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SCIENZA CONTRO FEDE

In principio era la scimmia


Valentina Landucci
Odifreddi: «Non credo in Dio, ma cerco un ordine nell’universo»

PIETRASANTA. Un moderno Cartesio, alla rovescia. Perché se nel 17º secolo al matematico e filosofo
francese premeva dimostrare l’esistenza di Dio, a Piergiorgio Odifreddi interessa l’esatto contrario:
affermare il predominio del sapere scientifico sulle credenze religiose. Professore universitario di logica
della matematica a Torino, presidente onorario dell’Unione atei e agnostici razionalisti, autore di volumi
di divulgazione scientifica di connotazione anticlericale e razionalista, Odifreddi strappa lunghi applausi al
pubblico (solo posti in piedi in Sant’Agostino). Ospite di Romano Battaglia presenta “In principio era
Darwin” (edito da Longanesi) e discute col pubblico di scienza, politica e religione.
Professore lei è stato definito ateo, anticlericale, addirittura mangiapreti.
Sono un matematico che cerca di applicare la matematica, forma astratta della ragione, anche fuori dal
proprio ambito di ricerca. La scienza è uno strumento per difendere la laicità; sta qui l’importanza della
divulgazione scientifica, da alcuni colleghi ingiustamente ritenuta una perdita di tempo».
In che cosa crede?
«Non credo in Dio, è penso che non sia un peccato. O meglio, non credo negli dei e nelle religioni
istituzionalizzate o, peggio ancora, rivelate. Ma sarebbe un errore mettere in contrapposizione i credenti
con i non credenti, intesi come quelli che non credono in niente. Gli scienziati credono anzitutto in quello
che esiste, e sono esseri spirituali con un alto senso della religiosità, poiché cercano un ordine
nell’universo. Ciascuno di noi ha proprie “superstizioni etiche”, come io ho le mie: sono i miei pregiudizi,
che riconosco come tali e non cerco di imporre ad altri».
Nella sua pubblicazione parla della teoria evoluzionistica di Darwin, tutt’oggi al centro di aspro
dibattito, soprattutto con la Chiesa Cattolica. Secondo lei avrà lo stesso destino delle teorie di Galileo,
cioè essere prima o poi accettata dalla Chiesa, sostenitrice del creazionismo e dell’interpretazione
letterale della Genesi?
«Per la Chiesa la teoria di Darwin funziona fino a quando arriviamo all’uomo. O l’uomo è fatto a immagine
e somiglianza di Dio, oppure, come sostiene Darwin, a immagine e somiglianza della scimmia: due concetti
difficili da conciliare. Credo che per la Chiesa sia più difficile “sistemare” Darwin che Galilei.
Ammettendo l’evoluzionismo salta tutta la storia raccontata nella Genesi e con essa la questione del
peccato originale, senza il quale come si spiega al credente la necessità della nascita del Figlio di Dio per
redimere l’umanità dal peccato?».
Darwin ha scritto: “un uomo sano di mente non può credere nei miracoli”. È anche la sua posizione?
«Visto che il padre lo considerava un fannullone, perché invece di studiare andava in cerca di insetti per
catalogarli, lo mandò a farsi prete e Darwin studiò teologia per tre anni. Pensate che, inizialmente, i suoi
compagni di viaggio sul brigantino Beagle lo prendevano in giro per le sue continue citazioni della Bibbia.
Successivamente, quando cominciò a pensare all’evoluzione, cambiò le proprie opinioni religiose anche se
non si definì mai ateo, ma preferiva dirsi agnostico».
Parliamo di attualità. Avrà probabilmente seguito la vicenda di Eluana Englaro, caratterizzata da una
forte presa di posizione della Chiesa. Qual’è la cosa peggiore che ha sentito o letto su questa vicenda?
«La vicenda di Eluana non mi ha coinvolto emotivamente. Piuttosto, sono rimasto impressionato da quanta
poca compassione sia stata dimostrata da chi si erge a difensore della vita. Lo dimostra il fatto che
l’organo di stampa ufficiale dei vescovi definisca “boia” un padre, che ha così sofferto».
L’anno scorso si è parlato della sua decisione di abbandonare il Pd, cui aveva aderito. Motivazione:
mancanza di laicità del nuovo partito. Si sente una Cassandra, quando ascolta le dichiarazioni di
Francesco Rutelli sul caso Englaro e la legge sul fine vita?
«Evito di sentir parlare Rutelli. Si sapeva che il Pd, nato come ricostruzione del compromesso storico tra
le anime contrastanti di Dc e Pci, avrebbe avuto bisogno di un miracolo per funzionare. E, come noto, i
miracoli non esistono».
(13 febbraio 2009)
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