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Silvana De Mari FEMMINICIDIO

La grande tragedia della tristezza del postmoderno, la tristezza opaca in cui viviamo ,
l’autoaggressione, l’alcol puro bevuto a canna, il maledetto spinello, la metanfetamina, il tagliarsi,
l’odiarsi hanno tra le loro radici la frattura della natura e della storia. La natura afferma che i maschi
vogliono le femmine e le femmine i maschi e che entrambi vogliono una discendenza. La storia ha
creato il matrimonio perché tutto questo sia possibile. Matrimonio viene da madre, mammifero da
mammella, tutto girava attorno alla donna, tutta la società era costruita per permettere alla donna di
diventare madre. Uomini e donne sono profondamente diversi, se così non fosse non sarebbero
spinti gli uni verso le altre, non avrebbero bisogno di essere completati da un corpo e da una mente
diversi. Parliamo di violenza contro le donne. Solo violenza occidentale!, su lapidazione e
infibulazione tutti zitti, altrimenti pare brutto, e solo violenza sulle donne nate. Di quelle non nate
non è stato detto niente. Grazie alla banalizzazione dell’aborto, grazie alla possibilità di uccidere un
grumo di cellule che diventerà la nostra discendenza nel nostro ventre, l’aborto è stato banalizzato,
è stato normalizzato, una bella cosa, un diritto. La Cina e l’India hanno approfittato. Non è stata
solo un’imposizione maschile, della parte più ignobile e oscena del maschile, è stata anche una
conquista femminile, diciamocela questa verità, nessuna vuole diventare madre di una femmina in
Cina e India se si può scegliere. La politica del figlio unico e la tragica usanza della dote hanno fatto
questo scempio. Mancano 60 milioni di bambine in Cina, 60 milioni di aborti fatti dopo che
l’ecografia è stata in grado di stabilire il sesso, un aborto fatto su un ammasso di cellule bello
grosso, in grado di sentire il dolore e l’orrore della propria morte. In India le cliniche hanno scritto
sui cartelloni per risparmiare 1000 rupie ora ( di ecografia ed eventuale aborto) ne spenderai 20000
( la dote) tra 20 anni. Mancano 40 milioni di bambine in India, che sommate e quelle cinesi fanno
100 milioni di bambine, il più grande sterminio della storia. Questo è femminicidio: l’esatta
definizione di femminicidio, uccisa solo in quanto femmina. La parola quindi deve indicare questo
inaudito sterminio. Nel marzo del 2012 ha fatto molto scalpore un dato rivelato da Ritanna Armeni,
secondo la quale la violenza sulle donne “è la prima causa di morte in tutta Europa per le donne tra i
16 e i 44 anni”. Un paio di mesi dopo Barbara Spinelli, sul Corriere della Sera, aveva fatto una
rivelazione simile: “La prima causa di uccisione [morte] nel mondo delle donne tra i 16 e i 44 anni è
l’omicidio (da parte di persone conosciute)”. Nel giugno dello stesso anno è intervenuta sul tema
Rashida Manjoo, special rapporteur dell’ONU sulla violenza contro le donne, secondo la quale
“[…] in Italia la violenza domestica è la prima causa di morte per le donne fra i 16 e i 44 anni di
età”. A queste affermazioni se ne sono aggiunte innumerevoli altre. La signora Boldrini parla di
strage continua e appende drappi rossi. La signora Cirinnà ha affermato a un corso di
aggiornamento dell’ordine dei giornalisti ( settembre 2016) che padre e madre sono uno stereotipo e
un pregiudizio e ha aggiunto che le donne assassinate da un uomo sono più numerose di quelle
morte di cancro ( 77000).(????) Questi numero sono troppo assurdi perché qualcuno ci creda
veramente. Per coloro che si siano persi le puntate precedenti le donne assassinate ogni anno sono
circa 130, gli uomini assassinati 400, gli uomini suicidi circa 3200. Le donne suicide sono circa 800
e il suicidio è doppio nelle donne sole. L’emergenza di questo paese quindi è il suicidio, dovuto alla
spaventosa situazione economica che strangola la gente, che obbliga uomini perbene a essere
disoccupati, donne che vorrebbero essere madri a non osare farlo, famiglie a perdere la casa per
pignoramento, imprenditori costretti a fallire per eccesso di crediti, anziani a cercare qualcosa nei
cassonetti. A sempre più pratiche mediche è stato tolto il carattere di gratuità.. L’emergenza è il
suicidio di un paese morto, assassinato e venduto che sta chiaramente morendo senza un futuro.
Perché hanno detto e dicono numeri strani? Perché si sono tutti inventati che l’emergenza è il
femminicidio e i medici obiettori? Per distrarre l’attenzione dal suicidio, dalla disperazione,
dall’impossibilità di vivere, dai 12 miliardi di euro spesi in un’accoglienza indiscriminata che sta
causando disastri e morti in mare, certo, ma non è solo questo. Un regime per poter diventare in
tutto e per tutto dittatoriale , anche a fronte di un’ancora apparenza di democrazia elettiva, deve
scardinare di un popolo il passato e l’istituzione familiare. Contro il femminicidio la vera sfida è il
cambiamento culturale, hanno affermato i geni: quindi la nostra cultura non va bene, va cambiata, la
scuola, gli insegnanti, persone che eseguono le circolari del ministero spiegheranno il maschile e il
femminile: l’etica dei figli amministrata dallo stato, mi viene la nausea solo a scriverlo. Quella che
deve saltare è l’istituzione familiare, gli uomini che amano le donne, le donne che amano gli
uomini. Una volta saltata la famiglia un popolo diventa spazzatura, lo zerbino. La vera violenza
contro le donne è il suicidio loro e quello dei loro uomini. La vera violenza contro le donne è una
tassazione talmente atroce che impedisce di diventare madri. La vera violenza contro le donne è la
disoccupazione dei loro uomini. La vera violenza contro le donne sono i miserabili 4 mesi di
congedo per maternità, il dover tornare al lavoro quando il piccolo ha 4 mesi e ha un disperato
bisogno di mamma. La vera violenza contro le donne è la pornografia, la vera violenza contro le
donne è la mostruosa nauseante filiazione che sfrutta l’utero delle donne, i loro ovuli, il loro dolore,
a volte la loro morte. Giù le mani dai nostri uomini. Giù le mani dalle nostre famiglie. Giù le mani
dai nostri figli.
cronaca

La violenza di genere è una questione


complessa. Ecco i numeri e le parole per
raccontarla
 Cristina Da Rold
 25 novembre 2019

Secondo i dati diffusi il 20 novembre 2019 dal rapporto “Femminicidio e violenza di genere in
Italia” della La Banca Dati EURES, la violenza di genere non cala. Nel 2018 sono stati 142 i
femminicidi (+ 0,7% sull’anno precedente), di cui 78 per mano di partner o ex partner. L’85% dei
femminicidi infatti avviene in famiglia, anche se nella metà dei casi a uccidere sono altri familiari.
Nel 28% dei casi “noti”, le donne uccise avevano subito precedenti maltrattamenti spesso note a
terze persone.

Nel complesso i femminicidi seguono un trend diverso da quello dell’insieme degli omicidi
commessi in Italia, che sono in forte calo anno dopo anno. Sono 352 gli omicidi volontari nel
2018, contro i 1219 del 1983 e i 502 del 2013. Le armi da fuoco sono il mezzo più utilizzato
(32,4% dei casi), il 23% delle donne è stata uccisa con arma da taglio e un altro 23% a mani
nude.

No: non parliamo in generale di omicidi di donne, ma di “femminicidi” nel suo reale significato,
quello fissato nel 1992 da Diana Russell nel libro Femicide: The Politics of woman killing, e
assunto dalla riflessione femminista successiva: “una violenza estrema da parte dell’uomo contro
la donna proprio perché donna. Quando parliamo di femminicidio quindi non stiamo
semplicemente indicando che è morta una donna, ma che quella donna è morta per mano di un
uomo in un contesto sociale che permette e avalla la violenza degli uomini contro le donne.” Anche
il rapporto “Questo non è amore 2019” pubblicato in questi giorni dalla Polizia di Stato
differenzia a pagina 16 fra omicidi volontari di donne e femminicidi, e lo stesso fa il rapporto
EURES. Quest’ultimo fa anche di più: evidenza che i femminicidi sono il 38% degli omicidi
commessi in Italia nel 2018, che i femminicidi familiari sono l’85% dei femminicidi e che i
femminicidi di coppia sono il 75% di quelli familiari.

Come raccontavamo qualche settimana fa sempre su Infodata , secondo recenti dati Istat nel 2017
una donna su mille si è rivolta a un centro antiviolenza (43.467 donne cioè 15,5 ogni 10 mila) e
due su tre di loro – 29 mila – sono state prese in carico, cioè hanno iniziato un percorso di
uscita dalla violenza. Per essere precisi, però, non si possono mescolare le statistiche sui
femminicidi con quelle sulla violenza di genere: in quest’ultimo caso (stalking, violenza
sessuale e maltrattamenti in famiglia) si fa riferimento alle denunce, non alle condanne,
mentre per il dato sugli omicidi è definitivo.
Significa che possiamo inferire che tutti gli uomini sono violenti o stalker? No. Che non ci sono casi
in cui sono le donne a maltrattare gli uomini? No. Che non possono esserci casi di errore o
malafede? Di nuovo no: possono esserci; ma statisticamente oggi abbiamo il dovere di ammettere
che esiste una violenza di genere legata al voler limitare la libertà di movimento e pensiero della
propria compagna/moglie/ex compagna/ex moglie, che ha dimensioni molto maggiori e origini
complesse rispetto a quanto accade agli uomini che denunciano maltrattamenti e violenze da parte
delle donne. La cultura repressiva nei confronti delle donne “in quanto donne” è ancora
estremamente presente. Secondo i dati Eures, nel 2018 il 92% delle violenze sessuali, il 76% delle
denunce per stalking e l’81% di quelle per maltrattamenti in famiglia sono state fatte da donne. Il
rapporto della Polizia di Stato rileva che per esempio nel mese di marzo 2019, in media, ogni 15
minuti è stata registrata una vittima di violenza di genere di sesso femminile.

Delle 123 donne uccise nel 2017 (dato Istat), 44, cioè un terzo, sono state assassinate dal partner e
altre 10 dall’ex partner, per un totale di 54. Gli uomini assassinati dalla propria partner o ex
partner sono stati 8. In sintesi l’80,5% delle donne uccise è vittima di una persona che conosce: nel
43,9% dei casi è un partner, nel 28,5% un parente (inclusi figli e genitori) e nell’8,1% un’altra
persona conosciuta. La situazione è molto diversa per gli uomini: nel 32,1% dei casi sono stati
uccisi da una persona che non conoscevano: la quota di uomini uccisi da conoscenti è pari a solo il
24,8%, un terzo del corrispettivo valore delle donne.

La realtà è comunque più complessa delle statistiche, e la “violenza” si dice in molti modi. È
sufficiente sintonizzarsi ogni mercoledì sera su Chi l’Ha Visto per farsi un’idea della “realtà delle
famiglie italiane”. Ci sono donne che subiscono violenza e che non hanno la forza di denunciare.
Donne – come Claudia da Palermo , che dopo una vacanza all’estero non vogliono tornare a casa
dal marito e rimangono dai genitori con i figli, ottenendo come risposta un processo per sottrazione
di minore, e che si vedono costrette a tornare sole, all’estero, lasciando i figli, per vivere la propria
vita libera. «Mio marito è geloso, mi controlla tutto e mi sgrida se sbaglio… Mi dice che fare la
casalinga è cosi facile», racconta Claudia. E ci sono donne come Antonietta , che non denunciano
alcuna violenza, ma che provano “semplicemente” ad andarsene, in sordina, da una vita da
cameriere. Certo, l’oppressione familiare riguarda anche gli uomini, ma in forme diverse.

Ad agosto 2019 – spiega il suddetto rapporto della Polizia di Stato – è entrata in vigore la legge n.
69, cd “Codice rosso”, che ha innovato e modificato la disciplina penale, sia sostanziale che
processuale, della violenza domestica e di genere, corredandola di inasprimenti di sanzione. “Tra
le novità – si legge – è previsto uno sprint per l’avvio del procedimento penale per alcuni reati:
tra gli altri maltrattamenti in famiglia, stalking, violenza sessuale, con l’effetto che saranno
adottati più celermente eventuali provvedimenti di protezione delle vittime. Al divieto di
avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, il giudice può aggiungere l’utilizzo di
mezzi elettronici come l’ormai più che collaudato braccialetto elettronico. Il delitto di
maltrattamenti contro familiari e conviventi viene ricompreso tra quelli che permettono
l’applicazione di misure di prevenzione.”

Oggi si celebra la Giornata internazionale per la lotta contro la violenza sulle #donne. Degli
strumenti di tutela per le donne vittime di violenza si parlerà oggi nella sede del Sole 24 Ore a
Milano all’evento organizzato da Alley Oop – Il Sole 24 Ore Guarda il video Qui l’articolo su Alley
Oop

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