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astaBugie n.

758 del 2 marzo 2022

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L'UCRAINA NELLA NARRAZIONE DEGLI STREGONI DELLA NOTIZIA

Se anche le cose che ci fanno vedere fossero vere, sono comunque false
perché non fanno vedere la controparte (VIDEO: Le immagini inventate
del primo giorno di guerra)

di Giovanni Lazzaretti

Quando c'è un evento di grande portata, che coinvolge grandi


movimenti di potere e di denaro, che ha fonti di notizie fisicamente
lontane (e quindi gestite solo da rilanci di agenzia) oppure
inaccessibili per il popolo normale (e quindi gestite solo dagli "esperti"), i grandi media cartacei e
televisivi (ora autodefinitisi "editori responsabili") hanno qualche giorno di assestamento e poi
confezionano il "frame", la cornice dalla quale nessuno può sfuggire.
Tutto ciò che dicono e scrivono gli "editori responsabili" sta in queste cornici. Il dissidente in TV
viene progressivamente espulso: ne conservano solo alcuni, per rappresentanza.
Il destino dei dissidenti in TV è quello di essere sovrastati (proporzione 5 a 1 in trasmissione)
oppure sbeffeggiati (libertà di ironia e di insulto da parte degli altri partecipanti).
In questo modo gli "editori responsabili" cessano di essere informazione, ma sono semplicemente il
filtro per espellere le idee e per confezionare una versione precotta, fatta normalmente di slogan.

LA CORNICE UCRAINA
La cornice ucraina è semplicissima: «Ogni Stato può aderire all'alleanza che vuole // noi
democratici siamo buoni // Putin l'autoritario è cattivo // il discorso di Putin per l'inizio della guerra
è "delirante" // l'integrità territoriale è sacra».
- Mattarella ha ricominciato l'uso della parola "inaccettabile".
- È iniziato il teatrino televisivo del "tutti unanimi, tranne uno al massimo per ogni trasmissione".
- È iniziata l'esposizione del "dolore ucraino occidentale", dimenticando che da 8 anni c'è un
"dolore ucraino orientale".
- Draghi era da tempo preparato alla guerra (nuovo "stato di emergenza" per 3 mesi, così ci
raccordiamo direttamente col covid).

ROMPERE LA CORNICE, PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI


Noi, mammolette occidentali, ci crediamo amanti della pace.
1999: la NATO bombarda Belgrado per favorire il distacco del Kosovo dalla Serbia; abbiamo
creato uno stato mussulmano in Europa.
2001: USA, Gran Bretagna, Canada, Australia, invadono l'Afghanistan, col pretesto delle Torri
Gemelle, dalle quali i Talebani si sono sempre chiamati fuori. 20 anni di guerra. Persa.
2003: Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia e Polonia invadono l'Iraq, avendo come motivazione la
bugia delle "armi di distruzione di massa" (mai trovate, essendo inesistenti). Da 733.000 a
1.446.000 morti. Finita la fase dell'invasione nel 2011, inizia la fase dell'ISIS.
2011: La NATO realizza la "no-fly-zone" a modo suo, distruggendo la Libia. Il paese più prospero
dell'Africa, con un Indice di Sviluppo Umano (ISU) superiore a 10 stati europei, diventa sede di
destabilizzazione e di guerra permanente fino a oggi.
2011: Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna supportano i cosiddetti "ribelli moderati" in Siria. La Siria
è distrutta, ma ancora il presidente Assad regge. Nel 2013 Obama era pronto a fare della Siria ciò
che fecero della Libia. Fermato dalla giornata di preghiera e digiuno indetta da Papa Francesco?
Chissà.
Siamo i maggiori produttori di cadaveri in giro per il mondo (uso il plurale perché non mi chiamo
fuori, non è colpa mia ciò che FA l'occidente, è colpa mia ciò che NON FACCIO come cattolico:
preghiera e digiuno costante per la pace).
La cornice si può quindi rompere con questi passaggi.
«Ogni Stato può aderire all'alleanza che vuole». Vero, chi può impedirlo? Ma se l'alleanza a cui
aderisci ha mostrato in passato un'indole aggressiva e violenta, l'aderirvi "contro" qualcuno è un atto
di ostilità e di pre-guerra.
«Noi democratici siamo buoni // Putin l'autoritario è cattivo». A parte l'azzeramento della
democrazia attuato durante il covid in Italia, noi democratici NON siamo i buoni. Per maggiori
informazioni chiedere in Siria sotto embargo da 11 anni. Chiedere in Libia. Chiedere in
Afghanistan. Chiedere in Iraq.
«Il discorso di Putin per l'inizio della guerra è "delirante"». Il titolo "delirante" lo trovate in 206.000
siti. Altri 183.000 hanno la variante "raggelante". La realtà è che nessuno lo ha letto, mentre è un
buon discorso di geopolitica, che descrive tra l'altro cosa l'Occidente avrebbe dovuto fare dopo la
calma fine dell'URSS.
«L'integrità territoriale è sacra». Sì, come no. A Siria, Libia, Afghanistan, Iraq, aggiungere anche la
Serbia per ulteriori informazioni.

TORNANO LE "BANDIERE DELLA PACE"


Tornano le "bandiere della pace" arcobaleno. Esplosero nel 2003, quando l'attaccante era Bush.
Tacquero nella radiosa era Obama, Nobel per la pace, quando la Libia veniva distrutta. Tornano
quando l'attaccante è Putin.
"Pace senza se e senza ma" era lo slogan 2003. Smentito lo slogan con la guerra di Libia, della cui
distruzione nessuno si interessò, oggi quelle bandiere ritornano, ma sono poco più che stracci.
Si svegliano anche i sonnolenti sindacati: «Non vogliamo più bandiere neonaziste» Sono comparse
due giorni fa nella manifestazione che era organizzata dai sindacati: «Ora bisogna vigilare». Non si
sono ancora resi conto a Reggio Emilia che Pravyj Sektor e le sue bandiere sono parte in causa nella
guerra del Donbass da 8 anni?

SPEZZATA LA CORNICE, È TEMPO DI STUDIARE


Spezzare la cornice è la precondizione necessaria. Altrimenti saremo lì a guardare la TV credendo
per l'ennesima volta che ci stia dicendo la verità. Dopo due anni di bugie sul covid, è possibile
crederci ancora?
Se anche le cose che ci fanno vedere fossero vere, sono ugualmente false perché non fanno mai
vedere la controparte. Se vedo il dolore di una donna ucraina occidentale sul TG1, mentre per
vedere il dolore di una donna ucraina orientale devo andare su "ArezzoNotizie", capite che la
disparità di trattamento è violenta.
Cosa vuol dire studiare? All'inizio significa raccogliere la cornice vera, ossia l'insieme di nomi,
luoghi, date, avvenimenti. Parametri, senza alcun giudizio. Per questa prima cernita Wikipedia è
utilissima. Quindi ho scaricato:
- Elezioni parlamentari ucraine dal 1994 al 2019
- Elezioni presidenziali ucraine dal 1991 al 2019
- Rivoluzione arancione 2004, rivoluzioni colorate varie
- Euromaidan 2014, strage di Odessa
- Guerra del Donbass 2014-2022
- Accordi di Minsk, gruppo di contatto Trilaterale sull'Ucraina
- Gasdotto Nord Stream 2, Morawiecki (il "banchiere" che guida la Polonia) [...]
Ne avrò per un po'.
Chi non vuole studiare ha sempre un'alternativa. Va su Youtube, fa partire il video con la canzone
di Edoardo Bennato "In Fila Per Tre" poi, al minuto 1 e 38" si alza in piedi e si mette a cantare: «e
sempre in fila per tre // marciate tutti con me // e ricordatevi i libri di storia // noi siamo i buoni e
perciò // abbiamo sempre ragione // andiamo dritti verso la gloria».
Così la questione è chiusa in un attimo. Poi si accende la TV. Dentro la cornice, sempre.

Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo seguente dal titolo "Sfottò e videogame: è
l'ora più buia. Ma del giornalismo" parla delle figuracce fatte dai giornalisti del mainstream che
fingono più che raccontare la vera guerra. Come nel film "Sesso & Potere".
Ecco l'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 26-02-2022:
Conduttori radical chic che fanno battute sulle badanti ucraine, svarioni con immagini di repertorio
e poi i commentatori un tanto al kilo (di gas), gli opinionisti da salotto, gli analisti da terza pagina e
gli inviati di guerra in albergo col casco. Per tutti la parola d'ordine - abusata e hollywoodiana - con
la quale condiscono l'incipit dei loro servizi è: è l'ora più buia.
Sarà anche l'ora più buia per l'Europa, ma di sicuro è anche l'ora più buia per il giornalismo. O
meglio: per certo giornalismo di casa nostra che già non brilla per autorevolezza nella presentazione
delle fonti, ma che in questa guerra senza immagini mostra decisamente il fianco agli sfottò. [...]
I giornalisti sono lontani dal teatro degli accadimenti. Compaiono nei collegamenti spesso da luoghi
sicuri con in testa elmetti e giubbotti antiproiettile mentre la gente in strada gira con la borsa della
spesa. Quanto tutto questo fa scena? Quanto sono a rischio? [...]
In compenso però a casa nostra abbiamo il solito circo mediatico che gioca alla guerra.
Nel podio degli obbrobri giornalistici al terzo posto si piazza il Sole 24 Ore che sul sito pubblica
una foto di caccia russi in azione e il titolo: «La Russia bombarda Kiev». Ma la foto utilizzata per
raccontare l'evento si riferisce - come ha scoperto il giornalista Simone Fontana - si riferisce ad una
parata militare a Mosca.
Al secondo posto, sembra grazie al fact cecking di Fontana, si piazza il Tg2 targato Rai che
annuncia i raid dell'Armata Rossa mandando in onda dei bombardamenti cittadini. Peccato che si
tratti della schermata di un videogioco chiamato War thunder.
Infine al primo posto di questa speciale galleria degli orrori creati per accrescere il pathos degli
spettatori c'è l'accoppiata Lucia Annunziata e Antonio Di Bella, i quali su Rai 3 si esibiscono in una
performance di dubbio gusto sugli ucraini che vivono in Italia: «Sono cameriere, badanti e amanti»,
dicono come fossero al bar mentre sta parlando il leader Pd Letta che ricorda i tanti cittadini ucraini
del nostro paese.
Dopo il fuori onda, la Annunziata, che della Rai è stata anche presidente, si è scusata, ma la toppa è
apparsa peggio del buco: «Ho criticato una certa retorica consolatoria che circola in merito a un
supposto successo della integrazione della comunità ucraina in Italia». Dal suo audio dal sen fuggito
non sembrava proprio.
La solita spocchia snob tipica dei radical chic di Sinistra, che fanno le gaffe e invece di scusarsi
cercano di giustificarsi arrampicandosi sugli specchi. Sembra di rivedere certi meccanismi che
avevamo conosciuto durante la pandemia, con le troupe televisive nelle terapie intensive a creare
l'ambientazione migliore per drammatizzare la scena.

astaBugie n.760 del 16 marzo 2022


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LO ''STRANO'' FANATISMO BELLICO DEL CORRIERE DELLA SERA NELLA


GUERRA IN UCRAINA

La devozione alla Casa Bianca per gli ex comunisti è granitica come ieri
quella del Pci verso il Cremlino rosso

di Antonio Socci

Come ha scritto Tomaso Montanari, un intellettuale di sinistra, è


tragicomico vedere "ex comunisti, operaisti, esponenti di Lotta
Continua" che, per far dimenticare il loro passato, oggi sull'Ucraina
sono "passati all'occidentalismo fanatico". Sembrano Luttwak.
La devozione alla Casa Bianca, per alcuni ex, è granitica come ieri quella del Pci verso il Cremlino
rosso.
Non pensano all'interesse degli europei (italiani compresi) i quali non vogliono sprofondare in un
guerra duratura e nella catastrofe economica. Loro sognano di abbattere Putin (come vorrebbe
Biden).
Un esempio? Il Corriere della sera. Da un po' è diventato "l'Unità del terzo millennio": vengono
infatti dall'Unità sia il direttore, sia i principali editorialisti come Walter Veltroni e Antonio Polito
(Paolo Mieli viene addirittura da "Potere operaio"…).
L'editoriale di ieri, firmato da Polito, aveva un titolo militaresco: "Il fronte interno". Calzato
gagliardamente l'elmetto degli artiglieri da salotto, Polito inizia stentoreo: "Il 'partito della resa' ha
gettato la maschera. È ancora minoritario, ma punta ormai al bersaglio grosso: portare l'Italia nel
campo di Mosca, confermando così l'antico pregiudizio per cui non finiamo mai una guerra dalla
parte in cui l'abbiamo cominciata".
Qualcuno dovrebbe informare Polito che l'Italia non è entrata in guerra (un piccolo dettaglio). Ma il
virile richiamo politesco fa ricordare un triste passato (che speriamo non torni).
Era il giugno 1940 e la prima pagina del "Corriere della sera" quel giorno tuonava: "Popolo italiano
corri alle armi! Folgorante annunzio del Duce: la guerra alla Gran Bretagna e alla Francia. Dalle
Alpi all'Oceano Indiano un solo grido di fede e di passione: Duce! Vinceremo!".
Fu una catastrofe. Si dirà che c'era il fascismo e i giornali dovevano allinearsi. Certo, ma è
un'aggravante: quando si beneficia dell'eredità di un'antica testata bisogna anche ricordarne la storia
e i drammi (onori e oneri).

MANDARE ARMI PER FERMARE ARMI NON HA SENSO


E bisogna pensarci quattro volte, oggi che siamo liberi, prima di carezzare di nuovo l'idea della
guerra con leggerezza, gettando benzina sulla follia incendiaria di Putin. Invece il Corriere se la
prende con i panciafichisti.
È grottesco che uno che viene dall'Unità, su un giornale diretto da un collega che viene anch'egli
dall'Unità, accusi chi invita Zelensky a trattare e cedere qualcosa, per mettere fine alla strage, di
voler "portare l'Italia nel campo di Mosca".
Siccome Vittorio Feltri è stato il primo a prospettare (su queste colonne) tale idea, ne deriva che
Feltri sarebbe uno che vuol "portare l'Italia nel campo di Mosca".
Il concetto fa già ridere così. Ma appare surreale se si pensa che è espresso da un collega che viene
dall'Unità, giornale che, per la morte di Stalin, aveva titolato: "Stalin è morto. Gloria eterna
all'uomo che più di tutti ha fatto per la liberazione e per il progresso dell'umanità".
Forse un minimo senso del ridicolo e del tragico aiuterebbe Polito e i colleghi del Corriere a
ritrovare quella saggia moderazione che si addice a un giornale liberale e borghese.
Ieri anche il premier israeliano Bennet, a quanto pare, ha suggerito al leader ucraino ciò che Feltri
ha scritto giorni fa: trattare e cedere qualcosa per salvare la vita della sua gente e risparmiare loro
tante sofferenze. Anche il suo è da ritenere un "sostegno esplicito al tiranno"?
Sempre sul Corriere della sera, Paolo Mieli se l'è presa con chi dice che non bisogna prolungare la
carneficina mandando armi all'Ucraina, ma sarebbe meglio trattare con Putin. Per lui questo è
"pacifismo cinico". Però anche una testimone della Shoah come Edith Bruck ha detto: "Mandare
armi per fermare armi non ha senso".
Mieli e compagni propongono di mandare armi pure in decine di conflitti che ci sono nel mondo? O
quei morti valgono meno? Certi bollori umanitari (a intermittenza) indicano nobiltà o fanatismo
guerrafondaio? Perché sono cinici quelli che vorrebbero trattare salvando vite?

NON È MORALE IL MORALISMO DELL'AVVENTURA


C'è una famosa pagina di Joseph Ratzinger che dice il contrario facendo proprio l'elogio del
compromesso: "essere sobri ed attuare ciò che è possibile, e non reclamare con il cuore in fiamme
l'impossibile, è sempre stato difficile; la voce della ragione non è mai così forte come il grido
irrazionale. Il grido che reclama le grandi cose ha la vibrazione del moralismo, limitarsi al possibile
sembra invece una rinuncia alla passione morale, sembra il pragmatismo dei meschini. Ma la verità
è che la morale politica consiste precisamente nella resistenza alla seduzione delle grandi parole con
cui ci si fa gioco dell'umanità dell'uomo. Non è morale il moralismo dell'avventura… Non l'assenza
di ogni compromesso, ma il compromesso stesso è la vera morale dell'attività politica".
Gesù stesso nel Vangelo fa un esempio: "quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede
prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se
no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace" (Lc 14, 31-32).
Se il leader ucraino avesse fatto subito così avrebbe scongiurato una tragedia. Ora più passano i
giorni (più sono i morti) e più dovrà concedere. Il suo imperativo dovrebbe essere anzitutto salvare
vite di ucraini, evitare ulteriori distruzioni e risparmiare sofferenze ad altri popoli, come il nostro.
Le ricadute economiche di questo conflitto infatti sono già disastrose e in seguito saranno
addirittura catastrofiche.
Ma ovviamente colpiscono soprattutto la gente comune già provata da due anni di pandemia. Assai
meno gli editorialisti del Corriere che infatti giudicano meschini i media che si concentrano "sulla
benzina piuttosto che sull'Ucraina".
Loro hanno sublimi ideali. Delle bollette o del prezzo dei generi alimentari che raddoppia se ne
fregano e dicono agli italiani, già provatissimi, che devono sacrificarsi ancora di più. Per l'Ucraina.
Ma dovrebbero dire: per le idee dei governanti ucraini. Perché l'interesse del popolo ucraino in
realtà coincide con quello degli italiani: è far cessare la guerra.

Nota di BastaBugie: Riccardo Cascioli nell'articolo seguente dal titolo "Le figuracce di Salvini?
C'è ben di peggio" commenta la figuraccia rimediata da Salvini in Polonia, ma facendo notare che
questo è solo l'ultimo episodio di una perdita totale di credibilità dell'Italia all'estero. Sull'Ucraina
Draghi e Di Maio hanno subito di peggio.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 10 marzo 2022:
La pessima figura di Matteo Salvini in Polonia è solo l'ultimo episodio di una saga in cui l'Italia,
fuori e dentro i confini nazionali, prende schiaffi da chiunque. Salvini è stato umiliato dal sindaco di
una piccola città polacca, ai confini con l'Ucraina, che ha rifiutato di riceverlo sventolandogli sotto
il naso la t-shirt con l'immagine di Putin che il leader della Lega aveva indossato un tempo.
Certamente quel sindaco sarà stato imbeccato dal solito giornalista o fotografo italiano militante,
secondo la squallida tradizione italiana per cui si va all'estero per combattere le battaglia politiche e
personali nostrane. Ma ciò non toglie la sprovvedutezza con cui un leader della maggioranza di
governo prepara una missione all'estero (anche la scelta di uno staff evidentemente incapace è sua
responsabilità), pensando soprattutto alla sua immagine in patria e finendo per danneggiarla insieme
a quella dell'Italia tutta.
Ma quello di Salvini, come dicevamo, è solo un episodio e certamente non il più grave, visto che la
crisi in Ucraina ha fatto emergere con chiarezza lo stato comatoso della nostra credibilità politica
all'estero. Ha cominciato colui che da noi è venerato come il Salvatore della Patria, il presidente del
Consiglio Mario Draghi, sbertucciato prima da Mosca e poi da Kiev. Il 17 febbraio era stata
annunciata con enfasi la sua missione a Mosca per favorire un incontro tra il presidente russo
Vladimir Putin e il presidente americano Joe Biden; Putin gli aveva fatto credere di essere disposto
a riceverlo ma prima che Draghi potesse salire su un aereo alla volta di Mosca, le truppe russe erano
già entrate in Ucraina il 24 febbraio. Ma non bastava l'umiliazione subita da Putin, Draghi se l'è
cercata poche ore dopo anche con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky: nel suo commosso
discorso alla Camera per riferire dell'invasione dell'Ucraina, il presidente del Consiglio ha concluso
dicendo che aveva un appuntamento telefonico con Zelensky alle 9.30 ma lui «non era più
disponibile»: una frase infelice che sembrava suggerire una mancanza o uno sgarbo del presidente
ucraino. Che infatti si è subito reso disponibile su twitter: «Oggi alle 10:30 agli ingressi di
Chernihiv, Hostomel e Melitopol ci sono stati pesanti combattimenti. Le persone sono morte. La
prossima volta cercherò di spostare l'agenda di guerra per parlare con Mario Draghi ad un'ora
precisa».
E se Draghi, che pure un curriculum internazionale ce l'ha, viene trattato così, figuriamoci il
ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che nel suo curriculum può vantare al massimo le trasferte al
seguito del Napoli. E infatti si è preso uno schiaffo pubblico dal ministro degli esteri russo Sergej
Lavrov. Dopo che, poche ore prima dell'invasione, Di Maio ha avuto la brillante idea di dichiarare
che non ci sarebbero stati nuovi incontri con i vertici russi se prima non si fosse abbassata la
tensione, Lavrov ha avuto buon gioco a dichiarare che quella di Di Maio è «una strana idea di
diplomazia», che «è stata creata per risolvere situazioni di conflitto e alleviare la tensione, e non per
viaggi a vuoto in giro per i Paesi e degustare piatti esotici a ricevimenti di gala». Non bastasse, Di
Maio, una settimana fa in tv si è sentito in dovere di definire Putin «più atroce degli animali», una
espressione indegna di un ministro degli Esteri a chiunque sia rivolta. Dimenticando fra l'altro che
soltanto un anno prima aveva pubblicamente tessuto sperticati elogi del governo russo patrocinando
l'arrivo di una equipe di medici russi per aiutare il nostro sistema sanitario nella lotta al Covid.
Ma tutto questo non accade a caso: con la fine della prima Repubblica, l'Italia è di fatto rimasta
orfana della politica estera, ovvero di una visione chiara e coerente degli interessi dell'Italia in
Europa e nel mondo, della sua collocazione e dei suoi compiti. Una visione che non riguarda
soltanto i rapporti diplomatici con questo o quel paese, o di adesione a istituzioni sovranazionali,
ma anche la sicurezza economica ed energetica nonché la difesa dei propri confini (ovviamente con
il coordinamento con gli altri ministeri interessati). Invece abbiamo avuto una serie di ministri con
una spiccata tendenza a seguire proprie idee o privilegiare le proprie amicizie internazionali,
delegando sempre più i nostri interessi a una Unione Europea che pensa all'Italia più o meno con lo
stesso rispetto dimostrato da Putin e Zelensky.
Persone competenti non sono mancate qua e là, ma in un contesto di improvvisazione dove la buona
volontà doveva supplire alla mancanza di una visione globale. E le umiliazioni non sono certo
mancate, basti pensare solo al contenzioso con l'India per la vicenda dei marò. Fino ad arrivare alla
tragedia di questa legislatura, soprattutto dal governo Conte II, quando alla Farnesina è stato
designato Luigi Di Maio, incredibilmente confermato da Draghi.
Cosa ci si può onestamente aspettare se a capo del ministero degli Esteri viene piazzata una persona
totalmente inadeguata, senza alcuna esperienza né competenza né capacità? Il massimo che ci si
può augurare è che non apra bocca. Ma una nomina del genere è anche il segnale che l'Italia
rinuncia a fare politica estera, che si consegna ad interessi altrui. Un messaggio che è rinforzato
dalla conferma agli Interni del ministro Luciana Lamorgese, che parimenti sta dimostrando la
rinuncia dell'Italia a difendere i propri confini, ormai gestiti da Ong straniere riferimento di poteri
non meglio identificati.
Magari il problema fossero le figuracce di Salvini.

DOSSIER "GUERRA RUSSIA-UCRAINA"


L'offensiva di Putin nel 2022
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Nicola Porro e il video dell'orrore di Toni


Capuozzo, i soldati ucraini chiamano le
mamme russe: “È rimasto solo il c**o”
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Giada Oricchio 09 aprile 2022

La guerra sporca, insudicia, imbratta di odio e orrore il fisico e l’anima. Oggi, il presidente della
Repubblica, Sergio Mattarella, ha detto: “Viviamo giorni terribili, travolti da immagini che
pensavamo di aver consegnato per sempre all’archivio di orrori non ripetibili nel nostro continente,
invece altro sangue innocente, altri crimini spietati, altre vite spezzate stanno popolando gli abissi
della disumanità”. Ecco un esempio. L’inviato Toni Capuozzo ha postato un video sul sito di
Nicola Porro e l’ha commentato. Partiamo dal fatto: la mamma di un soldato russo in una
videochiamata crede che sia il figlio e lo chiama “Iliusha, Iliusha”.
Non è il suo bambino bensì un militare ucraino che le dà la terribile notizia: “È morto. Ha fatto tre
errori: si è perso, si è perso in Ucraina, è morto come un cane”. E ride. La donna trema, chiama
una ragazza che pretende di vedere Iliusha, ma il soldato, animato da vendetta e odio, risponde con
cattiveria: “Non è rimasto niente di questo qui, è rimasto solo il cu*o, la gamba è staccata dal corpo,
per fortuna è rimasto solo il telefono per chiamarvi e dirvi che lo stronzo fottuto non c’è più. Il
vostro ragazzo dove aveva la testa adesso ha il c**o, grazie all’artiglieria ucraina”. L’ucraino è
spietato: “Cosa devo farvi vedere che lo stanno mangiando i cani, non abbiamo tempo per seppellire
i vostri russi, li lasciamo finire ai cani, da un lato c’è la gamba, dall’altro la testa, è tutto sparso”.

Da una parte un pianto disperato, dall’altra una risata sguaiata. Dunque, scrive Capuozzo: “Non è
propaganda russa, è girato dalla parte ucraina, da qualcuno che riteneva di potersene
vantare. Eh, vabbè, ma hai presente cosa fanno i russi, è normale reagire così. Avrebbe potuto
essere lo stesso a ruoli inversi? Credo di sì. La guerra è anche questo, non è mai il Bene contro il
Male, è il male che contagia. (…). Qui c’è un invaso e un invasore, e questo non va mai
dimenticato, ma da lì ad armare una guerra santa, pulita e trasparente, ne passa”.

Capuozzo afferma che non c’è mai niente di manicheo nei conflitti: “Non è il malanimo dei
professionisti dell’informazione o della politica a stupirmi, quando sospettano nelle critiche un
fiancheggiamento di Putin. Mi colpisce l’accorato messaggio di persone semplici: “Così semina
confusione”.

La guerra è essa stessa un crimine e in guerra i crimini sono pane quotidiano. Però veniamo messi al
riparo da un versione confortante: i mostri sono i russi, e solo i russi”.

Crisi gas Italia, un bluff: il ministro Di Maio


smentisce Draghi. Chi strozza le imprese è in
Europa

Filippo Caleri 11 aprile 2022

Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio riconferma il grande bluff del gas russo. Che cresce di
prezzo non perché ne arrivi meno. No. Vladimir Putin, continua ad assicurare le forniture
giornaliere con regolarità. Rubli, o altro, cambio il tubo è sempre pieno. A far aumentare i prezzi
dell’energia dunque, e a strozzare famiglie e imprese non è lo zar Vladimir, ma qualche avido
concittadino europeo che sulla crisi geopolitica sta lucrando denaro sonante. Per Di Maio se ne esce
con un tetto massimo al costo del metano e con fornitori alternativi per evitare il ricatto russo.

Una frase quest’ultima che ha innescato, però, l’ennesima critica da parte di Mosca. «Non è la
Russia a ricattare l’Europa con il gas, ma piuttosto è l’Ue che ricatta la Russia con sanzioni e
forniture di armi a Kiev» ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.

Resta la necessità di tagliare le ali agli speculatori perché gli aumenti delle bollette fino al 200%
delle bollette non è legato alle quantità. «Perché noi stiamo ricevendo ancora tutto il gas dalla
Russia, i rincari sono legati a dinamiche speculative finanziarie» ha chiosato l’ex capo politico M5s.

Altro problema è quello di cercare la diversificazione dei fornitori per non restare impigliato nel
potere contrattuale esclusivo di Mosca per ottenere il prodotto energetico. Anche per questo oggi Di
Maio sarà ad Algeri con il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Il ministro degli Affari esteri ha
confermato la firma di un accordo che permetterà di proseguire sull’offensiva diplomatica,
incrementare l’approvvigionamento di energia, andando a colmare eventuali mancanze da Mosca ed
evitare, infine, di finanziare la guerra iniziata e portata avanti dallo zar.

«Purtroppo siamo in ritardo come Paese, dovevamo diversificare molto prima ma abbiamo tanti
partner e amici nel mondo. Nell’ultimo mese e mezzo sono stato in Algeria, Qatar, Angola, Congo,
Mozambico e Azerbaigian, tutti questi Paesi si sono detti disponibili ad aumentare le forniture
energetiche all’Italia e questo ci renderà un Paese più indipendente dai ricatti» ha detto Di Maio.
Parole, come detto, non gradite al Cremlino che dopo la critica ha aggiunto la stoccata, sgradevole:
«Di Maio ha fatto un pasticcio, come sempre

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Dalle armi di cartone al sangue finto: la guerra


a colpi di fake news
Primo Piano > Esteri

Sabato 19 Marzo 2022 di Gigi Di Fiore

In Ucraina, le televisioni sono a canale unificato con programmi di informazione continui, per
rintuzzare le false notizie da social. In Russia, tutto quello che riguarda la guerra viene affidato a
notizie ufficiali, chi se ne discosta rischia il carcere. Come in tutte le guerre, anche quella in Ucraina
si combattute con la propaganda e le informazioni. Ma, stavolta, il campo di battaglia si è allargato
ai social, ai canali chat dei telefonini, ai falsi profili e i siti creati apposta. E si moltiplicano fake
news, ufficializzate dalle ambasciate in più capitali europee.

La tecnica è d’impatto, ma scoperta: usare vecchi video girati per altri scopi, facendoli sembrare
recenti e legati alla guerra in Ucraina. In uno, si vedevano giovani ucraini mettersi del sangue
finto su viso e abiti, per simulare le tragiche conseguenze dei missili russi. Una costruzione che
avrebbe voluto dimostrare la falsità costruita dei racconti sull’Ucraina. Un falso: i video erano il
backstage, vero, di una serie televisiva ucraina, intitolata «Contamin» e girata nel 2020. Poi, il video
con una serie di sacchi allineati in una piazza, bare per cadaveri, sfondo del servizio su OE24.Tv
affidato al giornalista Marvin Bergauer All’improvviso, i sacchi si aprono e ne escono persone vive
e vestite. Immagini, anche stavolta, per descrivere come vengono simulati gli effetti della guerra.
Ma è un altro falso: sacchi, giornalista e scene sono stati girati alla manifestazione del quattro
febbraio scorso in Ballhausplatz a Vienna, organizzata dai militanti ambientalisti di «Friday’s for
Future». I sacchi con i finti cadaveri rappresentavano i 49 morti contati in Austria per il
surriscaldamento climatico. Il video è diventato l’immagine degli «zombie ucraini» da propaganda
di Kiev, nella fake new diffusa in rete. Qualcuno vi ha inserito false scritte, cancellando le originali
inserite sulla manifestazione viennese. Un video utilizzato dai professionisti di complotti,
dietrologie e falsi: è stato utilizzato dai no-vax per contestare i morti di Covid e ora dagli spacciatori
di invenzioni sulla guerra in Ucraina. Cibo per bulimici da tastiera che passano giornate intere sui
social, inventandosi esperti di tutto.
Guerra in Ucraina, per restare aggiornato abbonati al Mattino.it (anche da app) a soli 11,99 euro per un
anno

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Il falso più cinico è quello sull’ospedale di Mariupol, evacuato per trasferire le donne ricoverate
dopo un bombardamento russo. La donna incinta ripresa è poi morta, ma su queste immagini
drammatiche la propaganda russa ha parlato di falso ospedale, fuori uso da tempo e diventato
rifugio per militari. Poi, è stata diffusa l’immagine di una blogger ucraina somigliante alla donna
rimasta ferita, per sostenere che l’immagine è stata montata ad arte con la donna-attrice. Su questa
notizia, si sono mossi i tweet ufficiali delle ambasciate russe. Prima a Londra, poi anche a Roma
dove l’ambasciata russa ha parlato di «tentativo di gonfiare lo scandalo» da parte dei media
occidentali e ucraini in un’operazione definita «massimo del cinismo e della campagna di
menzogne». L’ambasciata russa a Parigi ha integrato il tweet, sostenendo che nel reparto maternità
di Mariupol «non c’erano bambini né madri, perché scacciati dai combattenti neonazisti del
battaglione Azov». Per rafforzare la tesi dell’ospedale usato come caserma, è stato diffuso poi un
altro video con soldati ucraini che ridono in una struttura spacciata per quella di Mariupol. In realtà,
le immagini erano state registrate in un edificio diverso e in un’altra città. E poi l’intervista a un
giovane che dichiara di essere figlio di una donna che lavorava all’ospedale, sostenendo che da
tempo era stato evacuato dai pazienti. Nessuno sa chi sia.

Le false notizie sono condivise dai canali istituzionali russi, come nella chat dedicata su
Telegram. Due canali di Mosca, Sputnik e Russia today, diffondono notizie inventate, come fa il
sito War on fakes aperto il 24 febbraio scorso, in concomitanza con l’avvio della guerra. Un
esempio delle tecniche di manipolazione delle notizie è stato il bombardamento al canale televisivo
di Kiev, con questi messaggi: i cadaveri sono stati prelevati da un obitorio vicino e non sono legati
al bombardamento, la televisione era stata avvisata che sarebbe diventata un bersaglio ma,
trasformandola in vittima inconsapevole, l’Ucraina ha voluto farne strumento di propaganda. Sono
almeno 116 i domini di disinformazione filo-russe sulla guerra. I maggiori sono Rt Tass e Sputnik
news.
Altra falsa notizia è il bombardamento di un asilo nel villaggio di Novava Kondrashovka,
controllato dai separatisti russi. Un bombardamento, ha sostenuto la propaganda russa, eseguito
dall’esercito ucraino. Un’attenta ricostruzione dell’accaduto ha accertato che le bombe sulla
struttura venivano da sud, dove sono le linee del fronte separatista russo. Altra bufala messa in
circolazione riguarda la scelta russa di non bombardare obiettivi civili. Ma Amnesty international
ha documentato almeno tre attacchi, a Yuhledar, Kharkiv e Uman, dove i civili morti sono stati
almeno sei, con dodici feriti. Altri falsi sono le notizia che la Nato possiede una base militare
segreta a Odessa, o che gli Stati Uniti hanno una rete di laboratori di armi biologiche nell’Europa
orientale e per questo l’invasione dell’Ucraina sarebbe stata accelerata. I negazionisti della guerra,
invece, si aggrappano a un video con militari ucraini che imbracciano fucili di cartone. La Bbc ha
svelato il mistero: il video risale a metà febbraio e riprende il corso di formazione del battaglione
Azov ai volontari della città ucraina di Kharkiv in vista dell’invasione russa.

Ultimo aggiornamento: 18:55 © RIPRODUZIONE RISERVATALe ultime notizie sulla guerra in


Ucraina, in diretta

Le fake news sulla guerra in Ucraina, tra


crimini veri e ricostruzioni artefatte: l’isola dei
serpenti, l’ospedale di Mariupol, Bucha, la
stazione di Kramatorsk
di Andrea Nicastro

La disinformazione ha provato molte volte a inquinare la scena: dal caso dei 13 doganieri ucraini
che si opposero alle navi russe, fino alla «nebbia» di Mosca per nascondere le stragi di civili

DAL NOSTRO INVIATO


DNIPRO — Esercitare il dubbio davanti ad ogni notizia che viene dai campi di battaglia è
doveroso, perché l’inganno è parte integrante delle strategie militari. Mentire serve a sostenere la
propria immagine e a indebolire quella del nemico. Propaganda? Di più. Gli americani, sempre
sistematici nell’approccio, ragionano in termini di Psychological operations, che in sostanza
significa raccontare panzane miste a verità per indirizzare «le emozioni del pubblico, il suo
ragionamento razionale e in ultima analisi le decisioni dei governi».

Non è facile smontare le fake news quando a costruirle sono Stati, con budget milionari e tecnologia
d’avanguardia. Ci si può arrivare dopo anni, ma nel frattempo le guerre che hanno aiutato ad
attizzare hanno già fatto migliaia di morti. È successo per due volte ai danni di Saddam
Hussein con le inesistenti incubatrici rovesciate nel 1990 e l’altrettanto fantasmatica antrace del
segretario di Stato Colin Powell nel 2003. Chi è senza peccato, quindi, scagli la prima pietra, però il
dibattito sulle responsabilità russe negli orrori della guerra ucraina resta grottesco .

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Le ultime notizie sulla guerra in Ucraina, in diretta

Un comando militare, che afferma «l’esercito russo non colpisce i civili», non è credibile davanti a
decine di migliaia di condomini bombardati . Si qualifica da sé un governo che chiama
«operazione militare speciale» l’invasione di uno Stato sovrano, un blocco navale, una
campagna missilistica e di bombardamento aereo da migliaia di tonnellate di tritolo; un Paese
che intende «denazificare» il vicino quando questi ha un presidente ebreo e una florida comunità
giudaica.

Ogni singolo episodio conserva margini di dubbio perché la propaganda galoppa anche da parte
ucraina. Se la Russia ammette solamente 1.300 perdite, sono poco credibili anche i 19.000
nemici uccisi dichiarati dall’Ucraina. La tendenza di Kiev è di esagerare. Parlare di genocidio
invece che di vittime di guerra, è l’esempio che ha fatto inalberare Israele. Ma resta il fatto che
l’Ucraina è sotto attacco (vero) e la Russia è l’aggressore (vero).

L’isola dei serpenti

La disinformazione ucraina più riuscita. Tredici doganieri su un’isola del Mar Nero rispondono
all’ultimatum di un incrociatore con un impavido «Nave da guerra russa vai a farti fottere». La
conversazione radio diventa virale. Kiev alza la cifra dei resistenti a 87. A sera, il presidente
Zelensky annuncia che la guarnigione è stata sterminata e dichiara i doganieri «eroi
dell’Ucraina». La frase appare su adesivi e spilline. Diventa uno slogan. Pochi danno ascolto ai
russi che parlano di resa. Settimane dopo i 13 ricompaiono in uno scambio di prigionieri. Ormai
però la fama di coraggiosi ucraini si è cristallizzata. La propaganda ha funzionato.

L’ospedale di Mariupol

Davanti allo scempio dell’ospedale di maternità, il Cremlino reagisce con tesi diverse. Prima
sostiene che l’edificio fosse vuoto di pazienti e pieno di «neonazisti del Battaglione Azov». In
assenza di resti militari visibili, cambia e dice che si tratta di una recita. L’ambasciata russa a
Londra, non un troll qualsiasi, bolla come «fake» una delle gestanti: «È una beauty blogger
ingaggiata per recitare in due parti». Una ragazza partorisce, l’altra muore. La prima ricompare
intervistata dai media filorussi che titolano sull’«imbroglio dell’ospedale». Ad ascoltare la
sopravvissuta, però, la smentita è per la versione russa. La neomamma, infatti, racconta sia il
bombardamento (vero) sia la morte dell’altra donna (vera).

Gli orrori di Bucha

«I cadaveri che vedete sulle strade di Bucha non esistevano prima che i soldati russi arrivassero.
Cioè se ne andassero». Il lapsus dell’ambasciatore russo Vasily Nebenzya all’Onu è la punta
dell’iceberg. Come nel caso dell’ospedale, quando si scoprono le centinaia di civili morti a
nord di Kiev la versione russa evolve. Non c’erano. Sono manichini. Anzi corpi raccolti da
chissà dove. Insomma «una messinscena ben organizzata» (cit. Dymitri Peskov, portavoce di Putin).
Neppure le immagini dei droni, le registrazioni geolocalizzate dei soldati russi che dialogano sugli
eccidi, servono a far ammettere qualcosa.

La stazione di Kramatorsk

Un canale Telegram annuncia un attacco missilistico delle forze filorusse del Donbass contro le
postazioni nemiche. «Vedranno l’inferno». I canali tv russi lo riprendono mostrando anche le due
scie bianche alle 10:13. Pochi minuti dopo, due missili cadono tra gli sfollati in attesa del treno. Si
sparge la notizia della strage. Il canale Telegram cancella il post. Mosca sfoggia comunque
sicurezza: «Non produciamo quel tipo di missile, è una provocazione per addossarci la colpa». I
missili SS21 (classifica Nato) sono in uso alle forze filorusse del Donbass. Al Cremlino non importa
convincere chi cerca di informarsi, ma creare abbastanza nebbia per chi non vuol vedere.

"Solo con le armi...". "Rafforzano Putin". Il


dibattito tra Mughini e Cardini
8 Aprile 2022 - 07:50

“Pace o condizionatore acceso?”. Ecco cosa ne pensano gli intellettuali Giampiero Mughini e
Franco Cardini

Francesco Curridori

41

Il tema delle sanzioni a Mosca e dello stop occidentale alle forniture di gas russo continua a
divedere il mondo politico e non solo. Per la rubrica Il bianco e il nero abbiamo raccolto le opinioni
degli intellettuali Giampiero Mughini e Franco Cardini.

“Preferiamo la pace o il condizionatore acceso?”. Come risponderebbe al quesito posto ieri


dal premier Mario Draghi?

Mughini: “Tutto è meglio della guerra tranne l'umiliazione di un popolo. Ma non mi pare che gli
ucraini stiano subendo questa umiliazione, anzi ne escono meravigliosamente purché questa guerra
non continui”.

Cardini: “Qui non si tratta di preferire la pace al condizionatore, ma di scegliere tra il perpetuarsi di
uno stato di sevizia nei confronti di un grande Paese per una questione molto complessa e per la
quale mi riesce difficile dare tutte le colpe unicamente alla Russia. Le sanzioni sono iniziate dopo la
reazione russa a una serie di episodi come l'eccidio dei 60 russi al palazzo del lavoro di Odessa.
Penso che gli Stati Uniti sarebbe stati molto più drastici se una cosa del genere fosse successa a 60
cittadini americani. La decisione di attaccare del 24 febbraio, poi, era stata preceduta da una serie di
mosse diplomatiche sempre più drammatiche a cui sia gli Stati Uniti sia l'Italia si sono degnati di
rispondere. Il condizionatore, quindi, si avrebbe funzionante se ristabilissimo un sistema di pace che
non significa solo assenza di guerre ma, come diceva Sant'Agostino, un ordine civile internazionale
ben equilibrato”.
Le sanzioni sono sufficienti per contrastare Mosca?

Mughini: “A me non sembra perché la Russia è un Paese molto strano in cui le cose a cui siamo
abituati noi lì non ci sono. Lì c'è un unico dominatore della scena politica, c'è un apparato poliziesco
e criminale che governa tutto e, infine, i russi sono abituati alla miseria da tempo immemorabile. Le
immagini dei soldati russi che rubano e si impacchettano gli oggetti in casa degli ucraini sono più
eloquenti di qualunque altra cosa. Credo che le sanzioni non facciano veramente male alla Russia,
ma cos'altro potremmo fare? Il passo successivo è solo la Terza Guerra Mondiale”.

Cardini: “Le sanzioni sono sbagliate, come insegna anche la storia italiana. Le sanzioni fanno
soffrire i popoli, ma non abbattono i governi. Anzi, cementano la solidarietà tra il popolo e il
governo. Mussolini non è mai stato popolare come quando aveva invaso ingiustamente un altro
Paese. Le sanzioni, in tempi di globalizzazione, sono un boomerang che si riflettono anche su chi le
fa. Ora, che gli americani soffrano meno degli europei è un altro discorso. E noi italiani abbiamo
osservato una disciplina sanzionatoria imposta dalla nostra potente guida, gli Stati Uniti”.

Secondo vari sondaggi, gli italiani sono dalla parte dell'Ucraina, ma sono anche contrari
all'invio di armi a Kiev. Lei, come si spiega questa che sembra una contraddizione?

Mughini: “Forse molti pensano che senza l'invio di armi si andrebbe verso una pace, sebbene con
condizioni molto favorevoli per i russi. Io, invece, penso che la resistenza del popolo ucraino ha
dimostrato che la pace deve essere su un livello di compromesso tra le due forze in campo. Gli
ucraini si sono guadagnati meravigliosamente il diritto di porre delle condizioni verso la pace.
Senza quelle armi, invece, probabilmente un percorso verso la pace sarebbe stato più umiliante per
gli ucraini”.

Cardini: “Non possiamo dimenticare che la nostra società è stata allevata fin troppo a una
sopravalutazione della pace. Personalmente non condivido il pacifismo indiscriminato che si è
creato nella nostra società negli ultimi decenni e lo trovo anche cinicamente e culturalmente un
danno. Sta di fatto che per gli italiani, a cui è stato unilateralmente inculcato il pacifismo, è stato
insolito vedere il nostro Parlamento, unico in Europa, votare l'invio delle armi a un Paese
belligerante. Una decisione a cui io, personalmente, sono contrario all'invio di armi a Kiev perché
perpetua uno stato di guerra che, in realtà, è una guerra tra la Russia e la Nato e non tra la Russia e
l'Ucraina. Sono gli Stati Uniti d'America che perseguono una politica unilaterale anziché, come ci
aveva illuso Obama, plurilaterale”.

Il conflitto russo-ucraino riapre davvero lo scontro tra Occidente e Oriente?

Mughini: “Non vorrei assolutamente ragionare in questi termini né vivere una riedizione della
Guerra Fredda. Io penso che il mondo, Occidente e Oriente, Nord-Sud, sia un unico grande campo
in cui sperimentare ogni cosa della vita”.

Cardini: “No. C'è uno scontro tra un'Europa che si sente sempre più solidale con l'America e
un'Europa che, invece, pensa che, senza diventare eurasiatici, sarebbe bene stabilire
un'intercapedine indipendente e neutrale tra una potenza in declino, gli Stati Uniti, e una potenza in
crescita, la Cina. Questi due poli sono portatori di due civiltà contrapposte, ma il modo di vita
occidentale si è imposto come pensiero unico a tutto il mondo. Non mi meraviglio, quindi, se Putin
manda le figlie a studiare in Europa. Questo, però, non significa che siano totalmente impregnate di
cultura occidentale. Sia il sindaco di Kiev sia Putin, hanno parlato di 'morire per la patria', ma per
noi occidentali questo linguaggio rifugge dalla modernità. Oggi un occidentale che parlasse così,
nella migliore delle ipotesi sarebbe preso per matto, nella peggiore per fascista. Tra l'altro, anche
l'Ucraina non è una democrazia perfetta, ma un Paese dove i partiti vengono sciolti dal potere a suo
uso e costume e anche lì ci sono i dissidenti politici in carcere”.
Cosa pensa di Vladimir Putin?

Mughini: “Putin è difficile da decifrare tanto è vero che esperti come Lucio Caracciolo, direttore di
Limes, erano convinti che lui non avrebbe attaccato l'Ucraina. E, invece, lui ha attaccato. Anche
leggendo, come ho fatto, il bel libro che Giorgio Dell'Arti ha dedicato a Putin non si esce con
un'idea precisa di un personaggio così complesso. Non per niente lui ha fatto il gravissimo errore di
pensare che l'Ucraina in cinque giorni avrebbe issato bandiera bianca. Questo non è successo e
adesso si trova a convivere con le conseguenze di questo errore. Io temo che lui si imbestialisca e
colpisca ancora più crudelmente il popolo ucraino”.

Cardini: “Putin è un uomo freddo, un uomo di potere che ha le sue responsabilità. Non ho seguito
bene le sue vicende e, quindi, non so se si è arricchito illecitamente, ma trovo che la corruzione è
una tradizione comune nella politica, anche nei Paesi democratici. Credo, poi, che un capo di Stato
non si può giudicare solo alla luce della morale individuale. Chiamarlo dittatore mi sembra una
forzatura. È a capo di una democrazia autoritaria ed è molto difficile a livello politologico stabilire
con esattezza quali tipi di democrazia sono leciti e quali illeciti. Nella democratica Italia, per
esempio, non sceglie il presidente del Consiglio da 11 anni. Ma non solo. Gli elettori sono sempre
di meno ed eleggono dei nominati. Di fatto, siamo un'oligarchia. Non si può fare l'equazione banale
democrazia bene e dittatura male”.

Commenti

maricap

19 minuti fa - 18:44

@ex d.c. "Questa assurda guerra contro la Russia". Mannaggia, e io che pensavo che la guerra era stata
scatenata dai russi con l'invasione dell'Ucraina, al fine di ridurla ad uno stato fantoccio ai suoi ordini, come
la Bielorussia.

Le due mini repubbliche secessioniste di Donetsk e Lugansk riconosciute ufficialmente da Mosca, e da essa
armate, da anni cercano di trasformare quei territori ucraini in terra russa.

Putin arma e riconosce tutti i separatisti delle nazioni confinanti. l'indipendenza dell'Abcasia e dell'Ossezia
del Sud dalla Georgia docet.

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Tag

guerra Giampiero Mughini Franco Cardini Vladimir Putin

Autore

Francesco Curridori

"Basta talk-pollaio". Svolta in Rai: la "mannaia" dopo il caso Orsini "Solo con le armi". "Rafforzano Putin". Il
dibattito tra Mughini e Cardini

Il nodo Giustizia Over Il nuovo ilGiornale.it


"Per i bambini". Giallo sul missile caduto sui
civili
8 Aprile 2022 - 13:32

Su uno dei missili che hanno provocato l'odierna strage alla stazione di Kramatorsk è apparsa una
scritta bianca in caratteri cirillici: "Per i bambini"

Marco Leardi

141

Mentre si contano i morti, i sopravvissuti e i feriti del terribile attacco di stamani alla stazione di
Kramatorsk, spunta un dettaglio. Una scritta apparsa su uno dei missili che hanno colpito i civili
nei pressi della ferrovia. Sul razzo, come documentano alcuni scatti, si legge infatti "за детей", che
tradotto significa: "per i bambini". A denunciarlo è stato su Telegram il canale Ukraine 24, che ha
pubblicato anche un video nel quale si vede il missile, parzialmente distrutto, con la suddeta scritta
in cirillico, effettuata con della vernice bianca.

Al momento sembra difficile capire chi abbia impresso quella inquietante espressione sullo
strumento di morte piovuto dal cielo. E pure il suo reale significato è oggetto di interpretazione.
Secondo alcuni, infatti, la scritta potrebbe essere il risultato di una propaganda russa mal riuscita.
Al momento, il bilancio dell'attacco alla stazione di Kramatorsk è di 39 vittime e oltre 100 feriti. E
tra i morti ci sono anche dei bambini: almeno 4 bambini, secondo quanto riferito da Tetiana
Ihnatchenko, portavoce dell’amministrazione regionale di Donetsk alla tv ucraina. Alla luce di
queste notizie, quella scritta in cirillico risuona ancor più sconvolgente.

Mosca però nega di aver sferrato l'attacco. Il ministero della Difesa del Cremlino ha infatti smentito
che l'esercito russo abbia bombardato la stazione di Kramatorsk. Lo riferisce l'agenzia russa Tass.
Secondo i vertici militari di Putin quella di Kramatorsk sarebbe una "provocazione" degli ucraini.
Ma Kiev respinge con forza tale versione. "Mancando della forza e del coraggio di affrontarci sul
campo di battaglia, stanno cinicamente distruggendo la popolazione civile", ha scritto sul suo
account Instagram il presidente ucraino Zelensky, in riferimento all'attacco attribuito ai russi.

Intanto il mistero di quella scritta tremenda e cinica rimane.

francocardini.it
Il blog di Franco Cardini

20 febbraio 2022, Sant’Eleuterio


EDITORIALE
FRANCO CARDINI
FUORI I RUSSI DALLA RUSSIA!
Quando si dice “pensiero radicale”. Vi ricordate una vignetta fra le tante che circolavano anni fa, al
tempo dell’Apartheid sudafricana? Una fila d’incappucciati del KKK che sfilava brandendo cartelli
sui quali si leggeva “Fuori i negri dall’Africa!”.
Ci ho ripensato in questi giorni, ascoltando gli appelli del presidente Biden che ormai – Dio lo
benedica! – non ci fa più rimpiangere né Bush jr., né Trump. E constatando come attorno a lui, e
contro il Pericolo Russo, si vada creando sempre più quella che i media definiscono commossi un
“totale, unitario consenso”. Avanti dunque sulla via delle sanzioni contro l’Orso Cattivo: tantopiù
che italianissimamente (siamo italiani, teniamo tutti famiglia…) il presidente Draghi si è premurato
di farci sapere che, in materia, UE e NATO uniti fino all’immancabile vittoria terranno comunque
conto (in che modo) degli “interessi” (quali?) e delle “richieste” (quali?) del nostro paese. Il fatto è
che non se ne può più: pensate che quel diavolo d’un Putin muove le sue truppe come pare a lui sul
territorio russo. Inaudito! È davvero ora di gridargli forte in faccia un deciso, definitivo “Fuori i
russi dalla Russia!”.
Che è poi esattamente quel che accadde anni fa, nell’aprile del 2014, al tempo del Putsch arancione
in Ucraina e della ritorsione russa che si tradusse nell’occupazione della Crimea (non “filorussa”,
come dicono certi media, bensì in gran parte etnicamente russa, per quanto con consistenti radici
tartare a loro volta russizzate). Lo sanno tutti che gli ucraini coltivano “da sempre” (almeno dal
“sempre” dell’URSS) un sogno indipendentista-separatista variamente atteggiato e configurato; che
negli Anni Sessanta cominciò a concretarsi grazie all’ucraino Krushev; ma anche che, se volgiamo
attenzione alla storia, scopriamo che le radici della terra di Rus’ stanno appunto in Ucraina, nel
principato di Kiev del X secolo; e che, se consideriamo geostoria e linguistica, un ucraino è in realtà
di gran lungo più russo di quanto un sardo o un sudtirolese siano italiani, di quanto un bretone o un
provenzale o un còrso siano francesi, di quanto un basco o un gallego siano spagnoli, di quanto un
gallese sia inglese, di quanto un lakota o un hawaiiano siano statunitensi… o magari di quanto un
osseta sia georgiano.
Ma che c’entra ora la Georgia?, diranno i miei venticinque lettori. C’entra: e per capirlo tornate con
la mente, o italiani dalla corta memoria, al Putsch organizzato nel 2008 dagli occidentali per fare in
modo che quel paese caucasico mollasse la Russia e passasse armi e bagagli – “libera volontà
popolare”, senza dubbio: come quella ucraina d’oggi… – alla compagine NATO, il che avvicinò di
parecchie migliaia di chilometri i missili a testata nucleare dall’obiettivo moscovita. Vero è che i
russi, gente malvagia e infida, risposero suscitando contro i patrioti di Tbilisi gli odiosi separatisti
osseto-meridionali e abkhazi, creando due paesi-fantoccio riconosciuti soltanto da Mosca. Quale
improntitudine, quale inconcepibile ritorsione! Ma non vi sembra che la manovra che allora
condusse la Georgia all’interno della NATO somigli dannatamente a quella che più tardi ha fatto sì
che l’Ucraina di oggi sembri ardentemente desiderosa di entrarvi (ma quanto c’entra, in tutto ciò,
l’autentica libera volontà dei popoli georgiano e ucraino, e quanto quella di eterodiretti gruppi
golpisti?), e che la questione Georgia-Ossezia meridionale-Abkhazia somigli dannatamente a quella
Ucraina-Donbass, e che in entrambi i casi la Russia altro non abbia fatto e non faccia se non tutelare
i suoi confini da una minaccia pilotata da Oltreoceano? E non vi pare che se georgiani di allora e
ucraini di oggi erano e restano “patrioti”, tali – per analogia – dovrebbero venir considerati anche
gli osseti di Skinval (che non sono affatto affini ai georgiani) o i russi del Donbass (che non sono
“filorussi”, come i nostri media li definiscono, bensì russi e della più bell’acqua), che sempre per i
nostri media sono invece “separatisti” e “ribelli”? O siamo ancora al gioco delle tre carte, per cui
chi in un paese sta con un occupante qualsiasi viene considerato “eroico partigiano” se sta con i
vincitori e “traditore collaborazionista” se sta con i vinti?
Ricapitoliamo pertanto il “pasticciaccio bbrutto” russo-ucraino, il quale si divide in due sezioni
peraltro nella pratica molto più intrecciate fra loro e interdipendenti di quanto in teoria potrebbe
sembrare.
Primo: il “diritto” (secondo altri la “pretesa”) da parte del governo ucraino di far entrare il paese
nella NATO. Che si tratti di una scelta antirussa e tesa a costruire uno scudo che ripari Kiev contro
Mosca, siamo d’accordo: ma in che misura è legittima, nel nome del principio – molto poco diffuso
e praticato nel mondo d’oggi, a dire il vero – secondo il quale uno stato sovrano fa quale che vuole?
Siamo entrati da tempo, almeno dal 1945, in un mondo caratterizzato dalle “sovranità limitate”, sia
pure a differente grado e livello. C’è anzitutto il potenziale militare, presupposto di base della
sovranità; quindi ci sono gli accordi internazionali e i giochi delle alleanze e delle frontiere. Non c’è
dubbio che il passaggio dell’Ucraina alla NATO modificherebbe di parecchio i rapporti di forza
nella zona; che costituirebbe un rischio per la Russia; da qui le istanze russe di “finlandizzazione”
dell’Ucraina, per compensare in qualche modo il vulnus generato dall’ormai consumato e a quel che
pare irreversibile strappo tra Mosca e Kiev. È sembrato nei giorni scorsi che tutto ciò ci stesse
conducendo sull’orlo della guerra guerreggiata russo-ucraina e della guerra quanto meno
sanzionaria (quindi economico-commerciale-finanziaria) russo-occidentale. I governi e i “paesi
legali” della UE sono allineati e coperti sulla parola d’ordine che proviene da Washington. Cosa ne
pensino i “paesi reali” non è dato sapere in quanto il semitotale monopolio dei media
va ai governi e ai partiti ufficiali e il
loro rapporto con le rispettive opinioni pubbliche è molto debole, come dimostra l’affluenza alle
varie competizioni elettorali degli ultimi anni. Perché le “democrazie avanzate” sono in realtà
quello che avanza della democrazia. E ne avanza poco. Alcuni osservatori – fra gli statunitensi
l’immarcescibile Bolton, combattente-e-reduce bushista e trumpista – ritengono che l’obiettivo
finale di Mosca sia “tagliare a fette” l’Ucraina. Forse, una metodologia di costruzione dello stato
ucraino che non avesse mirato solo a una sistematica volontà di danneggiare la Russia avrebbe
sortito risultati diversi. Comunque, per il momento la carta NATO sembra sparita (per il momento)
dal tavolo verde ucraino-statunitense, al traino del quale sta fedelmente l’UE. Scongiurato il
pericolo del conflitto “caldo”?
No davvero, in quanto l’ingresso di Kiev nella NATO era ed è solo un corno del dilemma. L’altro è
costituito dal separatismo del Donbass, che punta – non sappiamo attraverso quali mosse politico-
diplomatiche e in che tempi – a far rientrare quella provincia in seno alla madrepatria russa. Si tenga
presente che il Donbass, regione di vaste miniere di carbone e di grandi acciaierie, è anche una
roccaforte ortodossa strettamente collegata al patriarcato moscovita. Il Donbass, infine, è
decisamente russofono: e il governo ucraino vi ha forzosamente introdotto la sua madrelingua come
ufficiale e obbligatoria. Negli accordi di Minsk del 2014-2015 era prevista un’ampia autonomia del
Donbass: da qui parte e su ciò si basa l’atteggiamento del Cremlino. Attualmente nel Donbass,
regione orientale dell’Ucraina situata sulla riva destra del tratto iniziale dell’immenso estuario del
Don, “convivono” (si fa per dire) tre realtà geoistituzionali, una riconosciuta dall’Ucraina e parte di
essa (l’area nordoccidentale del paese, con capoluogo il porto di Mariupol sul margine
settentrionale dell’estuario del Don) e due “repubbliche popolari” fino dal 2014 separatiste rispetto
all’Ucraina e decisamente russofone (ma vogliamo dire francamente russe?), quella a nordest con
capitale Lugansk e quella a sudovest con capitale Donetsk. Nel paese vige un regime di “cessate il
fuoco” che conosce continue violazioni, mentre nascono di continuo come malefiche fungaie i
campi minati. Anche quando tutto sarà finito, ci vorranno decenni solo per bonificare i terreni
estraendone e neutralizzandone le mine: il che costerà senza dubbio un numero infinito di morti e di
mutilati. Come in Afghanistan, come in Bosnia. La Duma – il parlamento russo – ha chiesto
l’annessione del Donbass nella Federazione Russa.
L’avere ambiguamente e provvisoriamente ripiegato le tende per quanto riguarda l’entrata nella
NATO non può quindi bastare. Occorre porre riparo alle falle dell’accordo di Minsk e quanto meno
sanare la situazione delle due repubbliche di Lugansk e di Donetsk, dalle quali le autorità sovietiche
stanno già provvedendo all’evacuazione della cittadinanza civile. Una scelta umanitaria
provvidenziale e assolutamente corretta, che il governo ucraino, e quindi quello statunitense, e
quindi più o meno pappagallescamente i governi e i media europei, giudicano una mossa ricattatoria
e vittimista di Mosca che così “vorrebbe far la parte dell’aggredita”.
Non sono cose poi così complesse: né da spiegare, né da capire. Vi sembra che i nostri media le
abbiano spiegate bene? Se scoppierà la guerra, sarà tutta colpa del “dittatore del Cremlino”:
scoppierà quanto meno, accanto alla guerra guerreggiata russo-ucraina, quella sanzionaria russo-
occidentale. E pagheremo tutti: pagheremo salatissimo.
E allora, una domanda s’impone: chi è lo stato-canaglia?

Questo articolo è stato pubblicato in MC e contrassegnato come Ucraina da David Nieri . Aggiungi il
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Bucha, Capuozzo mostra il video della polizia


ucraina: “Dove sono i morti?”
Il compito del giornalista è porsi domande. Lo storico inviato
spiega da cosa nascono i suoi dubbi sulla strage

di Redazione 5 Aprile 2022, 18:00 199.3k Visualizzazioni 120 Commenti

Remaining Time -6:30

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di Toni Capuozzo

La prima domanda che mi sono fatto è: pensi che sia impossibile che i russi, ritirandosi, abbiano
fatto, per vendetta e odio, una strage di civili? Non lo ritengo impossibile, ho visto troppe volte che
la guerra porta a dare il peggio di sé. La seconda domanda è stata: pensi che sia impossibile che gli
ucraini, aggrediti, bisognosi di aiuto, ansiosi di coinvolgere la comunità internazionale, abbiano
“costruito” la scena? Ho una lunga esperienza, dal Kossovo al Libano, da Betlemme a Belgrado, di
situazioni forzate, modificate, usate: in guerra ogni mezzo è buono. In più, in questo caso, ci sono i
precedenti della ragazza di Mariupol (diceva la verità allora, o la dice adesso?), il mistero del
teatro di Mariupol, i numeri che vengono forniti dalle Nazioni Unite e dagli ucraini su vittime
civili e perdite militari russe (sarebbero morti 400 militari russi per ogni civile ucciso….).

Il mestiere del giornalista è farsi domande, anche quelle scomode. E allora mi ha sorpreso una
sequenza di date:

– il 30 marzo le truppe di Putin abbandonano Bucha.

– il 31 marzo il sindaco, davanti al municipio, rilascia una dichiarazione orgogliosa, sul giorno
storico della liberazione. Non parla di vittime per le strade.

Il sindaco di Bucha, che Tgcom24 riporta, senza dubbio alcuno, denuncia un “safari” russo a
caccia di civili. Il 31 marzo (il 30 i russi se ne sono andati) celebrava la Liberazione, ma non
parlava di morti sulle strade, né di safari.

– il 31 marzo Maxar Technologies pubblica le foto satellitari che rivelano l’esistenza di fosse
comuni attorno alla chiesa. È una scoperta che poteva essere fatta a terra: è la fossa che
pietosamente gli abitanti del posto hanno iniziato a scavare il 10 marzo per seppellirvi i propri morti
nella battaglia – siamo poco lontani dall’aeroporto di Hostomelv- in cui nessuno avrebbe fatto
distinzioni tra civili e militari.

– il 1 aprile va in onda a Ukraine TV24 l’intervista al sindaco. Non è accompagnata da alcun


commento su morti per strada.

– il 1 aprile un neonazista che si fa chiamare Botsman posta su Telegram immagini di Bucha. Dice
solo di aver trovato un parlamentare, in città, non parla di morti. Ma lo si sente rispondere a una
domanda: “Che facciamo con chi non ha il bracciale blu?” “Sparate”, risponde.

– il 2 aprile la Polizia ucraina gira un lungo filmato sul pattugliamento delle strade di Bucha (che
non è enorme:28mila abitanti). Si vede un solo morto, un militare russo, ai bordi della strada. Nel
filmato, lungo 8 minuti ci sono abitanti che escono dalle case, e passanti che si fermano a parlare
con la polizia. Lieti di essere stati liberati, ma nessuno parla di morti per strada. La cosa peggiore è
quando uno racconta di donne costrette a scendere in una cantina, e uomini prelevati per essere
interrogati.

Questo è il lungo video della polizia ucraina (ripeto, ucraina) girato il 2 aprile a Bucha. Due giorni
dopo che i russi sono andati via. Non si vedono morti. Civili vivi e contenti di essere liberati, ma
neanche un morto per le strade. Allora i morti che appaiono dal 3 aprile da dove vengono?

– il 3 aprile il neonazi su Telegram incomincia a postare le foto dei morti. A tre giorni pieni dalla
Liberazione.

– 4 aprile, ieri, il “New York Times” pubblica una foto satellitare che riprende i morti per strada,
spiegando che è stata scattata il 19 marzo (quindi i corpi sarebbero per strada da quasi due
settimane, sembrano le armi chimiche di Saddam).

Va da sé che onestà e indipendenza (che poi uno scambi l’indipendenza come dipendenza da Mosca
mi fa solo ridere amaramente) impongono domande. Com’è che gli abitanti di Bucha che, sotto la
dura occupazione russa, seppellivano i propri morti, questi invece, pur liberi, li lasciano sulle
strade? Com’è che attorno ai morti non c’è quasi mai del sangue? Se una vittima viene sparata alla
tempia, è una pozza, finché il cuore batte. Se gli spari che è già morto, niente sangue. Com’è che in
una cittadina piccola e in guerra, dove nessuno presumibilmente si allontana da casa, nessuno ha un
gesto di pietà, per tre giorni, neanche uno straccio a coprire l’oscenità della morte? Erano morti
nostri o altrui?

Se uno vuole credere, se cioè è questione di fede, anche l’osservazione che i morti, per bassa che
sia la temperatura non si conservano così, è inutile. Morti pronti per il camera car che è una
gimkana tra i corpi. Una volta tirai un sasso a un randagio, io che amo gli animali, perché si stava
cibando del corpo di un terrorista, e non era in una città affamata.

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7 Aprile 2022 9:32

sono passati 20 anni ma ricordo un particolare: prima dell’intervento nato c’era stata una
repressione serba in quanto c’era questo Uck che faceva guerriglia partigiana e uccideva serbi, sia
civili che militari, nella provincia. Un giorno lo stesso governo serbo mostrò l’immagine di una
decina di guerriglieri uccisi, così erano presentati. Qualche giorno dopo la stessa immagine,
particolarmente cruenta in quanto i corpi erano intrisi di sangue, è passata in tv come “massacro di
civili albanesi in quanto questi erano vestiti in abiti civili e non avevano divise”… fu lo stimolo per

7 Aprile 2022 2:02

Mio figlio di dodici anni mi ha dato la risposta alla domanda del preparatissimo Capuozzo,
semplicemente confrontando il video della polizia ucraina con Google Maps: il video non passa per
Via Yablonska dove c’erano i morti cercati dal Toni! Mi ha fatto anche notare che nel video
appaiono due auto civili completamente spiaccicate certo non per cadute di alberi ma forse per
scarsa abilità di guida dei carristi russi!

6 Aprile 2022 23:12

La penso come Capuozzo. Ho avuto subito il dubbio che qualcosa non quadrava….ma tutto questo
è “gestito”
dal bide’….?!

6 Aprile 2022 18:31

Sono un giornalista, ero a Sabra e Chatila in Libano 82, ho i video della strage di Odessa, Dombass,
Siria etc…. e questi falsi chiacchieroni cosa sanno della morte? Hanno messo in un sacco di plastica
nera un corpo pezzo dopo pezzo? hanno sentito l’odore della morte? Hanno scritto vedendo da
vicino i morti di Ebola? Hanno visto i bambini delle favelas, dei depositi di spazzatura o pietraie in
Brasile? Io sí .. e vi assicuro che è arrivata l’ora di processare per falso questi falsi colleghi. O sei
obbiettivo vero ed etico o basta bugie. Grazie Toni, noi sappiamo quanta falsità c’è dietro alla
pandemia e a questa guerra, noi si lo sappiamo.

6 Aprile 2022 17:39

In effetti. Chi lo dice che la Russia ha invaso l’Ucraina, che sta bombardando città case ospedali
scuole e ponti. Magari è la scena di un film dove le bombe sono fumogeni, i morti sono comparse o
attori che recitano una parte, le donne e bambini che scappano in realtà vanno in vacanza all’estero
(anch’io vedo ucraini in giro nella mia città) o una gita fuori porta. E gli inviati di guerra fanno finta
di essere sul campo ma in realtà sono nelle campagne italiche o nei giardini di casa e Porro fa finta
di collegarsi a QR con tale Biloslavo

Angelo
6 Aprile 2022 16:52

Se c’era Trump al governo Usa sentivi i vari giornalisti italiani progressisti che attacchi…

Rispondi

6 Aprile 2022 13:56

Come mai sono spariti i video da questo articolo ? io non li vedo più!

Aprile 2022 13:52

Forse l’esperienza dell’Infodemia pandemica comincia a dare frutti: per fortuna giornalisti seri e
critici hanno un buon consenso.
Che si sia sulla buona strada?
Grazie a chi ha il coraggio di fare il vero giornalismo ! Grazie a chi lascia il salvagente e cerca di
nuotare fino alla verità. me la donna INCINTA di Mariupol che girò il FALSO VIDEO, eccone
un’altra:
Un post con una donna ucraina “morta” a Bucha è stato sparso in rete. Il giorno successivo, la
ribelle NASTYA SAVCHYSHYN ha pubblicato un messaggio in cui affermava di essere stata
fraintesa, era viva e tutto andava bene per lei. ” Volevo solo attirare l’attenzione sull’argomento…
Mi hanno ucciso i RUSSI, ma eccomi qui, mi piace viaggiare”……

FOTO: https://t.me/OpenUkraine/12574

Emanuele
6 Aprile 2022 8:04

Mi permetto di aggiungere un altro dubbio.

Cosa ci facevano queste persone per strada? 7/8 cadaveri sulla stessa strada.

Quando sono stati uccisi? Tutti insieme, secondo le foto satellitari? Perché ai primi spari gli altri
non sono scappati? Li hanno posizionati i russi prima di ucciderli? Per quale motivo?

Si parla di esecuzioni sommarie ma di solito si mettono le persone davanti ad un muro e si dà una


raffica di mitra; perché disporle a metri di distanza lungo una strada prima di sparare? Era un gioco
macabro dei russi?

Sa tanto di prova americana tipo Irak. Il comportamento guerrafondaio degli USA, e la stupida
sequela dell’Europa tutta, e il comportamento dello stesso Zelensky, che rifiuta a Scholl di far
diventare l’Ucraina un’altra Svizzera, mi lasciano assolutamente sconcertato. In tutte le democrazie
occidentali, poi, non si trova alcuna traccia, in nessuna forma, di una interrogazione rivolta ai popoli
da parte dei governanti, circa cosa fare. Putin un autocrate? e i nostri governanti?

5 Aprile 2022 21:38

Mi piace Capuozzo perché:


Non si esprime con certezze, ma dubita come le persone intelligenti;
Ricerca la verità nei dettagli andando oltre alla prima forte emozione, e, talvolta, come tutti gli
esseri umani può sbagliare;
Si pone le domande scomode e quindi sceglie sempre la via erta;
E soprattutto perché non fomenta mai la guerra, ma è portatore sano di discussione.
Grazie per il suo punto di vista gentile Capuozzo, senza dubbio fa riflettere.

Rispondi
5 Aprile 2022 21:32

Grande Capuozzo! Attento però, il main stream ha già accertato la verità e guai a contraddirli.

Rispondi
VI
Lorenzo
5 Aprile 2022 20:47

se date accesso ai forum anche ai centri telegfonici stranieri che lavorano con traduttori
automatici..ditecelo..che risparmiamo tempo ..non val la pena discutere e dialogare con algoritmi

Rispondi
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Lorenzo
5 Aprile 2022 20:45
5 Aprile 2022 20:39

Non hanno fatto chiarezza sul massacro di Odessa del 2014, figuriamoci….

Rispondi
VIsualizza le risposte (1)

Paolo
5 Aprile 2022 20:30

Dopo i virostar ecco a voi i giornalaistar. Quelli che danno notizie seduti sul divano di casa.
(LaPresse) Le fosse comuni scavate a Bucha si vedono anche dallo spazio. Nelle immagini
pubblicate dalla società Maxar si riesce a distinguere l’area, nei terreni della chiesa ortodossa di
Sant’Andrea e tutti i santi, dove sono stati sepolti decine e decine di corpi, trovati nella cittadina
ucraina vicina a Kiev dopo il ritiro delle truppe russe.

Per chi volesse dire “NO alla Guerra” e alle decisioni scriteriate di burattinodraghi&co:

https://citizengo.org/it/207194-guerra-russia-ucraina-ci-dissociamo-dalle-decisioni-del-governo?
utm_source=wa&utm_medium=social&utm_campaign=&utm_content=typage

5 Aprile 2022 19:42

Se uno non capisce che è l’ennesima false flag o è minorato mentale o in malafede.io lo avevo detto
il giorno stesso della notizoa che è na cagata pazzesca. Putin ha dato ordini chiari e severi e non è
nun mona altrimenti avrebbe fatto passate i T22M ed i 160

Manlio Amelio
5 Aprile 2022 19:19

Entrambi gli Eserciti Mentono…


“Ben presto si unirono i loro ospiti in sanguinosa battaglia; ma verso ovest verso il mare il sole
declinò. Intrisi di fronte alla città, Entrambi gli Eserciti Mentono, mentre la notte con le ali di
zibellino avvolge il cielo…” (L’Eneide Publio Virgilio Marone tra il 29 a.C. e il 19 a.C.)

https://telegra.ph/Le-crociate-del-diavolo-condotte-dalla-spina-rosa-bianca-03-31

https://telegra.ph/Lera-della-Regressione-e-Il-Boschetto-di-Satana-03-30

https://telegra.ph/Il-Boschetto-di-Satana-e-lOrda-degli-Inferi-04-04

By Manlio Amelio

La provocazione a Bucha è stata contrastata dagli stessi funzionari ucraini e dalle stesse forze di
sicurezza. In primo luogo, il sindaco della città, Anatoly Fedoruk, ha preso l’iniziativa: si è
affrettato a riferire che i russi erano partiti, tutto era sotto controllo. Non ha visto i corpi dei morti.
Era il 31 marzo. Due giorni dopo, unità della Polizia nazionale sono entrate nell’insediamento.
Hanno setacciato le strade, pubblicato online un video di otto minuti. E non ci sono nemmeno
cadaveri su questi telai. A quanto pare, non sono stati avvertiti dei civili uccisi? Allora da dove
vengono il 3 aprile?

5 Aprile 2022 19:12

La Rete in Russia ha lanciato una sfida con la distruzione delle borse Chanel a causa della
russofobia e della sua apparteneza al Nazismo di Vichy: ” NAZISTA di ***** ” è LA PAROLA
piu usuale……

Più che esserci foto e video satellitari non so dove vuoi prendere le prove! Fatte oltretutto vedere
dai telegiornali!!! Vergogna!!!

Se le autorità dell’Ucraina non arrivano alle idee di pace e armonia interetniche sul territorio del
paese, sono molto probabili risultati disastrosi sotto forma di autodistruzione. Il paese perderà
costantemente territori abitati da persone altrimenti “che parlano e pensano” . O ci sarà un cambio
di cervello in Ucraina e gli ucraini capiranno finalmente che il loro destino, il loro futuro è legato
all’assicurare la pace interetnica. Oppure l’Ucraina continuerà ad autodistruggersi.

IOIO
5 Aprile 2022 18:59

Il Pentagono insegna alle forze armate a maneggiare nuove armi al di fuori dell’Ucraina
Il Pentagono ha rilasciato un’altra forte dichiarazione. Il governo degli Stati Uniti ha confermato
che sta addestrando i militanti delle forze armate naziucraine a utilizzare l’equipaggiamento militare
fornito al di fuori dell’Ucraina.

L’amministrazione del motore di ricerca Google ha rimosso dai risultati di ricerca il sito web del
Ministero della Difesa russo e il portale degli appalti pubblici, nonché una serie di siti web
governativi.

Il collegamento alla pagina del dipartimento militare non viene mostrato nemmeno quando si
inserisce la frase “sito ufficiale del Ministero della Difesa russo”. Tuttavia, le pagine MO nei social
network vengono ancora mostrate.

Источник: https://rusvesna.su/news/1649176457
5 Aprile 2022 18:55

Decine di militari ucraini si sono arresi a Mariupol, APU e Azov si uccidono a vicenda
A Mariupol, i militari delle forze armate ucraine continuano ad arrendersi a dozzine, anche se i
nazisti di “Azov” hanno messo i loro posamine tra i distaccamenti dei militari e minacciano di
esecuzioni i “vsushnik”. Lo ha riferito dalla scena il corrispondente di RT Murad Gazdiev.
I militari ucraini affermano che i nazisti azov hanno distribuito i loro combattenti tra le unità delle
forze armate ucraine – una guardia nazista per dieci soldati ucraini, al fine di impedire la resa.

Источник: https://rusvesna.su/news/1649166428

https://twitter.com/i/status/1511325449531674628

IOIO
5 Aprile 2022 18:51

Butch saranno molti di più: le Forze armate ucraine stanno distruggendo i loro villaggi, non
risparmiando donne e bambini. Per capire la tragedia vicino a Kiev, puoi vedere cosa sta
succedendo vicino a Kharkov da un mese ormai. Quando ci sono incendi fuori città, sono i
battaglioni militari e nazionali di Kharkov che sparano indiscriminatamente agli insediamenti.
Questa non è propaganda, ma realtà, stanno colpendo in direzione delle truppe russe e non si
preoccupano che ci siano villaggi e case con persone nelle vicinanze. Le forze armate ucraine
stanno letteralmente cancellando il villaggio dalla faccia della terra.

ossano i suoi figli mangiare la terra!” – residenti di Mariupol su Zelensky e i nazisti (VIDEO) |
Primavera russa
I residenti di Mariupol hanno espresso il loro atteggiamento nei confronti dei nazisti e di Vladimir
Zelensky.

I civili incolpano i terroristi del reggimento Azov per i loro problemi e si raccomanda a Zelensky di
visitare Mariupol e vedere con i propri occhi i risultati della sua pagliacciata.

“Vorrei che Zelensky viva qui, sieda qui e che i suoi figli mangino la terra! E non come da qualche
parte in Polonia, con sua moglie!»

Источник: https://rusvesna.su/news/1649171998

Sempre più schifezza illeggibile questo sito finto-liberale. Io spero che Daniele Capezzone e Max
del Papa abbiano già preso le distanze e scrivano altrove. Gloria all’Ucraina.

hvio Destro

5 Aprile 2022 18:46

Riporto il comunicato stampa dell’Associazione Nazionale Alpini per pura conoscenza.


Cosa sia “L’Operazione Sorriso” si può facilmente trovare sul sito ana.it
Ponte dell’Amicizia e guerra in Ucraina
In questi giorni su alcune pagine web russe sono comparse polemiche prese di posizione, che,
associandola alla guerra in atto nella vicinissima Ucraina, criticano la presenza nella cittadina di
Rossosch di un monumento che ricorda tutti i Caduti in terra di Russia nella Seconda Guerra
Mondiale e a Livenka/Nikolajewka la presenza del Ponte dell’Amicizia, costruito dall’Associazione
Nazionale Alpini nel 2018. …. Il sito in questione (Bloknot-voronezh.ru) accusa le autorità locali di
non prendere provvedimenti contro quelli che definisce simboli degli alpini “fascisti”, affermando
anche che alcuni di questi starebbero combattendo a fianco dei “nazisti ucraini” e chiede che il
monumento di Rossosch venga rimosso. In realtà sul piccolo monumento sono stilizzati sia il
cappello alpino sia la stella russa simbolo dell’Armata Rossa e la targa sotto di essi ricorda: “Da un
tragico passato un presente di amicizia per un futuro di fraterna collaborazione”.
Il sito pubblica anche alcune fotografie in cui si vede che la ormai celebre Z bianca, con lo scopo
sarebbe “denazificare” la struttura è stata dipinta su una delle sagome metalliche degli alpini che
ornano le sponde del ponte di Nikolajewka, mentre con un lungo cartone nero sono stati coperti i
cappelli e le penne delle stesse figure.
L’Associazione Nazionale Alpini – per voce del suo presidente, Sebastiano Favero – respinge con
fermezza la definizione di fascisti che in quelle pagine è indirizzata alle penne nere e sottolinea che
a Rossosch il cippo che ricorda i Caduti sorge in un giardino di fronte all’Asilo Sorriso, una scuola
materna per 180 bambini che proprio dai volontari Ana è stata costruita nel 1992 e donata alla
città, così come il Ponte di Nikolajewka, in segno di fratellanza e riconciliazione con la popolazione
di quelle terre. Smentisce inoltre qualunque coinvolgimento in operazioni belliche, altro sospetto
adombrato sul web e ricorda la sempre dimostrata volontà di pace e di solidarietà, che anche in
queste settimane sta esercitando a favore delle popolazioni colpite dalla guerra.

5 Aprile 2022 18:45

tutto e’ possibile..pur condannando fermamente l’invasione imperiale del nuovo zar ..non scarto la
possibilita’ che certe scene possano essere state costruite a tavolino..come sono d’altra parte
sicurissimo che di stupri ..violenze..saccheggi ed ed ucciisioni ce ne siano stati a bizzeffe..e noi ..tra
il 43 e il 45 ne abbiamo viste di cotte e di crude..non vedo perche’ in questa guerra ..pardon..non
voglio offendere i putiniani..operazione speciale..debba essere differente..Detto cio’…aspettiamo
delle analisi indipendenti ..sopratutto delle immagini satellitari..quelle non mentiscono..e tutti le
hanno ..da americani..a russi a cinesi …

Alessio
5 Aprile 2022 18:45

Ottimo come sempre!!


A conferma del: ““Che facciamo con chi non ha il bracciale blu?” “Sparate”, risponde.” Ci sono
molte foto di soggetti con una fascia bianca nel braccio. L’ultima che ho visto è visibile in un
articolo ANSA dal titolo “A Bucha torture e fosse comuni IL REPORTAGE “. Si vedono 4 uomini
con le mani legati dietro la schiena e in ginocchio. Il primo a sx indossa la fascia bianca, la stessa
che portano i soldati russi per evitare il fuoco amico. Quindi questi poveretti sono stati giustiziati
perchè ritenuti collaborazionisti o spie.

A Bucha torture e fosse comuni IL


REPORTAGE
Zelensky visita la città, l'orrore negli occhi dei sopravvissuti
FOTO

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dell'inviato Lorenzo Attianese BUCHA

04 aprile 202221:40 Reportage

Bucha è morta il 4 marzo, quando venti carri armati sono entrati nella strada Yablunska
come un virus iniettato che ti dilania da dentro. Subito.

Con una raffica interminabile di proiettili scaricati sulle casette dei contadini, durata tutto il tempo
del passaggio in quella prima via, lunga un chilometro.

Poi l'invasione è arrivata ovunque, così come i cadaveri. I proiettili hanno distrutto vetri, trafitto
mura e porte, ucciso uomini, donne e bambini. I carri armati hanno schiacciato qualsiasi essere
umano o macchina che incrociavano. L'occupazione è durata più di un mese. E in tutto questo
tempo le persone hanno vissuto barricate in casa con i cadaveri per strada, a terra o nelle auto.
Ascoltando dall'interno urla e spari. Nessuno poteva recuperarli e la gente di quel villaggio
agonizzante guardava dalle finestre i corpi putrefarsi, giorno dopo giorno. Chiusa in casa, ma senza
poter entrare nei rifugi allestiti nelle abitazioni: ordine dei soldati. E in giro ancora adesso tutto è
rimasto così com'era e le macchine, i furgoni o i camion dei civili - calpestati dai carri armati al loro
arrivo - sono ancora lì dal 24 febbraio, contrassegnati con lo spray dai simboli della 'Z'
dell'invasione e della 'V' di vittoria.
Nella strada Ivan Franko, invece, i miliziani hanno fatto irruzione nelle case, portato via risparmi,
cibo e donne. Le trentenni venivano usate per cucinare ed eseguire gli ordini in quelle case
diventate per qualche giorno il quartier generale di militari russi. In alcune di queste, nelle camere
delle torture, sono stati trovati corpi senza vita di civili con le mani legate.
E' per tutto questo che oggi l'entrata da Irpin verso Bucha è diventata una lastra di ghiaccio
affilata che si conficca nello stomaco man mano che ci si avvicina. Per il martirio sono stati scelti
gli abitanti del villaggio e non la parte alta, quella con i palazzoni a dieci piani comunque sventrati
dai proiettili dei carri armati. Una scelta non casuale, visto che per i soldati nelle casette basse e
povere era più facile controllare le persone e scongiurare le imboscate. E poi in giro è facile colpire
chi prova a uscire. Per molti, andare a prendere l'acqua è stato un rischio troppo alto: se un soldato ti
vedeva, dopo un attimo eri cibo per le volpi e ti ritrovavi a terra senza un volto.
"E' dal 10 marzo che arrivano decine di corpi. Finora ne ho contati 68, molti non sono
identificabili", dice Andryi, prete della chiesa ortodossa di Sant'Andrea. Le fosse comuni alle spalle
della cappella ora sono solo una parvenza decente e un modo per nascondere l'inspiegabile. Anche a
se stessi. Lidia, anziana lavoratrice nel vicino laboratorio di ceramiche, piange la morte di due
ragazzini: "Li hanno uccisi soltanto perché sedevano vicino al rifugio". Alla vista di chiunque venga
da fuori, invitano ad entrare e pregare nel giardino, dove molti hanno scavato la fossa per il parente
ucciso, preso una vanga e messo una croce. Tamara ha seppellito il fratello, ma non è morto col
piombo dei miliziani, aveva il cancro e non ha potuto più uscire per andare a prendere le medicine.
Andreij ha sistemato la bara in giardino ancora vuota e sta aspettando che qualcuno lo aiuti a
mettere il cadavere della zia dentro, che giace ancora sul divano. Parlando con chi ha vissuto tutto
questo, nei racconti c'è una parola che torna sempre, pronunciata con voce sottile: "neliudi", dicono,
"disumano".
Per il presidente del Parlamento ucraino "è stato l'Olocausto del nuovo millennio, una tragedia
per l'Ucraina ma anche per l'Europa e il mondo". Volodymyr Zelensky invece, che oggi è venuto
qui per vedere con i suoi occhi i tanti corpi ancora per strada, sui marciapiedi, nei giardini, sotto la
ferrovia, si è rivolto alle madri dei soldati russi: "Anche se avete cresciuto dei saccheggiatori, come
possono essere diventati anche dei macellai? Hanno trattato gli ucraini peggio degli animali..." I
militari di Kiev, che ora rimuovono i tank bruciati dalle bombe della resistenza (in una strada ce ne
sono più di una decina distrutti), adesso non mostrano pietà. Di fronte a due cadaveri russi, bruciati
e scarnificati dalle bombe, un soldato non smette di ridere e dice: "Guardali in mezzo alle gambe,
giuro che noi non gli abbiamo tagliato nulla, i russi hanno proprio il cazzo invisibile". Intanto vicino
alla vecchia ferrovia si sentono ancora degli spari in lontananza, segno che non è ancora finita e lì
vicino tutto questo forse il "neliudi" si sta ripetendo. Quando a uccidere sono uomini, che scelgono
contro chi premere il grilletto del kalashnikov tra le mani, e non le bombe, tutto assume un
significato diverso, che spinge una donna a ripetere: "Non sono soldati!". Nel suo dolore esprime il
senso di ciò che è successo qui nel villaggio. E forse ha ragione. Qui non è stata guerra, ma non si
sa cos'è.
C'è stato un salto di livello che non trova parole né spiegazioni: a Bucha il male è diventato
indicibile. (ANSA).

5 Aprile 2022 18:44

Riprese del brutale massacro di NAZISTI ucraini e georgiani sui paracadutisti caduti in
un’imboscata durante il ritiro delle truppe RUSSE il 30 marzo. Furono prima fatti prigionieri, legati
e poi tagliati loro la gola. Dopodiché, la feccia sogghignò a lungo e osservò il respiro affannoso dei
feriti, e solo dopo aver goduto dell’agonia della morte, terminò con colpi di mitragliatrice.
VIDEO (+18) : https://t.me/RVvoenkor/6684
Il maggior numero possibile di persone dovrebbe conoscere le atrocità dell’esercito ucraino. Siamo
obbligati a raccontare i crimini di guerra del regime di Kiev contro i soldati Russi.

5 Aprile 2022 18:40

Un uomo sopravvissuto all’esplosione del teatro Mariupol ha parlato dei crimini dei militanti
ucraini

Durante il ritiro, le forze armate ucraine hanno fatto saltare in aria il teatro Mariupol, in cui c’erano
diverse centinaia di persone.
Un uomo miracolosamente sopravvissuto parlò di quel giorno terribile.

VIDEO: https://t.me/RVvoenkor/6691
IOIO
5 Aprile 2022 18:39

Le truppe psichiatriche ucraine rivettano i “crimini sanguinari” dell’esercito russo

In questo video (https://t.me/Pravda_Gerashchenko/10535), un residente di Bucha racconta come


l’esercito russo ha ucciso suo marito la mattina del 5 aprile.

“Mio marito è stato portato fuori, messo in ginocchio e colpito alla testa”, ha detto un residente
della città.

Dopo aver visto il video, la prima cosa che salta all’occhio è il suo modo di parlare. La donna ha
perso il marito, ma ne parla senza troppa ansia e con voce tremante, è più probabile che si preoccupi
di dimenticare il testo preparato in anticipo.

Rispondi
VIsualizza le risposte (2)
OIO
5 Aprile 2022 18:37

La follia (https://t.me/zzzzzzzzVzzzzzzzz/414)
capisci che non puoi ritirarti?!

Solo un tribunale e una completa denazificazione

Attenzione, il video è rigorosamente maggiorenne

particolarmente impressionabile, consigliamo vivamente di non guardare se NON avete FEGATO.

Dopo aver visto questo video ( mai in vita mia visto una cosa del GENERE )

OIO
5 Aprile 2022 18:36

I CIVILI DI MARIUPOL CONDIVIDONO LE LORO TESTIMONIANZE CON GIORNALISTI


STRANIERI

ASSOLUTAMENTE DA MANDARE IN ONDA:

https://southfront.org/civilians-from-mariupol-share-their-testimonies-with-foreign-journalists/

Pico
5 Aprile 2022 18:35

ooooopppssss! ta a vedere che….il comico mediatico-statista lo hanno preso con le mani nella
marmellata?

Rispondi
Aprile 2022 18:35

l combattente “Aydar”* ha raccontato come le forze armate ucraine collocano i mortai nelle
“ambulanze”
Denis Nuryga, sergente minore di Aidar* (un’organizzazione bandita nella Federazione Russa), che
è entrato in Russia e si è arreso ai nostri militari, ha detto che l’esercito ucraino si traveste da
medico e usa le ambulanze per spostarsi. Gli ucraini stanno installando mortai all’interno
dell’ambulanza.
VIDEO: https://ren.tv/news/v-mire/958425-serzhant-aidara-zaiavil-chto-voennye-vsu-
peredvigaiutsia-na-skorykh

Stefano Varanelli
5 Aprile 2022 18:33

Eh però Capuozzo. Lei dice di ragionare con la sua testa ma in realtà (mi correga se sbaglio) sta
citando paro paro il comunicato stampa del ministero della difesa russo. Quasi parola per parola. E
come tale mi sembra che prenda per FATTI quelle che in realtà sono solo le dichiarazioni dei russi.
In realtà NON è vero che i Russi se ne sono andati da Bucha il 30 marzo.
E non è vero che i primi video dei morti sono cominciati ad apparire solo il 3.
Apprezzo molto la sua voglia di non unirsi al coro… purché poi non ci si unisca al coro della
disinformazione russa.

Rispondi
VIsualizza le risposte (1)

IOIO
5 Aprile 2022 18:31

Al Jazeera ha mostrato come le forze armate usano un’ambulanza per spostarsi


https://ren.tv/news/v-mire/957637-vsu-ulichili-v-ispolzovanii-mashin-skoroi-dlia-peredvizheniia

Rispondi

Capuozzo:Donna in travaglio: l’esercito ucraino a Mariupol ha portato via cibo alle donne incinte
Marianna Vyshemirskaya, una donna in travaglio di Mariupol, diventata l’eroina di un falso, ha
raccontato come l’esercito ucraino ha portato via il cibo alle donne incinte . Marianna
Vyshemirskaya, che è diventata l’eroina di un falso mediatico occidentale su un “attacco aereo
russo in un ospedale di maternità” a Mariupol, ha raccontato a Izvestiya come l’esercito ucraino ha
preso il cibo dalle donne incinte che è stato preparato dal personale dell’ospedale di maternità.

Rispondi
VIsualizza le risposte (1)
5 Aprile 2022 18:23

Fabry
5 Aprile 2022 18:21

Capuozzo…Lei non sa quanto io sia solidale con Lei. E’ una impresa Donchisciottesca far
ragionare che ha già uno spartito davanti a prescindere. E ancora più meritevole la concretezza
dovuta all’esperienza (Vera la Sua, non come quella di certi “virologi” sterminatori di verità) che Le
ha fatto mettere in fila l’analisi oggettiva degli eventi. Sono certo che la pelle dura che si è fatto sul
terreno Le impedirà di inorridire troppo, di fronte al modo surreale con cui all’occorrenza Lei verrà
cancellato. E’ l’esperienza che abbiamo fatto in 2 anni di grida inascoltate per la verità, di fronte a
un assurda crudeltà giustificata con la scienza.
IOIO
5 Aprile 2022 18:11

Dichiarazione del rappresentante della Russia V. Nebenzya al Consiglio di sicurezza delle Nazioni
Unite:
▫️Le accuse dell’Ucraina contro l’esercito russo non sono supportate da alcuna prova.
▫️Centinaia di persone sono pronte a testimoniare sui crimini dei neonazisti in Ucraina.
▫️Neonazisti e radicali si distinguono per una crudeltà senza precedenti nei confronti della
popolazione civile, che usano come “scudo umano” e installano artiglieria e MLRS vicino alle
case.”

Ernesto De Pascalis
5 Aprile 2022 18:07

Resta il fatto che lo stesso 2 aprile,una volta ritirato si il contingente diVladimir Puti n , la testata
Ucraina Unian scriveva: «Nella città liberata le unità speciali della polizia ucraina hanno iniziato a
ripulire l’area dai sabotatori e complici delle truppe russe. La polizia sta facendo tutto il possibile
per ripristinare la legge e l’ordine nelle città liberate. Da La Verità di oggi. Quindi la testata ucraina
non parlava di morti per le strade. Quei corpi sono di “sabotatori” e “collaboratori” dei russi?

Bufera su Toni Capuozzo dopo i dubbi sul


massacro di Bucha: tutti contro il giornalista

07 aprile 2022

In molti non hanno gradito le parole di Toni Capuozzo sulla strage di Bucha. Il giornalista e storico inviato di
guerra nel corso dell’ultima puntata di Quarta Repubblica, ospite di Nicola Porro, ha sollevato dei dubbi sul
massacro nella cittadina d’Ucraina, ricevendo una valanga di insulti e vedendosi ritirato anche un premio
che aveva ricevuto, come ha comunicato lui stesso su Twitter: “Con un messaggio la Fondazione Premio
Ischia mi comunica che il ritiro del Premio concessomi a suo tempo è la richiesta di un'associazione.
Cestinata e stima rinnovata. Grazie”.

Capuozzo non si sta quindi strappando i capelli per ciò che gli viene detto in seguito alle domande
che si è posto in televisione: “I tempi che non convincono. Il video di Bucha va in onda il 1 aprile
sulle tv ucraina e non vengono mai citati i morti. Eppure Bucha è una città piccola, possibile
nessuno gli abbia detto dei morti per strada?. Il 2 aprile, il giorno dopo, un video della polizia
ucraina mostra le devastazioni, ma c’è un solo corpo, di un militare russo, che viene lasciato sul
ciglio della strada. Solo il 3 iniziano a girare le immagini dei morti. Da dove sono saltati fuori quei
corpi?. Quando uccidi una persona con un colpo di pistola alla tempia, ci sarebbero delle pozze di
sangue. Possibile che dopo 4 giorni nessuno ha messo un lenzuolo pietoso sopra i morti?”.

La Palombelli zittisce Chicco Testa: “Gli Usa stanno


allungando la guerra”. I giochi di potere

Secondo Capuozzo, attaccato in massa sui social, è doveroso porsi dei dubbi perché, se è vero che “i
russi sarebbero capaci di realizzare stanze della tortura e uccidere i civili a sangue freddo” è
altrettanto vero che “anche gli ucraini con l’acqua alla gola sarebbero in grado di mettere in piedi
una messa in scena per coinvolgere il mondo”. La richiesta del giornalista è di aprire un’indagine
internazionale per stabilire la verità dei fatti su un episodio clou della guerra tra Russia ed Ucraina.

L'Aria Che Tira, Franco Cardini e le ragioni della Russia contro l'Ucraina: il paragone fa esplodere
Parenzo. Myrta Merlino allibita

Giada Oricchio 14 marzo 2022

Franco Cardini analizza l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e manda su tutte le furie David
Parenzo: “Ma siamo su Scherzi a parte?!”. La controreplica: “Lei dice falsità, non rida!”.

Nel corso della diretta del talk politico “L’Aria che tira”, lunedì 14 marzo, Myrta Merlino, gli
inviati in Ucraina e i suoi ospiti cercano di raccontare la guerra e ragionano sui negoziati per un
immediato cessate il fuoco. In collegamento, lo storico Cardini prima rispedisce al mittente le
accuse di essere filoputiniano (aveva detto: “la Nato da anni provoca la Russia con i missili”, nda):
“E’ una sciocchezza che dicono i social e scrivono i siti, non mi offendo e non escludo che in Italia
ci siano dei veri filo-putiniani”, poi sottolinea: “Non sono affatto antiucraino, si tratta di ristabilire
la verità che i media tendono a coartare. Cerco solo di spiegare alcune ragioni dei russi, quando c’è
una guerra le ragioni sono sempre da una parte e dall’altra. Se affermo che Hitler amava i fiori, gli
animali e i bambini non faccio una considerazione filonazista, descrivo le sue caratteristiche”.

Parole che hanno fatto sussultare il giornalista David Parenzo secondo il quale Hitler “avrà pure
detto buongiorno a qualcuno, ma resta sempre Hitler”. Il professore emerito dell'Istituto Italiano di
Scienze Umane alla Scuola Normale Superiore di Pisa ha continuato nei paragoni citando Bush
“gentile con i tori del suo ranch mentre bombardava a tappeto le città dell’Afghanistan e Iraq”. E
Parenzo si è ribellato di nuovo: “Bah, ma professore che paragoni sono?! Sarò limitato io ma non li
capisco”.

Nemmeno Merlino è riuscita a seguire il ragionamento di Cardini e ha provato a riportare la


discussione nell’alveo della cronaca: l’Ucraina rasa al suolo dalle truppe russe. Ma lo studioso se
n’è uscito con una considerazione stupefacente: “E’ un rullo compressore che in questo momento
sta facendo il possibile per ridurre al minimo le perdite dei civili e mandare via gli ucraini così da
conquistare prima le città. I corridoi umanitari non funzionano da nessuna parte e questo non è
colpa dei russi”.

Il conduttore di “In Onda” ha sospirato sconcertato facendo notare che Putin è l’aggressore: “Ma
sono gli aggressori. L’obiettivo di Putin è chiaro: fare dell’Ucraina uno stato vassallo come la
Bielorussia di Lukashenko. Rispetto il professore ma se i fatti cozzano con le opinioni anche un
intellettuale come Cardini dovrebbe ragionare sui fatti e non sulle opinioni e questa è la gravità del
suo atteggiamento”. Il delirio dialettico tra ipotesi di armi chimiche, reminiscenze storiche e
repliche puntute è andato avanti per quasi un’ora. “Intellettuale sarà lei, io sono insegnante. Lei dice
una falsità quando sostiene che in Ucraina c’è un sistema democratico. L’UE ci ha proibito di
vedere la televisione russa. E non faccia quella faccia, non c’è nulla da ridere” ha affermato
perentorio Cardini. Sempre più incredula Merlino, mentre Parenzo è andato all’attacco: “Io da lei
mi aspetto qualcosa di più! Ma cosa le è successo? Non ci faccia lezioni! Churchill diceva che i
sistemi democratici sono imperfetti, non occorre lei! Dice delle cose incredibili”. Urla e divergenze
insanabili (anche con lo scrittore Alan Friedman) fino ai fuochi d’artificio finali.

Cardini ha osservato: “Sapete come si ferma Putin? Teme solo le sanzioni, quindi perché non offrire
lui un alleggerimento?” e Parenzo stremato, mani nei capelli, mani in faccia, senza né detti né fatti,
ha risposto: “Siamo a Scherzi a parte? Dai su, siamo al Muppet show”. E mentre Merlino salutava i
telespettatori e l’immagine sfumava si è sentito forte e chiaro dal professore: “Non mi invitate più”.

LA CRISI RUSSO-EURO-NATO IN CORSO


(2014 – …?). Di Franco Cardini
 16 Marzo 2022
 Esprimo alcune posizioni, in ordine sistematico
(quanto meno nelle mie intenzioni) a proposito della guerra tra Russia e NATO in atto, con teatro
principale almeno provvisorio, purtroppo per gli ucraini, il territorio ucraino: [1]

1. L’attuale guerra è un episodio (per ora l’ultimo cronologicamente parlando) di una fase della
“riprogettazione dell’ordine mondiale” avviata con l’inizio dell’amministrazione Biden negli USA e
caratterizzata da tre aspetti salienti: a. la ripresa forte, con il binomio Biden-Harris, della
tradizionale politica del Partito Democratico statunitense, che consiste nella fede nel “manifesto
destino” della nazione americana facente centro sul principio che interesse statunitense e libertà-
diritto alla felicità del genere umano coincidono; b. consapevolezza dell’obiettivo declino
dell’egemonia mondiale della superpotenza statunitense dopo il “picco” dell’inizio degli Anni
Novanta (gli anni della maldestra “profezia” di Francis Fukuyama); c. consapevolezza profonda della
necessità di “distrarre” l’opinione pubblica statunitense ( e mondiale) dallo spettacolo del declino
degli USA, dall’impoverimento socioeconomico e culturale del popolo statunitense all’enormità
insostenibile del debito pubblico ed estero ecc., costringendo gli USA e il mondo a guardare altrove,
allo scenario mondiale; e ciò a qualunque costo, anche a quello di una guerra. Difatti ne hanno
scelta una: quella con la Russia, a meno che non sia possibile anche là il golpe della “Rivoluzione
arancione”, magari provocata dagli oligarchi che attualmente possono essere più o meno
putiniani, ma che sono sempre e comunque, in quanto appunto “oligarchi” (pertanto una lobby
plutocratica, affaristica e imprenditoriale), spettatori sensibili nonché in parte coprotagonisti del
turbocapitalismo che governa o comunque dirige il pianeta.
2. L’attuale guerra non è cominciata alla fine del febbraio 2022 con l’aggressione russa all’Ucraina,
bensì nel 2014 con il golpe che a Kiev rovesciò il governo legittimo di Janukovich (com’era
avvenuto nel 2003 con la “rivoluzione delle rose” in Georgia e con quella “arancione” del 2004-
2005 in Ucraina) e avviò un primo tentativo, con il governo Poroshenko, di passare dalla parte
formale dell’Unione Europea, cioè sostanzialmente da parte della NATO; con episodi infami, come
il massacro degli inermi cittadini russi a Odessa da parte delle milizie estremiste ucraine
(2.5.2014).[2]
3. Il “protocollo di Minsk” concordato il 5.9.2014 tra Russia, Ucraina e comunità russofone del
Donbass sotto egide dell’OSCE aveva concordato ampie autonomie per il Donbass stesso; nel

I Protocolli di Minsk

contempo la NATO si era impegnata (lo faceva del 1991) a non cercare ulteriormente di
avanzare verso est.

4. Il “protocollo di Minsk” è stato disatteso sia dalla NATO, che soprattutto col governo Želensky ha
trattato il passaggio dell’Europa all’UE (cioè sostanzialmente alla NATO, con avanzata verso est
della sua linea missilistica ”difensiva”) mentre il governo ucraino ha intensificato almeno dal 2015
la repressione contro i gruppi politici stimati “filorussi” e le azioni militari contro le comunità del
Donbass e le sevizie ai cittadini “non allineati”.[3]
5. Il governo russo ha più volte ammonito quello ucraino affinché violenze e prevaricazioni cessassero
e nel dicembre 2021 ha ufficialmente inoltrato al governo statunitense una proposta di accordo
sulla situazione ucraina. Tutti gli appelli sono rimasti inevasi e i media occidentali non ne hanno
parlato.[4]
6. A questo punto la Federazione Russa poteva affidarsi solo alle armi per le tutela delle due
autoproclamate repubbliche del Donbass; e doveva farlo al più presto per precedere un eventuale
ingresso ucraino nella NATO. Da qui il discorso televisivo di Putin della notte del 25.2.2022.
7. Scelte come l’invio di armi all’Ucraina in un momento di conflitto sono formalmente atti di guerra
della NATO contro la Russia; solo la moderazione e il senso di responsabilità del governo della
Federazione Russa ci salvano da una risposta legittima, che coinciderebbe a questo punto con una
guerra mondiale.

8. Il “pogrom” di Odessa.

Aggressione di uno stato sovrano? Benissimo: proceda pure la corte dell’Aja contro la
Federazione Russa. A quando i processi contro la NATO (posta sotto alto comando USA)
per Serbia 1998-9, Afghanistan 2001, Iraq 2003, Georgia 2004-13 (l’infame governo del
criminale Saak’ashvili), Libia 2011, Siria 2011.[5]

9. Le sanzioni contro la Russia le paga la Russia, ma anche l’Europa; gli USA e la NATO, che pagano
pochissimo, se ne fregano.[6]
10. La verità ultima, da tener bene presente, è che quella in corso è una guerra scatenata dalla NATO
direttamente contro la Russia per sovvertire l’ordinamento interno di quel paese e distogliere
l’opinione pubblica statunitense e mondiale dalla rovina nella quale il governo Biden sta
precipitando gli USA e indirettamente contro l’Europa, asservita alla NATO e a rischio di trovarsi in
prima linea in caso di estensione del conflitto.[7]
11. Ma veniamo all’Europa e all’Italia, presumibilmente vittime del conflitto e a quanto pare
felicissima d’inasprirlo. L’invio di armi all’Ucraina in un momento di conflitto rappresenta
formalmente una atto di guerra della NATO contro la Russia. Dal 1914 al 1917 l’America mandava
aiuti all’Inghilterra con la scusa della legge sugli affitti e i prestiti: il Kaiser affondava i convogli
inglesi con i sottomarini. Alla fine però è scoppiata anche la guerra: cerchiamo di non arrivare a
questo. Quanto alle sanzioni contro la Russia: paga la Russia, ma anche l’Europa mentre gli USA e
la NATO, che pagano pochissimo, se ne fregano. Preoccupanti comunque le notizie del 15 u.s. dagli
States: se Želensky comincia a dar segni di cedimento (che sarebbe piuttosto ragionevolezza),
attorno a lui spuntano “falchi” che rifiutano ogni sorta di trattativa e sembrano trovare una sponda
inattesa negli ambienti vicini al presidente Biden, che per la sua cronica indecisione viene messo in
difficoltà. Entra a gamba tesa nel dibattito anche l’ineffabile Mike Pompeo, il “superfalco”, anche
lui per la linea dura. C’è da chiedersi se tutto ciò non sia per caso sintomo di qualcosa che bolle in
pentola. La storia è imprevedibile. Se nelle prossime ore o nei prossimi giorni avvenisse qualcosa
d’inatteso, che rimettesse tutto in discussione, non ci sarebbe da stupirsi. Magari qualcosa di grave
da attribuirsi subito e facilmente ai russi – “che bisogno abbiamo dei testimoni?” -, una specie di
nuovo “incendio del Reichstag”. Che cosa significa la vaga ma ostinata insinuazione, circolante in
molti ambienti giornalistici e addirittura militari, che i russi potrebbero usare “le armi chimiche”,
un’eventualità obiettivamente remota in questo tipo di conflitto?

Franco Cardini
[1] Consiglio la preliminare consultazione di: Grand Atlas du monde, dir. p. F. Tétart, Paris 2013;
La gèopolitique mondiale en 40 cartes, Paris 2022; Le bilan du mone – “Le Monde”, Hord Série,
éd 2002, Paris 2022: La Russia cambia il mondo, “Limes”, 2, 2002.

[2] O.Boyd-Barrett, Western Mainstream Media and the Ukraine Crisis, Routledge 2016.

[3] Cfr.rapporto OSCE 15.4.2016, PC.SHDM.NGO/17/16.

[4] Ma cfr. “Il Manifesto”, 15.12.2021.

[5] Cfr. M. D. Nazemroaya, La globalizzazione della NATO, Bologna 2014; D. Ganser, Breve
storia dell’impero americano, Roma 2021.

[6] Cfr. M. Fulgenzi, La guerra delle sanzioni, Rimini 2021.

[7] Cfr. A. Bedini, L’Italia “occupata”. La sovranità militare italiana e le basi USA-NATO;
Rimini 2013;[7]

Toni Capuozzo a Quarta Repubblica: "Le menzogne del


ministro ucraino", una sporca verità sulla guerra

Sullo stesso argomento:


ranceschini, assunzioni sospette. La Corte dei conti boccia il ministro, cosa non tornaFrancesco
Specchia

Zachistka, lo "sgombero" brutale di Bucha: come hanno massacrato i civili (porta a


porta)@libero_officialIgor

ui Quarta Repubblica, il programma del lunedì sera condotto da Nicola Porro su Rete 4. Si parla,
ovviamente, della guerra in Ucraina, dell'offensiva di Vladimir Putin, che non può che essere al
centro di ogni cronaca nella serata di lunedì 21 marzo.

A fare il punto sul conflitto, ospite in studio, ecco Toni Capuozzo, che come sempre offre un punto
di vista sfaccettato, non scontato, su quel che sta accadendo a Kiev e dintorni. E Capuozzo muove
da una considerazione: "In tutto l'Occidente nessuno parla di pace, nessuna guerra va come all'inizio
è stata pensata", rimarca.

Dunque, una riflessione sulla Cina e sul suo ruolo nelle negoziazioni: "È realistico che il ministro
ucraino dica vinceremo?", premette con domanda retorica. "L'unica voce moderata è stata quella
della Cina", aggiunge smarcandosi in modo netto da chi punta il dito contro Pechino senza
soluzione di continuità per presunte negligenze nelle trattative.
Quindi, sul nostro esercito, Toni Capuozzo ricorda: "I militari italiani sono tra le persone più
pacifiche che io conosca perché hanno visto cosa è la guerra". Infine, ricorda come "c'è una
propaganda di Kiev. A Mariupol c’è il battaglione Azov e chi sta entrando nella città sono i soldati
irregolari che hanno un conto in sospeso con loro", conclude Capuozzo ricordando come gli orriri
della guerra si consumino su ogni fronte.

Toni Capuozzo contro Volodymyr Zelensky:


"Gioca alla roulette russa e spera
nell'incidente"

Il gioco di Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin? "La roulette russa". Toni Capuozzo sulla
guerra in Ucraina non ci va per il sottile, criticando una e l'altra parte. Anche se il giornalista, ex
vicedirettore del Tg5, non può fare a meno di notare che tra i due il presidente ucraino "mi sembra il
più baldanzoso". Sulla rassegna di Nicola Porro, Capuozzo ricorda che Zelensky "è un grande
comunicatore: al Congresso americano ha citato Pearl Harbour e l’11 settembre. Ha detto di avere
un sogno, come Martin Luther King, e quel sogno sono i cieli di Ucraina liberi: la no fly zone".

Ma c'è di più, perché il giornalista è certo che "quando temiamo un incidente ai confini con la Nato,
dobbiamo ricordare che, invece, lui se lo augura". La riprova? I negoziati che ancora non hanno
trovato un punto in comune. Anche in questo caso per Capuozzo il più intransigente rimane l'ex
attore che "pensa che l’esercito russo possa arenarsi alla periferia della capitale". In ogni caso per
la Russia l'invasione si è dimostrata un flop: "Putin ha perso il bluff della guerra lampo, e il suo asso
nella manica è uno solo: sa che la Nato resterà distante dal campo di battaglia

Le accuse ad aggressore e aggredito non finiscono qui. A non andare giù a Capuozzo il continuo
scaricare le colpe. Sia durante la strage di Donetsk che in quella di Mariupol il mondo intero ha
assistito a una serie di accuse incrociate. Da qui l'amara conclusione: "Il fatto è che, persino più
importante delle bombe, si combatte la grande guerra della propaganda

civili di Mariupol condividono le loro


testimonianze con giornalisti stranieri
40 3 1 Condividere2 143 Supporta Fronte Sud

Sempre più civili vengono evacuati da DPR, soldati russi di Mariupol. La gente ha passato un
mese, nascosta negli scantinati, senza cibo, acqua, gas o elettricità. Coloro che sono riusciti a
fuggire da Mariupol o sono sopravvissuti in distretti recentemente messi in sicurezza
confermano il benvenuto ai militari russi e confermano che molti di loro sono stati
deliberatamente bombardati dai cecchini e dall'artiglieria Azov.
I civili che sono diventati vittime della crudele guerra nazista vengono ora interrogati da giornalisti
stranieri, che sono sorpresi di scoprire la verità.

I crimini commessi dai militanti nazisti a Mariupol possono avere i seguenti motivi:

 impedire l'evacuazione dei civili che vengono usati come scudo umano, creare un panico volto a
rallentare l'operazione di rastrellamento DPR/Russia in città;
 sentendosi superiori con le armi, arrabbiati, si sentono liberi di uccidere chiunque, non importa
perché, derubano deliberatamente proprietà civili, rubano le loro ultime scorte di cibo, ecc.;
 fare colpi più orribili dalla città per accusare i russi di crudeltà disumana.

Mentre le unità della DPR e della Russia avanzano a Mariupol, appaiono sempre più testimonianze
oculari di crimini di guerra dell'AFU. Questo contenuto viene eliminato dai social media MSM
come Facebook, Instagram, Twitter, ecc. Continueremo a fornire tali testimonianze video con
sottotitoli in inglese o con una narrazione fuori campo.

Incoraggiamo i nostri lettori e spettatori che sono disposti e in grado di tradurre e dare voce a tali
video in inglese di inviarci un'e-mail: info@southfront.org e southfront@list.ru (è meglio scrivere a
entrambe le e-mail).

ALTRO SULL'ARGOMENTO:
https://www.iltempo.it/esteri/2022/04/06/news/giampiero-massolo-pace-impossibile-bucha-massacro-
tregua-negoziati-errore-divisione-putin-stasera-italia-31122323/

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