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16 febbraio 2023 - 16:01 > Versione online

L’orologio della guerra, Antonio Cantaro


tra cronaca e storia
Il libro di Antonio Cantaro, professore di diritto costituzionale all'Università di Urbino,
“L’orologio della guerra, chi ha spento le luci della pace”, è insieme a quelli di Morin e di
Mini o Declos in Francia, tra quelli che aiutano la comprensione del conflitto in corso.
Premessa
Da parecchi anni ormai, da quando la Cina ha cominciato ad essere percepita nel
mondo come una potenza emergente in grado di sfidare progressivamente e con
successo i livelli economici, tecnologici, militari, finanziari, degli Stati Uniti, le
pubblicazioni relative ai vari aspetti di tale ascesa sono diventate quasi una valanga,
costituendo, di anno in anno, uno dei principali argomenti della saggistica edita in tutti o
quasi i paesi. Anche chi scrive si è lasciato tentare qualche anno fa dal tema ed ha
scritto un volumetto. Tale ondata di pubblicazioni continua ad essere ancora molto
sostenuta dopo tanto tempo e a non mostrare dei segni visibili di stanchezza, almeno a
quanto riusciamo a percepire; semmai sono un poco cambiati nel tempo i temi
maggiormente trattati nei volumi e questo anche in relazione al mutare della situazione.
Una cosa non dissimile sta accadendo ora alle questioni relative alla Russia ed
all’Ucraina, da quando in particolare, in quel 24 febbraio 2022, l’esercito russo ha
cominciato ad invadere il paese. Da allora anche tale argomento sta suscitato un’ondata
editoriale di grande rilievo, anche se non conosciamo i risultati in termini di vendita dei
testi, vendite che pensiamo siano comunque in media abbastanza significative. E
speriamo comunque che tale ondata di pubblicazioni si plachi, per la sola ragione che la
guerra cessi miracolosamente e molto presto, anche se tale speranza appare al
momento abbastanza flebile.
Ma, come nel caso delle pubblicazioni sulla Cina, in quelle sul conflitto russo-ucraino
molti dei volumi pubblicati, se non la gran parte, appaiono dei puri esercizi
propagandistici, per la gran parte totalmente ostili rispettivamente alla Cina e alla Russia
(come del resto gli articoli della quasi totalità della stampa italiana e più in generale
occidentale); in altri casi si tratta di opere messe su molto frettolosamente, e lo si vede
subito bene, per approfittare del rilevante coinvolgimento dell’opinione pubblica con il
soggetto, sperando in un qualche successo editoriale.
I libri sul conflitto
In tale abbondante letteratura vengono rispolverati tutti i temi possibili, e sono tanti, dalle
biografie del malefico Putin a quelle del buon Zelensky, dalla storia dei due paesi, al
conflitto culturale tra Oriente ed Occidente, alle ragioni della guerra, alle previsioni sul
futuro svolgimento delle operazioni e alle plausibili soluzioni finali, mentre non mancano
anche le descrizioni degli inevitabili viaggi dei coraggiosi giornalisti al fronte e così via. .

Ora, di buoni testi che ci aiutino a comprendere quello che sta veramente succedendo
nei due casi ne abbiamo certamente bisogno, ricordando peraltro che, per giudicare la
qualità di un opera, si può ricorrere a criteri quali la conoscenza dell’argomento da parte
dell’autore, la sua creatività, l’onestà dei suoi propositi quali che siano le sue simpatie di
fondo, nonché la qualità della scrittura del testo, anche se a volte, pur rispettando tali
criteri, un autore può comunque seguire una qualche pista sbagliata. Ricorrendo
all’utilizzo di punti di orientamento come quelli accennati si può dire comunque che, nel
caso della Cina come in quello della Russia, a parere almeno di chi scrive, il numero dei
volumi pubblicati che può essere considerato di un certo interesse, che ci aiutino cioè a

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comprendere la realtà e di cui infine si possa raccomandare la lettura, appare


abbastanza ridotto, che siano del caso a favore o contro i vari protagonisti o cerchino di
mantenere un certo equilibrio tra le parti. Ma per fortuna, comunque, ne esistono.
Il libro appena edito di Antonio Cantaro, professore di diritto costituzionale
all'Università di Urbino, L’orologio della guerra, chi ha spento le luci della pace,
Collana di fuoricollana.it, NTS Media, 2023, 16 euro, che esce più o meno in significativa
coincidenza con l’anniversario del primo anno di guerra, può essere certamente
annoverato tra questi.
Ma per altro verso lo studio di Cantaro non è il solo ad aiutarci a leggere il conflitto.
Segnaliamo incidentalmente, a questo proposito, tra l’altro, la tempestiva traduzione in
italiano dell’ultimo volume dell’ormai più che centenario ma vitalissimo Edgar Morin, con
il titolo Di guerra in guerra, Raffaello Cortina editore, 12 euro, o, ancora, il testo scritto
insieme da Franco Cardini, Fabio Mini ed altri, che ha avuto diverse e successive
edizioni, La storia in pericolo, La Vela, Lucca, 2022, 24 euro e infine quello dato alle
stampe dal solo Fabio Mini, L’Europa in guerra, PaperFirst, Roma, 2023, 16 euro. Ma
probabilmente trascuriamo qualche altro titolo importante.
La contestualizzazione
Il libro di Cantaro, come quello di Morin, non si soffermano molto sulla cronaca degli
eventi, ma si muovono piuttosto nel contesto del riconoscimento del fatto che tale guerra
non si può isolare dai suoi antecedenti e dai suoi contorni storici e geopolitici, né a
fortiori, in specifico dalle relazioni tra Stati Uniti e Russia.
In effetti, il volume parte dalla constatazione che con lo sviluppo della guerra ci si è
concentrati sulla vittime ucraine con tutte le loro sofferenze, nonché sull’esercito di Putin,
ma sottolinea come ci siano anche mandanti e complici delle vicende in atto, cosa di cui
pochi si sono occupati, mancando così una parte molto consistente di spiegazione della
realtà.
Il quadro in cui si muove il volume è in effetti quello della constatazione di uno scontro in
atto tra blocco atlantico e blocco euroasiatico, a tinte fortemente fondamentaliste.
Cantaro esamina in particolare il posizionamento nel quadro dei principali attori del
conflitto, gli Stati Uniti e la Russia in primo piano, Europa, Ucraina e Cina sullo sfondo.
L’entusiasmo statunitense per la guerra è, per l’autore, un tentativo di portare indietro le
lancette della storia o almeno di frenare l’ascesa dell’altro, di guadagnare tempo. Il fatto
che emerge è quello di un mondo che sta andando in una direzione diversa dai postulati
dell’ordine internazionale liberale emerso nel secondo dopoguerra, mentre le classi
dirigenti occidentali non vogliono risolversi ad una condivisione globale della leadership
economica e politica. Gli Stati Uniti in particolare ostacolano con tutti i mezzi la ricerca
da parte della popolazione mondiale fuori dal gioco occidentale (sette miliardi di
persone) e dopo secoli di umiliazione, ad avanzare verso lo sviluppo ed una piena ed
eguale dignità. Ma tale tentativo occidentale appare destinato a fallire e si sta già
rivelando dagli esiti molto problematici.
Per altro verso anche il testo di Mini sottolinea come gli obiettivi di fondo della guerra
siano per gli Stati Uniti anche quelli specifici di depotenziamento militare della Russia e
di depotenziamento economico dell’Europa. Cantaro rincara la dose sottolineando come
la guerra sia un veicolo che si propone anche di mettere fuori gioco l’idea di un’Europa
autonoma dall’Occidente atlantico e dialogante con il resto del mondo e come questo
conflitto sia peraltro l’anticipazione del contrasto politico, economico e militare nei
confronti della Cina. In sostanza per l’autore il Vecchio continente appare vittima e
complice allo stesso tempo dell’operazione, dal momento, tra l’altro, che gli interessi
degli Stati Uniti non coinciderebbero affatto con quelli della Ue.
L’analisi di Cantaro sembra essere simile su questo punto a quella di almeno un altro

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testo che vale la pena di citare, il volume a cura di Michel Declos, Guerre en Ucraine et
nouvel ordre du monde, Editions de l’Obsevatoire, Parigi, 2023, che esce proprio in
questi giorni in Francia. Il conflitto ucraino marca tra l’altro, per gli autori,
un’accelerazione brutale della decostruzione dell’ordine mondiale fissato dai vincitori del
1945. La visione dei non occidentali rispetto a questa guerra indica la profondità della
frattura tra l’Ovest e il Sud globale, la cui base comune appare il risentimento verso il
primo.
Il ruolo della Russia
Cantaro appare particolarmente attento, nel nucleo centrale dell’opera, al ruolo della
Russia, tema cui è dedicata la parte più importante del testo.
Il conflitto armato è parte di un più ampio conflitto, afferma Cantaro, che ha radici
profonde che risalgono ai nodi venutesi a creare con il crollo dell’URSS.
Il baricentro tradizionale del pensiero conservatore russo è stato orientato nel tempo a
favore di una Russia come soggetto “altro” dall’Occidente, antagonista rispetto alle
pretese omologanti del modo di vita occidentale, costituendo una civiltà unica con una
sua missione universale. Tale pensiero ha alimentato nel tempo sentimenti revanscisti
quando subentra la convinzione che l’Occidente voglia mettere in discussione tale ruolo.
Putin ha intercettato questo radicato sentimento e dato forma politica al sogno
conservatore russo, attualizzazione e contestualizzazione iper-consevatrice dell’idea
russa. Viene ricercata una partnership egualitaria nell’ordine globale e una sfera di
influenza nello spazio post-sovietico, ciò che rappresenta un tentativo di risposta
organica alle domande inevase sull’identità post-sovietica del paese.
Nel testo di Cantaro sono compresi, in coerenza con lo spirito dell’opera, dei riferimenti
importanti agli antecedenti che hanno portato nel paese all’attuale situazione. In tale
quadro particolare attenzione è dedicata alla figura di Gorbaciov. Lo statista sovietico
aveva a suo tempo chiesto a gran voce l’avvio di un nuovo ordine mondiale, fondato
sulla cooperazione tra Est ed Ovest, tra Nord e Sud del mondo. Tra l’altro e per altro
verso egli contava sul fatto che l’Occidente lo avrebbe aiutato o quanto meno non
ostacolato nel suo tentativo di conciliare socialismo e democrazia. Ma l’Occidente,
sottolinea l’autore, lo lasciò colpevolmente affogare. Si aprì così la strada ad un
capitalismo selvaggio, all’affermarsi sulla scena di una ristretta oligarchia, insieme ad un
senso di frustrazione e di declino. Tutto ciò alla fine ha portato a Putin.
Bush in particolare ha seguito la strada dell’unilateralismo a stelle e strisce e della
dipendenza di Sud e Est dall’Occidente, arrivando anche all’umiliazione dell’Urss. Le
promesse fatte sulla sicurezza nazionale dell’URSS e della non estensione della Nato
verso i paesi dell’Europa dell’Est si rivelarono presto come promesse da marinaio.
Conclusioni
Chi scrive queste note si dichiara sostanzialmente d’accordo con le principali analisi e
conclusioni svolte dall’autore, salvo ovviamente su qualche aspetto delle stesse (così,
sul ruolo della Russia il suo pensiero non coincide del tutto con quello di Cantaro, ma
non è qui il caso di dilungarsi sulla questione) e quindi raccomanda certamente la lettura
del volume, come del resto degli altri sopra citati. Si segnala anche la scrittura limpida ed
elegante dell’opera.
Ne esce, come abbiamo visto, un quadro desolante della situazione attuale, frutto,
almeno in parte, riprendendo una nota frase di Gramsci, del fatto che la nostra epoca è
caratterizzata da un quadro in cui il vecchio sta morendo ma il nuovo non è ancora nato
e peraltro non si vede ancora bene all’orizzonte come esso si configurerà.
Se si vuole cercare da parte nostra una qualche osservazione critica al volume, si può
fare riferimento al fatto che nel testo sono inclusi alcuni capitoletti che hanno alla fine

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poca attinenza con il principale tema trattato. Ci riferiamo in particolare alle pagine, pur
pregevoli, che appaiono la rielaborazione di alcune conferenze tenute dall’autore del
testo negli scorsi mesi e che sono dedicate all’analisi di alcuni aspetti delle figure di
Bruno Trentin e di Enrico Berlinguer, figure che pure costituiscono punti di riferimento
molto importanti della storia italiana del dopoguerra. Forse, omettendo tali passaggi, il
volume ne avrebbe guadagnato in compattezza e concentrazione.

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