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CAPITOLO 1: LE RADICI DELLA RELAZIONE TRA UOMO E DIO

1. LA RIBELLIONE ALLA RELIGIONE IN NOME DELL’UOMO NELLA MODERNITA’

1. LA RIBELLIONE A DIO IN NOME DELLA LIBERTA’ DELL’UOMO


I fantastici 4: Feuerbach, Marx, Freud, Nietzsche intercettano delle dimensioni di travaglio della cultura
europea e danno voce a esse.

Non si nasce atei, ma si diventa

 FEUERBACH  LE RADICI TEOLOGICHE DELLA PROTESTA UMANA CONTRO DIO


Ateo

Nel 1841 si interessa della religione domandandosi quale sia la sua essenza. Egli afferma nella sua opera
“L’essenza del cristianesimo” che il mistero della teologia è l’antropologia.
Per Feuerbach la religione è COSCIENZA DELL’INFINITO

L’uomo delinea, «proietta» il suo proprio essere auspicabile, la realizzazione e il compimento di sè stesso in
un essere che chiama «Dio».
Popolo che ama il perdono allora proietterà in Dio colui che perdona
Se popolo vendicativo immaginerà che Dio faccia vendetta  TRASFERISCE A DIO QUALITÀ

Ci sono tante religioni perché ogni cultura si immagina Dio a modo suo. Per questo si conosce il valore di un
popolo dalla sua religione.

Feuerbach ribalta l’inizio della Genesi: l’uomo crea Dio secondo la propria immagine e somiglianza, e solo
allora questo Dio a sua volta torna a creare l’uomo secondo la propria immagine.
(≠ Genesi: Dio creo l’uomo a sua immagine e somiglianza)

COSA CI INSEGNA FEUERBACH


1. Importanza del religioso: qualcuno/qualcosa al primo posto nella tua vita c’è
2. È importante studiare/pensare la religione, perché è il meglio della cultura umana
3. La tentazione numero uno dell’uomo europeo è di farsi un Dio a propria immagine e somiglianza

 KARL MARX  LA RELIGIONE COME SOVRASTRUTTURA POLITICO-ECONOMICA

Parte dal punto di arrivo di Feuerbach e dice: “è l’uomo che fa la religione e non la religione che fa l’uomo”
L’uomo però non proietta i suoi pensieri in Dio, ma i pensieri dell’uomo sono proiettati verso altro come
l’economia. Dio non è altro che il mondo dell’uomo, lo stato, la società. L’uomo è quindi condizionato dalle
condizioni socio-economiche e politiche in cui vive.
Esempio: bambino che vuole zaino di altro bambino, è un suo desiderio creato da altri perché prima non
l’aveva

Religione è studiare meccanismi socio-culturali che stanno alla base di essa. Studiare la religione vuol dire
criticare della terra, del diritto, della politica.

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Religione che non ha cuore, no spiritualità.

Borghesi del suo tempo usavano la religione come mezzo di oppressione, religione usata strumentalmente
per appesantire poveri
Marx sostiene quindi che la religione è il prodotto di falsi rapporti sociali, una conoscenza capovolta del
mondo, poi, però aggiunge anche che essa è «il gemito della creatura oppressa» e, in quanto tale,
espressione della miseria effettiva e protesta contro di questa. Nella misura comunque in cui la religione
sanziona tale situazione e si limita a consolare gli uomini è, agli occhi di Marx, una droga da combattere.

COSA CI INSEGNA MARX:


1. Ogni società ed economia vanno alla ricerca del religioso per legittimarsi
2. Una religione si valuta dal suo rapporto con il socio-economico

 FREUD  LA RELIGIONE COME STADIO INFANTILE DELLA PERSONALITA’

La religione come stadio infantile della personalità

Le rappresentazioni religiose non sono esiti dell’esperienza o risultati di un’attività del pensiero (Marx e
Feuerbach) ma sono illusioni, appagamenti dei desideri più antichi più forti

Religione = stadio infantile di conoscenza della realtà


Essa non appare come una conquista permanente ma un corrispettivo della nevrosi attraverso il quale un
uomo può passare nel suo itinerario dell’infanzia.

È possibile concepire i fenomeni religiosi solamente usando il modello dei sintomi nevrotici individuali a noi
familiari.

Sintomo nevrotico è un dinamismo psichico di patologia nel rapporto paterno.


Bambino che ama e odia suo padre; rapporto di amore e odio irrisolto perché padre ruba mamma a
bambino che ne è innamorato da piccolo quindi vorrebbe ucciderlo.

Cristiani sono nevrotici: chiamano Dio Padre, proiettano nel padre eterno conflitti irrisolti con il padre
terrestre.
“Devo andare a messa” dovere, conflitto irrisolto che li destabilizza, scegliere che rapporto avere.

La religione è stadio che l’uomo deve passare, perché se no finisce nel sub conscio
Gli instabili ricercano la religione, qualcuno che ti dia ordine o struttura per vivere.

COSA CI INSEGNA FREUD


1. la religione affonda le sue radici nei processi primari di identificazione dell’umano
2. la religione può essere una scorciatoia per compensare dei disturbi della personalità e un infantilismo

 NIETZSCHE  LA DRAMMATICITA’ DI UNA VITA UMANA SEGREGATA DALLA MORTE DI DIO

L’uccisione di Dio, tratto da la “Gaia Scienza” del 1882. Racconta dell’uomo folle che gira in pieno giorno
con una lanterna per il mercato gridando “io cerco Dio”, mentre la gente lo guarda stupita.

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Due punti fondamentali: il NICHILISMO e l’OLTRE-UOMO.

il suo ateismo spinge l’uomo al limite delle proprie possibilità. Da un lato l’uomo si vede rigettato in braccio
all'eterno ritorno delle medesime cose nel ciclo della natura, si vede condannato al nichilismo della
mancanza di senso e di scopo; dall’altro, gli sembra che la promessa di un’esistenza da oltre-uomo quale
traguardo che dà senso alla terra salvi la sua posizione particolare. Se per lungo tempo la promessa
dell’oltre-uomo ha mascherato gli abissi del nichilismo, ultimamente quest’ultimo è tornato a mostrare in
misura crescente il suo volto minaccioso.

Si fa strada l’agnosticismo: non sono più sicuro da poter combattere la presenza di un Dio, non posso
sapere se c’è o non c’è, la mia vita la devo vivere etsi deus non daretur (come se Dio non ci fosse). L’uomo
occidentale non vive coì religiosamente di fronte a un Dio, ma è continuamente tentato dalla magia per
trovare il senso del vivere.

2. LA RIBELLIONE A DIO IN NOME DEL DOLORE

IL DOLORE, LA MORTE L’ORDINE DEL MONDO E DIO


Approccio al dolore è sempre culturale
La ribellione non può volgersi contro un Dio a cui ormai non si crede più, si volge contro coloro che
sostengono che Egli risolverebbe il problema del dolore. Famosa la sentenza del dottore nel romanzo
La peste di Camus
Dottore è portavoce della sensibilità di Camus: se l’ordine del mondo è regolato dalla morte, forse val
meglio di non credere in Dio. Il pungiglione doloroso
della morte

Il problema serio non è il dolore, ma la morte. Domanda che ci si pone è tu cosa pensi della morte? Se non
si dà una risposta a questa domanda non si capisce neanche il senso della vita.
La cultura europea sta evadendo il tema della morte, perché se ci pensa non sa cosa rispondere. È la morte
che regola tutto o no? È un tabù.

BECKETT (TEATRO), credente


“Dio, che carogna, non esiste”, muori e non sai con chi prendertela

DOSTOEVSKY, FRATELLI KARAMAZOV


Ivan risponde ad Alioscia
Ivan si ribella all’armonia, preferisce una sofferenza qui senza un perché piuttosto che un perché banale.
Ho l’obbligo di restituirlo = suicidio (Tasso di suicidio alto nelle civiltà industrializzate)

Ateismo occidentale è un fenomeno culturale, complesso e multiforme


Atteggiamento di vita: ETSI DEUS NON DARETUR

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2.L’ATEISMO LE ALTRE RELIGIONI E LE DIVISIONI DEL CRISTIANESIMO

Non ho nulla contro Dio, è il suo fan club che mi spaventa – Woody Allen

1. L’EREDITÀ DELLA PROTESTA CONTRO DIO


Ateismo non nasce come fenomeno di per sé originario, ma come reazione contro la religione
predominante, contro il cristianesimo.
Documento GAUDIUM ET SPES del Concilio Ecumenico Vaticano II, costituzione pastorale tratta
dell’ateismo riconoscendo diversi fenomeni:
- Coloro che negano espressamente Dio
- Coloro che ritengono che l’uomo non possa dir niente di lui: AGNOSTICI
- Coloro che prendono i problemi relativi a Dio con un metodo tale che questi sembrano non avere
senso

Esempi metodi:
Molti oltrepassano i confini delle scienze positive (mate) o pretendono di spiegare tutto solo da questo
punto di vista scientifico, oppure al contrario non ammettono alcuna verità assoluta;
Alcuni esaltano più l’uomo che negano Dio;
Altri si creano una rappresentazione di Dio che, respingendola, rifiutano un Dio che non è affatto quello del
Vangelo;
Altri non si pongono il problema di Dio, non sembrano sentire alcuna inquietudine religiosa, non capiscono
perché dovrebbero interessarsi.

Ateismo ha origine dalla protesta violenta contro il male del mondo o dall’aver attribuito indebitamente i
caratteri propri dell’assoluto a qualche valore umano, così che questo prenda il posto di Dio. Anche la
società moderna, in quanto troppo irretita nella realtà terrena, rende spesso più difficile l’acceso a Dio.

Il cattolicesimo pensa questo dell’ateismo:


Ateismo non è una cosa originaria, ma è derivata, è una reazione critica contro le religioni, anzi in alcune
regioni specialmente contro la religione Cristiana.
La chiesa dà la colpa al cristianesimo, ai CREDENTI, questo perché hanno trascurato di educare la propria
fede o una presentazione ingannevole della dottrina, difetti della propria vita religiosa, morale e sociale.
I cristiani NASCONDONO e non manifestano il genuino volto di Dio e della religione.

2. LA PRESENZA DELLE ALTRE RELIGIONI


Le altre religioni si oppongono al cristianesimo non contestandolo, ma NEUTRALIZZANDOLO

EBRAISMO VS CRISTIANESIMO
- La filiazione divina di Gesù (Gesù figlio di Dio)
- La dottrina trinitaria
- L’azione redentrice di Gesù in croce

ISLAM
A partire dal 622 d.C. (anno 0 era islamica) dalla cosiddetta Egira, fuga di MAOMETTO. Ha illuminazione e
decide di scrivere Corano, libro normativo in lingua araba.

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I 5 PILASTRI  obblighi fondamentali di ogni musulmano:
1. La professione di fede in Dio e nel suo profeta: “non esiste alcun Dio fuori di Allah, e Maometto è il suo
profeta”
ALLAH: non è nome proprio, ma il “Dio”.
Maometto dice attento a dare espressione o nome a Dio, perché rischi di farlo a tua propria immagine
2. Le preghiere rituali (minimo 2- mattino sera- ideale 5); devi avere buona relazione con Dio
3. Digiuno durante il mese del Ramadan (il quale prende spunto dalla Quaresima Eritrea), modo di
controllo dell’identità.
4. L’elemosina canonica, tassa del tuo stipendio in favore dei poveri
5. Il pellegrinaggio alla Mecca, Caaba: cubo nero in mezzo alla piazza. Custodisce pezzo di meteorite che
popolazioni pre-islamiche veneravano come dono di Dio. Ricordati che quando preghi Dio non devi a
tua immagine

ISLAM VS CRISTIANESIMO nega:


- filiazione divina di Gesù
- azione redentrice in croce di Gesù
- dottrina della trinità

INDUISMO
Non conosce la figura di un fondatore; testi sacri sono i Veda che trattano del modo di comportarsi con gli
dèi, della comprensione delle loro direttive.
VS CRISTIANESIMO contesta:
- la visione cristiana di Dio  no chiaro e unico volto di Dio, ma pluralità
- nega che la via che conduca l’uomo all’incontro con Dio e con sé stesso passi attraverso la storia,
l’esistenza storica unica e irripetibile; infatti l’induismo crede nel rispetto del ciclo naturale del divenire e
nella reincarnazione;
- posizione unica di Gesù nella storia
- contesta che il mondo sia creazione

BUDDHISMO
Fondatore storico: Siddharta Gautama chiamato poi Buddha, cioè il risvegliato o illuminato.
4 verità nobili predicate dal Buddha:
1. l’«insufficienza di questo mondo mutevole»: la verità della sofferenza;
2. «l’origine della sofferenza»: l’attaccamento al mondo e il desiderio;
3. il fine: «Liberazione perfetta/illuminazione suprema»: la verità del superamento della sofferenza;
4. la «via»: la verità dell’ottuplice via per superare la sofferenza.
Massima provocazione = pretesa di essere una religione senza Dio, tutto si concentra sulla possibilità di
liberarsi dalla sofferenza della Terra.

CRISTIANITA’ DIVERSE
Anche all’interno dello stesso cristianesimo ci sono state divisioni che hanno portato ad una rivalità fra
chiese comunità cristiane diverse e alla formazione di cristianesimi diversi.
 NESTORIANE E NON CALCEDONESI: Gesù cristo come vero Dio e vero Uomo
 CATTOLICA: riconosce il Vescovo di Roma (successore di Pietro)
 ORTODOSSA: autonomia delle chiese locali, raccolte attorno al Patriarca, forte senso mistico

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 PROTESTANTI: salvezza solo tramite fede, Cristo unico mediatore tra Dio e uomo, sacra scrittura unica
norma della fede; battesimo, eucarestia (luterani // calvinisti)
 ANGLICANA: accoglie elementi luterani e calvinisti ma liturgia simile a quella cattolica; sacra scrittura
contiene tutto il necessario per salvezza; professione fede nel credo; battesimo ed eucarestia

La più emblematica in assoluto è quella portata avanti da MARTIN LUTERO E CALVINO, i quali proponevano
una riforma della Chiesa.
MARTIN LUTERO
“Io posso sapere con certezza di essere salvato quando posso dire a mio riguardo in tutta fiducia Dio mi ama
e mi ha perdonato” —> è il sentire che garantisce la certezza e non la mente.
Fede è rapporto di amore e non ragione con Dio; il sentire è il banco di prova della fede.
99 tesi nella chiesa di Wittenberg -> contro indulgenze
Abolisce matrimonio in chiesa
Prende la Bibbia, la traduce in lingua tedesca (alto tedesco inventato da Lutero) per renderla accessibile a
tutti

PRINCIPI BASE DELLA CHIESA LUTERANA


Sola scriptura: la sacra scrittura è l’unica norma della fede
Sola fide: la giustificazione, cioè la salvezza, è data per grazia, mediante la sola fede e non in virtù delle
opere
Solus christus: cristo è l’unico mediatore tra Dio e l’uomo, l’unico Salvatore; dramma, dolore e morte
dentro il quale passa Dio stesso

Il capitalismo è frutto del Protestantesimo


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Martin Lutero viene rivisto da Calvino —> nasce Calvinismo
Esistono segni esteriori che comprovano la fede in Dio? SI, il successo economico è una comprova della
Fede in Dio, sei Benedetto da Dio perciò se anche rischi Dio ti aiuta e salvaguardia (in America è arrivato il
Calvinismo e non il Luteranesimo per questo che il capitalismo nasce li e non in Europa)

3. LA POSSIBILITÀ DELLA RELIGIONE NELL’ATTUALE STAGIONE POSTMODERNA


Cosa intende il Cristianesimo per religione?

1. LA STRUTTURA DELLA RELIGIONE SECONDO IL CRISTIANESIMO


Cosa deve fare un Cristiano per essere Cristiano?
Punto di riferimento è testo sacro: ATTO DEGLI APOSTOLI (narra vicende apostoli)

L’esperienza cristiana indica 3 luoghi per avere la possibilità di incontrare Dio:


- Catechesi: quindi nella parola, insegnamenti apostoli (cata e eco: fare eco alla parola di Gesù)
- Liturgia: quindi nel rito, celebrazione (spezzare pane)
- Carità: quindi nell’agire (comunione/condivisione)

 CATECHESI
4 modelli diversi di catechesi come:
- spiegazione della dottrina della Chiesa: spiegazione sistematica e completa del contenuto della fede

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- annuncio kerigmatico della Fede: predicazione dell’annuncio fondamentale
- esplorazione preliminare dell’esperienza di vita: partire dalla concreta esperienza di ciascuno e arrivare al
Vangelo
- preparazione al discernimento e all’azione socio-politica

 LITURGIA
Laos = popolo e ergon= agire  agire per il popolo
Nell’ epoca ellenistica si inizia ad indicare con liturgia il servizio che si deve rendere agli dei, soprattutto
nelle religioni dei misteri, da persone a ciò deputate; perciò liturgia diventa il servizio di culto che si deve a
Dio.
La liturgia è essenzialmente azione di Dio per il suo popolo, azione di cristo, azione della chiesa, azione
dell’uomo.

 CARITA’
AGAPE = CARITÀ
Per comprendere significato bisogna far riferimento all’enciclica “Deus caritas est” di Benedetto XVI
Trovare parola per dire AMORE riferito a Dio — greco ha 4 termini per definire amore:
- Eros: ricerca di ciò che promette soddisfazione ai nostri desideri, sia sul piano sessuale, sia su quello
religioso
- Storge: l’amore familiare, un amore d’appartenenza naturale, di sangue, come un bambino a sua madre,
qualcosa di radicale che spinge.
- Philia: l’amore come affetto/tenerezza intensi tra amici o l’interesse verso qualcosa. È spinto dalla
volontà/libertà delle persone che decidono di stare insieme.
- Agape: parola scialba e generica simile a mi piace, I like.

Per esprimere la novità dell’immagine di Dio che si rivela come un Dio che ama i cristiani prendono la
parola AGAPE e la riempiono di significato, del contenuto proprio dell’esperienza cristiana.
Agape = Amore non motivato da bisogno, da sangue, da libera volontà, ma è amore che continua ad amare
anche se non c’è reciprocità, anche al di là della passione (eros), dei legami di sangue (storge) e dei meriti
(philia). Amare anche nemici. Perdono

2. LA RELIGIONE E DIO NELLA POST-MODERNITA’


È possibile oggi essere credenti e cristiani? Ha senso seguire una religione?

ERA DEL POSTMODERNO  inventata da J.F. Lyotard, la condizione post-moderna 1979


Nuova era che è diversa dalla modernità, la chiama post-modernità

MODERNITA’ POST-MODERNITA’
Grandi narrazioni
Autobiografie
(Bibbia, promessi sposi, gente
(Fecebook)
leggeva x imparare)
VS
Ragione “forte”
Ragione debole
(risol probl. Cfr Hegel)
Anaffettiva Sentire
Il sociale Il micropersonale

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La provocazione postmoderna alla religione.
Problema religioni MONOTEISTE, si sono sempre pensate come l’autorivelazione di Dio definitiva
In Italia, per questo, c’è ritorno al neo paganesimo —> religione più adatta al terzo millennio; si propone
come l’opposto liberante alternativo al cristianesimo: accoglie le novità con interesse e spirito di tolleranza,
sempre pronto ad allungare la lista degli dèi, contempla l’addizione, l’alternanza, ma non la sintesi.
Le religioni monoteistiche sono le più violente.

Rimproveri primordiali al cristianesimo sono:


1. Esasperazione della legge di amore e dell’amore come legge… nei confronti di tutti
2. Esasperazione del pensiero del peccato: tutti sono peccatori
3. Si pensa di Dio in modo troppo grande
4. Acutizzazione della storicità: quello che fai incide e decide sempre sulla tua salvezza finale
5. Questa montatura conduce ad un cristianesimo moralizzato e dogmatizzato

[Huntington, assistente personale Bush junior, sostiene scontro delle civiltà, 2 che in nome della loro
credenza nella religione non scenderanno a compromessi e moriranno in nome del loro Dio —> Cristiani VS
mussulmani]

CAPITOLO 2: LA BIBBIA E LA TEOLOGIA

VICENDA SEMANTICA DEL TERMINE TEOLOGIA


TEO (Dio) + LOGIA (logos = parola)  unisce il parlare e Dio “parola di Dio” con 2 possibilità:
- parlare del tema, Dio come colui di cui si parla
- soggetto del parlare, parola che Dio ha detto “Colui che parla”
TEOLOGIA dal punto di vista cristiano = discorso che l’uomo fa su Dio alla luce del fatto che Dio stesso ha
parlato all’uomo.

Nella tradizione greca esistono 3 accezioni diverse del termine teologia:


 Mitologica: primo a usarla Platone; teologici = uomini che hanno parlato di Dio secondo il linguaggio
mitico non strettamente filosofico. Teologia = opera dei poeti che preano racconti mitologici.
 Filosofica: per Aristotele teologia = scienza prima (cose che esistono separatamente e sono immobili)
 3 scelte:
- matematica: più certa della fisica, realtà immobili ma è presente nella materia (invenzione umana
dall’osservazione della realtà) e quindi muta
- fisica: non è una scienza assolutamente certa  realtà singole che si muovono (ciò che si muove non è
certo), quindi certezze parziali
- teologia: si occupa di realtà prime ed immutabili (divine); scienza prima  ciò che si scopre è certo e resta
certo
 Cultuale (=inerente al culto)  Plutarco chiama teologici gli addetti al culto di Delfi  teologia = ciò che
si occupa del divino

Non avviene una scelta tra queste 3 accezioni  nel NT NON c’è parola teologia (troppo polisemica 
troppi significati)

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Questione generale che ha spinto cristianesimo a non usare la parola teologia: dato che Dio si è fatto uomo
e ha usato le parole umane allora anche l’uomo può usare le parole per parlare di DIO  la qualità delle
parole umane non è all’altezza del tema che devono esprimere (Dio).
Si può conoscere e parlare adeguatamente di Dio solo de Lui stesso ha parlato di sé.

COSA SI INTENDE CON “TEOLOGIA CRISTIANA”


Introduzione del termine teologia legata a due fattori:
- fondazione università
- Aristotele  scienza primaria = teologia

3 elementi per trovare la definizione di teologia:


 Pietro: adorare Cristo (lasciare che Dio sia Dio nella tua vita  1 posto) x fare teologia. Si troveranno
quindi le risposte a chiunque chieda la ragione del perché la tua vita è così (con Dio). Fatto con
dolcezza, rispetto e retta coscienza (sapere il perché e sapere il perché dei contrari)
 Anselmo: allontana le preoccupazioni e i pensieri x dedicarti a Dio. Chiede a Dio di poterlo conoscere
(Dio non è oggetto disponibile ma lui si rende disponibile all’uomo).

TEOLOGIA:
“Credo ut intelligam et intelligo ut credam” = credo per intelligere e intelligo per credere. Vivi l’esperienza x
pensarci e pensaci per vivere l’esperienza
“fides quaerens intellectum” = fede è passione di cercare il significato di ciò che vive

DEFINIZIONI:
 Fede: accoglienza del mistero di Dio nella nostra esistenza
 Teologia: istanza critica della fede, per evitare conclusioni distorte o riflessioni fuori luogo, dare una
sistematicità allo studio di Dio

 Catechesi: ha il compito dell’annuncio cristiano fondamentale
 Magistero: determinare e custodire fedelmente i confini reali della rivelazione di Dio
 Scienza della religione cristiana: studio del cristianesimo come fenomeno religioso
 Filosofia cristiana: fare filosofia da cristiani, orientati, ispirati, sorretti nei contenuti e nei modi dalla
rivelazione cristiana.
 Teologia filosofica: discorso su Dio, sul Divino, sul sacro, che la filosofia, prescindendo dalla
religione può fare.

5. DALLA STORIA ALL’ATTESTAZIONE SCRITTA

NOMI
 BIBBIA  Dal greco biblos/biblia = libro, raccolta di diversi libri
 ANTICO TESTAMENTO e NUOVO TESTAMENTO contengono il primo e il nuovo patto che Dio ha fatto
con gli uomini. Nome descrittivo che indica contenuto libro; testamentum = patto in latino
 Le SCRITTURE (a volte con prefisso sante o sacre), titolo che NT usa per i libri dell’AT

COMPOSIZIONE BIBBIA
73 libri: 46 antico e 27 nuovo testamento

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Diversi autori (donne: Ester, Rut, Giuditta) (sacerdoti: esdra, re: neemia, mandriano: amos)
Diverse epoche:
At: scritto in 10 secoli, dal X sec a.C. Al 50 a.C Nt: 50 anni, dal 50d.C al 100 d.C.
3 lingue Bibbia:
- Ebraico: inizio solo consonanti no vocali perché costava troppo. Testo masoetico: testo biblico con vocali
(aggiunte solo nell’800 d.C.)
- Greco (nuovo testamento)
- Aramaico (sostituisce l’ebraico che rimane come lingua di culto): dialetto parlato al tempo di Gesù nel
regno del Nord

[Narra patto tra Dio e alcuni uomini svolto nella zona Mesopotamia e Palestina (Asia)
I giudici e l’inizio della monarchia (secoli XII-922) —>
Poi guerra, spaccamento tra regno del nord (regno di Israele) e sud (regno di Giuda)
Periodo persiano, dominatori zona, prendono tutta zona e regno diventa provincia di tutto l’impero
Poi greci, provincia del regno di Alessandro Magno
Periodo Romano, provincia]

DIVISIONI ANTICO TESTAMENTO


Non è ordine cronologico, ma ordine tematico (idea contenutistica), ordine di senso.
Organizzazione
4 gruppi:
 IL PENTATEUCO: 5 libri fondamentali (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, ≠
Deuteronomio) Ebrei li raggruppano in 3 categorie:
 LIBRI STORICI: narrano vicende comprese tra ingresso Terra Promessa e  TORAH (legge) = Pentateuco
epoca purificazione del tempio (16);  NEBIIM (profeti)
 LIBRI PROFETICI: fissano parole e vicende profeti che hanno  KETUBIN (scritti)
accompagnato storia popolo Israele (18)
 LIBRI POETICI E SAPIENZALI: grande tradizione sapienziale del popolo di
Israele (7)

DIVISIONI NUOVO TESTAMENTO


 4 VANGELI: Matteo, Marco, Luca, Giovanni; raccontano alcuni eventi della vita di Gesù che servono per
stabilire la sua affermazione di essere il Cristo e Figlio di Dio + esempi suo insegnamento e prediche.
Primi 3 vangeli (Marco, Matteo, Luca) sono detti SINOTTICI  somiglianze che appaiono se vengono
guardati insieme.
Simboli derivano da profezia Ezechiele  Matteo (uomo/Angelo), Marco (leone), Luca (bue), Giovanni
(aquila)
 ATTI DEGLI APOSTOLI: storia generale chiesa per 30 anni dal suo inizio
 13 LETTERE ATTRIBUITE A PAOLO
 7 LETTERE DETTE CATTOLICHE: non sono indirizzate a comunità specifica ma rivolte a chiesa in generale
 APOCALISSE

COME CITARE LIBRI


Libro  capitoli (1228 il primo fu Stephen Langton)  versetti (francese Estienne, 1527 e 1555)
Abbreviazione libro GV x Giovanni
Numero capitolo GV 5,

10
Numero versetto GV 5,7
Se ci sono più versetti e vanno letti tutti si uniscono i numeri con un trattino
Se ci sono più versetti e non vanno letti tutti si uniscono con un punto
DA DOVE ARRIVA IL TESTO CHE ABBIAMO
Da dove arriva? Come facciamo ad essere certi che siano le parole originali?
Non abbiamo testi originali perché scrivevano prima su papiro, poi pergamena. Quando questi si
rovinavano li ricopiavano.
Copie più antiche AT: CODICE DI ALEPPO, CODICE DI LENINGRADO

1950 SCOPERTA ARCHEOLOGICA: rotoli a KHIRBET QUMRAN di pergamena


Più di 800 manoscritti scritti in ebraico nella Bibbia — quasi tutti i libri dell’antica testamento.

Chi li ha nascosti?
Nel sito abitavano gli Esseni, puritani, che aspettavano la fine del mondo; prima di scappare dai romani
hanno sigillato e nascosto i libri.

Confrontando i testi ebraici di Aleppo e Leningrado con quelli di QUMRAN (scritti 1000 anni prima) hanno
scoperto che ci sono solo piccole varianti. Tramandati fedelmente.

Nuovo testamento
Edizione critica del Nestle-Aland
5400 testimoni= documenti antichi che trasmettono il nuovo testamento
Nessun altro testo greco è stato tramandato così riccamente e così credibilmente come il nuovo
testamento.

CRITICA TESTUALE
“Prova esterna al testo”: ritenuti più originari testimoni più antichi, attestati da più testimoni validi,
riconoscere parentela codici (da chi è partito)
“Prova interna al contenuto”: lectio difficilior (più difficile) normalmente la più vera, lectio brevior (testi più
brevi) (copisti per spiegare aumentano), lectio discordans (tendenza all’assimilazione)

FORMAZIONE DEL NUOVO TESTAMENTO


Perché sono passate parecchie decine d’anni dalla scrittura dopo la morte di Gesù?
1. All’inizio non si avvertiva il bisogno di avere un documento scritto per la presenza diretta dei testimoni
2. Comunità cristiane ristrette e poco numerose

Primo che scrive è Paolo  Lui è girovago, si spostava per fondare nuove comunità cristiane, perciò
essendo distante scrive.

6. L’ISPIRAZIONE È LA VERITÀ DEL TESTO


Perché parola di Dio?

L’ISPIRAZIONE DEI TESTI BIBLICI


ISPIRAZIONE: Sacra Scrittura pienamente e totalmente opera di uomini e di Dio.

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TESTIMONIANZE DELL’ANTICO TESTAMENTO
Testimonianza dell’antico testamento: frutto dell’incontro con Dio che non è muto.
Il Dio vivo si fa conoscere in maniera tutta speciale attraverso eventi e parole che, grazie ad una particolare
assistenza del suo Spirito vengono accolti e trasmessi da alcuni membri privilegiati del popolo: guerrieri e
re, sacerdoti e saggi, in particolare profeti.

TESTIMONIANZE DEL NUOVO TESTAMENTO


All’origine del messaggio cristiano non c’è un libro, ma Gesù. Gesù si autointerpreta come colui che ha la
chiave di lettura delle parole di Dio. Egli è la rivelazione suprema e definitiva di Dio.

Parola di Dio = non ciò che ha detto Dio, ma ciò che è stato prodotto da uomini che hanno riportato le
parole degli incontri avuti con Dio

IL PROCESSO DI ISPIRAZIONE
Ciò porta a questione ISPIRAZIONE: processo con cui Spirito di Dio si è messo in contatto nello scrivere il
testo chiamato Bibbia.

3 modelli per spiegare fenomeno:


1. Padri della chiesa hanno immaginato che fenomeno fosse analogo a una DETTATURA (Dio parlava e
umano scriveva) —> tutto quello che c’è scritto è colpa o merito di Dio. Preoccupazione: blindare la
scrittura, tutto è importante. Questo metodo però non quadra perché ci sono contraddizioni
2. Tommaso D’Aquino: fenomeno ISPIRAZIONE non avviene come dettatura, ma umano riesce a lasciare
segno. Non sul contenuto, idea è di Dio, ma su identità formale lascia segno. Umano non è tutto passivo
ma ha sua attività, Dio si serve sì dello scrittore umano come strumento, ma in un modo pienamente
conforme alla sua natura di essere libero, responsabile, intelligente, vivo e non inerte. Modello non
soddisfacente perché tiene uomo su contenuto esterno e non interno
3. Concilio Vaticano II 1965, testo costituzione dogmatica “Dei verbum”: l’autore sacro non viene più visto
come un semplice esecutore passivo o uno strumento nelle mani di Dio, ma come colui che studia,
riflette, ricerca e comunica, con il suo scritto, quella esperienza salvifica che lo ha visto protagonista. Va
nel senso della COLLABORAZIONE

Il processo dell’ispirazione riguarda:


- l’evento originario: momento incontro Dio e uomo
- la testimonianza orale
- l’attestazione scritta della testimonianza orale

ISPIRAZIONE= tipo di relazione che intercorre tra Dio che parla e l’uomo che parla
|
Questo ha permesso di comprendere la VERITÀ DEI TESTI BIBLICI
Spiegare i presunti errori e contraddizioni presenti nella Bibbia:
- San Giustino: no contraddizioni tra varie parti scrittura, se gli dovesse sembrare il contrario confesserà la
sua incapacità a comprendere
- Origene e Agostino: scrittura è libro che vuole comunicare istruzione per salvezza dell’uomo.

La Costituzione dogmatica Dei Verbum del Concilio Vaticano II esprime quale sia la verità che il testo
insegna:

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si può affermare che nella Bibbia ci siano errori, ma unicamente dovuti alla cultura, conoscenza, storia
dell’agiografo che scrive come vero autore, non ci sono errori riguardo alla verità che riguarda la salvezza
dell’uomo.
Ispirazione vuol dire proprio questo: gli autori possono aver fatto errori ma non di sostanza (riguardo alla
verità su Dio, uomo e vita).

QUALI LIBRI DEVONO ESSERE CONSIDERATI CANONICI?

CANONE: dal greco kanon, canna/fusto del papiro. —> modello da seguire
Libri canonici: elenco ufficiale libri da seguire che la Chiesa ha riconosciuto perché ispirati da Dio, i quali
costituiscono la regola della fede e dei costumi del cristiano.

CRITERI DI CANONICITÀ
1. Caratteristica di APOSTOLICITÀ: libri attribuiti ad apostoli
2. Vicinanza cronologica agli eventi narrati
3. Fedeltà agli insegnamenti di Gesù (o accordo con le Scritture): libri scelti in accordo con tradizione orale
4. Consenso delle Chiese: testi più citati e commentati nelle comunità cristiane

≠ APOCRIFI: scritti che dovevano essere tenuti celati, nascosti. Termine finì per contrassegnare testi che non
erano stati ammessi nel canone. Serie di testi sia dell’AT, sia del NT.

7. LA QUESTIONE ERMENEUTICA
Che cosa succede nell’atto di lettura

Ermeneutica: duplice operazione


- Comunicare un significato
- Esercizio dell’interprete che lascia emergere ciò che si comprende

INTERPRETAZIONE DELLA BIBBIA = x leggere la verità di Dio la Bibbia va interpretata

ERMENEUTICA: scienza dell’interpretazione, della significazione e dell’esplicitazione


Con SCHLEIERMACHER  imposta modo occidentale contemporaneo, l’ermeneutica è filosofia
dell’interpretazione che sorregge e motiva la possibilità di poter interpretare e comprendere
Con HEIDEGGER  esegesi (= esplicitazione e spiegazione) del testo viene preceduta dall’esegesi del
soggetto: davanti a un testo non è il soggetto il primo a interpretare, ma egli viene posto nella condizione di
interrogare sé stesso e la sua esistenza dinnanzi al testo.

INTERPRETARE LA BIBBIA
Fin dall’inizio viene sottolineata la globalità dell’atto ermeneutico della scrittura, fino all’elaborazione
medievale del quadruplice senso della scrittura
“Littera gesta docet, quid credas allegoria, moralis quid agas, quo tendas anagogia”
“Il senso letterale racconta i fatti, il senso allegorico (significato più profondo) dice cosa bisogna credere, il
senso morale che cosa fare, il senso anagogico (ciò che desideri) a che cosa aspirare”.

NECESSITÀ DI APPROCCIO TEOLOGICO

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Dovendo la sacra scrittura esser letta e interpretata alla luce dello stesso spirito mediante il quale è stata
scritta, per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi, si deve badare con non minor diligenza al
contenuto e all’unita di tutta la scrittura, tenuto debito conto della viva tradizione di tutta la chiesa e
dell’analogia della fede.
 Fare attenzione al contenuto e all’unita della scrittura nella sua totalità
 Tenere conto della tradizione vivente della chiesa
 Analogia della Fede

Diverse metodologie di indagine che si è soliti utilizzare quando si interpreta un’opera dell’antichità
- CRITICA TESTUALE: ricostruire testo sicuro
- CRITICA LETTERARIA: studiare criteri linguistici, forma, composizione
- CRITICA STORICA: verificare dipendenze, ambiente, culturale religioso e valore storico.

Costituzione dogmatica Dei Verbum (1965) del Concilio Vaticano II indica 2 livelli metodologici:
1. ESEGESI STORICO-CRITICA: tiene conto dei livelli linguistici, ambiente culturale e religioso, generi
letterari, valore storico
2. ESEGESI TEOLOGICA: attenzione all’unità della scrittura, tener conto della tradizione della Chiesa,
analogia della fede.

ERMENEUTICA CONTEMPORANEA utilizza:


 METODI DIACRONICI (evoluzione del testo):
- Critica delle fonti: mette a confronto i testi paralleli dei Vangeli sinottici, valuta = e ≠
- Storia della redenzione: elementi dei Vangeli
 METODI SINCRONICI (testo così come è nella forma finale):
- Storia delle forme: classifica ogni singolo brano x ricostruire la forma originaria
- Metodologie letterarie: analisi strutturale e retorica

GENERE LETTERARIO —> da tenere conto per ricavare l’intenzione degli agiografi
La verità infatti viene diversamente proposta ed espressa in testi vario modo storico, profetici o poetici

CAPITOLO 3: GESU’ DI NAZARETH

8. LA QUESTIONE STORICA

Solo alla fine del 18 sec. ci si incominciò a chiedere se il Gesù realmente esistito e il Cristo predicato dalla
Chiesa ed annunciato nei Vangeli fossero la stessa persona

1. REIMARUS: primo ad occuparsene  lo scopo di Gesù ≠ dallo scopo dei discepoli. Il liberatore degli ebrei,
messo a morte, non avrebbe raggiunto il suo scopo. Così i discepoli avrebbero rubato il cadavere di Gesù,
inventato l’annuncio della risurrezione e del suo ritorno creando una nuova religione. I discepoli sarebbero
stati gli inventori della figura del Cristo.
2. KÄHLER: contrappone Gesù storico-reale al Cristo storico-biblico  i cristiani conoscono solo il Cristo,
cioè il Gesù interpretato nella fede dei primi discepoli, e non ha importanza conoscere un presunto Gesù

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della storia, perché Gesù vive adesso nell’influsso efficace che egli possiede di generare la fede: solo in
questo senso Gesù è una figura storia, nella misura in cui continua a fare storia.
3. BULTMANN: agli evangelisti non interessava affatto ricostruire la figura storica di Gesù, ma annunciarlo
come Cristo il Figlio di Dio. Ai cristiani interessa il messaggio e non la storia
4. KÄSEMANN: vs Bultmann  se viene meno il contatto con la storia il cristianesimo diventa un mito
astorico, cioè apparente.

FONTI STORICHE
Esistono fonti storiche che attestano l’esistenza di Gesù e aiutano a comprendere la sua identità
 DIRETTE: Vangeli, scritti non cristiani che menzionano Gesù (fonti romane, giudeo-palestinesi)
 INDIRETTE: scritti giudaici e greci, scoperte archeologiche.

PER COMPRENDERE AFFIDABILITA’  diversi criteri:


 CRITERIO DELLA DISCONTINUITA’ O DELLA SOMIGLIANZA
 CRITERIO DELLA COERENZA O CONCORDANZA: detti e azioni conformi all’ambiente e all’epoca di Gesù
e coerenti con suo insegnamento
 CRITERIO DELLA MOLTEPLICE ATTESTAZIONE: autentici i dati attestati unanimemente da più tradizioni
neotestamentarie o che si possono ritrovare in più forme differenti
 CRITERIO DELL’IMBARAZZO: sono da ritenersi storicamente autentici i dati che provocano imbarazzo
alla comunità cristiana, perché è assai improbabile che la Chiesa abbia creato qualcosa che le causasse
difficoltà.
 CRITERIO DI SPIEGAZIONE NECESSARIA: elementi la cui unicità è necessario riconoscere per
comprendere altri elementi storicamente accertati.

GESU’ DI NAZARETH

CRONOLOGIA DELLA VITA DI GESU’


 NOME: traslitterazione di Yeshoua (= Dio salva). Angelo che ha indicato il nome  nome contiene
missione sua vita
 SOPRANNOME: Nazareno (abitante di Nazareth), Cristo, Messia (dall’ebraico unto da Mashal)
 COGNOME: figlio di Giuseppe della tribù di Davide
 MADRE E PADRE: Maria (traslitterazione di Myriam), 12/13/14 anni; Josef (putativo), Dio.
 LUOGO DI NASCITA (attuale): Israele, Asia. Betlemme, paese vicino a Gerusalemme.
Nasce lì perché c’era grande censimento sulla terra. Ma secondo fonti non c’è stato davvero, no
documento ufficiale. Censimento fatto per sapere quanti uomini c’erano per 1. guerra 2. Tasse; Gesù
nasce durante la Pax Augustea —> periodo pace, quindi no utilità censimento. Nessun particolare
censimento nemmeno solo nella sua zona. Falso storico averlo fatto nascere a Betlemme, solo perché lì
erano nato Davide, il più grande uomo del tempo, solo per accreditare sua figura. Ma in realtà sembra
essere nato proprio lì. Per tradizione tutti i discendenti della tribù di Giuseppe hanno pezzetto di terra
attorno a Betlemme
 ANNO DI NASCITA: NO anno 0
Nel 525 monaco romano Dionigi il piccolo seguendo Luca 3, 1-23: Gesù aveva circa trent’anni quando
Tiberio era nell’11 anno del suo impero: fu imperatore dal 14 al 37 d.C. - 30 anni si giunge al 14 anno di
regno di Augusto corrispondente al 754 della fondazione di Roma.
Perché siamo sicuri che ha sbagliato?

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Perché tutte le fonti di Gesù dicono che è nato quando c’era Erode il Grande il quale muore il 4 d.C.
quindi bisogna ritornare indietro almeno di qualche anno 6-4 a.C.

 PRIMI 30 ANNI: vive a Nazareth, per questo chiamato il Nazareno. Frequenta la scuola per diventare
figlio del precetto e svolge funzione carpentiere
 INIZIO ATTIVITA’ PUBBLICA: attratto dal movimento di Giovanni Battista nel quale riconosce un segnale
di Dio. Gesù diventa un rabbi (maestro/profeta) itinerante. Sceglie il celibato. È predicatore e guaritore
e alterna regolarmente le sue attività tra la nativa Galilea. Questo suo ministero si protrae per due/tre
anni ed ha un momento critico nella cosiddetta “crisi galilaica” quando aumentano le difficoltà e le
incomprensioni dei compaesani. L’accusa è di ingannare la gente. “Gesù si faceva uguale a Dio violando
il sabato e chiamando Dio suo Padre”. Cominciava ad apparire pericoloso. Nel 30 d.C. mentre Gesù era
a Gerusalemme ebbe la sensazione che la crescente ostilità nei suoi confronti stesse per raggiungere il
culmine; allora organizzò un banchetto il giovedì sera della settimana pasquale; venne arrestato nel
Getsemani, esaminato da capi giudei (Caifa), consegnato a Pilato, condannato a morte per crocifissione,
flagellato e crocifisso fuori Gerusalemme.

9. L’ANNUNCIO DEL REGNO E LE PARABOLE

Inizio predicazioni con battesimo Giovanni


Centro unitario, tema fisso della predicazione di Gesù = REGNO DI DIO
Tutte predicazioni riportate dai Vangeli affermano ciò.
Gesù non dà una definizione di Regno di Dio.

REGNO DI DIO NELL’ANTICO TESTAMENTO


Spesso ripetuta espressione ebraica Dio REGNA
Dio è presentato come:
 DIO RE: redentore e pastore del suo popolo; nasce dall’esperienza dell’Esodo
 RE D’ISRAELE
 CREATORE DELL’UNIVERSO, SIGNORE DELLA STORIA: giudice della storia e del mondo; la verità
dell’uomo risiede in Dio
 GIUDICE UNIVERSALE ED ESCATOLOGICO CHE FARA’ SCOMPARIRE IL MALE

Dio è RE perché ha liberato il suo popolo. Regalità manifestata nella creazione

REGNO DI DIO AL TEMPO DI GESU’


3 grandi interpretazioni del Regno di Dio:
 Farisei: Regno di Dio sarebbe arrivato quando la sua volontà fosse stata fatta da tutti
 Zeloti: Dio è sovrano politico-religioso che lotta per liberarsi da Roma (imperatore) perché impedisce di
mettere in pratica le leggi di Dio.
 Apocalittici: Regno di Dio coincide con la fine di questo mondo e con la venuta dei cieli nuovi e della
terra nuova, di cui si scrutavano con cura i segni premonitori

REGNO DI DIO SECONDO GESU’


Si guarda cosa non è e cosa è il Regno di Dio.

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NON è Regno di Dio: ricerca del potere, soddisfazione dei bisogni materiali, adulazione degli uomini 
parabola delle tentazioni del diavolo
È Regno di Dio  parabola del padre misericordioso/ figliol prodigo
PARABOLA DEL PADRE MISERICORDIOSO
Padre con due figli
*Due = DOPPIO LETTERARIO
Il più giovane dice: padre dammi parte patrimonio che mi spetta (= dichiarare morto padre).
Padre divide tra figli parti spettanti, non lo caccia di casa. Figlio raccoglie sue cose, se ne va e sperpera
patrimonio padre vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto sopraggiunge carestia in quel paese
ed egli comincia a trovarsi nel bisogno. Allora cerca di arrangiarsi, mettendosi al servizio di una degli
abitanti di quella regione, che lo mando nei suoi campi a pascolare I porci. Avrebbe voluto saziarsi con le
carrube di cui si nutrivano I porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornando in se disse: quanti salariati di
mio padre in abbondanza e io qui muoio di fame; mi alzerò e andrò da mio padre e gli dirò: padre, ho
peccato verso il cielo… e davanti a te non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno
dei tuoi salariati. Si alzò e torno da suo padre. Quando era ancora lontano suo padre lo vide, ebbe
compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il padre disse: portate qui i, vestito più bello
che avete e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso,
ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa perché questo mio figlio era
Il figlio maggiore si trovata nei campi al ritorno quando fu vicino a casa udì la musica e le danze chiamò uno
dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Il figlio non voleva più entrare in casa. Quindi il padre
esce e lo supplica in ginocchio. Il figlio risponde che ha sempre servito il padre e ha sempre lavorato, ma a
lui padre non ha mai offerto capretto. Padre risponde che tutto ciò che è suo è anche del figlio.
Parabola si interrompe —> non si sa se figlio rientra in casa.

Con questa parabola Gesù ci dice che Dio ama tutti gli uomini, ma sono poi gli uomini che si comportano
diversamente.
Il regno di Dio e Gesù ecco perché lui dice che è vicino.
Schema mentale religioni: Dio è Dio perché sta vicino agli uomini. Non è un merito dell’uomo ma è un dono
del suo amore che va al di là dei tuoi meriti.

Quindi Regno di Dio è Dio che agisce con la sua offerta di salvezza, destinato soprattutto ai poveri ed
emarginati.

Regno di Dio `≠ chiesa  non è il regno di Dio sulla terra perché il Regno di Dio è ovunque. La chiesa è
segno che il RdD è presente.

Gesù lo annuncia attraverso le PARABOLE


= coinvolge l’interlocutore; mira a far prendere coscienza della realtà, costringe a pensare
Genere equivalente all’agire di Dio: Dio ti lascia libero, ma ti sollecita alla conversione

10. LE AZIONI E I MIRACOLI


Tra le azioni più significative di Gesù come annunciatore del Regno di Dio troviamo:
1. Chiamata ai discepoli
2. Miracoli

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CHIAMATA AI DISCEPOLI “Tu vieni e seguimi”
Gesù appare come maestro che sceglie i suoi discepoli  idea teologica: è Dio che cerca l’uomo.
No necessità periodo di prova; non porta ad una conclusione  resta discepolo; maestro itinerante;
insegna a tutti  uomini, bambini, donne a praticare perfettamente la Torah; no setta;
Sceglie i 12 apostoli  12 = Israele (12 tribù), rappresentanti del nuovo popolo di Dio.
Dimensione presente nel Regno di Dio  sceglie figure marginali, Dio sta vicino a tutti, malati, indemoniati,
peccatori, repubblicani, bambini, donne, poveri, “gli ultimi”.
Dona perdono senza discriminazione  attraverso Gesù Dio si identifica con ogni peccatore

MIRACOLI: azioni taumaturgiche (curative)


Gesù risanava coloro che stavano sotto il dominio del Diavolo, liberazioni dal maligno, guarigioni,
rianimazioni, epifanie
Attendibilità  molteplici attestazioni, coerenza, spiegazione necessaria, nessuna contestazione,
dissomiglianza.
Senso dei miracoli  non tutti i miracoli vengono da Dio; Gesù rifiuta di fare miracoli x imporsi sulla gente,
costringendola a credere, condizione del miracolo = fede nel Regno;
Sono segni che il Regno di Dio è già all’opera  il credente deve riconoscere l’attività di Dio;
Segni anticipatori della salvezza totale; segni rivelatori della persona di Gesù come vero segno della
presenza di Dio.

11. LA PASSIONE E LA MORTE

1. L’ENIGMA GESU’
Gesù per contemporanei = un ENIGMA
Il modo di vivere, di parlare, di agire di Gesù di Nazareth appariva “AMBIGUO”  la sua vita sembrava
trascorrere per larga parte in forma “non messianica”, poiché spesso non corrispondeva alle aspettative
che in Israele si nutrivano sul Messia.

Nel Vangelo vengono registrate crescenti opposizioni e difficoltà nei confronti di questa figura, con il
sospetto da parte delle autorità religiose che egli stesse ingannando il popolo e che stesse sfruttando la loro
fede.
Registrati nel vangelo anche 2 tentativi di omicidio nei suoi confronti:
1. A Nazareth cercano di buttarlo giù dal monte
2.A Gerusalemme viene cercato e si nasconde
Come ha interpretato Gesù il suo morire?

2. LE TRE AZIONI SIMBOLICHE


Gesù ha fatto 3 azioni simboliche molto chiare per rispondere alla domanda
 1. Entrare a Gerusalemme nell’ultima settimana della sua vita in groppa ad un’ASINA  Matteo 21,
grazie a profezia Zaccaria ci ricorda che “il RE sarebbe venuto non a cavallo, ma mite seduto su un’asina
con un puledro figlio di bestie da soma” = Il re messia fa il ruolo dell’asino, cioè di PORTARE IL PESO AL
POSTO DEGLI ALTRI
 2. Al tempio di Gerusalemme rovescia i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe. A
quel tempo, attorno al tempio di Gerusalemme, sotto i porticati c’erano i cambiavalute che
scambiavano il denaro del dominante romano sul quale era rappresentata l’effige dell’imperatore come

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un Dio (DOM: deo optimo maximo) - la quale era considerata azione irreligiosa - con argento, oro, rame
o valuta del tempio agli abitanti, mentre i venditori mettevano a disposizione gli animali da sacrificare a
Jahvè. Quindi queste due categorie di persone erano benviste perché facilitavano il culto. Vangelo di
Giovanni  Dopo aver assistito all’azione i giudei chiesero a Gesù “quale segno ci mostri per fare
queste cose?” Gesù disse: “distruggete questo tempio e io lo farò risorgere”. I giudei non capirono la
sua risposta, perché infatti Gesù parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i
suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla scrittura e alla parola di Gesù =
“non serve più il tempio per accedere a Dio, basta passare attraverso di me per arrivare a Dio, perché il
tempio come luogo che mette l’umanità a contatto con Dio e Dio a contatto con l’uomo, non è più
questione di mura, ma basta pregare attraverso di me e si potrà arrivare all’incontro con Dio”.
 3. L’ultima cena. Prende il pane, lo spezza e lo da ai suoi discepoli. Spezzare il pane non è la fine del
pane, ma è il suo fine, deve essere spezzato per essere mangiato. “Se capite questo concetto, capite il
mio corpo”. Quando vedrete il mio corpo (morto) non sarà la fine, ma sarà la missione per la vita degli
altri. Uguale per il vino. Versare il vino = sangue che scorrerà, non sarà la fine, sarà appunto il fine.

I discepoli però non riescono ad accompagnare il maestro nella riflessione.


3. ESPERIENZA PARAGONABILE A QUELLA DEL GETZEMANI
Gesù sapeva che Dio sarebbe intervenuto nella sua morte, ma non sapeva come. Il racconto del Getzemani
ci riporta al modo con cui Gesù è andato incontro alla morte.
Gesù deve decidere cosa fare e dice: “Abbà, padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice!
Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu”. Se per dare la vita bisogna sopportare il dolore, Gesù è
pronto.

4. I DUE PROCESSI
 1. PROCESSO RELGIOSO DAVANTI AL SOMMO SACERDOTE. Dall’orto del Getzemani viene portato nella
fortezza Antonia. Giovedì sera. Viene ricordata la questione del tempio, la sua pretesa di essere il
Messia. Gesù riafferma di essere tale. Perciò viene condannato  bestemmia = pretende di essere Dio,
reato punibile con morte. Il tribunale religioso però non può condannare a morte, perciò Gesù viene
portato davanti al procuratore romano del tempo.
 2. PROCESSO LEGALE DAVANTI A PILATO. Capo di accusa non si basa sulla predicazione dell’essere figlio
di Dio, ma Gesù viene visto come zelota, cioè predicatore politico, re dei giudei, che va contro il re di
Roma, unico potere politico. Pilato cerca di rilasciare Gesù proponendo uno scambio con un brigante
del tempo, Barabba, ma la folla domanda che il re dei giudei venga messa a morte attraverso la
crocifissone. Prima di arrivare alla crocifissione, Gesù subisce anche la flagellazione.

5. LA CROCIFISSIONE E LA SEPOLTURA
Gesù viene portato al luogo della crocifissione: il Golghota (ebraico), Calvario (in latino), piccolo monte alle
porte della città. Gesù rischia di non arrivarci perché stremato dalla flagellazione, allora un tale che passava
di lì, Simone di Cirene, viene obbligato a portare la croce. Arrivato sul Calvario viene inchiodato nudo [nostri
crocifissi quindi sono un falso storico], alle 9 di mattina con iscrizione sulla croce del motivo della condanna
- re dei giudei. Viene detto a Gesù che se davvero è tale può scendere dalla croce e verrà creduto, non può
avere una morte così miserabile. Verso le 3 del pomeriggio muore in croce. Di solito la morte in croce
avveniva per asfissia, ma Gesù molto probabilmente muore per collasso cardiaco. Questo è “provato” dal
fatto che appena prima di morire grida fortissimo e perché poi viene colpito con una lancia al cuore e da lì
esce sangue e acqua/liquido, ciò vuol dire che il cuore si è rotto.

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Data in cui tutto questo è avvenuto  anno 30 d.C, è la terza pasqua del ministero pubblico di Gesù. Gesù
predica per alcuni anni, alla terza Pasqua della sua predicazione pubblica muore. L’inizio del suo ministero è
segnalato da Flavio Giuseppe che dice che al tempo in cui Giovanni Battista predicava comparve anche
Gesù. Giovanni Battista ha predicato tra la fine del 27 e 28 d. C., quindi Pasqua del 30 d. C. secondo il nostro
conteggio, ed era la vigilia della Pasqua ebraica che cade sempre in un giorno preciso: il 15 del mese di
Nisan, quindi il 14 di Nisan che corrispondeva quell’anno al 7 aprile.

12. LA RISURREZIONE

1. DALLA VITA, PASSIONE E MORTE DEL GESU’ TERRENO … AL GESU’ RISORTO


La morte di Gesù e la risurrezione amplifica la domanda rispetto a chi sia Gesù e se sia veramente il Messia.
Se il Cristianesimo è andato avanti è perché è successo qualcosa di inedito e del tutto inaspettato. Si tratta
di un capitolo totalmente nuovo  la chiesa primitiva considerò la risurrezione come la CONFERMA divina
della missione di Gesù: poiché Dio stesso era intervenuto risuscitandolo dai morti, Gesù diventa il
contenuto, il centro e la norma della fede della Chiesa e del suo annuncio.

Se cristo non fosse risuscitato non ci sarebbe il cristianesimo. Senza risurrezione non c’è fede in cristo. In
aggiunta senza risurrezione avremmo pochissimi documenti e Gesù sarebbe stato solo un uomo in più
assassinato dall’ingiustizia umana.

Il cristianesimo nasce quindi come esperienza religiosa da un messaggio teologico legato a un evento reale.
Dal messaggio “Gesù è veramente risorto” derivano tutti gli altri.

2. LE NEGAZIONI DELLA RISURREZIONE


Il momento della risurrezione non è descritto nel Nuovo Testamento (solo nel II sec con Vangelo apocrifo di
Pietro).
È stato a partire dall’illuminismo che hanno iniziato ad interessarsi e studiare la risurrezione. Il grande
periodo delle negazioni della risurrezione di ebbe inizio nel sec XVIII e continua anche oggi, infatti esistono
diverse TEORIE al riguardo.
2 dati storici indubitabili: Gesù è morto in croce il 14 di Nisan dell’anno 30 e i suoi discepoli se ne vanno.
Poche ore dopo i discepoli dicono che lui è vivo. Cosa è successo tra questi due eventi?

1. TEORIA DELLA FRODE O DELL’INGANNO (REIMARUS)


I racconti evangelici sulla risurrezione sarebbero un inganno volutamente perseguito dai discepoli, i quali,
delusi dalla morte di Gesù e frustrati nelle loro speranze, ne avrebbero rubato il cadavere, mettendo poi in
circolazione la falsa notizia della sua risurrezione, appellandosi al sepolcro.
Hanno intenzionalmente inventato una bugia per continuare a perseguire il loro messaggio.

2. TEORIA DELLA SOTTRAZIONE


tutto ha inizio dal fatto che i discepoli non trovarono più nel sepolcro il cadavere di Gesù. L’inspiegabile
scomparsa del cadavere (che andrebbe spiegata come trafugamento da parte degli ebrei, o come
trasferimento in un altro luogo da parte di Giuseppe di Arimatea, o ancora come sparizione in una voragine
a causa di un terremoto) avrebbe fatto sorgere nei discepoli l’idea della risurrezione.

3. TEORIA DELLA MORTE APPARENTE (PAULUS)

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Gesù non era morto quando venne rinchiuso nel sepolcro, ma si trovava in stato di catalessi. Grazie alla
tonificante frescura del sepolcro e alle cure di qualche discepolo fedele, Gesù si sarebbe ripreso,
presentandosi poi ai suoi discepoli ora come ortolano, ora come pellegrino, indicendoli in tal modo a
credere che fosse risorto

4. TEORIA DELL’EVOLUZIONE
Dopo la tragica fine di Gesù i discepoli si sarebbero a poco a poco ripresi dallo shock, avrebbero riscoperto
la validità del suo messaggio in un clima di entusiasmo religioso, giungendo ad affermare la risurrezione del
maestro in base alle promesse dell’antico testamento e sotto l’influsso di altre religioni, in particolare di
quelle misteriche, con le loro credenze negli dei che muoiono e risorgono.

5. LA TEORIA DELLE VISIONI


La risurrezione di Gesù sarebbe il frutto di visioni soggettive (indotte da sostanze oppiacee o da traumi
psichici) e del pensiero mitico

Specificare linguaggio teologico: “la risurrezione è un evento reale, ma non storico”. REALE: è veramente
successo; NON STORICO: non è raggiungibile da punto di vista solo storiografico, perché storia è ciò che
avviene nello spazio e nel tempo, ma la risurrezione sarebbe in una condizione fuori dallo spazio e dal
tempo.

3. IL LINGUAGGIO DELLE TESTIMONIANZE BIBLICHE SULLA RISURREZIONE


Il Nuovo Testamento non possiede una parola specifica per identificare la situazione di Gesù dopo la morte
ma utilizza le parole:
- ANISTEMI: rimettere in piedi, far rialzare
- EGEIRO: risvegliare, rialzare
≠ RISORTO: ritornare in vita e non morire più

4. LA RISURREZIONE NEL NUOVO TRSTAMENTO


Tutti e 4 i Vangeli parlano dell’esperienza avuta da alcune donne presso il sepolcro di Gesù il mattino di
Pasqua. Tutti trattano del sepolcro vuoto e delle apparizioni. Ci sono alcune differenze
DIFFERENZE: numero donne, motivo visita, presenza o meno di angeli

Sepolcro vuoto esatto anche da punto di vista storiografico perché non solo i vangeli ne trattano. Nessuno
mette in dubbio il fatto, ma magari l’interpretazione del motivo per il quale è vuota.
- donne prime testimoni  al tempo la parola di una donna non valeva come verità quindi se l’avessero
inventato avrebbero mandato degli uomini
- date e orari precisi  “la mattina del primo giorno della settimana …”, racconti del vangelo non hanno
paura di essere smentiti
- il ritrovamento del sepolcro vuoto non è per i suoi discepoli una prova della risurrezione

Grande importanza viene data alle APPARIZIONI


Senza questo momento i discepoli non avrebbero mai immaginato che Gesù fosse risorto.
≠ numero, luoghi, …
= tutti i Vangeli riportano che Gesù sia apparso come VIVO; tutti i Vangeli raccontano il processo attraverso
4 tappe:

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1. Gesù che prende l’iniziativa di manifestarsi  non sono i discepoli che lo vedono, è lui che si fa vedere
(costruito tempo verbale composto da passivo + dativo = si fa vedere A)
2. I discepoli, vincendo le esitazioni, riconoscono Gesù come vivo. Il riconoscimento avviene per motivi
diversi: il riconoscimento della sua figura, l’udire della sua chiamata, la comprensione della scrittura
3. Le apparizioni di Cristo avviano la testimonianza e la missione dei discepoli
4. Le apparizioni del risorto promettono l’assistenza permanente dello spirito di cristo: “andate,
ammaestrate tutte le genti, battezzatele nel nome del padre, del figlio e dello spirito santo, insegnando loro
ad osservare tutto ciò che vi ho ordinato. Ed ecco: io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo”.

13. IL SIGNIFICATO DELLA MORTE E DELLA RISURREZIONE

1. L’AVVENTO DEL REGNO DI DIO NEL MORIRE DI GESU’


Analisi del morire di Gesù e il regno nell’interpretazione degli ebrei del tempo  poiché le attese
dell’intervento di Dio non si sono realizzate “l’appeso è una maledizione di Dio”, Gesù è un maledetto, fu
visto dai suoi avversari come un falso profeta.
Analisi del morire di Gesù e il regno nell’interpretazione dei discepoli  la morte di Gesù è sperimentata
come fallimento ideologico, esistenziale, sconforto e delusione, contrassegnata dalla paura.

Perché Gesù vede il suo morire come IL fine e non come una fine?
Rudolph Bultmann afferma che non possiamo sapere come Gesù abbia compreso la sua fine e la sua morte.
L’attestazione evangelica invece ci dà informazioni precise  lucidità e presa di coscienza nel non voler
abbandonare nessuno. Dinanzi alla morte Gesù 1. Non cede alla tentazione di abbandonare gli altri, anche
se gli altri ormai lo hanno già abbandonato; 2. Non cede alla tentazione di abbandonare Dio, anche se Dio
non risponde più alla preghiera; 3. Non si chiude in sé stesso, ma offre uni spazio al buon ladrone, che
rappresenta l’uomo.

Perché la storia di Gesù si è conclusa con la sua morte ad opera del potere religioso e politico del tempo?
Dio è Dio, secondo Gesù, perché è sempre a favore incondizionatamente della vita degli uomini.
Tutto l’atteggiarsi complessivo di Gesù nell’esercizio della sua missione appare interamente orientato dalla
folgorante certezza dell’assoluta dedizione di Dio nei confronti dell’uomo. Secondo questo concetto non
può essere detto da Dio tutto ciò che separa gli uomini, e viceversa non è veramente a favore degli uomini
quanto separa da Dio.
Questo spiega perché Gesù non ha reagito con violenza. Se avesse reagito con violenza in nome della verità
della sua proposta, Gesù avrebbe dovuto (contraddittoriamente) affermare la verità dell’amore di Dio per
tutti gli uomini attraverso l’eliminazione violenta dei violenti.
Per non rendersi nemico dei nemici di Dio, Gesù SUBORDINA la sua affermazione personale (la sua
libertà/storia) alla verità di DIO, correndo anche il rischio di perdere i seguaci del suo messaggio, che,
dinanzi alla sua morte possono benissimo rileggerla – secondo i canoni religiosi del tempo e di sempre –
quale clamorosa smentita del suo essere/venire “da Dio”
Per questo Gesù vede il suo morire non come una contraddizione, ma come una conferma del suo
messaggio.
Per riuscire a dire tutta la complessa profondità dell’esito della morte di Gesù, la tradizione
neotestamentaria ha fatto della formula di “CONSEGNARE” il nucleo attorno a cui riannodare tutti i fili della
vicenda. Il verbo “consegnare” identifica quindi le relazioni:
- Gesù è consegnato a Giuda
- Giuda consegna Gesù ai sommi sacerdoti e scribi Consegnare 
- Questi lo consegnano a Pilato doppia valenza =
- Pilato consegna Gesù ai soldati perché sia crocifisso tradire + dono
- Gesù non è passivo in questa successione di mani: si consegna lui
stesso

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2. PERCHE’ GESU’ SALVA L’UOMO PROPRIO MORENDO SULLA CROCE?
Punto di partenza per comprendere domanda è che il morire di Gesù è il compimento del regno di Dio.
Le ipotesi teologiche in risposta alla domanda sono state molte, e qui ricordiamo le principali, che hanno
trovato in alcune “parole-chiave” il loro condensato.
Per far comprendere come Gesù sia salvezza per l’uomo il cristianesimo ha adottato diversi linguaggi:
 SACRIFICIO: sacrum facere = rendere sacro  l’azione con cui l’uomo offre qualcosa/qualcuno a Dio per
ottenere l’accesso (o la riammissione) allo spazio del divino. Gesù ha reso sacro l’uomo attraverso la sua
offerta (cfr. offerte ebraiche  olocausto, oblazione, sacrificio di comunione, sacrificio di espiazione) a
Dio
 REDENZIONE: redemere = acquistare a prezzo, riacquistare, riscattare; redenzio= istituto socio-giuridico
del mondo romano per cui si affranca uno schiavo, uno schiavo viene reso libero perché qualcuno ha
pagato per lui. Redenzione del peccato dell’uomo.
 RISCATTO: Cristo dà sé stesso come prezzo per liberare l’uomo. È la tesi più diffusa presso i grandi padri
della Chiesa.
 SODDISFAZIONE VICARIA: satis facere = fare abbastanza, fare a sufficienza
 SOSTITUZIONE PENALE: versione dei protestanti, degli evangelici che si rifanno a Lutero. Gesù non
muore per noi, ma al posto nostro. A lui sono imputati i nostri peccati, mentre a noi è imputata la
giustizia. I nostri peccati sono “coperti” dalla redenzione di Cristo: non spariscono, ma Cristo si sacrifica
al posto nostro, invertendo i ruoli.
 LIBERAZIONE: questo termine ha con forza riproposto la redenzione non come un semplice fatto
individuale, ma come qualcosa di globale, di cosmico, che incide quindi con i suoi effetti salvifici, sulle
strutture mondane corrotte.

3. L’AVVENTO DEL REGNO DI DIO NEL RISORGERE DI GESU’


Come il risorgere di Gesù si lega al mondo di Dio per vedere se c’è coerenza tra quanto Gesù ha sempre
detto e fatto anche prima del suo morire.

Con la risurrezione, Dio riabilita pubblicamente Gesù e la sua opera: colui che era indicato come maestro di
falsità viene ora pubblicamente e con potenza rivelato da Dio come maestro dotato di pieni poteri e
dell’autorità di insegnare la via; colui che era indicato come profeta di menzogne e bestemmiatore viene
ora pubblicamente e con potenza rivelato da Dio, quale profeta veritiero, il Santo di Dio.
Con la risurrezione, Gesù è «costituito Figlio di Dio con potenza». Altri testi dicono che Cristo risorto «sta
alla destra del Padre». Queste espressioni indicano che Gesù è entrato in una nuova situazione. Egli,
trasfigurato dallo Spirito, è associato alla potenza e alla gloria di Dio.
Il carattere corporeo della risurrezione non significa quindi altro se non che Gesù, con la sua intera persona,
ora si trova definitivamente presso Dio e in mezzo a noi in modo nuovo.
C’è un titolo dato a Gesù che esprime questa sua nuova situazione. È il titolo di SIGNORE. Ciò indica sia
l’uguaglianza con Dio, sia il dinamismo di salvezza.
Nasce da qui l’interesse per la storia di Gesù di Nazaret. Se Dio, risuscitandolo dalla morte, lo approva in
tutto, occorre sapere di più su di lui.
Con la risurrezione colui che chiamava alla fede si è fatto contenuto di fede. Dio si è identificato per sempre
con colui che si identificava con Dio. Torna così a risuonare il messaggio del regno di Dio che viene, ma in
una forma nuova: con la sua morte e con la sua nuova vita Gesù è entrato nel messaggio e ora ne forma il
nucleo centrale … anziché di un generico “annunciare il regno di Dio” si parlerà oramai di ANNUNCIARE
CRISTO.

Gesù è AUTOBASILEIA DI DIO = Regno di Dio in persona

IL RISORGERE DI GESU’ COME PRIMIZA/ANTICIPO DEL COMPIMENTO FINALE DEL REGNO DI DIO

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La risurrezione di Gesù riguarda innanzitutto lui, ma riguarda anche noi e tutta la vicenda umana. Ciò che è
avvenuto in Cristo risorto è per noi un segno anticipatore “Cristo è resuscitato dai morti, primizia di coloro
che sono morti”. Ed è anche la creazione intera che, anticipatamente raggiunge in cristo risorto la sua meta:
con la risurrezione di Gesù un “frammento del mondo” è giunto definitivamente a dio e da Dio è stato
definitivamente accolto.

IL RISORGERE COME FONDAMENTO DELLA SPERANZA E DELLA POSSIBILITA’ DI UNA VITA SECONDO IL
REGNO DI DIO
Solo grazie al dono dello spirito risorto si riesce a vivere anche quelle condizioni o esigenze che il regno di
dio e l’annuncio del mondo di Gesù avevano messo in evidenza: vivere secondo il vangelo di Gesù non è
frutto di buone opere umane, ma è frutto di una collaborazione della grazia con l’opera umana. Senza lo
spirito del risorto non potremmo vivere all’altezza delle esigenze del Vangelo.

14. IL COMANDAMENTO DELL’AMORE, I TITOLI CRISTOLOGICI E LA TRINITA’

1. IL COMANDAMENTO DELL’AMORE, SINTESI DELLA VITA E DEL MESSAGGIO DI GESU’


Il messaggio del regno di Dio trova nella dedizione incondizionata il cuore del suo messaggio. Il padre è
colui che è sempre e assolutamente a favore dell’uomo, Dio è Dio perché si dà all’uomo. Se è vero che Gesù
attesta che la verità di Dio è il suo essere incondizionatamente a favore della vita dell’uomo … è normale e
conseguente che l’istanza fondativa, ma anche critica, della vita dei discepoli di Gesù sarà il principio della
DEDIZIONE DI SE’, quello che la tradizione cristiana ha da sempre indicato come il riassunto del messaggio
di Gesù: “l’amore a Dio, l’amore al prossimo e l’amore a se stessi”. Questa dinamica è evidenziata anche
dalla prima lettera di Giovanni “non si può dire di amare Dio che non si vede se non si ama il fratello che
non si vede”, “ogni volta che avete fatto questo a ciascuno di loro… in verità io vi dico l’avete fatto a me”
Mt.

La struttura del comandamento dell’amore ha un sofisticato intreccio “tridimensionale” tra amore a Dio,
amore al prossimo, amore a sè stessi.
Esiste gerarchia tra amore a Dio, al prossimo e a sé stessi. Si dice che il secondo comandamento è simile al
primo  nelle 10 parole/10 comandamenti, le prime parole riguardano il rapporto con Dio (1, 2, 3
comandamento), dal 4 all’8 riguarda la relazione con gli altri, mentre gli ultimi 9 10 riguardano la relazione
con se stessi. La novità di Gesù sta nel dire che bisogna ODIARE il padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli,
… e infine se stessi per poter guadagnare la vita e non perderla. Com’è possibile che il vangelo dell’amore
raccomandi atteggiamenti simili? Con questo Gesù vuole intendere che se uno fa della propria madre,
padre, ... il proprio Dio, allora fallirà. Con la parola odio si vuole intendere di prendere un distacco per
impedire che il se stessi diventi il centro. In questa struttura il NT sottolinea almeno 3 note decisive:
1. La misura dell’amore non è l’amore a sé stessi. Il cristiano non è chiamato ad amare il prossimo come
ama se stesso, ma è chiamato ad amare il prossimo come Gesù ha amato, cioè il dare la vita. ! pericoloso
amore del suicida, depresso, masochista.
2. Idea che uno possa amare perché prima è stato amato. L’amore è possibile, è fondato dal fatto che “non
siamo stati noi ad amare per primi, ma lui ci ha amati per primo”. La possibilità o l’esigenza di amare viene
posta da Gesù come un dono che l’uomo ha ricevuto e per questo lui stesso può e deve amare.
3. L’amore è un comandamento. Non nel senso di imporre di amare, ma amare è la regola e struttura della
vita.

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2. MA VOI CHI DITE CHE IO SIA? I TITOLI CRISTOLOGICI
Già il NT si è posto questa domanda, e la risposta è passata alla storia come “titoli cristologici” cioè i modi di
nominare Gesù. 187 modi individuati per chiamare Gesù nel Nt.
3 gruppi dei maggiori titoli cristologici:
1. TITOLI CHE ESPRIMONO LA COSCIENZA POPOLARE DEI CONTEMPORANEI DI GESU’
 PROFETA: parlava a nome di Dio e manifestava la sua volontà e il suo modo di agire
 FIGLIO DI DAVID: era il Messia proveniente dalla discendenza di Davide
2. TITOLI CHE RISALGONO A GESU’ STESSO
 FIGLIO DELL’UOMO: si comprende solamente facendo riferimento alla tradizione ebraica, da una
parte significa solo appartenente alla razza umana, ma dall’altra, secondo le tradizioni apocalittiche,
si dice il messia arriverà come figlio d’uomo, con sembianze del tutto umane, tanto da essere
scambiato semplicemente come tale.
 MESSIA/CRISTO: re unto della casa di Davide, il profeta definitivo
3. TITOLI CHE ALLA LUCE DELLA PASQUA LA COMUNITA’ HA USATO PER IDENTIFICARE GESU’
 FIGLIO/FIGLIO DI DIO: se Gesù chiama Dio “Abbà” si pensa in relazione con Dio come suo figlio.
Gesù è il figlio per eccellenza. Dopo la Pasqua fu accolto maggiormente questo nome perché
rivelava l’essenza stessa di Gesù e ne spiegava la sua esistenza storica.
 SIGNORE: dal greco Kyrios, vuol dire identificarlo con Dio, perché è la traduzione esatta del nome in
greco del Signore tratto dall’esodo (YHWH).

Questi titoli cristologici forniscono la prima teologia di Gesù di Nazareth. Egli quindi prima è stato accolto
dai discepoli come profeta, poi creduto come figlio dell’uomo, anche se nella prospettiva che contraddiceva
le loro stesse attese; infine proclamato cristo e figlio di Dio perché lui stesso li aveva orientati a quello e
perché ormai la loro certezza era una sola: qualsiasi formula o espressione avrebbe usato, questa sarebbe
stata impropria e insufficiente per descrivere l’unicità e singolarità della sua persona.

3. PADRE, FIGLIO E SPIRITO SANTO? LA QUESTIONE TRINITARIA


Perché i cristiani hanno imparato a nominare in questo modo?
 GESU’ E IL PADRE
Gesù manifesta una grande intimità con Dio tanto da chiamarlo Abbà (papà, babbo) che esprime l’estrema
confidenza con lui, inaudita nel contesto giudaico: solo Gesù e nessun pio israelita poteva rivolgersi così a
Dio; solo chi aveva una tale coscienza filiale poteva rivolgersi in modo tanto confidenziale a Dio. Gesù si
sente figlio.
 GESU’ E LO SPIRITO
Gesù riceve dal padre il dono dello Spirito. Dello spirito santo se ne parla sempre in riferimento a Gesù,
Gesù è l’uomo dello Spirito: lo spirito che ha ricevuto in sovrabbondanza e che riposa ormai stabilmente su
di lui, ora lo dona senza misura. Il rapporto spirito-cristo potrebbe così comprendere la lettura di due
momenti: Gesù riceve lo spirito / Gesù dona lo spirito.

Problema numero 1 che nasce raccogliendo questi dati è di come definire la relazione di Gesù con questo
Dio. Si può mettere Gesù sullo stesso piano di Dio?

PRIME FORMULE
Le confessioni di fede cristologiche nate nella Pasqua dunque sono il punto di partenza in cui si forgiano le
prime formule della fede trinitaria che sono di due tipi:
1. quelle in due articoli (l’unico Dio, il padre; e l’unico signore Gesù cristo)

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2. quelle in tre articoli (padre, figlio e spirito)
Due fattori hanno portato alla riflessione/chiarificazione trinitaria  1. I forti contrasti hanno portato alla
formulazione del dogma trinitario. Le eresie compromettono la novità del Dio cristiano e hanno una
medesima radice, la difficoltà di pensare/accettare che Gesù sia Dio … e sia l’uomo-dio; 2. l’innesto del
cristianesimo nell’ellenismo comporta la possibilità e la difficoltà di pensare la novità dell’annuncio cristiano
dentro la mentalità greca.

Rapporto Gesù-padre
Nel II sec 
- DOCETISTI: per salvaguardare la divinità di Dio, sfera incontaminata dalla materia, i docetisti negavano la
vera umanità di Gesù cristo
- EBONISTI: per salvaguardare la divinità di Dio, eredità preziosa d’Israele, gli ebioniti sminuivano la
condizione divina di Gesù, facendone una semplice creatura
Nel III sec 
- MODALISMO: storia umana di Gesù interpretata come teofania della divinità, ovvero come il “modo”
secondo cui l’unico Dio appare in mezzo agli uomini. Così sembra salvaguardato il monoteismo.
- ADOZIONISMO: non si nega che Gesù sia Dio: si afferma solo che lo è divenuto, allorchè il padre ha
colmato col suo spirito quest’uomo unico ed esemplare.
- ARIANESIMO (da Ario): egli riconosce in Cristo non semplicemente un uomo adottato da Dio, ma il figlio,
creato dal padre prima della creazione del mondo.
Solo Concilio di Nicea (325 d.C) a dire “Gesù è della sostanza del Padre”  credo che oggi si pronuncia alla
liturgia domenicale.

Questo ha portato a cercare di capire come divinità e umanità convivessero nella persona di Gesù 
Concilio di Calcedonia (451 d.C) dice che in Gesù le due nature, umana e divina, sono senza mescolanza né
trasformazione, senza divisione né separazione.

IL SEGNO DELLA CROCE  i cristiani uniscono padre, figlio e spirito santo legandolo alla storia di Gesù nel
mistero pasquale centra cioè la croce, uniscono la trinità alla passione, morte e risurrezione.
Si parte con mano dx dal capo dicendo Padre perché è origine, il creatore; si prosegue scendendo “figlio”,
movimento discendente sottolinea il Dio sceso in terra; spirito santo è l’abbraccio, la comunione d’amore
tra padre e figlio che permette anche a noi di entrare in questo mondo d’amore.

CAPITOLO 4: LE GRANDI COORDINATE

15. LA RIVELAZIONE DI DIO


Che cosa si intende correttamente?

1. RIVELAZIONE … CIOE’?
Termine rivelazione ha più significati: una scoperta sensazionale, una persona si manifesta in modo
inaspettato e inedito, ciò che appare all’improvviso e quasi inspiegabilmente come risolutivo, la
divulgazione di un segreto, l’esperienza di fronte ad un’opera d’arte, l’indizio, il segno, il sintomo, la
scoperta, l’intuizione del senso dell’esistenza. Occorre quindi precisare il significato teologico del termine.

2. COME PARLA LA BIBBIA DEL MOVIMENTO DI DIO VERSO L’UOMO


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Come si parla di rivelazione nel primo testamento  nel primo testamento il termine non ha grande
importanza perché al tempo in cui è stato scritto si usavano indicare come rivelazione delle tecniche al fine
di conoscere i segreti degli dèi: divinazione, sogni, consultazione del destino, presagi, ecc. L’AT conservò a
lungo qualcosa di queste tecniche purificandole dai loro legami politeisti o magici. Inoltre l’AT non ha un
termine tecnico per designare ciò che chiamiamo “rivelazione”, ma usa un linguaggio variegato: le radici più
frequenti sono legate al “comunicare, dire, parlare, raccontare”. L’espressione “parola di Jahvè” resta
l’espressione privilegiata per dire l’entrata in relazione di Dio con l’uomo. Nell’esperienza rivelativa ciò che
è importante, di conseguenza, non è tanto il “vedere” ma l’ascoltare.
L’intuizione centrale del NT è che si sia verificato un evento di capitale importanza tra le due alleanze: “Dio,
che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti,
ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del figlio”.
L’uomo vive e scrive le pagine della sua vita, ma chi tiene insieme le pagine, dà ordine e compimento è
Gesù.
La tradizione sinottica descrive il processo di rivelazione parlando delle parole e delle azioni di Gesù,
riconoscendo che può parlare di Dio come padre solo colui che è figlio.
Il prologo di San Giovanni (inizio Vangelo Giovanni) nel NT, attraverso serie termini presi dalla grande
tradizione ebraica prova a ritrascrivere nella lingua greca il processo.
Logos (parola), phos (luce), doxa (gloria), dal principio attraverso la sua parola tutta è stato fatto.
“In principio era il verbo, il verbo era presso Dio e il verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è
stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. Egli era nel mondo e il
mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non
l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono
nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il verbo si fece
carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal padre,
pieno di grazia e di verità”. Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto la grazia. La legge fu data per
mezzo di Mosè, ma la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

3. COME PARLANO I TESTI DEL CRISTIANESIMO DELLA “RIVELAZIONE”


Perché se l’AT non ha dato grande importanza alla parola “rivelazione” oggi nella teologia è molto diffusa?
Storia recente – frutto dell’incontro-scontro di una grande corrente filosofica = L’IDEALISMO che fa del
termine “Offenbarung (rivelazione)” il termine chiave per indicare il movimento di apertura dello spirito.
Per questo poi anche la teologia ha utilizzato questo termine per indicare il movimento di Dio che si apre
verso l’uomo.
Come intendere però il muoversi di Dio nei confronti dell’uomo?
È stato il Concilio Vaticano II nella costituzione dogmatica “dei verbum” a esplicitare che cosa si debba
intendere nel cristianesimo con il termine “rivelazione di Dio”.
In particolare nel primo capitolo ci sono concetti essenziali.
1. L’OGGETTO DELLA RIVELAZIONE = IL SOGGETTO STESSO, CIOE’ DIO. “piacque a Dio nella sua bontà e
sapienza rivelarsi in persona e manifestare il mistero della sua volontà”
2. NATURA DELLA RIVELAZIONE = PARLA COME AD AMICI, si intrattiene con essi. Questo perché l’amicizia è
libera, non ha vincoli; Dio desidera un legame libero e liberante d’amore.
3. FINE DELLA RIVELAZIONE = INVITARLI E AMMETTERLI ALLA COMUNIONE CON SE’. È un’alleanza d’amore.
4. MODALITA’ DELLA RIVELAZIONE = STORIA (ECONOMIA) DELLA SALVEZZA. Incontro dovrà avvenire
attraverso eventi e parole.
CULMINE DELLA RIVELAZIONE = GESU’  è Dio in persona, si rende accessibile alla vita umana.

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Tutta la vita di Gesù è rivelazione perché è la stessa figura di Gesù a essere da rivelazione. In particolare il
processo trova compimento nel momento pasquale, passione, morte, resurrezione dello spirito santo.
Se Gesù è il compimento della rivelazione non c’è da aspettarsi nessun’altra rivelazione pubblica non
dobbiamo aspettare qualche altra rivelazione per la salvezza perché tutto quello che Dio voleva dire e dare
ci è stato detto e dato in Gesù.

16. LA FEDE DELL’UOMO


Movimento di Dio nei confronti dell’uomo = rivelazione
Movimento dell’uomo in risposta al movimento di Dio = fede

1. CREDERE, UN VERBO DAI MOLTI SIGNIFICATI


Verbo credere ha tanti significati
“credo che …”  esprime insicurezza, auspicio
“credere a qlc”  atto di fiducia nei confronti di qualcuno perché più esperto in quell’ambito
“ci crede a quello che fa”  sicurezza e totalità di coinvolgimento in quanto sta affermando

CRISTIANESIMO  non è mai stato facile precisare cosa intendere con la parola “fede” e “credere”
“io ci credo ciecamente” --> per cristianesimo fede cieca è fede eretica. Fede cieca è superstizione, tu devi
sapere il perché ti fidi di una persona, non ci si può fidare all’oscuro.

Infatti questa potenza del verbo credere è possibile rilevarla anche dal significato originario del termine
RADICI SEMANTICHE
Dal sanscrito srad-dha = fare fiducia, atto di fiducia, mai nelle persone ma solo in un Dio, che implica
sempre una restituzione.
Cuore e credere hanno la stessa radice semantica  io pongo il mio cuore nelle mani dell’altro.

2. CREDERE NEL PRIMO TESTAMENTO


Nel primo testamento credere è associato ad ascoltare, entrare in relazione di ascolto nei confronti di chi
sta parlando. Verbo tra i più decisivi per indicare il credere in Dio è AMAN (da cui deriva amen = essere
saldo, sicuro); colui che avendo incontrato in Dio una relazione stabile decide di costruire la sua casa sulla
roccia e non sulla sabbia  “se non crederete, non avrete stabilità”

3. CREDERE NEL NUOVO TESTAMENTO


Come viene espressa nel NT.
Nel nuovo testamento i vocaboli che fanno capo al “credere” trovano la loro radice in Peithomai (essere
convinto da…) da cui anche pistis, vocaboli che esprimono il rapporto personale con un uomo o con una
cosa, fondato sulla fiducia e la credibilità.
- Paolo (primo a scrivere nel NT) indica in FEDE un’azione così intima in Gesù da poter dire “non sono più io
che vivo ma Cristo vive in me”. La fede ha un carattere interpersonale, è accogliere Gesù e il suo messaggio
di salvezza, è vivere orientandosi e basandosi sul Vangelo. Se la fede è accogliere, vivere come Gesù, la fede
è operativa mediante la carità.
- Tradizione sinottica (Marco, Matteo, Luca)  credere è accogliere l’annuncio fatto da Gesù del regno di
Dio. Grande attenzione nel mostrare come la fede sia un cammino.

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- Giovanni attento alla tradizione ebraica. Parla della fede in Gesù come un “dimorare in Cristo, rimanere in
lui”, è abitare lo spazio di vita aperto in e da Gesù.

Quindi CREDERE = entrare in una relazione così profonda con Gesù da vivere la vita in Cristo, con Cristo, per
Cristo.

Giovanni  cosa significa vedere Gesù per crederci: il primo giorno della settimana, Maria di Magdala si
recò al sepolcro di mattino, quando ancora era buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse
allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “hanno portato via
il signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto”. Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si
recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse
per primo al sepolcro. Si chinò vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo
seguiva ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato
là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo che era giunto per primo al
sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la scrittura, che cioè egli doveva risorgere
dai morti. I discepoli perciò se ne tornarono di nuovo a casa.
Perché uno vede e non crede, mentre l’altro si? La differenza è l’amore: il discepolo altro aveva corso più
veloce perché l’amore permette di correre di più e arrivare più veloce alla metà. Ubi amor ibi oculi = dove
c’è l’amore ci sono gli oculi.
Vedere/credere non è empiria = credere è vedere con amore, vedere la vita con una profondità d’amore.
Concetto ribadito da celebre episodio di Tommaso: se non vedo non credo. – la sera di quel giorno, il primo
della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei giudei,
venne Gesù, stette in mezzo a loro e disse “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i
discepoli gioirono al vedere il signore. Gesù disse loro di nuovo “pace a voi! Come il padre ha mandato me,
anche io mando voi!”. Detto questo soffiò e disse loro: “ricevete lo spirito santo. A coloro a cui perdonerete
i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”. Tommaso non era
presente quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli “abbiamo visto il Signore!”. Ma egli disse loro
“se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la
mia mano nel suo fianco, io non credo”. Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era anche
Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo a loro e disse “pace a voi” poi disse a Tommaso
“metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere
incredulo, ma credente”.

17. LA COSCIENZA CREDENTE

Quello che dice la tradizione biblico cristiana è che credere è vedere più profondamente, perché è vedere
nell’amore, appoggiare i piedi su una roccia sicura… cioè credere è essere veramente uomini e
sapere/conoscere la verità della vita. È solo dell’esperienza cristiana o in realtà è sempre così, cioè vale per
l’esperienza di ogni uomo?

1. INTERESSANTI PROVOCAZIONI
 Filosofo Husserl  la mente umana può conoscere oggettivamente un oggetto solo se mantieni una
relazione con questo oggetto, una relazione di fiducia (devo fidarmi che questo oggetto esista
realmente, che il mio occhio lo veda, …). Chiama URDOXA = la fiducia di base che è all’origine della
possibilità della stessa razionalità.

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 Freud  i legami fiduciari, in particolare parentali (padre, madre), sono decisivi per la strutturazione
dell’umanità dell’uomo perché quelle relazioni di fiducia fanno da sostanza della possibilità del
percorso di una persona, di un’esistenza umanamente equilibrata.
 Piaget (piajé)  studia a che età inizia nella mente del bambino la possibilità della logica, del
ragionamento logico (sillogismo). Solo ad un certo momento dell’esperienza umana incomincia la
capacità di conoscere astrattamente. Prima si conosce attraverso forma diverse.
Come è possibile dire che l’uomo è uomo in base alla ragione se la ragione incomincia così tardi
nell’esperienza umana? Come fa a conoscere l’uomo prima che inizi l’esperienza del ragionamento?

2. COS’E’ COSCIENZA?
COSCIENZA = sapere certo, affidabile, nato in relazione con;
> nella lingua italiana coscienza registra due esperienze fondamenti: 1. Coscienza= consapevolezza di sé; 2.
Giudizio morale
> nella lingua del nord sono disitinte es: in inglese coscience (senso morale) e consciousness
(consapevolezza in senso psicologico);

Quindi COSCIENZA= modo di conoscere precedente allo sviluppo del ragionamento logico che è un sapere
certo di quelle verità vitali, che fanno vivere, delle relazioni, affetti, fiducia. Modo con cui l’uomo è presente
a sé attraverso un registro affettivo fiduciale.

3. FENOMENOLOGIA DELLA COSCIENZA CREDENTE


Dati che ricerche hanno offerto alla riflessione su come nasce l’umanità dell’uomo

 LA FEDELE RELAZIONE INTERPERSONALE D’AMORE COME CO-ORIGINE DELLA COSCIENZA FILIALE


Esperienza umana nasce in una forma di drammatica separazione da nucleo, cioè il grembo materno,
dentro al quale si stava bene. L’atto fisico del nascere è segnato contemporaneamente dal drammatico
“venire al mondo” attraverso una separazione della precedente ed originaria unità, non percependosi
ancora come un corpo proprio. L’incontro con un umano fa percepire buono il tuo essere al mondo
attraverso l’amore. Tutte le specie animali diventano quello che sono senza necessariamente un incontro
con altri della specie. L’uomo diventa uomo solo se incontra un altro che gli permette una relazione tale che
lo aiuti a sussistere. Il sorriso della madre inteso come disposizione buona che viene mostrato al corpo del
bambino esprime un’accoglienza buona al bimbo il quale si percepisce ancora a fatica come sé, sa che
qualcuno lo accoglie come buono.
Tutto ciò che sono non è dovuto, ma appare come amore gratuito, semplicemente e assolutamente
meritato. L’uomo è originariamente in debito con se stesso, ma questo debito non deve e non po’ essere
rimborsato o pesare come una maledizione; esso chiede solo di essere riconosciuto come dono buono.
La coscienza ha una forma essenzialmente pratica. Soltanto attraverso le forme dell’agire (essere nutrito,
mangiare, bere) il soggetto viene a coscienza di sé, dunque si realizza come soggetto spirituale. La forma
pratica della cura si mostra nel gesto del mangiare e del bere da parte del bambino e corrispettivamente in
quello del nutrire da parte della madre. Il mangiare è per il bambino la prima fondamentale forma che lo
orienta al senso dell’esistenza: attraverso il mangiare/bere egli scopre il suo essere radicalmente bisognoso
e dipendente da altro, accetta di non possedere la propria vita in proprio; la deve invece ricevere attraverso
l’amorevole cura nutritiva della madre che lo allatta. (cfr bulimia, anoressia  problematiche che nascono
da problemi relazioni e non con cibo). L’atto del nutrire è dunque figura reale della GRAZIA, un dono
sovrabbondante di qlc che in maniera immeritata si dà perché tu stia bene  gesù si è dato attraverso
l’eucarestia.

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 LA DINAMICA DELLA RELAZIONE FIDUCIALE COME CO-ORIGINE DELLA COSCIENZA FILIALE
La coscienza nasce in un contesto fortemente affettivo, esente da ogni dubbio programmatico: il credito
affettivo rivolto al tu che ci sta di fronte ci risveglia a noi stessi. Si tratta di quella disposizione fiduciale
dell’io che accorda il proprio credito a quelle modalità pratiche della relazione con l’essere nelle quali si
sente compreso e giustificato. Potremmo chiamare tale esperienza fiducia esistenziale nel senso di una
fiducia nell’esistere e dell’esistere che è l’ambiente in cui si forma e vive la relazione che il nato ha con le
relazioni fondamentali.

 COME RILEGGERE LA DINAMICA RELAZIONE (AFFETTIVA-FIDUCIALE) NELLA QUALE E DELLA QUALE IL


BAMBINO VIVE?
Lacan (psicanalista)  rilegge in maniera approfondita quello che avviene nel complesso edipico freudiano
(cioè modo con cui si struttura la relazione madre-figlio-padre nella costituzione dell’identità). Tre passaggi:
1. ILLUSIONE FALLICA: sia madre che bambino si illudono di poter essere il Dio dell’altro, il bambino
desidererebbe essere riconosciuto dalla madre sempre come oggetto del suo desiderio, ma anche la madre
vive reciprocamente questa illusione. Il bambino cioè dentro i desideri particolari di godimento (cibo,
calore, …) ricerca e coltiva il desiderio di riconoscimento, va alla ricerca del percepirsi come un’unità
attraverso l’essere riconosciuto dall’altro che fa da specchio al bambino.
Illusione è mortifera perché il godimento duale porta alla saturazione del vuoto che porta a implodere la
struttura dell’umano. Per questo la madre fa da specchio al bambino perché intravede qualcuno di più che
gli restituisce un’immagine già composta di sé, ma che in realtà non è sé.
Padre è decisivo perché passaggio si compia.
2. APPARIZIONE DEL PADRE: subentra nella relazione madre-figlio e permette l’instaurazione della legge,
norma vitale che struttura l’umano. La prima legge è nei confronti della madre: non puoi fare del tuo figlio il
tuo Dio, non puoi divorare il tuo frutto, non puoi desiderare di reincorporare il frutto del tuo grembo; la
seconda è per il figlio: non puoi tornare da dove sei venuto, non puoi desiderare di ritornare a essere il
corpo di tua madre.
3. ACCESSO A FORMA SIMBOLICA: comprendere che desiderio non coincide con godimento,
soddisfacimento materiale, desiderio si nutre di una relazione che ti aiuta ad aprirti sempre a qualcuno di
più. Lacan chiama questa struttura NOME DEL PADRE. Saper identificare attraverso un’esperienza umana
che ciò che mi soddisfa non è semplicemente l’altro, ma qualcun altro di più grande che io sto vivendo
incontrando simbolicamente la relazione che ho con mamma e papà

 L’ORIGINARIA E IMPRESCINDIBILE DIMENSIONE SACRALE/RELIGIOSA DELLA COSCIENZA FILIALE


L’esperienza umana è sempre sacrale, religiosa perché la madre appare al bambino come qualcosa di
definitivo, questa radicale esperienza sarà insuperabile per lui. Dall’altra parte è qualcosa di
temporaneo/rappresentativo in quanto la madre è una creatura che come lui ha bisogno di affidarsi ad
altro per essere sé stessa.
Bambino scopre tutto questo attraverso l’esperienza concreta del pianto: il bimbo piange ma la madre non
risponde. Attraverso il pianto il bambino calibra quanto la madre sia il suo Dio. Questa la dinamica che apre
al desiderio, la coscienza umana vive sempre dell’Altro dell’altro. Da una parte sempre altro concreto
(mamma, papà) che mi apre ad Altro. Si va alla ricerca di qualcosa di più grande rispetto a mamma e papà,
nello stesso momento vado alla ricerca dell’Altro solo grazie a mamma e papà che mi hanno acceso questo
desiderio.
Gesù disse “bisogna sempre amare il signore Dio tuo con tutto il tuo cuore” il tuo Dio deve essere il Signore.
Ma nello stesso momento ha sempre detto che non c’è accesso all’Altro se non amando il fratello concreto.

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 LA LIBERTA’ DEL DECIDERSI COME COMPIMENTO DELLA COSCIENZA FILIALE
Il compimento è il riconoscere come legge della vita il fatto che qualcuno si da incondizionatamente a te
senza che tu te lo meriti  è il Regno di Dio secondo Gesù. Dio è Dio perché si da al di là dei tuoi meriti
anche sempre e comunque.
Noi sappiamo che amare e dare la vita è vivere. Vivere è amare.
Il compimento dell’umanità dell’uomo è nella capacità di decidere di riprendere e corrispondere
liberamente a quella struttura primogenita che ha permesso e permette l’identificazione e la possibilità
dell’umano. L’umano è chiamato a decidere di sé sapendo benissimo quali sono i legami costruttivi o
distruttivi, a scegliere quei legami che hanno fatto la verità di sé, scegliere di essere sé stesso.
Per questo parliamo di COSCIENZA CREDENTE: l’uomo sa di sé ed è all’altezza della sua possibilità nel
momento in cui si affida liberamente e storicamente a quei legami che permettono e promettono un
affidabile compimento di quell’identificazione iniziata nella relazione materna e paterna; legami che si
sanno prima della possibilità del registro logico razionale.

 LA RELAZIONE CON DIO E LA FEDE IN DIO ALLA LUCE DELLA COSCIENZA FILIALE
La struttura della coscienza filiale della vita è molto isomorfica a quella che è la fede cristiana, la fede in dio
non è la stessa fiducia esistenziale riletta diversamente?
“Fede in Dio” è la riappropriazione consapevole, libera e vissuta dell’affidarsi che struttura la coscienza; è
nominare e identificare in/come “Dio” la dinamica originaria che lo con-costituisce e di cui vive.
“La fede cristiana non è altra cosa rispetto alla fede necessaria in ogni caso per vivere, ma è la forma che
tale fede assume a fronte della rivelazione storica di Dio, e dunque, della rivelazione cristologica, che
manifesta pienamente la verità del destino dell’uomo”.

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