio­
china amministrativa sovietica e ai complessi ne apparso qualche anno prima, Chamberlin
meccanismi di scambio tra città e campagne aveva considerato la collettivizzazione, già in
e tra i diversi settori economici che non in un pieno svolgimento, come “una pietra miliare
fallimento dell’ipotesi di incremento produt­ nella storia dello sviluppo economico sovieti­
tivo attraverso la collettivizzazione. Rispetto co” perché avrebbe raggiunto tre importan­
a quest’ultima, infine, si era verificato un ec­ tissimi risultati: interrotto la stagnazione e la
cesso di autoritarismo e di arbitrarietà a sca­ sottoproduzione dell’agricoltura sovietica,
pito di una autorganizzazione democratica specie quella granaria; coinvolto il settore
dei lavoratori: “Ciò di cui l’Unione Sovietica più recalcitrante entro l’orbita della pianifi­
ha bisogno per fare delle vere riforme è l’in­ cazione; combinato insieme “due importanti
teresse, l’iniziativa e la responsabilità dei sin­ mutamenti nel sistema agrario sovietico, la
goli e della base piuttosto che la dittatura sua meccanizzazione e la sua socializzazio­
dall’alto — più democrazia economica” . Nel ne” . Meno affascinato dalle generiche affer­
secondo articolo Fischer elencava le traversie mazioni di principio e dall’astratta identifi­
di migliaia di contadini, costretti a lasciare i cazione di obiettivi ‘storici’, Chamberlin in­
propri villaggi, l’introduzione dei passaporti dividuava più tardi, nei quattro anni trascor­
per l’interno, la restrizione nei consumi, riaf­ si dalla decisione di porre fine all’agricoltura
fermando con ancora più nettezza che “la privata, una “rivoluzione agraria dall’alto”
funzione che la storia ha assegnato ai bolsce- che aveva trasformato lo stesso aspetto este­
vichi è l’industrializzazione della Russia. Più riore delle campagne russe, riscontrabile, se
che trovare nuova terra da coltivare per le non altro, nell’enorme aumento dei trattori
masse dei contadini, l’Urss punta a creare in circolazione e nell’altrettanto incredibile
nuovi posti di lavoro per loro nelle città” . diminuzione di cavalli, maiali, pecore. Si era
Egli insisteva di nuovo sull’eccesso di misure trattato, proseguiva Chamberlin, di un pe­
repressive, pur mostrandosi fiducioso che la riodo caratterizzato da fame, sofferenze,
“bilancia ineguale” tra contadini e operai tensioni, meno tragiche solo dei drammatici
avrebbe potuto assumere connotati meno anni della guerra civile. Ciò che era stato ri­
conflittuali, e concludeva affermando che voluzionato, ancor più del paesaggio agra­
“l’aspetto più importante del passaggio dal rio, era la sfera dei rapporti umani; la liqui­
primo al secondo piano quinquennale è la re­ dazione dri kulaki e la massiccia introduzio­
lativa facilità con cui è stato accettato. Tutte ne a livelli direttivi di burocrati e operai pro­
le carte sono in una sola mano. Quella che venienti dalle città era stata accompagnata
può essere descritta in modo abbastanza vero da un capovolgimento della scala sociale: “in
come la presente crisi dell’Urss è molto di­ un senso molto letterale, i primi sono spesso
versa dalla crisi nei paesi capitalisti, perché i divenuti gli ultimi e gli ultimi i primi” .
leader bolscevichi ne conoscono le cause, ne Chamberlin ricordava come il livello più bas­
hanno pianificato la cura, e la stanno già ap­ so raggiunto dall’agricoltura collettivizzata
plicando”35. nel 1932-33, e non solo per colpa del tempo

35 “The Nation”, gennaio 1933, pp. 39-41 e febbraio 1933, p. 201.


24 Marcello Flores

ma per la resistenza offerta dai contadini, citato da schemi di espansione industriale e


era stata superata dopo il buon raccolto del di preparazione militare. Il futuro dirà se le
1933, e come ormai 230.000 kolchoz e quasi nuove generazioni che crescono adesso sotto
6.000 sovchozy rappresentassero la spina la collettivizzazione riusciranno ad avere un
dorsale di un sistema completamente nuovo. migliore livello di vita”36.
Polemizzando contro chi aveva visto nell’av­ Nelle corrispondenze e nelle descrizioni
versione dei contadini alla collettivizzazione americane del primo piano quinquennale,
un legame quasi antropologico alle proprie era comune trovare frequenti richiami ad
passate condizioni di lavoro e di vita, Cham­ una comparazione tra la situazione sovietica
berlin così argomentava: “i miei viaggi nelle e quella statunitense. Nulla di tutto questo
diverse zone del paese non mi hanno dato avviene per le campagne. Che fosse la con­
l’impressione che una superstiziosa avversio­ vinzione di una totale incommensurabilità
ne alle nuove idee in generale e alle macchine tra la struttura economica e sociale agraria
in particolare sia stato in alcun senso un fat­ dei due paesi o che pesasse la direzione fer­
tore importante nella resistenza passiva che reamente antindividualistica imposta alle
ha sicuramente caratterizzato l’atteggiamen­ campagne dell’Urss, è certo che le rare occa­
to di molti contadini verso la collettivizzazio­ sioni di paragone proposte occasionalmente
ne [...]. Ciò che non sopportavano del nuovo rimanevano ben al di sotto delle possibilità di
ordine agrario non era la forza e l’energia raffronto offerte dalla realtà. Pur se in gene­
delle nuove macchine, ma il fatto che né que­ re accennati solo fuggevolmente, anche nelle
ste macchine né i raccolti che se ne raccoglie­ campagne erano ben vivi i problemi di mana­
vano appartenevano a loro e che lo stato ri­ gement, di produttività, di incentivi, di effi­
vendicava ed esercitava il diritto di chiedere cienza, di retribuzioni. Anzi si può dire che
delle quantità di produzione arbitrarie e in­ proprio nell’agricoltura questi temi assume­
determinate” . vano maggior rilievo, connotati come erano
Smentendo le proprie osservazioni di qual­ da una maggiore divaricazione tra la situa­
che anno prima, Chamberlin affermava inol­ zione di partenza e quella raggiunta negli an­
tre che nessuno, con una pur scarsa cono­ ni successivi. Il tentativo di trasformare il
scenza pratica dei problemi agricoli, poteva contadino in un salariato statale — qual’era
sostenere che i trattori e le grandi unità agri­ il caso dei lavoratori dei sovchozy o di limi­
cole avrebbero di per se stessi aumentato la tarne l’autonomia e l’indipendenza attraver­
produttività, come la continua scarsità di ci­ so il controllo e la direzione centrale anche in
bo, il razionamento nelle città e la quasi ine­ situazioni formalmente autogestite — come
sistente esportazione di prodotti alimentari avveniva nei kolchozy — avrebbe potuto sti­
stavano a dimostrare. Questo drastico giudi­ molare la comparazione con una struttura
zio tecnico-economico sembrava tuttavia bi­ agraria così diversa come quella americana.
lanciato da una più equilibrata previsione de­ Eppure sembra proprio l’eccessiva diversità
gli sbocchi futuri: “Durante gli ultimi anni, i l’ostacolo maggiore frapposto a ogni ipotesi
contadini hanno preso su di sé una larga par­ di paragone. Erano stati proprio gli elementi
te dell’enorme peso del primo Piano quin­ di ‘americanizzazione’, infatti, quelli che più
quennale. Essi sono stati senza dubbio gli avevano colpito gli americani intenti a de­
‘uomini dimenticati’ di un ordine sociale ec­ scrivere le fasi e le tappe dell’industrializza­

36 W.H. Chamberlin, cit., pp. 142-143. Cfr. anche C.B. Hoover, The Economie Life o f Soviet Russia, cit., pp. 115-
120; E. Friedman, Russia in Transition, New York, 1932, pp. 152-163.
La collettivizzazione delle terre in Unione Sovietica 25

zione accelerata. Occorre anche sottolineare gio noiosamente analitico e scientifico da


che i paragoni descritti a proposito del piano una persona lontana, fisicamente ed emoti­
quinquennale, quando non vertevano su vamente, dalle drammatiche trasformazioni
questioni specialistiche, erano per lo più delle campagne russe. Ciò che offre questo
frutto di osservazioni svolte da occasionali confronto, e tutto il saggio in cui compare,
visitatori, in cui le impressioni, le intuizioni, è un freddo elenco di fatti: che non riesce a
le analogie, le assonanze non sempre erano nascondere, però, un giudizio contradditto­
filtrate da criteri interpretativi logici e razio­ rio e irrisolto, perennemente in bilico tra
nali. Nel caso dell’agricoltura, invece, i testi­ un’immagine di progresso e una di arretra­
moni sono per lo più professionisti dell’in­ tezza, di diversità positiva e di negativa al­
formazione e questo comporta, anche quan­ terità: “Il contrasto tra l’agricoltura in Urss
do le loro opinioni divergono profondamen­ e in America è impressionante. Villaggi col­
te, una attenzione alla logica e alla concate­ lettivi di proprietà statale dominano la pri­
nazione dei fatti oltre che a un giudizio di ma; isolate fattorie individuali la seconda.
adesione o di distacco dalle vicende osserva­ La Russia ha un numero tre volte maggiore
te. Tanto il giustificazionismo assoluto di di aziende collettivizzate di quante noi ne
Duranty che quello più ‘storico’ e al contem­ abbiamo individuali. Sotto i sovietici l’agri­
po più rispettoso della verità degli eventi di coltura è pianificata e regolata per i biso­
Fischer, danno il loro contributo a creare i gni, ed essi possono così evitare le crisi che
diversi pezzi di quel puzzle descrittivo del colpiscono i nostri contadini. Un terzo delle
processo di collettivizzazione che per i con­ fattorie collettive usa trattori mentre solo
temporanei assumeva spesso le fattezze di un un quinto dei nostri agricoltori li usa. Han­
rebus. Né le più precise e articolate analisi di no assicurazioni statali per il raccolto; i no­
Lyons o Chamberlin apparivano allora mi­ stri agricoltori ogni volta rischiano. I loro
gliori o più veritiere, viziate com’erano — villaggi hanno numerose istituzioni moderne
soprattutto agli occhi dei più tenaci ‘amici’ come asili nido, scuole materne, ospedali,
dell’Urss — da un capovolgimento di giudi­ ecc., che solo raramente sono disponibili
zio e di fede politica che, in quegli anni, com­ agli agricoltori americani. Il contadino so­
portava spesso riserve e pregiudizi quando cializzato lavora per la comunità e dipende
non aperta calunnia. D’altra parte le corri­ da essa; l’agricoltore americano lavora per
spondenze così pervicacemente staliniste del­ se stesso ed è indipendente, eccetto per i
la Strong o quelle, più ingenue e romantiche sussidi pubblici. Lo standard di vita del più
ma pur sempre filosovietiche, di Hindus, povero agricoltore americano, comunque, è
erano spesso quelle che meglio riuscivano ad più alto di quello del contadino russo. La
offrire una sensazione ‘genuina’ dei senti­ sorte di quest’ultimo è legata ad una situa­
menti e dei modi di pensare che agitavano le zione di rozzezza medievale e ad una orribi­
campagne sovietiche, prive di quell’astio an­ le povertà, in contrasto con la modernità e
ticontadino che traspariva in genere dalla la relativa ricchezza di quello americano.
cultura profondamente urbana e industriale Stalin lo ha puntualizzato con precisione
di tutti gli altri giornalisti. quando ha detto che il muzik è circa un
Non è un caso comunque, che il più coe­ centinaio di anni dietro di noi”37.
rente tentativo di istituire un confronto tra
America e Urss sia stato compiuto in un sag­ Marcello Flores

37 N. Sims, Socialistic Agriculture, cit., pp. 65-66.

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