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Ora, di buoni testi che ci aiutino a comprendere quello che sta veramente succedendo
nei due casi ne abbiamo certamente bisogno, ricordando peraltro che, per giudicare la
qualità di un opera, si può ricorrere a criteri quali la conoscenza dell’argomento da parte
dell’autore, la sua creatività, l’onestà dei suoi propositi quali che siano le sue simpatie di
fondo, nonché la qualità della scrittura del testo, anche se a volte, pur rispettando tali
criteri, un autore può comunque seguire una qualche pista sbagliata. Ricorrendo
all’utilizzo di punti di orientamento come quelli accennati si può dire comunque che, nel
caso della Cina come in quello della Russia, a parere almeno di chi scrive, il numero dei
volumi pubblicati che può essere considerato di un certo interesse, che ci aiutino cioè a
testo che vale la pena di citare, il volume a cura di Michel Declos, Guerre en Ucraine et
nouvel ordre du monde, Editions de l’Obsevatoire, Parigi, 2023, che esce proprio in
questi giorni in Francia. Il conflitto ucraino marca tra l’altro, per gli autori,
un’accelerazione brutale della decostruzione dell’ordine mondiale fissato dai vincitori del
1945. La visione dei non occidentali rispetto a questa guerra indica la profondità della
frattura tra l’Ovest e il Sud globale, la cui base comune appare il risentimento verso il
primo.
Il ruolo della Russia
Cantaro appare particolarmente attento, nel nucleo centrale dell’opera, al ruolo della
Russia, tema cui è dedicata la parte più importante del testo.
Il conflitto armato è parte di un più ampio conflitto, afferma Cantaro, che ha radici
profonde che risalgono ai nodi venutesi a creare con il crollo dell’URSS.
Il baricentro tradizionale del pensiero conservatore russo è stato orientato nel tempo a
favore di una Russia come soggetto “altro” dall’Occidente, antagonista rispetto alle
pretese omologanti del modo di vita occidentale, costituendo una civiltà unica con una
sua missione universale. Tale pensiero ha alimentato nel tempo sentimenti revanscisti
quando subentra la convinzione che l’Occidente voglia mettere in discussione tale ruolo.
Putin ha intercettato questo radicato sentimento e dato forma politica al sogno
conservatore russo, attualizzazione e contestualizzazione iper-consevatrice dell’idea
russa. Viene ricercata una partnership egualitaria nell’ordine globale e una sfera di
influenza nello spazio post-sovietico, ciò che rappresenta un tentativo di risposta
organica alle domande inevase sull’identità post-sovietica del paese.
Nel testo di Cantaro sono compresi, in coerenza con lo spirito dell’opera, dei riferimenti
importanti agli antecedenti che hanno portato nel paese all’attuale situazione. In tale
quadro particolare attenzione è dedicata alla figura di Gorbaciov. Lo statista sovietico
aveva a suo tempo chiesto a gran voce l’avvio di un nuovo ordine mondiale, fondato
sulla cooperazione tra Est ed Ovest, tra Nord e Sud del mondo. Tra l’altro e per altro
verso egli contava sul fatto che l’Occidente lo avrebbe aiutato o quanto meno non
ostacolato nel suo tentativo di conciliare socialismo e democrazia. Ma l’Occidente,
sottolinea l’autore, lo lasciò colpevolmente affogare. Si aprì così la strada ad un
capitalismo selvaggio, all’affermarsi sulla scena di una ristretta oligarchia, insieme ad un
senso di frustrazione e di declino. Tutto ciò alla fine ha portato a Putin.
Bush in particolare ha seguito la strada dell’unilateralismo a stelle e strisce e della
dipendenza di Sud e Est dall’Occidente, arrivando anche all’umiliazione dell’Urss. Le
promesse fatte sulla sicurezza nazionale dell’URSS e della non estensione della Nato
verso i paesi dell’Europa dell’Est si rivelarono presto come promesse da marinaio.
Conclusioni
Chi scrive queste note si dichiara sostanzialmente d’accordo con le principali analisi e
conclusioni svolte dall’autore, salvo ovviamente su qualche aspetto delle stesse (così,
sul ruolo della Russia il suo pensiero non coincide del tutto con quello di Cantaro, ma
non è qui il caso di dilungarsi sulla questione) e quindi raccomanda certamente la lettura
del volume, come del resto degli altri sopra citati. Si segnala anche la scrittura limpida ed
elegante dell’opera.
Ne esce, come abbiamo visto, un quadro desolante della situazione attuale, frutto,
almeno in parte, riprendendo una nota frase di Gramsci, del fatto che la nostra epoca è
caratterizzata da un quadro in cui il vecchio sta morendo ma il nuovo non è ancora nato
e peraltro non si vede ancora bene all’orizzonte come esso si configurerà.
Se si vuole cercare da parte nostra una qualche osservazione critica al volume, si può
fare riferimento al fatto che nel testo sono inclusi alcuni capitoletti che hanno alla fine
poca attinenza con il principale tema trattato. Ci riferiamo in particolare alle pagine, pur
pregevoli, che appaiono la rielaborazione di alcune conferenze tenute dall’autore del
testo negli scorsi mesi e che sono dedicate all’analisi di alcuni aspetti delle figure di
Bruno Trentin e di Enrico Berlinguer, figure che pure costituiscono punti di riferimento
molto importanti della storia italiana del dopoguerra. Forse, omettendo tali passaggi, il
volume ne avrebbe guadagnato in compattezza e concentrazione.