Sei sulla pagina 1di 76

aggiornamenti

sociali
scoprire legami in un
mondo che cambia

04 2022
Focus Ucraina: una lettura Il dibattito in Francia in vista
a più voci del conflitto in corso delle prossime elezioni presidenziali
aggiornamenti sociali
anno 73 • numero 4 • aprile 2022

219-246 focus Ucraina


221-224 Giuseppe Riggio SJ Che cosa non possiamo permetterci
di perdere per costruire la pace
225-229 Maurizio Ambrosini Dalla guerra, una speranza?
Per una nuova politica dell’asilo in Europa
230-232 Drew Christiansen SJ Responsabilità di proteggere:
una risposta non solo militare
233-235 David Nazar SJ La dimensione religiosa del conflitto
236-240 Laura Silvia Battaglia Raccontare la guerra,
tra vecchi e nuovi media
241-242 Andrea Carobene Il web in guerra
243-246 Paolo Foglizzo Dalla pandemia alla guerra.
Spunti per attraversare un tempo turbolento
247-254 internazionali / Mariette Darrigrand
Le parole chiave delle presidenziali francesi
255-263 cantiere Italia / Maria Flavia Ambrosanio – Paolo Balduzzi
La legge di bilancio del Governo Draghi
264-267 infografica / Mauro Bossi SJ
Inquinamento farmaceutico
268-273 ecologia integrale / Christina Leaño – Erin Lothes
Vivere da cristiani la cura della casa comune. Il Movimento Laudato si’
Intervista a cura di Mauro Bossi SJ
274-279 fede&giustizia / Emanuela Gitto
Armida Barelli: la beatitudine della concretezza

281-288 letture&visioni
#democrazia fragile: T. Nichols, Il nemico dentro / C. Crouch,
Combattere la postdemocrazia / M. Valbruzzi (ed.), Come votano le
periferie
R. Lipsey, Hammarskjöld: etica e politica
Segnalazioni: Dostoevskij profeta del Novecento / Il futuro è un
viaggio nel passato / La diversità feconda

in collaborazione con
Focus Ucraina

A
lba del 24 febbraio 2022: l’ingresso delle truppe russe in Ucraina segna il
punto di non ritorno di un lungo periodo di crescenti tensioni tra i due Sta-
ti dell’ex Unione Sovietica. È l’escalation di un conflitto in corso da anni,
pressoché dimenticato dai media occidentali, che non è più circoscritto ad alcune
regioni ucraine (Crimea e Donbass), ma si estende all’intero Paese e finisce per coin-
volgere l’Europa, riportando alla memoria le paure dei tempi della Guerra fredda.
La decisione del presidente russo Putin di invadere l’Ucraina ha innescato una
serie di eventi e reazioni, la cui portata facciamo fatica a misurare fino in fondo,
ma possiamo già intuire che le conseguenze avranno un impatto duraturo su
tanti ambiti rilevanti della nostra vita come europei.
Ogni guerra porta con sé mali di ogni genere, come le notizie e le immagini
che ci raggiungono in questi giorni ancora una volta documentano. In primo luogo
ci sono le vite spezzate: quelle di chi muore sotto le bombe e quelle di chi deve
fuggire precipitosamente dalle proprie case e dal proprio Paese. Poi c’è l’impatto
sull’economia dei Paesi coinvolti più o meno direttamente, i rischi di danni am-
bientali, le ripercussioni sulle relazioni internazionali o sulla correttezza e la libertà
dell’informazione, giusto per citare alcune dimensioni di maggior rilievo.
Di fronte a un evento di questa portata non si può restare indifferenti: la gam-
ma delle reazioni è ampia, dal riemergere di timori che sembravano archiviati, co-
me la paura per un conflitto nucleare, alle manifestazioni di solidarietà
che si moltiplicano a favore del popolo ucraino. Anche noi, come
Redazione di Aggiornamenti Sociali, ci siamo sentiti interrogati
e sollecitati a cercare il modo migliore per riflettere sul conflitto
in corso, secondo lo stile che caratterizza la nostra lettura della
realtà. Per questo avete tra le mani un fascicolo leggermente
diverso nell’impaginazione: lo abbiamo fatto per evidenziare i
contributi sul conflitto, raccolti nel “Focus Ucraina”. Ritrovate lo
stesso titolo in una sezione del nostro sito internet, in cui pub-
blichiamo con regolarità aggiornamenti e nuove riflessioni.
Siamo ben consapevoli che i contributi che seguono
non esauriscono tutte le prospettive rilevanti e che
le analisi offerte risentono inevitabilmente dell’in-
calzare degli eventi. Ci sarà modo di ritornarci nel
futuro: intanto ringraziamo gli autori che hanno
collaborato in questa riflessione.
Il fascicolo va in stampa a metà marzo. L’au-
spicio è che quando lo riceverete la situazione
in Ucraina possa essere mutata in meglio e lo
possiate quindi leggere come testimonianza
del punto di inizio di un processo di costru-
zione della pace e non come riflessione sugli
orrori di una guerra in corso.
«Fintanto che ciascun uomo non
© Yan Boechat/VOA via https://commons.wikimedia.org/

sarà diventato veramente fratello


del suo prossimo, la fratellanza non
avrà inizio. Nessuna scienza e nessun
interesse comune potrà indurre
gli uomini a dividere equamente
proprietà e diritti. Qualunque cosa
sarà sempre troppo poco per ognuno
e tutti si lamenteranno, si invidieranno
e si ammazzeranno l’un l’altro».
Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov
focus ucraina

Che cosa non possiamo


permetterci di perdere
per costruire la pace

Giuseppe Riggio SJ
Direttore di Aggiornamenti Sociali,
<riggio.g@aggiornamentisociali.it>, @giuriggio

armamenti ● conflitto internazionale ● cooperazione internazionale ● guerra ●


pace ● papa francesco ● russia ● ucraina

Nonostante non mancassero le avvisaglie, lo scoppio della guerra in


Ucraina ci ha sorpreso, suscitando una vasta gamma di reazioni emotive,
comprensibili vista la vicinanza del conflitto e i Paesi che sono coinvolti.
In questo clima di tensione, rischiamo però di smarrire la lucidità e di
lasciarci guidare dalla logica divisiva della guerra. Quali elementi vanno
salvaguardati perché il percorso verso la pace non sia irrimediabilmente
compromesso, in Ucraina e non solo?

L’
invasione russa dell’Ucraina ha trasformato il conflitto regionale
del Donbass in una guerra che coinvolge l’intero continente euro-
peo. Si combatte a duemila chilometri di distanza dai nostri con-
fini, ma anche noi da giorni viviamo in un clima di guerra. Si tratta di una
conseguenza comprensibile, inevitabile per molti aspetti, di un evento che
ci tocca nel profondo e ha suscitato una vasta gamma di reazioni.

Clima di guerra
Siamo passati dall’incredulità iniziale allo smarrimento e alla preoc-
cupazione per uno scenario di guerra che ci illudevamo non potesse più
verificarsi nel nostro continente e che risveglia timori da tempo sopiti, so-
prattutto per quanto riguarda il ricorso ad armamenti nucleari. La strenua
e per molti versi inattesa resistenza del popolo ucraino e del suo presidente
Volodymyr Zelenskyy, talora riletta come una drammatica riproposizione
della lotta tra Davide e Golia, e le proteste dei cittadini russi contro la
guerra, in aperta sfida alla narrazione ufficiale del loro Governo, suscitano
in noi un miscuglio di emozioni che vanno dall’ammirazione, allo sgo-

Aggiornamenti Sociali aprile 2022 (221-224) • 221


mento e all’impotenza. Lo stesso accade di fronte alla tragedia umanitaria
che si sta consumando, la più grave in Europa dai tempi della Seconda
guerra mondiale con milioni di profughi in fuga. La vicinanza geografica
e la presenza di una numerosa comunità ucraina nel nostro Paese ci rende
particolarmente sensibili a questi avvenimenti, come testimoniano tante
e concrete manifestazioni di solidarietà. Inoltre, viviamo in presa diretta
quanto accade grazie al flusso ininterrotto di notizie in cui siamo immersi,
che ci raggiungono attraverso i media tradizionali e i canali social.
Tuttavia, questo clima di guerra, in cui la partecipazione emotiva
gioca un ruolo molto importante, porta con sé una radicalizzazione
delle posizioni, una netta contrapposizione tra schieramenti, che è na-
turalmente foriera di divisione. In questo senso la guerra è radicalmente
opposta alla pace, che nella sua etimologia rinvia all’unire, al legare, al
tenere insieme. Per questo, oggi risuonano con particolare forza le parole di
Pio XII, pronunciate nel 1939 per scongiurare il conflitto mondiale: «Nulla
è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra». Ascoltarle in questo
momento significa lasciarci provocare da esse, per chiederci che cosa non
possiamo permetterci di perdere di vista perché la pace non sia irrimedia-
bilmente compromessa, in una prospettiva che va oltre il conflitto ucraino.

Proteggere il pluralismo dalle semplificazioni


Non possiamo perdere la lucidità nel riconoscere che su una questione
così grave e delicata come un conflitto armato in Europa è legittimo
che vi siano posizioni diverse, interpretazioni anche distanti sulle sue
cause e le soluzioni percorribili. Ed è legittimo e importante, espressio-
ne della democrazia a cui teniamo, che le varie opinioni possano essere
espresse e dibattute in modo civile, che possano essere smentite se si tratta
di disinformazione, ma il tutto in un confronto aperto e non in un’a-
rena di gladiatori, come purtroppo accade sempre più spesso. Altrimenti
nemmeno noi saremmo distanti dall’imposizione di un pensiero unico, da
una forma surrettizia di censura, che invece giustamente rimproveriamo ai
regimi come quello russo.
Non possiamo perdere di vista la complessità della realtà, sfuggen-
do alla sfida di accoglierla: il rischio è di cadere nei cortocircuiti delle
generalizzazioni e delle semplificazioni, che finiscono per causare profonde
e ingiuste ferite, le quali richiedono tempi lunghi prima di poter essere
riconciliate. L’aggressione decisa da Putin e da quanti lo sostengono
non può tradursi automaticamente in una messa sotto accusa di ogni
cittadino russo, come purtroppo è accaduto. Non possiamo dimenticare
quanti hanno preso posizione contro la guerra sapendo di andare incontro
a gravi conseguenze e rischi per la propria sicurezza. Allo stesso modo
è necessario ricordare la controinformazione sistematicamente praticata
dai media russi sulla situazione in Ucraina e non solo, che ha riguardato

222 • Giuseppe Riggio SJ


focus ucraina

anche i giovani soldati di leva inviati a combattere una guerra decisa da


un Governo che il popolo russo non ha davvero potuto scegliere e le cui
conseguenze si profilano già molto gravi per l’intero Paese, a partire dal
piano economico.
Lo stesso vale per le scelte ingiustificate di eliminare temporaneamente i
riferimenti alla cultura russa, perché “inopportuni”, o di escludere da con-
testi culturali e sportivi i rappresentanti russi. La logica sottostante a que-
sto tipo di scelte è violenta e distruttiva: inseguendo una falsa idea del
rispetto finisce con cancellare il patrimonio culturale di un popolo, come
nella storia è stato fatto dai trionfatori di una guerra nei confronti dei vinti,
non solo rendendo tutta l’umanità più povera, ma soprattutto scavando
un abisso profondo di odio e ostilità da cui diventa davvero arduo risalire.

Non rinunciare al negoziato


La custodia della legittimità del pluralismo delle interpretazioni ha an-
che un valore molto pratico in vista della costruzione della pace. Difficile
immaginare che la parola conclusiva dell’attuale conflitto giunga dal ri-
corso alle armi: l’affermazione di una delle parti coinvolte non potrà mai
essere un modo per pacificare una conflittualità che risale a ben prima
dell’invasione russa della fine di febbraio.
Per questo il percorso che porta alla pace passa per la via del
negoziato: una soluzione capace di porre fine a questa violenza richiede
di sedersi allo stesso tavolo con chi la pensa diversamente ed è portatore
di interessi opposti, per trovare un punto di accordo, un compromesso.
Bandire le posizioni dell’altro o demonizzarlo non aiuta di certo a prepa-
rare il terreno per una soluzione negoziale. In fondo, questo atteggiamento
parla di una volontà di cancellare l’avversario, che è la stessa che anima
l’invasione dell’Ucraina, solo che viene realizzata con altre modalità. Da
qui l’importanza di mantenere un atteggiamento di apertura al dialogo in
vista di possibili mediazioni. In questa prospettiva si può comprendere la
posizione assunta da papa Francesco e dalla diplomazia vaticana: la
condanna netta dell’aggressione militare non si accompagna a toni offensi-
vi, ma si propone di avanzare insieme nella ricerca di una soluzione, senza
negare la realtà di quanto sta accadendo.

Salvaguardare la logica della cooperazione


Infine, non possiamo difendere la pace se perdiamo di vista la coope-
razione tra i popoli e gli Stati. Il virus della guerra ucraina ha già prodotto
conseguenze gravi in questo senso, facendoci precipitare verso un’improv-
visa e rapida corsa verso la militarizzazione, impensabile fino a poco tempo
fa e senza che vi sia stato un effettivo dibattito al riguardo. La logica della
contrapposizione, alimentata dalla paura, sta prendendo sempre più
spazio e alcuni eventi lo indicano con chiarezza. È il caso della scelta del

Che cosa non possiamo permetterci di perdere per costruire la pace • 223
Governo tedesco di aumentare la spesa per la difesa fino al 2% del PIL,
ponendo fine a una consolidata scelta politica di basso profilo militare.
Questa linea trova sostenitori anche in Italia: il 16 marzo 2022 la Camera
ha approvato a larga maggioranza un ordine del giorno che va nella stessa
direzione. In modo analogo vanno lette le valutazioni di Paesi tradizio-
nalmente neutrali, come Finlandia e Svezia, sull’opportunità di entrare
nell’Alleanza atlantica, oppure la ricerca di un’autonomia energetica dettata
da ragionamenti geopolitici, che prevalgono su altre dimensioni legate al
bene comune, a partire dall’attenzione all’ambiente.
A essere toccato è lo stesso percorso inclusivo e di costruzione della
pace dell’Unione Europea: nei suoi passi iniziali era compresa anche la
dimensione della difesa come tassello di un più ampio progetto politico,
che poi è naufragato a causa degli egoismi degli Stati. L’Europa ha però
saputo trovare altre vie perché il male della guerra non venisse di nuo-
vo sperimentato dai propri cittadini. Si è scelto di costruire solidi legami
all’interno dell’Unione (estesi in molti casi anche ad altri partner europei),
che vanno dall’economia alla cultura, dalla politica sociale al diritto.
La solidarietà con il popolo ucraino che difende la propria indipen-
denza – e con essa la difesa della pace – si realizza anche così, vegliando
nel nostro Paese e in Europa perché il clima di guerra, che porta con sé
odio, violenza, rigetto dell’altro e isolazionismo, non si faccia strada nelle
menti e nei cuori di tutti noi, come singoli e collettività.

Civili e soldati ucraini si rifugiano sotto un ponte a Kiev per proteggersi dai bombardamenti.
(© mvs.gov.ua via https://commons.wikimedia.org/).

224 • © FCSF - Aggiornamenti Sociali


focus ucraina

Dalla guerra,
una speranza?
Per una nuova politica dell’asilo in Europa

Maurizio Ambrosini
Docente di Sociologia dell’ambiente e del territorio, Università degli Studi di Milano
<maurizio.ambrosini@unimi.it>, @maurizioambros8

aiuto ai rifugiati ● diritti umani ● diritto d’asilo ● guerra ● migrazione forzata ● profugo
● rifugiati ● russia ● ucraina ● unione europea

A seguito del conflitto in Ucraina, l’Europa affronta il più importante


afflusso di profughi sul proprio territorio, dalla fine della Seconda guerra
mondiale. Le recenti scelte dell’Unione Europea delineano un approccio
nuovo, più flessibile, più pragmatico e più attento ai diritti umani, rispetto
alla gestione delle crisi migratorie degli ultimi decenni. Da questa espe-
rienza potrà affermarsi un nuovo stile europeo per l’accoglienza di quanti
fuggono dalle guerre?

L
a guerra in Ucraina sta provocando una reazione inattesa e innovativa.
Con una di quelle accelerazioni impreviste che le grandi crisi a volte
imprimono alle vicende umane, l’Unione Europea (UE) ha aperto
i confini a flussi di profughi stimati in questo momento oltre i due mi-
lioni di persone, mentre la ministra Lamorgese ha parlato di un possibile
flusso di sette o otto milioni di persone. È notevole il fatto che i primi ad
accogliere siano alcuni Paesi del gruppo di Visegrád (Polonia, Ungheria), che
precedentemente avevano inalberato la bandiera del sovranismo contro ogni
istanza umanitaria, giungendo a scomodare anche simboli e riti religiosi per
sacralizzare la chiusura dei confini. Secondo fatto importante, l’UE di fatto
ha prima sospeso l’applicazione delle convenzioni di Dublino, e poi at-
tivato per la prima volta la direttiva del 2001 sull’afflusso straordinario
di profughi, rimasta nel cassetto anche all’epoca degli arrivi di siriani e
iracheni nel 2015: i rifugiati non dovranno neppure presentare domanda di
asilo, potranno rimanere nell’UE per un anno (prorogabile fino a tre) spo-
starsi attraverso i confini e insediarsi nel Paese di loro scelta, avranno diritto
a cercare casa, ad accedere ai servizi sanitari, a mandare i figli a scuola e a

Aggiornamenti Sociali aprile 2022 (225-229) • 225


entrare nel mercato del lavoro. Terzo
Direttiva 2001/55/CE fatto inaspettato e positivo, l’Italia
La Direttiva 2001/55/CE del Consiglio
sta aprendo le porte ai rifugiati
dell’Unione Europea del 20 luglio 2001 con grande trasporto, senza appa-
stabilisce un dispositivo straordinario in renti distinzioni politiche e contrasti
caso di afflusso massiccio nell’Unione interni.
Europea di stranieri che non possono
rientrare nel loro Paese a causa di guerre Le emozioni e i fatti
o violenze. La procedura viene attivata in
tutti gli Stati membri quando il Consiglio La reazione emotiva suscitata
ha accertato la situazione di emergenza dalla brutale aggressione russa sta
e stabilito a quali gruppi di persone si gonfiando le vele dell’accoglienza.
applica la tutela. La normativa assicura Il senso di frustrazione e impotenza
anche un equilibrio degli sforzi tra gli
che attanaglia l’opinione pubblica
Stati membri che accolgono gli sfollati.
europea si è tradotto nel desiderio
di prendere l’iniziativa, di risponde-
re all’invasione armata lenendo almeno i suoi effetti sulle popolazioni civili,
ospitando donne e bambini costretti a lasciare le proprie case. Torna alla
mente un azzeccato slogan dell’UNHCR: «Se qualcuno oggi bussa a casa
tua, è perché prima qualcun altro ha bussato a casa sua». Il fatto nuovo
è che ora i colpi alle nostre porte non suscitano reazioni infastidite,
paure d’invasione o speculazioni politiche.
Concorre alla svolta, soprattutto nel nostro Paese, la presenza di una nu-
trita immigrazione ucraina, perlopiù femminile e occupata in attività di assi-
stenza agli anziani: circa 236mila residenti regolari a fine 2020, a cui vanno
aggiunte oltre 18mila istanze presentate in occasione della sanatoria del 2020
nell’ambito del lavoro domestico-assistenziale su 177mila totali. L’Ucraina
è la prima nazionalità dell’elenco, a conferma di una presenza ben accetta
e largamente funzionale ai fabbisogni delle famiglie italiane, impiegata an-
che scavalcando il quadro normativo (dati Istat; cfr Idos 2021). Il fatto che
l’immigrazione ucraina abbia intrecciato così visibilmente le sue sorti con
quelle delle famiglie italiane aggiunge, in queste prime fasi spontaneistiche
di mobilitazione, uno stimolo all’azione, disegnando inedite geometrie di
collaborazione tra datori di lavoro e dipendenti immigrate.
Sul piano politico europeo lo sgretolamento del “muro di Dublino” è
un dato importante, e non perché appare come un tardivo riconoscimento
delle ragioni di parte italiana circa la necessità di redistribuzione del carico
dei richiedenti asilo: quelle richieste erano basate su premesse statistica-
mente inconsistenti, così come infondate sono le paure europee di accoglie-
re troppi rifugiati (Ambrosini 2020); infatti, l’86% dei rifugiati interna-
zionali è accolto in Paesi in via di sviluppo o intermedi, soprattutto quelli
confinanti alle aree di crisi. Nel 2020, inoltre, hanno chiesto asilo nell’UE
circa 416.600 persone (Eurostat 2021), oltre 200mila in meno rispetto al
dato 2019 (631.300), complici le restrizioni dovute alla COVID-19, ma so-

226 • Maurizio Ambrosini


focus ucraina

prattutto un terzo rispetto al picco toccato nel 2015-2016 (rispettivamente,


1.321.000 e 1.259.000 richieste di asilo). Anche se il 2021 registrerà pro-
babilmente un incremento, non sarà tale da modificare questa tendenza di
fondo: l’UE e i Governi nazionali, esternalizzando i confini mediante
gli accordi con Paesi di transito, come Turchia, Niger e Libia, han-
no operato per eludere i propri obblighi di accoglienza umanitaria.
Sono profonde però anche le differenze interne all’UE. L’Italia accoglie
meno rifugiati di quanto l’opinione pubblica è indotta a credere: se la Sve-
zia ne ospita circa 25 ogni mille abitanti e la Germania 14, l’Italia si colloca
sotto la media con circa 3,5 persone (UNHCR 2021).

Un’accoglienza che discrimina?


Il nuovo clima di solidarietà non è privo però di lati oscuri e di incogni-
te. Prima di tutto, è selettivo. Più o meno consapevolmente, siamo dispo-
sti ad accogliere profughi bianchi, europei, di tradizione cristiana. Non
altri. Qualche centinaio di chilometri più a nord le guardie di frontiera
polacche respingono altri profughi, provenienti dal Kurdistan iracheno e
seguaci di un’altra religione. Non sono trattati come persone, ma come
strumenti di una guerra ibrida, bersagliati con gli idranti, nel gelo invernale,
e lasciati morire di freddo e di stenti nei boschi, bambini compresi.
Anche nei flussi dall’Ucraina di questi giorni c’è chi opera distinzioni
in base al colore della pelle e alla religione: il mensile Africa ha rilanciato
sul suo sito la grande preoccupazione e indignazione per le migliaia di afri-
cani bloccati in Ucraina, che da giorni denunciano maltrattamenti e im-
pedimenti ai loro sforzi per lasciare il Paese (Spinelli Barrile 2022 e Czerny
2022). Il presidente nigeriano Buhari ha parlato su Twitter del respingi-
mento di centinaia di suoi concittadini ai confini con la Polonia, che dal
canto suo nega di operare discriminazioni. La stessa UE, nel dare attua-
zione alla direttiva del 2001, si è premurata di introdurre una distinzione,
andando incontro – così almeno si dice – alle preoccupazioni dei Governi
dell’Europa centro-orientale: la libertà d’ingresso e d’insediamento vale
per i cittadini ucraini, mentre la sorte dei residenti con cittadinanza
di Paesi terzi è lasciata alla scelta discrezionale dei Governi. Potranno
attuare la direttiva anche per loro, oppure ricondurli nei meandri delle
normali procedure dell’asilo, ossia in un incubo burocratico-securitario.

Il fattore tempo
In secondo luogo, c’è l’incognita della tenuta nel tempo: le emozioni
possono essere un’energia preziosa, e in questi giorni stanno ottenendo
risultati impensabili, ma tendono a evaporare in tempi generalmente ab-
bastanza brevi, a meno che non riescano a istituzionalizzarsi in nuove
norme e in organizzazioni strutturate. Basti richiamare due esempi. In
Germania nel 2015 l’accoglienza dei profughi siriani, arrivati attraverso la

Dalla guerra, una speranza? • 227


rotta balcanica, aveva suscitato una mobilitazione popolare senza precedenti,
coinvolgendo dal 10 al 20% della popolazione adulta (Karakayali 2017), in
gran parte cittadini senza etichette, privi di affiliazioni religiose o politiche,
spesso alla prima esperienza di volontariato. La stampa tedesca aveva par-
lato della “lunga estate dell’accoglienza” e del “miracolo di settembre”
(Pries 2018). Questo grandioso fenomeno si è dissolto in pochi mesi, con
l’eccezione di chi è riuscito a dare vita ad associazioni che hanno continuato
a fornire aiuto ai rifugiati in vari modi. Oltre al normale affaticamento di
volontari che devono dividersi tra molti impegni e interessi personali, gli
attentati di Parigi in novembre e i fatti di Colonia a Capodanno, quando
decine di donne furono molestate da gruppi di uomini di origine extraeuro-
pea, hanno invertito la direzione del vento delle emozioni: i musulmani sono
stati risospinti nell’angolo degli stranieri indesiderati. La stessa cancelliera
Merkel, che aveva aperto le porte della Germania ai rifugiati, è stata costretta
a tornare indietro, fermandoli mediante l’accordo con la Turchia di Erdoğan.
Il secondo esempio riguarda i profughi afghani. Ad agosto 2021, al
momento della conquista di Kabul da parte dei talebani, sembrava che si
aprissero le porte a tutti coloro che avevano buoni motivi per fuggire. Le
resistenze ministeriali hanno invece frenato gli arrivi, compresi quelli pre-
visti grazie a un nuovo corridoio umanitario appositamente predisposto, la
pandemia ha imposto cautele, i permessi sono stati centellinati, e tanto è
bastato per raffreddare il clima di solidarietà, riducendo ai minimi termini
il numero dei cittadini afghani accolti: quasi soltanto chi aveva collaborato
con la spedizione italiana, e probabilmente neanche tutti.
In tempi di crisi delle vecchie ideologie e di declino della pratica reli-
giosa, le emozioni crescono d’importanza, anche in fatto di solidarietà. Se
molte volte hanno giocato a favore dell’alimentazione delle paure e delle
diffidenze verso i nuovi arrivati, in questo caso spingono verso l’accoglien-
za. Sono una forza propulsiva potente, ma vanno incanalate in forme che
diano loro coerenza e capacità di durare nel tempo. Per questo occorrono
i soggetti organizzati della società civile, comprese le istituzioni religiose.

Gestione dell’accoglienza e politica dell’asilo


Un’altra incognita riguarda le modalità dell’accoglienza. La sfida può es-
sere definita in termini di attivazione di forme di ospitalità diffusa. Tra il
modello centralistico dello Stato che distribuisce i rifugiati sul territorio, in
un mero rapporto proporzionale con la popolazione residente, e il model-
lo spontaneistico di un’attivazione dal basso, senza regole e senza adeguate
competenze, la terza via possibile richiede una collaborazione tra Go-
verno nazionale, enti locali, organizzazioni della società civile, comu-
nità ecclesiali, fino ai semplici cittadini. Senza dimenticare il contri-
buto che potranno fornire gli immigrati ucraini già insediati e le loro
associazioni, come traduttori, mediatori e guide dei nuovi arrivati.

228 • Maurizio Ambrosini


focus ucraina

C’è infine l’incognita, e anche la sfida, di trasformare la sospensione


temporanea delle clausole delle convenzioni di Dublino in una nuova
politica dell’asilo, con un importante obiettivo da perseguire: estendere il
nuovo approccio liberale a tutti i rifugiati, di tutte le guerre, non soltanto
a coloro che in questo particolare momento appaiono ben accetti. C’è il
rischio infatti che gli ucraini vengano definiti di fatto come “rifugiati di
seria A”, e che gli altri, soprattutto se percepiti come “diversi”, rimangano
invece intrappolati nell’attuale regime di (non) accoglienza. Va poi conso-
lidato il principio della libera scelta del luogo di reinsediamento, ac-
cantonando la stessa idea delle quote obbligatorie di cui tanto si è discusso,
con pochi risultati, dal 2015 in poi: non ha senso spedire forzatamente dei
rifugiati in un Paese dell’UE, se hanno parenti o conoscenti in un altro,
conoscono altre lingue, pensano (giustamente) che il mercato del lavoro
tedesco sia più promettente di quello greco o ungherese. Cercheranno co-
munque di spostarsi. Il problema va quindi riformulato in un altro modo:
come sovvenire con il bilancio comunitario alle spese che dovranno affron-
tare i Paesi maggiormente interessati dagli arrivi, tra i quali, questa volta,
potrebbe rientrare per davvero l’Italia.
Per una forma d’ironia della storia, la guerra in Ucraina potrebbe di-
schiudere il varco di una nuova stagione di accoglienza dei rifugiati. Oc-
corre fare in modo che questa finestra di opportunità non vada sprecata.

Risorse

Ambrosini M. (2020), L’invasione im- Karakayali S. (2017), «Feeling the


maginaria. L’immigrazione oltre i Scope of Solidarity: The Role of
luoghi comuni, Laterza, Roma-Bari. Emotions for Volunteers Suppor-
Czerny M. (2022), «Czerny: un viag- ting Refugees in Germany», in So-
gio di preghiera, di profezia e cial Inclusion, 5 (3) 7–16.
di denuncia», in Aggiornamenti Pries L. (2018), Refugees, Civil Society
Sociali, 8 marzo, <www.aggior- and the State. European Experiences
namentisociali.it/articoli/czerny- and Global Challenges, Edward El-
un-viaggio-di-preghiera-di-profe- gar Pub, Cheltenham.
zia-e-di-denuncia/>. Spinelli Barrile A. (2022), «Africa-
EUROSTAT (2021), Asylum ni in fuga dall’Ucraina, la Polonia
Seekers in the European Union. viola il diritto d’asilo», in Africa, 3
The 2020 Situation, <https:// marzo, <www.africarivista.it/africa-
e c .e ur opa .e u/e ur os t at /do cu- ni-in-fuga-dallucraina-la-polonia-
ments/4031688/12897691/KS-02- viola-il-diritto-dasilo/198397/>.
21-652-EN-N.pdf/406aa1f8-4a0b- UNHCR (2021), Global trends.
8752-1340-224022e68048> Forced Displacement in 2020,
IDOS (2021), Dossier statistico immi- UNHCR, Geneva, <www.unhcr.
grazione 2021, Centro studi e ricer- org/60b638e37/unhcr-global-
che Idos, Roma. trends-2020>.

© FCSF - Aggiornamenti Sociali • 229


focus ucraina

Responsabilità di
proteggere: una risposta
non solo militare

Drew Christiansen SJ
Docente emerito di Etica e sviluppo umano alla Georgetown University
e Senior Fellow del Berkley Center for Religion, Peace and World Affairs

crimine contro l’umanità ● diritto internazionale ● diritto umanitario internazionale ●


guerra ● pace ● rifugiati ● russia ● ucraina

Nel caso del conflitto in Ucraina è stato invocato il diritto interna-


zionale umanitario, in particolare la responsabilità di proteggere. In
che cosa consiste? Che tipo di interventi prevede, senza dover ricorrere
necessariamente all’uso della forza militare per rispondere a un’aggres-
sione armata?

I
l 3 marzo, una serie di attacchi aerei russi ha raso al suolo un villaggio
vicino al confine russo-ucraino. Non si è trattato, nel linguaggio aset-
tico del diritto militare, di “danni collaterali”. Secondo la CNN, non
c’era nessuna installazione militare nelle vicinanze, né gli osservatori hanno
segnalato in zona unità dell’esercito ucraino come potenziali obiettivi di un
legittimo attacco. Come nel caso di Guernica nella guerra civile spagnola
(1937), il bombardamento del villaggio è stato un atto di terrore puro e
semplice, vietato dal diritto internazionale umanitario. Purtroppo gli attac-
chi contro obiettivi civili si sono ripetuti, in molti villaggi, sobborghi e città,
colpendo edifici residenziali, ospedali e scuole. Come a Grozny, in Cecenia,
negli anni ’90, e ad Aleppo, in Siria, nel 2016, la strategia russa, o meglio
la strategia di Putin, è sottomettere la popolazione con i bombardamenti.
Alla guerra in Ucraina si può applicare la dottrina internazionale
della responsabilità di proteggere (R2P, dall’inglese responsibility to protect)
come rimedio a questa barbarie, perché l’Ucraina ha bisogno di aiuto per
proteggere i suoi cittadini, ma probabilmente non nel senso dell’intervento
militare diretto per salvare i civili minacciati.
Titolo originale: «We have a moral duty to protect Ukrainian civilians but that doesn’t mean
going to war with Russia», in America, 8 marzo 2022, in <www.americamagazine.org>. Tra-
duzione e adattamento di Francesca Ceccotti. Neretti e riquadri a cura della Redazione.

230 • Aggiornamenti Sociali aprile 2022 (230-232)


focus ucraina

Le tre fasi della responsabilità di proteggere


Ci sono tre fasi nella R2P: la responsabilità di prevenire, la responsa-
bilità di reagire o intervenire per fermare le atrocità in corso, la respon-
sabilità di ricostruire. Ciò che l’opinione pubblica considera comunemente
come R2P è solo la fase 2, nella forma specifica di un intervento militare
esterno. I vicini dell’Ucraina, l’Unione Europea e gli Stati Uniti stanno già
intervenendo attraverso la fornitura di aiuti militari. Ma anche quando è
sconsigliabile un ulteriore sostegno militare, si può intevenire in altro modo.
Rimane molto da fare nell’ambito della R2P in termini di prevenzione e
molto di più andrà fatto per ripristinare una società massacrata, una volta
terminato il conflitto armato.
Quando si tratta di un intervento militare diretto, la R2P richiede
l’applicazione di quello che il diritto internazionale umanitario chia-
ma principio di precauzione prima di
ricorrere all’uso della forza. Come i prin- Principio di precauzione
cipi di proporzionalità e di prospettiva In base al principio di precauzione, il
di successo nella tradizione della guer- diritto internazionale umanitario esige
ra giusta da cui è tratto, il principio di che le operazioni militari siano condotte
precauzione fa propendere contro l’in- vigilando costantemente affinché siano
risparmiati la popolazione civile e i beni
tervento armato quando ha una buona di carattere civile.
probabilità di aumentare i danni causati
dal conflitto. La NATO e gli Stati Uniti hanno considerato questo aspetto
quando si sono rifiutati di imporre una no-fly zone sull’Ucraina, valutan-
do che il rischio di allargamento del conflitto e di degenerazione verso la
guerra nucleare non giustificassero l’intervento militare.
Pur escludendo azioni militari, la comunità mondiale interviene co-
munque in vari modi in Ucraina attraverso l’applicazione di sanzioni eco-
nomiche, finanziarie e diplomatiche. Inoltre, in varie sedi la comunità in-
ternazionale sta invocando la responsabilità giudiziaria. Trentanove Paesi
hanno chiesto alla Corte penale internazionale (CPI) di intraprendere in-
dagini, e il procuratore della CPI ha iniziato a raccogliere prove delle atro-
cità russe. Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha disposto
un’indagine sulle accuse di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini
di guerra. Secondo la dottrina della R2P, sia le sanzioni economiche sia
l’azione giudiziaria vanno considerate come esercizio della responsa-
bilità di reagire.
Se le possibilità di intervento armato per prevenire le atrocità sui civili
sono limitate, la prima fase della R2P, la responsabilità di prevenire, può
ancora offrire opportunità di azione, per esempio attraverso il sostegno ai
rifugiati garantendo corridoi umanitari e zone sicure. Sarà probabilmente
meglio affidare l’evacuazione dei civili vulnerabili a Nazioni Unite e orga-
nizzazioni umanitarie, ma i Governi possono fare la loro parte fornendo
sostegno finanziario, materiale e in alcuni casi logistico.

Responsabilità di proteggere: una risposta non solo militare • 231


I Governi occidentali e le agenzie internazionali svolgeranno un ruolo an-
che nell’integrazione dei rifugiati nelle società che li accolgono, così come nel
facilitarne il ritorno in Ucraina alla fine del conflitto. Aiutare il ritorno dei
rifugiati sarà parte dell’ultima fase della R2P, la responsabilità di rico-
struire, che consiste nel recupero, nella ricostruzione e nella riconciliazione.

Rinforzare il ruolo delle Nazioni Unite


La R2P è solo una delle innovazioni degli ultimi quarant’anni per limi-
tare i danni della guerra e proteggere i civili durante i conflitti. Anche se
la guerra non è stata messa fuori legge, negli ultimi decenni molto è stato
fatto nell’ambito del diritto internazionale per limitarne i danni e proteg-
gere civili e non combattenti. Queste misure comprendono la Convenzione
sulle mine antiuomo (o Trattato di Ottawa, 1997), la Convenzione sulle
munizioni a grappolo (che la Russia avrebbe violato in Ucraina, ma che
né Russia né Ucraina hanno firmato) e il Trattato delle Nazioni Unite sul
commercio delle armi (2013).
Nonostante questo, i civili in guerra pagano un prezzo molto alto, co-
stituendo più del 95% delle vittime nei recenti conflitti in tutto il mondo.
Inoltre, la strategia bellica russa sotto Vladimir Putin, in Cecenia, in Siria e
ora in Ucraina, ignora i vincoli sopra menzionati. Non resta che la respon-
sabilità giudiziaria di fronte alla CPI,
Munizioni a grappolo alla Corte internazionale di giustizia e
in base alla dottrina della giurisdizio-
Le munizioni a grappolo (cluster
munitions) sono formate da un
ne universale dei tribunali nazionali,
contenitore che contiene da una decina rimedi emersi soprattutto negli ultimi
a diverse centinaia di sottomunizioni, tre decenni.
che vengono liberate prima dell’impatto Infine, la R2P è una dottrina
e si diffondono su un’area vasta, per situazioni eccezionali, quando
colpendo indiscriminatamente.
gli Stati e il sistema internazionale
falliscono o vengono meno alla loro
responsabilità primaria di proteggere e tutelare i diritti dei cittadini. Or-
dinariamente, secondo lo Statuto delle Nazioni Unite, quella ucraina do-
vrebbe essere un caso di peace enforcement (imposizione della pace). Ma il
veto russo nel Consiglio di Sicurezza lo preclude. Il dibattito in occasione
della sessione speciale di emergenza dell’Assemblea generale straordinaria
delle Nazioni Unite dedicata all’Ucraina (28 febbraio – 2 marzo 2022) ha
mostrato che l’aggressione russa ha ravvivato l’adesione della maggioranza
degli Stati membri allo Statuto delle Nazioni Unite e ai suoi valori. Men-
tre questa solidarietà rimane, devono essere presi provvedimenti per la
riforma delle Nazioni Unite per limitare il veto della Russia al Consiglio
di Sicurezza e, in mancanza di ciò, per aumentare significativamente la
capacità di peacekeeping dell’organizzazione.

232 • © FCSF - Aggiornamenti Sociali


focus ucraina

La dimensione religiosa
del conflitto
David Nazar SJ
Rettore del Pontificio Istituto Orientale
<rettore@orientale.it>

chiesa cattolica ● chiesa ortodossa ● guerra ● rapporto chiesa-società ● russia ●


ucraina

Il conflitto tra Russia e Ucraina tocca se hanno sofferto la repressione


anche la sfera religiosa, a causa del o sono state sciolte, anche se alla
modo in cui è concepito il legame Chiesa russa ortodossa presente in
tra Chiese e Stato nell’ortodossia. Ucraina è stato concesso di soprav-
Qual è il quadro attuale delle rela- vivere, sebbene ridimensionata. Le
zioni tra le diverse Chiese presenti in Chiese ortodosse, greco cattoliche
Ucraina? Quale ruolo possono gio- e latine sono entrate in clandesti-
care le Chiese ortodosse nel conflitto nità, ma sono riuscite a mantenere
in atto? E quali sono le posizioni dei una vitalità e un’efficacia sorpren-
fedeli rispetto a quelle ufficiali dei denti. Con la caduta dell’Unione So-
Patriarchi? vietica sono tornate allo scoperto e
hanno recuperato le loro proprietà

P er gli ortodossi, le Chiese devo-


no essere nazionali, dal punto
di vista teologico e amministrativo.
confiscate. Anche nell’ortodossia vi
sono stati dei cambiamenti impor-
tanti con la nascita di una Chiesa
Ciò vuol dire che in uno Stato con ortodossa ucraina del Patriarcato di
un’autorità costituita, un linguaggio Kiev, autonoma e non riconosciuta
e una cultura propri, deve esistere da quella russa, mentre è stata rico-
una Chiesa autonoma. La Russia, nosciuta dal Patriarcato di Costanti-
tuttavia, ha usato la Chiesa come nopoli. Questi eventi hanno deter-
un’arma. Alla fine del Settecento minato una situazione di conflitto
Caterina la Grande, dopo aver con- sia con la Chiesa ortodossa russa
quistato le terre dell’Ucraina orien- sia con le autorità russe.
tale e della Crimea, ha instaurato la La Chiesa ortodossa russa in
Chiesa russa ortodossa come unica Ucraina, conosciuta con il nome
legalmente riconosciuta e ha sop- di Chiesa ortodossa ucraina del
presso tutte le altre Chiese, confi- Patriarcato di Mosca, è ancora
scandone i luoghi di culto e i beni. diffusa ed è associata all’autori-
L’Ucraina occidentale, nel frattem- tà governativa russa e le Chiese
po, finiva sotto il dominio austriaco, ucraine reclamano il diritto all’au-
che invece ha consentito alla Chiesa tonomia garantito dalla tradizione
greco cattolica e a quella di rito lati- ortodossa. E qui sta il confitto su
no di continuare a crescere. Duran- cui hanno giocato le autorità statali
te il periodo sovietico, tutte le Chie- ed ecclesiastiche russe. Quasi me-

Aggiornamenti Sociali aprile 2022 (233-235) • 233


tà dei fedeli della Chiesa ortodossa La reazione degli ucraini
russa si trovano in Ucraina. Di fat- La cultura ucraina è profonda-
to si tratta della metà praticante, mente religiosa e le Chiese hanno
dal momento che sono molti gli molta influenza e autorità sul po-
ucraini che frequentano la chiesa, polo. La loro voce si è levata alta
mentre in Russia i fedeli sono po- durante la rivoluzione arancione
chi. La Chiesa ortodossa ucraina del del 2004 e durante quella di Mai-
Patriarcato di Kiev è più numerosa dan del 2014. È una voce che recla-
e rappresenta la cultura e la lingua ma fortemente la dignità, l’integrità
ucraina. e la giustizia senza fare ricorso alla
Dal momento che la Chiesa or- violenza. È una voce di difesa, non
todossa russa, come Putin, avanza di aggressione o di ritorsione, ed
pretese assolute sull’Ucraina, il dia- è qualcosa che corrisponde pro-
logo con le altre Chiese ucraine è fondamente al carattere ucraino
decisamente poco fruttuoso. Essa e, va notato, non vi è conflitto tra
reclama un’autorità che non ha mai il popolo russo e quello ucraino. Il
avuto. Putin sostiene che l’Ucrai- conflitto rimane nelle alte sfere po-
na stia cercando di distruggere la litiche e con gli oligarchi.
Chiesa russa nel Paese come moti- Si possono fare fantasiosi appelli
vazione aggiuntiva all’invasione in alla storia, come Vladimir Putin, ma
atto, ma la verità è che proprio il non vi è mai stato un momento di
suo avventurismo politico ha cau- gioiosa accettazione del controllo
sato la recente perdita di parroc- russo su zone dell’Ucraina, e ancor
chie per la Chiesa ortodossa russa, di meno per il dominio sovietico. E
un evento che si è verificato in oc- il fatto che vi siano cittadini ucraini
casione sia dell’interferenza russa di madrelingua russa non significa
durante la rivoluzione di Maidan riconoscersi in un’identità russa. Per
del 2014, sia dell’annessione del- la Russia pre-rivoluzionaria e per
la Crimea, sia dell’incursione in l’Unione Sovietica, l’Ucraina rivesti-
Donbass. Le parrocchie russe or- va un’importanza sproporzionata,
todosse passano dalla comunione in ragione della sua ricchezza in ter-
russa ortodossa a quella ucraina, mini di agricoltura e di minerali. Le
per sottolineare la loro distanza sue coste che si affacciano sul Mar
dalla politica della Russia. Per la Nero sono strategiche per il com-
prima volta, con l’invasione ora mercio, il turismo e la difesa, oltre
in atto, i leader della Chiesa orto- che per l’accesso al Mediterraneo e
dossa russa in Ucraina dissento- ai suoi mercati. L’Ucraina produce-
no fortemente e apertamente dal va il 25% della ricchezza dell’Unione
Patriarca di Mosca, condannando Sovietica, in particolare gran parte
come ingiusta l’invasione russa di della produzione e manifattura dei
un’Ucraina sovrana e del suo po- metalli. La nostalgia di Putin per
polo innocente. È un momento l’Unione Sovietica in parte si basa
molto difficile per la Chiesa orto- sulle opportunità di ricchezza e di
dossa russa, ironicamente causato collegamento con il resto del mon-
proprio da Putin, che mentre cer- do che l’Ucraina offre.
cava di rafforzarne l’unità, ha cau- Tuttavia, l’Ucraina non si sot-
sato una ulteriore rottura. tometterebbe al dominio russo

234 • David Nazar SJ


focus ucraina

né per motivi politici né per moti- ucraino riceveva gli ordini di Putin
vi religiosi. Il suo popolo e le sue in tempo reale, come fu in seguito
Chiese sono sopravvissuti a 70 anni ammesso. La speranza era che se
di governo sovietico grazie al lo- gli ucraini fossero riusciti a far fron-
ro carattere sanguigno e alle loro te alla violenza con la non-violenza,
attività durante la clandestinità. non solo avrebbero vinto la batta-
Se necessario, lo faranno ancora. I glia, ma avrebbero sconfitto defini-
tentativi di invasione di Putin sono tivamente la distruttiva ideologia di
molto più deboli di quelli sovietici. stampo sovietico e i russi avrebbero
Putin è circondato da una cerchia potuto gustare nuove libertà.
che va restringendosi di personaggi Il popolo russo non è libero di
dell’ex Unione Sovietica che hanno leggere ciò che desidera, i media
la sua stessa visione, che vogliono nazionali sono pesantemente con-
restaurare un impero. Ma come trollati e fuori da Mosca la povertà è
hanno dimostrato le manifestazio- molto forte. Le elezioni sono aper-
ni popolari in Russia, il popolo non tamente manipolate e la politica na-
supporta questa sorta di avventu- zionale è dominata dagli interessi di
rismo. C’è un detto sovietico che chi è corrotto. Se si riuscisse a di-
recita: «Se io non posso avere qual- mostrare che l’attuale autoritarismo
cosa, farò in modo che nemmeno russo può essere spezzato o che
tu possa averla». Quindi nel lungo non merita nulla, per la prima volta
periodo, pur non potendo approfit- nella storia il popolo russo potrebbe
tarsi degli ucraini, Putin potrà fare avere la possibilità di creare la pro-
grandi danni allo Stato e alla sua pria nazione. Si tratta di un punto
popolazione e ai loro vicini. Gli Stati di vista ucraino che dà maggior di-
che aderivano al Patto di Varsavia gnità alla loro sofferenza. È corretto
stanno guardando agli eventi con considerare la guerra non come una
trepidazione, perché sono convinti battaglia fra due nazioni, ma tra due
che dopo l’Ucraina toccherà a loro. visioni del mondo, una delle quali è
L’Occidente potrebbe sorridere a propria solo della Russia.
questo pensiero, ma è profonda- La solidarietà dimostrata dal re-
mente e giustamente radicato nei sto del mondo è un fenomeno nuo-
Paesi confinanti. vo, che si è visto raramente, forse
solo in occasione del boicottaggio
Un’occasione per il popolo russo del Sudafrica alla fine del secolo
Ironicamente, gli ucraini sentono scorso. Il supporto morale e mate-
che il loro conflitto con la Russia po- riale per l’Ucraina è essenziale, non
trebbe essere il punto di svolta per solo per l’Ucraina stessa. Come di-
la Russia stessa, l’occasione di con- ceva Solženicyn dell’Unione Sovie-
versione. Era una convinzione co- tica, per abbatterla occorre una co-
mune durante la rivoluzione di Mai- stante pressione morale sostenuta
dan del 2014, quando il Presidente da aiuti materiali, non la guerra.

© FCSF - Aggiornamenti Sociali • 235


focus ucraina

Raccontare la guerra,
tra vecchi e nuovi media

Laura Silvia Battaglia


Giornalista free-lance e documentarista
<lausi.battaglia@hotmail.it>, @battgirl74

comunicazione ● guerra ● media ● russia ● social network ● televisione ● ucraina

Il campo di battaglia mediatico tra Russia e Ucraina non conosce


esclusione di colpi, che si tratti di social network o di media tradizionali.
Dalla propaganda di guerra alla controinformazione, tutte le parti in
causa lottano strenuamente per condizionare l’opinione pubblica. In
che modo questo è possibile? E quali effetti si stanno generando anche
sulla comunicazione del conflitto e della conseguente crisi umanitaria
a livello mondiale?

Q uella tra Russia e Ucraina non è la prima guerra raccontata sui so-
cial media, ma è la prima in cui le propagande di entrambe le parti
utilizzano al massimo il potenziale di tutte le piattaforme social,
producendo quantità elevate di disinformazione e fomentando forme di
attivismo che sono passate facilmente dalla tastiera alle armi.

I social, nuovo campo di battaglia


In realtà è stato il conflitto siriano il debutto bellico delle piattaforme
di Telegram, grazie anche al coinvolgimento russo a fianco del presidente
siriano Bashar al-Assad e all’uso contestuale che della piattaforma faceva-
no gruppi di milizie non statuali, per scambiarsi informazioni, diffondere
propaganda e reclutare uomini e donne. Dopo il 2012, tutti i conflitti
regionali, che si siano allargati o meno (Yemen, Libia, Repubblica de-
mocratica del Congo, Camerun, Sahel, Mozambico, Tigray, Myanmar,
Nagorno Karabakh, Kashmir, Venezuela), hanno sempre utilizzato le
piattaforme social: per veicolare informazioni di natura militare sia da
account ufficiali di Governi, eserciti o milizie strutturate, sia da account

236 • Aggiornamenti Sociali aprile 2022 (236-240)


focus ucraina

di singoli militari o miliziani; per testimoniare eccidi o massacri tutti da


verificare; per accendere la propaganda e orientare l’opinione pubblica,
interna e internazionale, con il ricorso a troll e bot; per tracciare attivisti e
oppositori politici ai fini dell’arresto, della minaccia, dell’assassinio.
Tutto questo armamentario, diffuso soprattutto nelle lingue locali,
giunge adesso a pieno perfezionamento, con dinamiche identiche e con
l’aggravante che, trattandosi di un conflitto sul suolo europeo che coinvol-
ge in via diretta o interposta due grandi potenze mondiali come Russia e
Stati Uniti, riceve un’attenzione ancora maggiore dai media tradizionali,
che utilizzano gli stessi canali sia come fonte sia come piattaforma di di-
stribuzione dei propri contenuti.
Invece, quella in corso in Ucraina è di certo la prima guerra nella
quale le grandi piattaforme social sono state oscurate in interi terri-
tori da Governi, dai proprietari o da hacker attivisti come il colletti-
vo Anonymus: dall’inizio di marzo, in Russia i principali social network
come Facebook e Twitter sono inaccessibili per decisione governativa. Per
contro, l’Ucraina ha ordinato ai suoi operatori telefonici di interrompere
immediatamente gli accessi alla rete ai telefoni di Russia e Bielorussia,
tentando di bloccare ogni forma di comunicazione da parte delle forze
d’invasione. In particolar modo i canali Telegram hanno un ruolo impor-
tante, perché hanno già permesso la condivisione di milioni di immagini
e video delle battaglie in corso. In più, il sistema di sicurezza informativo
ucraino ha creato una serie di bot automatizzati presenti nelle chat al fine
di segnalare i movimenti delle truppe nemiche. Da parte Russa, i comandi
militari hanno provveduto ad attivare soluzioni simili per individuare trup-
pe nemiche o movimenti di civili nelle aree in cui penetrano.
Questa è anche la prima guerra in cui un’altra piattaforma si avvan-
taggia dell’oscuramento delle altre e consente una personalizzazione dei
contenuti, con l’inevitabile deriva propagandistica. TikTok, di proprietà

Troll e bot

Nel gergo di Internet, un troll è un al machine learning sono in grado


utente di una comunità virtuale, di svolgere i compiti più vari in
solitamente anonimo, che intralcia maniera completamente autonoma. In
il normale svolgimento di una particolare i bot “social” sono profili
discussione inviando messaggi falsi utilizzati su vari social network
provocatori, irritanti o fuori tema. per fare volume online e stanno
In ambito informatico i bot acquisendo una dimensione sempre più
(abbreviazione di robot) sono politica: sono sempre di più gli account
dei software che, accedendo alla legati a personaggi pubblici che vi
Rete sfruttando gli stessi canali ricorrono per avere a disposizione una
utilizzati da utenti in carne e ossa, vera e propria “cassa di risonanza”
grazie all’intelligenza artificiale e pronta a rilanciare i loro messaggi.

Raccontare la guerra, tra vecchi e nuovi media • 237


cinese, è il social che fa la differenza
in questo conflitto, con una schiera
di militari e influencer che trasuda-
no paura, rabbia, narcisismo. Qual-
che esempio: Anna Prytula, ucraina di
Lviv, era una stella tra le influencer di
moda con una base da un milione di
follower: il suo account, ora privato,
da semplice rivista digitale è diventato
un diario sulla vita quotidiana in città.
Nastya Tyman, tiktoker con quasi un
milione di seguaci sia su Instagram che
su TikTok, sta usando i propri canali
per preparare i cittadini a sopravvive-
re in tempi bellici: la vediamo postare La schermata introduttiva di Twitter
tutorial su come utilizzare veicoli rus- alla sezione dedicata al conflitto.
si abbandonati. Marta Vastuya diffonde video autentici che mostrano al
mondo le conseguenze distruttive degli attacchi russi in Ucraina. Alina
Volik è una travel blogger ucraina con più di 36mila seguaci su TikTok: si
è discostata dai contenuti dei suoi viaggi, iniziando a postare video infor-
mativi che raccontano la vita sotto lo spettro dell’invasione, tutorial per la
realizzazione di kit di primo soccorso per le emergenze o come proteggersi
dalle schegge di vetro durante le esplosioni. Mary Furtas, imprenditrice
ucraina con più di 55mila follower, utilizza il suo profilo per lanciare ap-
pelli contro la Russia. Per gli influencer ucraini condividere informa-
zioni e sensibilizzare le platee occidentali è diventata una missione,
con l’obiettivo di spingere i follower a pregare per il proprio Paese, effettua-
re donazioni per sostenere i militari e richiedere agli utenti internazionali
di condividere testimonianze sull’operazione militare russa.

I media tradizionali
Se accade questo sulle piattaforme social, come i media tradizionali si
inseriscono in questa narrazione? Seguire il flusso dominante sembra neces-
sario: soprattutto nell’industria dei media italiana, si è deciso di potenziare il
contributo di molti giornalisti di carta stampata attivando dirette social dai
luoghi di corrispondenza per concorrere con gli influencer non professionali
e aumentare il traffico verso i siti web delle testate cartacee. Questo cambio
di passo si accompagna al monotematismo nell’applicazione del criterio di
notiziabilità: per almeno due settimane, è stato impossibile sia trovare notizie
non correlate al conflitto scorrendo le pagine dei siti, sia scegliere una finestra
di qualsiasi palinsesto televisivo che non affrontasse il tema.
In termini di linguaggio televisivo, è in corso un acceso dibattito
alimentato dalle riflessioni e dai confronti con la copertura dei grandi

238 • Laura Silvia Battaglia


focus ucraina

network internazionali, lanciato dal giornalista di guerra e inviato RAI


Amedeo Ricucci, che ha scritto: «In Italia prevalgono invece il bla-bla-bla
e gli effetti speciali. Se non ci credete, prendete in mano il telecomando
e fate la prova: vedrete che in nessuno dei grandi network – BBC, CNN,
France 24, Al Jazeera – c’è una “personalizzazione” della copertura bellica
così straripante come in Italia, dove a farla da mattatori indiscussi sono i
conduttori dei vari talk-show [… che] hanno indossato la divisa e sono lì a
stracciarsi le vesti per le sorti del popolo ucraino, sfruttando spesso il suo
dolore, in nome dello share. Il loro approccio infatti – di quasi tutti – è
tutt’altro che sobrio: è un mix fra l’ansiogeno e il lacrimevole, costruito a
tavolino per puntare dritto alla pancia e non alla testa del telespettatore,
per impressionarlo e tenerlo così attaccato allo schermo, bombardandolo di
notizie ad alzo zero, senza un filtro che le ordini, che ne indichi le priorità
e le contestualizzi» (Ricucci 2022). La contestualizzazione, che è uno dei
cardini necessari della narrazione dei conflitti per la loro comprensione, è
scomparsa, quantomeno durante la fase iniziale della guerra.

Razzismo mediatico
A ciò si aggiunga una polemica, spalmata su un piano internazionale,
che, questa sì, compare per la prima volta negli scenari di guerra e ha at-
tirato anche l’attenzione della Columbia Journalism Review dell’omonima
università di New York (Allsop 2022). Una serie di opinionisti di impor-
tanti organi di stampa ha criticato la copertura mediatica occidentale
della guerra, definendola razzista: dal corrispondente della CBS che de-
scrive la città di Kiev come “relativamente civile”, a un giornalista dell’ITV
britannica che afferma che l’Ucraina non è «un Paese in via di sviluppo del
Terzo mondo»; da Al Jazeera, che descrive i rifugiati come «persone bene-
stanti della classe media», non «persone che cercano di fuggire dall’Africa
settentrionale», alla BBC, che dà voce a un politico ucraino che parla di
«emozione» nel vedere «che vengono uccisi europei con gli occhi azzurri e
i capelli biondi».
Le critiche sono arrivate dall’Associazione dei giornalisti arabi e medio-
rientali, che ha osservato come, con questa lente, la guerra al di fuori
di Europa e America settentrionale è considerata «in un certo senso
normale e prevedibile», disumanizzandone le vittime. Si parla quindi di
doppio standard informativo, se messo a confronto con la relativa mancan-
za di attenzione che i media occidentali prestano ai conflitti in altre parti
del mondo. Lo sottolinea Magdalene Abraha, scrittrice con radici nella
regione etiope del Tigray, dove infuria una guerra dal 2020, affermando
che «sarebbe bene avere questo tipo di attenzione per tutte le crisi dovute a
guerre, carestie e disastri naturali» (cit. in Gharib 2022). Allo stesso modo,
alcuni hanno notato che il linguaggio utilizzato nel caso dell’Ucraina, per
cui si parla di combattenti per la libertà e rifugiati, contrasta con la narra-

Raccontare la guerra, tra vecchi e nuovi media • 239


zione precedente su terroristi e migranti, applicata specialmente a Medio
Oriente e Africa.

Imparzialità ed etica dell’informazione


«Molti giornalisti occidentali, personaggi pubblici e consumatori di
notizie non stanno esercitando il loro senso critico in modo equo», scri-
ve Ishmael N. Daro il 4 marzo 2022 per The Nation. E continua: «Sor-
prendente è registrare una narrazione priva di controversie riguardo
a milioni di rifugiati che fuggono dall’Ucraina per mettersi in salvo
verso altri Paesi, come anche sul diritto dei civili a impegnarsi nella
resistenza armata, o sull’etica del boicottaggio economico e culturale
contro gli Stati che violano i diritti umani» (ivi). Queste considerazioni
pesano sulla supposta equidistanza e oggettività del giornalismo nei
Paesi democratici in attesa degli sviluppi di una crisi che si preannun-
cia minata da molteplici insidie etiche e informative. Come annota
ancora Ricucci, «sembrano passati anni luce da quando, nel 1991, la CNN
inventò sul campo di battaglia iracheno la war television. Fu allora, con la
lunga “diretta” che vide Peter Arnett raccontare il 16 gennaio l’attacco su
Baghdad – alle sue spalle c’era la città sconvolta dalle esplosioni e il cielo
solcato dai traccianti della contraerea irachena – che nacque un nuovo
genere narrativo a misura di TV: una televisione totale – dissero gli esperti
– in cui cioè la produzione delle notizie veniva per la prima volta integrata
in uno schema manageriale di altissima efficienza e redditività. La TV
andava in guerra, per la prima volta, e la guerra sfruttava il racconto della
TV. Quel patto ha fatto forse il suo tempo, a meno di non rifarne la messa
a punto» (Ricucci 2022).

Risorse

Allsop J. (2022), «The biases in co- sequences», in NPR, 4 marzo,


verage of the war in Ukraine», in <www.npr.org/sections/goatsan-
Columbia Journalism Review, 15 dsoda/2022/03/04/1084230259/
marzo, <www.cjr.org/the_media_ not-ever y-war-gets-the-same-
today/media_bias_ukraine_war. coverage-as-russias-invasion-and-
php>. that-has-consequences>.
Daro I.N. (2022), «Media Malpractice Ricucci A. (2022), «L’informazione
and Information War in Ukraine», con l’elmetto. È la Tv di guerra, bel-
in The Nation, 2 marzo, <www.the- lezza! …E tu non puoi farci niente»,
nation.com/article/world/informa- in Italialibera, 11 marzo, <https://
tion-war-media-ukraine>. italialibera.online/senza-categoria/
Gharib M. (2022), « Not every war linformazione-con-lelmetto-e-la-
gets the same coverage as Rus- tv-di-guerra-bellezza-e-tu-non-
sia’s invasion – and that has con- puoi-farci-niente>.

240 • © FCSF - Aggiornamenti Sociali


focus ucraina

Il web in guerra
Andrea Carobene
Giornalista e direttore di Baia (Business artificial intelligence agency)
<a.carobene@baia.tech>

cyberguerra ● internet ● nuove tecnologie ● russia ● social network ● ucraina

Il conflitto in atto si gioca anche sul di azioni offensive nei confronti di


fronte informatico, dove schieramenti persone e istituzioni russe, sia di
contrapposti di hacker stanno dando iniziative di solidarietà.
vita a una battaglia inedita; le nuove
tecnologie attraverso i vari canali so- Il fronte informatico
cial giocano un ruolo fondamentale Da parte dell’Ucraina vi è stata
anche sul fronte della comunicazione una vera e propria chiamata alle
e dell’informazione sulla guerra che armi, con il vicepremier Mykhailo
vada oltre la propaganda. Infine, an- Fedorov che il 26 febbraio 2022 su
che la solidarietà sfrutta le potenzia- Twitter ha invitato gli esperti infor-
lità del web per portare aiuti diretti matici a unirsi alla sua causa im-
alla popolazione ucraina. Quali altre pegnandosi sul “Cyber front”. Per
frontiere potranno aprirsi in futuro in coordinare le azioni, Fedorov ha
questo cyberscenario? aperto il canale Telegram “IT ARMY
of Ukraine”, che in poche ore è sta-

I l conflitto in corso non si svolge


solamente sul territorio ucraino,
ma sta coinvolgendo anche il web,
to raggiunto da centinaia di miglia-
ia di utenti.
Gli hacker che gravitano attor-
sotto l’aspetto sia dell’informazione, no ad Anonymous – un collettivo
sia della militanza attiva. Sul ver- di esperti di tecnologia dai confini
sante dell’informazione, entrambi i non precisi che più volte è interve-
contendenti hanno avviato da tempo nuto su obiettivi politici – si sono
un’intensa attività di propaganda. La invece segnalati per diverse opera-
censura è poi attiva particolarmente zioni cyber di successo: ad esempio
in Russia, con la chiusura di alcuni sono riusciti a trasmettere su alcuni
social come Facebook o Twitter, e la canali russi immagini “reali” della
minaccia della creazione di una rete guerra o l’inno nazionale ucraino, e
alternativa a Internet. hanno dichiarato di avere violato la
Ma, nella prospettiva della Rete, rete informatica del Centro di con-
l’aspetto forse più innovativo che trollo dell’Agenzia spaziale russa
caratterizza questo conflitto è il so- Roscosmos, che controlla i satelliti.
stegno che utenti del web di tutto il Molti scambi sulle modalità di
mondo stanno attuando principal- attacco avvengono su bacheche di
mente nei confronti dell’Ucraina, messaggistica IRC (Internet Relay
che si è attivato quasi immedia- Chat). Anche in questo caso, così
tamente, prendendo la forma sia come per Telegram, gli scambi so-

Aggiornamenti Sociali aprile 2022 (241-242) • 241


no pubblici, e quindi visibili anche su Reddit.com offre finestre conti-
dai nemici, ed è per questo che nue sulle proteste che avvengono
spesso le discussioni si riorientano in Russia.
verso “stanze” private. Una di que-
ste ha tra i propri obiettivi rendere Un conflitto globalizzato
inagibili le infrastrutture militari, Queste sono solo alcune delle
finanziarie, o legate al settore dei iniziative in corso, sufficienti tut-
trasporti e dell’energia di Russia o tavia a dimostrare come questa
Bielorussa, ma al suo ingresso si è guerra sia già un conflitto globale,
accolti da un monito importante: nel senso che vede la partecipa-
«Do NOT attack any health/educa- zione diretta di cittadini da tutto
tion related services as hospital…». il mondo.
Gli attacchi informatici non devono La percezione di essere di fronte
mai avere come obiettivo ospedali, a un’aggressione non motivata da
scuole o analoghe strutture. parte della Russia ha innescato una
molteplicità di iniziative che, per la
Solidarietà via web prima volta, non riguardano solo il
L’attivismo non è riservato so- versante della solidarietà, ma han-
lamente a chi ha competenze da no anche risvolti militari: è il caso
hacker. Ad esempio, alcuni utenti ad esempio di un attacco hacker ai
hanno scoperto che si poteva ag- treni che dalla Bielorussia arrivano
girare la censura putiniana recen- in Ucraina con materiale bellico,
sendo su Google Maps locali e un’azione che potrebbe essere stata
ristoranti russi, ma utilizzando le compiuta da chiunque, anche da un
recensioni per postare slogan con- ragazzo americano dalla sua stanza.
tro la guerra. Ancora, il sito di pre- La guerra è già diventata glo-
notazione di alloggi per le vacanze bale, così come globali sono l’in-
Airbnb è diventato uno strumento formazione e la solidarietà. Nella
per sostenere economicamente i speranza che sia quest’ultima a
cittadini dell’Ucraina, saltando ogni prevalere.
mediazione. Migliaia di persone da
tutto il mondo stanno prenotando
“vacanze” nelle zone del conflitto,
pagando direttamente i proprietari
degli alloggi, pur sapendo che non
potranno mai recarvisi. Airbnb ha
rinunciato a ogni commissione su
questo tipo di prenotazioni. Sul ver-
sante dell’accoglienza, social come
Facebook, Telegram o Twitter sono
diventati un luogo dove ci si orga-
nizza per aiutare i profughi.
Il web è attivo anche contro la
censura, con siti che trasmettono in
continuazione notizie e diventano
collettori di informazioni non filtra-
te. Ad esempio, il canale r/ukraine/

242 • © FCSF - Aggiornamenti Sociali


focus ucraina

Dalla pandemia alla guerra


Spunti per attraversare un tempo turbolento

Paolo Foglizzo
Redazione di Aggiornamenti Sociali
<foglizzo.p@aggiornamentisociali.it>

cambiamento sociale ● COVID-19 ● governance globale ● guerra ● prevenzione dei


rischi ● politica energetica ● russia ● solidarietà ● ucraina

La crisi ucraina ci rimette di fronte al senso di precarietà e minaccia,


come due anni fa lo scoppio della pandemia. Quali lezioni abbiamo impa-
rato che ci aiutano ad attraversare questa nuova crisi? Tornare a praticare
la cultura della prevenzione, valorizzare risorse trascurate, come la spinta
alla solidarietà o le capacità dell’ingegno umano, ma soprattutto governare
l’inevitabile cambiamento rappresentano strade promettenti su cui avviarci.

9
marzo 2020: l’Italia entra in lockdown. Due anni dopo abbiamo fati-
cato a ricordarcene, perché siamo alle prese con una nuova emergenza
globale: la guerra in Ucraina.
Di nuovo! Di nuovo viene dichiarato lo stato di emergenza, umanitario
questa volta. Di nuovo ci ritroviamo a guardare telegiornali monotematici
trasmessi 24 ore su 24. Di nuovo siamo alle prese con la sensazione di
una minaccia incombente, potenzialmente catastrofica. Sconosciuta e
invisibile quella del 2020, ben più familiare quella di oggi, con il ritorno
dell’incubo nucleare che aveva segnato i decenni della guerra fredda. È una
minaccia potente, perché si insinua in ogni momento della vita quotidiana,
attacca l’economia, le prospettive di lavoro, lo standard di vita e le abitu-
dini di consumo, scardinando quella normalità che ci rassicura. La nostra
vita deve cambiare per forza e questo ci spaventa, ci fa sentire in balia di
forze incontrollabili, ci rende precari.
Ma forse la ripetizione di questo copione, pur non desiderata, può rap-
presentare una risorsa. Quello che abbiamo capito attraversando gli
ultimi due anni ci può aiutare a mettere in una diversa prospettiva
quanto stiamo vivendo adesso. Tre punti in particolare emergono.

Aggiornamenti Sociali aprile 2022 (243-246) • 243


Più formiche e meno cicale
Il primo è che il rischio è reale. Ce lo ricordano le molte, troppe vittime
che siamo costretti a registrare: sarebbe potuto toccare a ciascuno di noi.
Nel 2020 era un rischio reale lo sconosciuto SARS-CoV2, il virus che
provoca la COVID-19, quando ne ignoravamo l’aggressività, la velocità di
circolazione e persino le modalità di trasmissione. La storia ha conosciuto
pandemie ben più gravi, ma allora non potevamo saperlo. È un rischio
reale il conflitto oggi: un errore e un’incomprensione, più probabili di una
scelta deliberata di distruzione, potrebbero provocare una escalation incon-
trollata (uno sconfinamento di truppe o missili) o un evento catastrofico
(il bombardamento di una centrale nucleare o di altri impianti industriali
potenzialmente inquinanti).
Per decenni, almeno in Occidente, grazie al progresso tecnologico, ci
eravamo illusi di aver eliminato il rischio dall’orizzonte della vita, al-
meno collettiva. Restava quello legato alle scelte e alle fatalità delle biogra-
fie individuali. La realtà degli ultimi anni ci avverte che non è vero. Come
società dobbiamo riprendere in mano il rapporto con la dimensione del
rischio, uscendo dall’ossessione per la sicurezza come reazione impulsiva al-
la paura, nel cui alveo si collocano anche le rapidissime decisioni di riarmo
e aumento delle spese militari. La strada è tornare a praticare la cultura
della prevenzione, come l’umanità ha fatto per secoli quando disponeva
di una tecnologia meno potente. La prevenzione richiede di ragionare su
orizzonti di medio-lungo periodo, uscendo dallo schiacciamento sul breve
e brevissimo termine: essere più formiche e meno cicale, per usare una
immagine classica. Se, come ha dichiarato la presidente della Commis-
sione europea, Ursula von der Leyen, servono cinque anni per uscire dalla
dipendenza dal gas russo, è troppo tardi occuparsi di diversificazione delle
fonti energetiche quando le truppe varcano il confine. Esattamente come è
troppo tardi occuparsi di medicina preventiva e sanità territoriale quando
gli ospedali sono prossimi al collasso come effetto della pandemia. Ed è
troppo tardi occuparsi di dissesto idrogeologico quando i fiumi esondano
e le montagne franano. La prevenzione non può eliminare i grandi rischi
con cui ci confrontiamo, ma contribuisce a mitigarne l’impatto.
Adottare strategie preventive è una questione politica, non tecnica,
perché la prevenzione costa e bisogna costruire consenso intorno a misure
la cui utilità può apparire remota: chi avrebbe giustificato ingenti spese per
la ricerca sui coronavirus nel 2019? Soprattutto se si tiene conto che bisogna
investire per prevenire anche rischi che potrebbero non presentarsi mai.
Anzi, che speriamo che non lo facciano!

Risorse insospettate
Gli ultimi due anni ci hanno mostrato che disponiamo anche di risorse
che sottovalutiamo, e invece l’emergenza valorizza.

244 • Paolo Foglizzo


focus ucraina

Una è la potenza dell’ingegno umano: non è infinita, ma nemmeno


modesta. Lasciando sbalordito lo stesso mondo scientifico, in un anno sia-
mo stati in grado di produrre un vaccino, anzi vari vaccini anti SARS-
CoV2. Non hanno eradicato il patogeno, ma ne hanno alleviato gli effetti,
rendendoli sostenibili dal sistema sanitario. Due anni fa era inimmagina-
bile. Adesso potrebbe toccare alla diplomazia prendere il posto della
scienza: sapranno i diplomatici stupirci come hanno fatto gli scienziati?
Oggi fatichiamo a vedere una strada, ma potrebbe esserci.
Una seconda risorsa che le emergenze evidenziano è lo slancio del-
la solidarietà: il sentimento di essere sulla stessa barca che spinge a fare
fronte comune, a farsi carico gli uni degli altri. Lo abbiamo sperimentato
nelle settimane del lockdown, e in modo ancora più prepotente di fronte ai
profughi in fuga dall’Ucraina. In un post 1 pubblicato nella sezione “Focus
Ucraina” del nostro sito il 15 marzo 2022, il card. Michael Czerny, prefet-
to ad interim del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale,
di ritorno da una missione al confine tra Ungheria e Ucraina, scrive: «Ho
visto un’Europa capace di mettere da parte chiusure e paure, capace di
aprire le porte e le frontiere, anziché costruire muri e steccati. Ho visto
europei capaci di comportarsi ancora come il buon samaritano, cari-
cando su auto e pullman – non più su un cavallo o un asino – degli sco-
nosciuti trovati “mezzi morti” lungo le strade che portano al confine». Ci
ha sorpreso questa Europa, e ci sorprendono i suoi cittadini: siamo meglio
del previsto, e non è poca cosa. Impegniamoci perciò a consolidare questo
slancio, per evitare che si trasformi in un fuoco di paglia, come ha sottoli-
neato Maurizio Ambrosini nel suo intervento a p. 225.

Progettare il cambiamento
È ormai un luogo comune l’affermazione che da una crisi si esce diversi.
Ma questo non la rende meno vera e meno applicabile alle nostre circostan-
ze: anche nella crisi ucraina, «come in ogni altra, è il futuro che ci viene
incontro nella forma dell’esigenza del cambiamento» 2. Il cambiamento
non ci lascia scampo: è inevitabile. Ma possiamo decidere se subirlo o
governarlo, e in questo caso in che direzione indirizzarlo e a quale livello
di profondità lasciarcene investire.
In realtà il cambiamento è già cominciato: stiamo già diversificando il
nostro mix di fonti energetiche, cercando nuovi fornitori, ridando slancio
alle energie alternative e rinnovabili. Intanto il sistema produttivo, in par-
ticolare i comparti più energivori, al momento sotto choc, stanno comin-
ciando a riprogettarsi in funzione di costi energetici che potrebbero rima-
nere elevati. Lo stesso vale per gli altri comparti oggi messi in ginocchio
1 Czerny M., «Ho visto la guerra negli occhi dei profughi. Ho visto coloro che li accolgono

costruire la pace», 15 marzo 2022, in <www.aggiornamentisociali.it>.


2 Costa G., «Ricominciare, con un altro sguardo», in Aggiornamenti Sociali, 4 (2020), 272.

Dalla pandemia alla guerra • 245


dall’interruzione dei rifornimenti, ad esempio alcune filiere agroalimentari.
Alcune produzioni resisteranno, altre modificheranno il proprio ciclo, altre
ancora si arresteranno o dovranno trasferirsi. Non è la prima volta che suc-
cede, anzi l’elenco delle ristrutturazioni del sistema produttivo a seguito di
choc è piuttosto lunga. Ma qui rimaniamo sul piano delle soluzioni tec-
niche, che non mettono in questione la logica con cui funziona il sistema.
Se saremo disponibili, il cambiamento potrebbe interessare anche un
piano più profondo, ad esempio investendo in modo più generale il rap-
porto delle nostre società con l’energia, e quindi il livello degli stili di
vita e delle scelte di consumo. Potrebbe persino derivarne una spinta
nella direzione della sostenibilità: con i prezzi del gas alle stelle, diventano
assai più attraenti le case passive, quelle costruite in modo da risultare
autosufficienti o quasi dal punto di vista energetico: senza termosifoni né
condizionatori, ma confortevoli sia in estate sia in inverno. È possibile, già
oggi, anzi già da tempo, e anche in Paesi con condizioni climatiche più
estreme delle nostre. Costruirle costa di più, ma oggi potrebbe risultare
persino conveniente, e non solo ecologicamente responsabile.
Infine, potremmo darci una chance di cambiamento a un livello ancora
più radicale, ripensando le dinamiche della politica internazionale. Fino
a che la geopolitica funziona sulla base della logica degli imperi, è inevi-
tabile che si creino frizioni nelle aree in cui le sfere di influenza vengono
a contatto. È il mondo descritto da George Orwell in 1984, diviso tra
tre superpotenze – Oceania, Eurasia ed Estasia (per non dire Stati Uniti,
Russia e Cina) – in costante guerra. Non si affrontano direttamente, ma si
contendono il controllo di una fascia cuscinetto che cambia ciclicamente di
mano: nel romanzo l’Ucraina non ne fa parte, ma in fondo è un dettaglio.
Certo, per ripensare la politica e la governance internazionale serve un ac-
cordo globale, ma la difficoltà di costruirlo non può diventare un alibi per
non provarci. Soprattutto serve la disponibilità a riarticolare i rapporti
tra i centri (degli imperi) e le periferie. Inevitabilmente i primi dovranno
accettare di perdere qualcosa, in termini di potere e anche di benessere.
Non è una novità: l’Amazzonia è per molti versi una regione simbolo della
condizione di “periferia dell’impero” e dei pesi che questo comporta. Come
ha messo in evidenza il Sinodo del 2019, per poter continuare a esistere
con il suo volto, ha bisogno che il resto del mondo (il suo “centro”) le lasci
lo spazio per farlo, rinunciando a sfruttarne tutte le risorse e cambiando la
logica di funzionamento del rapporto centro-periferia. Lo stesso vale per
molte altre parti del mondo, Ucraina compresa.
Così, se guardiamo al futuro che ci aspetta sulla base di quanto abbia-
mo sperimentato negli ultimi due anni, scopriamo che ci si ripresenta un
interrogativo di fondo: se davvero vogliamo un mondo diverso domani,
quanto siamo disponibili a cambiare a partire da oggi?

246 • © FCSF - Aggiornamenti Sociali


internazionali

Le parole chiave
delle presidenziali francesi

Mariette Darrigrand
Semiologa e cofondatrice del blog
<https://observatoiredesmots.com>

democrazia ● elezioni presidenziali ● europa ● francia ● fraternità ● giovani ● identità


culturale ● società civile ● transizione energetica

L’elezione del nuovo Presidente francese giunge in una fase storica


delicata per le polarizzazioni interne e per la gravità dello scenario inter-
nazionale a causa del conflitto in Ucraina. Il voto sarà condizionato dalle
dinamiche presenti nella società, che possono essere analizzate grazie ad
alcuni termini ampiamente diffusi presso l’opinione pubblica e i media,
che ritornano in modo differente nelle posizioni dei vari candidati. Quali
elementi di convergenza e punti di tensione emergono? Quali sbocchi verso
il futuro si abbozzano?

I
l primo turno delle elezioni presidenziali si terrà domenica 10 aprile,
ma da più di un anno il voto è al centro del discorso mediatico. In
questo tempo sono emerse con più forza alcune parole – caos, radicali-
tà, transizione, ri-ancoraggio, identità e, infine, fraternità –, divenendo la
bussola delle rappresentazioni che i cittadini francesi si fanno del prossimo
voto e riferimenti imprescindibili per i candidati intenti a far conoscere le
proprie proposte (cfr il riquadro alle pp. 250-251).

L’immaginario evocato dal caos


Il primo termine su cui ci soffermiamo è “caos”, impiegato per com-
mentare le più svariate circostanze: una manifestazione dei gilet gialli, la
saturazione di un ospedale durante la crisi sanitaria, un’ondata di calore o
Titolo originale: «Présidentielle 2022 : une boussole des mots», in Études, 1 (2022) 33-44.
Traduzione dal francese e riduzione di Giuseppe Riggio SJ. Neretti e riquadri a cura della
Redazione.

Aggiornamenti Sociali aprile 2022 (247-254) • 247


un episodio di alluvione, le conseguenze di uno sciopero dei trasporti, op-
pure il caos libanese, siriano o libico... Non si tratta di un ingresso recente
nel vocabolario mediatico: lanciato più di dieci anni fa dai giornalisti Éric
Zemmour, ora candidato alle elezioni, ed Edwy Plenel, è stato rapidamente
ripreso da Jean-Luc Mélenchon e Marine Le Pen. Oggi è usato da tutti,
anche dal moderato Yannick Jadot nel suo discorso di vittoria alle primarie
ecologiste: «Ci avete affidato l’unica missione che conta: la lotta contro il
cambiamento climatico e il caos sociale».
Stilisticamente, il caos è un’iperbole, un’esagerazione che ricorre al
registro del grandioso e dell’epico, che eleva le difficoltà della Francia
al rango dell’Iliade e dell’Odissea... o del Trono di spade: l’immagina-
zione eroica della finzione è preferita al realismo delle difficoltà oggettive.
In questo contesto, l’aggettivo “grande”, nelle espressioni “grande crollo” o
“grande declino”, assume il suo pieno significato: segnala una spettacola-
rizzazione della politica, come se la moderazione del quadro democratico
fosse insufficiente a descrivere la dimensione inedita del nostro tempo e
dovesse essere superata.
Caos è più di una parola, è un mito delle origini. Esiodo fu il primo a
usarlo nella sua Teogonia per dire che in principio l’acqua, il cielo e la terra
non erano ancora distinti l’uno dall’altro. Secoli dopo, Ovidio inizia il suo
lungo racconto delle origini, Le Metamorfosi, con il passaggio dal caos al
mondo, in termini molto vicini alla Genesi. Il caos è dunque inseparabile
dall’ordine. D’altronde, il mondo è proprio questo: un cosmo, cioè una
precisa organizzazione dell’esistenza, in cui ogni cosa ha il suo posto in un
grande insieme. Il ritorno alla metafora del caos indica allora una violenza
“necessaria”, accreditata da alcuni episodi del movimento dei gilet gialli
o da un certo tipo di attivismo femminista, tradendo un desiderio altret-
tanto intenso di riorganizzazione autoritaria. Collocare il voto del 2022
in questa logica significa tracciare una linea tanto drastica quanto
immaginaria tra il disordine e l’ordine. Tra instabilità e protezione.
Tra agitazione e pacificazione.
Questo dualismo può essere oscuro e distopico, come in un gran nu-
mero di videogiochi e serie attuali, che raccontano la fine del mondo. Può
anche essere poetico, come in Nietzsche. Il suo Zarathustra non raccoman-
dava di «aver sempre un caos in sé per poter generare una stella danzante»?
In entrambi i casi, la forza dell’immaginario risiede nella stessa illusione
vitalista: un buon episodio caotico distruttivo nella prima stagione permet-
terà alla vita di rifiorire nella seconda.

Radicalità: il risveglio del pensiero analogico


Nella stessa dinamica di intensificazione lessicale arriva un secondo
termine, anch’esso molto diffuso: “radicalità”. L’emergere di Éric Zem-
mour ne è la prova migliore, avendo causato una “zemmourizzazione” di

248 • Mariette Darrigrand


internazionali

quanti militano nelle file della destra, in particolare di Valérie Pécresse,


incarnazione in precedenza di un conservatorismo liberale ragionevole, che
ripeteva nei dibattiti delle primarie dei Républicains: «Voglio realizzare un
progetto di rottura radicale, con riforme coraggiose e difficili». Durante le
primarie ecologiste, Sandrine Rousseau ha usato ampiamente il termine,
che ritroviamo anche presso il portavoce del Governo Gabriel Attal: «Noi
andiamo più lontano, siamo più radicali di quanto lo siano state la sinistra
e la destra su certi argomenti» (Europe 1, 14 settembre 2021).
Il successo del termine “radicale” deve essere interpretato come
un’ulteriore prova che la democrazia ha perso la fiducia nella sua
moderazione. Forse perché sa di essere minacciata da coloro che chiama
“radicalizzati” (terroristi salafiti in primo luogo, ma anche femministe wo-
ke, decolonialisti militanti, ecc.)? Essere radicali non significa più essere
eccessivi o violenti, ma piuttosto stare
al passo con il contesto. L’idea sareb- Woke
be che, nei tempi storici e caotici che
sembriamo attraversare, il Governo Il termine woke proviene dall’inglese
dovrebbe cambiare marcia. Crisi eco- awake (sveglio) e ha assunto un significato
politico negli anni ’60 nell’ambito dei
logica, invasione culturale, apartheid movimenti per i diritti civili, indicando
sociale... La radicalità sembra essere chi si sente consapevole dell’ingiustizia
l’unica risposta possibile alla catastro- rappresentata da qualunque
fe multidimensionale che si avvicina. manifestazione di discriminazione. Per
In questo modo, si verifica un eccesso, indica anche chi, esibendo il
proprio orientamento politico progressista
fenomeno che va al di là della sem-
o anticonformista, ha un atteggiamento
plice intensificazione, come con l’uso rigido o sprezzante verso chi non
di caos. Quando il discorso riunisce condivide le sue idee. Di recente è stato
una serie di minacce diverse, crea un ripreso dai movimenti Black Lives Matter e
legame di contiguità che si presenta #MeToo.
come un nesso causale. Il pensiero
radicale è un pensiero analogico. Con esso, i problemi sono collegati
come se un fiammifero li accendesse tutti allo stesso tempo. La prolifera-
zione di termini con il suffisso “-ismo”, accostati per pura assonanza,
crea questa dinamica: capitalismo, estrattivismo, sessismo e razzismo
sono uniti in un’unica oppressione. È per certi aspetti interessante come
l’ecofemminismo partecipi a questa fiammata analogica, rappresentando la
violenza contro le donne sul modello di quella contro la natura, anch’essa
penetrata, arata, sfruttata e violentata.

Transizione, parola generica e astratta


Caos e radicalità non erano presenti nel vocabolario della campagna elet-
torale del 2017, invece il termine “transizione” era già utilizzato e continua a
essere centrale come espressione di un cambiamento necessario. Nata più di
vent’anni fa nell’ambito della riflessione ecologica, la transizione evocava

Le parole chiave delle presidenziali francesi • 249


originariamente il percorso da compiere per passare da un’economia
fondata sui combustibili fossili a una basata sulle energie rinnovabili:
lasciarsi alle spalle il vecchio mondo per andare verso uno nuovo, più pulito,
più verde, più sostenibile. Questo è l’archetipo ancestrale dell’Homo viator:
una rappresentazione dell’umanità che avanza un po’ di più ogni giorno.
Nel 2017, Emmanuel Macron ha fatto ricorso alla transizione per difen-
dere il progressismo contro il conservatorismo attribuito ai suoi avversari.
Cinque anni dopo, la consapevolezza ecologica è cresciuta e la tran-
sizione è ormai condivisa da tutti e appare in un modo o nell’altro
nei discorsi dei candidati, a volte con qualche contorsione. A fronte di
coloro che vogliono «salvare il pianeta», Zemmour chiede invece di «sal-
vare la Francia». «Questo significa che abbandona la questione ecologica
ai suoi avversari? Assolutamente no!», come si legge nel sito web <www.
generation-zemmour.fr> (28 novembre 2021).
Questa immagine di un’epoca “di transizione” è ambivalente. È al
contempo positiva, perché la transizione guarda al futuro, e negativa,
perché questo futuro non è chiaro e gli orizzonti restano lontani (2050,
fine del secolo, ecc.). La transizione è una figura pericolosamente aerea. È

La corsa alle elezioni presidenziali

Domenica 10 aprile
2022, i cittadini
francesi si recheranno
alle urne per il
primo turno delle
elezioni presidenziali.
Se nessuno dei
candidati raccoglierà Dopo la vittoria Yannick Jadot, Marine Le Pen
la maggioranza alle primarie, scelto come presidente nel
assoluta, dopo quindici Anne Hidalgo è candidato di Europa 2017 del partito di
la candidata del Ecologia I Verdi in estrema destra Front
giorni si svolgerà un
Partito socialista. una primaria online, national, ha conteso
ballottaggio tra i due
Nata in Spagna, è stato direttore la vittoria al ballot-
che al primo turno si è trasferita in delle campagne di taggio per la presi-
hanno ricevuto il Francia con la Greenpace per otto denza a Emmanuel
maggior numero di famiglia quando anni. Macron, ottenendo
consensi. A giugno si aveva tre anni. È Dal 2009 è il 34% dei voti. Oggi
terranno le elezioni stata eletta sindaco eurodeputato. è candidata per il
per l’Assemblea di Parigi nel 2014, Rassemblement
nazionale, cruciali per la prima donna, e national, che ha
capire se il Presidente riconfermata nel preso il posto del
2020. Front national e ne
eletto godrà del
ha ereditato la linea
necessario sostegno
politica.
parlamentare.

250 • Mariette Darrigrand


internazionali

come se avesse preso il posto occupato dal concetto di progresso nel Sette-
cento e conservato nei discorsi politici fino alla fine del secolo scorso. Un
luogo programmatico e persino messianico.
Per il presidente Macron, la transizione non è più una scelta di campo
specifica. Potrà avere un’influenza positiva se diviene più concreta attra-
verso la promozione di buone pratiche, mostrando i benefici tangibili che
apporta ai nostri stili di vita: città verdi, auto non inquinanti, riciclo dei
rifiuti, migliore prevenzione della nostra salute. Per il momento, rimane
astratta e richiama la celebrazione della scienza e della tecnologia degli il-
luministi. L’unica vera differenza è che la nozione di innovazione ha ormai
sostituito quella di progresso, limitando la trasformazione economica e
sociale alle applicazioni tecnologiche.

Il ritorno al reale: ri-ancoraggio


Dopo un caos che rianima il brodo primordiale, una radicalità piena
di fuoco, una transizione che cerca di restituirci l’aria, non è sorpren-
dente che un quarto discorso si sviluppi intorno all’elemento simbolico
della terra.

Emmanuel Jean-Luc Valérie Pécresse, Éric Zemmour


Macron è stato il Mélenchon è Presidente della è un giornalista
candidato inatteso il leader del Regione Île-de- politico e
e vittorioso delle movimento di France dal 2015, opinionista di
elezioni del 2017 sinistra radicale La è stata eletta dal origine ebraico-
con il movimento France insoumise (La congresso del berbero-algerina.
La République Francia indomita), partito gollista I Si è candidato alla
en marche. È nato nel 2016. Repubblicani, al cui testa del partito
stato consigliere Già membro del interno ha fondato il Reconquête, che
e poi ministro Partito socialista, movimento Libres. ha fondato il 5
dell’Economia del ha acquisito dicembre 2021, con
presidente socialista notorietà per le sue posizioni identitarie
François Hollande, posizioni contrarie di estrema destra.
incarico da cui si è alla Costituzione
dimesso poco prima europea nel 2005. Altri candidati
di candidarsi alle Nel 2017 era stato il Nathalie Arthaud Lotta Operaia
presidenziali. quarto candidato più Nicolas Dupont-Aignan Debout la France
votato con il 19,58%. Jean Lassalle Résistons
Philippe Poutou Nuovo Partito Anticapitalista
Fabien Roussel Partito Comunista Francese

Le parole chiave delle presidenziali francesi • 251


Sono numerosi coloro che lasciano le grandi città per stabilirsi in cam-
pagna o centri più piccoli. Il “grande lockdown” del 2020 ha lasciato il
posto alla “grande dimissione”: un fenomeno notato dai sociologi di tutto
il mondo per descrivere le molte persone che, dopo la pandemia, si allon-
tanano dal loro lavoro, dalle città e talvolta dai loro familiari. Analizzata
come una disfunzione della globalizzazione, la crisi della COVID-19
ha mostrato il valore di vivere in un contesto di prossimità, che non
richiede trasporti inquinanti, in armonia con la natura, reso possibile dal-
lo smartworking. La parola “locale” ne è l’emblema. I prodotti locali in
Francia sono ormai preferiti ai prodotti biologici. Si è creato un nuovo
standard di qualità, che riguarda tutti gli aspetti della vita quoti-
diana: mangiare, vivere, educare, lavorare, relazionarsi, ecc. Sul piano
politico, il concetto finora minoritario di sovranismo si estende alla so-
vranità, che sia alimentare o farmaceutica, avendo immediata presa grazie
a esempi eclatanti, come quello di non dipendere dai Paesi asiatici per il
paracetamolo.
Il prefisso “ri-” crea una tendenza semantica che si esprime a tutti i
livelli: riciclaggio, recupero, riparazione, reinvenzione... una lunga catena
di parole positive. Il “ri-ancoraggio” può quindi essere vissuto in modo
concreto attraverso il ritorno alla terra, la riscoperta di pratiche ance-
strali come la permacultura o la meditazione. Ma ha anche un potente
valore metaforico. Fondarsi nel terreno dei propri valori personali, con
entrambi i piedi nell’argilla delle proprie convinzioni, rifiutando di lavorare
per un’impresa che si considera non etica, lasciando uno studio medico in
città per diventare un operatore sanitario di prossimità, per offrire cure di
migliore qualità, anche se meno remunerative, ecc.
È probabilmente su questo piano che i politici distano maggiormente
dalla società civile, che negli ultimi cinque anni è andata più avanti e più
in fretta. Quella parte della società civile che non aderisce alle forze oscure
del caos o al fascino del radicalismo, che ha preso alla lettera la transizione,
sembra portare alla realtà la “modesta utopia” propugnata da Michel de
Montaigne, Albert Camus e Paul Ricœur (Conferenze su ideologia e utopia,
Jaca Book, Milano 1994), che permette di rendere di nuovo fruttuosa l’ere-
dità del passato. In contrasto con la tabula rasa rivoluzionaria, questa
fertile utopia riprende i sogni del futuro che avevano gli uomini del
passato e cerca di attualizzarli: condividere gli strumenti, proteggere le
risorse energetiche, far dialogare le generazioni, niente di tutto ciò è nuovo,
ma può essere fortemente ravvivato dalla tecnologia contemporanea e dalle
innovazioni dello stile di vita.

Identità, la sostituta della libertà


Le quattro parole cardinali sopra descritte disegnano una nuova carto-
grafia. Offrono una bussola per orientarsi e al contempo un quadro da cui

252 • Mariette Darrigrand


internazionali

prendere le distanze, sul cui sfondo si può leggere l’astensione. A loro mo-
do, dicono anche che l’identità è oggi il paradigma politico essenziale,
che tiene insieme tutte le lotte che agitano la società: identità femminili,
maschili, transgender, etniche, sociali, culturali, religiose, ecc. La riven-
dicazione identitaria si sta diffondendo per denunciare varie oppressioni.
L’insuccesso di uno slogan lanciato da Marine Le Pen nell’autunno
2021 è sintomatico. Accodandosi al grido dei no vax, la candidata del
Rassemblement National si è mostrata come una sorridente paladina delle
«libertà, le care libertà», ma il flop presso il suo elettorato, concentrato più
che mai sulla rivendicazione dell’identità, ha portato all’immediato abban-
dono dello slogan. L’evoluzione dalla libertà all’identità non è appannaggio
solo dell’estrema destra, ma è un dato presente nella società già prima della
campagna presidenziale, anzi è diventata un tema cruciale sin da quando
si è affermata la globalizzazione negli anni ’90.
Nell’elezione presidenziale del 2022, per la prima volta si è aper-
to un dibattito sulla nozione di civiltà. Non è un caso che il rapper
Orelsan abbia intitolato Civilisation il suo album, uscito nel novembre
2021, riscuotendo un immediato successo. Nell’ambito politico, la pa-
rola circola, rinviando allo scontro di civiltà di Samuel Huntington, a
proposito dei pericoli dell’islamismo. Nel movimento #MeToo, è stato
tentato un secondo riferimento, rimasto però embrionale, al processo di
civilizzazione, presente nei lavori del sociologo Norbert Elias sulla regola-
zione della violenza attraverso il comportamento individuale e la cultura.
Il suo contributo è comunque molto pertinente per parlare della necessità
di rimettere ordine, non in modo poliziesco ma civile, come accaduto
nelle grandi svolte della storia: civilizzare la violenza sessuale riscoprendo
un senso di virilità positiva, civilizzare la produzione distruttiva dandoci
nuovi principi etici...
Nel frattempo, l’identità rimane confinata dalla destra e dall’estrema de-
stra al piano nazionale, mentre è maltrattata dalla sinistra, che l’ha giudicata
nel corso della storia incompatibile con il suo progressismo, aperto al mondo,
e che oggi esaspera attraverso la difesa delle identità minoritarie. In nessun
caso, la politica si è interrogata sulla necessità antropologica di essere
ancorata a una solida identità a misura d’essere umano (una terra, un
corpo, una nazione, una cultura, una lingua, un sistema di valori, ecc.). Que-
sto bisogno fondamentale è, tuttavia, la condizione stessa dell’apertura
agli altri: esseri viventi, generi, nazioni, culture, ecc. Senza una risposta a
questo bisogno, l’alterità non è possibile e si determinano solo ripiegamenti
o rifiuti; le appropriazioni culturali sono allora oggetto di denunce e censure.
In vista delle elezioni presidenziali del 2022, la nostra vita pubblica ha
dimostrato che se l’identità non viene presa in considerazione adeguata-
mente dai politici, assistiti dagli intellettuali, solo l’ideologo le darà una
risposta.

Le parole chiave delle presidenziali francesi • 253


Fraternità, la parola vissuta dai giovani
Senza aspettare le possibili soluzioni alla pesante questione dell’identità,
i giovani hanno iniziato a dare le proprie risposte. Nati all’inizio del secolo
in un mondo globale, interpellati dal discorso digitale, spesso di matrice
anglosassone, che pone l’accento sull’autonomia, mostrano che l’identità
odierna è un modo paradossale di legare insieme il collettivo e l’in-
dividuale, l’io e il noi. Per la “generazione Z”, l’appartenenza al gruppo
e l’aspirazione a essere tutt’uno con altri, soprattutto quando vi è una mi-
naccia, sono essenziali, anche se il loro io è sovrano.
Come conseguenza il lessico della fraternità è tornato in auge, per-
mettendo la coesistenza delle due dimensioni: essere se stessi e con gli altri.
Evocata in passato da sindacati, partiti di sinistra o religiosi, la fraternità ri-
torna nel discorso mediatico: non è più screditata nella triade repubblicana
per le sue connotazioni ireniche in una società individualista, ma viene ria-
bilitata, essendo più credibile dell’uguaglianza e più seducente della libertà.
“Bro” per brother e “fratello” sono al centro della cultura musicale, dell’arte
di strada e dello sport. “Sisterhood” fa rivivere la sorellanza femminista
nata negli anni ’70. L’influente enciclica di papa Francesco Fratelli tutti
riafferma la solidarietà tra persone indipendentemente dalle loro origini,
invitando ad accogliere lo straniero. Tutto questo porta la fraternità fuori
dalla famiglia e dalla morale privata e la afferma come un vero principio
politico. Il significato non biologico di frater, che significa etimolo-
gicamente membro attivo di una causa, compagno di lotta, fratello
d’armi, è di nuovo percepito in modo chiaro.
Infine, notiamo che la fraternità inclusiva si ricollega all’origine stes-
sa della democrazia. La parola rimanda al verbo greco antico daiesthai
(condividere). Si tratta di un’indicazione linguistica con conseguenze di
vasta portata. Il demos non è, come si pensa troppo in fretta, il popolo
(in greco ethnos), ma un concetto astratto, non incarnato, che designa la
conseguenza di un’organizzazione politica ben precisa, fondata sulla con-
divisione. Questo regime si oppone sia all’aristocrazia, in cui il potere è
riservato all’élite, gli aristoi, i migliori, sia alla plutocrazia, un regime in cui
governano i ricchi, coloro che hanno la fortuna (ploutos). La democrazia
si basa sulla messa in comune dei poteri e delle risorse. In questo sistema,
i cittadini governano attraverso i loro rappresentanti. Nessuno è sovrano
per diritto divino: né il re, né il re repubblicano, né il popolo-re. Evidente-
mente, questo regime pone dei vincoli. È instabile, un gioco di equilibrio,
sempre da rifondare.

254 • © FCSF - Aggiornamenti Sociali


cantiere italia

La legge di bilancio
del Governo Draghi

Maria Flavia Ambrosanio


Docente di Scienza delle Finanze, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
<maria.ambrosanio@unicatt.it>
Paolo Balduzzi
Ricercatore di Scienza delle Finanze, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
<paolo.balduzzi@unicatt.it>

covid-19 ● finanza pubblica ● governo ● inflazione ● politica economica ● politica


familiare ● politica fiscale ● russia ● spesa pubblica ● ucraina ● unione europea

La legge di bilancio per il 2022 si colloca in un contesto macroecono-


mico decisamente più favorevole della precedente, pur segnato dai timori
di una ripresa dell’inflazione e dall’incertezza causata dalla guerra in Ucrai-
na. Deve inoltre tenere conto di un nuovo tipo di vincoli europei, quelli
derivanti dal rispetto degli impegni presi con il Piano nazionale di ripresa e
resilienza, condizione per l’erogazione dei finanziamenti concessi dall’UE.
Quali sono i principali interventi previsti dalla manovra? Quali obiettivi si
propongono e quale valutazione è possibile formulare in merito?

L
a prima legge di bilancio del Governo Draghi (L. 30 dicembre 2021,
n. 234, Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2022 e
bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024) è stata definitivamen-
te approvata il 30 dicembre 2021, sostanzialmente all’ultimo giorno utile.
Come da (cattiva) tradizione, l’approvazione è stata ottenuta tramite il
ricorso al voto di fiducia su un unico maxiemendamento.
L’analisi del provvedimento qui proposta prenderà le mosse dall’esame
del contesto macroeconomico e istituzionale al cui interno la legge è stata
formulata; se ne presenteranno quindi i principali contenuti, evidenziando

Sul nostro sito <www.aggiornamentisociali.it> è disponibile una versione estesa


del presente articolo. Per accedere, inquadra il QR code qui a fianco.

Aggiornamenti Sociali aprile 2022 (255-263) • 255


le macroaree di intervento e soffermandosi sulle novità più rilevanti. Infi-
ne, si formulerà un giudizio complessivo sul provvedimento.

1. Il quadro macroeconomico
Il quadro macroeconomico è tendenzialmente positivo (Tab. 1), ma
risente ancora della crisi sanitaria ed economica, e in particolare del ri-
schio di comparsa di ulteriori varianti del virus che riducano l’efficacia
dei vaccini e la ripresa
tabella 1 economica. Rispetto a
un anno fa, tuttavia,
Il quadro macroeconomico
c’è un maggiore ot-
2021 2022 2023 2024
timismo rispetto alla
Tasso di crescita del PIL 6,0 4,7 2,8 1,9 capacità di fronteggiare
Debito pubblico in rapporto al PIL 153,5 149,4 147,6 146,1 nuove ondate pandemi-
Pressione fiscale 41,9 42,0 41,7 41,5 che. Infatti, l’incertez-
Fonte: Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza za maggiore riguarda
(NADEF) 2021; Ufficio parlamentare di bilancio (UPB), Rapporto sulla
politica di bilancio 2022) non tanto (e non più)
l’impatto della pan-
demia, quanto le possibili conseguenze dell’inflazione, a cui va ag-
giunto l’effetto del conflitto russo-ucraino, scoppiato dopo la stesura
e l’approvazione della legge di bilancio. Al momento in cui scriviamo, la
rapida evoluzione della situazione rende impossibile qualunque previsione
sull’impatto del conflitto sul quadro macroeconomico, anche se siamo tut-
ti ben consapevoli del rischio che per il nostro Paese rappresenta l’aumento
vertiginoso del prezzo delle materie prime energetiche e l’eventuale diffi-
coltà di approvvigionamento. Altrettanto arduo è prevedere l’effetto sulla
finanza pubblica: da un lato, dovrebbero aumentare le spese di assistenza,
per l’accoglienza dei profughi e l’eventuale sostegno a cittadini e imprese in
difficoltà, mentre sul fronte degli investimenti, a partire da quelli previsti
dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), alcuni potrebbero
subire accelerazioni, ad esempio in materia di transizione energetica, e al-
tri essere abbandonati; d’altro canto, aumenteranno alcune entrate fiscali,
almeno nel breve periodo, come il gettito dell’IVA sui carburanti e alcune
imposte indirette sensibili all’inflazione, ma il Governo potrebbe anche
ridurne altre, ad esempio alcune accise.
Tornando al quadro di riferimento della legge di bilancio, si prevede
una crescita del prodotto interno lordo (PIL) a tassi molto elevati,
sulla cui base il Governo ritiene di poter tenere sotto controllo il rap-
porto tra debito pubblico e PIL, passato dal 134,3% nel 2019 al 155,6%
nel 2020 per poi scendere al 153,5% nel 2021. La riduzione dovrebbe con-
tinuare nel triennio 2022-2024, fino a raggiungere il 146,1%. La pressione
fiscale è in calo, a partire dal 2020 (42,8%), con una sostanziale stabilità

256 • Maria Flavia Ambrosanio – Paolo Balduzzi


cantiere italia

tra il 2021 (41,9%) e il 2022 (42%), fino a raggiungere quota 41,5% alla
fine del triennio di riferimento, il che potrebbe favorire un’ulteriore crescita
economica nei prossimi anni.
Il vero pericolo potrebbe arrivare dal fronte dei prezzi, che sono
tornati a correre dopo un ventennio di sostanziale stabilità. Negli
ultimi mesi, l’inflazione ha toccato il massimo degli ultimi trent’anni,
raggiungendo il 5,7% su base annua nel mese di febbraio (dato ISTAT
diffuso il 16 marzo), come effetto dell’aumento del prezzo dei prodotti
energetici (gas e petrolio) e di alcuni prodotto agricoli, di cui il no-
stro Paese è importatore. Prescindendo dagli effetti del conflitto russo-
ucraino, che interessa Paesi nostri fornitori, non c’è ampio consenso se
si tratti di un fenomeno duraturo o solo temporaneo, tanto è vero che
la Banca centrale europea continua a temporeggiare rispetto a eventuali
innalzamenti dei tassi d’interesse, misura tipica che si adotta per salva-
guardare il valore della moneta in presenza di spinte inflazionistiche. Da
un lato, l’aumento dei prezzi potrebbe intaccare il potere d’acquisto dei
consumatori e ridurre i loro acquisti; dall’altro, anche l’aumento dei tassi
d’interesse potrebbe rallentare l’attività economica: in entrambi i casi,
sarebbe a rischio il sentiero di crescita dell’economia.

2. Il rapporto con l’Europa: PNRR e Patto di stabilità e crescita


L’orizzonte temporale della legge di bilancio è il triennio 2022-2024.
Si tratta di un periodo ricompreso in quello di competenza del PNRR,
il complesso di progetti e investimenti che lo Stato si propone di rea-
lizzare entro il 2026, finanziato quasi interamente dai fondi europei
del programma NextGenerationEU 1 (NGEU): trasferimenti a fondo
perduto o prestiti a tasso agevolato, la cui erogazione è soggetta ad al-
cune forme di condizionalità. È per questo che il PNRR stabilisce tra-
guardi e obiettivi intermedi, con le rispettive scadenze, che dovran-
no essere realizzati e poi verificati. Come ha ricordato il Presidente del
Consiglio nella conferenza stampa di fine anno, nel 2021 sono stati ri-
spettati tutti i 51 traguardi e obiettivi intermedi previsti dal PNRR.
Il 2022 sarà un anno ancora più ambizioso; si tratta, per la precisione,
di realizzare 47 tra obiettivi intermedi e riforme entro il prossimo 30
giugno e altri 55 entro la fine dell’anno. Riuscirci costituisce il requi-
sito necessario per ottenere le rate dei finanziamenti europei: 21 miliardi
di euro a fine giugno e altri 19 a fine anno. A solo titolo di esempio, al-
cuni tra i provvedimenti di riforma più importanti previsti nel prossimo
triennio e collegati alla legge di bilancio sono: l’attuazione dell’autonomia
1 A riguardo, si rinvia a Ambrosanio M. F. – Balduzzi P., «La finanza pubblica al tempo della

pandemia», in Aggiornamenti Sociali, 4 (2021) 238-247; Mosconi F., «Equità ed efficienza,


banco di prova del PNRR», in Aggiornamenti Sociali, 6-7 (2021) 384-392 [N.d.R.].

La legge di bilancio del Governo Draghi • 257


differenziata (art. 116, c. 3, Cost.), la revisione del Testo unico delle leggi
sull’ordinamento degli enti locali, la riforma fiscale, la riforma della giu-
stizia tributaria, ecc. I contenuti della legge di bilancio vanno letti alla luce
di questi impegni che lo Stato ha assunto in sede europea.
Inoltre, a partire dal 2023, salvo decisioni legate agli effetti del conflitto,
torneranno in vigore le regole del Patto di stabilità e crescita, al momento
sospeso in base alla cosiddetta “clausola di salvaguardia generale” scattata
nel 2020 a seguito dello scoppio della pandemia. Nonostante le numerose
eccezioni concesse nel corso degli anni e la flessibilità accordata a vari Paesi,
tra cui anche l’Italia, queste norme sono state più volte criticate per la loro
eccessiva rigidità, ma soprattutto per l’eccessiva enfasi posta sulla necessità
di risanamento delle finanze pubbliche. C’è quindi da scommettere – e i
segnali che arri-
tabella 2 vano dall’Europa
Gli scostamenti tra quadro programmatico e quadro
sono già chiari –
tendenziale (in % del PIL) che queste regole
2021 2022 2023 2024 cambieranno an-
Indebitamento netto (tendenziale) -9,4 -5,6 -3,9 -3,3
cora, nel corso del
2022, per tenere
Indebitamento netto (programmatico) -9,4 -4,4 -2,4 -2,1
conto delle nuove
Scostamento (effetto manovra di bilancio) -- 1,2 1,5 1,2
esigenze di finan-
Interessi passivi 3,4 2,9 2,7 2,5
za pubblica deter-
Fonte: Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (NADEF) 2021 minate dall’emer-
genza sanitaria. In
ogni caso, a partire dal 2023 il legislatore non avrà più la stessa libertà di
azione che ha caratterizzato gli ultimi due anni, di cui sono prova i prin-
cipali obiettivi di finanza pubblica delineati nello scorso autunno (cfr Tab. 2)
e contenuti nella NADEF 2021 (Nota di aggiornamento al Documento di eco-
nomia e finanza), approvata dal Consiglio dei ministri il 29 settembre 2021.
È interessante notare la dinamica discendente della spesa per in-
teressi passivi in rapporto al PIL, pur in presenza di deficit e di
debito elevati: si spiega sia per il cosiddetto effetto denominatore, vale
a dire per la crescita del PIL, sia per il fatto che, all’interno del NGUE,
i tassi a cui possono indebitarsi i Paesi europei sono estremamente bassi.
La capacità dell’Italia di continuare a godere di queste condizioni di fa-
vore dipende tuttavia dall’abilità di onorare nei prossimi anni gli impegni
assunti con il PNRR.

3. I principali interventi della manovra


Tra minori entrate e maggiori spese, la manovra produce un aumento
del disavanzo di circa 23 miliardi di euro nel 2022, 30 nel 2023 e 26 nel
2024 (cfr Tab. 3 a p. seguente).

258 • Maria Flavia Ambrosanio – Paolo Balduzzi


cantiere italia

Come ogni anno, gli


ambiti di intervento so- tabella 3
no molto numerosi. La La manovra di bilancio (milioni di euro)
Tab. 4 (a p. 260) eviden- 2022 2023 2024
zia i capitoli più signifi- IMPIEGHI (a + b) 37.005 38.415 37.819
cativi dal punto di vista Maggiori spese (a) 25.722 28.061 25.840
quantitativo. Sul lato Minori entrate (b) 11.284 10.354 11.979
delle entrate spiccano le RISORSE (c + d) 13.747 8.504 12.168
risorse destinate a rifor- Maggiori entrate (c) 8.315 7.574 6.871
ma dell’IRPEF (Imposta
Minori spese (d) 5.433 931 5.279
sul reddito delle persone
ENTRATE nette (En, c - b) -2.969 -2.780 -5.108
fisiche) e contenimento
delle bollette energeti- USCITE nette (Un, a - d) 20.289 27.131 20.543
 2
che ; per quanto riguar- INDEBITAMENTO NETTO (En – Un) -23.258 -29.911 -25.651
da le uscite, invece, sono Fonte: Ufficio parlamentare di bilancio (UPB),
Rapporto sulla politica di bilancio 2022
particolarmente rilevanti
le voci relative a riforma
degli ammortizzatori sociali e incremento dei finanziamenti del Servizio
sanitario nazionale (SSN) e del reddito di cittadinanza (RdC).
L’esposizione completa di tutte le misure previste va ben oltre lo scopo
di questo contributo; ci si concentrerà qui sulle più significative, a partire
dall’ambito fiscale su cui sono previste rilevanti novità, che riguardano
soprattutto le persone fisiche e rappresentano un anticipo della più ampia
riforma da approvarsi nel corso dell’anno.

a) IRPEF e assegno unico e universale


La legge di bilancio modifica alcuni elementi fondamentali dell’IRPEF.
Gli scaglioni passano da cinque a quattro, con una riduzione delle
aliquote applicate su quelli intermedi (da 15 a 50mila euro):
a) fino a 15.000 euro: 23% (invariata);
b) tra 15.000 e 28.000 euro: 25% (in discesa dal 27%);
c) tra 28.000 e 50.000 euro: 35% (in discesa dal 38%);
d) oltre 50.000 euro: 43% (in precedenza: 38% tra 50.000 e 55.000
euro; 41% tra 55.000 e 75.000 euro; 43% oltre 75.000 euro).
Sono inoltre riorganizzate e armonizzate le detrazioni per redditi da
lavoro dipendente e assimilati, da lavoro autonomo e da pensione, in coe-
renza con i nuovi scaglioni, compreso il riconoscimento di una somma a
titolo di trattamento integrativo (il cosiddetto “bonus 100 euro”) in favore
dei percettori di reddito di lavoro dipendente e di alcuni redditi assimilati,
2 A seguito dell’impennata dei prezzi dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, il Governo

ha stanziato risorse ben più ingenti per questo scopo, che non rientrano nella manovra
operata con la legge di bilancio.

La legge di bilancio del Governo Draghi • 259


fino a 28mila euro. Questo intervento si inserisce in un contesto di grandi
cambiamenti, reali o potenziali.
Il primo è costituito dall’introduzione dell’assegno unico e universale,
in sostituzione di tutte le misure sui carichi famigliari finora in vigore (de-
trazioni, assegni, bonus, ecc.; cfr <https://assegnounicoitalia.it>). Si tratta
di una vera e propria ri-
tabella 4 voluzione dal punto di
La manovra di bilancio (milioni di euro) vista fiscale, che avrà si-
2022 2023 2024 curamente effetti redistri-
butivi, ma il cui impatto
Principali interventi sulle uscite:
sull’andamento demo-
Incremento finanziamento SSN 2.000 3.232 4.218
grafico del Paese resta da
Fondo acquisto vaccini 1.850 0 0 dimostrare.
Riforma ammortizzatori sociali 3.396 3.012 2.568 Il secondo elemento
Reddito di cittadinanza 1.155 1.155 1.154 di novità è rappresentato
Interventi in ambito previdenziale 452 1.280 3.103 dalla legge delega per
Congedo paternità obbligatorio 114 117 119 il riordino del sistema
Sospensione cashback -1.502 0 0 fiscale, presentata dal
Principali interventi sulle entrate: Governo nello scorso au-
Detrazioni edilizie e superbonus 110% -113 -1.303 -2.057
tunno e al momento all’e-
Riduzione IRPEF (riforma fiscale)
same del Parlamento. Una
-6.000 -7.000 -7.000
volta approvata, dovrebbe
Contenimento bollette energetiche -2000 0 0
consentire al Governo di
Fonte: Ufficio parlamentare di bilancio (UPB),
Rapporto sulla politica di bilancio 2022 mettere mano a tutto il si-
Nota: i dati qui riportati sono precedenti all’approvazione definitiva della legge di
bilancio; sono dunque possibili lievi differenze, anche se l’ordine di grandezza dei saldi stema fiscale: dall’imposta
deve considerarsi sostanzialmente corretto
sui redditi a quelle locali,
dalle imposte sui consumi
alla riscossione. Tuttavia, la maggioranza non sembra sufficientemente com-
patta per affrontare il tema nei mesi restanti della legislatura.

b) Altre misure fiscali


La legge di bilancio elimina definitivamente il programma di ca-
shback, già sospeso per il secondo semestre 2021: prevedeva rimborsi in
denaro per acquisti effettuati tramite strumenti di pagamento elettronici, al
fine di contrastare l’uso del contante e l’evasione fiscale. Purtroppo non sono
disponibili dati che consentano di valutarne l’impatto sulle dinamiche eva-
sive. Oltre all’esenzione dal pagamento dell’IRAP (Imposta regionale sulle
attività produttive) per le persone fisiche esercenti attività commerciali, arti e
professioni (per il solo 2022) e alla riduzione dell’aliquota IVA su assorbenti
e tamponi (c. d. tampon tax), vengono ulteriormente posticipate al 2023
plastic tax e sugar tax, già rinviate l’anno scorso: si tratta di imposte che
dovrebbero scoraggiare l’uso eccessivo di imballaggi di plastica o di bevande

260 • Maria Flavia Ambrosanio – Paolo Balduzzi


cantiere italia

analcoliche zuccherate, il cui effetto è tutto da valutare. Viene infine rifinan-


ziato anche il c.d. bonus TV e decoder.

c) Bonus edilizi
Numerosi commi della legge di bilancio sono dedicati alle agevolazio-
ni fiscali in materia edilizia, uno dei capitoli su cui più intenso è stato il
dibattito pubblico e parlamentare, che ha condotto a numerose modifiche
rispetto alla proposta originaria presentata dal Governo. Il meccanismo
introdotto dal secondo Governo Conte, ed ereditato dall’attuale Esecuti-
vo, forse con minor convinzione, è un buon esempio della distanza che
si frappone tra idee dall’ampio potenziale positivo e un’applicazione, che
si perde – e disperde – tra vincoli burocratici eccessivi e incomprensibili.
Viene innanzitutto prorogato il c.d. superbonus 110%, con scadenze
differenziate in base al soggetto beneficiario. Il Rapporto dati Superbonus
110% 3, a cura dell’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’e-
nergia e lo sviluppo economico sostenibile), riporta che al 31 dicembre
2021, erano stati asseverati 95.718 interventi edilizi incentivati, che corri-
spondono a circa 16,2 miliardi di euro di investimenti e a detrazioni per
oltre 17,8 miliardi.
È prorogata agli anni 2022, 2023 e 2024 la facoltà di usufruire delle
detrazioni fiscali concesse per gli interventi in materia edilizia ed energe-
tica, sotto forma di sconto in fattura o di credito d’imposta cedibile anche
a banche e intermediari finanziari, compreso quelle derivanti da interven-
ti coperti dal superbonus 110%, con alcune modifiche dell’iter di predi-
sposizione della domanda. Infine sono prorogate a tutto il 2024 anche le
detrazioni per interventi di miglioramento dell’efficienza energetica,
ristrutturazione edilizia, acquisto di mobili e grandi elettrodomestici,
e il c.d. bonus verde, vale a dire l’agevolazione fiscale per la sistemazione a
verde di aree scoperte di immobili privati a uso abitativo.

d) Misure in materia di occupazione e pari opportunità


La legge di bilancio prevede una serie di sgravi contributivi per donne,
giovani e determinate categorie di altri lavoratori. Ci soffermiamo qui in
particolare sulle novità in materia di pari opportunità, disposte in coerenza
con la L. n. 162/2021, che ha modificato il Codice delle pari opportunità
tra uomo e donna (introdotto dal Dlgs. n. 198/2006 a norma dell’art. 6
della L. n. 246/2005) proprio per quanto concerne l’ambito lavorativo 4. Le

3 Il Rapporto è disponibile sul sito della Camera dei deputati, alla pagina <https://temi.

camera.it/leg18/post/OCD15_14591/rapporto-enea-superbonus.html>.
4 Per informazioni più dettagliate si rinvia al dossier Parità di genere, pubblicato il 9 marzo

2022 a cura del Servizio studi della Camera dei deputati.

La legge di bilancio del Governo Draghi • 261


principali modifiche riguardano l’allungamento del periodo di godimento
dell’indennità di maternità per alcune categorie di lavoratrici e la disciplina
del congedo di paternità, che dal 2022 diventa strutturale.
Inoltre si incrementa di 50 milioni di euro a decorrere dal 2023 la do-
tazione del Fondo per il sostegno alla parità salariale di genere e si prevede
l’adozione di un Piano strategico nazionale per la parità di genere, con
l’obiettivo, coerente con quanto previsto dal PNRR, di realizzare un sistema
nazionale di certificazione in materia. Se appare positivo premiare chi si im-
pegna in direzione della parità di genere, a partire dai livelli salariali, risulta
invece disarmante che il premio per chi rispetta un principio previsto dalla
nostra Costituzione non sia accompagnato da sanzioni per chi lo viola.

e) Reddito di cittadinanza
La legge di bilancio dispone il rifinanziamento del RdC a partire dal
2022, per una cifra aggiuntiva di circa un miliardo di euro all’anno fino
alla sua entrata a regime nel 2029, e modifica alcuni elementi del suo
funzionamento, soprattutto per quanto riguarda la disponibilità al lavoro
e la decadenza dal beneficio dopo il rifiuto della seconda offerta di lavo-
ro congrua, e non più della terza. Vengono inoltre previste verifiche più
stringenti dei requisiti di accesso, anche con il ricorso all’incrocio dei
dati in possesso di INPS, Comuni e Anagrafe nazionale della popolazione
residente. Infine vengono finanziate le attività dei Centri per l’impiego,
con una particolare attenzione per quelle in favore dei giovani.

f) Previdenza
L’intervento principale è costituito dall’introduzione della “quota 102”,
vale a dire la possibilità di pensionamento anticipato per i soggetti che, nel
corso del solo 2022, raggiungano i requisiti di età anagrafica pari a 64 anni
e di anzianità contributiva pari a 38 anni; si tratta di una disciplina legata
all’abbandono del precedente istituto, noto come “quota 100”, prevista in
via transitoria per il 2022 e che non dovrebbe essere rinnovata a partire
dal 2023. Anche gli altri principali interventi in ambito previdenziale ri-
guardano le diverse misure di anticipo pensionistico (prepensionamento
dei dipendenti di piccole e medie imprese in crisi; modifica della discipli-
na dell’anticipo pensionistico sociale, in particolare per alcune categorie;
proroga di “Opzione donna” per il 2022; prolungamento al 2022-23 della
sperimentazione del contratto di espansione)

g) Dalla Terra alla Luna


Infine va segnalata l’istituzione di un Fondo per garantire la partecipa-
zione italiana al programma di volo spaziale con equipaggio Artemis, con
262 • Maria Flavia Ambrosanio – Paolo Balduzzi
cantiere italia

una dotazione di 80 milioni di euro per il 2022, 30 per il 2023 e 20 per


il 2024. Il progetto punta a rendere possibile una presenza stabile e au-
tosufficiente sulla Luna, portando la prima donna sul satellite, anche in
vista di un eventuale sbarco su Marte. La misura alimenta da un lato il
sogno di esplorazione e conquista nello spazio, che anima menti e cuori di
molti, ma dall’altro suscita perplessità in merito all’opportunità di investire
tante risorse in un’attività che molti considerano priva di utilità.

4. Una valutazione d’insieme


Quando la legge di bilancio per il 2022 è stata approvata dal Parlamen-
to, alla fine del 2021, permaneva una certa preoccupazione per quanto
riguarda gli esiti della pandemia, che ha pian piano lasciato spazio ad al-
tre: l’emergere dell’inflazione e, più recentemente, il conflitto tra Russia e
Ucraina, con i suoi effetti su prezzi e commercio internazionale.
Valutando la legge di bilancio al momento della sua approvazione, si
conferma la volontà del legislatore di continuare a contrastare il fe-
nomeno pandemico, ma anche di lasciarselo gradualmente alle spalle.
Tra le misure di contrasto alla pandemia, spiccano la riduzione della pres-
sione fiscale, l’aumento della spesa sanitaria e, a vari livelli, l’incremento
delle misure di assistenza, come gli anticipi pensionistici per alcune cate-
gorie di lavoratori e il rifinanziamento del RdC.
Guardando invece al futuro, la volontà di perseverare con serietà nel
PNRR è confermata dal conseguimento degli obiettivi fissati per il 2021.
Tuttavia, nonostante la “potenza di fuoco” che finanzia il PNRR, l’effetto
crescita sembra rientrare già nel giro del triennio 2022-2024. Certo il tasso
di crescita dell’1,9% previsto per il 2024 risulta decisamente più elevato di
quelli registrati dal nostro Paese lungo gli ultimi venticinque anni, ma per
vari altri Paesi rappresentava la norma anche in assenza di aiuti europei. La
vera scommessa, quindi, non sarà solo realizzare gli investimenti previsti,
ma anche – e forse soprattutto – portare a termine riforme discusse per
decenni, ma mai seriamente affrontate: burocrazia, pensioni, tassazione
e lotta all’evasione, giustizia, per limitarci alle più rilevanti. Se per il fisco
qualcosa sembra muoversi, già all’interno della legge di bilancio, così non
è per il resto. Sulla giustizia, si aspettano i prossimi referendum a deter-
minare l’agenda del legislatore; sulle pensioni, ci si accontenta delle solite
misure transitorie. Sulla burocrazia, la “madre di ogni riforma”, la strada
sembra ancora lunga. Speriamo che non lo sia troppo.

© FCSF - Aggiornamenti Sociali • 263


Inquinamento farmaceutico
Infografica di Mauro Bossi SJ

Lo sviluppo dell’industria farmaceutica globale e il crescente impiego di


farmaci per la salute umana e animale pongono lo sfida di vigilare sul loro
impatto ambientale. Oggi gli strumenti analitici consentono di misurare i
residui di farmaci presenti nell’ambiente. Un’indagine su scala internazio-
nale ha cercato di fare il punto della situazione.

In che modo i farmaci entrano nell’ambiente?


Quando assumiamo un farmaco,
Alcune sostanze,
questo viene assorbito dal nostro
ancora attive,
organismo e si distribuisce in modo da
vengono espulse
raggiungere il sito dove svolge la sua
tramite le
funzione.
escrezioni e rag-
giungono le acque
nere.

Gli impianti di depurazione


urbana non sono progettati
per degradare sostanze di
origine farmaceutica, che ri-
mangono così attive.

Le acque depurate raggiungono i


fiumi e i laghi, dove le sostanze pos-
© FCSF Aggiornamenti Sociali - aprile 2022

sono rimanere attive ancora per un


periodo variabile a seconda della
loro composizione.

Un’altra fonte importante di inquinamento farmaceutico


proviene dalle escrezioni del bestiame allevato e trattato
con farmaci veterinari. Una quantità minore di sostanze
entra nell’ambiente tramite il rilascio nelle acque reflue
delle industrie, lo smaltimento improprio da strutture
sanitarie, lo smaltimento in wc e lavandini e tramite i ri-
fiuti domestici.
I rischi per la biodiversità

Diverse ricerche, svolte in varie regioni del mondo, hanno accertato che
la presenza di sostanze farmaceutiche nell’ambiente può avere
degli effetti negativi sull’ecosistema e sulle specie animali.
Ne riportiamo alcuni esempi.

Nel subcontinente indiano si è osservata un’importante ridu-


zione del numero degli avvoltoi. Un ricerca svolta in Pakistan
ha dimostrato che l’alta mortalità è collegata alla diffusione del
diclofenac, un antinfiammatorio, nel trattamento dei bovini. Gli
uccelli, che si nutrono delle carcasse del bestiame non corret-
tamente smaltite, riportano danni letali ai reni.

I tipi più comuni di contraccettivi per uso orale contengono


etinilestradiolo, un estrogeno. L’esposizione a questo or-
mone riduce il successo riproduttivo di alcune specie di an-
fibi, inibendo l’emissione del richiamo nuziale dei maschi.

L’ivermectina è un antiparassitario utilizzato nell’allevamento


bovino. La presenza di residui nelle feci ha una ricaduta nega-
tiva sulla riproduzione dello scarabeo stercorario, che vi de-
pone le uova. Infatti, le larve di scarabeo che si sviluppano nelle
feci contaminate da ivermectina mostrano un tasso di soprav-
vivenza inferiore di un terzo alla media. Lo scarabeo stercorario
svolge un ruolo fondamentale nello smaltimento delle feci ed è
preda per varie specie di pipistrelli.

Ci sono rischi per gli esseri umani?


Per l’essere umano, i rischi principali dipendono dal rila-
scio nell’ambiente di antibiotici, i quali possono sele-
zionare i microbi, facendo così evolvere ceppi batterici
sempre più resistenti. Il contrasto all’antibioticoresistenza
rappresenta una sfida per la sanità del futuro (cfr «La re-
sistenza agli antibiotici», infografica, in Aggiornamenti So-
ciali, 4 [2020]). Non esistono ancora dati certi
sui rischi legati ad altri tipi di farmaci.
Global Monitoring of Pharmaceuticals Project
Il progetto, coordinato dall’Università di York, è nato dall’esigenza di compren-
dere meglio l’estensione e i fattori di contaminazione farmaceutica delle acque
dolci in tutto il mondo. È la prima indagine a livello globale di questo tipo. Sono
state misurate le concentrazioni di 61 sostanze farmaceutiche presenti nelle ac-
que di 258 fiumi in 104 Paesi.

Concentrazione cumulativa
media di sostanze farmaceutiche
(nanogrammi per litro)

>47.100
35.300 - 47.100
23.600 - 35.300
11.800 - 23.600
<11.800
dati non disponibili

Ecofarmacovigilanza

È una scienza emergente che, secon- dei prodotti farmaceutici nell’am-


do la definizione dell’Organizzazione biente». I principi che ispirano l’eco-
mondiale della sanità, include tutte farmacovigilanza sono divenuti parte
«le attività di rilevazione, valutazio- integrante della normativa che disci-
ne, comprensione e prevenzione de- plina la ricerca, la produzione, lo svi-
gli effetti negativi legati alla presenza luppo e lo smaltimento dei farmaci.

Fonti: Global Monitoring of Pharmaceuticals Project,


<http://globalpharms.org>; Agenzia Italiana del Farmaco, <http://aifa.gov.it>.
Elementi grafici: Eucalyp, Iconic, Cassandra Bachmann, <http://thenounproject.com>.
Le sostanze più diffuse
Concentrazione media per classe terapeutica nei campioni prelevati

Antistaminici 4% Antibiotici 4%
Antidepressivi 5%
Antibiotici 15% Antistaminici 7%
Paesi a reddito medio basso

Analgesici 11%
Paesi a reddito medio alto

Antiperglicemici 20%
Anticonvulsivi 15%

Stimolanti* 25% Stimolanti* 20%

Antiperglicemici 25%
Analgesici 29%

Altro 7% Altro 13%

*Includono la caffeina, presente in molti farmaci ma anche


in sostanze non farmaceutiche come caffè, the e cola.
ecologia integrale

Vivere da cristiani la cura


della casa comune
Il Movimento Laudato si’

Christina Leaño
Direttrice associata, Movimento Laudato si’

Erin Lothes
Teologa, coordinatrice dei programmi di formazione
degli “Animatori Laudato si’”

Intervista a cura di Mauro Bossi SJ


Redazione di Aggiornamenti Sociali
<mauro.bossi@aggiornamentisociali.it>

cambiamenti climatici ● ecologia ● ecologia integrale ● laudato si’ ● movimento


ecclesiale ● movimento ecologista ● pace ● spiritualità

Fondato nel 2015, il Movimento Laudato si’ vive la missione di pro-


muovere nella Chiesa, su scala globale, la conversione ecologica, l’a-
dozione dell’ecologia integrale come strumento di lettura della realtà
e la riconciliazione con il creato come via per la pace. Questa missione
incrocia alcune grandi questioni ecclesiali, come le relazioni ecumeni-
che, la partecipazione dei laici, l’elaborazione di nuove forme di vita
comunitaria. In che modo il Movimento può rappresentare un fattore
di trasformazione nella Chiesa di oggi?

Che cos’è il Movimento Laudato si’ e che cosa rappresenta per la Chiesa
di oggi?
Leaño: Nel 2015 papa Francesco pubblica l’enciclica Laudato si’ sulla
cura della casa comune, lanciando l’appello per una conversione ecologica.
In quello stesso anno, sulla spinta di questa ispirazione, nasce il Global Ca-
tholic Climate Movement, con il desiderio di realizzare nella Chiesa quan-
to richiesto dal Papa. Nel 2021 diventerà Movimento Laudato si’ (MLS),
per rendere ancora più esplicito il riferimento all’enciclica.
Da un punto di vista ecclesiale, il MLS è un segno dei nostri tempi. Il
suo percorso, condiviso tra laici, religiosi e religiose, si inserisce nel cam-
mino sinodale che la Chiesa sta compiendo. È anche un riflesso del modo

268 • Aggiornamenti Sociali aprile 2022 (268-273)


ecologia integrale

in cui stanno cambiando le for- Christina Leaño, Laureata alla


me non solo della vita ecclesiale e Yale University e alla Gra-
religiosa, ma anche di quella dei duate Theological Union
laici, man mano che si scoprono di Berkeley, è da sempre
modalità nuove per vivere la cura interessata all’intersezione
del creato e tradurre in azione la tra spiritualità ed ecologia. At-
propria fede. tualmente ricopre il ruolo di
Dal punto di vista organiz- Direttrice associata del Movimento Laudato
zativo, il MLS ha una struttura si’. Divide il suo tempo tra l’impegno per la
ibrida: comprende alcune or- giustizia sociale e la cura della casa comune e
quello di formatrice spirituale. Attualmente vive
ganizzazioni che vi aderiscono
nell’area di New York.
stabilmente, altre indipendenti
(dette “capitoli”) che collabora- Erin Lothes, Teologa e do-
cente presso la St. Elizabeth
no e i circoli locali, che sorgono
University (Morristown,
per iniziativa spontanea di per-
New Jersey). Si occupa in
sone interessate alle tematiche particolare di sostenibilità,
proposte. Una parte importante etica dell’energia e ambientali-
della sua missione consiste nel- smo di ispirazione religiosa. Da
la formazione degli “animatori molti anni è impegnata nei movimenti cattolici
Laudato si’”, che si impegnano e interreligiosi per il disinvestimento dalle fonti
localmente, nelle loro parrocchie fossili. Nel Movimento Laudato si’ coordina i
o realtà associative, a proporre programmi di formazione degli animatori.
iniziative ispirate ai valori del
Movimento.
Lothes: La nostra missione è ispirare e mobilitare la comunità catto-
lica a prendersi cura della casa comune e perseguire la giustizia climatica
ed ecologica. I nostri tre obiettivi strategici includono la conversione
ecologica, che è il fulcro centrale della nostra proposta; un cambiamento
degli stili di vita in direzione della sostenibilità; un’advocacy profetica
per attuare le politiche e le trasformazioni sociali su vasta scala richieste
dalla crisi climatica e dalla progressiva perdita di biodiversità. Il presup-
posto che ci muove è la fede nella creazione, che approfondisce i nostri
legami di solidarietà con ogni persona, mentre lavoriamo per condividere
equamente tutte le risorse, vivere con semplicità, allontanandoci dal con-
sumismo sfrenato. Recuperiamo inoltre il dono di sentirci connessi a Dio
attraverso la bellezza della natura, nella quale Dio parla sempre: «i cieli
narrano la gloria di Dio» (Salmo 19,2).

Quali interrogativi e quali sfide si aprono per la riflessione cristiana gra-


zie alla questione ecologica?
Lothes: Dopo secoli nei quali la riflessione cristiana si è concentrata,
con una certa miopia, quasi esclusivamente sull’anima umana, la questione
ecologica stimola la fede cristiana a spostare l’attenzione sulla grandezza

Vivere da cristiani la cura della casa comune • 269


e sul mistero del creato, che ci porta ad amplificare la nostra gratitudine a
Dio e ad affermare il legame dell’essere umano con ogni forma di vita. Ri-
conoscere ogni vivente come creatura di Dio spinge i cristiani ad approfon-
dire quella fraternità spirituale a cui faceva riferimento Francesco d’Assisi
quando definiva ogni creatura “fratello” e “sorella”; ci incoraggia inoltre
a dialogare con altre filosofie e tradizioni, in particolare la spiritualità dei
popoli indigeni e la saggezza dell’Asia. Soprattutto, la questione ecologica
pone ai cristiani la sfida di rifiutare una gerarchia antropomorfica che
pone l’umanità in cima al creato e giustifica lo sfruttamento delle risorse
della terra in nome di una custodia che assomiglia troppo al dominio.
Più apertamente, la giustizia ecologica chiama i cristiani a mettere in
gioco la propria fede nello spazio pubblico per contribuire a smontare
una logica di mercato che accetta un modello produttivo inquinante e
il profitto non regolato dai valori, e per opporsi a quello che potremmo
definire “razzismo ambientale”, cioè il fatto di far ricadere sui poveri e
gli emarginati il peso dell’inquinamento e delle conseguenze peggiori dei
cambiamenti climatici.

Il MLS sta vivendo una fase di crescita che potremmo definire esplosiva.
Come coniugate la sua diffusione mondiale con il fatto che i circoli sono
attivi a livello locale? Come riuscite a non perdere di vista la ricchezza
della diversità?
Leaño: Nel 2015, quando abbiamo dato inizio al Movimento, eravamo
in quattro; ora abbiamo oltre 9mila animatori e 780 organizzazioni aderen-
ti. La sfida principale diventa riuscire a creare un senso di unità, di co-
munità, all’interno di una realtà globale. Per questo, stiamo lavorando
molto su una chiara definizione del nostro DNA, mettendo a fuoco i nostri
valori, la nostra missione e, specialmente, la nostra spiritualità: che cosa
unisce i membri del Movimento in Corea, Senegal e Uruguay, pur nella
consapevolezza e, anzi, nella valorizzazione delle loro differenze? Come ab-
biamo detto, la conversione ecologica, alla quale fa appello papa Francesco,
e la spiritualità ecologica sono gli aspetti che sottolineiamo maggiormente:
chiedono di mettersi nella giusta relazione con Dio, con gli altri e con il
creato. Si tratta di portare avanti una missione universale, ma, al tempo
stesso, di unificare se stessi e unire ognuno di noi con la Chiesa e con ogni
altro membro del Movimento.

Da questo punto di vista, il Global Membership Council del MLS che


lei, Christina Leaño, attualmente coordina, svolge un ruolo importante.
Come funziona e come riesce a rappresentare i membri del Movimento
distribuiti in tutto il mondo?
Leaño: il Global Membership Council è un elemento chiave del MLS.
In origine era il comitato direttivo ristretto che ha lanciato il Movimento

270 • Christina Leaño – Erin Lothes


ecologia integrale

nel 2015, ma nel corso degli anni si è allargato. Fino ad ora vi appartene-
vano solo i rappresentanti delle organizzazioni che aderiscono stabilmente
al Movimento e alcuni dei fondatori della prima ora, mentre ora lo stiamo
espandendo per inserire rappresentanti degli animatori Laudato si’, dei
circoli, dei capitoli e di altre articolazioni del Movimento emerse negli
ultimi anni. In questo modo il Council cerca rappresentare tutti i membri
del Movimento, la nostra “base”, offrendo loro la possibilità di condividere
le attività e le priorità, e di allargare le prospettive.

Quali esperienze sono fonte di ispirazione per il vostro lavoro? E quali


sono i principali ostacoli con cui vi confrontate?
Leaño: Diverse congregazioni religiose femminili in tutto il mondo, già
prima dell’enciclica Laudato si’, hanno alimentato una consapevolezza del
problema della cura del creato e hanno operato in maniera inculturata nei
diversi contesti: per noi il loro lavoro è una fonte di ispirazione e rimane
un modello di pensiero e di azione.
Nonostante il MLS sia in espansione, non mancano le difficoltà. In
particolare, in alcuni ambiti ecclesiali vi è la convinzione che la cura del-
la casa comune sia qualcosa “in
più”, che si aggiunge a una lista «Il nostro radicamento nella Laudato
già lunga di preoccupazioni; op- si’ ci aiuta a renderci conto che “tutto
pure vi è il sospetto che svolgia- è collegato” (n. 91). Invitiamo tutti a
mo un’azione troppo politica, considerare il ruolo dei combustibili
che ci occupiamo di qualcosa fossili nella guerra in Ucraina. I
che non rientra nelle responsa- combustibili fossili rappresentano una
bilità della Chiesa. La possibi- parte significative del bilancio dello
lità di affrontare queste sfide Stato russo. L’acquisto di combustibili
dipende dalla nostra capacità di fossili esportati dalla Russia finanzia la
proporci non come antagonisti,
guerra in Ucraina, oltre a danneggiare
ma come una risorsa. È questo
la creazione. È incompatibile con la
approccio che ha fatto crescere
nostra fede».
il Movimento, trasformando il
limite in opportunità: in questi Dichiarazione del MLS sulla guerra in Ucraina,
24 febbraio 2022
anni abbiamo incontrato perso-
ne già pronte ad affrontare la sfida di impegnarsi per l’ambiente in nome
della propria fede. Molti hanno colto nella nostra proposta la possibi-
lità di dedicarsi alla cura della casa comune come un modo di essere
cristiani e noi abbiamo creato lo spazio culturale nel quale le persone
hanno potuto cogliere le connessioni tra la fede e l’impegno per il creato.
Il nostro criterio è andare dove scorgiamo energia ed entusiasmo e provare
a lanciare la nostra proposta.

Vivere da cristiani la cura della casa comune • 271


Quali frutti ha portato in questi anni, a livello globale, il programma di
formazione degli animatori Laudato si’?
Lothes: Nel corso degli anni, il Movimento ha “diplomato” oltre 9mila
animatori in tutto il mondo e, durante la formazione, ognuno di loro ha
realizzato un’azione che promuove la sostenibilità, la spiritualità o l’advoca-
cy. Per esempio, ci sono state migliaia di piantumazioni di alberi, celebra-
zioni nella natura e campagne in sostegno a politiche che tutelino la nostra
casa comune. Il risultato immediato è stato contrastare la desertificazione,
preservare i corsi d’acqua, ricordare ai politici il bisogno urgente di proteg-
gere la nostra casa comune, incoraggiare l’adorazione di Dio come creatore.
Ma grazie a queste iniziative, condivise poi sui social media per amplifi-
carne il messaggio, molte comunità hanno ricevuto anche una formazione
e si sono impegnate in azioni positive che mostrano quanto la nostra fede
sia connessa alla cura del creato.
Il programma per la formazione degli animatori Laudato si’, offerto in
molteplici lingue (cfr il sito <https://laudatosianimators.org/it/home-it/>),
definisce il modello di leadership che proponiamo: un processo di
irradiazione, che fa crescere le competenze e costruisce un movimento
sempre più vasto di persone in grado di avviare cambiamenti positivi
nelle loro parrocchie, scuole e comunità. Gli animatori sono attori locali
e, al tempo stesso, membri della comunità globale di cattolici che pregano
e agiscono per la guarigione della nostra casa comune. Attraverso il loro
lavoro, con la benedizione di Dio, lo Spirito rinnova la faccia della Terra.
Noi preghiamo di svolgere questo lavoro con gioia: «camminiamo cantan-
do!» (Laudato si’, n. 244).

Il MLS ha svolto un ruolo importante nella partecipazione cattolica alla


celebrazione ecumenica del Tempo del creato. L’ecumenismo, in questo
momento, assume anche un significato importante per la promozione
della pace. Quali sollecitazioni provengono da questo impegno condivi-
so con altre confessioni cristiane?
Leaño: Il Tempo del creato costituisce un momento particolarmente
fruttuoso e arricchente, in cui i cristiani, anziché discutere delle loro diffe-

Il Tempo del Creato

Il Tempo del Creato è un periodo di Consiglio mondiale delle Chiese. Papa


preghiera e azione per la salvaguardia Francesco lo ha ufficialmente introdot-
del creato, che si celebra ogni anno dal to nella Chiesa cattolica nel 2015, dopo
1º settembre al 4 ottobre ed è celebra- la pubblicazione dell’enciclica Laudato
to dai cristiani di tutte le confessioni. si’. Maggiori informazioni sul Tempo
Prese l’avvio nel 1989 per iniziativa del del creato sono disponibili sul sito
patriarca ecumenico Dimitrios I e del <https://seasonofcreation.org>.

272 • Christina Leaño – Erin Lothes


ecologia integrale

renze, riescono a organizzare insieme iniziative per la casa comune, condi-


videndo le risorse a disposizione. In varie parti del mondo, ci sono vescovi
di diverse confessioni cristiane che pubblicano dichiarazioni in occasione
del Tempo del creato, con un processo di istituzionalizzazione che va di
pari passo nella Chiesa cattolica e in altre confessioni cristiane.
È un modo di riunire la comunità cristiana intorno all’amore e alla
preoccupazione per il creato, mossi dall’azione dello Spirito Santo. Il Tem-
po del creato riflette anche la connessione tra locale e globale: è molto
motivante svolgere un’azione sul proprio territorio, sapendo che simultane-
amente altre persone in tutto il mondo si stanno impegnando nella stessa
direzione. È l’esperienza concreta del principio, caro a papa Francesco,
secondo il quale «il tutto è superiore alla parte» (Evangelii gaudium, n. 237,
e Laudato si’, n. 141).
Certamente, in un mondo in aperto conflitto, è un modo in cui i cri-
stiani delle diverse confessioni possono contribuire a costruire la pace, ri-
chiamando alla cura di una casa comune per tutti con voce unanime, che
non lasci prevalere le divergenze.

© FCSF - Aggiornamenti Sociali • 273


fede&giustizia

Armida Barelli:
la beatitudine
della concretezza

Emanuela Gitto
Vicepresidente nazionale di Azione cattolica italiana per il Settore Giovani
<e.gitto@azionecattolica.it>

azione cattolica italiana ● cattolicesimo italiano ● chiesa ● donne ● laicità ● leadership


femminile ● movimento ecclesiale ● rapporto chiesa-società

La beatificazione di Armida Barelli (1882-1952), fondatrice della Gioventù


femminile di Azione cattolica, offre l’occasione per conoscere o riscoprire
una donna per tanti aspetti pioniera nella Chiesa e nella società italiana della
prima metà del Novecento. Quale lascito ci è trasmesso da questa figura a
settant’anni dalla sua morte e in una società profondamente trasformata?
In che modo può ancora ispirare l’impegno laicale femminile nella Chiesa?

I
l prossimo 30 aprile, nel Duomo di Milano, Armida Barelli sarà pro-
clamata beata. Questa donna, vissuta «fra due secoli» (Sticco 2021),
piena di energia e creatività, dotata di un grande carisma, è ricordata
principalmente per aver fondato la Gioventù femminile di Azione cattolica,
ma il suo impegno a livello sociale ed ecclesiale non si esaurisce in questa
esperienza. I processi che accompagnò durante il corso della sua vita
ebbero effetti non solo all’interno della Chiesa, ma contribuirono an-
che a creare una nuova consapevolezza nella società italiana del tempo,
coinvolta in molteplici trasformazioni.
L’occasione della sua beatificazione ci permette di approfondire la sua
storia e l’impatto avuto dalle sue opere, in particolare sulla crescita di un
laicato femminile consapevole, intraprendente e organizzato.

Gli anni milanesi


Armida Barelli nacque nel 1882 a Milano da una famiglia borghese,
dove la religione di casa era «quella dei cattolici liberali fine Ottocento:
senza un fondamento teologico, radicata nella tradizione, vigilata dal pa-

274 • Aggiornamenti Sociali aprile 2022 (274-279)


fede&giustizia

triottismo, ristretta all’intimità individuale» (ivi, 8). Nello stesso anno della
sua nascita, veniva firmato a Vienna il Trattato della Triplice Alleanza tra
l’Italia, l’Impero Austro-ungarico e la Germania, mentre la Serbia ottene-
va l’indipendenza dall’Impero Ottomano: singoli eventi che all’interno
di una trama più ampia avrebbero portato a una nuova definizione degli
equilibri geopolitici europei, che inevitabilmente la coinvolsero.
Da giovane ebbe la possibilità di compiere i suoi studi nella vicina Sviz-
zera, di viaggiare, di apprendere le lingue e di frequentare ambienti che
le aprirono gli occhi, dotandola degli strumenti necessari per osservare
attentamente la realtà e allargare i propri orizzonti. Il tempo riservato al-
la formazione scolastica fu affiancato a quello dedicato all’incontro e al
servizio ai più bisognosi in realtà a lei vicine, come la Piccola opera per la
salvezza del fanciullo, fondata dall’amica Rita Tonoli.
Questo tempo prepara la tappa successiva nella vita di Armida Barelli:
la nascita a Milano della Gioventù femminile cattolica milanese nel
1918, negli anni della Prima guerra mondiale, quando l’Italia era pro-
fondamente demoralizzata e pervasa da un senso di sfiducia, anche nei
confronti della Chiesa. Alla luce delle nuove tensioni politiche nazionali e
locali, il cardinale milanese Andrea Ferrari aveva avuto l’intuizione della
promozione di una formazione specifica per le giovani donne e ne affidò
l’incarico alla Barelli, già vicepresidente diocesana dell’Unione delle donne
cattoliche italiane. Per svolgere questo nuovo compito, la Barelli visitò le
numerose parrocchie della diocesi milanese, invitando le donne ad as-
sumere un ruolo attivo all’interno della Chiesa locale, a partire dalla
fede vissuta in maniera consapevole. La sua attenzione si concentrava
sulla formazione spirituale delle giovani, nella dimensione individuale e
comunitaria, proponendo momenti di preghiera, incontri e dibattiti.

Rendere le donne protagoniste


Qualche mese dopo, Benedetto XV la convocò a Roma, dove le chiese
di portare l’esperienza milanese in tutto il Paese. Ebbe così inizio per la
Barelli un periodo molto intenso di spostamenti su tutto il territorio.
In un tempo in cui le donne erano relegate all’ambito di vita dome-
stico, la scommessa della Gioventù femminile cattolica italiana (no-
me che mantenne fino al 1931, quando venne poi rinominata “Gioventù
femminile di Azione cattolica”) fu quella di renderle protagoniste del
loro tempo e della missione che da laiche avrebbero avuto in virtù
della propria fede. Incontri nelle diocesi, adunanze, le settimane di for-
mazione regionali sui temi della partecipazione delle donne nella Chiesa
e nella società, esercizi spirituali sono solo alcune delle iniziative attra-
verso cui l’associazione si fece promotrice della formazione delle giovani
laiche.

Armida Barelli: la beatitudine della concretezza • 275


Per tutto ciò furono necessari una grande organizzazione e strumenti
di comunicazione efficaci per raggiungere le socie sparse in tutto il Paese,
ruolo che fu svolto soprattutto dalla stampa associativa. La prima associa-
zione nazionale femminile cattolica, presente su tutti i territori, crebbe così
rapidamente: dopo meno di un anno erano «oltre 50mila le socie iscritte
nella Gioventù femminile, circa 700 circoli formati e 78 diocesi organizza-
te» (Ferrantin e Trionfini 2016, 45). Nel 1920 i dati passarono a «195mila
socie distribuite in 252 diocesi» (ivi, 230-232).
La rapida diffusione dell’associazione è legata all’intraprendenza
e alla concretezza di Armida Barelli. La “sorella maggiore” viaggiò in
lungo e in largo per visitare le diocesi, incontrando i vescovi per preparare
l’apertura di nuovi circoli e organiz-
«Non accontentatevi neppure zando momenti di formazione con le
di essere “buone alla buona”: socie nei quali si affrontavano i temi
apostole vi voglio, apostole che della presenza delle donne nella vi-
amano e fanno amare il Signore!». ta della Chiesa, della missionarietà,
Armida Barelli delle sfide del tempo che vivevano.
I numerosi viaggi e incontri le per-
misero di toccare con mano le profonde differenze esistenti tra le varie
zone del territorio nazionale, a livello socioeconomico e culturale.
Lo sviluppo della Gioventù femminile avvenne in parallelo all’organiz-
zazione di forme associative femminili al servizio del programma ideologi-
co e sociale del regime fascista, in primo luogo i Fasci femminili, fondati
nel 1919, in cui il ruolo tradizionalmente attribuito alla donna, centrato
sulla maternità e l’educazione dei figli, veniva messo al servizio del pro-
gramma demografico del fascismo, considerato come questione di vitale
importanza per la sopravvivenza della nazione (Dau Novelli 2021).
In questo scenario, la Gioventù femminile, svincolata da qualsiasi orga-
nizzazione politica, si caratterizzava per le sue finalità legate alla formazio-
ne religiosa e alla preparazione sociale delle donne, pensando a loro come
dirette protagoniste del loro tempo, attivamente impegnate nelle comunità
ecclesiali del loro territorio. Il fatto di rappresentare un’alternativa ai
modelli culturali del regime spiega anche il successo numerico della
Gioventù femminile, che superò l’organizzazione fascista femminile; il
numero assoluto delle tesserate della Gioventù femminile nel 1939, infatti,
era di 863mila giovani, di poco superiore a quello dei Fasci femminili.

La fondazione dell’Università Cattolica


Tra le iniziative che videro coinvolta Armida Barelli vi fu anche la
fondazione nel 1921 dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, insieme a
Ludovico Necchi, Francesco Olgiati, Agostino Gemelli ed Ernesto Lom-
bardo, con i quali condivideva il desiderio di dar vita a un luogo per la

276 • Emanuela Gitto


fede&giustizia

formazione integrale, aperto a cattolici e non solo, e anche una spi-


ritualità fortemente attenta alla dimensione della carità. Per tutti fu
significativo l’incontro con Giuseppe Toniolo, qualche anno prima, che
aveva invitato il gruppo a farsi carico del perseguimento del sogno che lui
non avrebbe fatto in tempo a vedere realizzato.
È interessante la descrizione che fa Maria Sticco della trasformazione
spirituale che sperimentò Armida prendendo parte alla fondazione dell’U-
niversità Cattolica: «Cominciò a capire che la carità privata non basta a
eliminare la miseria, a comporre i conflitti sociali, a colmare i dislivelli
provocatori d’odio; che un’istruzione catechistica elementare non basta a
premunire i giovani contro gli attacchi e le insidie delle ideologie errate;
che una pietà angustamente individuale non basta alla integrità del corpo
mistico» (Sticco 2021, 52). Il suo contributo alla realizzazione del progetto
si collocò non tanto sul piano della riflessione, ma dell’organizzazione,
mettendo a servizio in modo efficace il suo senso pratico.

Una mistica in azione


La concretezza, intesa come pragmaticità sempre legata alla visione, è
l’elemento che forse più di tutti ci dà idea del tipo di beatitudine che os-
serviamo nella sua vita, e che Armida Barelli riuscì a diffondere in tutte
le organizzazioni in cui fu direttamente coinvolta. Risuonano alle nostre
orecchie le sue parole: «Lavorate senza posa, ma soprattutto amate, amate,
amate».
L’organizzazione rigorosa e la militanza furono gli strumenti a sua
disposizione per mettere in pratica lo stile evangelico, nella prospetti-
va della missione nella vita del mondo. La mistica dell’azione, presente
nel modo in cui portò avanti il suo impegno multiforme e che trovava la
sua origine nella spiritualità francescana, è la chiave che ci aiuta a leggere
l’impatto avuto dall’opera di apostolato della Gioventù femminile nella
ridefinizione del ruolo delle donne all’interno della Chiesa.
Espressione concreta di questa mistica dell’azione è la fondazione,
in collaborazione con Agostino Gemelli, dell’Istituto Secolare Missio-
narie della regalità nel 1919, che aprì una “terza via” alla consacrazione,
e dieci anni più tardi dell’Opera della Regalità (<www.operaregalita.
it>). Riconosciuto dal diritto pontificio solo nel 1948, l’Istituto è ancora
attivo ed è uno dei più ampi in tutta la Chiesa (<www.ism-regalita.com>).
L’Opera, anch’essa ancora assai diffusa, aveva tra gli obiettivi quello
di promuovere la spiritualità liturgica, anticipando alcuni temi del
Vaticano II. Agli inizi, questo volle dire mobilitare persone competenti che
potessero aiutare a essere più consapevoli alla partecipazione alla liturgia e
facessero crescere nel senso di appartenenza alla Chiesa. Credere non fu più
relegato all’ambito intimistico, ma assunse così una dimensione collettiva:

Armida Barelli: la beatitudine della concretezza • 277


una partecipazione più consapevole alle celebrazioni permise ai fedeli di
essere anche più attenti alla dimensione sociale della fede.

I semi di cambiamento piantati nella Chiesa


La diffusione della Gioventù femminile su tutto il territorio nazionale
permise un’ampia mobilitazione delle donne nella Chiesa a partire dalla
base. L’associazione divenne uno strumento molto efficace per diffon-
dere il messaggio di un laicato femminile attivo, dedito alla forma-
zione delle persone e alla cura della dimensione spirituale. L’origine e
la fine dell’azione dimoravano sempre in Cristo e in particolar modo nel
Sacro Cuore, nei confronti del quale la Barelli nutrì profonda devozione
per tutta la sua vita.
Nel corso della sua vita assistiamo a un cambiamento nel modo in cui
viene pensata e percepita la partecipazione femminile alla vita della Chiesa,
a cui la stessa Barelli contribuì,
facendosi promotrice «di un cat- «Nel travaglio della prima metà del
tolicesimo inclusivo, accogliente Novecento è riuscita a trasformare
e universale» (CEI 2022). Tutto sogni impossibili in realtà concrete
questo si realizzò in un periodo e feconde a servizio della Chiesa
non certo favorevole per le don- e del Paese. Ha saputo dare a
ne, oggetto di radicati pregiudi- generazioni di donne italiane il
zi, anche nell’ambito ecclesiale, e coraggio di prendere in mano la loro
attraversato da profonde tensioni vita, di uscire dalle mura domestiche
all’interno della società. e di assumere ruoli da protagoniste
Sebbene siano stati numerosi nella vita ecclesiale e sociale, fino
i passi in avanti compiuti in que- a diventare determinanti, anche
sti anni, c’è ancora tanta strada
grazie al voto, nel plasmare il volto
da fare perché le donne possano
repubblicano dell’Italia dopo
essere pienamente protagoniste
la Seconda guerra mondiale».
nella società, nella politica e nella
Chiesa. Silenziosamente si assiste Mons. Claudio Giuliodori
ogni giorno a episodi in cui la donna è resa oggetto, preda, merce. Se da
un lato è vero che anche tra le giovani generazioni sta emergendo una
nuova consapevolezza, resta aperta la sfida educativa, necessaria perché le
donne possano realmente sentirsi partecipi in tutte le dimensioni sociali e
politiche attuali. Per fare questo, è necessario intanto essere consapevoli del
proprio valore, ma anche porsi in maniera competente di fronte alle sfide
del nostro tempo, saper leggere la realtà e intercettare le nuove domande
che ci vengono poste: informarci, studiare, prendere parola e agire.
In una società sempre più pervasa dall’indifferenza, l’impegno mi-
litante di Armida Barelli costituisce un aspetto fondante della sua
testimonianza. Questa “sorella maggiore” in cammino fu capace di col-

278 • Emanuela Gitto


fede&giustizia

legare e mobilitare tante laiche e tanti laici di ogni classe sociale e contesto
geografico attorno a un’idea di Chiesa sinodale, nel dialogo costante e
fecondo con i pastori. Anche la dimensione dello stile con cui portò avanti
il suo impegno è per noi di stimolo nel percorso sinodale che le nostre
Chiese vivono, a livello nazionale e universale. Sentiamo forte il bisogno
di trasformare il pensiero in azione, trascinando con passione anche altri
in quell’entusiasmo che viene dall’incontro con Cristo.
Rispetto alla figura di Armida Barelli ci sentiamo responsabili e custodi
di un’eredità grande ma allo stesso tempo semplice: la grandezza deriva
dall’immensità dell’esempio e della testimonianza della sua vita; la sem-
plicità sta nella consapevolezza che è una testimonianza molto vicina alle
nostre vite, caratterizzata da uno stile con cui possiamo vivere la spiritualità
proprio nei luoghi in cui stiamo. Lei ha vissuto la sua fede trasformandola
in energia per il servizio, nei diversi ambiti della sua vita: questo ne fa una
testimone bella del Vangelo, e un esempio di santità “della porta accanto”,
valido ancora oggi e per sempre.

Risorse

Conferenza Episcopale Italiana – delle donne nella Chiesa e nella So-


Ufficio nazionale per le comuni- cietà”, 11-12 febbraio, Roma.
cazioni sociali (2022), ​​Con cuore Diliberto L. (2022), Armida Barelli
di donna al servizio della cultura da Milano al mondo. Protagoni-
e della società. Messaggio per la sta al femminile di una società
98ª Giornata per l’Università Cat- in trasformazione, In Dialogo,
tolica del Sacro Cuore, 1° maggio, Milano.
Roma, <https://educazione.chie- Ferrantin S. – Trionfini P. (edd.)
sacattolica.it/wp-content/uplo- (2016), ​​La sorella maggiore raccon-
ads/sites/6/2022/02/04/Messag- ta. Storia della gioventù femmini-
gio_GiornataUCSC.pdf>. le di Azione cattolica italiana dal
Dau Novelli C. (2021), Il contributo 1918-1948, Ave, Roma.
dei movimenti femminili alla vita Sticco M. (2021), Armida Barelli. Una
del Paese. Intervento al XLII Con- donna fra due secoli, Vita e Pensie-
vegno Bachelet “La responsabilità ro, Milano (ed. originale 1967).

© FCSF - Aggiornamenti Sociali • 279


Venticinque anni di grandi firme per “Luoghi dell’Infinito”: Eraldo Affinati, Antonia Arslan, Marc Augé,
Zygmunt Bauman, Enzo Bianchi, Mario Botta, Anna Maria Cànopi, Loris Capovilla, Franco Cardini, Flavio Caroli, Luciano
Chailly, Angelo Comastri, Maria Antonietta Crippa, Philippe Daverio, Erri De Luca, Roger Etchegaray, Cosimo Damiano
Fonseca, Bruno Forte, Carlo Maria Giulini, Stanislaw Grygiel, Dominique Lapierre, Giuseppe Laras, Mario Luzi, Carlo Maria
Martini, Richard Meier, Alda Merini, Roberto Mussapi, Guido Oldani, Ermanno Olmi, Antonio Paolucci, Abbé Pierre, Elena
Pontiggia, Paolo Portoghesi, Giovanni Raboni, Gianfranco Ravasi, Ermes Ronchi, Davide Rondoni, Pierangelo Sequeri,
Vittorio Sgarbi, Tomas Spidlik, Timothy Verdon, Krzysztof Zanussi. Grandi autori anche per la fotografia: Aurelio
Amendola, Nick Brandt, Giovanni Chiaramonte, Elio Ciol, Mimmo Iodice, Steve McCurry, Pepi Merisio, Sebastião Salgado.
letture&visioni

#democrazia fragile
a cura di Mauro Bossi SJ

Il nemico dentro politologica di Tom Nichols,


Tom Nichols che indaga i fattori endogeni di
Combattere la postdemocrazia crisi della democrazia, e quella
Colin Crouch di Colin Crouch, che prende
in esame le derive in atto
Come votano le periferie che descrivono uno scenario
a cura di Marco Valbruzzi
già postdemocratico. Infine,
la riflessione sul voto nelle
La democrazia sta vivendo, maggiori città d’Italia offre
a livello globale, una fase di elementi solidi per descrivere il
declino o di trasformazione? rapporto tra politica e territori,
Per individuare elementi utili la sua evoluzione e le domande
a rispondere alla domanda, per il prossimo futuro.
questo dossier propone l’analisi

Tom Nichols

Il nemico dentro
Perché siamo noi stessi a
distruggere la democrazia

Luiss University Press, Roma 2021


pp. 224, € 20

S ono numerosi gli interrogativi che


si intrecciano quando si ragiona
sullo stato di salute della democrazia.
Un tema quanto mai dibattuto, se si
considera che solo in Italia sono sta-
ti pubblicati circa un centinaio di libri
sull’argomento nel corso del 2021,
senza contare gli approfondimenti di
vario tipo apparsi sulla carta stampata
e nella Rete. Sulle possibili motivazi-
oni all’origine dei populismi e delle

Aggiornamenti Sociali aprile 2022 (281-288) • 281


idealizzato, senza però nascondere
democrazie illiberali si sofferma il
o minimizzare le contraddizioni e
politologo statunitense Tom Nich-
le ingiustizie esistenti, prendendo
ols nel suo ultimo volume, avan-
in considerazione non solo la si-
zando una tesi ben sintetizzata dal
tuazione nei Paesi occidentali, in
titolo scelto dall’editore italiano:
primis gli Stati Uniti, ma allargando
Il nemico dentro. Perché siamo noi
lo sguardo anche su altre società
stessi a distruggere la democra-
non democratiche che conosce
zia (nell’edizione originale era Our
bene, come quella russa.
Own Worst Enemy: The Assault from
within on Modern Democracy). Sono tre gli ambiti che appro-
fondisce nella sua analisi: la pace,
Con uno stile di scrittura partico-
con riflessioni che risuonano in
lare, in cui il ricordo di esperienze
modo particolare e interrogano
personali e familiari si integra alle
alla luce del recente conflitto in
analisi di natura sociopolitica, Ni-
Ucraina; la ricchezza, che è stata
chols riflette sui cortocircuiti che
intesa in senso ampio, come qua-
hanno indebolito la democrazia
lità di vita resa possibile grazie
negli ultimi anni, o quanto meno la
ai beni e agli strumenti che sono
fiducia dei cittadini in essa, al pun-
ora accessibili; l’impressionante
to da chiedersi se «la democrazia
progresso tecnologico degli ultimi
liberale ci abbia tradito e abbia
anni, specialmente nella sfera digi-
reso la vita meno libera, meno pro-
tale. Inoltre, avendo scritto il testo
spera e persino meno degna di es-
dopo lo scoppio della pandemia,
sere vissuta» (p. 19). Per offrire una
l’A. abbozza una prima riflessio-
risposta a questa domanda fonda-
ne sulle conseguenze che questo
mentale, l’A. cerca di prendere le
evento globale ha prodotto sulle
distanze dalla nostalgia inganne-
istituzioni e sull’insieme della so-
vole che fa rimpiangere un passato
cietà. Al termine di questa analisi, a
giudizio dell’A., «il vero interrogati-
vo non è se il mondo sia in condi-
zioni migliori rispetto a decenni
«La sfida alla democrazia fa. Lo è. Piuttosto la questione
non proviene dalla guerra è se i risultati ottenuti nell’ul-
perpetua, dalla scarsità economica timo mezzo secolo abbiano
o dalle difficoltà della vita quotidiana, avuto l’involontaria conse-
tutti elementi più caratteristici del guenza di indebolire molte
tardo Novecento che degli inizi del delle qualità essenziali per
Ventunesimo secolo. La democrazia la sopravvivenza di una
non è in pericolo a causa di nuove democrazia» (p. 45).
tribolazioni, ma di nuovi successi: a La parte più interessante
della riflessione di Nichols
quanto pare la democrazia non è in
è proprio quella dedicata
grado di gestire pace, ricchezza e ai fattori, ai “carburanti” per
progresso» (p. 65) usare un’immagine, che ali-
mentano le spinte illiberali e fini-
scono con intaccare i fondamenti
della democrazia. Tra questi vi è la

282 • a cura di Mauro Bossi SJ


letture&visioni

nostalgia che abbiamo già richia- insieme, questi fattori finiscono


mato, ma anche la «pandemia di per erodere le virtù che sono alla

#democrazia fragile
narcisismo», ossia la malsana con- base di una vita insieme sensata,
centrazione su se stessi, incompa- ed è per questo che l’A. provoca-
tibile con il vivere insieme, perché toriamente afferma che siamo noi
«per definizione, un narcisista è cittadini il peggior nemico delle
incapace di appartenere a una co- nostre democrazie.
munità o di accogliervi qualcuno» Se l’analisi svolta nel volume
(p. 98). Un altro fattore determi- presenta vari punti interessanti per
nante è la rabbia, che nell’ambito leggere il contesto attuale, soprat-
pubblico trasforma ogni voto in tutto per quanto riguarda l’impatto
un evento apocalittico, rendendo che il digitale sta avendo sul modo
impossibile un dibattito politico in cui ci relazioniamo, informiamo e
che non abbia toni esacerbati e vi- percepiamo la realtà, più modesta
sioni semplificate della realtà. Una è la parte propositiva. Giunti a con-
dimensione prossima alla rabbia clusione della lettura l’interrogativo
ma con connotazioni distinte è iniziale sul fallimento o meno delle
il ressentiment: Nichols ricorre al democrazie liberali si trasforma
termine francese per descrivere perciò in un altro fondamentale,
questa specie di invidia che non che da tempo ci accompagna e
mira tanto a procurarsi quello che che ora è possibile affrontare con
hanno gli altri, quanto piuttosto qualche strumento di analisi in più:
a danneggiarli. L’esempio citato come rivitalizzare il riconoscimento
dall’A. è l’assalto al Campidoglio del legame sociale e le forme di
nel 2021, quando «questa chia- partecipazione?
mata a “danneggiare le persone Giuseppe Riggio SJ
giuste” è diventato un invito lette-
rale alla violenza» (p. 115). Nel loro

Colin Crouch

Combattere
la postdemocrazia

Editori Laterza, Bari-Roma 2020


pp. 196, € 18

I l sociologo britannico Colin Crouch di-


venne noto fin dai primi anni Duemila
sia nei circoli accademici sia fra un pub-
blico più ampio per aver coniato il termi-
ne “postdemocrazia” (si veda l’omonima
opera pubblicata sempre per i tipi della
Laterza nel 2003). Il “post”, come in altri

#democrazia • 283
ben più noti composti sostenuta dal pensiero
(postmoderno, po- neoliberista. L’A. osserva
stumano...), indica una particolare acce-
«Se la
al tempo stesso un lerazione di questo
postdemocrazia ci
superamento e la ha condotto fin qui, processo con la crisi
permanenza di “gestirla” non è più finanziaria globale
alcuni aspetti de- sufficiente: occorre del 2008 e la crisi del
gli usi precedenti combatterla» (p. XV) debito sovrano in Eu-
del concetto. Nel ropa. A seguito di que-
caso della democra- ste, le élite si sarebbero
zia, secondo l’A., dopo ancora di più proposte
una parabola crescente come le uniche in grado di af-
che ha portato a passare da con- frontare una situazione di fatto da
dizioni predemocratiche al pieno loro stesse creata, aumentando le
sviluppo della “democrazia di mas- derive oligarchiche e tecnocratiche
sa” al termine della Seconda guer- delle democrazie occidentali.
ra mondiale, ora ci troveremmo in La deriva postdemocratica trove-
una condizione di “post”, in cui le rebbe poi una curiosa sponda nei
istituzioni e le pratiche democra- sempre più diffusi movimenti po-
tiche permangono esteriormente, pulisti, specialmente nella loro va-
ma di fatto vengono svuotate della riante di estrema destra. Secondo
loro originaria vitalità, attraverso l’A., sulla scorta dei recenti scandali
tattiche di sempre più aperta ma- di Cambridge Analitica e di quanto
nipolazione del consenso dell’o- accaduto nella campagna per il re-
pinione pubblica, a favore di una ferendum sulla Brexit e le elezioni
élite politico-industriale saldamen- presidenziali statunitensi del 2016,
te interconnessa che ha di fatto si starebbe diffondendo sempre
assunto il controllo delle leve del di più un uso manipolatorio dei
potere. Se nella sua prima opera new media a favore di questi mo-
aveva già messo in guardia dal dif- vimenti. Secondo questa lettura,
fondersi del modello postdemo- alcuni dei movimenti populisti
cratico, con questo sequel l’A. vede che a parole si proclamano come
negli sviluppi del primo venten- anti-sistema e anti-elitari, di fatto
nio del Duemila la conferma delle rappresenterebbero una particola-
sue previsioni, e passa da un’otti- re espressione dello stesso establi-
ca più diagnostica e descrittiva a shment.
una più chiaramente prognostica D’altro canto, altri movimenti
e normativa: la postdemocrazia è populisti nascono effettivamente
pericolosa e va combattuta, come in reazione al processo di elitizza-
si afferma nel titolo. zione, cercando di colmare il vuoto
Tipico della postdemocrazia sa- generato dalla crisi delle identità
rebbe l’asservimento della classe politiche tradizionali con una sorta
politica agli interessi delle élite di pessimismo nostalgico, caratte-
economico-finanziarie, caratteriz- rizzato da una marcata nostalgia
zato dall’eliminazione della barrie- per un passato percepito come età
ra più tipicamente liberale tra poli- dell’oro, normalmente xenofobo
tica ed economia, particolarmente e dai tratti nazionalistici. Pur non

284 • a cura di Mauro Bossi SJ


letture&visioni

presentandosi come apertamente Europeo di Firenze). Permangono


antidemocratici, questi movimenti tuttavia alcune domande aperte
di fatto si rivelerebbero pericolosi al termine della lettura: è possibile
per la sopravvivenza stessa della pensare che la deriva postdemo-
democrazia. cratica qui descritta si inserisca in
A mo’ di pars construens, per una ben più ampia e complessa crisi
difendere le nostre democrazie in del modello di democrazia rappre-
crisi dal fuoco incrociato delle in- sentativa come si è imposto negli
fluenze neoliberiste e del pessimi- ultimi decenni? Come classificare e

#democrazia
smo nostalgico populista, l’A. pro- valutare l’impatto di altri populismi
pone da un lato di «ridare vita ad che sembrano esulare dal modello
alternative democratiche» (i movi- del pessimismo nostalgico? Come
menti ambientalisti e sulle questio- affrontare seriamente la crisi della
ni di genere rappresenterebbero forma partito e trovare forme di
esempi di questo tipo), e dall’altro partecipazione politica democra-
di garantire «istituzioni esterne alla tica più appropriate all’epoca che
democrazia che proteggano... il stiamo vivendo? Come pensare a
funzionamento della democrazia meccanismi di controllo del gioco
stessa» (p. 154). democratico che siano al riparo
Il saggio presenta una prospettiva da accuse di deriva tecnocratica?
senz’altro interessante e piuttosto Il tentativo di dare una risposta a
originale, anche per la ricchezza di queste domande può portare non
dati e riferimenti all’attuale situa- solo a combattere la postdemocra-
zione europea, ed in particolare a zia, ma ad aprirsi con più convinzio-
quella italiana (di cui l’A. è esperto ne al futuro della democrazia tout
conoscitore, avendo insegnato court intesa.
per anni all’Istituto Universitario Cesare Sposetti SJ

Marco Valbruzzi (ed.)

Come votano le periferie


Comportamento elettorale
e disagio sociale nelle città italiane

Il Mulino, Bologna 2021


pp. 344, € 28

“I l centro sinistra vince nei centri


storici, il centro destra nelle pe-
riferie”. “Le periferie sono l’incubatore
dei populismi e dei nazionalismi”. “Il

#democrazia • 285
disagio delle periferie è espresso della collocazione geografica, come
dall’astensionismo”. Questi assunti emerge dalla seconda parte del
rappresentano dei punti di riferi- volume, che analizza l’evoluzione
mento delle analisi elettorali degli dei comportamenti elettorali nelle
ultimi anni. La presente indagine 13 maggiori città d’Italia. Si con-
condotta dall’Istituto Cattaneo di fermano, nel corso del decennio in
Bologna, che ha prodotto una rac- considerazione, sia la progressiva
colta di dati accessibile anche onli- disaffezione al voto da parte degli
ne (<www.cattaneo.org/mappe>), elettori, distribuita su tutto il Paese,
ha lo scopo di indagare statistica- sia il maggiore indice di asten-
mente queste affermazioni. sionismo delle aree socialmente
Per verificare queste ipotesi, oc- svantaggiate, all’interno delle stesse
corre anzitutto individuare lo spazio città, con uno scarto percentuale
territoriale definito come “periferia”, ancora più marcato nelle Regioni
che non coincide più, nella meridionali. Se guardiamo
maggioranza delle città invece alle prestazioni
italiane, con la distan- dei partiti, il 2013 se-
za progressiva dal Com’è cambiata la gna uno spartiacque
baricentro urbano. geografia elettorale statistico, con la
Le periferie si con- nelle principali città concentrazione del
figurano come italiane? È vero che le voto di centrosi-
spazi sociali dove sinistre hanno abbandonato nistra nelle fasce
si vive una certa le periferie, conquistate della borghesia
condizione, spazi invece dalle forze istruita, senza che
variamente distribu- populiste? le proposte di destra
iti sui territori e indivi- arrivino a radicarsi
duabili tramite l’incrocio significativamente nei
di indicatori economici e quartieri più svantaggiati.
sociali, che permettono di focalizza- Per avere un quadro di come
re alcune fasce sociali svantaggiate, stanno votando gli italiani e, spe-
secondo proporzioni di diversa gra- cialmente, le periferie, occorre
vità. Questo esercizio ha permesso quindi incrociare l’analisi dei con-
di delimitare il campo, nel quale in- testi urbani con una prospettiva
dagare l’evoluzione dei comporta- cronologica, contrassegnata dalle
menti elettorali tra il 2008 e il 2018. conseguenze della crisi economica
Un decennio caratterizzato, in Italia, e dall’esperienza dei Governi del
anche da una rapidissima evoluzio- decennio, e con l’articolazione tra
ne dello scenario politico. Nord e Sud. Se il volume mette in
L’analisi dei risultati elettorali, luce una serie di dualismi (destra/
declinata sul territorio, ha permes- sinistra, centro/periferia, Nord/Sud)
so di smorzare l’assolutezza delle che probabilmente segneranno
affermazioni, che individuano nel le prossime vicende politiche del
disagio delle periferie il terreno di Paese, avverte tuttavia di coglierli
coltura dei sentimenti “anti-casta”, in una prospettiva dinamica della
del populismo e dell’estremismo di quale, al momento, non sappiamo
destra. Lo scenario appare invece cogliere le possibili evoluzioni.
più complesso, anche a seconda Mauro Bossi SJ

286 • a cura di Mauro Bossi SJ


letture&visioni

Roger Lipsey

Hammarskjöld: etica e politica


Vita interiore e impegno pubblico

Edizioni Qiqajon, Magnano (BI) 2021


pp. 156, € 16

«Q uando cerchiamo di cam-


biare il nostro mondo,
dobbiamo affrontarlo così com’è.
aspetti più intimi della personalità
di Hammarskjöld. A questo ritratto,
il libro di Lipsey aggiunge ulteriori
Coloro che non osano affrontare elementi, che approfondiscono in
i fatti fondamentali dell’interdi- modo particolare la sua visione del

#libri
pendenza internazionale si per- mondo, della politica internaziona-
dono. Coloro che permettono alle le, dei valori da tutelare e dei limiti
sconfitte di spaventarli sino a farli fin dove spingersi perché vi sia la
tornare a un punto di partenza di pace. Il pregio maggiore del libro
stretto nazionalismo si perdono. è di mostrare la profonda unità
Si perdono, infine, coloro che so- sperimentata da Hammarskjöld
no così spaventati da una sconfit- tra azione e pensiero, la circolarità
ta da disperare per il futuro» (p. feconda tra gli avvenimenti politici
86). È una delle tante citazioni ri- che lo vedono coinvolto (dalla cri-
portate da Roger Lipsey nel libro si in Medio Oriente alla minaccia
dedicato al diplo- nucleare) e le sue
matico svedese Dag riflessioni sul ruolo
Hammarskjöld. In delle Nazioni Unite,
una sorta di biogra- sull’impegno nella
fia intellettuale, l’A. ci politica, sull’avvenire
presenta questa stra- dell’umanità.
ordinaria figura di In questo viaggio
civil servant, che alla scoperta – o
guidò le Nazioni riscoperta – della
Unite dal 1953 al figura di Ham-
1961 (anno della marskjöld è dato
sua morte in un grande spazio
incidente aereo in alle sue parole,
Congo) e fu molto che gettano nuova
apprezzato per il suo luce sulla ricchezza
costante impegno a del suo pensiero. Si trat-
favore della pace. ta di stralci tratti da discorsi
La pubblicazione postuma del pubblici, spesso rivolti a studenti
suo diario personale, intitolato in universitari, da lettere indirizzate
italiano Tracce di cammino, aveva ad amici di lunga data, tra cui lo
già contribuito a far conoscere gli scrittore John Steinbeck e il filosofo

• 287
letture&visioni

Martin Buber, o da appunti crati a temi come il dialogo,


personali. Questi testi il coraggio, la maturità
rivelano le fonti a cui di pensiero, la per-
Hammarskjöld attin- severanza, la ne-
geva, che spaziano
«Il miglior combat- goziazione… Si
dalla letteratura tente per la pace è tratta di rifles-
ai testi dei mistici colui che è disposto a sioni brevi, ma
medioevali, dalla sacrificare la propria pace ricche di spunti
Bibbia ai testi sa- e ancora attuali,
cri delle religioni
per quella degli altri» capaci di ispi-
orientali. Soprat- Dag Hammarskjöld rare il lettore di
tutto, rivelano la sua oggi e di invitarlo
incessante riflessione a sua volta a com-
sulle qualità richieste a piere una personale
una persona immersa nella lavoro di rielaborazione di
vita politica e sul modo di svolgere quanto letto per calarlo nella pro-
i compiti che gli sono affidati. I vari pria vita e realtà.
capitoli del libro sono così consa- Giuseppe Riggio SJ

F. Forlenza M. Cucinella

Dostoevskij Il futuro è un
profeta del viaggio nel
Novecento passato
Armando, Roma 2021 Dieci storie
pp.149, € 16 di architettura
Quodlibet, Chieti 2021
pp. 115, € 14
Nei romanzi di F. Dostoevskij ritroviamo l’in-
tuizione spirituale dei drammi che avrebbero L’architetto Mario Cucinella raccoglie in questo
scosso il Novecento, con l’affermazione dei libro le memorie di dieci viaggi nelle città che
regimi totalitari nazifascisti e comunisti. La hanno ispirato la sua ricerca stilistica, impron-
sua lettura dei fenomeni terroristici della sua tata al rispetto della natura. Conduce così il let-
epoca, ispirati al nichilismo coglie infatti i tore alla scoperta di spazi, non soltanto este-
movimenti di fondo che avrebbero condotto tici, ma pragmaticamente ambientali, traendo
all’affermazione delle società totalitarie. ispirazione de insediamenti antichi e guidando
una riflessione sulla gestione intelligente del
S. Morandini (ed.) territorio e delle sue risorse.

La diversità feconda
Un dialogo etico tra religioni e società
EDB, Bologna 2021, pp. 180, € 16

L’enciclica Fratelli tutti ha riconosciuto il pluralismo religioso come un


valore, indicando il contributo che le religioni possono dare alla fraternità
umana. Questo libro raccoglie la sfida di ricercare, al cuore delle religio-
ni, parole e risorse vitali per costruire una società più fraterna. Partendo
da una rassegna di prospettive etiche delle diverse religioni, il percorso
giunge ad esplorare nodi e potenzialità dell’incontro tra religioni in due
ambiti eticamente critici: bioetica e cura della casa comune.

288 •
Puoi pagare l’abbonamento
anche con la Carta del Docente!
aggiornamenti sociali
anno 73 • numero 4 • aprile 2022
focus Ucraina
Giuseppe Riggio SJ Che cosa non possiamo permetterci
di perdere per costruire la pace
Maurizio Ambrosini Dalla guerra, una speranza?
Per una nuova politica dell’asilo in Europa
Drew Christiansen SJ Responsabilità di proteggere:
una risposta non solo militare
David Nazar SJ La dimensione religiosa del conflitto

Poste Italiane SpA - Spedizione in a. p. - DL353/2003 (conv. in L. 27/02/2004, n.46), art.1, c. 1 DCB Milano
Laura Silvia Battaglia Raccontare la guerra,
tra vecchi e nuovi media
Andrea Carobene Il web in guerra
Paolo Foglizzo Dalla pandemia alla guerra.
Spunti per attraversare un tempo turbolento
internazionali / Mariette Darrigrand
Le parole chiave delle presidenziali francesi
cantiere Italia / Maria Flavia Ambrosanio – Paolo Balduzzi
La legge di bilancio del Governo Draghi
infografica / Mauro Bossi SJ
Inquinamento farmaceutico
ecologia integrale / Christina Leaño – Erin Lothes
Vivere da cristiani la cura della casa comune. Il Movimento Laudato si’
Intervista a cura di Mauro Bossi SJ
fede&giustizia / Emanuela Gitto
Armida Barelli: la beatitudine della concretezza

Letture & visioni


#democrazia fragile: T. Nichols, Il nemico dentro / C. Crouch, Combattere
la postdemocrazia / M. Valbruzzi (ed.), Come votano le periferie
R. Lipsey, Hammarskjöld: etica e politica
Segnalazioni: Dostoevskij profeta del Novecento / Il futuro è un viaggio nel
passato / La diversità feconda

«Questo clima di guerra, in cui la partecipazione emotiva gioca un ruolo


molto importante, porta con sé una radicalizzazione delle posizioni, una netta
contrapposizione tra schieramenti, che è naturalmente foriera di divisione. In questo
senso la guerra è radicalmente opposta alla pace, che nella sua etimologia rinvia
all’unire, al legare, al tenere insieme».
G. Riggio SJ, Che cosa non possiamo permetterci di perdere per costruire la pace, p. 222
€ 7,00

Potrebbero piacerti anche