sociali
scoprire legami in un
mondo che cambia
04 2022
Focus Ucraina: una lettura Il dibattito in Francia in vista
a più voci del conflitto in corso delle prossime elezioni presidenziali
aggiornamenti sociali
anno 73 • numero 4 • aprile 2022
281-288 letture&visioni
#democrazia fragile: T. Nichols, Il nemico dentro / C. Crouch,
Combattere la postdemocrazia / M. Valbruzzi (ed.), Come votano le
periferie
R. Lipsey, Hammarskjöld: etica e politica
Segnalazioni: Dostoevskij profeta del Novecento / Il futuro è un
viaggio nel passato / La diversità feconda
in collaborazione con
Focus Ucraina
A
lba del 24 febbraio 2022: l’ingresso delle truppe russe in Ucraina segna il
punto di non ritorno di un lungo periodo di crescenti tensioni tra i due Sta-
ti dell’ex Unione Sovietica. È l’escalation di un conflitto in corso da anni,
pressoché dimenticato dai media occidentali, che non è più circoscritto ad alcune
regioni ucraine (Crimea e Donbass), ma si estende all’intero Paese e finisce per coin-
volgere l’Europa, riportando alla memoria le paure dei tempi della Guerra fredda.
La decisione del presidente russo Putin di invadere l’Ucraina ha innescato una
serie di eventi e reazioni, la cui portata facciamo fatica a misurare fino in fondo,
ma possiamo già intuire che le conseguenze avranno un impatto duraturo su
tanti ambiti rilevanti della nostra vita come europei.
Ogni guerra porta con sé mali di ogni genere, come le notizie e le immagini
che ci raggiungono in questi giorni ancora una volta documentano. In primo luogo
ci sono le vite spezzate: quelle di chi muore sotto le bombe e quelle di chi deve
fuggire precipitosamente dalle proprie case e dal proprio Paese. Poi c’è l’impatto
sull’economia dei Paesi coinvolti più o meno direttamente, i rischi di danni am-
bientali, le ripercussioni sulle relazioni internazionali o sulla correttezza e la libertà
dell’informazione, giusto per citare alcune dimensioni di maggior rilievo.
Di fronte a un evento di questa portata non si può restare indifferenti: la gam-
ma delle reazioni è ampia, dal riemergere di timori che sembravano archiviati, co-
me la paura per un conflitto nucleare, alle manifestazioni di solidarietà
che si moltiplicano a favore del popolo ucraino. Anche noi, come
Redazione di Aggiornamenti Sociali, ci siamo sentiti interrogati
e sollecitati a cercare il modo migliore per riflettere sul conflitto
in corso, secondo lo stile che caratterizza la nostra lettura della
realtà. Per questo avete tra le mani un fascicolo leggermente
diverso nell’impaginazione: lo abbiamo fatto per evidenziare i
contributi sul conflitto, raccolti nel “Focus Ucraina”. Ritrovate lo
stesso titolo in una sezione del nostro sito internet, in cui pub-
blichiamo con regolarità aggiornamenti e nuove riflessioni.
Siamo ben consapevoli che i contributi che seguono
non esauriscono tutte le prospettive rilevanti e che
le analisi offerte risentono inevitabilmente dell’in-
calzare degli eventi. Ci sarà modo di ritornarci nel
futuro: intanto ringraziamo gli autori che hanno
collaborato in questa riflessione.
Il fascicolo va in stampa a metà marzo. L’au-
spicio è che quando lo riceverete la situazione
in Ucraina possa essere mutata in meglio e lo
possiate quindi leggere come testimonianza
del punto di inizio di un processo di costru-
zione della pace e non come riflessione sugli
orrori di una guerra in corso.
«Fintanto che ciascun uomo non
© Yan Boechat/VOA via https://commons.wikimedia.org/
Giuseppe Riggio SJ
Direttore di Aggiornamenti Sociali,
<riggio.g@aggiornamentisociali.it>, @giuriggio
L’
invasione russa dell’Ucraina ha trasformato il conflitto regionale
del Donbass in una guerra che coinvolge l’intero continente euro-
peo. Si combatte a duemila chilometri di distanza dai nostri con-
fini, ma anche noi da giorni viviamo in un clima di guerra. Si tratta di una
conseguenza comprensibile, inevitabile per molti aspetti, di un evento che
ci tocca nel profondo e ha suscitato una vasta gamma di reazioni.
Clima di guerra
Siamo passati dall’incredulità iniziale allo smarrimento e alla preoc-
cupazione per uno scenario di guerra che ci illudevamo non potesse più
verificarsi nel nostro continente e che risveglia timori da tempo sopiti, so-
prattutto per quanto riguarda il ricorso ad armamenti nucleari. La strenua
e per molti versi inattesa resistenza del popolo ucraino e del suo presidente
Volodymyr Zelenskyy, talora riletta come una drammatica riproposizione
della lotta tra Davide e Golia, e le proteste dei cittadini russi contro la
guerra, in aperta sfida alla narrazione ufficiale del loro Governo, suscitano
in noi un miscuglio di emozioni che vanno dall’ammirazione, allo sgo-
Che cosa non possiamo permetterci di perdere per costruire la pace • 223
Governo tedesco di aumentare la spesa per la difesa fino al 2% del PIL,
ponendo fine a una consolidata scelta politica di basso profilo militare.
Questa linea trova sostenitori anche in Italia: il 16 marzo 2022 la Camera
ha approvato a larga maggioranza un ordine del giorno che va nella stessa
direzione. In modo analogo vanno lette le valutazioni di Paesi tradizio-
nalmente neutrali, come Finlandia e Svezia, sull’opportunità di entrare
nell’Alleanza atlantica, oppure la ricerca di un’autonomia energetica dettata
da ragionamenti geopolitici, che prevalgono su altre dimensioni legate al
bene comune, a partire dall’attenzione all’ambiente.
A essere toccato è lo stesso percorso inclusivo e di costruzione della
pace dell’Unione Europea: nei suoi passi iniziali era compresa anche la
dimensione della difesa come tassello di un più ampio progetto politico,
che poi è naufragato a causa degli egoismi degli Stati. L’Europa ha però
saputo trovare altre vie perché il male della guerra non venisse di nuo-
vo sperimentato dai propri cittadini. Si è scelto di costruire solidi legami
all’interno dell’Unione (estesi in molti casi anche ad altri partner europei),
che vanno dall’economia alla cultura, dalla politica sociale al diritto.
La solidarietà con il popolo ucraino che difende la propria indipen-
denza – e con essa la difesa della pace – si realizza anche così, vegliando
nel nostro Paese e in Europa perché il clima di guerra, che porta con sé
odio, violenza, rigetto dell’altro e isolazionismo, non si faccia strada nelle
menti e nei cuori di tutti noi, come singoli e collettività.
Civili e soldati ucraini si rifugiano sotto un ponte a Kiev per proteggersi dai bombardamenti.
(© mvs.gov.ua via https://commons.wikimedia.org/).
Dalla guerra,
una speranza?
Per una nuova politica dell’asilo in Europa
Maurizio Ambrosini
Docente di Sociologia dell’ambiente e del territorio, Università degli Studi di Milano
<maurizio.ambrosini@unimi.it>, @maurizioambros8
aiuto ai rifugiati ● diritti umani ● diritto d’asilo ● guerra ● migrazione forzata ● profugo
● rifugiati ● russia ● ucraina ● unione europea
L
a guerra in Ucraina sta provocando una reazione inattesa e innovativa.
Con una di quelle accelerazioni impreviste che le grandi crisi a volte
imprimono alle vicende umane, l’Unione Europea (UE) ha aperto
i confini a flussi di profughi stimati in questo momento oltre i due mi-
lioni di persone, mentre la ministra Lamorgese ha parlato di un possibile
flusso di sette o otto milioni di persone. È notevole il fatto che i primi ad
accogliere siano alcuni Paesi del gruppo di Visegrád (Polonia, Ungheria), che
precedentemente avevano inalberato la bandiera del sovranismo contro ogni
istanza umanitaria, giungendo a scomodare anche simboli e riti religiosi per
sacralizzare la chiusura dei confini. Secondo fatto importante, l’UE di fatto
ha prima sospeso l’applicazione delle convenzioni di Dublino, e poi at-
tivato per la prima volta la direttiva del 2001 sull’afflusso straordinario
di profughi, rimasta nel cassetto anche all’epoca degli arrivi di siriani e
iracheni nel 2015: i rifugiati non dovranno neppure presentare domanda di
asilo, potranno rimanere nell’UE per un anno (prorogabile fino a tre) spo-
starsi attraverso i confini e insediarsi nel Paese di loro scelta, avranno diritto
a cercare casa, ad accedere ai servizi sanitari, a mandare i figli a scuola e a
Il fattore tempo
In secondo luogo, c’è l’incognita della tenuta nel tempo: le emozioni
possono essere un’energia preziosa, e in questi giorni stanno ottenendo
risultati impensabili, ma tendono a evaporare in tempi generalmente ab-
bastanza brevi, a meno che non riescano a istituzionalizzarsi in nuove
norme e in organizzazioni strutturate. Basti richiamare due esempi. In
Germania nel 2015 l’accoglienza dei profughi siriani, arrivati attraverso la
Risorse
Responsabilità di
proteggere: una risposta
non solo militare
Drew Christiansen SJ
Docente emerito di Etica e sviluppo umano alla Georgetown University
e Senior Fellow del Berkley Center for Religion, Peace and World Affairs
I
l 3 marzo, una serie di attacchi aerei russi ha raso al suolo un villaggio
vicino al confine russo-ucraino. Non si è trattato, nel linguaggio aset-
tico del diritto militare, di “danni collaterali”. Secondo la CNN, non
c’era nessuna installazione militare nelle vicinanze, né gli osservatori hanno
segnalato in zona unità dell’esercito ucraino come potenziali obiettivi di un
legittimo attacco. Come nel caso di Guernica nella guerra civile spagnola
(1937), il bombardamento del villaggio è stato un atto di terrore puro e
semplice, vietato dal diritto internazionale umanitario. Purtroppo gli attac-
chi contro obiettivi civili si sono ripetuti, in molti villaggi, sobborghi e città,
colpendo edifici residenziali, ospedali e scuole. Come a Grozny, in Cecenia,
negli anni ’90, e ad Aleppo, in Siria, nel 2016, la strategia russa, o meglio
la strategia di Putin, è sottomettere la popolazione con i bombardamenti.
Alla guerra in Ucraina si può applicare la dottrina internazionale
della responsabilità di proteggere (R2P, dall’inglese responsibility to protect)
come rimedio a questa barbarie, perché l’Ucraina ha bisogno di aiuto per
proteggere i suoi cittadini, ma probabilmente non nel senso dell’intervento
militare diretto per salvare i civili minacciati.
Titolo originale: «We have a moral duty to protect Ukrainian civilians but that doesn’t mean
going to war with Russia», in America, 8 marzo 2022, in <www.americamagazine.org>. Tra-
duzione e adattamento di Francesca Ceccotti. Neretti e riquadri a cura della Redazione.
La dimensione religiosa
del conflitto
David Nazar SJ
Rettore del Pontificio Istituto Orientale
<rettore@orientale.it>
né per motivi politici né per moti- ucraino riceveva gli ordini di Putin
vi religiosi. Il suo popolo e le sue in tempo reale, come fu in seguito
Chiese sono sopravvissuti a 70 anni ammesso. La speranza era che se
di governo sovietico grazie al lo- gli ucraini fossero riusciti a far fron-
ro carattere sanguigno e alle loro te alla violenza con la non-violenza,
attività durante la clandestinità. non solo avrebbero vinto la batta-
Se necessario, lo faranno ancora. I glia, ma avrebbero sconfitto defini-
tentativi di invasione di Putin sono tivamente la distruttiva ideologia di
molto più deboli di quelli sovietici. stampo sovietico e i russi avrebbero
Putin è circondato da una cerchia potuto gustare nuove libertà.
che va restringendosi di personaggi Il popolo russo non è libero di
dell’ex Unione Sovietica che hanno leggere ciò che desidera, i media
la sua stessa visione, che vogliono nazionali sono pesantemente con-
restaurare un impero. Ma come trollati e fuori da Mosca la povertà è
hanno dimostrato le manifestazio- molto forte. Le elezioni sono aper-
ni popolari in Russia, il popolo non tamente manipolate e la politica na-
supporta questa sorta di avventu- zionale è dominata dagli interessi di
rismo. C’è un detto sovietico che chi è corrotto. Se si riuscisse a di-
recita: «Se io non posso avere qual- mostrare che l’attuale autoritarismo
cosa, farò in modo che nemmeno russo può essere spezzato o che
tu possa averla». Quindi nel lungo non merita nulla, per la prima volta
periodo, pur non potendo approfit- nella storia il popolo russo potrebbe
tarsi degli ucraini, Putin potrà fare avere la possibilità di creare la pro-
grandi danni allo Stato e alla sua pria nazione. Si tratta di un punto
popolazione e ai loro vicini. Gli Stati di vista ucraino che dà maggior di-
che aderivano al Patto di Varsavia gnità alla loro sofferenza. È corretto
stanno guardando agli eventi con considerare la guerra non come una
trepidazione, perché sono convinti battaglia fra due nazioni, ma tra due
che dopo l’Ucraina toccherà a loro. visioni del mondo, una delle quali è
L’Occidente potrebbe sorridere a propria solo della Russia.
questo pensiero, ma è profonda- La solidarietà dimostrata dal re-
mente e giustamente radicato nei sto del mondo è un fenomeno nuo-
Paesi confinanti. vo, che si è visto raramente, forse
solo in occasione del boicottaggio
Un’occasione per il popolo russo del Sudafrica alla fine del secolo
Ironicamente, gli ucraini sentono scorso. Il supporto morale e mate-
che il loro conflitto con la Russia po- riale per l’Ucraina è essenziale, non
trebbe essere il punto di svolta per solo per l’Ucraina stessa. Come di-
la Russia stessa, l’occasione di con- ceva Solženicyn dell’Unione Sovie-
versione. Era una convinzione co- tica, per abbatterla occorre una co-
mune durante la rivoluzione di Mai- stante pressione morale sostenuta
dan del 2014, quando il Presidente da aiuti materiali, non la guerra.
Raccontare la guerra,
tra vecchi e nuovi media
Q uella tra Russia e Ucraina non è la prima guerra raccontata sui so-
cial media, ma è la prima in cui le propagande di entrambe le parti
utilizzano al massimo il potenziale di tutte le piattaforme social,
producendo quantità elevate di disinformazione e fomentando forme di
attivismo che sono passate facilmente dalla tastiera alle armi.
Troll e bot
I media tradizionali
Se accade questo sulle piattaforme social, come i media tradizionali si
inseriscono in questa narrazione? Seguire il flusso dominante sembra neces-
sario: soprattutto nell’industria dei media italiana, si è deciso di potenziare il
contributo di molti giornalisti di carta stampata attivando dirette social dai
luoghi di corrispondenza per concorrere con gli influencer non professionali
e aumentare il traffico verso i siti web delle testate cartacee. Questo cambio
di passo si accompagna al monotematismo nell’applicazione del criterio di
notiziabilità: per almeno due settimane, è stato impossibile sia trovare notizie
non correlate al conflitto scorrendo le pagine dei siti, sia scegliere una finestra
di qualsiasi palinsesto televisivo che non affrontasse il tema.
In termini di linguaggio televisivo, è in corso un acceso dibattito
alimentato dalle riflessioni e dai confronti con la copertura dei grandi
Razzismo mediatico
A ciò si aggiunga una polemica, spalmata su un piano internazionale,
che, questa sì, compare per la prima volta negli scenari di guerra e ha at-
tirato anche l’attenzione della Columbia Journalism Review dell’omonima
università di New York (Allsop 2022). Una serie di opinionisti di impor-
tanti organi di stampa ha criticato la copertura mediatica occidentale
della guerra, definendola razzista: dal corrispondente della CBS che de-
scrive la città di Kiev come “relativamente civile”, a un giornalista dell’ITV
britannica che afferma che l’Ucraina non è «un Paese in via di sviluppo del
Terzo mondo»; da Al Jazeera, che descrive i rifugiati come «persone bene-
stanti della classe media», non «persone che cercano di fuggire dall’Africa
settentrionale», alla BBC, che dà voce a un politico ucraino che parla di
«emozione» nel vedere «che vengono uccisi europei con gli occhi azzurri e
i capelli biondi».
Le critiche sono arrivate dall’Associazione dei giornalisti arabi e medio-
rientali, che ha osservato come, con questa lente, la guerra al di fuori
di Europa e America settentrionale è considerata «in un certo senso
normale e prevedibile», disumanizzandone le vittime. Si parla quindi di
doppio standard informativo, se messo a confronto con la relativa mancan-
za di attenzione che i media occidentali prestano ai conflitti in altre parti
del mondo. Lo sottolinea Magdalene Abraha, scrittrice con radici nella
regione etiope del Tigray, dove infuria una guerra dal 2020, affermando
che «sarebbe bene avere questo tipo di attenzione per tutte le crisi dovute a
guerre, carestie e disastri naturali» (cit. in Gharib 2022). Allo stesso modo,
alcuni hanno notato che il linguaggio utilizzato nel caso dell’Ucraina, per
cui si parla di combattenti per la libertà e rifugiati, contrasta con la narra-
Risorse
Il web in guerra
Andrea Carobene
Giornalista e direttore di Baia (Business artificial intelligence agency)
<a.carobene@baia.tech>
Paolo Foglizzo
Redazione di Aggiornamenti Sociali
<foglizzo.p@aggiornamentisociali.it>
9
marzo 2020: l’Italia entra in lockdown. Due anni dopo abbiamo fati-
cato a ricordarcene, perché siamo alle prese con una nuova emergenza
globale: la guerra in Ucraina.
Di nuovo! Di nuovo viene dichiarato lo stato di emergenza, umanitario
questa volta. Di nuovo ci ritroviamo a guardare telegiornali monotematici
trasmessi 24 ore su 24. Di nuovo siamo alle prese con la sensazione di
una minaccia incombente, potenzialmente catastrofica. Sconosciuta e
invisibile quella del 2020, ben più familiare quella di oggi, con il ritorno
dell’incubo nucleare che aveva segnato i decenni della guerra fredda. È una
minaccia potente, perché si insinua in ogni momento della vita quotidiana,
attacca l’economia, le prospettive di lavoro, lo standard di vita e le abitu-
dini di consumo, scardinando quella normalità che ci rassicura. La nostra
vita deve cambiare per forza e questo ci spaventa, ci fa sentire in balia di
forze incontrollabili, ci rende precari.
Ma forse la ripetizione di questo copione, pur non desiderata, può rap-
presentare una risorsa. Quello che abbiamo capito attraversando gli
ultimi due anni ci può aiutare a mettere in una diversa prospettiva
quanto stiamo vivendo adesso. Tre punti in particolare emergono.
Risorse insospettate
Gli ultimi due anni ci hanno mostrato che disponiamo anche di risorse
che sottovalutiamo, e invece l’emergenza valorizza.
Progettare il cambiamento
È ormai un luogo comune l’affermazione che da una crisi si esce diversi.
Ma questo non la rende meno vera e meno applicabile alle nostre circostan-
ze: anche nella crisi ucraina, «come in ogni altra, è il futuro che ci viene
incontro nella forma dell’esigenza del cambiamento» 2. Il cambiamento
non ci lascia scampo: è inevitabile. Ma possiamo decidere se subirlo o
governarlo, e in questo caso in che direzione indirizzarlo e a quale livello
di profondità lasciarcene investire.
In realtà il cambiamento è già cominciato: stiamo già diversificando il
nostro mix di fonti energetiche, cercando nuovi fornitori, ridando slancio
alle energie alternative e rinnovabili. Intanto il sistema produttivo, in par-
ticolare i comparti più energivori, al momento sotto choc, stanno comin-
ciando a riprogettarsi in funzione di costi energetici che potrebbero rima-
nere elevati. Lo stesso vale per gli altri comparti oggi messi in ginocchio
1 Czerny M., «Ho visto la guerra negli occhi dei profughi. Ho visto coloro che li accolgono
Le parole chiave
delle presidenziali francesi
Mariette Darrigrand
Semiologa e cofondatrice del blog
<https://observatoiredesmots.com>
I
l primo turno delle elezioni presidenziali si terrà domenica 10 aprile,
ma da più di un anno il voto è al centro del discorso mediatico. In
questo tempo sono emerse con più forza alcune parole – caos, radicali-
tà, transizione, ri-ancoraggio, identità e, infine, fraternità –, divenendo la
bussola delle rappresentazioni che i cittadini francesi si fanno del prossimo
voto e riferimenti imprescindibili per i candidati intenti a far conoscere le
proprie proposte (cfr il riquadro alle pp. 250-251).
Domenica 10 aprile
2022, i cittadini
francesi si recheranno
alle urne per il
primo turno delle
elezioni presidenziali.
Se nessuno dei
candidati raccoglierà Dopo la vittoria Yannick Jadot, Marine Le Pen
la maggioranza alle primarie, scelto come presidente nel
assoluta, dopo quindici Anne Hidalgo è candidato di Europa 2017 del partito di
la candidata del Ecologia I Verdi in estrema destra Front
giorni si svolgerà un
Partito socialista. una primaria online, national, ha conteso
ballottaggio tra i due
Nata in Spagna, è stato direttore la vittoria al ballot-
che al primo turno si è trasferita in delle campagne di taggio per la presi-
hanno ricevuto il Francia con la Greenpace per otto denza a Emmanuel
maggior numero di famiglia quando anni. Macron, ottenendo
consensi. A giugno si aveva tre anni. È Dal 2009 è il 34% dei voti. Oggi
terranno le elezioni stata eletta sindaco eurodeputato. è candidata per il
per l’Assemblea di Parigi nel 2014, Rassemblement
nazionale, cruciali per la prima donna, e national, che ha
capire se il Presidente riconfermata nel preso il posto del
2020. Front national e ne
eletto godrà del
ha ereditato la linea
necessario sostegno
politica.
parlamentare.
come se avesse preso il posto occupato dal concetto di progresso nel Sette-
cento e conservato nei discorsi politici fino alla fine del secolo scorso. Un
luogo programmatico e persino messianico.
Per il presidente Macron, la transizione non è più una scelta di campo
specifica. Potrà avere un’influenza positiva se diviene più concreta attra-
verso la promozione di buone pratiche, mostrando i benefici tangibili che
apporta ai nostri stili di vita: città verdi, auto non inquinanti, riciclo dei
rifiuti, migliore prevenzione della nostra salute. Per il momento, rimane
astratta e richiama la celebrazione della scienza e della tecnologia degli il-
luministi. L’unica vera differenza è che la nozione di innovazione ha ormai
sostituito quella di progresso, limitando la trasformazione economica e
sociale alle applicazioni tecnologiche.
prendere le distanze, sul cui sfondo si può leggere l’astensione. A loro mo-
do, dicono anche che l’identità è oggi il paradigma politico essenziale,
che tiene insieme tutte le lotte che agitano la società: identità femminili,
maschili, transgender, etniche, sociali, culturali, religiose, ecc. La riven-
dicazione identitaria si sta diffondendo per denunciare varie oppressioni.
L’insuccesso di uno slogan lanciato da Marine Le Pen nell’autunno
2021 è sintomatico. Accodandosi al grido dei no vax, la candidata del
Rassemblement National si è mostrata come una sorridente paladina delle
«libertà, le care libertà», ma il flop presso il suo elettorato, concentrato più
che mai sulla rivendicazione dell’identità, ha portato all’immediato abban-
dono dello slogan. L’evoluzione dalla libertà all’identità non è appannaggio
solo dell’estrema destra, ma è un dato presente nella società già prima della
campagna presidenziale, anzi è diventata un tema cruciale sin da quando
si è affermata la globalizzazione negli anni ’90.
Nell’elezione presidenziale del 2022, per la prima volta si è aper-
to un dibattito sulla nozione di civiltà. Non è un caso che il rapper
Orelsan abbia intitolato Civilisation il suo album, uscito nel novembre
2021, riscuotendo un immediato successo. Nell’ambito politico, la pa-
rola circola, rinviando allo scontro di civiltà di Samuel Huntington, a
proposito dei pericoli dell’islamismo. Nel movimento #MeToo, è stato
tentato un secondo riferimento, rimasto però embrionale, al processo di
civilizzazione, presente nei lavori del sociologo Norbert Elias sulla regola-
zione della violenza attraverso il comportamento individuale e la cultura.
Il suo contributo è comunque molto pertinente per parlare della necessità
di rimettere ordine, non in modo poliziesco ma civile, come accaduto
nelle grandi svolte della storia: civilizzare la violenza sessuale riscoprendo
un senso di virilità positiva, civilizzare la produzione distruttiva dandoci
nuovi principi etici...
Nel frattempo, l’identità rimane confinata dalla destra e dall’estrema de-
stra al piano nazionale, mentre è maltrattata dalla sinistra, che l’ha giudicata
nel corso della storia incompatibile con il suo progressismo, aperto al mondo,
e che oggi esaspera attraverso la difesa delle identità minoritarie. In nessun
caso, la politica si è interrogata sulla necessità antropologica di essere
ancorata a una solida identità a misura d’essere umano (una terra, un
corpo, una nazione, una cultura, una lingua, un sistema di valori, ecc.). Que-
sto bisogno fondamentale è, tuttavia, la condizione stessa dell’apertura
agli altri: esseri viventi, generi, nazioni, culture, ecc. Senza una risposta a
questo bisogno, l’alterità non è possibile e si determinano solo ripiegamenti
o rifiuti; le appropriazioni culturali sono allora oggetto di denunce e censure.
In vista delle elezioni presidenziali del 2022, la nostra vita pubblica ha
dimostrato che se l’identità non viene presa in considerazione adeguata-
mente dai politici, assistiti dagli intellettuali, solo l’ideologo le darà una
risposta.
La legge di bilancio
del Governo Draghi
L
a prima legge di bilancio del Governo Draghi (L. 30 dicembre 2021,
n. 234, Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2022 e
bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024) è stata definitivamen-
te approvata il 30 dicembre 2021, sostanzialmente all’ultimo giorno utile.
Come da (cattiva) tradizione, l’approvazione è stata ottenuta tramite il
ricorso al voto di fiducia su un unico maxiemendamento.
L’analisi del provvedimento qui proposta prenderà le mosse dall’esame
del contesto macroeconomico e istituzionale al cui interno la legge è stata
formulata; se ne presenteranno quindi i principali contenuti, evidenziando
1. Il quadro macroeconomico
Il quadro macroeconomico è tendenzialmente positivo (Tab. 1), ma
risente ancora della crisi sanitaria ed economica, e in particolare del ri-
schio di comparsa di ulteriori varianti del virus che riducano l’efficacia
dei vaccini e la ripresa
tabella 1 economica. Rispetto a
un anno fa, tuttavia,
Il quadro macroeconomico
c’è un maggiore ot-
2021 2022 2023 2024
timismo rispetto alla
Tasso di crescita del PIL 6,0 4,7 2,8 1,9 capacità di fronteggiare
Debito pubblico in rapporto al PIL 153,5 149,4 147,6 146,1 nuove ondate pandemi-
Pressione fiscale 41,9 42,0 41,7 41,5 che. Infatti, l’incertez-
Fonte: Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza za maggiore riguarda
(NADEF) 2021; Ufficio parlamentare di bilancio (UPB), Rapporto sulla
politica di bilancio 2022) non tanto (e non più)
l’impatto della pan-
demia, quanto le possibili conseguenze dell’inflazione, a cui va ag-
giunto l’effetto del conflitto russo-ucraino, scoppiato dopo la stesura
e l’approvazione della legge di bilancio. Al momento in cui scriviamo, la
rapida evoluzione della situazione rende impossibile qualunque previsione
sull’impatto del conflitto sul quadro macroeconomico, anche se siamo tut-
ti ben consapevoli del rischio che per il nostro Paese rappresenta l’aumento
vertiginoso del prezzo delle materie prime energetiche e l’eventuale diffi-
coltà di approvvigionamento. Altrettanto arduo è prevedere l’effetto sulla
finanza pubblica: da un lato, dovrebbero aumentare le spese di assistenza,
per l’accoglienza dei profughi e l’eventuale sostegno a cittadini e imprese in
difficoltà, mentre sul fronte degli investimenti, a partire da quelli previsti
dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), alcuni potrebbero
subire accelerazioni, ad esempio in materia di transizione energetica, e al-
tri essere abbandonati; d’altro canto, aumenteranno alcune entrate fiscali,
almeno nel breve periodo, come il gettito dell’IVA sui carburanti e alcune
imposte indirette sensibili all’inflazione, ma il Governo potrebbe anche
ridurne altre, ad esempio alcune accise.
Tornando al quadro di riferimento della legge di bilancio, si prevede
una crescita del prodotto interno lordo (PIL) a tassi molto elevati,
sulla cui base il Governo ritiene di poter tenere sotto controllo il rap-
porto tra debito pubblico e PIL, passato dal 134,3% nel 2019 al 155,6%
nel 2020 per poi scendere al 153,5% nel 2021. La riduzione dovrebbe con-
tinuare nel triennio 2022-2024, fino a raggiungere il 146,1%. La pressione
fiscale è in calo, a partire dal 2020 (42,8%), con una sostanziale stabilità
tra il 2021 (41,9%) e il 2022 (42%), fino a raggiungere quota 41,5% alla
fine del triennio di riferimento, il che potrebbe favorire un’ulteriore crescita
economica nei prossimi anni.
Il vero pericolo potrebbe arrivare dal fronte dei prezzi, che sono
tornati a correre dopo un ventennio di sostanziale stabilità. Negli
ultimi mesi, l’inflazione ha toccato il massimo degli ultimi trent’anni,
raggiungendo il 5,7% su base annua nel mese di febbraio (dato ISTAT
diffuso il 16 marzo), come effetto dell’aumento del prezzo dei prodotti
energetici (gas e petrolio) e di alcuni prodotto agricoli, di cui il no-
stro Paese è importatore. Prescindendo dagli effetti del conflitto russo-
ucraino, che interessa Paesi nostri fornitori, non c’è ampio consenso se
si tratti di un fenomeno duraturo o solo temporaneo, tanto è vero che
la Banca centrale europea continua a temporeggiare rispetto a eventuali
innalzamenti dei tassi d’interesse, misura tipica che si adotta per salva-
guardare il valore della moneta in presenza di spinte inflazionistiche. Da
un lato, l’aumento dei prezzi potrebbe intaccare il potere d’acquisto dei
consumatori e ridurre i loro acquisti; dall’altro, anche l’aumento dei tassi
d’interesse potrebbe rallentare l’attività economica: in entrambi i casi,
sarebbe a rischio il sentiero di crescita dell’economia.
ha stanziato risorse ben più ingenti per questo scopo, che non rientrano nella manovra
operata con la legge di bilancio.
c) Bonus edilizi
Numerosi commi della legge di bilancio sono dedicati alle agevolazio-
ni fiscali in materia edilizia, uno dei capitoli su cui più intenso è stato il
dibattito pubblico e parlamentare, che ha condotto a numerose modifiche
rispetto alla proposta originaria presentata dal Governo. Il meccanismo
introdotto dal secondo Governo Conte, ed ereditato dall’attuale Esecuti-
vo, forse con minor convinzione, è un buon esempio della distanza che
si frappone tra idee dall’ampio potenziale positivo e un’applicazione, che
si perde – e disperde – tra vincoli burocratici eccessivi e incomprensibili.
Viene innanzitutto prorogato il c.d. superbonus 110%, con scadenze
differenziate in base al soggetto beneficiario. Il Rapporto dati Superbonus
110% 3, a cura dell’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’e-
nergia e lo sviluppo economico sostenibile), riporta che al 31 dicembre
2021, erano stati asseverati 95.718 interventi edilizi incentivati, che corri-
spondono a circa 16,2 miliardi di euro di investimenti e a detrazioni per
oltre 17,8 miliardi.
È prorogata agli anni 2022, 2023 e 2024 la facoltà di usufruire delle
detrazioni fiscali concesse per gli interventi in materia edilizia ed energe-
tica, sotto forma di sconto in fattura o di credito d’imposta cedibile anche
a banche e intermediari finanziari, compreso quelle derivanti da interven-
ti coperti dal superbonus 110%, con alcune modifiche dell’iter di predi-
sposizione della domanda. Infine sono prorogate a tutto il 2024 anche le
detrazioni per interventi di miglioramento dell’efficienza energetica,
ristrutturazione edilizia, acquisto di mobili e grandi elettrodomestici,
e il c.d. bonus verde, vale a dire l’agevolazione fiscale per la sistemazione a
verde di aree scoperte di immobili privati a uso abitativo.
3 Il Rapporto è disponibile sul sito della Camera dei deputati, alla pagina <https://temi.
camera.it/leg18/post/OCD15_14591/rapporto-enea-superbonus.html>.
4 Per informazioni più dettagliate si rinvia al dossier Parità di genere, pubblicato il 9 marzo
e) Reddito di cittadinanza
La legge di bilancio dispone il rifinanziamento del RdC a partire dal
2022, per una cifra aggiuntiva di circa un miliardo di euro all’anno fino
alla sua entrata a regime nel 2029, e modifica alcuni elementi del suo
funzionamento, soprattutto per quanto riguarda la disponibilità al lavoro
e la decadenza dal beneficio dopo il rifiuto della seconda offerta di lavo-
ro congrua, e non più della terza. Vengono inoltre previste verifiche più
stringenti dei requisiti di accesso, anche con il ricorso all’incrocio dei
dati in possesso di INPS, Comuni e Anagrafe nazionale della popolazione
residente. Infine vengono finanziate le attività dei Centri per l’impiego,
con una particolare attenzione per quelle in favore dei giovani.
f) Previdenza
L’intervento principale è costituito dall’introduzione della “quota 102”,
vale a dire la possibilità di pensionamento anticipato per i soggetti che, nel
corso del solo 2022, raggiungano i requisiti di età anagrafica pari a 64 anni
e di anzianità contributiva pari a 38 anni; si tratta di una disciplina legata
all’abbandono del precedente istituto, noto come “quota 100”, prevista in
via transitoria per il 2022 e che non dovrebbe essere rinnovata a partire
dal 2023. Anche gli altri principali interventi in ambito previdenziale ri-
guardano le diverse misure di anticipo pensionistico (prepensionamento
dei dipendenti di piccole e medie imprese in crisi; modifica della discipli-
na dell’anticipo pensionistico sociale, in particolare per alcune categorie;
proroga di “Opzione donna” per il 2022; prolungamento al 2022-23 della
sperimentazione del contratto di espansione)
Diverse ricerche, svolte in varie regioni del mondo, hanno accertato che
la presenza di sostanze farmaceutiche nell’ambiente può avere
degli effetti negativi sull’ecosistema e sulle specie animali.
Ne riportiamo alcuni esempi.
Concentrazione cumulativa
media di sostanze farmaceutiche
(nanogrammi per litro)
>47.100
35.300 - 47.100
23.600 - 35.300
11.800 - 23.600
<11.800
dati non disponibili
Ecofarmacovigilanza
Antistaminici 4% Antibiotici 4%
Antidepressivi 5%
Antibiotici 15% Antistaminici 7%
Paesi a reddito medio basso
Analgesici 11%
Paesi a reddito medio alto
Antiperglicemici 20%
Anticonvulsivi 15%
Antiperglicemici 25%
Analgesici 29%
Christina Leaño
Direttrice associata, Movimento Laudato si’
Erin Lothes
Teologa, coordinatrice dei programmi di formazione
degli “Animatori Laudato si’”
Che cos’è il Movimento Laudato si’ e che cosa rappresenta per la Chiesa
di oggi?
Leaño: Nel 2015 papa Francesco pubblica l’enciclica Laudato si’ sulla
cura della casa comune, lanciando l’appello per una conversione ecologica.
In quello stesso anno, sulla spinta di questa ispirazione, nasce il Global Ca-
tholic Climate Movement, con il desiderio di realizzare nella Chiesa quan-
to richiesto dal Papa. Nel 2021 diventerà Movimento Laudato si’ (MLS),
per rendere ancora più esplicito il riferimento all’enciclica.
Da un punto di vista ecclesiale, il MLS è un segno dei nostri tempi. Il
suo percorso, condiviso tra laici, religiosi e religiose, si inserisce nel cam-
mino sinodale che la Chiesa sta compiendo. È anche un riflesso del modo
Il MLS sta vivendo una fase di crescita che potremmo definire esplosiva.
Come coniugate la sua diffusione mondiale con il fatto che i circoli sono
attivi a livello locale? Come riuscite a non perdere di vista la ricchezza
della diversità?
Leaño: Nel 2015, quando abbiamo dato inizio al Movimento, eravamo
in quattro; ora abbiamo oltre 9mila animatori e 780 organizzazioni aderen-
ti. La sfida principale diventa riuscire a creare un senso di unità, di co-
munità, all’interno di una realtà globale. Per questo, stiamo lavorando
molto su una chiara definizione del nostro DNA, mettendo a fuoco i nostri
valori, la nostra missione e, specialmente, la nostra spiritualità: che cosa
unisce i membri del Movimento in Corea, Senegal e Uruguay, pur nella
consapevolezza e, anzi, nella valorizzazione delle loro differenze? Come ab-
biamo detto, la conversione ecologica, alla quale fa appello papa Francesco,
e la spiritualità ecologica sono gli aspetti che sottolineiamo maggiormente:
chiedono di mettersi nella giusta relazione con Dio, con gli altri e con il
creato. Si tratta di portare avanti una missione universale, ma, al tempo
stesso, di unificare se stessi e unire ognuno di noi con la Chiesa e con ogni
altro membro del Movimento.
nel 2015, ma nel corso degli anni si è allargato. Fino ad ora vi appartene-
vano solo i rappresentanti delle organizzazioni che aderiscono stabilmente
al Movimento e alcuni dei fondatori della prima ora, mentre ora lo stiamo
espandendo per inserire rappresentanti degli animatori Laudato si’, dei
circoli, dei capitoli e di altre articolazioni del Movimento emerse negli
ultimi anni. In questo modo il Council cerca rappresentare tutti i membri
del Movimento, la nostra “base”, offrendo loro la possibilità di condividere
le attività e le priorità, e di allargare le prospettive.
Armida Barelli:
la beatitudine
della concretezza
Emanuela Gitto
Vicepresidente nazionale di Azione cattolica italiana per il Settore Giovani
<e.gitto@azionecattolica.it>
I
l prossimo 30 aprile, nel Duomo di Milano, Armida Barelli sarà pro-
clamata beata. Questa donna, vissuta «fra due secoli» (Sticco 2021),
piena di energia e creatività, dotata di un grande carisma, è ricordata
principalmente per aver fondato la Gioventù femminile di Azione cattolica,
ma il suo impegno a livello sociale ed ecclesiale non si esaurisce in questa
esperienza. I processi che accompagnò durante il corso della sua vita
ebbero effetti non solo all’interno della Chiesa, ma contribuirono an-
che a creare una nuova consapevolezza nella società italiana del tempo,
coinvolta in molteplici trasformazioni.
L’occasione della sua beatificazione ci permette di approfondire la sua
storia e l’impatto avuto dalle sue opere, in particolare sulla crescita di un
laicato femminile consapevole, intraprendente e organizzato.
triottismo, ristretta all’intimità individuale» (ivi, 8). Nello stesso anno della
sua nascita, veniva firmato a Vienna il Trattato della Triplice Alleanza tra
l’Italia, l’Impero Austro-ungarico e la Germania, mentre la Serbia ottene-
va l’indipendenza dall’Impero Ottomano: singoli eventi che all’interno
di una trama più ampia avrebbero portato a una nuova definizione degli
equilibri geopolitici europei, che inevitabilmente la coinvolsero.
Da giovane ebbe la possibilità di compiere i suoi studi nella vicina Sviz-
zera, di viaggiare, di apprendere le lingue e di frequentare ambienti che
le aprirono gli occhi, dotandola degli strumenti necessari per osservare
attentamente la realtà e allargare i propri orizzonti. Il tempo riservato al-
la formazione scolastica fu affiancato a quello dedicato all’incontro e al
servizio ai più bisognosi in realtà a lei vicine, come la Piccola opera per la
salvezza del fanciullo, fondata dall’amica Rita Tonoli.
Questo tempo prepara la tappa successiva nella vita di Armida Barelli:
la nascita a Milano della Gioventù femminile cattolica milanese nel
1918, negli anni della Prima guerra mondiale, quando l’Italia era pro-
fondamente demoralizzata e pervasa da un senso di sfiducia, anche nei
confronti della Chiesa. Alla luce delle nuove tensioni politiche nazionali e
locali, il cardinale milanese Andrea Ferrari aveva avuto l’intuizione della
promozione di una formazione specifica per le giovani donne e ne affidò
l’incarico alla Barelli, già vicepresidente diocesana dell’Unione delle donne
cattoliche italiane. Per svolgere questo nuovo compito, la Barelli visitò le
numerose parrocchie della diocesi milanese, invitando le donne ad as-
sumere un ruolo attivo all’interno della Chiesa locale, a partire dalla
fede vissuta in maniera consapevole. La sua attenzione si concentrava
sulla formazione spirituale delle giovani, nella dimensione individuale e
comunitaria, proponendo momenti di preghiera, incontri e dibattiti.
legare e mobilitare tante laiche e tanti laici di ogni classe sociale e contesto
geografico attorno a un’idea di Chiesa sinodale, nel dialogo costante e
fecondo con i pastori. Anche la dimensione dello stile con cui portò avanti
il suo impegno è per noi di stimolo nel percorso sinodale che le nostre
Chiese vivono, a livello nazionale e universale. Sentiamo forte il bisogno
di trasformare il pensiero in azione, trascinando con passione anche altri
in quell’entusiasmo che viene dall’incontro con Cristo.
Rispetto alla figura di Armida Barelli ci sentiamo responsabili e custodi
di un’eredità grande ma allo stesso tempo semplice: la grandezza deriva
dall’immensità dell’esempio e della testimonianza della sua vita; la sem-
plicità sta nella consapevolezza che è una testimonianza molto vicina alle
nostre vite, caratterizzata da uno stile con cui possiamo vivere la spiritualità
proprio nei luoghi in cui stiamo. Lei ha vissuto la sua fede trasformandola
in energia per il servizio, nei diversi ambiti della sua vita: questo ne fa una
testimone bella del Vangelo, e un esempio di santità “della porta accanto”,
valido ancora oggi e per sempre.
Risorse
#democrazia fragile
a cura di Mauro Bossi SJ
Tom Nichols
Il nemico dentro
Perché siamo noi stessi a
distruggere la democrazia
#democrazia fragile
narcisismo», ossia la malsana con- base di una vita insieme sensata,
centrazione su se stessi, incompa- ed è per questo che l’A. provoca-
tibile con il vivere insieme, perché toriamente afferma che siamo noi
«per definizione, un narcisista è cittadini il peggior nemico delle
incapace di appartenere a una co- nostre democrazie.
munità o di accogliervi qualcuno» Se l’analisi svolta nel volume
(p. 98). Un altro fattore determi- presenta vari punti interessanti per
nante è la rabbia, che nell’ambito leggere il contesto attuale, soprat-
pubblico trasforma ogni voto in tutto per quanto riguarda l’impatto
un evento apocalittico, rendendo che il digitale sta avendo sul modo
impossibile un dibattito politico in cui ci relazioniamo, informiamo e
che non abbia toni esacerbati e vi- percepiamo la realtà, più modesta
sioni semplificate della realtà. Una è la parte propositiva. Giunti a con-
dimensione prossima alla rabbia clusione della lettura l’interrogativo
ma con connotazioni distinte è iniziale sul fallimento o meno delle
il ressentiment: Nichols ricorre al democrazie liberali si trasforma
termine francese per descrivere perciò in un altro fondamentale,
questa specie di invidia che non che da tempo ci accompagna e
mira tanto a procurarsi quello che che ora è possibile affrontare con
hanno gli altri, quanto piuttosto qualche strumento di analisi in più:
a danneggiarli. L’esempio citato come rivitalizzare il riconoscimento
dall’A. è l’assalto al Campidoglio del legame sociale e le forme di
nel 2021, quando «questa chia- partecipazione?
mata a “danneggiare le persone Giuseppe Riggio SJ
giuste” è diventato un invito lette-
rale alla violenza» (p. 115). Nel loro
Colin Crouch
Combattere
la postdemocrazia
#democrazia • 283
ben più noti composti sostenuta dal pensiero
(postmoderno, po- neoliberista. L’A. osserva
stumano...), indica una particolare acce-
«Se la
al tempo stesso un lerazione di questo
postdemocrazia ci
superamento e la ha condotto fin qui, processo con la crisi
permanenza di “gestirla” non è più finanziaria globale
alcuni aspetti de- sufficiente: occorre del 2008 e la crisi del
gli usi precedenti combatterla» (p. XV) debito sovrano in Eu-
del concetto. Nel ropa. A seguito di que-
caso della democra- ste, le élite si sarebbero
zia, secondo l’A., dopo ancora di più proposte
una parabola crescente come le uniche in grado di af-
che ha portato a passare da con- frontare una situazione di fatto da
dizioni predemocratiche al pieno loro stesse creata, aumentando le
sviluppo della “democrazia di mas- derive oligarchiche e tecnocratiche
sa” al termine della Seconda guer- delle democrazie occidentali.
ra mondiale, ora ci troveremmo in La deriva postdemocratica trove-
una condizione di “post”, in cui le rebbe poi una curiosa sponda nei
istituzioni e le pratiche democra- sempre più diffusi movimenti po-
tiche permangono esteriormente, pulisti, specialmente nella loro va-
ma di fatto vengono svuotate della riante di estrema destra. Secondo
loro originaria vitalità, attraverso l’A., sulla scorta dei recenti scandali
tattiche di sempre più aperta ma- di Cambridge Analitica e di quanto
nipolazione del consenso dell’o- accaduto nella campagna per il re-
pinione pubblica, a favore di una ferendum sulla Brexit e le elezioni
élite politico-industriale saldamen- presidenziali statunitensi del 2016,
te interconnessa che ha di fatto si starebbe diffondendo sempre
assunto il controllo delle leve del di più un uso manipolatorio dei
potere. Se nella sua prima opera new media a favore di questi mo-
aveva già messo in guardia dal dif- vimenti. Secondo questa lettura,
fondersi del modello postdemo- alcuni dei movimenti populisti
cratico, con questo sequel l’A. vede che a parole si proclamano come
negli sviluppi del primo venten- anti-sistema e anti-elitari, di fatto
nio del Duemila la conferma delle rappresenterebbero una particola-
sue previsioni, e passa da un’otti- re espressione dello stesso establi-
ca più diagnostica e descrittiva a shment.
una più chiaramente prognostica D’altro canto, altri movimenti
e normativa: la postdemocrazia è populisti nascono effettivamente
pericolosa e va combattuta, come in reazione al processo di elitizza-
si afferma nel titolo. zione, cercando di colmare il vuoto
Tipico della postdemocrazia sa- generato dalla crisi delle identità
rebbe l’asservimento della classe politiche tradizionali con una sorta
politica agli interessi delle élite di pessimismo nostalgico, caratte-
economico-finanziarie, caratteriz- rizzato da una marcata nostalgia
zato dall’eliminazione della barrie- per un passato percepito come età
ra più tipicamente liberale tra poli- dell’oro, normalmente xenofobo
tica ed economia, particolarmente e dai tratti nazionalistici. Pur non
#democrazia
smo nostalgico populista, l’A. pro- valutare l’impatto di altri populismi
pone da un lato di «ridare vita ad che sembrano esulare dal modello
alternative democratiche» (i movi- del pessimismo nostalgico? Come
menti ambientalisti e sulle questio- affrontare seriamente la crisi della
ni di genere rappresenterebbero forma partito e trovare forme di
esempi di questo tipo), e dall’altro partecipazione politica democra-
di garantire «istituzioni esterne alla tica più appropriate all’epoca che
democrazia che proteggano... il stiamo vivendo? Come pensare a
funzionamento della democrazia meccanismi di controllo del gioco
stessa» (p. 154). democratico che siano al riparo
Il saggio presenta una prospettiva da accuse di deriva tecnocratica?
senz’altro interessante e piuttosto Il tentativo di dare una risposta a
originale, anche per la ricchezza di queste domande può portare non
dati e riferimenti all’attuale situa- solo a combattere la postdemocra-
zione europea, ed in particolare a zia, ma ad aprirsi con più convinzio-
quella italiana (di cui l’A. è esperto ne al futuro della democrazia tout
conoscitore, avendo insegnato court intesa.
per anni all’Istituto Universitario Cesare Sposetti SJ
#democrazia • 285
disagio delle periferie è espresso della collocazione geografica, come
dall’astensionismo”. Questi assunti emerge dalla seconda parte del
rappresentano dei punti di riferi- volume, che analizza l’evoluzione
mento delle analisi elettorali degli dei comportamenti elettorali nelle
ultimi anni. La presente indagine 13 maggiori città d’Italia. Si con-
condotta dall’Istituto Cattaneo di fermano, nel corso del decennio in
Bologna, che ha prodotto una rac- considerazione, sia la progressiva
colta di dati accessibile anche onli- disaffezione al voto da parte degli
ne (<www.cattaneo.org/mappe>), elettori, distribuita su tutto il Paese,
ha lo scopo di indagare statistica- sia il maggiore indice di asten-
mente queste affermazioni. sionismo delle aree socialmente
Per verificare queste ipotesi, oc- svantaggiate, all’interno delle stesse
corre anzitutto individuare lo spazio città, con uno scarto percentuale
territoriale definito come “periferia”, ancora più marcato nelle Regioni
che non coincide più, nella meridionali. Se guardiamo
maggioranza delle città invece alle prestazioni
italiane, con la distan- dei partiti, il 2013 se-
za progressiva dal Com’è cambiata la gna uno spartiacque
baricentro urbano. geografia elettorale statistico, con la
Le periferie si con- nelle principali città concentrazione del
figurano come italiane? È vero che le voto di centrosi-
spazi sociali dove sinistre hanno abbandonato nistra nelle fasce
si vive una certa le periferie, conquistate della borghesia
condizione, spazi invece dalle forze istruita, senza che
variamente distribu- populiste? le proposte di destra
iti sui territori e indivi- arrivino a radicarsi
duabili tramite l’incrocio significativamente nei
di indicatori economici e quartieri più svantaggiati.
sociali, che permettono di focalizza- Per avere un quadro di come
re alcune fasce sociali svantaggiate, stanno votando gli italiani e, spe-
secondo proporzioni di diversa gra- cialmente, le periferie, occorre
vità. Questo esercizio ha permesso quindi incrociare l’analisi dei con-
di delimitare il campo, nel quale in- testi urbani con una prospettiva
dagare l’evoluzione dei comporta- cronologica, contrassegnata dalle
menti elettorali tra il 2008 e il 2018. conseguenze della crisi economica
Un decennio caratterizzato, in Italia, e dall’esperienza dei Governi del
anche da una rapidissima evoluzio- decennio, e con l’articolazione tra
ne dello scenario politico. Nord e Sud. Se il volume mette in
L’analisi dei risultati elettorali, luce una serie di dualismi (destra/
declinata sul territorio, ha permes- sinistra, centro/periferia, Nord/Sud)
so di smorzare l’assolutezza delle che probabilmente segneranno
affermazioni, che individuano nel le prossime vicende politiche del
disagio delle periferie il terreno di Paese, avverte tuttavia di coglierli
coltura dei sentimenti “anti-casta”, in una prospettiva dinamica della
del populismo e dell’estremismo di quale, al momento, non sappiamo
destra. Lo scenario appare invece cogliere le possibili evoluzioni.
più complesso, anche a seconda Mauro Bossi SJ
Roger Lipsey
#libri
pendenza internazionale si per- mondo, della politica internaziona-
dono. Coloro che permettono alle le, dei valori da tutelare e dei limiti
sconfitte di spaventarli sino a farli fin dove spingersi perché vi sia la
tornare a un punto di partenza di pace. Il pregio maggiore del libro
stretto nazionalismo si perdono. è di mostrare la profonda unità
Si perdono, infine, coloro che so- sperimentata da Hammarskjöld
no così spaventati da una sconfit- tra azione e pensiero, la circolarità
ta da disperare per il futuro» (p. feconda tra gli avvenimenti politici
86). È una delle tante citazioni ri- che lo vedono coinvolto (dalla cri-
portate da Roger Lipsey nel libro si in Medio Oriente alla minaccia
dedicato al diplo- nucleare) e le sue
matico svedese Dag riflessioni sul ruolo
Hammarskjöld. In delle Nazioni Unite,
una sorta di biogra- sull’impegno nella
fia intellettuale, l’A. ci politica, sull’avvenire
presenta questa stra- dell’umanità.
ordinaria figura di In questo viaggio
civil servant, che alla scoperta – o
guidò le Nazioni riscoperta – della
Unite dal 1953 al figura di Ham-
1961 (anno della marskjöld è dato
sua morte in un grande spazio
incidente aereo in alle sue parole,
Congo) e fu molto che gettano nuova
apprezzato per il suo luce sulla ricchezza
costante impegno a del suo pensiero. Si trat-
favore della pace. ta di stralci tratti da discorsi
La pubblicazione postuma del pubblici, spesso rivolti a studenti
suo diario personale, intitolato in universitari, da lettere indirizzate
italiano Tracce di cammino, aveva ad amici di lunga data, tra cui lo
già contribuito a far conoscere gli scrittore John Steinbeck e il filosofo
• 287
letture&visioni
F. Forlenza M. Cucinella
Dostoevskij Il futuro è un
profeta del viaggio nel
Novecento passato
Armando, Roma 2021 Dieci storie
pp.149, € 16 di architettura
Quodlibet, Chieti 2021
pp. 115, € 14
Nei romanzi di F. Dostoevskij ritroviamo l’in-
tuizione spirituale dei drammi che avrebbero L’architetto Mario Cucinella raccoglie in questo
scosso il Novecento, con l’affermazione dei libro le memorie di dieci viaggi nelle città che
regimi totalitari nazifascisti e comunisti. La hanno ispirato la sua ricerca stilistica, impron-
sua lettura dei fenomeni terroristici della sua tata al rispetto della natura. Conduce così il let-
epoca, ispirati al nichilismo coglie infatti i tore alla scoperta di spazi, non soltanto este-
movimenti di fondo che avrebbero condotto tici, ma pragmaticamente ambientali, traendo
all’affermazione delle società totalitarie. ispirazione de insediamenti antichi e guidando
una riflessione sulla gestione intelligente del
S. Morandini (ed.) territorio e delle sue risorse.
La diversità feconda
Un dialogo etico tra religioni e società
EDB, Bologna 2021, pp. 180, € 16
288 •
Puoi pagare l’abbonamento
anche con la Carta del Docente!
aggiornamenti sociali
anno 73 • numero 4 • aprile 2022
focus Ucraina
Giuseppe Riggio SJ Che cosa non possiamo permetterci
di perdere per costruire la pace
Maurizio Ambrosini Dalla guerra, una speranza?
Per una nuova politica dell’asilo in Europa
Drew Christiansen SJ Responsabilità di proteggere:
una risposta non solo militare
David Nazar SJ La dimensione religiosa del conflitto
Poste Italiane SpA - Spedizione in a. p. - DL353/2003 (conv. in L. 27/02/2004, n.46), art.1, c. 1 DCB Milano
Laura Silvia Battaglia Raccontare la guerra,
tra vecchi e nuovi media
Andrea Carobene Il web in guerra
Paolo Foglizzo Dalla pandemia alla guerra.
Spunti per attraversare un tempo turbolento
internazionali / Mariette Darrigrand
Le parole chiave delle presidenziali francesi
cantiere Italia / Maria Flavia Ambrosanio – Paolo Balduzzi
La legge di bilancio del Governo Draghi
infografica / Mauro Bossi SJ
Inquinamento farmaceutico
ecologia integrale / Christina Leaño – Erin Lothes
Vivere da cristiani la cura della casa comune. Il Movimento Laudato si’
Intervista a cura di Mauro Bossi SJ
fede&giustizia / Emanuela Gitto
Armida Barelli: la beatitudine della concretezza