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Home > Cronache internazionali > Emmanuel Todd: ‘La Terza Guerra Mondiale è iniziata’
Redazione
15 Gennaio 2023 - 01.50
Oltre allo scontro militare tra Russia e Ucraina, l’antropologo insiste sulla
dimensione ideologica e culturale di questa guerra e sull’opposizione tra
l’Occidente liberale e il resto del mondo che ha acquisito una visione
conservatrice e autoritaria. I più isolati non sono, secondo lui, quelli che sono
ritenuti tali.
È ovvio che il conflitto, nel passare da una limitata guerra territoriale a uno
scontro economico globale, tra tutto l’Occidente da una parte e la Russia
sostenuta dalla Cina dall’altra parte, è divenuto una guerra mondiale.
Perché questo titolo?
Quindi c’è stata una sorta di malinteso. Ma è ovvio che il conflitto, nel passare
da una guerra territoriale limitata a uno scontro economico globale, tra
l’intero Occidente da un lato e la Russia sostenuta dalla Cina dall’altro, è
diventato una guerra globale. Anche se le violenze militari sono più deboli
rispetto a quelle delle precedenti guerre mondiali.
Uno dei paradossi che devo affrontare è che la Russia non mi pone problemi
di comprensione. È qui che sono più fuori passo rispetto al mio ambiente
occidentale. Capisco l’emozione di tutti, è mi risulta doloroso parlare come
uno storico freddo. Ma quando pensiamo a Giulio Cesare che cattura
Vercingetorige ad Alesia, portandolo poi a Roma per celebrare il suo trionfo,
non ci si chiede se i romani fossero cattivi o carenti di valori. Oggi, in
emozione, in sintonia con il mio paese, posso vedere l’ingresso dell’esercito
russo nel territorio ucraino, bombardamenti e morti, distruzione di
infrastrutture energetiche, ucraini che crepano di freddo per tutto l’inverno.
Ma per me, il comportamento di Putin e dei russi è leggibile altrimenti e vi
dirò in che modo.
Tanto per cominciare, ammetto di essere stato preso alla sprovvista all’inizio
della guerra, non ci credevo. Oggi condivido l’analisi del geopolitico “realista”
americano John Mearsheimer. Quest’ultimo ha fatto la seguente osservazione:
ci dicevano che l’Ucraina, il cui esercito era stato preso in mano dai soldati
della NATO (americani, britannici e polacchi) almeno dal 2014, era quindi
membro di fatto della NATO e che i russi avevano annunciato che non
avrebbero mai tollerato un’Ucraina membro della NATO. Questi russi fanno
quindi, (come Putin ci ha spiegato il giorno prima dell’attacco) una guerra che
dal loro punto di vista è difensiva e preventiva. Mearsheimer ha aggiunto che
non avremmo motivo di rallegrarci di qualsiasi difficoltà dei russi perché,
poiché per loro si tratta una questione esistenziale, quanto più questa dovesse
risultare dura, tanto più loro colpirebbero con forza. L’analisi sembra essersi
verificata. Aggiungerei un complemento e una critica all’analisi di
Mearsheimer.
Questa guerra è quindi diventata esistenziale per gli Stati Uniti. Non più della
Russia, non possono ritirarsi dal conflitto, non possono mollare. Questo è il
motivo per cui stiamo ormai dentro una guerra infinita, dentro uno scontro il
cui risultato deve essere il crollo dell’uno o dell’altro.
I quali?
Per il complemento: quando si dice che l’Ucraina era di fatto membro della
NATO, non si va abbastanza lontano. La Germania e la Francia erano diventate
da parte loro partner minori della NATO e non erano a conoscenza di ciò che
si tramava in Ucraina a livello militare. Abbiamo criticato l’ingenuità francese
e tedesca perché i nostri governi non credevano nella possibilità di
un’invasione russa. Certo, ma perché non sapevano che americani, britannici
e polacchi potevano consentire all’Ucraina di poter condurre una guerra
allargata. L’asse fondamentale della NATO ora è Washington-Londra-Varsavia-
Kiev.
Nello spirito dei russi, Putin incarna (nel senso forte, cristico), questa stabilità.
E, fondamentalmente, i russi ordinari ritengono, come il loro presidente, di
fare una guerra difensiva. Sono consapevoli di aver commesso errori
all’inizio, ma la loro buona preparazione economica ha aumentato la loro
fiducia, non in confronto all’Ucraina (la resistenza degli ucraini è per loro
interpretabile, sono coraggiosi come dei russi, mai degli occidentali
combatterebbero così bene!), bensì di fronte a quel che chiamano “L’Occidente
Collettivo”, oppure “gli Stati Uniti e i loro vassalli”. La vera priorità del regime
russo non è tanto la vittoria militare sul terreno, quanto non perdere la
stabilità sociale acquisita negli ultimi 20 anni.
Lei spiega che i russi percepiscono questo conflitto come “una guerra
difensiva”, ma nessuno ha cercato di invadere la Russia e oggi, a causa
della guerra, la NATO non ha mai avuto così tanta influenza ad Est con i
paesi baltici che vi si vogliono integrare.
Quando guardiamo i voti delle Nazioni Unite, vediamo che il 75% del mondo
non segue l’Occidente, che a quel punto appare piccolissimo. Vediamo quindi
che questo conflitto, descritto dai nostri media come un conflitto di valori
politici, è a un livello più profondo un conflitto di valori antropologici.
Secondo lei, l’ingresso nella guerra dei russi è anche spiegato dal relativo
declino degli Stati Uniti …
Se fosse così, questa guerra non avrebbe avuto luogo. Una delle cose
sorprendenti in questo conflitto, e questo lo rende così incerto, è che pone
(come qualsiasi guerra moderna) la questione dell’equilibrio tra tecnologie
avanzate e produzione di massa. Non vi è dubbio che gli Stati Uniti abbiano
alcune delle tecnologie militari più avanzate, che a volte sono state decisive
per i successi militari ucraini. Ma quando si entra nella durata, in una guerra
di logoramento, non solo dalla parte delle risorse umane, ma anche di quelle
materiali, la capacità di continuare dipende dal settore della produzione di
armi più basso. E troviamo, vedendolo ritornare dalla finestra, la questione
della globalizzazione e il problema fondamentale degli occidentali: abbiamo
trasferito una proporzione tale delle nostre attività industriali che non
sappiamo se la nostra produzione di guerra può proseguire. Il problema viene
ammesso. La CNN, il New York Times e il Pentagono si chiedono se l’America
riuscirà a rilanciare le catene di produzione di questo o quel tipo di missile.
Ma non sappiamo se i russi sono in grado di seguire il ritmo di un tale
conflitto. Il risultato e la soluzione della guerra dipenderanno dalla capacità
dei due sistemi di produrre armamenti.
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