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❗ È raccomandato accompagnare il corso con una prima lettura del manuale, per entrare un po’ nell’ottica storica: questo
può aiutare a seguire meglio. Ci sono dei testi in programma che hanno delle appendici di documenti → questi vanno letti e
❗
studiati interamente! I documenti vanno letti anche perché sono un modo di accesso diretto all’argomento di cui stiamo
parlando.
Alcuni minuti al termine della lezione possono essere lasciati per le domande sia orali che in chat (la chat può servire
anche per l’inizio della lezione successiva per chiarire i dubbi).
✽✽✽
Che cos’è la periodizzazione di un periodo storico?
Qua noi ragioniamo dell’avvio della nostra contemporaneità → ci sono molte diverse opinioni a questo riguardo e a riguardo
dell’Ottocento.
● Quando inizia l’Ottocento?
○ Non corrisponde a nessuna esperienza reale, sono solo formule che noi diamo!
○ Questo diventa un dibattito in ambito storiografico: non si può assumere questo secolo come secolo di 100
anni che inizia il 1° Gennaio 1800 e finisce nel 31 dicembre 1899
○ Ci sono molteplici cronologie possibili, tutte legittime → le periodizzazioni dipendono dai contesti e dai
punti di vista, dalle congiunzioni storiche in cui queste sono applicate → relatività della periodizzazione
■ È uscita poco tempo fa La storia del mondo nel XIX secolo (FRA) → è una storia collettanea,
fatta di tanti saggi
● 1794: traduzione a Bogotà della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino →
quest'anno viene preso come inizio del XIX secolo
○ Riguarda la storia dei diritti, data legata alla Rivoluzione francese
■ Importante documento europeo tradotto in spagnolo in un altro
continente (America)
● 1907: quartiere di Battersea (Londra) alcuni studenti di medicina protestano a causa
della statua del brown dog (cane vittima della vivisezione)
○ La statua venne abbattuta nel 1910 per evitare altri disordini tra militanti
anti-vivisezione/suffragette e studenti di medicina (a favore della vivisezione)
○ Riguarda sempre la storia dei diritti, ma con una sensibilità ben diversa: i
diritti degli animali, diritti innovativi!
● Questa è una possibile forma di periodizzazione
■ Ci sono altri approcci che fanno partire la contemporaneità nella seconda metà del 1800 (molto
spesso 1870) → per cui l’Ottocento è largamente compreso nell’età moderna
■ Ci sono anche studiosi con punti di vista nazionali
● Frank O’Gorman ha proposto il “lungo Settecento” per la storia anglosassone
○ Lungo Settecento: 1688-1832
■ 1832 → prima grande riforma elettorale nella GB ottocentesca
■ Un tempo la periodizzazione canonica era 1815 e 1914 → sempre e comunque fuori dalla
periodizzazione secca 1800-1899
● Eventi compresi fra la grande guerra del XIX secolo (periodo napoleonico) e l’avvio
della Grande Guerra del XX secolo (WW1)
■ Lo storico Massimo Salvadori, di tradizione di orientamento marxista, opta invece per una
periodizzazione “dalla Restaurazione all’eurocomunismo”
■ Ci fu poi un progressivo tentativo di distacco dal modello sovietico, ma oggi non ha quasi più
senso (di nuovo, le cronologie sono variabili!)
Oggi la prima guerra globale è considerata, dalla maggior parte degli storici, la Guerra dei 7 anni (1756-1763)
● Guerra settecentesca (1756-1763)
C’è anche chi, per individuare una prima guerra globale, si spinge ancora prima:
● Guerre della Rivoluzione Francese e poi di Napoleone
Perché consideriamo la Guerra dei 7 anni il primo conflitto globale? E perché possiamo individuare, da lì, l’inizio dell’età
contemporanea?
● Siamo in un Ottocento che inizierebbe a metà Settecento
● Questa guerra è alla base della riconfigurazione degli assetti geopolitici globali
● È direttamente incubatrice dei movimenti rivoluzionari di fine 1700:
○ Spagna e la Francia, sconfitte, cercano una rivincita sulla Gran Bretagna ed appoggiano quindi i patrioti
americani, che finiscono per vincere a loro volta!
○ Così facendo, però, Spagna e Francia si indebolirono a tal punto a lv. finanziario da dover convocare gli
Stati Generali → progressivamente si ebbero le distruzioni di Francia ed Impero Spagnolo e l’attivazione
dei processi rivoluzionari e controrivoluzionari
○
○ Alla base della riconfigurazione degli assetti geopolitici globali
■ Si considera una guerra globale perché venne combattuta in 4 continenti: Europa Centrale,
America Settentrionale, Asia ed Africa
○ Incubatrice dei rivolgimenti rivoluzionari di fine 1700: la Spagna e la Francia, sconfitte, cercano una
rivincita sulla Gran Bretagna ed appoggiano quindi i patrioti americani, che finiscono per vincere a loro
volta!
■ Così facendo, però, Spagna e Francia si indebolirono a tal punto da dover convocare gli Stati
Generali → progressivamente si ebbero le distruzioni di Francia ed Impero Spagnolo e
l’attivazione dei processi rivoluzionari e controrivoluzionari
La Guerra dei 7 Anni viene considerata “globale” perché:
● Venne combattuta in 4 continenti:
○ Europa Centrale
■ Slesia
■ Prussia
■ Qui si scontrano in particolare gli austriaci e i prussiani
○ America Settentrionale
■ Qui si scontrano in particolare gli inglesi e i francesi
○ America Meridionale
○ Penisola Indiana
■ Qui fino ad allora c’era stata la prevalenza di posizioni della Francia
■ Con la vittoria della Gran Bretagna, questa entra prepotentemente nel subcontinente indiano,
iniziando una storia di colonizzazione che giungerà fino all’Ottocento con Gandhi e troverà una
soluzione solo a metà del Novecento
○ Africa Occidentale
○ Baleari
○ Intervengono anche altri personaggi: Portogallo, Svezia, Polonia, Sassonia, Spagna, Russia (per un breve
periodo)… ma i due fronti principali sono quello in America del Nord e quello nel centro-Europa in area
germanica.
Questa guerra avrà due paci: Parigi e Augsburg → conseguenze:
● Affermazione della supremazia militare della Prussia in Europa
○ Conseguenze ulteriori = processo di unificazione tedesco, costruzione del secondo Reich
● Preponderanza sui mari e momentaneo dominio in America Settentrionale da parte del Regno Unito e dominio
duraturo nel subcontinente indiano
Si affermano quindi le potenze di Gran Bretagna e Prussia, e la decadenza di altri imperi/nazioni:
● Austria → lento processo di decadenza che poi sarà molto lungo ed arriverà fino alla WW1
● Ridimensionamento della Francia di fronte alla Gran Bretagna
○ Il Canada passerà alla Gran Bretagna dopo questo periodo, così come il Senegal, il Gambia, le Isole delle
Antille… → la divisione fra anglofoni e francofoni dura tutt’ora in Canada!
● Rovesciamento delle alleanze
○ Gli Asburgo passeranno alla Francia fino alla Rivoluzione Francese
○ La Prussia, prima alleata con la Francia, passa alla Gran Bretagna
Questa guerra vede anche un importante coinvolgimento di diverse popolazioni:
● Le tribù indiane del Nord America
○ Combatteranno a fianco degli inglesi
■ Questo avrà delle conseguenze sull’annientamento e ridimensionamento dei loro territori nel
nuovo stato degli Stati Uniti: atteggiamento punitivo non solo dovuto al razzismo ma anche
dovuto al diverso schieramento nelle guerre precedenti (Guerra dei Sette Anni e Guerra
d’Indipendenza)
● Impero Moghul, India
○ Anche loro subiranno un ridimensionamento importante.
A seguito di questo primo grande conflitto mondiale diverse popolazioni perdono quindi la loro autodeterminazione ed
autonomia a fronte delle grandi potenze europee.
❗ I processi rivoluzionari dell’Ottocento sono anche dei conflitti internazionali, magari senza l’ampiezza internazionale della
Guerra dei 7 anni, ma sono comunque conflitti che coinvolgono altri paesi, e di questo va tenuto conto.
❗
Le trasformazioni politiche ed istituzionali del passaggio tra Sette e Ottocento vedono questi conflitti politici, civili ed
internazionali sempre in qualche modo intrecciati
Una delle vicende della Guerra dei 7 Anni → Guerra delle foreste
● Guerra franco-indiana
● Si combatte nel Quebec,nel Canada, e nelle colonie
● Sarà uno straordinario scenario di narrazioni e costruzioni memoriali nel corso dell’Ottocento (vedi: L’ultimo dei
Mohicani, 1826) → questo fa capire come questa grande guerra sia stata fondamentale nel suo segmento
nord-americano
La Guerra dei 7 Anni è stato anche l’apprendistato politico e militare di George Washington (comandante delle truppe
coloniali filo-inglesi contro i francesi).
● Questa vicenda ha lasciato tracce molto forti nella cultura visuale
○ Si iniziò anche a rappresentare personaggi contemporanei con vesti contemporanee!
■ Per lungo tempo c’era stata un’altra modalità di rappresentazione, che vedeva i grandi
personaggi vestiti in abiti classici
● Vedi: Benjamin West, The Death of General Wolfe, 1770
○ Le opere potevano essere viste anche attraverso le acqueforti, incisioni, stampe... → la pittura diventa così
accessibile a tutti → grande trasformazione mediatica
■ La Guerra dei 7 Anni diventa quindi una guerra globale anche dal punto di vista del racconto e
della comunicazione
■ Le riproduzioni a volte arricchivano il quadro originale
Il passaggio tra Sette e Ottocento, l’età delle Rivoluzioni, la nascita della nostra contemporaneità è non solo una
rivoluzione politica ed economica ma anche dei media del tempo, della comunicazione.
La forza comunicativa della Guerra dei 7 anni arriva fino a noi con una serie di film → L’ultimo dei Mohicani (1992, Michael
Mann) → la forza narrativa di memoria di questa guerra passa dall’Ottocento e rientra nel Novecento attraverso i meccanismi
mediatici prettamente novecenteschi.
● La storiografia oggi è sostanzialmente concorde nel sostenere che fino al 1700 la parte più sviluppata del globo fosse
la Cina: paese ben amministrato, con un elevato livello di ricchezza… almeno fino all’inizio del 1800
○ Questa epoca era stata avviata all’inizio del 1600
■ 1604: innesto di una nuova dinastia Qing (finirà nel 1912 con l’inizio della Repubblica)
○ Crescita demografica, economica + espansione territoriale + miglioramento della vita culturale +
significativo aumento degli scambi commerciali con il mondo occidentale
○ Qianlong è il terzo imperatore → eredita un territorio particolarmente ampio dal nonno e dal padre, e che
incorpora molte popolazioni diverse tra loro, tutte però riunite sotto la figura dell’imperatore
■ Considerato non solo il figlio del cielo, ma anche il khan dei mongoli e figura principale del
popolo tibetano
■ Giuseppe Castiglione
● Nato nel 1688 a Milano, visse gran parte della sua vita in Cina, a Pechino
● Dal 1715 in Cina, diventa pittore della corte imperiale (lo era già stato con il padre ed il
nonno di Qianlong) e inventa uno stile di pittura che unisce tecnica occidentale ed
orientale
■ Il suo regno fu uno dei più importanti e floridi per la storia della Cina
● Africa ed Oceania erano invece governati da popoli indigeni
● A fine 1700 l’Impero Cinese e l’Impero Ottomano sono ancora potenti… mentre nel 1914 questi due stati sono
sull’orlo della frammentazione e comunque in condizioni di grave disagio
○ In questo periodo gli Europei espropriano i popoli indigeni (Asia Centrale, Siberia, Australia…) di
vastissime porzioni di terra
■ Il PIL europeo a fine 1800 decuplicò
■ Il modello europeo divenne non solo il più attraente, ma venne anche imposto agli extra-europei
in un dominio economico e sociale
● Queste parti del mondo pongono dei limiti a questo controllo riadattando le innovazioni
alle proprie esigenze → è un rapporto ancora dialettico
❗
eurocentrica, con il dominio e la forte espansione occidentale).
Per il mondo euroatlantico, secondo la nostra prospettiva, il 1800 inizia a metà 1700.
Inizio Ottocento → opinioni e proposte variegate (congresso di Vienna, sconfitta di Napoleone, Guerra dei 7 Anni…)
● Guerra dei Sette Anni → primo momento di modernità ed avvio della contemporaneità nel 1800 (Ottocento lungo)
Fine Ottocento → c’è maggiore consenso
● Vigilia del 1914: scoppio della WW1, la Grande Guerra del Novecento
○ Mentre la Grande Guerra dell’Ottocento erano state le guerre napoleoniche
Ottocento lungo → compreso tra la metà del 700 (rivoluzioni settecentesche) e lo scoppio della prima guerra mondiale
● Questa proposta di periodizzazione prevede un Novecento come secolo breve → proposta dello storico marxista
Eric Hobsbawm - Il secolo breve 1914-1991. L’era dei grandi cataclismi (1994)
○ 1991 → caduta dell’Unione Sovietica e del muro di Berlino come forte elemento di rottura nella storia più
recente
● Post Novecento → il tempo presente che oggi viviamo
○ Paradossalmente, per certi versi, questo periodo sia più simile e più vicino all’Ottocento lungo che non al
Novecento… e gli esempi potrebbero essere molti
■ Pov politico
● Novecento = grande secolo dei partiti, delle macchine partitiche
● Post-Novecento = Ottocento = secolo di partiti poco forti e poco strutturati ma centrati
sulla personalità politiche e sulle leadership, non sulla forza delle organizzazioni
❗
politiche!
● Questo non è valido per gli USA, dove le cose sono scambiate (il 1800 fu l’età dei
partiti) → particolarità americana
OTTOCENTO LUNGO
● 3 grandi processi di trasformazione caratterizzano questo arco temporale
○ Trasformazione politica → Età delle rivoluzioni e controrivoluzioni
■ Affermazione delle libertà civili e politiche, Costituzioni, rappresentanza sia monarchica che
repubblicana
○ Trasformazione comunicativo-culturale → trasformazione mediatica
■ Molti tipi di supporto diversi convivono!
○ Trasformazione economica-sociale → “Rivoluzione Industriosa” (Jan de Vries)
❗ Il nesso tra rivoluzione industriosa e rivoluzione industriale è molto ben colto nel conflitto tra Gran Bretagna e
Francia dell’Ottocento (ereditato dalla precedente Guerra dei 7 Anni).
Robert Owen scrive delle riflessioni di grande interesse sugli effetti del processo manifatturiero, che ci introducono
perfettamente in questo tipo di immaginario e di trasformazione in atto: Observations on the effects of the manufacturing
system, 1815.
● Prima di quel periodo la Gran Bretagna era un paese agricolo
● In seguito l’introduzione dei macchinari rivoltò la situazione con un successivo rapido incremento della ricchezza
● Così la Gran Bretagna arrivò a competere con la Francia
● Owen scrive nel 1815, nel momento clou dello scontro tra i due paesi, quando prevalsero gli inglesi e si ebbe quindi
una momentanea tregua
Nel corso del 1800 ci fu anche una forte trasformazione dei sistemi di trasporto e di comunicazione:
● Furono inventati ed ebbero grande diffusione telegrafo e ferrovia e ci furono miglioramenti nella costruzione delle
strade e, in generale, di tutte le infrastrutture… venne anche applicata la macchina a vapore ai trasporti terrestri e
marittimi
● I tempi di percorrenza, i costi ed i disagi erano veramente importanti! Con queste innovazioni si ridussero di ⅓
○ Oggi la questione è totalmente diversa
● Ferrovie
○ La ferrovia non è un’invenzione, ma un sistema e punto di arrivo di un lungo processo di confluenza e
integrazione tra una molteplicità di tecnologie diverse, sviluppatesi indipendentemente
○ L’irruzione della ferrovia modificò molto la percezione dello spazio (immobile per secoli) e della velocità
○ 1829 → locomotore veloce rocket (una delle prime locomotive a vapore)
○ 15 settembre 1830 → apertura della prima linea ferroviaria regolare, che collega Liverpool e Manchester
(città epicentro della rivoluzione)
○ Inizialmente le prime rotaie erano di legno, non di ferro
■ I progressi nella metallurgia e nei processi del carbon fossile furono un passo importantissimo
per l’associazione della macchina a vapore con la rotaia!
■ Non fu soltanto una questione di capacità tecniche ma ci si scontrò con il bisogno di capitali
adeguati e di finanziamenti più grandi di quelli richiesti da qualsiasi altro settore del tempo
● Ci fu la creazione di società private che raccogliessero capitali
○ L’estendersi della rete ferroviaria segue sostanzialmente quella del processo di industrializzazione
○ Fino a metà 1800 sono la Gran Bretagna e il piccolo Belgio a trainare il processo e a completare il sistema
ferroviario internazionale
■ L’esplosione della ferrovia si ha nella seconda metà del 1800, anche grazie alle innovazioni nella
produzione dell'acciaio e la conseguente diminuzione dei prezzi
○ Conseguenza dello sviluppo delle ferrovie:
■ Comunicazione facilitata → riduzione dei costi di trasporto
■ La domanda di produzione stimolò inoltre l’asse siderurgico e meccanico
■ Abbattimento dei tempi di percorrenza nei viaggi
● Contributo fondamentale alla costruzione delle nazioni (vedi: caso italiano)
■ La ferrovia influì molto sull’immaginario artistico: le locomotive iniziano a popolare la pittura, i
giornali illustrati, le stampe dai 1830s/40s negli USA ed in Europa
● La prima grande iconografia delle ferrovie è britannica → Joseph Mallord William
Turner: Pioggia, vapore e velocità (1844)
● I vagoni di terza classe sono un elemento importante dell’arte dell’epoca!
○ Il treno è un elemento della modernità e del progresso, ma è anche uno
strumento in cui le differenze sociali si codificano (prima, seconda, terza
classe) → gerarchizzazione del viaggiare
● Il Nord America è molto eterogeneo: fino al 1800 sarà diviso tra area anglofona (inglese/britannica e poi USA) e
spagnola → la storia del Nord America nasce come una storia franco-anglo-ispanica dal pov della dominazione e
delle lingue:
○ Tutto ciò che sta a Ovest della Louisiana è spagnolo, ma con la Guerra dei 7 Anni Florida e Louisiana
passeranno all’Impero britannico
■ Successivamente con una serie di trattative nel corso del 1800 la presenza spagnola sarà
ridimensionata
○ C’era anche una parte francese, in Canada, poi passata agli inglesi
Fino a tempi recenti la Rivoluzione Americana è stata considerata da un pov nazionale come l’evento che ha protato alla
formazione degli Stati Uniti d’America. Tutti gli eventi compresi tra la Guerra dei 7 Anni ed il 1777 (approvazione della
Costituzione degli Stati Uniti al congresso di Philadelphia), ma anche il 1779 (nomina del primo presidente: George
Washington) → questi eventi sono stati visti lungamente, dalla storiografia, da un punto di vista totalmente americano
● Mitizzazione dei founding fathers
○ Tipico di tutte le storiografie nazionali occidentali soprattutto per quanto riguarda il pov ottocentesco
● La colonizzazione inglese del Nord-America diventa quindi un preludio della formazione degli USA
Questo tipo di impianto ha trascurato diversi elementi di rivoluzione:
● Enfatizzando lo sviluppo di un’identità americana sono state ignorate le strette relazioni tra americani e britannici
presenti prima del 1776 (anno della dichiarazione di indipendenza del 4 luglio, scritta in gran parte da Thomas
Jefferson)
○ La maggioranza dei coloni americani si sentivano dei britannici a tutti gli effetti!
○ “Diventare americani” è un processo che si avvia dopo la rivoluzione
● Concentrandosi esclusivamente sulle 13 colonie, ha separato la loro storia dal resto dell'Impero Inglese che continua
ad esserci nel Centro e nel Nord America
○ Il resto dell’Impero Britannico americano, caraibico, canadese o centro-americano, non si ribella e questo
va tenuto presente (Caraibi, Indie Occidentali Britanniche nel centro, nel nord: Canada)
● Decantare il coraggio e il sacrificio degli eroi della rivoluzione ha rimosso e occultato la violenza
○ La Rivoluzione Americana non fa nulla nei confronti della schiavitù
■ Per i rapporti di forza e le divisioni che ci sono in questo nascente stato federale tra Stati del
Nord e Stati del Sud, né Costituzione né Indipendenza dicono nulla sulla schiavitù
■ Il primo atto forte, che sancirà l’abolizione della tratta degli schiavi, ci sarà solo nel 1807
■ La schiavitù in quanto tale verrà abolita solo con la Guerra Civile (1861-1865)
■ Molti schiavi neri, durante la Guerra d’Indipendenza Americana, si uniranno agli inglesi
● Così faranno anche gli Indiani d’America
Tutta l’età delle rivoluzioni è un processo pieno di contraddizioni e di situazioni tutt’altro che scontate.
L’approccio nazionale alla Rivoluzione Americana poco ci spiega delle cause, dinamiche e conseguenze che questo evento
ha anche al di fuori degli USA, nello spazio Atlantico → faremo una lettura non del tutto nuova, ma frutto di una storiografia più
recente → Rivoluzione Americana, una storia continentale (Alan Taylor) → una letteratura che vede la rivoluzione come
secessionista nella forma e anti-imperiale nello scopo:
● Questa è la prima grande ribellione (armata, a un certo punto) contro un impero, dai tempi della Guerra degli 80 anni
spagnola (olandesi VS spagnoli, durata fino al 1648 e terminata con la pace di Westfalia che sancisce l’indipendenza
delle province unite)
○ Le colonie decidono i rapporti con la propria madrepatria per autogovernarsi
● Non può essere vista come una vicenda che coinvolge solo gli USA e l’Impero Inglese → le ripercussioni saranno di
tipo globale! → si creano delle trasformazioni politiche e sociali transatlantiche!
○ Dall’America arrivano in Francia, ad Haiti (proclamata nel 1804 la prima Repubblica nera antischiavista nel
mondo, nell’ambito della parte francese dell’isola di Santo Domingo)
○ L’incarnazione iconica di questa interconnessione atlantica è rappresentata dal generale francese
Marchese di Lafayette (1757-1834)
■ Combattente transnazionale delle colonie + protagonista dell’avvio della rivoluzione francese e
della rivoluzione (sempre francese) del 1830
■ Ricco aristocratico colpito fortemente dalla situazione delle colonie, convincerà il governo
francese a mandare una spedizione di soccorso a favore dei coloni americani
● Inizialmente non ci riuscirà e deciderà di imbarcarsi autonomamente assieme a un
drappello di volontari → fenomeno che attraverserà tutto l’Ottocento: il volontariato
politico-militare
○ ∄ rivoluzione ottocentesca
○ L’ultima propaggine è quella dei volontari che hanno combattuto in Siria
contro l’ISIS (Orsetti, giovane fiorentino poi deceduto)
■ Gli stessi combattenti dell’ISIS francesi, italiani…
■ Nelle colonie americane diventa grande amico di George Washington (comandante dell’esercito
americano contro gli inglesi)
■ Diventa comandante di una divisione dell’esercito americano continentale
● Ritratto ad opera di Charles Willson Peale
○ Ritrattista di George Washington e combattente della Guerra dei 7 Anni
■ Di questo quadro ci sono le incisioni che lo resero fruibile ad un
pubblico ben più ampio
■ Nel 1779 Lafayette tornerà in patria (dopo aver posato per il quadro di Peale)
● È un po’ un’avanguardia per i gruppi di volontari che incitano i propri stati ad
intervenire nella guerra
○ Vedi: caso dei garibaldini nel 1914 → i nipoti di Garibaldi organizzano una
spedizione che va a combattere a fianco dei Francesi sulle Ardenne
■ Sarà poi rappresentante degli Stati Uniti in Francia
■ Rientrerà un’ultima volta negli USA nel 1784 → la guerra è finita e gli USA si sono ormai
costituiti: viaggio trionfale
● Grande anticipo del viaggio di Garibaldi a Londra, dove venne accolto come una vera
e propria celebrità
● I grandi leader politico-militari, delle autentiche celebrità, curano la loro immagine
attraverso i ritratti, l’oggettistica, le biografie apologetiche, e poi tornano laddove hanno
combattuto per ricevere ringraziamenti e verificare cosa ne sia stato del loro impegno
Ci sono tantissimi personaggi che in qualche modo sono implicati sulle due sponde dell’Atlantico nell’Età delle
Rivoluzioni:
● Filippo Mazzei (1730-1816)
○ Non era in America per motivi politici
○ È un commerciante di Poggio a Caiano, vicino a Firenze, che aveva vissuto a lungo come
commerciante girando il mondo (Turchia, Londra)... ed aveva conosciuto anche Franklin!
○ Quando va in Virginia nel 1773 ci va per motivi economici: vuole impiantare una specie di
negozio, di commercio import-export, tra la Toscana e le colonie britanniche sull’Oceano
Atlantico
○ Compra una tenuta accanto a quella di Thomas Jefferson, di cui diventa amico, e viene così
coinvolto nella Rivoluzione Americana (si politicizza perché viene travolto dalle vicende)
■ Eletto in alcune assemblee locali, combatterà
● Diventa uno dei principali esponenti della Rivoluzione in Virginia
○ Da questo momento avrà una vita molto dinamica e rocambolesca
○ Nel 1799, quando gli austriaci riconquistano la Toscana (liberata dai francesi), sarà sottoposto a
un processo per giacobinismo… lui se ne distaccherà sostenendo di essere un democratico, sì,
ma non un giacobino
○ Tornato in Italia, morirà a Pisa molto anziano nel 1816
● Fin dai 1770s ideologi e teorici della Rivoluzione descrivono la crisi dell'Impero Britannico come un
processo di disintegrazione
○ Non è tanto che tutto è apparecchiato per la Rivoluzione e gli americani vogliono l'Indipendenza
ed aspettano il momento giusto
■ Gli americani si scoprirono americani in una crisi di disintegrazione dell’Impero
britannico in quella parte del mondo!
○ Una Rivoluzione è fatta di fatti, eventi bellici, proteste… ma anche di teorizzazioni e momenti di
creatività politica molto forte
○ Thomas Jefferson
■ [Ritratto di Rembrandt Peale] → ritratto molto istituzionale e presidenziale
● Famiglia di pittori che ha fatto fortuna, l’impegno pittorico passa in eredità
● Raffigura Jefferson ormai già presidente (1800)
■ Estensore materiale della Dichiarazione d’Indipendenza (4 luglio 1776)
■ Diventerà terzo presidente degli USA
■ Morirà nel 1826, esattamente 50 anni dopo il 4 luglio della Dichiarazione
d’Indipendenza
○ Thomas Paine
■ Militante inglese, scrittore, politico e sostenitore più radicale e di sinistra della
Rivoluzione
■ Raggiunge le colonie (Philadelphia) grazie a Benjamin Franklin, dopo un periodo
trascorso in Gran Bretagna
■ Partecipa alla Rivoluzione nella doppia veste di combattente e teorico radicale → altro
europeo che arriva nelle colonie e diventa un grande partigiano della rivoluzione e
fautore di scritti importanti
■ Con i suoi scritti diventa il grande “narratore” e divulgatore delle ragioni dei coloni
ribelli americani
● Common Sense (1776) → primo pamphlet in difesa degli americani,
pubblicato a Philadelphia
○ Una copia viene dalla Biblioteca di Hamilton, ministro del tesoro di
Washington (e altro protagonista!)
● The Rights of Man (1791) → a causa del quale sarà costretto a riparare
dall’Inghilterra nella Francia Rivoluzionaria
○ In Francia, per i suoi meriti rivoluzionari e repubblicani, si
guadagnerà un seggio
● The Age of Reason (1794-96)
○ Scritto in carcere dopo l’arresto per le sue proteste contro
l’esecuzione di Luigi XVI
■ 1802, tornato a New York (USA) → il grande favore ottenuto all’inizio sarà scemato
perché gli USA di inizio 1800, a quasi 30 anni dalla Rivoluzione, sono un contesto
molto diverso
■ La rivoluzione è accompagnata da riflessioni, da aedi e personaggi che o combattono
o divulgano le ragioni della rivoluzione da una parte all’altra dell’Oceano
■ Gli scritti di Paine saranno molto popolari e implementano la trasformazione mediatica
dell’editoria in atto tra XVIII e XIX secolo (sostenuta dalla politica, che fornisce temi e
personaggi di discussione)
● Molti editori pubblicano Payne perché vende e non perché siano d’accordo
con le sue idee radicali e con il suo essere fautore della nuova repubblica
americana
1774 → due anni prima della Dichiarazione d’Indipendenza Jefferson aveva affermato che gli abitanti delle colonie avevano
stabilito nuove società, le cui leggi e regolamenti erano più adatti a promuovere la felicità pubblica:
● Il Nuovo Mondo poteva diventare un modello per una riforma dell’Impero Britannico
○ Senza necessariamente diventare un altro stato!
● Secondo Jefferson i coloni avrebbero formato delle comunità distinte e superiori all’Impero Britannico, considerato
corrotto… sono state le imposizioni fiscali successive alla Guerra dei 7 Anni ad aver approfondito il senso di distanza
fisica e morale dei coloni nei confronti della madrepatria (che aveva loro negato dei diritti)
In questa chiave gli storici oggi preferiscono descrivere non tanto una crisi di disintegrazione, ma una crisi di
integrazione che avviene nel Mondo Atlantico:
● La rivoluzione avviene non tanto perché i coloni si sono distaccati dalla madrepatria, ma perché sono così integrati
nella madrepatria che non capiscono come mai invece sono da essa trattati così diversamente
● La rivoluzione trova le proprie motivazioni lentamente, nel tempo
○ I coloni, da metà 1600, fanno un’altra “Gran Bretagna” in un’altra parte del mondo
■ La velocità delle comunicazioni unisce la Gran Bretagna alle colonie e rende queste ultime un
mondo protestante, commerciale, marittimo e libero nella misura in cui la Gran Bretagna ha una
costituzione, un parlamento e delle forme di rappresentanza
■ I coloni impongono alle popolazioni native i costumi della Gran Bretagna
■ La rivoluzione dei consumi e dei consumatori (rende simili le maniere sociali a lv. globale)
avvicina ulteriormente le due sponde dell’Oceano
● Questa vicinanza vale dal pov sociale, economico, dei costumi… ma anche dal pov della cultura politica
○ Quando i coloni cominciano a protestare per le nuove misure fiscali imposte dalla madrepatria dopo la
Guerra dei 7 Anni lo fanno richiamandosi ai fondamentali diritti inglesi e alla costituzione inglese
■ Costituzione inglese → non scritta: insieme di norme e di pratiche riconducibile alla Magna
Charta Libertatum e poi alla Bill of Rights, 1688-89)
● Bill of Rights → considerato una codificazione della costituzione inglese
○ All’indomani del cambio di dinastia in Inghilterra, con l’arrivo degli Orange
olandesi (assumeranno la corona inglese in nome del riconoscimento di
tutta una serie di diritti al popolo inglese)
○ Dopo i rivolgimenti rivoluzionari di metà Seicento, finiti con la restaurazione
degli Stuart
○ Paradossalmente le differenze istituzionali sono più forti tra altre aree dell’Impero: le colonie di più recente
inserimento nell’Impero Inglese (Quebec che era francese, Florida che era spagnola → passate all’Impero
Inglese solo dopo la Guerra dei 7 Anni)
■ Il paradosso è che non sono questi territori molto meno integrati a ribellarsi, ma sono delle
colonie molto più integrate! → solo le 13 colonie si ribellano, nessun altro territorio
■ Neanche le isole si uniscono alla rivoluzione
Dopo il 1760 e dopo la Guerra dei Sette Anni, si calcola che un altissimo numero di persone (almeno 250mila) sia
approdato nelle colonie → le aree interessate maggiormente da queste migrazioni sono quelle che resteranno fedeli alla
madrepatria durante la rivoluzione delle 13 colonie:
● Nuova Scozia, Indie Occidentali, Florida… Caraibi (dopo il 1770)
● Lo stato di guerra tra 13 colonie ed Impero centrale mette in difficoltà commercio ed economia
○ Le altre colonie si giovano della dinamica di difficoltà economica che coinvolge le colonie ribelli e diventano
terre in cui si emigra
■ Alla fine del 1700 c’è un movimento di migrazione tra le due sponde dell’Atlantico: migranti liberi
si muovono alla ricerca di fortuna verso le terre dell’Impero Inglese (soprattutto quelle che non
vengono coinvolte dalla rivoluzione)
● Nel 1765 ci sono ca. 2 milioni e 700mila persone abitanti nell’America britannica
○ ⅕ sono schiavi → si tratta di ca. 500mila persone, quasi tutte residenti negli
stati del Sud
Inizia una protesta con una grande produzione di pamphlet ed un aumento della partecipazione politica → incontro virtuoso
tra un’editoria in evoluzione e la rivoluzione: qualunque patriota colono americano che si sente di dire la sua, sa leggere e
scrivere e riesce ad avere accesso a una stamperia, pubblica il suo scritto!
● Questo inoltre è un mondo protestante, dove l’alfabetismo è largamente più diffuso rispetto ad altre parti del mondo e
questo favorisce lo sviluppo dell’editoria
Le proteste avvengono in tantissime maniere:
● In modi creativi → impiccagioni simboliche
○ 14 agosto 1765: Andrew Oliver viene impiccato in forma di fantoccio e la sua effige viene bruciata insieme
al testo dello Stamp Act
■ Andrew Oliver → alto funzionario della colonia del Massachusetts, era incaricato della gestione
dello Stamp Act
■ Boston → uno dei principali punti focali, fulcro della mobilitazione e della rivoluzione sin da subito
● ≠ New York → una delle roccaforti dei filo-britannici
■ Modalità iconoclasta → strumento diffuso che caratterizzerà anche le rivoluzioni successive
● Infatti la Rivoluzione Americana diventerà modello di fare politica e di ribellarsi fino alla
seconda metà del 1800
● Non solo simboliche → in Georgia il funzionario dello Stamp Act viene anche costretto a dimettersi
Questa vicenda dello Stamp Act dà vita a un congresso → il primo congresso continentale, a New York (ott. 1765)
● Si riuniscono i delegati delle varie colonie per protestare e dire che lo Stamp Act è incostituzionale perché gli
americani non sono rappresentati nel Parlamento Inglese e quindi non possono essere tassati → no taxation
without representation
Le proteste hanno successo: lo Stamp Act viene ritirato:
● Ma nel 1766 il Parlamento Inglese accompagna il ritiro dello Stamp Act con il Declaratory Act, che afferma che il
Parlamento Inglese può deliberare, a prescindere dalla loro presenza al Parlamento di Londra, sugli americani
1767 → nuove misure fiscali che hanno lo scopo di pagare i funzionari in America sganciandoli dagli stanziamenti delle
varie assemblee locali → così i rappresentanti locali rispondono direttamente a Londra, che li paga
● Nuove tasse sul vetro, sulla carta, sul piombo
Le proteste e i boicottaggi delle merci inglesi riprendono con più forza di prima → Massacro di Boston (1770)
● Durante una manifestazione di protesta, a un certo punto le truppe inglesi fanno fuoco contro un gruppo di
manifestanti e 5 di essi muoiono (3 subito, 2 successivamente)
● A questa vicenda seguirà un grande processo
○ Dimostra che le cose sono andate un po’ diversamente da come è raccontato immediatamente
dall’editoria, pamphlettistica…
■ Bloody Massacre dava subito l’idea del sacrificio e del massacro di persone inermi
○ Il processo stabilirà che solo due dei soldati avevano sparato senza reale motivo e che l’ufficiale in capo
non aveva dato nessun ordine
■ Quindi una parte di questi soldati viene assolta perché era stata messa in pericolo dalle minacce,
grida e provocazioni messe in atto dai manifestanti
○ L’avvocato dei soldati e dell’ufficiale è John Adams, che sarà poi il secondo presidente degli Stati Uniti
■ Pur essendo già un esponente del movimento patriottico, ritiene che sia fondamentale che questi
soldati e l’ufficiale abbiano un equo processo → crede ancora nel sistema imperiale britannico!
● Pur essendo patriota e a favore dei diritti americani
❗
● Grandissimo risalto mediatico grazie ai volantini, che raccontano narrativamente e visivamente l’accaduto
○ I media del tempo dei fogli volanti (fatti di testo e di immagini) iniziano ad avere un’enorme forza nella
società del tempo!
■ Nonostante il processo vada così e sia sostenuto da John Adams quello che passa nell’opinione
pubblica (sia americana sia europea) è che ci sia stato un vero e proprio massacro: ciò che
rimane è ciò che è stato raccontato
■ Si moltiplicheranno decine di rappresentazioni che raccontano in questo modo quanto
avvenuto… evidentemente scatenando ed allargando il solco tra coloni e madrepatria
Le proteste riprendono, si radicalizzano, vanno avanti i boicottaggi → come nel caso dello Stamp Act, la maggior parte
delle tasse viene ritirata e rimane solo quella sul tè (prodotto d’eccellenza delle Indie Orientali Inglesi, importato nelle colonie
americane)
1773 → viene concesso il monopolio del commercio del tè in America all’East Indian Company → Boston Tea Party
● I manifestanti gettano circa 40 tonnellate di tè nelle acque del porto di Boston, in attesa del primo carico di tè della
East Indian Company
○ Alcuni sono anche vestiti da indiani (per fare scaricabarile)
● Evento che ebbe una grande risonanza mediatica!
● Questo gesto viene percepito come un vero e proprio affronto inaccettabile alle autorità inglesi
○ Boston viene individuata come città per eccellenza della ribellione e viene messa di fatto sotto assedio: il
porto è chiuso in attesa del rimborso, i poteri del governatore sono accresciuti a discapito di quelli
dell’assemblea locale, i processi sono spostati fuori dalla colonia, le truppe britanniche sono in città
■ La vicenda dà il via all'unione dei due congressi continentali a Philadelphia
● Settembre 1774 → 12 colonie (eccetto la Georgia)
● Maggio 1775 - Dicembre 1776 → tutte e 13 colonie rappresentate
○ Diventerà un congresso itinerante, seguendo le vicende della guerra, fino al
1781 (fine della guerra)
○ Questo congresso proclamerà la Dichiarazione d’Indipendenza
Questo percorso dal 1773 al 1776 è tutt'altro che predeterminato: inizialmente, ad essere in gioco non è la separazione
dall’Impero, ma il modo di riformarlo e ricostruirlo da basi nuove, anche attribuendogli un nuovo centro o più centri.
Il primo tentativo dei delegati di Philadelphia non è quello dell’Indipendenza (ad essa si arriva solo dopo due anni):
● È la sovranità ad essere contesa all’interno di questo Impero Inglese
Questi anni rappresentano uno straordinario momento di rielaborazione di nuove concezioni di sovranità sia all'interno che
all’esterno dell’Impero. Queste rivoluzioni nascono con l'intento di riformare anche radicalmente, ma conservando l’architettura
imperiale monarchica.
La ribellione armata che poi diventa rivoluzione è l’ultima delle carte che i patrioti americani si vogliono giocare.
● La categoria di rivoluzione è applicata a posteriori
● Quella americana diventerà il riferimento per dire cosa è e cosa non è una rivoluzione
Nel 1774 uno dei principali obiettivi iniziali del primo congresso continentale (Philadelphia) è:
● La ridistribuzione dell’autorità all’interno dell’Impero, e non la creazione di un’autorità esterna
● Jefferson e Wilson (giurista scozzese e tra i primi redattori della Dichiarazione d’Indipendenza) immaginano una
ricostruzione dell’Impero sulla base di una completa autonomia legislativa delle colonie dalla madrepatria + funzione
di raccordo e di garanzia dell’unità imperiale da parte della Corona
○ La Corona dovrebbe diventare il perno e il garante delle libertà e dell’autonomia delle varie parti
dell’Impero
○ Vogliono far sì che anche le colonie americane abbiano un Parlamento autonomo e che l’unione con la
madrepatria sia garantita dalla figura del monarca
■ Siamo, per certi versi, all’immaginazione di quello che sarà il Commonwealth britannico
● Enumerazione dei diritti coloniali
○ Si delinea un piano di blocco dell’importo e della consumazione dei prodotti britannici e inglesi e
l’esportazione dei prodotti americani verso la Gran Bretagna, l’Irlanda, i Caraibi… → situazione di stallo
economico totale
■ Paradossalmente questo tipo di provvedimenti, con l’elenco di tutti i prodotti esclusi
dall’importazione, è la prova icastica dei fortissimi legami commerciali tra le colonie ed ogni
angolo dell’Impero
■ Da un lato allontanano sempre più i ribelli dalle Indie Occidentali, dove si temono le rivolte degli
schiavi in mancanza di rifornimenti (per cui ci si rivolgerà sempre più all’Irlanda)
■ Dall’altro si spinge al consumo e alla produzione domestica nelle colonie
● Si sviluppa una distanza economica, politica, culturale… e morale con la madrepatria
1775 → secondo congresso continentale (Philadelphia)
● I rappresentanti continuano a sostenere di non volere uscire dall’Impero
● Nella loro prima dichiarazione giustificano l’uso delle armi (che comincia ad avvenire da parte delle milizie e dei
coloni… il passaggio alla violenza inizia prima della Dichiarazione d’Indipendenza) dicendo che è fatto per
autodifesa
○ Solo progressivamente si scivolerà nella guerra civile, quando di fronte a tutto questo il re Giorgio III (il
cosiddetto “Re Pazzo”) dichiara formalmente che le colonie continentali si sono ribellate alla Gran Bretagna
e quindi non sono più sotto la sua protezione
❗ Il termine “rivoluzione” non era mai stato usato prima dai patrioti… la prima occorrenza è nel 1789, quando il congresso
continentale pubblica Observations on the American Revolution → grande documento dove si fa un po’ il riassunto dicendo le
ragioni delle colonie (che sono ormai diventate da 3 anni gli Stati Uniti d’America).
1775-1783 → Guerra di Indipendenza ma anche Guerra civile nell’Impero Britannico ma anche Guerra Internazionale ma
anche Rivoluzione (quando queste colonie si definiscono “Repubblica”)
● Questo è un carattere di tutta l’Età delle Rivoluzioni: mix tra guerra civile, di indipendenza, internazionale, rivoluzione
○ Anche il nostro Risorgimento, la Rivoluzione Francese, la Guerra d’Indipendenza greca… saranno tante
cose, e questo è un elemento di cui dobbiamo tenere presente
■ Bisogna decostruire la narrazione lineare di un popolo che tutto insieme si erge contro gli
oppressori: il popolo in realtà è diviso
La Gran Bretagna sul piano interno può contare sull’appoggio dell’opinione pubblica, ma anche sulle altre parti dell’Impero
(nessuna adesione c’è da parte del Regno Occidentale e dal Canada a favore dei ribelli). Sul piano esterno, però, resta isolata
fino alla decisiva sconfitta di Yorktown (Virginia, ottobre 1781).
● L’esercito inglese è un esercito di inglesi + prussiani + tedeschi + hannoveriani (gli antichi alleati della Guerra dei
Sette Anni) + scozzesi + cattolici irlandesi + coloni del Quebec + nativi americani + schiavi africani… gli antichi alleati
della Guerra dei Sette Anni → esercito molto variegato
○ Preludio dell’Impero Britannico dopo l’Indipendenza Americana = riconoscimento della diversità tra le
diverse parti ma forte gerarchia cui cima resta sempre a Londra, resta inglese
● La Gran Bretagna conta sui lealisti delle colonie + i nativi come i Cherokee e Mohawk + gli schiavi (almeno 200mila si
arruolano in cambio della libertà… i principali rivoluzionari sono favorevoli alla schiavitù)
○ Vedi: Jefferson e Washington, che possedevano delle piantagioni in cui venivano sfruttati gli schiavi
○ Complessivamente il 20% della popolazione delle colonie resta fedele alla corona
● Dopo la sconfitta → gli sconfitti vivono una sorta diaspora verso il Canada o verso la Florida (che torna spagnola alla
fine della guerra come premio alla Spagna, che ha partecipato alla guerra)
Nelle aree in cui le minoranze sono più forti la guerra americana è percepita come una serie di violenze di ogni tipo. È una
guerra durissima proprio perché è anche una guerra civile ed è combattuta in modo pesantissimo → questo caratterizzerà tutta
l’Età delle Rivoluzioni.
Questo è possibile perché dopo la prima fase di prevalenza britannica c’è una svolta militare che accresce la credibilità
degli insorti → la vittoria americana a Saratoga (settembre-ottobre 1777)
● Contea di New York
○ Uno dei centri fondamentali dello scontro, viene presa e perduta dalle due parti più volte
● Segna la svolta della guerra: Il generale americano Benedict Arnold guida le forze continentali, che prevalgono
○ Forti di questa grande vittoria, dopo pochi anni sia la Francia che la Spagna entreranno in guerra a fianco
dei coloni delle 13 colonie
○ Il generale della vittoria di Saratoga, Benedict Arnold, 3 anni dopo passa con gli inglesi → tradimento
clamoroso
■ Anche nel fuoco della rivoluzione non è scontato né acquisito l’essere americano o britannico
■ A un certo punto Arnold non si sente sufficientemente considerato dai suoi connazionali, pensa
che Washington non lo consideri abbastanza, e riscopre la sua identità britannica
❗ ❗
■ Finirà poi la sua vita in Inghilterra
■ Molte famiglie americane sono divise al loro interno
● Fratello di Benjamin Franklin VS Benjamin Franklin
C’è la possibilità di spezzare l’esame in due parti: fare l’Ottocento in un appello e il Novecento in un altro → come con lo
scritto (che spezzava i manuali e le monografie). Adesso invece si può spezzare così: manuale e monografie dell’Ottocento da
un lato e manuale e monografie del Novecento dall’altro.
26 agosto 1789 - Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino - Assemblea Nazionale Francese
Siamo nei primi mesi della Rivoluzione Francese.
● Consta di 17 articoli [vedi: slide]
● Inizia in un modo folgorante: parlando di diritti naturali, inalienabili e sacri dell’uomo: la libertà, la proprietà, la
sicurezza e la resistenza all’oppressione
○ Affermazione di uguaglianza di fronte alla legge e primo elenco dei diritti imprescindibili dell’uomo
○ Sono diversi rispetto a quelli della Dichiarazione d’Indipendenza americana (dove comparivano solo libertà
e felicità): c’è un allargamento dei diritti
● Ha segnato una svolta nella storia dell’umanità, contribuendo alla costruzione del mondo contemporaneo
○ Per noi tutto questo è ancora qualcosa di apparentemente autoevidente (per l’Europa Occidentale), anche
se nel Post-Novecento in alcune zone sembra essere messo in discussione
○ Siamo autorizzati a sentirlo come nostro, soprattutto dopo la fine della WW2 (e a maggior ragione dopo la
fine dei totalitarismi)
○ Tuttavia per gli uomini della fine del Settecento queste affermazioni erano fortemente e totalmente
rivoluzionarie, eversive di qualunque immaginario politico, culturale e sociale del tempo
● Si arriva a questo documento attraverso la fusione di molti testi
Come si arriva a questo folgorante incipit della dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino?
4-5 Maggio 1789 → Stati Generali riuniti a Versailles da Luigi XVI
● Era quasi un secolo e mezzo che questa assemblea non veniva convocata (ca. dal 1614)!
Stati Generali:
● Ci sono circa 1200 membri
○ ¼ il Primo Stato → il clero
○ ¼ il Secondo Stato → la monarchia
○ Il resto era il “popolo”: i borghesi
● La società è costruita per stati, per ordini divisi e separati tra di loro (molto da Antico Regime) → la separazione è
anche fisica nel luogo dell’assemblea vera e propria [vedi: immagini nelle slide]
○ Società da “antico regime” → divisa gerarchicamente per ordini, dove non tutti sono uguali
■ Il meccanismo di voto fino ad allora usato dal 1400 negli Stati Generali (periodicamente venivano
convocati!) è quello del voto per ordini
● Tutti i corpi valgono 1 -quindi→ l’alleanza tra clero e aristocrazia faceva prevalere le
classi privilegiate, benché rappresentassero il 2/3% della popolazione francese
Vengono convocati per cercare di risolvere i gravi problemi dello Stato francese anche a causa di una situazione finanziaria
difficile (vedi: Guerra dei 7 Anni + coinvolgimento nella guerra d’indipendenza americana).
Nel 1789 il primo atto dei rappresentanti del Terzo Stato è il rifiuto del meccanismo di voto per ordine, sostenendo
piuttosto un voto per testa: ciascun rappresentante doveva valere 1.
● Facendo riferimento alla camera bassa del Parlamento inglese, i rappresentanti del Terzo Stato si dichiarano come
deputati dei Comuni
○ La camera bassa si chiama Camera dei Comuni ancora oggi in Inghilterra
Jacques Louis-David → grande pittore della Rivoluzione Francese, rappresentò anche in presa diretta gli avvenimenti della
Rivoluzione → vedi: Le Serment du Jeu de Paume
● La pittura di tipo storico-politico diventa una pittura che rappresenta i protagonisti nei loro abiti del tempo, senza
trasformarli in uomini di epoca greco-romana
● Di questo quadro sono poi prodotte una serie infinita di acqueforti e incisioni che popolarizzano la scena → gli eventi
rivoluzionari diventano uno straordinario business, strumento di rivoluzione commerciale
○ Via via che la rivoluzione procede, il pubblico francese (e non solo) diventa sempre più avido di narrazioni
e visualizzazioni di quanto sta accadendo a Parigi (città di per sé ricca di editori e incisori che risposero a
quella domanda)
12 Agosto 1789
Si arriva alla versione finale della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino attraverso la fusione di molti testi. Molti
dei membri del comitato di redazione propongono un proprio testo.
C’è quindi una sottocommissione di 5 membri che deve mediare tra i vari testi per arrivare al testo definitivo della
Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (così nascono le Costituzioni e le grandi Dichiarazioni: sono opere di
mediazione, trattativa, somma e sottrazione di testi precedenti).
In questo caso è Mirabeau è colui che si incarica di portare ad uno questo testo:
● Il conte de Mirabeau è un membro dell’aristocrazia, ma appartiene a quella parte un po’ malmessa dell’aristocrazia
francese ed in realtà è più vicino al terzo Stato
○ Vedi: medaglione in acquaforte del 1791 → questi medaglioni iniziano a circolare per Parigi, con i ritratti dei
membri dell’Assemblea (diventata nazionale e poi legislativa)
■ In Europa avviene la nascita di un’editoria “parlamentare” = ritratti dei rappresentanti delle
camere amministrative e dei principali protagonisti, a volte accompagnati da brevi note
biografiche
■ Accanto alla domanda di figurazione dei grandi eventi, c’è anche richiesta per i ritratti dei membri
dei Parlamenti e delle camere rappresentative → questo “genere letterario” entrerà nel 1900 con
altre forme, fino a quelle odierne online
26 Agosto 1789 → la dichiarazione passa alla storia come Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino
3 Novembre 1789 → la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino viene promulgata da Luigi XVI insieme ai
provvedimenti di agosto che smantellavano l’Antico Regime.
Concetti chiari presenti nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino
● «Art. 3 ー Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella Nazione. Nessun corpo o individuo può esercitare
un’autorità che non emani espressamente da essa»
○ L’idea che la sovranità risieda nella nazione/popolo (in questa prima fase rivoluzionaria sono spesso
sinonimi) non avrebbe più abbandonato la storia contemporanea e giunge fino al tempo presente
■ Si tratta di un autentico trasferimento di sovranità dal Monarca alle entità politiche che si
iniziano a chiamare “popolo”, “nazione” e più precisamente la sua rappresentanza eletta così
come viene a configurarsi (volta ad eleggere rappresentanti della nazione tramite il voto)
○ Siamo ancora in un ambito indipendente da chi/come avviene la rappresentanza e le elezioni
■ La questione dei sistemi elettorali sarà oggetto di dibattito più avanti
● Tra 1700 e 1800 prevale l’idea di forme elettorali a più gradi
○ Ci sono assemblee di base che nominano altre assemblee che eleggono, al
secondo o al terzo grado, altri rappresentanti
○ Ancora il sistema di elezione presidenziale degli USA si fonda su questo
principio: una votazione per Stati in cui vengono eletti dei delegati che
costituiscono un collegio che nomina il presidente
○ Ciò che viene messo su carta attraverso costituzioni, dichiarazioni, che
diventano leggi fondamentali, ancora oggi sono alla base delle democrazie
liberali occidentali (e in particolare negli USA)
● Siamo di fronte a delle costituzioni scritte!
○ L’Assemblea Nazionale, così come la convenzione di Philadelphia, si erano incaricate di scrivere delle
costituzioni o dichiarazioni → questo è tutt’altro che scontato
■ Alla costituzione americana del 1787 sarà poi aggiunto un Bill of Rights (gli emendamenti che
ancora oggi possono essere aggiunti alla Costituzione)
○ Tutti gli Stati avevano, fino ad allora, una “costituzione”, intesa come norma superiore, insieme di leggi,
decreti… ma sintetizzarle e dare vita a un solo testo scritto che dovrebbe ispirare tutta la legislazione
ordinaria è qualcosa di rivoluzionario e nuovissimo
■ La Gran Bretagna non l’ha mai voluto fare perché l’idea anglosassone è che la costituzione non
possa nascere all’improvviso, ma debba nascere dalla stratificazione di un lungo processo
storico: non esiste una costituzione scritta, ma esistono dei provvedimenti che si sono stratificati
ed hanno costituito il corpo della costituzione inglese
○ Negli USA nascenti e nella Francia rivoluzionaria siamo di fronte a una rottura: le costituzioni si scrivono e
sono documenti che cercano di portare ordine tra gli ordinamenti dello Stato
■ Si tratta di ordinamenti rivoluzionari nuovi: una repubblica rappresentativa (per gli USA) e una
monarchia costituzionale, per ora, per la Francia
● In Francia il monarca non è più un sovrano assoluto ma deve confrontarsi con
un’assemblea eletta, con il potere della magistratura… divisione dei poteri
■ Non solo si scrive, ma lo si fa fondando una modalità nuova ed un nuovo rapporto del potere
● Il monarca deve fare i conti con le nuove istanze e deve governare in collaborazione
con loro
○ Questa operazione della Francia aveva avuto dei precedenti negli USA
■ All’indomani della dichiarazione d’indipendenza del 1776, le 13 colonie una per una nel corso
degli anni si erano date delle costituzioni nazionali che nascono prima della costituzione federale
(1787)
Inizierà un dibattito che attraverserà tutto il 1800: chi è il popolo/nazione? Sono coloro che sanno scrivere/parlare o che
pagano alcune specifiche tasse, tutti gli uomini adulti…?
Questo dibattito infiammerà tutta la mobilitazione per il suffragio e per il suffragio universale ed anche la mobilitazione delle
donne perché nessuno mette in discussione il fatto che a votare siano i maschi, e questo sarà così per tutto il 1800, anche se
cominceranno ad esserci delle donne che si opporranno a questa idea e cercheranno di contestarla.
❗ Il 1789 francese è figlio dell’illuminismo atlantico ed euro-atlantico, l’impronta americana è netta, il modello è lo stesso, e
personaggi ed idee circolano nell’Atlantico in una forte sinergia e connessione.
In entrambi i casi americano e francese, e di lì a seguire tutte le costituzioni ottocentesche, c’è un dialogo tra i principi
proclamati. I principi fondamentali vengono dichiarati o nella dichiarazione premessa al testo principale delle costituzioni, o
nella prima parte delle costituzioni
● Le costituzioni, spesso, che non hanno delle Dichiarazioni che le precedono, spesso hanno una prima parte che
elenca i principi fondamentali
○ Questa tradizione costituzionale arriva fino ai nostri giorni, vedi: Costituzione Italiana, cui prima parte
difficilmente si immagina di modificare!
● Prima parte: ideale + seconda parte: procedurale
○ Il Costituzionalismo se lo porta dietro fino al Novecento e fino ai nostri giorni
● È importante mettere in evidenza che nei primi articoli della Costituzione francese (la prima, quella del 1791) si
ribadiscono i diritti e si parla di separazione dei poteri → si afferma che l’essenza stessa di una costituzione è
anche il principio della divisione dei poteri (tradizione britannica teorizzata in Francia da Montesquieu):
○ Potere legislativo
○ Potere giudiziario
○ Potere esecutivo
Molti dei principi e articoli della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, nella Dichiarazione di Indipendenza degli
Stati Uniti, sono parafrasi di documenti appartenenti all’habeas corpus della tradizione inglese medievale:
● Connessione dalla cultura britannica, poi rinnovata negli USA e che poi ritorna in Francia
○ Il nesso è, generalmente, nel mondo della cultura politico-istituzionale anglo-americana ed europea,
rappresentata dalla Francia
L’idea che un Paese non abbia una costituzione se non sono garantiti i diritti e se non c’è la separazione dei poteri è
un’idea che noi ritroviamo in tutte le costituzioni liberali dell’Ottocento.
È importante quindi partire da qui e ragionare su questo passaggio tra Sette ed Ottocento: non è possibile capire le altre
costituzioni dell 1800 (Cadice 1812, Francia 1830, Belgio, Europa 1848…) se non si parte da questi testi di riferimento. Tutto il
costituzionalismo ottocentesco, nelle sue variabili repubblicane/monarchiche/moderate/radicali non è possibile se non si parte
da questi esempi.
Nel 1800 c’è l’universale esigenza di dotare gli Stati di costituzioni scritte, e le rivoluzioni a quel punto si faranno per avere
delle costituzioni, vedi: caso italiano:
● 1848, Italia → la rivoluzione nasce dalla mobilitazione per rendere costituzionali gli antichi e vecchi Stati (Piemonte,
Stato Pontificio, Ducato di Toscana, Regno delle Due Sicilie), che erano ancora assoluti a metà 1800, o che avevano
avuto brevi esperienze costituzionali interrotte e soffocate
○ Questa è l'epoca delle rivoluzioni e controrivoluzioni perché molto spesso le rivoluzioni durano pochi
mesi/anni e poi vengono abbattute dal ritorno dell’assolutismo, soprattutto nel caso dell’Europa
Mediterranea
I contenuti del 1789 francese diventano i temi su cui si esercita il costituzionalismo successivo.
● Costituzionalismo → dottrina e rivendicazione spesso dei movimenti nazionali liberali + tecnica giuridica della
libertà + modalità attraverso la quale, per via giuridica, si garantiscono le libertà degli individui e dei cittadini
○ La parola “cittadino” inizia ad essere usata proprio in questo periodo, soprattutto con la Rivoluzione
Francese: il cittadino è un uomo dotato di diritti civili e politici, ben distinto dal suddito di una monarchia
assoluta o di uno stato autoritario
■ Non può essere arrestato né subire ciò che succede in queste settimane in Bielorussia (vedi:
elezioni truccate, seguite da manifestazioni… i manifestanti vengono arrestati, scompaiono o
vengono cacciati fuori dal Paese
● Il Costituzionalismo è la tecnica giuridica che deve impedire e garantire che ciò non sia
possibile → la società bielorussa non è una società in cui ci sia una costituzione
perché non c’è la separazione dei poteri e non c’è la garanzia dei diritti in questo
momento (così la Russia, la Turchia, il Venezuela, la Cina…)
Molti temi del Costituzionalismo e del liberalismo ottocentesco sono messi in campo a fine 1776, 1787, 1789... In quali
rticolo primo, che vuole che gli uomini siano liberi e uguali in natura, prima di entrare in società?
rapporti stanno con l’a
Questa è un’elaborazione tipica del giusnaturalismo.
Giusnaturalismo:
● L’idea che ha una fortissima valenza eversiva di ogni ordine costituito, e che impone una configurazione del modo di
pensare a livello moderno, infatti è volto a sradicare ogni forma di subordinazione storica, di obbedienza, di
gerarchia, di paternalismo, e quindi di ordine costituito!
○ Così sarebbe stata intesa in tutto l’Ottocento al di là delle sue proiezioni politico-costituzionali
Per tutto il secolo ci sono critiche pungenti che accompagnano la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino:
● Edmund Burke, Riflessioni sulla Rivoluzione Francese (1790)
○ Mette in evidenza l'astrattezza della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino
○ Burke non è un controrivoluzionario, ed è un Whig e deputato dei Comuni
■ In Inghilterra è il corrispettivo di un liberale
○ Era stato favorevole all’indipendenza americana (i coloni per loro erano coloro che rivendicavano
l’attuazione nelle colonie di quelle libertà di cui godevano i cittadini della madrepatria inglese), ma di fronte
alla Rivoluzione Francese lui non ci sta perché la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino ed il tipo
di Costituzione così come viene pensata non sono accettabili in quanto non sono oggetto della
stratificazione storica ma fanno t abula rasa, annientando tutto e ripartendo astrattamente e razionalmente
dal nulla
○ Critica molto forte della Rivoluzione e dei suoi esiti costituzionali e politici
○ L'assunto di Burke è che la violenza terroristica e la guerra civile all’interno della Francia e dello stesso
Universo Rivoluzionario era inevitabile alla luce dell’astrattezza dei principi che muovevano i rivoluzionari
● De Maistre e de Lamennais → scrittori cattolici controrivoluzionari in toto
○ Lamennais avrà un percorso particolare: nel 1848 diventerà il primo cattolico liberale e poi democratico
■ Resta comunque la sua avversione all’individualismo ed al fulcro dell’affermazione dei diritti
individuali (società pensata in chiave individualistica) dell’uomo e del cittadino
Il lascito del 1789 attraversa e riguarda tutto l’Ottocento e non solo! Perché, in un certo qual modo, la critica all’astrattezza
e all'universalità della dichiarazione del 1789 costituisce la sua stessa maggior forza ed ha rappresentato la forza delle
dichiarazioni dei diritti dell’uomo
● Nel 1900 le Dichiarazioni dei diritti dell’uomo diventano diritti umani, dando vita a numerosi documenti che hanno
come modello la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino
○ Carta delle Nazioni Unite, 16 giugno 1945
■ A poche settimane dalla fine europea della WW2 (ancora in corso nel Pacifico)
■ I rappresentanti di 51 paesi si riuniscono a San Francisco con l’intento di riaffermare la fede nei
diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nell’uguaglianza
dei diritti di uomini e donne di Nazioni grandi o piccole
■ Promozione del rispetto dei diritti dell’uomo senza distinzioni di alcun tipo
○ Dichiarazione universale dei diritti umani, 10 dicembre 1948
■ L’assemblea generale delle Nazioni unite la approva e redige
■ Riproduce pressoché alla lettera alcune enunciazioni del 1789, semplicemente ampliandole con
la tematica della fratellanza, continuamente contesa tra mondo laico e religioso (dalla fine del
1700 a tutta l’età contemporanea)
■ Amplia la Carta delle Nazioni Unite del 1945
○ Convenzione europea dei diritti dell’uomo e della libertà, 1950
○ Su questa linea si collocano anche molti documenti di Paesi anche extraeuropei:
■ Dichiarazione universale islamica dei diritti umani, 1981
■ Dichiarazione di Bangkok dei diritti asiatici, 1993
○ Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, 7 dicembre 2000, Nizza
■ Dichiara che l’Unione si fonda sui valori indivisibili ed universali di vita umana, di libertà, di
uguaglianza, sui principi di democrazia e sullo stato di diritto
L’affermazione dei diritti umani non è un percorso lineare e semplice, ma ha incontrato continuamente avversioni,
contrasti, momenti di stop e di assoluta cancellazione (vedi: epoca dei totalitarismi tra le due guerre, mondi totalitari post-WW2
nel mondo sovietico e filo-comunista) → storia di contrasti e di tensioni
Nel corso del 1800 i diritti dell’uomo si scrivono nel quadro della nazione, ed hanno una tendenza ad etnicizzarsi → questi
diritti dell’uomo così universali nella loro proclamazione ideale, poi per essere fruiti devono collegarsi ad una nazionalità: se non
si è nazionali di qualche Paese, non li si può fruire e gli stranieri fanno fatica ad usufruirne
● Oggi i sovranismi attuali non rifiutano i diritti umani, ma li applicano solo ai nazionali (vedi: “Prima gli italiani”)
Nel corso del 1900 i principali ostacoli da sormontare sono sessismo, antisemitismo, razzismo…
Al di là del forte valore universalistico, già nel 1789 la Dichiarazione è diretta contro avversari reali
● Gli uomini nascono liberi e uguali → non esistono differenze di nascita → la spinta è anti-aristocratica e anti-nobiliare
○ Significa che non esistono i ceti, gli ordini sociali, non esiste quel tipo di configurazione sociale che invece
gli Stati Generali rappresentavano
○ Si tratta di una forte pulsione distruttiva che il 14 luglio si era scaricata e scagliata contro la Bastiglia →
momento di iconoclastia e ricaduta pratica
■ Abbattimento della Bastiglia come simbolo dell’oppressione monarchica e dell’antico regime
■ Il 14 luglio è oggi festa nazionale in Francia
○ Il 26 agosto (Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino) è un altro modo di manifestare la stessa
forza e vocazione anti-nobiliare e non è meno importante della Presa della Bastiglia
Benché ci sia questa carica fortemente anti-Antico Regime, non c’è la stessa carica anti-monarchica nella Rivoluzione del
1789, che inizialmente si propone di ripristinare antichi diritti, più che configurare il futuro → leit motiv ricorrente: fare appello
all’autorità suprema contro le nequizie dei poteri dominanti.
● Decreto del 4 agosto → proclamava Luigi XVI restauratore della libertà francese
○ Ricaduta iconografica nelle stampe
La svolta repubblicana anti-monarchica è una svolta successiva, non appartiene ai primi mesi/anni della Rivoluzione
● Lo stesso la Rivoluzione Americana, con il primo congresso di Philadelphia → cerca di immaginare un nuovo ruolo
delle colonie dentro l’Impero Britannico, riformando quello che già c’è prima di abbatterlo!
L’immaginario è questo → la Bastiglia viene abbattuta come simbolo di un potere monarchico in cui c’è un re buono che
viene mal consigliato → i primi da abbattere sono proprio i consiglieri, più che la figura del monarca o la monarchia in quanto
tale. L’inclinazione monarchica, bonapartista, imperiale, presidenzialista accompagna sempre l’affermazione dei diritti nella
successiva storia francese.
Uno dei passaggi di rottura fondamentale della Francia con il suo re è nel giugno 1791: quando il monarca accoglie a torto
collo tutte queste trasformazioni (che ridimensionano la sua figura ed il suo potere) ma inizia a tramare e a mettersi in contatto
con le altre corti controrivoluzionarie europee, soprattutto l’Austria (vedi: Maria Antonietta d’Asburgo).
Nel giugno del 1791 Re Luigi XVI tenta la fuga in una carrozza, vestito da uomo qualunque, ma viene riconosciuto e viene
arrestato con tutta la famiglia:
● Settembre 1792 → Proclamazione della Repubblica
● Dicembre 1792 - Gennaio 1793 → Processo
● 1793 → Esecuzione di Luigi XVI
Tutto questo porta al centro del sistema il popolo, che si siede come un sovrano assoluto sul trono lasciato vuoto.
● Il nuovo ruolo del popolo trova rappresentazione iconografica nel popolo-Ercole mangiatore dei Re
○ Questa acquaforte ha come obiettivo la presentazione del progetto di una grande statua che si sarebbe
dovuta collocare ai confini della Francia Repubblicana → con la fine della Monarchia il popolo comincia a
pensare a come rappresentarsi
■ Uomo duro, sanculotto, con il bastone, tatuato, che mangia, brucia e distrugge i re
● Di popolo si parla parecchio durante e dopo la Rivoluzione → avviene una progressiva reificazione di identità
collettiva, potremmo dire che il populismo inizia proprio nell’età delle rivoluzioni, con la reificazione e con il
sovrainvestimento su questa parola e su questa identità politica (non sociale: dal popolo sono esclusi i nobili e l’alto
clero)
● La Dichiarazione, in armonia con i principi giusnaturalistici, ancor prima del soggetto collettivo “popolo”, aveva
guardato a tutti gli uomini da intendersi come titolari di diritti prima di formare una società, che nelle concezioni del
tempo si forma attraverso un contratto
La grande differenza resta quella dell’idea che in questi regimi politici usciti dalle Rivoluzioni tutto deve avvenire ad opera
dei cittadini, senza l’interferenza di un qualcosa di superiore → questa è la democrazia.
● Nella Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers di Diderot e d’Alembert (1754),
alla voce democrazia: “Ogni repubblica in cui la sovranità risiede fra le mani del popolo è una democrazia”
○ In quel caso “repubblica” significava ancora semplicemente “Stato”, non indicava un regime specifico come
poi sarebbe stato a partire dalla Repubblica Americana e Francese
● Nel 1789 nessuno dei deputati che dichiarano l’uguaglianza si direbbe un “democratico”
○ A quell’altezza “democrazia” fa riferimento al passato, alle civiltà greca e romana, ed in particolare alla
democrazia diretta (assoluta, grezza, immediata)
■ Espressione che nasce verso la seconda metà dell’Ottocento, prima veniva chiamata
“democrazia assoluta/grezza/immediata”
■ L’idea di fondo era che solo nelle polis era possibile riunire fisicamente il popolo per fargli
esercitare potere diretto
● Le repubbliche “moderne”, però, non possono sostenere questo tipo di democrazia
perché sono repubbliche ampie, non sono delle città stato ma grandi estensioni
territoriali, con diversi milioni di abitanti
Queste 3 caratteristiche (naturali, ugualitari, universali) erano già in parte caratteristica dei diritti naturali, studiati dai
giusnaturalisti (Locke...) del 1600/1700 → il vocabolario dei diritti dell’uomo, però, rispetto al vocabolario giusnaturalistico, si
distingue perché fa appello all’emozione e al sentimento di ciascuno di noi: perché una nozione del diritto dell’uomo sia
possibile, occorre che la società cominci a pensarsi come un insieme di individui autonomi capaci di giudizio morale.
I diritti dell’uomo non sarebbero possibili e pensabili senza l’emergere di questo nuovo sentimento: l’empatia:
● L’empatia deve essere forgiata da pratiche culturali nuove ed esperienze condivise, che hanno modificato la capacità
degli individui di costruire nuove rappresentazioni di sé e nuove relazioni sociali
● La Hunt esplora questo tipo di storia dell’identità di sé, superando il quadro tradizionale della storia delle
idee ed affrontando la questione concreta degli individui
Si possono concepire ed affermare i diritti dell’uomo, solo se cambia il modo di percepire l’altro da sé → se si è in grado,
attraverso l’empatia, di immaginare le emozioni e i sentimenti altrui, allora si sviluppa un forte legame attraverso l’interazione
sociale.
Questo è un elemento importante che rivediamo nel Settecento e nel corso dell’Ottocento, e che arriva a noi!
● Tutte le battaglie per i diritti civili, combattute dall’Ottocento (per i suffragi), nel Novecento (per i diritti civili in USA,
per il divorzio e l’interruzione di gravidanza, 1970s, Italia) fino al XXI secolo (per l’eutanasia), hanno questo fondo
narrativo e discorsivo → cercare di far vedere qual è la condizione degli altri, di farla assumere da ciascuno di noi,
facendoci sentire partecipi, e per questo di far riconoscere questi diritti
○ Il riconoscimento dei diritti avviene attraverso l’immedesimazione
○ Qui studiamo la fine del Settecento, ma vediamo in nuce una modalità di azione politica che arriva fino ai
nostri giorni!
Siamo di fronte a una metodologia di analisi che unisce la storia culturale e quella politica; mira ad analizzare gli ambienti
politici attraverso la produzione letteraria di un’epoca (vista come la rivelatrice dei cambiamenti che interessano la società).
Secondo la proposta interpretativa di Lynn Hunt, il romanzo epistolare rappresenta il campo di apprendistato ideale, nella
misura in cui permette di descrivere in dettaglio i sentimenti di una eroina, e si favorisce l’uscita di scena dell’autore e
l’identificazione con i personaggi (cui autonomia è valorizzata attraverso la rappresentazione dei loro dilemmi interiori):
● È un genere letterario che si afferma nel corso del Settecento
● Prevede che l’autore sia come scisso dal suo romanzo
○ Sono romanzi costruiti da lettere che i protagonisti si scambiano
○ È come se il lettore fosse coinvolto direttamente nel plot, nel racconto → con più facilità viene ad
immedesimarsi
● La stagione d’oro del romanzo epistolare in Europa va da metà del 1700 in avanti
○ Questo è il momento in cui abbiamo collocato l’inizio della contemporaneità!
● I romanzi epistolari della seconda metà del Settecento sono dei best-seller: vengono pubblicati e ripubblicati,
rieditati… con un successo di pubblico eccezionale
○ Pamela - Richardson
■ Pubblicato in 2 volumi, inizialmente anonimamente
■ La prima edizione è del novembre 1740 (la quinta edizione uscirà nel settembre del 1741!), ma
già nel 1742 Richardson si chiede se scriverne un sequel
■ Sono le lettere di Pamela, una domestica che scrive ai suoi familiari e vive in casa di un
gentiluomo che cerca continuamente di sedurla e di possederla
■ Lei oppone resistenza fino a quando la vicenda avrà un lieto fine: il gentiluomo capisce che non
è con la forza che dovrà prendere Pamela, ma con il corteggiamento… arriveranno poi a
sposarsi e ad unirsi nonostante la differenza di ceto
■ Questo plot ha un successo straordinario che attraversa i secoli ed arriva fino ad oggi, vedi: Elisa
di Rivombrosa
○ Clarissa o storia di una giovane dama - Richardson
○ Giulia o la novella Eloisa - Jean-Jacques Rousseau
● Subito dopo l'uscita di questi romanzi circolano immediatamente le parodie, le dissertazioni… le contraffazioni,
perché il diritto d’autore ancora non esisteva!
● Tipo di reazione → assistiamo a un altro fenomeno: la forza di coinvolgimento è tale che molti lettori (sia uomini che
donne) scrivono agli autori!
○ Richardson pubblica inizialmente anonimo la Pamela
■ Quando scriverà Clarissa ( 1747-48), invece, il suo nome emergerà
■ Un suo amico, Aaron Hill, gli scrive una lettera il 17 dicembre 1740, un mese dopo l’uscita del
romanzo Pamela → gli parla del successo di Pamela + testimonianza della lettura collettiva
● Questa è una modalità tipica di lettura nel 1700/1800 → gli amici si incontravano e si
riunivano per leggere a turno questi romanzi
● La lettura fra Sette e Ottocento non è solo una lettura individuale ma anche una
lettura collettiva → non è importante avere solo una conoscenza del livello di
alfabetizzazione, perché le modalità con cui arrivano letteratura e testi scritti sono
molteplici:
○ Tramite le letture collettive anche una persona che non sa leggere può
ascoltare la lettura di un romanzo
○ Il livello di diffusione e di ricezione è molto più ampio rispetto ai soli dati di
alfabetismo e di chi sa leggere e scrivere!
● Il boom dei romanzi epistolari si ha tra i 1760s e i 1780s, e soprattutto in Francia!
○ Nei 1790s i romanzi epistolari iniziano a ritirarsi piano piano, nonostante qualche caso molto famoso
■ I dolori del giovane Werther - Goethe
■ Le ultime lettere di Jacopo Ortis - Foscolo
● Non solo i romanzi vengono letti, ma iniziano anche ad essere illustrati → non siamo ancora al romanzo illustrato!
○ Circolano stampe e incisioni che illustrano il romanzo, che quindi inizia ad essere visto nelle sue scene
principali → grande trasformazione mediatica: le possibilità di fruizione di un testo scritto si moltiplicano in
moltissimi modi
● Clarissa o storia di una giovane dama - Richardson
○ Pubblicato in 7 volumi, fin da subito sotto il nome dell’autore
○ Grande successo → diventa anche un elemento autoriale molto importante → si dice finalmente chi è
l’autore… questo perché l’autore fa audience! Tutti accorrono perché è lo stesso autore di Pamela
○ Ci sono numerose stampe e traduzioni (= elemento di forza di questi volumi) nelle principali lingue del
tempo (francese, polacco, spagnolo, italiano, olandese…) → le modalità di fruizione si allargano
ulteriormente
○ Clarissa ≠ Pamela
■ Clarissa non ha un lieto fine
■ Clarissa è una ragazza dell’alta società benestante, fugge con Lovelace per sottrarsi a un
pretendente che la famiglia voleva imporle
■ Lovelace però si rivela un uomo violento e crudele e cerca più volte di violentarla
■ Nonostante si arrivi a un miglior rapporto tra i due, alla fine Clarissa muore perché
l’atteggiamento di Lovelace le spezza il cuore
○ Reazioni dei lettori → scrivono all’autore
■ 11 gennaio 1749: pochi mesi dopo la pubblicazione, la lettrice Dorothy Bradshaigh scrive
all’autore parlando della propria reazione molto emotiva di partecipazione e coinvolgimento
fortissimo con il romanzo
● Julie ou la Nouvelle Héloïse - Rousseau
○ Riferimento alla vicenda medievale dello sfortunato amore tra Abelardo ed Eloisa
○ Rousseau era un grande ammiratore di Richardson
○ Anche in questo caso manca il lieto fine (il modello è Clarissa): la protagonista muore tragicamente dopo
aver incontrato nuovamente il suo amore giovanile, a cui il padre l’aveva costretta a rinunciare per ragioni
di rango a favore di un suo compagno d’armi… muore suicida in un lago ghiacciato e in una lettera affida al
primo amore l’educazione dei figli
○ La vicenda è ambientata in Svizzera → sottotitolo: Lettere di due amanti che abitano in una città ai piedi
delle Alpi
○ Questo tipo di impostazione ha un successo straordinario nell’Ottocento romantico → vicende tragiche di
eroine che lottano per mantenere la propria virtù (Pamela, Clarissa) o che accettano le imposizioni familiari
ma poi vivono in una tristezza infinita e poi muoiono tragicamente (Julie)
● Le edizioni di questi testi continuano ad essere numerosissime per tutto il 1800
L’espressione “divorare un romanzo” viene coniata in virtù della passione e della partecipazione evocata dal romanzo
epistolare → sentimento dell’empatia. La modalità del romanzo epistolare, infatti, ha una grande capacità immersiva del lettore
dentro le vicende raccontate.
La passione per i romanzi e per la letteratura viene condivisa da tutti gli attori del tempo, anche da quelli che poi saranno i
grandi protagonisti dell’età delle rivoluzioni
● Thomas Jefferson
○ Appassionato lettore di Richardson (Pamela, Clarissa)
○ C’è un interessante aneddoto: nel 1771 il marito della sorellastra di Jefferson, Robert Stipiwith, gli scrive
chiedendo dei consigli di lettura… il giovane Jefferson (neanche 30enne) gli suggerisce una serie di testi di
vario genere
■ Molto significativamente inizia il suo elenco non con i testi classici, ma con test di poesia,
letteratura, opere teatrali, romanzi!
● I romanzi dei grandi romanzieri anglosassoni del tempo, ma anche romanzi epistolari
di Rousseau e Richardson
■ Nella lettera si sofferma sul piacere della lettura, e vuole infondere al cognato l’idea che la
narrativa possa anche ispirare i principi della virtù e fondarne la pratica
● Leggendo i romanzi «proviamo in noi il forte desiderio di compiere atti caritatevoli e
graziosi»
● La letteratura produce emulazione morale in maniera ancora più efficace della lettura
della storia → i romanzi erano considerati strumenti per guidare la condotta
■ Jefferson fu padre fondatore della Repubblica americana e poi il terzo presidente degli USA!
○ In questa passione per il romanzo di Jefferson non deve essere stata estranea neanche la sua vicenda
privata: il legame d’amore con la sua schiava Sally Hemings (∈ famiglia della moglie Martha, poi passata
alla famiglia Jefferson dopo il matrimonio) → questa storia d’amore avrà come scenario anche Parigi →
Sally Hemings andrà a Parigi portando con sé una delle figlie di Jefferson, Mary Polly) quando Jefferson
sarà ambasciatore a Parigi
■ Era abbastanza diffusa nelle società schiaviste l’esistenza di rapporti non dichiarati con figli
illegittimi che poi vivevano nelle tenute (i figli di Jefferson e Sally Hemings vivono nella tenuta di
Monticello di Jefferson)
● Nei 1990s si è stabilito che effettivamente c’è un rapporto genetico tra i discendenti
della Hemings coi maschi della famiglia Jefferson
■ Questa vicenda ha una forza tale che era entrata nel Novecento con due film: Sally Hemings:
uno scandalo americano (2000) + J efferson in Paris (1995)
● Da Benjamin Franklin, a Washington, a Lafayette… tutte le loro biblioteche erano piene di questi tipi di lettura
Lo sviluppo dell’empatia, secondo l’approccio interpretativo di Lynn Hunt, non si sviluppa soltanto attraverso il cambio di
prospettiva e la lettura (di romanzi epistolari), ma anche attraverso la grande affermazione e diffusione del ritratto:
● Idea del ritratto come sviluppo dell’idea di sé e dell’individualizzazione delle persone → spinge allo sviluppo
dell’empatia
Accanto a questo tipo di sviluppo pre-politico, dove ci si prepara al politico, parallelamente si sviluppano, nell'opinione
pubblica nascente del Settecento, delle campagne che facevano leva sui sentimenti → campagne per la riforma giudiziaria e
l’abolizione della tortura
● In Gran Bretagna, se il Bill Of Rights (1689) proibisce le punizioni “crudeli”, il numero di esecuzioni capitali nel corso
del 1700 aumenta esponenzialmente, e continua la pratica cruenta dell’esposizione dei corpi dopo le esecuzioni dei
condannati
○ L’esposizione dei corpi aveva scopo ostativo: far vedere quale sarebbe potuta essere la sorte di un
condannato → funzione di bloccare e di scongiurare l’emulazione dei criminali e dei condannati
● Queste pratiche vengono progressivamente cancellate almeno per quanto riguarda la giustizia ordinaria
○ In realtà l’esposizione dei corpi dei condannati e dei nemici in realtà giunge fino al 1800
● La ghigliottina veniva considerata, al tempo, uno strumento che doveva diminuire la crudeltà della pena
dell’esecuzione → era un taglio netto!
○ Le altre forme di esecuzione, riservate al mondo militare e di altro tipo (vedi: fucilazione), erano molto
crudeli (il boia finiva per imperversare sul corpo del condannato, che non moriva nemmeno al primo colpo)
○ La ghigliottina era quindi considerata segno di una rigenerazione di una società più mite che sì, condanna
a morte, ma fa delle esecuzioni più civili
○ Questo è vero sul piano pratico, ma la spettacolarizzazione della condanna al morte non viene cancellata!
■ In realtà le esecuzioni della Rivoluzione Francese sono fortemente spettacolari!
● C’è tutto un rituale attorno all’arrivo del condannato, alle sue ultime parole…
■ L’esecuzione pubblica diventa solo più veloce e meno crudele, ma non viene cancellata
A partire dai 1760s in Europa ci sono campagne per la razionalizzazione della pena che sfociano, in alcuni paesi,
nell’abolizione del ricorso alla tortura giudiziaria: Prussia (1754, Federico II), Svezia (illuminista, 1772).
Il punto su cui opera il cambiamento di percezione è una nuova concezione del corpo umano e del rapporto con il
dolore: le pene crudeli che brutalizzano l’individuo iniziano ad essere considerate un’offesa alla società ed ai sentimenti degli
spettatori che assistono alle pene
● Vicenda Calas → vicenda rivelatrice ed eclatante dei 1760s
○ Siamo nel Sud della Francia: Calas è un protestante commerciante di stoffe di Tolosa che muore
strangolato dopo ore di tortura
■ Calas è sottoposto a tortura perché accusato ingiustamente (come si scoprirà dopo) di aver
strangolato, il 13 ottobre 1761, il figlio Marc-Antoine, per impedirgli di convertirsi al Cattolicesimo
■ Il 9 marzo 1762 Jean Calas è condannato ad essere «rotto vivo, ed essere poi esposto due ore
su una ruota, dopo la quale sarà strangolato e gettato su una pira per essere bruciato»
● La modalità di punizione di Calas è terribile, e siamo nella Francia del 1762!
○ Voltaire, nel suo Trattato sulla Tolleranza, ne farà un caso giudiziario eclatante
○ Solo nel 1765 si arriverà alla riabilitazione da parte del consiglio del Re, che ammetterà l’innocenza di
Calas
○ Alcune stampe e acqueforti prodotte sia in Francia sia nel mondo protestante del nord Europa (Olanda,
Inghilterra… dove Calas viene visto come un martire e una vittima del cattolicesimo e della Francia
cattolica) hanno un ruolo fortissimo nel mettere al centro della nascente opinione pubblica europea questo
scandalo della tortura che non solo è crudele, ma avviene anche nei confronti di un innocente
○ Grande caso di ingiustizia → poi diventa un caso mediatico
■ Paragonabile al caso Dreyfus
● Ufficiale francese di religione ebraica e di origine alsaziana, accusato di aver tradito i
Francesi passando informazioni ai Prussiani/Tedeschi, subirà una serie di processi e
verrà sottoposto anche a pene molto pesanti a Cayenne (colonie francesi) fino ad
essere riabilitato attraverso l’azione di grandi intellettuali (Emile Zola, J’accuse)
○ Scatena un’emozione impressionante e contribuisce al crescere di un sentimento contrario alla tortura
● Dei delitti e delle pene (1764) - Cesare Beccaria
○ Illuminista lombardo (non italiano: l’Italia a questa altezza non esiste ancora)
○ Il successo strepitoso di questa opera viene alimentato anche dal caso Calas → successo paragonabile a
quello dei romanzi epistolari che abbiamo trattato prima, solo che questo è un trattato filosofico e giuridico
○ Beccaria, partendo proprio dal caso Calas, denuncia l’orrore e l’ingiustizia della tortura giudiziaria, praticata
per secoli fino a quel momento
■ Tortura → partiva da un presupposto concettuale fondamentale sostenuto anche dalla Chiesa
Cattolica: l’idea che «se la mente può mentire, il corpo non può farlo»
● L’uomo che confessa sotto tortura è colpevole!
● Nel 1766 la Chiesa Cattolica mette all’Indice Dei diritti e delle pene
■ Sappiamo ovviamente che nella pratica è tutto il contrario! Moltissimi poveretti, pur di far
terminare la tortura, si dicevano colpevoli anche se innocenti
○ Secondo Beccaria la tortura produceva una selezione legata ai più forti e ai più capaci di resistere
■ Il caso Calas è eclatante perché Calas aveva resistito fino alla fine e non aveva confessato!
● Questo trattato diventa un best seller
■ Già nella seconda metà del 1700 c’erano 28 edizioni in italiano (di cui molte con false sigle
editoriali + edizioni contraffatte, non autorizzate + traduzioni che sono in realtà rifacimenti → tutto
questo a causa della mancanza del diritto d’autore)
● Traduzioni in francese, inglese (anche in USA) polacco, tedesco, olandese, spagnolo
● Beccaria non mette direttamente in relazione nel suo testo le sue opinioni con il
nascente linguaggio dei diritti dell’uomo, ma sono altri a farlo per lui
○ Maquillage di Morellet → il traduttore francese (abate André Morellet)
modifica l’ordine della trattazione in modo da richiamare l’attenzione sul
collegamento con “i diritti degli uomini” (così definiti da Beccaria)
■Morellet sposta questo riferimento del capitolo 11 nell’Introduzione
dell’edizione francese (1766)
■ Nell’edizione francese la difesa dei diritti dell’uomo appare il fine
principale del testo di Beccaria, che invece era concentrato su una
riforma del sistema giudiziario e delle pratiche di tortura
● Questi diritti vengono rivendicati, nell’edizione francese,
come un baluardo contro l’inutilità della sofferenza
individuale dovuta alla tortura
■ Questo cambiamento dovuto a Morellet viene adottato e
mantenuto anche in edizioni successive e persino in alcune nuove
edizioni italiane
● Che cosa significa tradurre tra Sette e Ottocento? L’editoria vive un vero e proprio
boom, e le traduzioni sono spesso dei rifacimenti ed altri testi… le traduzioni sono
modi di adattare i testi a contesti differenti
○ La storia delle traduzioni diventa così importante per capire la varietà dei
contesti culturali, dal momento che quelli prodotti erano adattamenti e non
mere traduzioni linguistiche
○ Un po’ di questo aspetto di adattamento rimane anche nelle traduzioni
moderne
La denuncia della tortura prepara così il terreno all’affermazione dei diritti dell’uomo, come sottolineerà Jacques Pierre
Brissot, leader della parte girondina della Rivoluzione Francese a partire dai 1780s.
L’emozione e la ragione sono viste come alleate di questa battaglia
● Benjamin Rush: «la sensibilità è la sentinella della facoltà morale» (1787)
○ Medico, sottoscrittore della Dichiarazione d’Indipendenza americana
■ Rappresentava la Pennsylvania alle convenzioni di Philadelphia (1774,1775) e parteciperà
anche al secondo congresso continentale (= Dichiarazione di Indipendenza, 4 luglio 1776)
● Considerato quindi padre fondatore degli USA
○ Vedi: slide, rappresentato da Charles Willson Peale (grande pittore della Rivoluzione Americana)
Le Dichiarazioni americana e francese non fanno che trascrivere e tradurre in modo normativo questi cambiamenti di
sensibilità, e rappresentano anche un cambiamento di agire politico
● I diritti riconosciuti vengono rappresentati come esistenti da sempre
○ Il riconoscimento pubblico dei diritti è l’atto nuovo e fondatore di una nuova legittimità
● Sul piano giuridico si produce un effetto a cascata: l’affermazione dei diritti universali porta poi con sé una serie di
riconoscimenti
○ Accesso di ebrei e protestanti alle funzioni pubbliche
○ L’abolizione della tortura giudiziaria
Limitazioni → questi diritti si dichiarano universali, ma hanno dei confini molto precisi
La principale limitazione di queste Dichiarazioni è rappresentata dalla categoria di popolazione alla quale si applica: sono
tutte Dichiarazioni dove si parla di uomini maschi, tendenzialmente di pelle bianca (quasi sempre: sono lasciati fuori gli schiavi
e tutti coloro che abitano nelle colonie!).
● Le donne sono beneficiarie di tutti i diritti passivi che coinvolgono la nazione (sicurezza, proprietà, libertà), ma non
dei diritti dei cittadini attivi: i diritti politici
● L’idea dei diritti dell’uomo possiede una logica propria, che spinge alla loro estensione
○ Persino John Adams nel 1776 avrebbe scritto che le donne “finiranno presto o tardi il diritto di voto”, ma in
questa fase è più facile concedere a certi gruppi (minoranze religiose, come ebrei e protestanti) determinati
diritti
■ La stessa abolizione della schiavitù in Francia è strettamente connessa a una situazione
contestuale: la rivolta degli schiavi a Santo Domingo (Haiti)! Quindi ciò che succede nella futura
Haiti spinge i rivoluzionari francese all’abolizione della schiavitù
● I deputati accettano di emancipare gli schiavi neri, ma i diritti politici delle donne
figurano a un lv. inferiore della scala della “concepibilità” rispetto a quelli di altri gruppi
La logica dei diritti apre dei varchi, seppure con discontinuità:
● Durante la Rivoluzione Francese le donne acquisiscono molti nuovi diritti! Ma poi, con il periodo Napoleonico, questi
diritti verranno revocati
○ Le stesse facoltà ad ereditare dei fratelli (aprile 1791)
○ La possibilità di divorziare negli stesse condizioni degli uomini (agosto 1792)
■ La monarchia restaurata dopo il 1815 abolirà il divorzio (reintrodotto in Francia solo alla Terza
Repubblica, dopo il 1884)
● La legislazione del 1884 sarà più restrittiva, per quanto riguarda le condizioni di
divorzio, rispetto a quella del 1792
○ Pari riconoscimento civile nei diritti di famiglia
■ Il codice napoleonico del 1804 ristabilisce la predominanza del pater familias
● Moglie e marito non saranno più sullo stesso piano, ma le decisioni del marito saranno
dirimenti per tantissimi altri aspetti → questo tipo di rapporto asimmetrico tra moglie e
marito nel matrimonio entra ed attraversa gran parte del Novecento
○ In Italia il diritto di famiglia viene riformato solo nel 1975
Il livello di concepibilità rispetto ai diritti civili delle donne, tra Sette e Ottocento, era molto bassa! L'esclusione dai diritti
politici, quindi, non stupisce.
La questione femminile, tuttavia, emerge periodicamente: era emersa in Europa già tra Sei e Settecento per quanto
riguardava la mancanza di educazione delle donne, ma i diritti delle donne non erano mai stati al centro di un’intensa
discussione prima delle Rivoluzioni americana e/o francese. Diversamente da quanto era avvenuto per protestanti, ebrei e neri,
la condizione delle donne non era stata argomento di scontro nel dibattito pubblico, né aveva dato adito a precise associazioni
❗
di sostegno.
La storia dei diritti civili e politici non è mai una storia lineare!
Ma perché fino alle rivoluzioni la questione dei diritti femminili non entra nel dibattito?
Perchè le donne, rispetto ai neri, non erano palesemente una minoranza oppressa e perseguitata, e nessuno cercava di
indurle a cambiare identità. Le leggi limitavano i loro diritti, ma di fatto alcuni diritti li avevano: anche se erano ritenute
moralmente e intellettualmente dipendenti dai padri, fratelli, mariti… ma non erano prive di autonomia né di voce.
E tutta la vicenda della Rivoluzione Francese lo dimostra (le donne parlano in pubblico, scrivono, pubblicano… ma non
costituiscono una categoria politica prima della Rivoluzione).
Jean-Baptiste Condorcet - Sull’ammissione delle donne al diritto di cittadinanza (3 luglio 1790)
● Filosofo ed esponente del mondo girondino, componente rivoluzionaria repubblicana che viene poi spazzata via dai
giacobini a partire dalla primavera del 1793 (i principali leader vengono mandati a morte e Condorcet si suiciderà)
Il primo che dal 1790 inizierà a ragionare dei diritti delle donne, proprio a partire dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e
del cittadino: «I diritti degli uomini scaturiscono unicamente dalla loro condizione di essere sensibili, capaci di acquisire idee
morali e di ragionare su di esse, allo stesso modo le donne, che presentano le medesime qualità, dovrebbero godere di eguali
diritti. O nessun individuo della specie umana gode di veri e propri diritti, oppure tutti godono degli stessi; e colui che vota
contro il diritto di un altro, qualunque sia la sua religione, il suo colore o sesso, ha pertanto abiurati i propri diritti»
● Condorcet è uno dei primi che ragiona dicendo «se abbiamo fatto una Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del
cittadino in cui i diritti sono autoevidenti, non possiamo applicarli solo a metà della società»
● Il discorso di Condorcet è basato sull’universalità, che deve essere applicata a tutti
Prima di questo, Condorcet aveva ragionato sulla schiavitù:
● 1781 → pubblicazione di un pamphlet in cui chiedeva l’abolizione della schiavitù
○ Nei 1780s Condorcet è uno straordinario promotore di progetti di riforma, vedi: il sistema della giustizia
penale, il vaccino contro il vaiolo, l’istituzione del libero scambio… ma le donne non sono mai menzionate
È soltanto un anno dopo l’inizio della Rivoluzione che Condorcet, esponente sicuramente illuminato e stravagante, si pone
la questione dell’ammissione delle donne al diritto di cittadinanza
● E questo nonostante alcune donne avessero votato per procura alle elezioni degli Stati Generali
○ Le donne vedove con proprietà o tutrici dei figli piccoli avevano infatti potuto esprimere il voto
○ Votare per procura = senza presentarsi nei luoghi di voto alle assemblee elettorali, com’era il costume del
tempo
Condorcet arriva a questi ragionamenti sui diritti delle donne perché si aprono dei varchi proprio a partire dalla rivoluzione:
nel momento in cui, paradossalmente, la Rivoluzione Francese costruisce dei diritti e delle libertà, che sono sessuate (così
come la Rivoluzione Americana) questa differenza e questa separazione tra generi viene codificata → viene messa in evidenza
la differenza tra i ruoli di genere.
● Sfera privata → appannaggio delle donne, che quindi devono stare a casa e crescere i figli, buoni cittadini
● Sfera pubblica → appannaggio degli uomini
Quando queste differenze vengono codificate, cominciano anche le contestazioni → questa cosa viene sentita come
sbagliata ed inaccettabile.
GRAN BRETAGNA
Emerge la figura di Mary Wollstonecraft (1759-1797)
Autrice e moglie del filosofo William Godwin.
● Si fa portatrice dei diritti delle donne e delle rivendicazioni → una sorta di Olympe
de Gouges inglese, ma con un tipo di percorso diverso
○ La Wollstonecraft, infatti, come Condorcet, arriva alla questione
femminile dopo essersi confrontata con il tema dei diritti dell’uomo in
generale
■ Aveva risposto a Edmund Burke (Reflections on the Revolution
in France, 1790) scrivendo Vindication of the Rights of Men in
polemica con lui
● Vindication of the Rights of Woman (1792)
○ Insisterà soprattutto sull’educazione delle donne
■ Le donne devono ricevere un’educazione pari a quella degli uomini, solo così potranno
rivendicare ed esercitare dei diritti pari a quelli degli uomini
○ Rivendicazione basata sulla differenza piuttosto che sull’uguaglianza
Anche lei, come la de Gouges, sarà criticata per la sua audacia, ma non subirà la stessa sorte della de Gouges, anche
perché era andata in Francia per assistere agli eventi della Rivoluzione Francese, da cui era stata colpita positivamente.
Resasi conto di quanto stava accadendo (la fase del Terrore avanzava) era riuscita a fuggire e a tornare in Inghilterra.
FRANCIA
Tra 1791 e 1793 le donne iniziano a creare circoli politici (anche in provincia) e a scrivere su quotidiani e pamphlet. Dopo
l’ottobre del 1793, tuttavia, con la salita al potere dei giacobini questo non sarà più possibile: i circoli vengono chiusi con la
motivazione che distrarrebbero le donne dalle funzioni private e domestiche a cui sono destinate per natura (mentre sarebbero
prive delle capacità necessarie per governare)
● Tutto questo è paradossale: il momento che dovrebbe essere di maggiore apertura e libertà mostra invece la
misoginia intrinseca della società
○ Questa è una delle tante contraddizioni dell’età delle Rivoluzioni → in particolare la Rivoluzione Francese
segna e codifica in modo netto la divisione tra uno spazio pubblico di pertinenza maschile ed uno privato di
pertinenza femminile
○ Al di là delle mancate realizzazioni legislative, si può sottolineare la creatività politica e lo straordinario
spostamento in avanti della concepibilità avvenuto in questi passaggi rivoluzionari sul piano
dell’emancipazione femminile
■ Le Costituzioni e Dichiarazioni sono maschili, ma proprio la loro codificazione provoca una
reazione → per la prima volta maschi (Condorcet) e donne (Wollstonecraft, de Gouges, Vadori)
prendono la parola
ITALIA
Annetta Vadori - La causa delle donne. Discorso agli italiani della cittadina XXX (1797)
● Opera scritta in un periodo in cui l’Italia si popola di Repubbliche dopo la discesa dei francesi di Napoleone ed uscita
anonima
● Testo potentissimo, dove la Vadori sostiene che le donne debbano ottenere i diritti politici e partecipare alla
rappresentanza in quanto superiori agli uomini → gioca sul paradosso e sulla provocazione
Mentre in Francia i circoli femminili non saranno riaperti neanche nel 1795, nel Triennio Repubblicano-Democratico Italiano
(1796-7-8 → cadono gli antichi regimi e si formano delle Repubbliche) le donne hanno la possibilità di prendere parola anche
nelle sedi politiche che si formano in questo breve periodo → hanno quindi maggiore libertà rispetto alle colleghe francesi.
Si profilano tre possibili vie per il suffragismo e la rivendicazione politica delle donne:
1. Per uguaglianza (De Gouges)
○ Per uomini e donne valgono gli stessi diritti naturali e globali
2. Per differenza (Wollstonecraft)
○ Le donne devono ricevere un’educazione uguale a quella degli uomini; solo così potranno reclamare i
propri e giusti diritti
3. Per paradosso (Vadori)
○ Le donne devono ottenere i diritti politici e partecipare alla rappresentanza in quanto superiori agli uomini
A metà 1800 il centro propulsore del suffragismo si sposterà nuovamente da Europa ad USA
● Convenzione di Seneca Falls (New York, luglio 1848)
○ Grande riunione di militanti protofemministe/emancipazioniste
■ Vedi: fotografie delle militanti nelle slide (siamo ormai nel 1800 = fotografie)
○ Scrivono una Dichiarazione dei sentimenti
■ Da un lato esemplata sulla Dichiarazione d’Indipendenza del 1776 ma in chiave femminile, con
un’operazione del tutto analoga a quella della de Gouges
■ La forza di questi testi femminili viene usata come paradigma di tutte le forme di emancipazione
femminile e non solo nel corso dell’Ottocento, come modello creativo viene seguita la lezione di
Olympe de Gouges
● La storia dell’emancipazionismo e delle battaglie per i diritti civili e politici è
nuovamente euroatlantica, che passa da una sponda all’altra dell’oceano
Fra 1789 e 1804 la rivoluzione haitiana è una rivoluzione che inaugura una serie di eventi senza precedenti:
● L’introduzione di una rappresentanza coloniale in un’assemblea metropolitana
○ A un certo punto i coloni si daranno delle assemblee rappresentative esemplate su quelle della
Madrepatria francese (che dal 1789 entra nella Rivoluzione, ci sono gli Stati Generali che poi si
trasformeranno in Assemblea Costituente)
● La fine della discriminazione razziale e, poi, l’abolizione della schiavitù
○ Saint-Domingue era uno dei centri schiavistici (vendita, tratta, sfruttamento intensivo) più importanti del
mondo del tempo
○ Dal 1791 scoppia la più grande rivolta di schiavi delle Americhe
● La creazione del primo stato indipendente dell’America latina
○ Non è solo uno Stato indipendente, ma è uno stato governato da neri liberi o da ex-schiavi
È un elemento eversivo, rivoluzionario, sconvolgente e politicamente nuovo!
● Quello di Haiti diventerà un modello e un punto di riferimento per tutte le successivi ribellioni degli schiavi nel mondo
● Dal 1789 ci sono queste 3 rivoluzioni che si sovrappongono
○ La richiesta di autogoverno dei proprietari terrieri creoli (= bianchi ma nati a Saint-Domingue: di origine
francese ma anche spagnola…)
○ Il movimento dei liberi di colore → a Saint-Domingue ci sono degli schiavi affrancati, liberi, che a un certo
punto rivendicano gli stessi diritti politici dei bianchi
○ La più grande rivolta di schiavi delle Americhe (dal 1791)
Come mai la rivoluzione di Saint-Domingue ha un eco così importante e fondamentale per il mondo di allora?
Per la maggior parte del 1700 Saint-Domingue è uno dei principali produttori di zucchero e degli altri prodotti e frutti tropicali
per l’Europa!
Insieme a Cuba, è una delle isole più popolate e grandi di quel contesto. Inoltre, alla fine dei 1780s, all’apice dello sviluppo
economico, esporta più dei nascenti USA e di Messico e Brasile → è anche il principale mercato della tratta atlantica degli
schiavi. Nel corso del Settecento è un centro economico, commerciale, mercantile, fondamentale e di importanza globale!
● La ricchezza di questa colonia è ridimensionata dal fatto che gli schiavi rappresentano il 90% della popolazione e
non possiedono quasi nulla (né richiamano granché in fatto di commercio)
○ Ciononostante Saint-Domingue è un vero e proprio propulsore dell’economia atlantica: oltre a
rappresentare ⅓ del commercio francese d’oltremare, ha dei contatti con altri territori americani
■ Le materie prime, come pece e legname, vengono acquistate dagli USA = ⅓ delle esportazioni
dei neonati USA
■ La maggior parte del bestiame e della moneta arriva dalle colonie spagnole
■ Gli schiavi sono comprati un po’ da tutti (danesi, inglesi, portoghesi…) → crogiolo di commercio
che ha il suo fulcro a Saint-Domingue (= la parte francese dell’isola)
La Francia assorbe solo una parte dei prodotti dell’isola, che vengono richiesti da tutti gli angoli del mondo (America,
Scandinavia, Medio-Oriente…): in particolare zucchero e prodotti tropicali!
Nel 1790 la popolazione dell’isola è costituita da ca. 30.000 bianchi, 30.000 liberi di colore (neri affrancati) e 500.000
schiavi, che non hanno alcun tipo di ruolo/diritto (che invece hanno i bianchi e i liberi di colore).
● I liberi di colore non di rado hanno e possiedono essi stessi degli schiavi! → elementi di contraddizione e tensione
all’interno di questa società multietnica e multirazziale
● La maggioranza degli abitanti di Saint-Domingue è costituita da migranti (gli schiavi africani, i francesi nati in
Francia…) mentre il resto è composto da creoli
○ Migranti → attirati dai commerci di cui sopra
■ ¾ dei bianchi sono nati in Francia, ma ci sono anche mercanti ebrei ed irlandesi cattolici
■ La maggioranza degli schiavi è nata in Africa, ma c’è anche una sottocomunità nata sull’isola
○ Creoli = nati sull’isola
■ Nelle comunità degli schiavi costituiscono una sorta di élite
● Gli schiavi creoli di solito non sono impegnati nelle piantagioni ma fanno i cocchieri, i
domestici, gli artigiani, i servi… pur non essendo liberi, non sono sottoposti alle terribili
condizioni degli schiavi africani, impiegati nelle piantagioni
○ Liberi di colore → numericamente eguagliano i bianchi ed è il gruppo che si sente più appartenente al
nuovo continente e all’isola
■ Fra di loro ci sono anche proprietari di schiavi
■ Alcuni di essi, come uomini liberi, hanno potuto permettersi dei viaggi ed hanno ricevuto
un’educazione francese → per certi versi sono più vicini agli altri proprietari bianchi che agli
schiavi neri
La struttura sociale era quella tipica delle colonie caraibiche: grandi proprietari terrieri, migliaia di schiavi… le distinzioni
sociali sono enormi ma qui, rispetto ad altre realtà (come la vicina Cuba, totalmente controllata dalla Spagna, le Antille o le
isole caraibiche), la porzione dei liberi di colore è più elevata, ma resta inferiore rispetto al continente (vedi: colonie
ispano-americane dell’America del Sud).
● Lo squilibrio tra bianchi, schiavi e neri liberi è estremo ma non è l’unico caso!
28 Maggio 1790 → un’assemblea coloniale si riunisce a Saint Marc (nella provincia centrale) e si dichiara sovrana.
● Elabora le basi di una Costituzione che ignora totalmente i dibattiti all’interno dell’Assemblea Costituzionale Francese
e accorda un potere limitato al re, ai mercanti francesi e al governatore
Si delinea una sorta di partito autonomista → Pon Pon Rouge
● Formato da proprietari terrieri
● Aveva radici profonde: i coloni creoli di Saint-Domingue mal tollerano le restrizioni mercantilistiche ai commerci
provenienti dalla madrepatria ed invidiano da tempo le assemblee rappresentative e legislative dei coloni britannici
nelle 13 colonie americane
○ Già nei 1720s/60s/80s si erano susseguiti tentativi di sollevazione dei coloni bianchi contro il governo
metropolitano, accusato di essere dispotico e dimentico dei loro bisogno
○ Anche il precedente successo della rivoluzione Americana è un potente propulsore a lv. imitativo → le 13
colonie sono molto ben conosciute sull’isola, sia grazie alla presenza dei mercanti sia grazie ai media, che
raccontano quanto successo in America: la formazione di assemblee rappresentative
La mobilitazione dell’élite bianca sfocia in una sorta di Rivoluzione democratica a seguito della protesta dei Petit Blanc
● Si oppongono ai Pon Pon Rouge
● Piccoli proprietari bianchi, salariati, ispirati ai movimenti popolari di Parigi
○ A loro volta innescano un elemento di contrasto e di lotta all’interno della stessa comunità di bianchi di
Saint-Domingue → gli elementi di conflitto si moltiplicano continuamente: neanche la comunità dei bianchi
è compatta e coesa
■ I piccoli proprietari bianchi nelle elezioni delle 3 assemblee delle province chiederanno un
suffragio il più alto possibile per evitare che al voto vadano solo i grandi proprietari
Inizio 1790s - L’assemblea dei bianchi costituitasi richiede non solo un maggiore riconoscimento da parte della
madrepatria, ma ipotizza anche di passare sotto la giurisdizione inglese.
● L’ipotesi di protettorato britannico è immaginata in chiave difensiva rispetto alla Rivoluzione francese nella
madrepatria, che minacciava il regime schiavista ed il dominio incontrastato degli uomini bianchi
○ I bianchi che si sollevano e rivendicano rappresentanza e riconoscimento in nome della Rivoluzione
Francese, ma temono ciò che essa potrebbe portare (soprattutto sul piano del mantenimento del regime e
del sistema schiavista)
■ Si sviluppa l’idea che ci si possa provare ad appoggiare agli Inglesi
○ Questo gli garantirebbe autonomia ma anche protezione dai rischiosi sviluppi della Rivoluzione Francese
■ Noi adesso ricostruiamo a posteriori i vari passaggi, ma gli attori del tempo non sapevano,
ovviamente, cosa sarebbe successo: molti temevano ed immaginavano la radicalizzazione, che
poi in effetti sarebbe avvenuta
Nello stesso mondo creolo francofono, legato alla metropoli, ci sono diverse fazioni:
● Petit Blanc
○ Piccoli proprietari, artigiani, salariati
○ Filo rivoluzionari proprietari, preoccupati che queste assemblee abbiano un suffragio largo e che quindi
anche loro potessero votare
● Pon Pon Rouge
○ Proprietari
○ Autonomisti, che immaginano anche l’intervento degli inglesi
● Pon Pon Blanc
○ Proprietari che si appoggiano sul governatore → fine luglio 1790 provocano lo scioglimento dell’Assemblea
di Saint Marc, con la costituzione di un’assemblea alternativa
○ Lealisti alla Francia → vogliono che tutto rimanga com’era e che al massimo la situazione dell’isola si
adegui a quella che si va sviluppando nella madrepatria
Gli elementi di frattura e di conflitto sono molto numerosi e li incontriamo continuamente.
I neri liberi chiedono di dichiarare l’uguaglianza dei liberi neri con i bianchi → i liberi neri potevano vivere in una serie di
modi, ma erano ancora discriminati rispetto ai bianchi!
● Chiedono, quindi, che vengano attuati, anche a Saint-Domingue, i principi della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e
del cittadino (agosto 1789, Parigi)
I liberi di colore dell’isola aderiscono alla Società dei coloni americani, sostenuta dalla Società degli Amici dei Neri
● La Società degli Amici dei Neri fu fondata da Jacques Pierre Brissot con la partecipazione di Lafayette, Condorcet e
tutta quella che poi sarà la fazione girondina della Rivoluzione (i repubblicani democratici ma moderati rispetto ai
giacobini, che poi instaureranno il regime del terrore)
○ Jacques Pierre Brissot
■ Deputato all’Assemblea Legislativa del 1791 eletta a seguito dell’entrata in vigore della prima
Costituzione e successiva all’Assemblea Generale
❗
■ Nell’iconografia delle slide viene definito “difensore degli uomini di colore”
● L’iconografia e la cultura visuale, assieme con lo scritto, vanno continuamente di
pari passo: sono elementi inscindibili → immagini parlanti n on solo per gli elementi
figurativi, ma anche per le vere e proprie scritte che le contornano
● Viene detto così perché fu uno dei fondatori della Società degli Amici dei Neri,
assieme a Condorcet → una delle fondamentali associazioni che si battono fin dai
1780s per l’abolizione della schiavitù
Molti dei personaggi che incontriamo ritornano perché hanno un eco e dei ruoli che non sono solo nazionali, ma
euro-atlantici e transatlantici → le loro idee e prospettive circolano in un mondo molto più largo.
Una visione nazionale della Storia e delle storie è un portato progressivo dell’Ottocento.
Ma il mondo pre-Ottocento è un mondo in cui le nazioni non esistono nel modo in cui vengono poi immaginate nel 1800,
ma è un mondo transnazionale, globale, dove la nazionalità conta relativamente meno rispetto alla fine del 1800. È un mondo
più vicino al nostro post-Novecentesco, nella misura in cui il revival dei nazionalismi in tutto il mondo non è ancora dominante.
Autunno 1790 - Ogé e Chavannes chiedono di poter essere coinvolti nei processi politici in quanto contribuenti e
proprietari.
Tuttavia il contesto che si trovano ad affrontare è di grande ostilità: se in precedenza un libero di colore poteva diventare
medico o avvocato, con la Rivoluzione e la formazione di assemblee elettive e rappresentative è in gioco il potere politico e di
fronte alle rivendicazioni politiche l’ostilità è molto maggiore.
● La reazione alla mobilitazione dei neri liberi capeggiati da Chavannes ed Ogé è durissima: confische di proprietà,
uccisioni, scontri violentissimi…
La protesta di Ogé diventa una rivolta armata che però viene soppressa nel sangue e viene sconfitta anche perché Ogé
rifiuta di arruolare nelle sue file gli schiavi: lui è un mulatto di famiglia agiata, nel suo scontro coi bianchi non vuole appoggiarsi
agli schiavi, li teme!
● Alcuni fautori di Ogé e dei neri liberi sono proprietari di schiavi → molti di loro sostengono l’uguaglianza razziale ma
solo dei neri liberi, non degli schiavi!
○ Non vogliono l’abolizione della schiavitù, sia per ragioni pratiche s
ia per ragioni culturali: un mulatto aspira
ad essere come i bianchi, non a emancipare gli schiavi neri!
Ogé e il compare Chavannes sono catturati e sono giustiziati pubblicamente a Cap-Français, in modo barbaro e terribile
tramite il supplizio della ruota (quello a cui fu sottoposto anche Calas): vengono legati sulla ruota e le loro ossa vengono
spaccate una ad una a colpi di mazza da parte del boia
● È qualcosa di esemplare, che dà l’idea della violenza e di cosa significhi fare la Rivoluzione, di quali rischi ci siano!
● La passione politica e per l’emancipazione, per un ruolo importante, diventa un qualcosa di fortissimo e
che fa prendere dei rischi terribili
Di fronte a questa situazione nella colonia, l’Assemblea Nazionale, in Francia, inizia a prendere un’iniziativa:
● Decreto 15 maggio 1791
○ Riconosce la cittadinanza politica a un numero limitato di liberi di colore, con dei requisiti: avere ¼ di
sangue africano nella loro discendenza o essere nati da genitori liberi
● L’Assemblea Nazionale Francese cerca di dividere il fronte dei mulatti o dei nati liberi, riconoscendo la cittadinanza
politica solo a un segmento di loro
Naturalmente questa “soluzione” non è sufficiente: anziché risolvere la questione, tende ad esasperarla sia da un lato che
dall’altro: per i neri liberi e per i mulatti non è abbastanza, e per i proprietari bianchi è troppo!
Il governatore delle tre provincie della colonia si rifiuta di applicare questo decreto → nuove ribellioni si diffondono
❗
(soprattutto nella parte centrale e settentrionale dell’isola) con nuove atrocità e confische.
● Queste guerre sono guerre civili e sono brutali, atroci, durissime nel livello della violenza e dello sforzo fisico →
l’idea non è quella di sconfiggere gli avversari, ma di annientarli!
Settembre 1791 - l’Assemblea Nazionale di Parigi cerca di tamponare la situazione → Decreto di Semiautonomia
● I proprietari bianchi sono padroni della colonia tramite assemblee coloniali, che vengono di fatto legittimate
Continuano gli scontri coi neri liberi.
4 aprile 1792 → l'Assemblea Nazionale Francese dichiara l’uguaglianza razziale tra i bianchi e i neri liberi
● La maggior parte dei bianchi accetta questa decisione di fronte al pericolo maggiore di una rivolta degli schiavi
○ Agosto 1791 - era iniziata una rivolta degli schiavi nelle piantagioni di zucchero a nord dell’isola (zona in
cui entrambi abbondavano)
○ Accettare i nati liberi di colore ed i mulatti diventa, per i proprietari bianchi, una specie di male minore
rispetto al terribile pericolo della rivolta degli schiavi → i bianchi cercano un’alleanza coi liberi di colore
❗
erano stati sottoposti
L’elemento della schiavitù (importantissima nel 1700 ed anche nel 1800, secoli di importante avanzamento politico e
sociale) è un elemento che non bisogna sottovalutare. Sette ed Ottocento sono i secoli sì del progresso, ma anche dell’apogeo
della schiavitù nell’Atlantico.
La rivolta trae forza da 3 fattori: l’aumento del numero degli schiavi nei 1780s, l’evoluzione della lingua creola, la religione
voodoo → questi fattori uniscono le varie culture ed i variegati attori che compongono le comunità di schiavi.
La reazione è variegata e frammentata → prima frattura del fronte dei liberi di colore
● A Nord i liberi di colore sono divisi
○ Alcuni combattono contro gli schiavi, sotto l’egemonia e la leadership bianca
■ Dopo il primo contrasto coi proprietari bianchi, mantengono l’alleanza proposta dai proprietari
bianchi in funzione anti-rivolta degli schiavi
○ Altri collaborano e si schierano con gli schiavi
Settembre 1792 - una commissione civile arriva sull’isola dalla Francia per far rispettare il Decreto del 4 aprile 1792, che
stabiliva l’uguaglianza razziale tra proprietari creoli bianchi e liberi di colore.
La commissione civile arriva con l’appoggio di un corpo di spedizione (ca. 12.000 uomini), guidato da Donatien Marie
Joseph de Vimeur, visconte de Rochambeau
● Da giovane aveva combattuto durante le guerre d’indipendenza americane agli ordini del padre
○ Il padre era stato uno dei principali generali francesi impegnati nel conflitto a fianco dei patrioti americani,
ed era anche amico e legato a Lafayette
● Ha una vita molto avventurosa → è uno dei tanti combattenti dell’età delle rivoluzioni
○ Combatterà contro le rivolte degli schiavi, poi, rientrato in Europa, parteciperà con Napoleone alla
Campagna d’Italia (1800) e nel 1802 sarà di nuovo ad Haiti a capo di una spedizione di Napoleone per far
fronte all’indipendenza incipiente degli haitiani
○ Catturato dagli inglesi, poi liberato morirà nella battaglia di Lipsia (1813, Francia Napoleonica VS
coalizione anti-francese)
All’inizio del 1793, com’era successo per la Rivoluzione Americana, la Rivoluzione di Saint-Domingue si trasforma da
confronto interno dell’Impero francese in un conflitto internazionale: entrano in guerra la Spagna, l’Olanda e la Gran
Bretagna… tutte e tre contro la Francia → gli equilibri sono sconvolti.
● Il governo spagnolo che controlla la parte occidentale dell’isola recluta una buona parte degli schiavi ribelli
promettendo loro la libertà
○ Contraddizione: gli Spagnoli sono esponenti di una monarchia assoluta dove la schiavitù era dominante e
gli elementi di messa in discussione sono molto più flebili rispetto anche a FRA ed UK
■ Gli schiavi ribelli accettano di entrare nell’esercito così da essere più organizzati ed avere una
paga… combattono per una potenza schiavista → la stessa cosa avvenne durante la
Rivoluzione Americana
● I britannici riescono ad ostacolare l’arrivo delle truppe francesi sull’isola
Altre contraddizioni:
● Rochambeau, figlio di un rivoluzionario transatlantico, lui stesso militante da giovane in quel campo, reprime una
rivoluzione
● La Spagna interdice la tratta dei neri solo nel 1866, dopo la guerra di Secessione americana, si schiera dalla parte
degli schiavi → interessi geopolitici
○ Francia ed Inghilterra vedono, nella crisi di Saint-Domingue, la possibilità di sostituirsi con la forza al
controllo francese anche di quella parte dell’isola
Nella prospettiva di un’invasione straniera i coloni bianchi si sentono incoraggiati a ribellarsi a loro volta ai c
ommissari
francesi giunti con Rochambeau nel settembre 1792: Léger-Félicité Sonthonax e Etienne Polverel
● I due avevano chiuso l’assemblea coloniale ed avevano assunto poteri quasi dittatoriali
Estate 1793 → nell’estremo tentativo di ristabilire l’autorità francese sull’isola, i due commissari francesi Sonthonax e
Polverel si espongono in un crescendo di provvedimenti libertari
● Danno la libertà ai neri che combattono per la Repubblica
● Concedono libertà incondizionata agli schiavi del nord, poi a quelli del sud e dell’ovest
Si tratta di provvedimenti necessitati da due fattori: Spagna e Gran Bretagna rappresentano ormai una tenaglia terribile e la
rivolta degli schiavi, in atto ormai da due anni, non riesce ad essere repressa.
Si tratta però di iniziative mosse anche da intenti ideali:
● Sonthonax è uno dei più radicali e convinti fautori dell’abolizione della schiavitù
○ Con i suoi provvedimenti dell’estate del 1793 a Saint-Domingue anticipa il decreto della convenzione
nazionale (la Terza Assemblea, succeduta a quella nazionale costituente e a quella legislativa ed eletta
nell’autunno del 1792) del 4 febbraio 1794, che abolisce la schiavitù in tutte le colonie francesi
■ Sull’onda delle vicende di Saint-Domingue si arriva all’abolizione della schiavitù anche nella
madrepatria e nelle sue colonie
■ La Francia rivoluzionaria è uno dei primi paesi del mondo atlantico che abolisce la schiavitù
(Napoleone la restaurerà, portando alla definitiva insurrezione di Saint-Domingue che porterà poi
all’indipendenza) → 1794
Gli schiavi emancipati si sono dichiarati cittadini francesi e i loro proprietari non vengono indennizzati: per la prima volta
uno stato sovrano abolisce la schiavitù.
1795 → la Costituzione dell’anno terzo incorpora le colonie nello Stato francese e mette fine allo stato coloniale dei territori
d’oltremare.
● I coloni possono quindi accedere alla rappresentanza metropolitana: possono essere eletti ed andare a sedere nelle
assemblee legislative di Parigi
○ Jean Baptiste Belley fu uno dei primi deputati di colore della storia delle istituzioni rappresentative e della
storia francese
■ Nel suo ritratto nelle slide viene rappresentato in abiti da deputato (vedi: fascia), con sullo sfondo
le pianure di Saint-Domingue… Belley è appoggiato al busto di Raynal (= illuminista che fin dai
1770s/80s era stato fautore dell’abolizione della schiavitù)
● Le promesse riformatrici ed abolizioniste non sono mai completamente realizzati (anche se l’abolizione è estesa
anche a Guadalupe e alla Guyana) → contraddizione tra affermazioni ideali e piano pratico
○ Sul piano pratico, abolire da un giorno all’altro la schiavitù comporterebbe un blocco dell’economia di
Saint-Domingue con detrimento sia della madrepatria sia degli stessi abitanti
○ Si stabilisce quindi che gli ex-schiavi o debbano entrare nell’esercito francese, o debbano
momentaneamente rimanere nelle piantagioni a lavorare (in una condizione di uomini liberi ma di fatto
sottoposti ai lavori forzati)
Anche il campo degli schiavi ribelli è attraversato da fratture ed incertezze: non è ben chiaro se l’abolizione della schiavitù
sia o meno uno degli obiettivi politici degli schiavi ribelli, che, per la maggior parte, volevano essenzialmente la libertà per sé e
per la propria famiglia.
Spesso questi schiavi (ad eccezione dei leader) non avevano un orizzonte politico definito: erano pur sempre persone
brutalizzate, sottoposte a condizioni di vita inumane fino a poco tempo prima. Il loro è quindi un impegno relativo al
miglioramento della propria condizione, della condizione della famiglia e della comunità.
I principali leader di questa fase → Georges Biassou e Jean Francois Papillon
● Sono leader politico militari, ma più militari: il punto è contrastare l’esercito francese e le milizie dei coloni bianchi,
che cercano di reprimere la ribellione
● Cercano più volte di negoziare con l’autorità una pace che avrebbe implicato il ritorno della maggioranza degli insorti
alla schiavitù
○ In più occasioni catturano donne e bambini nelle piantagioni per rivenderli agli spagnoli come schiavi
○ Rifiutano di unirsi all’esercito repubblicano, che fin dal 1793 ha decretato la libertà per tutti e poi, a partire
dal 1794, stabilisce che gli ex-schiavi debbano entrare nell’esercito francese
Paradossalmente quello che diventerà il simbolo della rivoluzione di Haiti, Toussaint Louverture, il terzo dei grandi leader
della Ribellione degli schiavi, e che ha lavorato inizialmente per gli spagnoli, è quello che ha una mente più politica e quindi
prende una posizione diversa.
● Lui è già libero (≠ Biassou e Papillon, ex schiavi divenuti capi militari e guerriglieri)
● Non lotta per la sua libertà, non vende schiavi agli spagnoli… ma anche la sua posizione rispetto alla questione
abolizionista resta ambigua
○ Dopo il decreto di abolizione della schiavitù si schiera con l’esercito francese contro gli spagnoli ed i
britannici → il fatto che una parte significativa dei ribelli si schieri con la Francia fa sì che la tenaglia
spagnola e inglese (iniziata nel 1793) si attenui
■ Dal 1794/95 i francesi devono combattere meno contro gli schiavi ribelli e possono quindi
concentrarsi maggiormente contro spagnoli ed inglesi
● La Spagna abbandona totalmente l’isola nel 1795
● La Gran Bretagna continua ad inviare truppe che occupano costa occidentale e la
punta meridionale fino al 1798
● Noto anche come “il generale nero”
● Vedi: ritratto in abiti militari e a cavallo
○ Ricorda il grande quadro di David → Napoleone che passa a cavallo le Alpi (tra l’altro falso storico per il
cavallo, più probabile un asino)
○ Essere rappresentati a cavallo è il segno della leadership politico-militare tra Sette ed Ottocento
■ Il fatto che Louverture venga rappresentato come un generale con spada sguainata, bicorno ed
a cavallo, è il segno della sua leadership politica e militare → ne fa uno dei grandi leader dell’età
delle rivoluzioni
○ L’iconografia ci fa capire il ruolo e l’importanza di questo personaggio
In questi anni di guerra Louverture capisce che bisogna costituire un esercito e diventarne capo politico (e non solo
militare): i soldati sono prevalentemente africani (= schiavi appena arrivati), mentre fra gli ufficiali figurano sia liberi di colore sia
bianchi.
1796 → Louverture diventa governatore
1797 → Louverture diventa comandante in capo dell’esercito
1798 → dopo l’abbandono dell’isola da parte degli Inglesi, inizia una guerra civile all’interno dell’esercito di neri costituito
da Louverture
● Louverture si rivolge contro il suo ex-alleato André Rigaud
○ Mulatto figlio di un francese e di una schiava emancipata
○ Leader dei liberi di colore, controllava il sud del Paese
○ È un repubblicano favorevole all’emancipazione degli schiavi, cooperò con Louverture nella lotta contro gli
inglesi → paradossalmente colui che ha una posizione più ambigua rispetto alla schiavitù (Louverture)
prevarrà contro un mulatto che invece era nettamente per l’emancipazione degli schiavi
Dopo la vittoria, Louverture mantiene il sistema di lavoro forzato, introdotto da Sonthonax, che obbliga gli schiavi che non
si sono uniti all’esercito a lavorare nelle piantagioni dietro compenso:
● L’unica differenza è che questi nuovi “schiavi” (in realtà ora uomini liberi) sarebbero stati lavoratori salariati, ma non
potevano lasciare le piantagioni (che quindi diventavano una sorta di carcere)
Il passaggio dal mondo della schiavitù al mondo libero non è un passaggio semplice. Non è facile dire a un uomo che per
tutta la sua vita ha vissuto sotto il dominio di un altro che ora è libero!
Non è semplice perché voleva dire, inoltre, che Saint-Domingue, in lotta con tutti, non poteva danneggiare la propria
economia, perché l’esercito messo insieme da Louverture doveva essere alimentato (e quindi l’economia di esportazione
doveva mantenersi dinamica) per garantire la libertà dell’isola.
Louverture e i suoi ufficiali si appropriano di molte terre (cui proprietari o erano morti o erano emigrati) e formano una
nuova classe sostitutiva di possidenti.
● In questa congiuntura, tra fine Settecento e inizio Ottocento, si crea una nuova classe di proprietari neri
ex-schiavi che governerà Haiti per tutto l’Ottocento ed anche per il Novecento
○ La classe dirigente novecentesca di Haiti è composta da neri discendenti degli ex schiavi che in questo
periodo si sono impadroniti delle terre, quando Louverture diventa il dominus dell’isola
Al tempo stesso Louverture, per rivitalizzare l’agricoltura devastata dalle guerre, incoraggia il rientro dei proprietari fuggiti e
la ripresa della loro gestione delle terre.
❗
Nel 1799 Napoleone è ancora il primo console di una repubblica nuova, costituitasi dopo il colpo di stato
● Analogie tra quanto avviene nelle colonie e quanto invece avviene in patria
○ I grandi protagonisti politici dell’età delle rivoluzioni sono dei leader militari che si fanno politici → sono
leader politico-militare → tra Sette ed Ottocento si parla di politica armata: per contare bisogna
comandare e saper comandare, assoldare, truppe, milizie…
○ Poi c’è anche la politica nei parlamenti, la politica di rappresentanza… ma all’origine della politica moderna
c’è la politica armata
Con Louverture i rapporti si deteriorano: il “generale nero”, infatti, incamera la parte orientale dell’isola contro i francesi,
promulga una Costituzione in risposta al vuoto giuridico lasciato e promosso da Napoleone
● Presenza di una costituzione → evidentemente, almeno sul piano pratico se non formale, non si riconosce più il
dominio della madrepatria (FRA)
● La nuova costituzione proclama Toussaint Louverture generale governatore a vita, con il diritto di nominare il suo
successore
● Inoltre, la nuova costituzione non prevede nessun ruolo legislativo per le rappresentanze metropolitane francesi,
mantiene il sistema di lavoro forzato anche se dichiara tutti gli abitanti “liberi e francesi”
Siamo di fronte a un’evoluzione istituzionale addirittura analoga e precorritrice della situazione francese:
● Bonaparte si farà proclamare console a vita nel 1802
Si crea di fatto un regime semi-indipendente, sebbene formalmente all'interno della Francia, dal momento che rendere
indipendente l’isola avrebbe scatenato una reazione non solo a lv. francese ma anche da parte di Gran Bretagna e USA, che
avevano interessi a commerciare con Saint-Domingue, ma erano anche timorose della presenza di uno stato sovrano nero che
abolisce la schiavitù a poche miglia dalle loro colonie e territori
● Thomas Jefferson, attuale presidente degli USA, assume quindi un comportamento piuttosto cauto
Napoleone Bonaparte invia una spedizione militare francese senza i timori di un nuovo conflitto internazionale (a questo
punto né GB né USA interverranno)
● Sbarca a Saint-Domingue nel febbraio 1802, capeggiata da Charles Victor Emmanuel Leclerc (che recluta nel suo
esercito anche generali neri → lo stronco è neri VS bianchi, ma poi, in realtà, ci sono sempre posti “scambiati”)
○ A Leclerc succederà poi Rochambeau, di cui abbiamo parlato prima
● Dopo 3 mesi di combattimenti disperati e resistenza, Louverture verrà catturato e deportato in Francia, dove morirà
prigioniero (7 aprile 1803): esibito da Napoleone come un trofeo (vedi: Vercingetorige e Giulio Cesare)
A questo punto Napoleone ha intenzione di ristabilire la schiavitù → quando diventa chiaro che questo sia il suo obiettivo,
la situazione si ribalta: la ribellione riprende a prescindere dalla presenza di un capo (anzi, proprio perché Louverture era
stato umiliato!).
Il corpo di spedizione francese viene distrutto, non solo dalle malattie tropicali (anche questo elemento va tenuto presente:
i francesi non erano abituati al clima di Saint-Domingue) ma anche dal movimento di resistenza popolare, nelle aree rurali, a
cui si uniscono quei generali che inizialmente si erano uniti a Leclerc e Rochambeau
● Quando ci si rende conto che la questione in palio torna ad essere il ristabilimento della schiavitù, il fronte nero si
ricompatta
● A questo punto la leadership è assunta da Jean-Jacques Dessalines
○ Ex schiavo, diventato generale grazie a Toussaint Louverture
La storia della contemporaneità è fatta di violenza politica militare attuata e subita da tutte le parti, e bisogna avere questa
consapevolezza → durante la rivoluzione haitiana le atrocità saranno commesse da entrambe le parti e i soldati francesi
dimostrano un’attitudine repressiva e distruttiva analoga a quella sperimentata nei 1790s in Vandea
● La Vandea è la regione del nord della Francia controrivoluzionaria per eccellenza → il lv. di brutalità dell’esercito
rivoluzionario contro gli anti rivoluzionari ma anche contro la popolazione civile sarà portato all’estremo
I media delle parti avversarie raffigurano i metodi della repressione e delle punizioni attuate dal nemico. Nella
comunicazione pubblica del tempo questi eventi vengono raccontati a pochi anni dal loro effettivo avvenimento: il pubblico del
tempo è consapevole. Questa sensibilità “pulp” rende di successo queste produzioni artistiche.
1803
La Francia abbandona Haiti dopo ingenti perdite (ca. 40.000 soldati in meno di due anni) e dopo che la situazione era
diventata difficilissima dal pov dei rifornimenti (USA e Gran Bretagna capiscono che la situazione potrebbe andare a discapito
della Francia, quindi esercitano un blocco navale anteponendo la paura per la rivoluzione nera all’avversione per le mire
espansionistiche di Napoleone Bonaparte).
● La Gran Bretagna però si rende conto che era Napoleone il più grande pericolo, non le varie rivolte haitiane!
BILANCIO FINALE
● C’è un’ondata migratoria di bianchi e di schiavi africani (che viaggiano con i loro padroni) che abbandonano Haiti per
le isole caraibiche (Cuba o altri territori del continente americano)
○ Questi flussi (ca. 20.000 persone) contribuiscono ad espandere la produzione di zucchero, caffé, indaco
○ A fronte del numero di schiavi liberati ad Haiti, i territori vicini vedono un incremento del numero di schiavi!
● Ci sono imitazioni in tutto il mondo
○ Rivolte e sommosse di schiavi in varie parti di Brasile e degli USA si sviluppano e continueranno a
svilupparsi prima in presa diretta (man mano che giungono notizie da Saint-Domingue) e poi attraverso
circuiti commerciali che portano merci ma portano anche notizie ed informazioni
● Conseguenze: speranze e timori di abolizionisti ed antiabolizionisti
○ Da un lato la paura dell’esempio haitiano impedisce a Cuba di arrivare all’indipendenza (a differenza di
altre colonie spagnole dei Caraibi): le élite dell’isola rinsaldano i legami con le autorità metropolitane e
bisognerà aspettare la fine del 1800 per l’indipendenza
○ Dall’altro la fine delle rivalità commerciali con la Francia in quest’area rende più semplice per la Gran
Bretagna arrivare a decretare l’abolizione della tratta (1807)
■ Di solito prima si abolisce la tratta, poi la schiavitù!
● La rivoluzione haitiana rappresenta la più grande rottura con il passato del mondo atlantico di quel periodo: non solo
indipendenza, ma uguaglianza razziale e abolizione della schiavitù → ma il prezzo è molto pesante
○ La popolazione diminuisce di ⅓, le esportazioni di ¾
■ Il numero dei rifugiati (quelli che fuggono) è almeno 10 volte superiore a quello della Francia
rivoluzionaria
○ Le forze coinvolte (Francia, Inghilterra, Spagna) hanno subito perdite fortissime
Come si colloca Haiti nell’Età delle Rivoluzioni? Anche qui la risposta è ambigua: tutti i leader (Louverture, Dessalines)
usano metodi dittatoriali ed autoritari
● Quella di Haiti non è una repubblica → Dessalines si fa subito proclamare generale e poi imperatore
La storia unificata dell’isola durerà soltanto fino al 1844, quando si tornerà alla situazione “precedente”: ad Haiti ci saranno
due Repubbliche:
● Repubblica di Haiti
● Repubblica di Santo Domingo (o Repubblica Dominicana)
○ Proclamata in modo effimero prima nel 1821 (dopo l’occupazione francese) e poi con il temporaneo ritorno
della Spagna (1808)
La vicenda di Haiti mette in evidenza una stretta connessione tra razza e nazionalismo.
● La Costituzione del 1804 proibisce il possesso della terra ai bianchi e dichiara che tutti gli abitanti di Haiti vengano
definiti “neri” (noir)
L’indipendenza ottenuta è solo l’atto finale di un processo lungo e laborioso, che ha avuto diversi obiettivi in diversi
momenti: prima l’autogoverno sia dei bianchi che dei neri liberi, poi molti neri liberi e leader ex-schiavi (che non ambivano
all’abolizione della schiavitù ma solo al loro affrancamento familiare e comunitario)... neppure Louverture arriva alla rottura
totale, che si ha solo quando Napoleone tenta di ristabilire la schiavitù.
Ci fu una diffidenza prolungata nei confronti della Rivoluzione Haitiana, di cui si ebbe un riconoscimento tardivo: solo
nel 1825 la Francia riconoscerà la Repubblica di Haiti, gli USA e il Vaticano solo nei 1860s (perché è una repubblica di ex
schiavi che ha abolito la schiavitù ed impedito ai bianchi il possesso di terre).
La conseguenza di questa terribile e fortissima rottura storica è l’isolamento di Haiti per molti anni ed anche una
progressiva decadenza economica → il costo della libertà di questa repubblica di neri è anche nel corso dell’Ottocento la
decadenza economica del Paese che anche oggi, nel post Novecento, non è più il paese ricco del Settecento (quando era ricco
ma a scapito di centinaia di migliaia di schiavi).
L’ascesa di Bonaparte continua: la Repubblica consolare viene progressivamente trasformata prima in una Repubblica
personalizzata (vedi: consolato a vita riconosciuto a Bonaparte nel 1802) e poi in un Impero:
● Napoleone viene incoronato al Louvre il 2 dicembre 1804
● Vedi: quadro di Jacques-Louis David, L’incoronazione di Napoleone (Louvre, 6×9m)
○ Jacques-Louis David dopo essere stato il grande pittore della rivoluzione, ci accompagna nel periodo
napoleonico → l’arte e la rappresentazione in presa diretta delle vicende politiche del tempo risponde
anche a delle logiche commerciali
■ David, dopo essere stato un rivoluzionario, ora è un napoleonico!
○ Si tratta di un’incoronazione particolare: dopo la Rivoluzione c’è il concetto di sovranità popolare come
punto di legittimazione di ogni passaggio politico → Napoleone non accetta che sia il Papa a
incoronarlo, ma si auto-incorona ed incorona la regina Josephine
■ Lui è stato portato al potere grazie al potere militare ma anche grazie alla legittimazione
popolare → il potere non viene più da Dio ma dalla forza delle armi e dalla forza della
legittimazione popolare
● Il nuovo potere napoleonico scandisce i suoi passaggi con una richiesta di
legittimazione popolare (c’era stato anche un plebiscito)
■ È un'incoronazione nuova: ha da un lato l’appoggio dell’esercito rivoluzionario popolare, dall’altro
la legittimazione del voto popolare (il voto di tutti i maschi adulti francesi, suffragio universale
maschile) → il colpo di stato del 1799 venne poi sottoposto a plebiscito di approvazione
■ L’incoronazione diventa un tipo di manifestazione e di cerimonia totalmente diversa
1806 - L'Impero francese è all’inizio della grande espansione europea (la massima sarà toccata nel 1812).
Maggio 1808 - Attacco alla Spagna
L’attacco alla Spagna avviene in seguito al rifiuto del Portogallo di applicare le misure del blocco continentale contro gli
inglesi, proclamato da Napoleone
● Blocco continentale = nessuna nave che venga dal Regno Unito o dalle sue colonie può essere accolta nei porti
dell’Impero francese
○ Per farlo avvenire, Napoleone cerca di far aderire a questo blocco non solo la Francia, ma anche altri
Paesi, tra i quali il Portogallo
○ Decretato il 21 novembre 1806 a Berlino
■ Un mese prima, a ottobre 1806, Napoleone era entrato trionfalmente a Berlino dopo la battaglia
❗
di Vienna, che mette fine allo scontro con la Quarta Coalizione Antifrancese/Anti-napoleonica
(Inghilterra, Russia, Prussia)( )
● La Prussia, completamente distrutta dal pov militare e con la capitale occupata, dovrà,
per un certo periodo, abbandonare qualunque tipo di velleità e contrasto contro i
francesi
● Vedi: quadro di Charles Meynier → immagini tipiche della leadership dell’età delle
Rivoluzioni: Napoleone entra in città su un cavallo bianco
○ Vedi: Simon Bolivar
○ Altro esempio: luglio 1820, Guglielmo Pepe entra a Napoli ed avviene la
costituzione del Regno delle Due Sicilie
■ Pepe viene rappresentato su un cavallo bianco, in una posa
napoleonica, che entra a Napoli con l’esercito e gli insorti
■ Siamo di fronte a vicende che hanno come scenario l’Europa e le Americhe, l’Atlantico → ciò che
succede in Europa con Napoleone ha delle ricadute sulla Spagna e sulla parte americana del
suo Impero!
Ottobre 1807
Dopo un accordo con il Re Carlo IV di Borbone, che prevede la spartizione del Portogallo tra Francia e Spagna, l’esercito
napoleonico occupa il Portogallo. Immediatamente gli inglesi mandano un’armata guidata dal Duca di Wellington, che
sconfiggerà i francesi di Napoleone e li sconfiggerà a ritirarsi dal Portogallo nel 1807 (ma anche a Waterloo, 1815).
Nel frattempo, però, la Spagna è caduta nelle mani della Francia: infatti Napoleone, cacciato dal Portogallo, si vuole quasi
“rifare” ed occupa la Spagna approfittando dei contrasti tra il re Carlo IV di Borbone e suo figlio Ferdinando (che diventerà Re
con il nome di Ferdinando VI).
Estate 1808
Napoleone spodesta entrambi, li costringe all’abdicazione e pone sul trono di Spagna suo fratello Giuseppe Bonaparte,
che precedentemente (marzo 1806 – maggio 1808) era stato Re di Napoli al posto di Ferdinando IV
● Ferdinando IV, re di Napoli, era stato spodestato dall’invasione francese del Mezzogiorno italiano
○ L’invasione aveva dato vita al “decennio francese” e ad uno stato satellite: il Mezzogiorno italiano non
entra a far parte dell’Impero, ma resta un regno a sé, con una dinastia “napoleonica”
● Chi sostituisce Giuseppe Bonaparte?
○ Gioacchino Murat, principale generale che combatte a fianco di Bonaparte e che sposerà una delle sue
sorelle (di nuovo: è imparentato).
Carlo IV e Ferdinando IV sono entrambi figli di Carlo III di Borbone, che aveva regnato sul Regno di Napoli (1734-1759) e
che era poi tornato in Spagna per diventarne il sovrano lasciando al figlio Ferdinando IV il regno, mentre al primogenito Carlo
sarebbe spettato il regno di Spagna.
● Lo spazio dell’Impero borbonico, attraverso parentele e legami, arriva fino al nostro Mezzogiorno, dove i Borbone
regneranno fino alla nostra Indipendenza (1861)
Le diverse reazioni delle corti spagnola e portoghese all’invasione napoleonica determinano diverse conseguenze nelle
colonie americane:
● Portogallo → i Braganza, aiutati dagli inglesi (che intervengono e sgominano l’invasione francese), vanno in Brasile
○ La presenza di un monarca (Giovanni VI di Braganza = João VI de Bragança) impedisce che il Brasile,
colonia portoghese, si disgreghi a prescindere dal fatto che si tratti di un’area ampissima
● Spagna → i Borbone, rimasti sul territorio spagnolo, si dilaniano tra di loro fino a dover rinunciare alla corona a
favore di Giuseppe Bonaparte
○ Giuseppe Bonaparte, tuttavia, non viene riconosciuto né dagli spagnoli né dagli abitanti delle colonie
○ L’assenza del re legittimo provoca:
■ Nella penisola una guerra d'indipendenza contro l’invasore francese (Giuseppe Bonaparte infatti
non viene accettato come sovrano)
■ Nei territori americani un processo di frammentazione della sovranità che porterà poi agli stati
indipendenti e alla disgregazione totale dell'Impero
● Queste nazioni, prima della crisi, sono il risultato di anni di lotta e di guerre: non siamo
di fronte a un processo lineare, ma è una dinamica molto frammentata e complessa, in
cui le esperienze e le vicende al di qua e al di là dell’Atlantico influenzano fortemente e
vicendevolmente gli eventi e sono strettamente interconnesse tra di loro
Prima del 1800 facevano parte dell’Impero spagnolo anche Louisiana (poi ceduta alla Francia nel 1800 e da essa agli USA
nel 1803) e Florida.
Questione della Florida → questa è una vicenda piuttosto articolata.
Prima di diventare uno Stato americano la Florida diventerà un territorio (come diventerà poi tipico nella costruzione degli
USA: via via che si va verso ovest prima dell’annessione gli stati diventano dei territori, che si preparano per l’annessione).
1819 → la Florida viene ceduta alla Francia
1821 → la Florida diventa territorio appartenente agli USA
1845 → la Florida entra negli USA
È sempre stata uno degli stati più contesi e divisi tra democratici e repubblicani! Inoltre la presenza ispanica negli USA non
è una novità odierna, perché parte degli USA nasce ispanofona proprio come conseguenza della disgregazione di questi Imperi
francese, inglese e spagnolo (che si scontravano nel Nord America).
● Centro e Sud America erano appannaggio dell’Impero spagnolo (anche se con parti nelle mani francesi o inglesi,
vedi: Saint-Domingue) e dell’Impero portoghese che in queste zone avevano il grosso delle loro colonie
○ A lv. interpretativo significa che queste nazioni non esistevano prima della crisi, ma sono il risultato delle
guerre
■ Dinamica frammentata e complessa in cui le vicende al di qua ed al di là dell’Atlantico
influenzano molto e vicendevolmente gli eventi → interconnessioni
● Vicenda di Haiti (1804) ↔ Rivoluzione Francese ↔ Avvento di Napoleone ↔ Ingresso
di inglesi, francesi e spagnoli nella guerra d'indipendenza americana
● Nelle vicende del Centro-Sud America troveremo questioni analoghe, anche se
spesso gli interventi saranno indiretti
1808 → il trono della Spagna è vacante: Giuseppe Bonaparte non è riconosciuto da spagnoli metropolitani né d’oltremare,
❗
che di fatto si ribellano a questo re di una nuova dinastia Bonaparte totalmente inventata.
Non possiamo parlare solo di guerre di indipendenza anti-coloniali, perchè l’emancipazione ibero-americana è inserita
in un processo più ampio: la crisi dei sistemi imperiali di età moderna (i grandi insiemi multi-comunitari, così comuni e
diffusi nell’Antico Regime, sono molto più difficili da gestire tra metà 1700 ed inizio 1800).
Variazioni nelle interpretazioni storiografiche → sono molto cambiate negli ultimi 20 anni!
In precedenza → modello della Historia Patria
● Rappresentava l’indipendenza come un processo ineluttabile, necessario, eroico
● Visione fortemente nazionalistica: l’indipendenza come movimento di liberazione nazionale + la causa della lotta era
la volontà di emanciparsi
● Si tratta quindi di una guerra di decolonizzazione (conflitto tra liberali o repubblicani indipendentisti ed assolutistici
filo-spagnoli)
● Questa interpretazione insisteva molto anche sull’epopea dei grandi uomini → idea incentrata sulle figure eroiche
di questi personaggi (rappresentati in pose napoleoniche → Napoleone come modello)
○ Generale José de San Martin – Argentina
○ Simon Bolivar
○ I due avevano assunto la guida del processo di lotta in America del Sud
Seconda metà del Novecento → questa visione della Historia Patria ha ricevuto molte critiche soprattutto da parte della
storiografia marxista (concentrata sui dati sociali ed economici, mettendo in evidenza la continuità tra epoca coloniale ed
indipendenza e ponendo in dubbio gli effetti positivi dell’indipendenza su molti paesi latino-americani). È stata sempre una
storiografia di impianto nazionale, che vedeva le vicende stato per stato, separate.
La rottura della storiografia degli ultimi 20 anni consiste nell’aver rifiutato la prospettiva nazionalista per spiegare in
modo diverso l’indipendenza ispano-americana, vedendolo come fenomeno più ampio ed interconnesso
● Si parte dall’assunto che questi Stati, sorti dalle ceneri della monarchia spagnola, non sono tanto la causa della
dissoluzione della monarchia imperiale spagnola, ma sono il risultato di un processo più ampio che inizia nel 1808,
con la crisi della monarchia spagnola
○ Quando i monarchi vengono costretti ad abdicare a favore del fratello di Napoleone
❗
disgregazione dell’Impero è molto rapida
● Per lungo tempo si è pensato che fossero state le indipendenze a causare il crollo della monarchia e dell’Impero,
mentre adesso la storiografia ha messo in evidenze che è la crisi della famiglia reale del 1808, innescata da
Napoleone, a favorire la disgregazione dell’impero e l’emancipazione delle colonie americane
Si parla oggi di “spazio euro-americano”, avvicinando le vicende a quelle europee perché l’interconnessione è molto forte:
non si possono capire le rivoluzioni americane senza avere ben presente ciò che accade nel continente.
● La storiografia oggi parla di “rivoluzioni ispaniche” anche per indicare le rivoluzioni avvenute nel Centro-Sud America
e per criticare l’idea che fossero solo lotte di emancipazione locali senza considerare la connessione con la crisi della
monarchia spagnola
● In anni più recenti gli storici hanno cercato di allargare ulteriormente la prospettiva, inserendo le rivoluzioni
ispanoamericane nel contesto euroatlantico
○ La storia delle trasformazioni degli imperi inglese, portoghese e spagnolo condivide più aspetti di quelli che
la separazione geografica ed istituzionale facciano supporre
La prospettiva che adottiamo è l’osservazione di quanto avviene in Sud America come conseguenza del crollo progressivo
dell’Impero spagnolo a causa della crisi innescata da Napoleone Bonaparte nel 1808.
Molte sono le analogie tra le rivoluzioni dello spazio euro atlantico che abbiamo già visto:
● Connessione tra guerra e crisi degli Imperi
○ Non si sfocia mai subito nella rivoluzione, ma prima ci sono sempre tentativi di collaborare e di muoversi
nelle stesse dinamiche legislative
○ Le difficoltà di creare stati nazionali in contesti multietnici per la complessità delle popolazioni
○ Il costituzionalismo ed il repubblicanesimo
■ I nuovi stati passeranno da imperi a repubbliche o monarchie o a stati personali monocratici
(vedi: Haiti)
● Il rapporto complicato tra autonomia ed indipendenza
○ Anche in Centro America inizialmente non si vuole arrivare subito all’indipendenza, ma si immaginano
forme di convivenza autonoma di questi territori dentro un Impero spagnolo riformato, proprio come i
patrioti americani
● La dinamica tra guerra internazionale e guerra civile
○ La crisi della monarchia spagnola avviene dopo che la Francia invade la Spagna
■ La Francia invade la Spagna dopo non essere riuscita ad invadere il Portogallo, dopo aver
occupato Berlino ed aver tentato di istituire il blocco continentale dal pov commerciale
● La difficoltà di creare stati nazionali in contesti multietnici
○ Tutto il Centro e il Sud Americana è composta da comunità multietniche con creoli, meticci, schiavi,
ex-schiavi, indios… c’è un’ampia complessità di popolazioni che condividono i territori!
● Costituzionalismo o repubblicanesimo?
○ Questi nuovi stati si pongono questa questione: diventare monarchie o repubbliche? E di che tipo?
○ In alcuni casi passeranno da un tipo di statualità all’altro e viceversa
Il passaggio dagli Imperi agli Stati nazionali non è mai stato un percorso semplice e lineare, anzi: questo perché elementi
ereditati dall’epoca coloniale si sono intrecciati con nuove forme e nuove istituzioni politiche.
Solitamente la storiografia si è concentrata molto di più sulla guerra d’indipendenza (espressione che poi diventerà
espressione tipica anche del nostro Risorgimento → si forgiano in questo momento storico dei termini che poi diverranno tipici
del linguaggio del nostro Risorgimento = interconnessione) oppure sui movimenti di lotta e di emancipazione dei territori
americani.
Oggi molta attenzione viene posta anche alla rivoluzione politica che si sviluppa dentro la guerra di indipendenza grazie
alla Carta Costituzionale di Cadice→ si passa da una monarchia transoceanica a uno stato nazionale moderno.
La monarchia portoghese, invece, adotta una forma diversa, con lo spostamento del centro della monarchia in Brasile, a
Rio de Janeiro → si configura, a partire dal 1815, un regno unico del Portogallo, del Brasile e dell’Algarve.
● In questo modo la dinastia dei Braganza riesce a salvaguardare, almeno inizialmente, l’Impero
Nell’Impero Spagnolo la metropoli e le colonie reagiscono allo stesso modo all’invasione delle armate napoleoniche: non
riconoscono il nuovo monarca francese e si oppongono all’invasore:
● Francisco Goya, 3 maggio 1808 (1814)
○ Rivolta a Madrid contro la dominazione francese → gli insorti spagnoli vengono fucilati, uno dei patrioti alza
le braccia come un Cristo
○ Si colloca perfettamente dentro al clima della guerra d’indipendenza spagnola contro i francesi
○ Iconografia del martirio patriottico → attraverserà tutto il 1800, Goya ne è un po’ il capostipite
Nella penisola iberica l’opposizione è sia politica che militare, ma nei territori americani si tratta di un’opposizione più
politica, anche se non mancano i conflitti interni.
La reazione politica è comune tra la parte metropolitana dell’Impero e quella coloniale → comune cultura giuridica e politica
● Prevede che, in assenza di un monarca, la sovranità ritorni al popolo, investito del dovere di difendere la nazione
○ Giuseppe Bonaparte è un usurpatore: il popolo si riappropria della sovranità
Nel mondo ispano-americano non esistono però dei corpi rappresentativi territoriali (siamo di fronte a una monarchia
assoluta), né vengono istituite delle assemblee provinciali esemplate su quanto avviene nella Rivoluzione Francese (come
avviene ad Haiti) → le entità che assumono il ruolo del re decaduto sono le juntas
● Governi autonomi cittadini che si formano nelle principali città di Spagna e delle colonie centro/sudamericane
● I loro membri non sono eletti in modo democratico, ma sono scelti quali componenti delle principali corporazioni
urbane (municipio, clero, università)
● Per centralizzare gli sforzi, decidono di costituire un’unica giunta: la Giunta Suprema Centrale, costituita dai
rappresentanti delle giunte locali
○ Itinerante in Spagna, nelle parti liberate dai francesi durante la guerra
○ Decreto del 22 gennaio 1809: con lo scopo di non perdere il controllo sugli stati americani concede
rappresentanza e parità politica anche ai territori americani
■ Invita quindi i 4 vicereami e le 5 capitanie ad eleggere un deputato da inviare all’organo di
governo spagnolo (che è in lotta, in Spagna, contro i francesi)
■ I territori americani, così, non sono più colonie, ma una parte integrante della Monarchia:
possiedono gli stessi diritti dei territori spagnoli, compresa la stessa rappresentanza negli organi
nazionali
■ Questa si rivela un’arma a doppio taglio: implicitamente riconosce ai territori americani il diritto di
formare delle proprie forme di governo → diritto di costituire giunte di governo
1809 – Spagna
Dopo che i francesi sono stati respinti nell’estate/autunno del 1808, riprendono in mano il controllo della penisola iberica.
Gli spagnoli americani sono molto allarmati dalla notizia, e credono che ormai la madrepatria si ormai sotto il totale
controllo francese → emergono i primi movimenti autonomisti
● Si costituiscono delle giunte di governo soprattutto in Sud America, meno in Centro America e Nuova Spagna
○ Vicereame del Perù, capitanerie di Cile e Venezuela, Nuova Granada
○ Maggio-luglio 1809: si formano le prime due giunte vicino a Caracas A (att. Bolivia) e a Quito (att.
Ecuador)
■ Erano città capitali di reales audiencias (tribunali civili e comunali di ultima istanza), importanti,
ma che non si erano viste concesse la possibilità di avere un proprio rappresentante nella giunta
centrale metropolitana e quindi non si sentivano considerate
■ A causa del decreto del 22 gennaio 1809 della Giunta Suprema Centrale, queste città si possono
dichiarare indipendenti rispetto alle rispettive capitali dei vicereami di cui sono parte (Buenos
Aires e Santa Fé di Bogotà)
■ Pur dichiarando di agire in nome di Ferdinando VI sono entrambe sconfitte dalle truppe lealiste
In Sud America inizia quindi uno scontro tra le città che si dichiarano autonome rispetto alle capitali delle proprie capitanie e
vicereami e le truppe realiste pro-borbonici. Si innesta quindi un conflitto all’interno stesso dell’America del Sud, ed è così che
inizia la disgregazione dell’Impero Spagnolo, non come una sollevazione popolare, unica e compatta contro la Spagna
● Mai prima di allora una casa regnante aveva consegnato la corona a un re straniero senza guerra o alleanza
familiare → colpo da maestro di Napoleone
Dal pov dei sudditi, i Borbone avevano commesso un atto illegittimo, non rispettando il primo principio di una monarchia:
l’inalienabilità del loro regno
● La vacatio regis mette in discussione le basi della legittimità stesso del sistema politico: gli stessi funzionari delle
capitanie e dei vicereami non hanno più una autorità riconosciuta.
Così, le rivoluzioni spagnole ed americana nascono come conseguenza dell’illegalità dei sistemi di governo: se un re
abdica il popolo può auto-organizzarsi → gli ispano-americani si presentano come restauratori della legittimità e del diritto
● Così come i coloni britannici americani volevano semplicemente vedere riconosciuti dei diritti che i britannici della
madrepatria avevano, i coloni ispano-americani si presentano come restauratori del diritto che i Borbone avevano
infranto.
Di fatto la Giunta Suprema Centrale, che si era costituita coi rappresentanti delle varie giunte, non riesce a far fronte
all’invasione francese, e decide di sciogliersi e convocare le Cortes:
● Antico Parlamento spagnolo, corrispettivo degli Stati Generali francesi → rappresentanza dei vari ordini dell’antico
regime della Spagna
● Senza che ci sia un “giuramento della pallacorda”, qui già queste nuove Cortes vengono elette attraverso il voto, e
non sono più rappresentativi degli ordini e degli stati (aristocrazia, nobiltà, terzo stato), ma c’è un’elezione per la
nomina delle Cortes
1810 → le Cortes nominano un Consiglio di reggenza per le questioni di governo in nome del nuovo re Ferdinando VII
(questa volta riconosciuto):
● L’assemblea viene eletta in Spagna in un contesto molto difficile (guerra d’indipendenza)
● Nuovamente, interessa che ci sia una rappresentanza più ampia: i 28 rappresentanti delle Americhe rimangono
inferiori rispetto al numero complessivo dei rappresentanti (200):
○ Si dà riconoscimento all’America spagnola, ma il numero di rappresentanti è comunque ridotto e li vede in
minoranza rispetto agli eletti sul terreno spagnolo
● Il processo elettorale si svolge in un contesto di guerra e di caos: alcuni territori della penisola occupati dai francesi
non possono tenere le elezioni, e quelli americani tardano a raggiungere la Spagna
○ Alla fine il Consiglio di reggenza decide di far eleggere 55 supplenti direttamente a Cadice
■ Cadice = città di mare, si affaccia sull’Atlantico
■ Andalusia = una delle zone più difendibili della Spagna
24 settembre 1810
Proprio a Cadice, nella chiesa di San Pedro e San Paolo, le Cortes giurano per poi riunirsi nel Teatro Comico de la Real
Isal de Léon di Cadice.
● Le Cortes di Cadice sono il corrispettivo della Convenzione francese che cercherà di resistere alla prima coalizione
antifrancese
C’è tuttavia una forte delusione da parte degli spagnoli di America perché sotto rappresentati e perché temono i francesi:
temono che Napoleone possa arrivare anche in Sud America.
Le giunte ormai non sono più solo giunte, ma vere e proprie assemblee elettive, cominciano a darsi costituzioni e a
proclamare forme di indipendenza (inizialmente non assoluta) → tutte queste giunte inizialmente governano in nome di
Ferdinando VII, riconosciuto come sovrano legittimo seppur in absentia (non ha il controllo né della Spagna né d
ella parte
americana del suo “impero”)
● Come in America del Nord i membri del Congresso delle tredici colonie americane (prima del 4 luglio 1776), per
questi attori politici l’indipendenza significa autogoverno in accordo con autorità imperiale
○ solo progressivamente scivolano verso l’eversione del rapporto con la madrepatria
Inizialmente le giunte non sono istituzioni rivoluzionarie, ma nascono come depositi di sovranità:
● Si prevede di assumere capacità di tutela e di amministrazione senza alterare il potere politico vigente (del legittimo
sovrano su carta) → lo si fa in mancanza di legittimo sovrano
● Depositi di sovranità ≠ sovranità come attribuzione propria
○ Sovranità come attribuzione propria → creazione di un nuovo soggetto politico, togliendo il potere al
sovrano anche su carta
In questi primi anni c’è la frammentazione della sovranità, che viene divisa tra moltissimi soggetti, giunte ed assemblee
(via via elette nei vari territori americani). Non solo le capitali delle province americane, ma anche una serie di città provinciali
e secondarie, infatti, approfittano della crisi dell’Impero per formare i propri governi senza riconoscere le autorità della rispettive
capitali.
Queste giunte/assemblee di grandi capitali e di città secondarie si schierano o con i Borbone o con gli insorti →
frammentazione ulteriormente aumentata
● Contrapposizione insorti VS realisti, ma anche guerre civili interne (vicereami, capitanie, province più grandi)
○ Dal 1809/10/11/12 le città capitali combattono i movimenti autonomisti delle città minori per stabilire il
controllo su uno spazio più ampio
■ Il Rio de la Plata, dove c’è la giunta di Buenos Aires (1810), organizza un esercito per imporre il
suo governo su tutte le province del vicereame
■ Gli interessi delle grandi città si scontrano con quelli delle capitali: le prime vedono nella crisi la
possibilità di rendersi autonome dalla capitale → caos politico-istituzionale assoluto
■ Questa guerra interna ha anche luogo nel vicereame di Nuova Granada
● Tra 18010 e 1815 si formano 3 coalizioni
○ La capitale Santa Fé de Bogotà crea una giunta nel 1810, convoca un
congresso nel 1811 e forma una Confederazione assieme ad altre città
○ La città di Cartagena ha costituito una giunta nel maggio 1810 e forma, con
altre 4 città, la Confederazione delle Province Unite della Nuova Granada
○ Altre città (Santa Marta e Panama) risultano fedeli alla Spagna
● Scoppia quindi una guerra civile finché l’esercito comandato dal comandante Morìo
(?), inviato dalla madrepatria per ristabilire l’ordine, sconfigge i movimenti autonomisti
■ Nuova Spagna → i movimenti autonomisti sono diversi
● Non si costruiscono giunte cittadine autonome (anche se ci sono vari tentativi) ma ci
sono movimenti ribelli multi-etnici
○ Messico – Ribellione di Padre Hidalgo (settembre 1810)
■ Movimento autonomista appoggiato dall’élite che cade quando è
evidente che i leader non riescono più a controllare le masse
ribelli (episodi di violenza spaventano l’élite)
■ Entrano in gioco anche gli Indios, le popolazioni autoctone
messicane, che si scagliano contro i creoli di origine spagnola
● C’è il rischio di andare verso una guerra razziale
(spettro di Haiti: neri vs bianchi creoli)
■ Padre Hidalgo, un prete, viene sconfitto ma gli succede un altro
parroco: José María Morelos
● Aveva condotto una campagna di guerriglia nel Sud
della Nuova Spagna (Messico)
● Riesce a riunire le popolazioni sotto il suo comando e la
sua influenza
● Il suo movimento arriverà a controllare, nel 1813, diversi
territori e giungerà alla convocazione di un congresso e
alla definizione di una Costituzione (1814) con la
proclamazione della Repubblica
○ La Repubblica, però, continua a riconoscere
come monarca Ferdinando VII
■ Le forme politiche non sono chiare
agli insorti!
■ 1815 → il movimento viene sconfitto dalle forze lealiste
borboniche e la Costituzione non verrà mai applicata:
● I tentativi autonomisti basati sulla partecipazione
popolare delle comunità indigene vengono sconfitti
Il successo limitato di Morelos in Messico (Nuova Spagna) si spiega con qualcosa accaduto nella madrepatria:
19 Marzo 1812 → approvazione della Costituzione scritta dalle Cortes di Cadice, estesa anche ai territori americani
(compreso il Messico)
● Come le varie Costituzioni e Dichiarazioni già affrontate sono a lungo modello per il Costituzionalismo europeo ed
atlantico… adesso entra in campo una nuova Carta Costituzionale che entra in competizione con le altre e diventa un
modello per tutti i liberali europei fino al 1848
● Ottenne anche grande successo nell’immaginario del tempo
○ Graficamente viene pubblicata come si vede nelle slide, quasi in modo ammiccante: si rappresenta anche
il luogo (Cadice) dove era stata scritta
○ Verrà chiamata “Pepa” (Giuseppa in spagnolo) poiché viene scritta il giorno di San Giuseppe
■ Diventa quindi qualcosa di familiare: si chiama per nome → i nuovi oggetti entrano
nell’immaginario popolare
■ C’è un’iconografia che la rappresenta attraverso un’allegoria femminile: una bella donna
■ Questa è tutta un’operazione messa in campo nel 1800 per popolarizzare questo nuovo
strumento della Costituzione
● Diventa uno strumento di combattimento e di argine (soprattutto nella Nuova Spagna, meno in America del Sud)
○ Riconosce ai villaggi e alle città la possibilità di godere di una forte autonomia politica ed amministrativa
■ Questo riduce la possibilità di successo del movimento degli insorti
○ Riconosce che la Nazione spagnola è la riunione degli Spagnoli di entrambi gli emisferi
○ Dichiara che la sovranità risiede nella nazione e solo ad essa appartiene il diritto di stabilire le leggi
fondamentali
■ Riecheggiano termini, modalità, idee che abbiamo già visto nelle Dichiarazioni e Costituzioni
viste in precedenza
● Viene ritenuta radicale dagli attori del tempo, è in realtà un amalgama di elementi tradizionali e moderni che
limitano, circoscrivono ed attenuano la rottura con l’Antico Regime
○ Il suo elemento di successo forse è proprio legato anche a questo tentativo di essere un compromesso
tra tradizione ed innovazione
■ Limita il potere monarchico ed istituisce una sola Camera (su modello delle prime Costituzioni
della Rivoluzione francese) → regime monocamerale (volto a limitare il potere del re e della
monarchia)
■ Tuttavia prevede che la Religione Cattolica sia dichiarata come culto di stato → forte elemento
identitario delle popolazioni ispaniche mediterranee ed oltreoceano (forte connessione dei
Borbone con la Chiesa Cattolica)
■ Da un lato, quindi, ci sono l’abolizione delle istituzioni signorili, dell’Inquisizione, del tributo
indigeno → queste sono tutte grandi novità!
● Grande aspetto innovativo → ampio suffragio concesso ai cittadini della nuova nazione
○ La categoria di cittadino si basa sul vecchio concetto di vecindad, abbastanza definito e basato su valori
locali e sociali (sono coloro che senza aver ottenuto la naturalizzazione provino dieci anni di domicilio in
qualunque parte della monarchia)
■ Il termine vecino presuppone un’identità sociale sostanzialmente unitaria, riconosciuta dalla
comunità di appartenenza, che rimanda però all’immagine pubblica che ciascuno ha di fronte alla
propria comunità
■ Non si tratta di requisiti ben definiti (come quelli basati sulla proprietà e fiscalità)
● Di conseguenza, nelle Americhe l’ammissione al voto deriva da assemblee
parrocchiali che possono decidere in totale discrezionalità chi abbia o meno il requisito
della vecindad
● Ampia parte di popolazione indigena così partecipa al voto (aspetto unico!)
● Tuttavia la discrezionalità permette che alcuni individui vengano esclusi perché non
considerati vecinos a tutti gli effetti
○ Esclusione dei liberi di colore per motivi razziali → questo avviene grazie al
potere discrezionale delle assemblee elettorali ed al carattere indefinito ed
impreciso del concetto di vecindad
■ Questo elemento di “elasticità” fa sì che la costituzione di Cadice allarghi fortemente ed
ulteriormente il diritto al voto e permette di superare limiti (come l’inclusione dei liberi di colore e
degli indigeni)
● Questa carta, inoltre, concede forte autonomia alle istituzioni rappresentative locali (province e municipi)
○ Va incontro alle istanze del frammentatissimo mondo delle Americhe
1814 – Ferdinando VII torna sul trono, anche grazie all’appoggio degli inglesi contro la Francia.
Ferdinando VII, tornato sul trono, abroga la Costituzione, che ritornerà solo dopo la Rivoluzione spagnola del 1820
● Questo ha delle ricadute pesanti sulla situazione americana
○ Laddove l'introduzione della Costituzione aveva riportato dalla parte degli Spagnoli varie aree,
l’abrogazione della stessa Costituzione li riporta contro i Borbone e la monarchia, facendo ripartire i
movimenti autonomisti (che diventano sempre più forti)
● Allegoria del ritorno di Ferdinando VII
○ Ferdinando VII viene rappresentato accanto a una dama → la Pepa, Costituzione del 1812
Costituzione di Cadice
Lettura di due articoli:
➢ Articolo 12 → Affermazione che la religione cattolica è l’unica veritiera religione, che la Nazione Spagnola riconosce
➢ Articolo 13 → Richiamo alla felicità e al benessere degli individui come obiettivo del governo
○ Immaginario culturale dell’Età delle Rivoluzioni (vedi: Dichiarazione d’Indipendenza americana, 4/07/1776)
➢ Materialità della Costituzione
○ I frontespizi sono molto importanti per comprendere l’importanza di questo documento
■ Allegoria della Costituzione come luce che illumina il nuovo sovrano (Ferdinando VII era
succeduto al padre Carlo IV)
■ Idea della Costituzione come allegoria femminile che sta spesso a fianco del monarca
● È la costituzione che viene imitata e fa da modello
○ La traduzione italiana viene fatta nel 1820/21, quando a Napoli e in Piemonte (parte continentale del
Regno delle Due Sicilie e Regno di Sardegna) viene concessa la costituzione per alcuni mesi
■ I liberali patrioti vogliono proprio la Costituzione di Cadice, che quindi viene tradotta
■ A capo della prima fase della rivoluzione c’era Guglielmo Pepe, un generale e politico, anche
tenente di campo di Murat e con un passato nel periodo napoleonico = interconnessioni anche
con la penisola italiana (l’Italia ancora non esiste)
○ Anche in Portogallo, nel corso della Rivoluzione del 1821, è quella la Costituzione a cui si guarda
● Aspetto materiale → dove si tiene la Costituzione? Ci sono dei portafogli di velluto con serratura in cui si trasporta e
si tiene la Costituzione
La Costituzione di Cadice in Sud America era stata molto ben accolta ed aveva parzialmente limitato le rivolte contro la
madrepatria, ma la sua abrogazione fa ripartire i movimenti di indipendenza in Sud America: tra il 1811 ed il 1819 c’è un primo
ciclo di indipendenze nelle colonie ispaniche
● Venezuela (1811)
○ Cadrà nel 1814 a causa della mobilitazione di neri liberati, schiavi e meticci, che si schierano con i
Borbone, legittimisti e filo-spagnoli perché, com’era avvenuto nella rivoluzione americana, gli
indipendentisti sono grandi proprietari terrieri che utilizzano gli schiavi
■ La monarchia, nel tentativo di contrastarli, concede affrancamento agli schiavi o comunque
condizioni migliori → contesto di paradossi
● Paraguay (1813)
● Province Unite del Río de la Plata (Argentina, 1816)
● Banda Orientale (Uruguay, 1817)
● Cile (1818)
● Venezuela (1819)
● Province Unite della Nueva Granada (1819)
○ Venezuela e Nuova Granada si uniranno repubblica della Grande Colombia (od. Colombia)
Il ritiro della carta costituzionale da parte di Ferdinando VII avrà delle nuove ripercussioni sul lato sudamericano. Ci
interessa mettere in evidenza che, di nuovo, la mobilitazione armata è uno degli elementi fondamentali di queste mobilitazioni
politiche (Haiti, Rivoluzione Francese/Americana…). Le guerre, oltre ad avere un’incidenza sulle vicende politiche, sono poi
fondamentali come elemento di rafforzamento dei soggetti collettivi territoriali.
● Le milizie territoriali, eredità del riformismo borbonico ed organizzatesi a lv. locale in tutto l’Impero, contribuiscono ad
aggravare la frammentazione territoriale creata dalla crisi della monarchia (iniziata nel 1808)
● Nel lungo periodo le guerre portano alla necessità di articolare insieme le varie forze locali e provinciali, con
l’obiettivo di costituire armate più forti e capaci di resistere a quelle inviate dalla Spagna
Le guerre contribuiscono alla formazione di identità patriottiche nazionali → è nella guerra che si forgiano le nuove
identità degli stati nascenti nell’America centrale e meridionale.
Progressivamente, da una lotta a bassa intensità fra città e province ecco che il conflitto si trasforma in una guerra civile
fra americani repubblicani e lealisti filo-ispanici, fino a diventare una lotta di liberazione nazionale. Lo scivolamento in guerra
civile e in guerra di liberazione è progressivo.
La partecipazione dei ceti popolari polarizza il conflitto, trasformando gli eserciti nel nucleo delle nazioni nascenti
● È come se la nazione si formasse sul territorio conquistato dagli eserciti (molto spesso popolari)
Sono le guerre a costruire nuovi stati, inesistenti prima della monarchia, ma questi non sono stati definitivi: lo scivolamento
nella rivoluzione e di abbandono della connessione con la madrepatria è un processo piuttosto lento:
● Prima c’era l’idea di una riforma dell’impero
○ Nel 1821 il Messico (Nuova Spagna) avanza una proposta di riforma monarchica che prevede tre regni
americani alleati alla Spagna e guidati da principi spagnoli subordinati alla Costituzione di Cadice
■ Le stesse cortes elette della nuova monarchia costituzionale del 1821 in Spagna rifiutano
■ Solo allora, dunque, la Nuova Spagna decide di separarsi dalla madrepatria: quando anche la
Spagna costituzionale rifiuta l‘ipotesi di riforma radicale dell’Impero, in cui i vicereami diventano
veri e propri reami semplicemente alleati e connessi alla monarchia spagnola
■ La Nuova Spagna scivola nella rivoluzione
○ Questo lo avevamo già visto anche nella Rivoluzione Americana
Sud America
Tra 1819 e 1821 il Venezuela e la Colombia (oltre ad Ecuador e Panama) diventano indipendenti:
● Tuttavia nel 1821 questi si uniranno sotto la presidenza di Simon Bolivar → Repubblica della Gran Colombia
Restano due luoghi di resistenza filo-monarchica fortissima: Perù e Bolivia
● Questi due paesi si libereranno tra il 1824 ed il 1825, dando vita a due nuove Repubbliche
○ Chiederanno a Simon Bolivar di assumere la presidenza sotto la forma di “dittatura”
■ Senso classico antico: una dittatura temporanea per far fronte a quanto necessario per la
costruzione di questi due stati laddove si erano concentrate le truppe filo-borboniche fino ad
allora
● Come avviene la liberazione di Perù e Bolivia?
○ Grazie alla congiunzione ed unificazione di due eserciti:
■ Dal nord (Venezuela) → esercito di Bolivar
■ Dal sud (Rio de la Plata, Argentina) → esercito di José San Martin
■ 26/27 luglio 1822 → I due eserciti si incontrano a metà strada, a Guayaquil in Ecuador
○ 9 dicembre 1824, Ayacucho
■ L'alleanza tra libertadores porta all’ultima offensiva contro l'ultimo bastione lealista in Perù e alla
fine dell’Impero spagnolo in tutta l’America iberica
● Ci saranno delle piccole sacche di resistenza che continueranno per due anni e
verranno definitivamente distrutte nel 1826 a Caracas (Bolivia)
○ Proprio Caracas fu una delle prime città che si diede la giunta autonoma nel
1809 e tutto finirà qui, dopo 15 anni di guerre e rivoluzioni, nel 1826
A questo punto Bolivar domina l’America Meridionale: è presidente della Gran Colombia e dittatore di Perù e Bolivia.
● Di fatto Bolivar diventa l’incarnazione della Repubblica, di questi nuovi stati
○ Alcuni dei quadri che lo rappresentano vennero ridipinti su vecchi quadri dei viceré della Nuova Granada
(vicereame di cui facevano parte Ecuador, Venezuela, Colombia, Panama…)
○ Si tratta di repubbliche fortemente personalizzate che si incarnano dentro figure politico-militari
■ Forti forme di continuità con il passato → si ribadisce un’idea dello stato che si fonde con
relazione fra generale presidente e i soggetti collettivi territoriali
● Gran Colombia, Perù e Bolivia con Simon Bolivar, il Napoleone americano
● Messico con Iturbide
● Argentina con José San Martin
● …
■ La vicenda repubblicana rappresentativa nasce e si sviluppa ovunque con una forte componente
politicizzata degli eserciti → questa non è solo una specifica sudamericana
Nel 1824 avviene anche il viaggio negli USA di Lafayette → quando ormai è un signore abbastanza anziano (>70), decide
di tornare dove aveva iniziato la sua parabola politico-militare: negli USA (la prima tappa fu NY)
● Viene accolto come una vera e propria celebrità
● Vedi: altri esempi dell’oggettistica che si sviluppa nel Periodo delle Rivoluzioni: guanti con l’effige di Lafayette, un
vassoio in porcellana che raffigura l’arrivo di Lafayette in nave a New York
Lafayette avrà anche un ruolo importante nella Rivoluzione francese del 1830, che porterà dai Borbone agli Orléans, e di
nuovo a una monarchia costituzionale più ampia.
Torniamo a Bolivar…
La vicenda di Bolivar va a finire in modo abbastanza deludente: aveva raggiunto il culmine del potere, e il suo grande
progetto era costituire una Lega delle Repubbliche Latinoamericane, così come era accaduto negli USA
● Patto collettivo di difesa, esercito comune, marina comune, coordinamento della politica estera soprattutto verso la
Spagna (Assemblea legislativa sovranazionale)
1826 – Congresso a Panama → esito deludente perché solo quattro nazioni inviano delegati e solo la Grande Colombia
(lo stato di cui Bolivar è presidente) ratifica il trattato conclusivo.
Le contrapposizioni regionali iniziano a compromettere anche le precedenti realizzazioni
● Anche all’interno della Grande Colombia ci sono molte divisioni a cui Bolivar riesce a far fronte solo usando il suo
prestigio personale di libertador
○ Tuttavia, anche l’appeal di Bolivar inizia però a dare dei segni di stanchezza: nell’ultima fase della sua vita
ha un’involuzione con tratti liberali
■ Au un certo punto abbandona la presidenza/dittatura del Perù per cercare di tenere unita almeno
la Grande Colombia, dove nel 1826 viene rieletto Presidente
■ Nel frattempo sono in atto dei forti contrasti tra la Nuova Granada (Colombia) ed il Venezuela
Bolivar non riesce ad impedire la dissoluzione della Grande Colombia:
● 1829 → secessione del Venezuela dalla Grande Colombia
● 1830 → secessione dell’Ecuador dalla Grande Colombia
Addirittura subisce un tentativo di attentato ed è fortemente deluso dalle tendenze separatiste
● Aprile 1830 → si dimetterà dalla presidenza della Grande Colombia
○ Morirà nello stesso anno di tubercolosi, quando aveva pensato di andare in esilio in Francia, a Parigi
1822
Il municipio di Rio chiede a don Pedro, figlio di Joao, di non lasciare il Brasile. Pedro accetta, disconoscendo le cortes di
Lisbona, che avevano intimato anche a lui di rientrare nel continente. Si prospetta la divisione dell’Impero in due Stati,
sempre comandati dai Braganza: uno con Joao ed uno con Pedro.
● Famiglia Braganza come elemento di unità
3 Giugno 1822 → il reggente don Pedro convoca le elezioni con un’assemblea costituente
7 Settembre 1822 → Indipendenza del Brasile
● 1 dicembre 1822, don Pedro viene incoronato imperatore del Brasile col nome di Pedro I
Questi fatti segnano il fallimento di arrivare a degli imperi federali tanto nelle Americhe spagnole quanto in quelle
portoghesi (ed era già avvenuto nel 1766 nelle tredici colonie americane, poi USA).
Vicenda spagnola ≠ vicenda portoghese:
● La vicenda brasiliana è incruenta: non c’è il conflitto politico militare, ci sono solo conflitti tra le assemblee e i sovrani
Le élite brasiliane si stringono attorno a Pedro I, che garantirà la continuazione del traffico negriero (garantito in Brasile fino
al 1850) e della stessa schiavitù (abolita solo nel 1888) → differenza rispetto all’America spagnola:
● Nell’America spagnola i liberi di colore schiavi, come ad Haiti e sui vari fronti delle 13 colonie, partecipano
attivamente alle guerre e contribuiscono alle vicende della Rivoluzione ed Anti-rivoluzione
● In Brasile invece manca il coinvolgimento militare e politico degli schiavi
○ Non si sviluppa quindi nemmeno un dibattito sulla schiavitù come invece avviene nelle vicende euro
atlantiche, a prescindere dagli esiti
■ Negli USA la Costituzione non dice nulla, a lv. federale, sulla schiavitù, m
a si innesca un grande
processo di discussione e dibattito che porta gli stati del nord ad abolire progressivamente e a lv.
statale la schiavitù (New York, Massachusetts…)
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Uno dei casi più significativi è quello italiano del triennio repubblicano (1796-1799) e le esperienze condivise dal pov
istituzionale e militare del Regno d’Italia e del Regno di Napoli.
Nel 1796, la Penisola Italiana è uno scenario dello scontro tra la Seconda Coalizione Antifrancese (Austria, Russia,
Prussia) e la Francia Repubblicana (si arriverà a 7 Coalizioni, fino all’ultima del 1815, passando via via da coalizioni anti
repubblicane a coalizioni anti napoleoniche)
● Lo scontro ha come suo epicentro il Reno (la Germania)
● I francesi immaginano di aprire un fronte secondario rispetto al fronte del Reno, e di farlo in Italia del Nord, invadendo
il Regno di Sardegna (alleato degli austriaci) ed il Ducato di Milano (allora facente parte dell’Impero austriaco)
● L’armata che scende in Italia è proprio quella di Napoleone Bonaparte, che quindi fa il suo apprendistato
politico-militare in Italia tra 1796 e 1799
○ Dietro di lui gli epigoni: coloro che assumeranno il comando dell’armata d'Italia
■ Berthier, Joubert, Championnet, Philippe Serrurier
La discesa dei francesi porta delle conseguenze geopolitiche: lo sconvolgimento degli assetti politici e la costituzione
delle Repubbliche Sorelle, con un profilo molto simile alla Repubblica Francese termidoriana (Costituzione 1795 degli
avversari dei giacobini, moderati sia repubblicani sia rivoluzionari ma contrari al terrore ed alle politiche autoritarie ed alle
politiche radicali del giacobinismo, del Comitato di Salute Pubblica e di Robespierre)
● A volte queste Repubbliche abbattono semplicemente dei regimi e degli antichi stati
○ Repubblica Romana → per la prima volta si tratta della fine del potere temporale del papa, costretto
all’esilio (ci sarà una seconda volta nel 1849 e poi definitivamente nel 1870)
● In altri casi sono vecchie Repubbliche oligarchiche, aristocratiche, di antichissima storia, che si trasformano in
Repubbliche Rigenerate o Repubbliche Democratiche
○ Genova, Venezia, Lucca
Queste repubbliche si dotano di strumenti di comunicazione molto efficaci:
● Pipa cisalpina
○ Nel luglio 1797 viene fondata e giurata la Costituzione della Repubblica Cisalpina e si distribuisce una
“pipa cisalpina”, che ha il berretto frigio (uno degli emblemi della Rivoluzione Francese come simbolo degli
schiavi liberati)
■ La Repubblica Cisalpina occupa tutta la Lombardia e parte degli ex-ducati padani,
progressivamente diventerà il Regno d’Italia → Napoleone ne sarà Re, a un certo punto!
● Contemporaneamente all’incoronazione come Imperatore dei Francesi (1804), con la
seconda discesa in Italia (1800, sconfigge Russi e Austriaci che avevano in parte
riconquistato l’Italia settentrionale) diventerà presidente della seconda Repubblica
Cisalpina e poi, nel 1805, sarà Re d’Italia (= Italia Settentrionale, poiché a Sud c’è il filo
napoleonico Regno di Napoli, retto dal 1806 da Giuseppe Bonaparte e dal 1808 da
Gioacchino Murat)
○ Si tratta di regimi fortemente analoghi dal pov amministrativo-militare, con
monarchi strettamente imparentati
■ Murat, infatti, è sposato con Carolina, sorella di Napoleone
○ Le armate di questi eserciti e chi ne fa parte saranno italiche/i, che entrano
nel grande esercito continentale napoleonico
■ Rappresentano apprendistati di nuove nazionalità: la nazionalità
italico-napoleonica
■ Gli eserciti sono vettori di identità nazionali in costruzione
(necessità di impiego e coinvolgimento delle masse popolari, non
più piccoli eserciti con dispendio di milizie locali, ma grandi
eserciti)
● Un numero sempre crescente di persone entra in
contatto, o direttamente o indirettamente, con l’esercito
(così come famiglie ed amici)
○ Esperienza diretta di chi è coinvolto
○ Esperienza indiretta di chi sente i racconti
● Nascono degli oggetti che politicizzano la vita privata delle persone: un conto è fumare da una pipa normale, un
conto è fumare con la pipa cisalpina
1812
Anche in Russia la guerra contro Napoleone diventa una guerra nazional-patriottica, che sviluppa l’identità delle classi
popolari russe, impegnate nell’esercito contro l’invasore napoleonico. Uno dei tratti principali, salienti, fondamentali, delle
identità nazional-patriottiche e nazionaliste del primo Ottocento è di essere identità che si sono sviluppate contro
qualcosa/qualcuno, contro dei nemici ed invasori e contro delle altre identità nazionali in costruzione.
● Caso britannico → il senso di identità viene plasmato da reclutamento popolare per le guerre napoleoniche
○ Vittoria di Trafalgar, dove muore Horatio Nelson → grande vittoria navale britannica (ma morte
dell’ammiraglio)
○ Vittoria di Waterloo (1815)
○ Queste battaglie sviluppano una forte mitografia di Nelson e Wellington
■ Diventano icone di una crescente identità britannica (britishness) , sviluppatasi nel 1700 in
contrapposizione alla Francia
La guerra gioca quindi un ruolo fondamentale nella costruzione di nuovi tipi di nazioni e di identità.
Il chiudersi delle rivoluzioni ibero-americane coincide con l’irrompere dei nazionalismi in Europa. Dai 1820s fino ai 1920s
si possono individuare due caratteristiche distintive rispetto ai nazionalismi tra Sette e Ottocento:
● Nazionalismo Ottocentesco → elemento fondamentale ideologico, culturale, politico: lingue nazionali
○ Il ruolo di vettore identitario, oltre alla guerra, lo ha anche la nuova comunità di lettura, rappresentata dallo
sviluppo della trasformazione politico-mediatica
■ Lettura dei giornali locali come modo per sentire il senso di appartenenza ad una nazione
○ Tutti sono in grado di elaborare i modelli visibili offerti dai predecessori dopo gli sconvolgimenti delle
rivoluzioni tra 1700/1800
● Tra 1700 e 1800 la parola “nazione” si politicizza e designa una collettività: l’insieme di coloro che sono investiti del
diritto di esercitare la sovranità in un determinato territorio
○ Pre fine 1700 → la parola “nazione” non fa riferimento a una realtà geografica culturale e non aveva
significato politico: poteva essere il comune o il municipio di provenienza, mentre dal pov politico coloro
che esercitavano la sovranità erano maschi e bianchi
■ Nativi ed ex-schiavi accedevano ad una nazionalità di tipo politico grazie alle mobilitazioni
rivoluzionarie (vedi: concetto di vecindad post Costituzione di Cadice)
○ 1800 → nasce anche l’idea di una collettività più larga, fatta non solo da coloro che esercitano i diritti,
ma da tutti: si può far parte di una nazione perché si immagina di condividere gli stessi tratti etnici, la
stessa storia e la stessa cultura
Dopo il Congresso di Vienna (1815) in Europa il discorso nazionalista appare eversivo poiché i suoi sostenitori vogliono
cambiamenti radicali degli assetti geo-politici ed istituzionali: per far coincidere i confini di stati e nazioni con le aree di
insediamento di particolari comunità nazionali i nazionalisti, infatti, promuovono e sostengono:
● L’unione dei territori
○ Vedi: caso italo-tedesco, situazione statale e istituzionale iper-frammentata
● La divisione e distacco di territori
○ Polonia dalla Russia, la Boemia, l’Ungheria e il Regno Lombardo-Veneto dall’Austria, il Belgio dai Paesi
Bassi, l’Irlanda dal Regno Unito
Dopo i grandi imperi atlantici (spagnolo, britannico, francese), ora sono i grandi imperi europei ad essere in tensione:
Impero Asburgico, Impero Russo, il vecchio Sacro Romano Impero tedesco (senza una rilevanza politico-istituzionale ma con
funzione unificatrice dei piccoli staterelli in cui è diviso il territorio germanico).
Alcuni regni più strutturati hanno diverse articolazioni interne (vedi: Regno Unito, Irlanda: 1808, scioglimento del
Parlamento Irlandese in seguito al tentativo insurrezionale dell’Irlanda del 1798)
Ci sono anche nuovi stati, come il regno dei Paesi Bassi (1815, post Congresso di Vienna), come fusione della
ex-Repubblica delle Province Unite dei Paesi Bassi austriaci, poi francesi, con la parte belga. Si divideranno però nel 1830
dando vita a un processo di indipendenza.
● Uno degli elementi eversivi è che questi nuovi stati si vogliono dotare di un corpo rappresentativo eletto attraverso
cui la nazione possa esprimere la propria volontà politica
Discorsi mitici-mitografici di grande efficacia e pieni di analogie morfologiche nei vari contesti europei: ci sono vari
nazionalismi ma tutti raccontano a loro modo le stesse cose, con una morfologia piuttosto simile → i nazionalismi sono tutti
uguali (tesi di Banti).
● Ma quali sono i caratteri condivisi?
○ L’idea che la nazione sia un fatto biologico e culturale
○ La comunità di discendenza narrabile mediante metafora e linguaggi legati alla famiglia: nazione come
comunità di discendenza fatta da padri e fratelli (vedi: Inno di Mameli, 1847)
■ L’Inno di Mameli è pieno di elementi legati al sangue, alla morte, al conflitto
L’Ottocento fu un secolo pieno di sangue e di scontri all’arma bianca, dove l’avversario politico deve essere eliminato, non
semplicemente battuto. Uno storico americano, David A. Bell, parlò delle guerre rivoluzionarie napoleoniche e delle guerre
dell’ibero-America e dell’età delle rivoluzioni come di primi esempi di guerra totale, che anticipano la WW1 nella dicotomia e
nella violenza dello scontro.
La patria diventa, discorsivamente, la madrepatria. I grandi del passato, invece, diventano i padri della patria. L’iconografia
ci aiuta a capire di cosa stiamo parlando e ci aiuta a capire quanto la nuova cultura visuale di questo periodo diventi un veicolo
fondamentale per veicolare questo tipo di immaginario:
● L’allegoria della nazione è sempre femminile
● In Francia ed in Inghilterra ci sono rappresentazioni della madrepatria in atteggiamento trionfale, mentre l’Italia ha
una madrepatria dolente (Canova, Madre patria dolente) , non trionfante, che a un certo punto si leva in armi (1848,
con bandiera, stallone, stemmi delle città)
○ La famiglia del plebiscito (Giovanni Pagliarini, 1860-61) → idea della patria come comunità di discendenza
■ Commissionato dalla famiglia Bortoletti-Casanova, di Ferrara, all’indomani del plebiscito di
annessione dell’Emilia al Regno d’Italia
■ La nazione è rappresentata come le 3 generazioni della stessa famiglia: il pater familias (con la
moglie), la figlia con il marito (e bandiera tricolore tessuta dalla donna), ed i figli della coppia (+
tata, che sovraintende)
■ È presente anche un busto di Vittorio Emanuele II e, nell’orologio da tavola, c’è Garibaldi
● I padri della patria sovrintendono la famiglia
○ L’iconografia del tempo veicolava l’immaginario della nazione come famiglia: ogni discendenza ha una sua
lingua, una sua storia e una sua memoria
■ Di conseguenza l’eredità culturale di ciascuna comunità nazionale è declinata in modo rigido e
circoscritto: ogni nazione ha i suoi poeti e scrittori → si costituiscono i canoni
● Percorso di impadronirsi di figure passate facendole diventare italiane
○ Nel 1800 si inizia a dire che Leonardo da Vinci fosse italiano, non francese,
quando invece, più correttamente, è di Vinci
■ Leonardo da Vinci viene incorporato in una ipotetica tradizione
italiana inventata
○ Stessa cosa per Dante, che era un uomo di Firenze
Nazionalismo tedesco → Arminio, re germanico e vincitore della battaglia di Teutoburgo, contro i romani → capostipite
della comunità nazionale tedesca.
● Viene presentato alle stampe come se fosse un uomo del 1800
I francesi faranno lo stesso con Vercingetorige, trasformandolo in un eroe nazionale della Francia del 1800.
Gli italiani, invece avevano Alberto da Giussano, che aveva partecipato alla battaglia di Legnano (1276) nella Lega
Lombarda (contro Federico Barbarossa, che venne sconfitto).
● Dai 1980 e nel corso dei 1990s Bossi (Lega Nord) lo usa anche come simbolo della Padania, anch’essa nazione
totalmente inventata
Inoltre nel 1800 iniziarono a diffondersi le cartoline postali illustrate, che venivano frequentemente spedite tra i cittadini
● Gli eroi incarnano gli ideali di sacrificio, devozione e dedizione alla causa → si spinge fino al martirio, e proietta la
nazione dentro l’orizzonte religioso sacrificale che fa del nazionalismo un’autentica religione della nazione
● I martiri vengono rappresentati come Cristi (Garibaldi come Cristo per fargli superare la censura)
○ Espressione di un modo di immaginare Garibaldi: come redentore della patria, pronto a sacrificarsi
● Il Risorgimento stesso parla il linguaggio religioso
○ Croce e crociati come espressione dell’immaginario religioso e delle lotte medievali riutilizzati dal nazional
patriottismo ottocentesco → vedi: «Il Mondo Illustrato» giornale illustrato del 1848
■ Eroine ed eroi protagonisti dell’immaginario nazionalistico con una rigida divisione di genere: il
crociato porta il fucile, la crociata la bandiera
● Gli eroi maschi devono difendere la patria e le figure più deboli → spazio pubblico
riservato agli uomini
● Le donne hanno il ruolo minore e privato di madri, cittadine ed educatrici dei figli ai
valori della nazione → spazio pubblico riservato alle donne
● Questo tipo di immaginario è veicolato da poeti, scrittori, autori
○ Vedi: F. Hayez, I Vespri Siciliani (1844-46)
■ Recuperano una vecchia vicenda a Palermo, sotto gli Angioini (1282)
● Un soldato francese avrebbe attentato alla purezza di una donna palermitana
● Il marito nel difenderla lo avrebbe ucciso
● Da lì sarebbe iniziata l’insurrezione palermitana che avrebbe portato all’abbattimento
della dinastia Angioina e gli Aragonesi
■ Un episodio medievale si trasforma in qualcosa di attuale: così facendo si può parlare
dell'attualità senza subire la censura, e si crede fortemente nell’idea di nazione
● La nazione è una comunità sessuata in cui c’è la famiglia in cui l’uomo ha il ruolo
guerriero e c’è un soggetto debole (donna) cui onore va preservato da attentati
stranieri e da traditori interni
● Questi sono i plot dei romanzi e in generale delle opere ottocentesche
○ Senza essere necessariamente opere di militanti nazional patriottici
veicolano questo tipo di immaginario, ampiamente sviluppato nella Grecia
del 1820s, nella commistione tra nazione e religione
1827 – Navarino
● Le potenze europee intervengono mandando le loro flotte (Tedeschi, Inglesi, Francesi e Russi) e riusciranno ad
abbattere quella Ottomana
Prima dell’arrivo degli europei, l’Oceano Atlantico aveva avuto un ruolo marginale nella vita degli africani: la maggior parte
dei contatti passava per terra, e non per mare (escludendo le connessioni afro-asiatiche mediante l’Oceano Indiane)! La
combinazione particolare di venti e correnti, l’assenza di porti protetti e di porti naturali sanciscono un’assenza di tradizione
marittima dei popoli africani.
A metà 1400, però, arrivano gli Europei → importanti novità:
● Mobilitazione di decine di migliaia di intermediari africani per il funzionamento della tratta ma, più in generale, dei
rapporti commerciali
● La formazione di molti africani per condurre imbarcazioni a vela, trasformando i villaggi delle 7 aree in porti atlantici
Il ricco commercio con gli europei coinvolge non solo gli schiavi, ma anche molti altri prodotti: tra il 1680 e il 1780 si
calcola che il valore del commercio africano-atlantico sia praticamente sestuplicato.
Tra Cinquecento e Seicente, contrariamente all’America, l’arrivo degli europei, almeno in questa fase, non significa un
processo di colonizzazione (ad eccezione dell’Angola, dove si insediano i portoghesi): la maggior parte degli europei è troppo
vulnerabile alle malattie africane, e di conseguenza non si insedia lì permanentemente.
L’interesse degli Europei per la costa occidentale africana è relativo alle merci, ai prodotti africani (oro, avorio, pepe, cera
d’api), agli schiavi. In cambio gli europei danno loro tessuti, rame, oggetti di metallo → gli africani non sono solo sfruttati, ma
partecipano attivamente al commercio con gli europei: esisteva un vero e proprio rapporto commerciale.
Per i primi 250 anni di relazioni commerciali afro europee, è l’oro che costituisce la base principale dello scambio. Solo
all’inizio del Settecento che il valore complessivo degli schiavi supera quello dell’oro e degli altri prodotti.
● La tratta atlantica degli schiavi aumenta la propria importanza alla fine del XVI secolo (1500)
○ Nel corso del 1600 la tratta atlantica triplica il proprio volume
○ Nel corso del 1700 raddoppierà letteralmente
○ Il culmine del commercio degli schiavi va collocato alla fine del 1700, e precisamente, a partire dai 1780s
[coincide con l’inizio dell’Età delle Rivoluzioni]:
■ Gli schiavi diventano ca. il 90% delle esportazioni africane.
Gli africani convivono ed accettano la schiavitù, che è ampiamente praticata in tutto il continente
● La maggioranza degli schiavi è il risultato delle guerre: i vincitori ne mantengono alcuni, ma ne mettono altri sul
mercato poiché un numero troppo grande di prigionieri può costituire un pericolo
● La schiavitù è anche il risultato dell’applicazione di regole del diritto consuetudinario: ci sono infrazioni che
vengono sanzionati con la schiavitù e con la deportazione
Non troviamo questa tipologia di dinamica solo in Africa, ma anche in Europa ed in America del tempo.
● La forma era quella della servitù limitata nel tempo → non di rado le sanzioni venivano spese in questo modo
○ Molti africani giungono oltreoceano come servi temporanei dei bianchi
Il mercato degli schiavi, quindi, era attivo prima dell’arrivo degli europei in Africa, ed esistevano già numerose tratte
● Trans-Sahariana
● Orientale (attraverso l’Oceano Indiano)
La crescente domanda americana di forza lavoro riorienta la tratta verso l’Atlantico.
La presenza di servitù nera nelle società europee è già testimoniata nell'iconografia, vedi: quadri del 1600/1700 con nobili
donne ed uomini con, a fianco, lo schiavo nero.
William Hogarth
● Principale pittore e incisore inglese del 1700
● Dedica diverse opere alla vita di Londra nel 1700, vedi: Four times of the Day (1738), dove si vede uno schiavo nero
che fa la corte a una giovinetta inglese
Del resto, fin dal 1518 Carlo d’Asburgo (che non era ancora diventato imperatore come Carlo V) aveva concesso una
licenza di otto anni a uno dei membri del suo entourage, il fiammingo Laurent de Gorrevod, per l’importazione di schiavi neri
nelle Indie Occidentali.
● Questo atto apre la strada al trasporto diretto dall’Africa alle Indie, soprattutto a quelle Occidentali
Dalla fine del XVI secolo fino al 1640 il monopolio del commercio atlantico degli schiavi passa in mano al Portogallo, in virtù
della sua posizione nei confronti delle coste dell’Africa Occidentale
● Sono quindi i mercanti portoghesi che trasportano nell’America spagnola numerosissimi africani (250/300 mila)
○ Giunti sul continente, attraverso i grandi porti del tempo (Buenos Aires, Santo Domingo, L'avana…) questi
schiavi vengono raccolti e da lì un numero consistente raggiunge le capitali, che si trovano all’interno (Città
del Messico, Lima… le due capitali dei vicereami principali dell’Impero Spagnolo all’altezza del 1600… poi
diventeranno 4!)
In questa fase molti africani sono impiegati come domestici, altri diventano artigiani specializzati, altri ancora nella
manodopera nelle miniere insieme agli indios, nelle piantagioni delle isole caraibiche e nelle regioni costiere come artigiani.
● Il Brasile è il primo ed il più spettacolare esempio dell’enorme ricchezza che si può produrre grazie alle piantagioni di
zucchero lavorate dagli schiavi africani
○ Sviluppo di una società delle piantagioni = crescente domanda di schiavi da metà 1600
■ La crescita della domanda di schiavi e lo sviluppo delle piantagioni vanno di pari passo
○ L'estensione progressiva della canna da zucchero in vaste aree delle Americhe (Nord, ma soprattutto
Centro e Sud) genera una domanda apparentemente inesauribile di lavoro forzato
■ Nel corso del 1600 avviene un cambiamento semantico-lessicale: nei dizionari del tempo il
termine “piantagione” (plantation) cambia di significato ed inizia a significare un insediamento
d’oltremare dove si coltivano prodotti agricoli tropicali per il mercato usando la manodopera non
libera; per estensione: una proprietà dove si coltivano tali prodotti con l’impiego di schiavi neri
● Piantagione e schiavitù, dunque, vanno di pari passo anche nei vocabolari e diventano
sostanzialmente sinonimi
■ A metà 1700 il sistema delle piantagioni impiega 1,5 mln di schiavi → il 40% degli schiavi (o dei
loro discendenti) utilizzati
● La produzione di zucchero è la principale occupazione della manodopera schiavile
○ Viene soprannominato “oro bianco”, ma significativamente nella Cuba del
XIX si dice che “lo zucchero è fatto con il sangue”
■ Il connubio strettissimo tra piantagione e schiavitù determina che
questa espansione della produzione di zucchero, della sua
importazione e della sua raffinazione sia legato a una tipologia di
sfruttamento inumano qual è quella della schiavitù
Gli alti tassi di mortalità (dovuti a malnutrizione, malattie, incidenti ed abusi di ogni genere), insieme al ridotto tasso di
natalità fra gli schiavi (malnutriti e maltrattati), spiega perché il numero degli schiavi importati continui a crescere a partire
soprattutto dal 1600: i piantatori credono che sia per loro più economico sfruttare uno schiavo fino alla morte e comprare subito
un rimpiazzo, piuttosto che garantire condizioni di vita decenti e che aiutassero la natalità.
● La popolazione schiavile si riproduce dove le piantagioni sono ancora poco diffuse (in America Settentrionale,
eccetto la Louisiana…)
Nel corso del Settecento, in seguito alla diminuzione dell’arrivo dei servi a contratto (condannati alla servitù penale, bambini
rapiti, volontari alla servitù per disperazione… rappresentano un soggetto molto diffuso nel mondo di Antico Regime e poi
anche dentro il Sette Ottocento), gli schiavi africani inizieranno ad essere importanti in quantità sempre maggiori anche in
❗
America del Nord e in alcune colonie inglesi del Sud degli USA.
● Mentre tra Cinque e Seicento il grosso degli schiavi va in America Centrale o Meridionale
● Con la seconda metà del 1700 negli USA inizierà lo sfruttamento del cotone → piantagioni del cotone = bisogno
fortissimo di manodopera schiavile
● Gli schiavi sono importati anche nelle colonie inglesi, nelle regioni settentrionali dell’America del Nord:
Massachusetts, Connecticut, New York
○ In queste colonie (che poi diventeranno stati) sono impegnati soprattutto nell’artigianato e nel servizio
domestico, essendo aree prive di piantagioni
La tratta quindi raggiunge l’apice nella seconda metà del 1700 e nei primi 30 anni del 1800 (80/90.000 schiavi all’anno
vengono importati) → coincide con l’Età delle Rivoluzioni ed è all’origine della nostra Contemporaneità.
Noi abbiamo spesso rimosso che la nostra contemporaneità, accanto alle rivoluzioni, alle grandi trasformazioni economiche
e mediatiche, abbia alla propria base proprio l’ingente sfruttamento degli schiavi.
Cronologia generale
Il fenomeno della tratta degli schiavi atlantica inizia con il 1500, sviluppandosi ulteriormente nel 1600. Ma la sua fase di
massimo si concentra in un periodo relativamente breve (1760-1820). Il 60% della tratta atlantica ha luogo nel 1700, il 33% nel
1800 e soltanto il 7% complessivo tra 1500 e 1600.
Gli schiavi entrano nelle più ampie relazioni commerciali in atto fra Africa ed Europa a partire soprattutto dal Cinquecento.
● L’Alta Guinea è la regione meno integrata nella tratta, e quindi manda il minor numero di schiavi
○ Maggior frammentazione politica in questa area
○ Elevata domanda di schiavi sul territorio locale (gli schiavi vengono tenuti per sé)
○ Maggior resistenza e ribellione da parte degli schiavi di quest’area (ribellioni più frequenti)
● La regione Africana Occidentale è l’area più integrata ed è quindi la maggiore esportatrice di schiavi
Qual è il paradosso di questa storia? L’impatto della tratta nei paesi africani è sicuramente profondo, ma a lv.
socio-economico non è solo negativo
● Aumentano le guerre (per rendere schiavi i prigionieri)
● Emerge una classe imprenditoriale commerciale africana specializzata soprattutto nel commercio degli schiavi
(ma anche di altri prodotti), che diventano sempre di più un elemento centrale delle relazioni commerciali
A un certo punto, soprattutto nel 1700, la tratta degli schiavi diventa un grande business: in Africa ci sono commercianti
che portano gli schiavi dall’interno verso la costa, ma anche in America e in Europa ci sono alcuni grandi centri di vendita ed
acquisto degli schiavi, poi destinati ad andare verso le Americhe di ritorno (Bordeaux, Liverpool, Bristol).
● Anche in Europa c’è un mercato degli schiavi, anche se il grosso è nelle Americhe.
Nel corso del 1700 e del 1800 moltissimi si gettano in questa attività, comprando navi o mettendosi in relazione con
“armatori” di navi negriere
● Questione delle navi negriere
○ Navi con un tonnellaggio non eccessivo ma neanche troppo piccoli
○ devono contenere centinaia di persone (500, 600…) in spazi ridottissimi
○ Equipaggi, comandanti, proprietari delle navi, e mercanti in collegamento con loro → diventano tutti una
classe commerciale imprenditoriale specializzata in questa attività
■ C’è una sorta di filiera, di indotto di tutto questo
■ Per guidare una nave negriera ci vuole un expertise non indifferente in modo negativo: capacità
di comando, crudeltà, sottomissione, egemonizzazione delle persone
● C’è tutto un mondo che a un certo punto ruota attorno a questa tratta e a questo
fenomeno (grandi cantieri, equipaggio…) e che quindi diventa occasione anche di
ascesa sociale o, banalmente, di lavoro per decine di migliaia di persone sulle due
sponde dell’oceano
○ Capitalismo schiavile fino alle propaggini (piantagioni etc.)
Oggi noi sappiamo che lo sradicamento e trasporto degli schiavi nelle Americhe è qualcosa di terribile, ma gli africani non
venivano privati del loro patrimonio culturale nel Nuovo Mondo: la loro cultura e le loro tradizioni continuavano a svolgere un
ruolo di produzione → processi di ibridazione o di creolizzazione
● Danno vita a nuove culture (cultura afroamericana) anche e soprattutto a lv. difensivo
○ Gruppi di schiavi provenienti dalle stesse aree dell’Africa cercano, anche segretamente di mantenere i loro
linguaggi, tradizioni, culture → forme di resistenza passiva
○ Non bisogna immaginare come comunità rivoluzionarie: sono comunità dove la schiavitù ragionevolmente
non ha più luogo, ma si ricreano strutture politiche che riproducono le gerarchie e gli immaginari dell’Africa
che avevano lasciato
Gli schiavi non sempre accettano tranquillamente la loro condizione → Maroonage
● Fenomeno di ribellione e di fuga degli schiavi, che vanno in nuovi territori in cerca di libertà e di un nuovo inizio
● Facilita la produzione di elementi di cultura africana
● Nel corso del Seicento e del Settecento si susseguono le fughe e la costruzione di comunità di ex schiavi ribelli che
vivono fuori, in questi continenti ancora largamente inesplorati e disabitati → riescono in questo modo a sottrarsi alla
schiavitù
● Uno schiavo, una volta fuggito, diventa un cimarrone
○ Questa figura riempie l’iconografia e la cultura visuale del tempo
○ Solitamente erano schiavi con qualche abilità militare o guerrieri, prima di essere strappati dall’Africa
● La grande maggioranza cerca rifugio in altre comunità di fuggitivi lontane dal controllo europeo o presso nativi
americani → comunità di indigeni e di neri
○ Si tratta di enclave politiche e militari
○ Non si trattava di repubbliche ribelli o rivoluzionarie, ma di comunità prive di schiavitù e con gerarchie
rigide basate sul modello africano
■ Le più grandi comunità di Maroon si trovano a Santo Domingo, in Giamaica e in Brasile
● Tra i principali membri delle milizie militari della rivolta di Haiti, infatti, c’erano queste
comunità nascose di schiavi (vivevano fuori da Haiti ma intervenivano nei momenti di
ribellione dal 1791)
○ Talvolta queste comunità vivono status ambigui: riconosciute dagli agenti coloniali, che fanno con loro degli
accordi e quindi garantiscono loro l’autogoverno
Età delle rivoluzioni come spartiacque nella storia della schiavitù atlantica
● 1760s → la proprietà degli schiavi è comune nelle Americhe, onnipresente in Africa, ammessa in Europa; e la tratta
degli schiavi e i beni dei loro prodotti guidano l’economia atlantica
● 1820 → il sistema schiavistico inizia ad essere attaccato e ad essere messo a dura prova (vedi: vicenda di Haiti,
varie abolizioni della schiavitù o della tratta già avvenute)
○ Nelle periferie del mondo schiavista, dove l’uso degli schiavi è utile ma non indispensabile alla
sopravvivenza del sistema economico, la schiavitù è proibita
○ Quattro dei principali stati che praticavano la tratta aboliscono formalmente il traffico di schiavi
■ Gran Bretagna, 1807
■ USA, 1808
■ Francia, 1815-1817
■ Olanda, 1814
L’abolizione della tratta significa che gli schiavi che c’erano rimangono, ma non è più possibile portarne di nuovi, neanche
nelle colonie! Questo non significa che non ci fosse un commercio clandestino illegale, che continua per tutto il 1800.
Gli schiavi di Saint Domingue hanno non solo abolito la schiavitù, ma anche costituito uno stato nero indipendente →
sembrerebbe che l’Età delle Rivoluzioni abbia comportato l’inizio del processo di abolizione della tratta e della schiavitù, ma in
realtà c’è una grande crescita degli schiavi nelle Americhe tra 1750 e 1830 (ca. 4 milioni)
● Questo avviene nonostante la fine della schiavitù a Saint Domingue, l’aumento del tasso di affrancamento e
l’emancipazione degli schiavi in molte realtà (Nord USA: Pennsylvania Massachusetts, Connecticut, Rhode Island…
e via via i nuovi stati nazione che sono nati dalla distruzione dell’Impero Spagnolo)
Da un lato si è innestato il movimento abolizionista o di maggiore affrancamento degli schiavi, ma la dinamica schiavista si
è anche espansa: nei Caraibi e nel Nord America centinaia di migliaia di acri vengono usati per l’agricoltura, con l’aumento
della domanda di manodopera (schiavistica).
La tratta raggiunge addirittura un nuovo picco tra 1826 e 1830, quando 1,5 milione di schiavi vengono imbarcati. Il bilancio
è quindi molto variegato e pieno di contraddizioni.
L’aumento di domanda è conseguenza diretta dei moti economici del mondo Atlantico nell’Età delle Rivoluzioni (la
domanda crescente di caffè, tabacco, zucchero in Europa aumenta l’espansione delle piantagioni nelle Americhe).
● Paradossalmente nelle Americhe si assiste a un forte aumento della popolazione di schiavi nelle colonie, a un
incremento della tratta e un’espansione e diversificazione delle produzioni di piantagione
Durante il periodo rivoluzionario, le guerre non solo tra imperi rivali ma anche tra universi politici
● Proprietari di schiavi sono spesso più leali a chi favorisce la tratta piuttosto che al loro impero/nazione
Le autorità imperiali spesso rispondono a movimenti ribelli invitando gli schiavi a difendere l’ordine coloniale in cambio della
libertà (vedi: rivoluzione americana e guerra anglo-americana, con eserciti spesso composti da ex schiavi e schiavi, ma anche
realisti spagnoli) → ma armare gli schiavi può rivelarsi molto pericoloso:
● Arma a doppio taglio: i coloni si rifiutano di armare gli schiavi per paura di una ribellione e di una diminuzione della
produzione delle piantagioni
○ In generale la maggioranza dei proprietari terrieri si rifiuta di armare gli schiavi durante l’Età delle
Rivoluzioni
● Casi eccezionali in cui alcuni ufficiali sono abili a gestire la partecipazione degli schiavi senza innescare rivolte
sociali:
○ Caraibi → il governo inglese riesce a proteggere le piantagioni e a conquistare altre isole con l’aiuto di
schiavi comprati in Africa Occidentale e poi arruolati
● Invece, nelle zone temperate del nord America inglese e del Sud America spagnolo, i leader coloniali arruolano gli
schiavi negli eserciti ribelli anche come risposta alla scarsità di uomini
○ Offerta degli schiavi da parte dei proprietari = segno di dedizione alla causa dello stato
○ Nelle contraddizioni del tempo gli imperi coloniali offrono agli schiavi la libertà in cambio della
partecipazione alla guerra contro i repubblicani e rivoluzionari
● Buenos Aires → il governo rivoluzionario crea il reggimento dei libertos, formato da schiavi che hanno raggiunto la
libertà dopo 5 anni di servizio negli eserciti
○ L’armata di Saint Martin che parte dall’Argentina per liberare il Cile include molti soldati di origine africana o
addirittura schiavi africani
○ Lo stesso Bolivar, convinto sostenitore della schiavitù come istituzione (temeva gli uomini di colore)
capisce che l’unico modo di sconfiggere gli spagnoli è arruolare schiavi negli eserciti indipendentisti
■ Soprattutto dopo i falliti tentativi di instaurare delle repubbliche indipendenti in Venezuela, tra
1812 e 1814
■ Molti schiavi effettivamente ottengono la libertà arruolandosi
● Gli schiavi vedono nelle guerre la possibilità di fuggire, di ottenere una libertà di fatto, i maroon intervengono in
queste vicende… e durante le rivoluzioni in America molti schiavi riescono a fuggire sfruttando la situazione di
disordine e creando delle nuove comunità nei territori paludosi della Carolina del Sud, nella Florida orientale, nelle
zone interne di Venezuela e Perù
○ Il disfacimento delle istituzioni agevola le fughe e le costituzioni di nuove comunità
● Dopo le guerre spesso gli schiavi tendono a chiedere gli stessi diritti degli altri cittadini: un’integrazione nella
società politica e civile, oltre che l’affrancamento
○ Dopo la Rivoluzione Americana chiedono di essere riconosciuti come patrioti, così come fanno coloro che
hanno partecipato alle guerre d’indipendenza dell’America spagnola e gli schiavi che hanno combattuto per
la Francia rivoluzionaria contro inglesi e spagnoli a Saint-Domingue reclamano il diritto di essere
considerati cittadini della repubblica rivoluzionaria (prima della costituzione della repubblica nera di Haiti)
○ Le trasformazioni politiche ed ideologiche dell’età della rivoluzione percepite dagli schiavi, che non
vivono passivamente ma sono attori della mobilitazione
■ L’enfasi posta da molti rivoluzionari su uguaglianza e patriottismo determina la messa in
discussione delle gerarchie sociali razziali, a prescindere dal fatto che poi ci siano riconoscimenti
nelle Costituzioni
● Se si dichiarano i “diritti dell’uomo” è ovvio che poi coloro che ne restano esclusi
inizino ad immaginare di poterne avere anche se nell’immediato il risultato non si
possa ottenere
● Il fatto che ci siano trasformazioni alza il livello dell’immaginabile e del possibile
In USA e Inghilterra ci sono liberi di colore che si sentono di partecipare alle campagne per l’abolizione della schiavitù:
abbiamo casi significativi di ex schiavi che hanno ottenuto una posizione importante nella società del loro tempo come schiavi
liberati e che si sentono di partecipare alle campagne anti schiavitù:
● Ignatius Sancho
○ Fu il primo nero ad ottenere il diritto di voto in Inghilterra, in quanto uomo indipendente
○ Nato su una nave negriera, diventa scrittore e compositore di Londra
○ Dopo essersi affrancato acquista una bottega drogheria a Westminster, dove, con la moglie, accoglie gli
intellettuali e gli artisti del tempo
○ Scrive le sue memorie sotto forma di lettere → pubblicate postume nel 1782, in due volumi
■ Sono un autentico best-seller del tempo (5 edizioni)
■ Diventano uno dei grandi modelli del modo in cui si può lottare per l’abolizionismo:
raccontando la propria vita, la durezza che si è vissuto e farla arrivare ai lettori!
● Importanza della letteratura: i racconti degli ex-schiavi che si sono emancipati e
possono raccontare quanto successo loro diventano strumenti straordinari di
comunicazione e di propaganda politica a favore dell’abolizione della tratta e della
schiavitù
● Olaudah Equiano
○ Origini nigeriane
○ Nelle sue memorie racconta di essere stato rapito e di essere stato portato nei Caraibi ed in Virginia
■ Con la sorella era stato rapito dal proprio villaggio in Africa da dei negrieri… subito dopo vennero
divisi e non si incontrarono mai più (vedi: slide)
■ Narrazioni “patetiche” che provocano empatia e immedesimazione
○ Arruolatosi nella Guerra dei Sette Anni, diventa poi un uomo libero (comprando la propria libertà) ed
istituisce i Sons of Africa ( su modello dei Sons of America, rivoluzione americana), costruendo anche una
lobby parlamentare per proporre al Parlamento l’abolizione della schiavitù
○ Alla pubblicazione della sua autobiografia seguì un successo editoriale spaventoso → promoter di sé
stesso: fa dei grandi tour nei 1890s per raccontare e presentare questo testo, ormai diventato, oltre che
strumento di lotta politica, strumento di vita (tramite la vendita delle copie riesce a vivere)
❗
contesto.
L'Inoltre l’abolizione inglese del 1833 non è immediata: non basta abolire la schiavitù, ma bisogna pensare anche a
cosa diventeranno i nuovi liberi (problema pratico delle persone non abituate ad occuparsi di sé stesse)
● L’uscita dalla schiavitù è un processo graduale → fasi di transizione
○ Si cerca di favorire l’affrancamento degli schiavi domestici ed artigiani impiegati nei centri urbani
○ I nuovi liberi vengono trasformati in apprendisti legati alla piantagione dove erano stati schiavi almeno per
8 anni, senza salario ma con vitto e alloggio assicurato dal padrone
● L’intero processo dura 5 anni e coinvolge 800.000 persone
Seconda ondata della rivoluzione abolizionista: la tratta o la schiavitù in toto vengono abolite nel corso dell’Ottocento,
ma non è un percorso lineare
● 1815
○ Interdizione della tratta da parte di Napoleone di ritorno dall’Isola d’Elba (vuole ottenere l’appoggio dei
liberali e delle forze progressiste del tempo)
○ Congresso di Vienna: le potenze vincitrici della Francia Napoleonica si impegnano a vietare la tratta
negriera, anche se si tratta di un auspicio, un impegno
● 1833-1838 → Abolizione della schiavitù nelle colonie britanniche
● 1848, Francia
● 1851, Colombia
● 1853, Argentina
● 1854, Venezuela
● 1855, Perù
● 1863, colonie olandesi
● 1863-65, USA
● 1866, Spagna (un decreto interdice la tratta) → mondo cattolico ex-imperiale spagnolo
● 1888, Brasile → mondo cattolico ex-imperiale portoghese
Bibliografia:
● Ghedini si occupa delle missioni come i missionari portavano schiavi nel territorio italiano ancora nel XIX secolo
● Il libro di Salvatore Bono è un libro importante per il caso italiano: Schiavi. Una storia mediterranea (XVI-XIX secolo)
○ Ricerche d’archivio dal 1700 fino al XIX secolo
● Altre pubblicazioni a lv. europeo
○ La Germania è un caso interessante in questi ultimi anni perché ha una storia simile alla nostra: conobbe
un’unificazione tardiva e fu priva di un impero coloniale… sta iniziando degli studi sulla schiavitù negli stati
tedeschi in età moderna → Slavery Hinterland. Transatlantic slavery and Continental Europe, 1680-1850
● Un’altra parte della ricerca si è concentrata sul dibattito schiavista/antischiavista
○ Tuccillo Alessandro – Il commercio infame: antischiavismo e diritti dell’uomo nel Settecento italiano
■ Per la prima volta si concentra su un tema sempre stato proprio dei paesi con un impero
coloniale, ma non c’erano studi sul caso italiano: l’antischiavismo
● Giulia Bonazza allarga queste riflessioni anche all’Ottocento, usando, anziché
pensatori e filosofi, la stampa e le operette anche abbastanza sconosciuti
● Abolitionism and the persistence of Slavery in Italian states, 1750-1850 – Giulia Bonazza
Tema della ricerca: abolizionismo e persistenza della schiavitù negli Stati italiani preunitari
● Ricerca di casi di schiavitù da un pov di storia sociale (nelle città di Palermo, Napoli, Genova, Caserta, Roma,
Livorno…) per dimostrare la presenza e la persistenza della schiavitù in un arco cronologico più avanzato della
storiografia esistente
● Research question – comprendere se l’abolizionismo negli Stati italiani fosse solamente diretto allo schiavismo
oltreoceano, o avesse anche portato a una riflessione più locale, negli stati preunitari stessi e in Europa, e se ci
fossero connessioni tra abolizionismo italiano e transnazionale e in caso quali
● Tema della memoria e della sua patrimonializzazione nello spazio italiano → di solito questo tema viene affrontato
dai paesi che hanno avuto un periodo coloniale in età moderna-contemporanea
I tre punti che affronteremo, quindi, sono:
● Dibattito abolizionista
● Casi di schiavitù
● Memoria e patrimonializzazione in Italia
1. Il dibattito abolizionista
Per “abolizionismo” ha inteso da un lato le leggi giuridiche contro la schiavitù all’interno degli stati italiani, e dall’altro lato ha
utilizzato delle fonti per rintracciare questo dibattito dal pov teorico nel dibattito pubblico.
Alcune leggi internazionali:
● L’Ottocento è un secolo fondamentale per le abolizioni della schiavitù in tutto il mondo
○ 1807 → sotto pressione internazionale britannica viene abolita formalmente la tratta
■ Perché abolita “formalmente”? Perché, in realtà, fu molto complicato arrestare la tratta: alcuni
Paesi continuavano illegalmente, ed altri non erano d’accordo con la soppressione (vedi:
Spagna)
● C’erano quindi molti problemi dal pov diplomatico internazionale
○ 1815, Congresso di Vienna = accordo tra i vari stati europei per la soppressione della tratta degli schiavi
○ 1822, Congresso di Verona = le grandi potenze europee si riunirono per decidere dell’abolizione della tratta
● L’abolizione dimostra un panorama complesso → le più importanti abolizioni in Europa
○ Danimarca: 1792
○ Francia: 1794
■ Napoleone ristabilì la schiavitù nel 1802 e successivamente questa venne abolita definitivamente
solo nel 1848
○ Gran Bretagna: 1833
○ Prussia: 1807
○ Spagna: 1890
○ Anche il dibattito giuridico sulle abolizioni della schiavitù è complesso: nel momento di emanazione della
legge gli schiavi non venivano immediatamente liberati, ma c’erano dei lunghi processi
○ I casi italiano e tedesco sono simili e molto complessi
■ Per il caso italiano abbiamo alcune leggi ottocentesche pre-unitarie, e poi dopo l’Unità c’è
un’altra legge contro la schiavitù
■ Anche la Germania era composta da vari stati
Punti conclusivi sul dibattito sulla tratta della schiavitù e sulla schiavitù coloniale (ben presente nell’abolizionismo italiano)
● Schiavitù mediterranea presa tangenzialmente in considerazione e talvolta non condannata (a differenza della tratta
atlantica)
● Nessuno si è dedicato al fenomeno della schiavitù in Europa e specificamente nello spazio italiano
2. Casi di schiavitù
Cos’è uno schiavo? Come lo definiamo?
La parola “schiavo” è una parola polisemica. Nelle fonti si trovano due termini:
● Captivi
○ Gli studiosi della schiavitù mediterranea ritrovano nella fonte questo termine
○ Indica prigionieri che hanno la condizione di schiavo: anche se sono schiavi per un periodo di tempo
limitato, spesso hanno le stesse condizioni di vita di uno schiavo
● Schiavi
○ Come li intendiamo noi, dal pov giuridico
Per quanto riguarda la metodologia, la maggioranza degli storici si rifà alla definizione dello storico francese Michel
Fontenay, definita nell’articolo Esclaves et/ou captifs préciser les concepts
● Afferma che il captivo ha un valore in quanto prigioniero (nella schiavitù mediterranea spesso le persone venivano
rapite, e quindi la loro viene definita una schiavitù “temporanea” perché probabilmente c’era qualcuno interessato a
un riscatto: la famiglia o lo stato), mentre lo schiavo ha valore per il suo valore d’uso (principalmente come
lavoratore… ed è anche una condizione ereditaria)
C’è un grande problema per le fonti: difficilmente uno storico, in una fonte settecentesca, troverà la parola “captivo”, ma
troverà più facilmente “schiavo”. Anche i “captivi” vengono spesso definiti “schiavi” nelle fonti, oppure vengono identificati con
l’origine etnica (turco, etc.).
Ci sono, quindi, diverse definizioni: slavery, captivity, serfdom, unfree labour (ma più in generale la storiografia oggi parla di
indentured labour, coolies, debt labour)
● Coolies → lavoratori con un contratto che non concede libertà, ma anche limitazioni a livello di movimento
● Debt labour → lavoro per debito
Analizzando bene le fonti si può notare come nelle città italiane spesso i captivi non tornavano nei territori d’origine quindi si
preferisce usare il termine “schiavo”, è inoltre difficile proporre una definizione valida per queste categorie nei diversi contesti
geografici, per cui si tende a fare lavori sulla semantica del lavoro non libero, perché le fonti ci danno una stratificazione
complessa rispetto alle definizioni classiche che conosciamo noi: si guarda spesso anche alle condizioni lavorative di queste
figure.
La schiavitù mediterranea è ritenuta molto differente rispetto a quella atlantica (ed oggi sono molto in auge gli studi
sull’Oceano Indiano). Infatti la schiavitù mediterranea è sempre stata definita una schiavitù “di reciprocità”, perché spesso
poteva accadere che ci fossero schiavi provenienti dalle reggenze barbaresche (Nord Africa) nelle città europee, e poi c’erano
schiavi “cristiani” nel Nord Africa o nell’Impero Ottomano.
In realtà nelle città europee c’erano anche schiavi “atlantici”: provenienti dalle colonie o dall’Africa sub-sahariana. C’è una
compenetrazione tra le varie tratte e diversi sistemi di schiavitù coesistono in uno stesso spazio geografico
Gli schiavi presi in esame in questo contesto venivano impiegati come domestici, nella manifattura, nei lavori agricoli o
come rematori nelle galere → troviamo schiavi sia dal Nord Africa che dalle colonie atlantiche.
Roma
Il battesimo assume un’importanza ulteriore, rispetto alle altre città (Livorno, Genova), e sembra anche essere qualcosa di
più complesso:
● Molto spesso gli schiavi che lavoravano nelle galere (di stanza a Civitavecchia) erano essi stessi a chiedere di
essere battezzati
○ Se uno schiavo veniva battezzato, infatti, aveva una migliore condizione di vita
○ Chi voleva essere battezzato finiva nella Casa dei Catecumeni: un’istituzione adibita alla conversione
(soprattutto per gli ebrei) in cui finivano molti schiavi musulmani
Lo Stato Pontificio adottò delle strategie: limitazione alle conversioni per i captivi impiegati come rematori nelle galere
● Questo perché a fine 1700 ed inizio 1800 diventava più difficile trovare questo tipo di manodopera
○ Se questi schiavi si convertivano, poi non tornavano più a lavorare come rematori, ma gli venivano
assegnati lavori di maggiore responsabilità (soldati a Castel Sant’Angelo, ad esempio)
Il cambiamento del nome originario era un primo passo verso la libertà giuridica, anche se non ci sono prove che, dopo
il battesimo, lo schiavo fosse giuridicamente libero, ma era un primo passo: spesso dopo il battesimo iniziavano a lavorare e ad
avere una forma di retribuzione → così facendo, quindi, potevano auto-riscattarsi.
Alcuni meccanismi della Pia Casa dei Catecumeni sono interessanti da studiare:
● Educazione alla religione cattolica (1 anno di preparazione) = tentativo di assimilazione
○ Lo schiavo educato al catechismo veniva mantenuto, durante questo anno di preparazione, senza
accumulare debito e senza dover fare lavori forzati eccetto studiare
■ Per la sussistenza la Casa forniva 3 pagnotte di pane, il vestiario e 13 lire
■ Anche nella Pia Casa, però, le condizioni non erano ottimali: ci sono petizioni di schiavi che
vogliono vestiti più pesanti e si lamentano del freddo, etc.
Nelle fonti religiose è anche interessante notare come venivano descritti gli schiavi.
Fonti del Liber Baptizatorum (1759-1806), ASVR
● Il colore nero aveva una connotazione speciale
○ Anche da qua capiamo che non tutti gli schiavi venivano dal Nord Africa
■ Vedi: Francesca Cotur (Nigeria “Regione Nigrorum”)
○ L’aggettivo è importante perché altrimenti venivano connotati solo come “turchi” o per la loro origine etnica
(vedi: levantini ≠ mori)
■ Nelle fonti di Stato, a differenza di quelle religiose, difficilmente si trovavano riferimenti al colore
Anche sul valore di scambio sembra che gli schiavi “neri” (che provengono dalle colonie atlantiche o dall’Africa
sub-sahariana) avessero un valore di scambio inferiore rispetto agli altri schiavi levantini (spesso non sono quindi merce
scambiabile)
● Probabilmente la questione non era legata a fattori razziali, ma economici: lo schiavo levantino aveva una famiglia
che teneva al suo riscatto, probabilmente, a differenza dello schiavo atlantico
○ Ci sono degli specialisti di storia militare e marittima che sostengono che gli schiavi di colore morissero
spesso per freddo o malattia nelle galere più facilmente rispetto agli schiavi levantini
● Copia della lettera scritta dal padre amministratore dell’Ospedale di Algeri al Priore della Redenzione di Livorno
○ Trattativa tra Livorno e il regno di Algeri
■ «[...] istruzione di quell’illustrissimo Governo per trattare il baratto di alcuni Schiavi toscani
descritti nell’accusa nota con li Turchi che si ritrovano in codesto Bagno. Mi sarebbe di
consolazione il poterlo effettuare, ma [...] i mori non li considerano, anzi li riguardano con
disprezzo [...]»
○ Esempio di come gli schiavi mori non venissero considerati nelle trattative di scambio
● ASP, Redenzione dei Cattivi, vol. 315, f. 509 → non è possibile effettuare lo scambio
○ «Una tale distinzione tra Tunisini Mori e Tunisini Levantini giunge nuova giacché non mai si è fatta in
quattro diversi cambi di Siciliani con Tunisini come ne avvisò il detto Console Oglander. Ma frattanto
restando esclusa la Deputazione di un tal cambio.»
● Per gli scambi si seguiva, nel 1808, questa regola:
○ 2 schiavi turchi per 1 cristiano
○ 5 schiavi “neri” per 2 cristiani
● In questi casi si parla di schiavi di Stato, non di privati!
3. Memoria e patrimonializzazione
La storia dell’arte è una fonte importante per la storia della servitù domestica semi-schiavile negli Stati Italiani. A volte, per
una ricerca d’archivio esaustiva, bisognerebbe partire da questi dipinti e poi entrare negli Archivi di Famiglia (cosa non facile).
● Ritratto del conte Giuseppe Lechi con attendente - Giambattista Gigola (1081)
○ L’attendente del conte di Bergamo era un ragazzino moro
Il tema della memoria e patrimonializzazione è molto complesso ed oggi è molto in voga in paesi come Francia, Gran
Bretagna, Olanda, che hanno una storia legata a riparazioni con le ex colonie.
Per quanto riguarda lo spazio italiano, il fatto che noi non abbiamo avuto un impero coloniale in età moderna, ma lo
abbiamo avuto solo alla fine del XIX secolo e fino alla caduta del fascismo, fa sì che sia difficile pensare che ci fossero schiavi
atlantici nelle nostre città. In generale solo oggi la storiografia ragiona in termini di imperi formali e informali: è vero che l’Italia
non ha avuto un impero coloniale in età moderna, ma molti armatori e molte lobby commerciali economiche in aiuto ad altri
imperi europei erano italiane: c’è, quindi, un coinvolgimento nel traffico degli schiavi (che arrivavano nelle città italiane).
Sembra che invece questo tipo di memoria sia assente nonostante ci siano molte tracce non solo nella storia dell’arte,
ma anche nei nomi di vie (vedi: Bagno degli schiavi, Livorno) ed altre dimostrazioni artistiche.
● Il tema del cultural heritage necessita di molti studi nel nostro Paese: la schiavitù ha riguardato anche l’Italia
Conclusione
Nonostante l’abolizionismo giuridico ed intellettuale rivolto verso l’esterno, all’interno degli Stati Italiani preunitari forme di
schiavitù permasero nelle città italiane prese in esame fino alla metà del XIX secolo:
● 1845, ultimo caso a Napoli
● 1865, altro caso di schiavi legali a Venezia
La crisi del sistema dei grandi partiti, l’elezione di Lincoln e la guerra civile americana (1861-1865)
La questione della schiavitù non è una questione dirimente dei nascenti USA in quanto tale: la questione dirimente è
l’estensione e legittimità o meno della schiavitù nei nuovi stati che entrano via a via a far parte della Federazione.
Nel corso della guerra civile le posizioni si radicalizzano, e lo stesso Lincoln si sposta verso una posizione abolizionista
tout-court, con i due proclami di emancipazione del settembre 1862 e del gennaio 1863 (atti esecutivi presidenziali).
Il grande dibattito che attraversa tutta la storia americana ottocentesca, fino alla guerra civile, è: è possibile ammettere
nuovi stati schiavisti nella Federazione?
Nel 1776 erano 13 gli Stati che avevano ottenuto l’indipendenza attraverso la rivoluzione; coprivano la fascia costiera
compresa tra Oceano Atlantico e Monti Appalachi.
Nel 1861, alla vigilia della guerra civile, gli stati sono ormai 34: c’è stata un’espansione verso Ovest, e quasi tutta l’ex
America spagnola è passata alla nuova federazione attraverso una serie di nuove guerre. Uno degli ultimi stati a entrare è la
California, nel 1850.
All’altezza del 1856, gli USA si dividono in:
● Free States → stati che avevano già abolito la schiavitù
● Stati dove la schiavitù è ancora presente
● C’erano territori in corso di colonizzazione non ancora diventati stati a tutti gli effetti
Ormai tutto il continente è colonizzato o comunque in fase di colonizzazione. A fine Ottocento gli stati saranno 45, mentre
oggi sono 52!
La formazione e l’espansione degli USA è regolata da una legge del 1787, parallela alla Costituzione Americana:
l’Ordinanza del Nord-Ovest
● Raggiunto un certo numero di abitanti un territorio doveva darsi una Costituzione
● Poi poteva fare istanza di ammissione all’Unione, su un piede di parità con gli altri stati originari
● Le conquiste di queste regioni sono gestite dal Governo centrale federale, che esercita un’autorità indiscussa su
questo aspetto
Accanto all’espansione verso Ovest ci furono anche delle guerre:
● Guerre Indiane
○ Accompagnano la marcia dei bianchi verso Ovest
● Guerra contro il Messico (1835-1848)
○ Consentirà di inglobare la California e il Texas alla fine dei 1840s
Com’era feroce la guerra civile, sono incredibilmente feroci anche le guerre indiane, dato che la posta in gioco era il
possesso e lo sfruttamento del territorio → i nativi attuano una guerra di resistenza, anche se persa in partenza.
● Le vicende vengono inizialmente esaltate dal pov dei
bianchi nei film western, ma da Balla coi Lupi (o L’uomo
chiamato cavallo) in avanti il punto di vista dei nativi
viene rivalutato e considerato
● Gli episodi più importanti coinvolgono
○ Zona dei Grandi Laghi (luogo di scontro
soprattutto tra 1811 e 1813)
○ Nel Sud con i Cherokee ed i Creek
(1830s-1840s)
○ Nel Sud-Ovest contro gli Apache
○ Nelle pianure centrali contro i Cheyenne e
Sioux (1870s-1890s)
L’avanzata della schiavitù nel Sud-Ovest (mentre nel Nord è ormai abolita) pone un quesito che attraversa tutto l'Ottocento
americano: chi avrebbe colonizzato il resto dell’Ovest? Il Sud schiavista o il Nord libero?
Un punto fondamentale di tutta questa storia e da cui poi inizia la precipitazione verso la Guerra Civile è il
Kansas-Nebraska Act, redatta da un senatore democratico dell’Illinois (Steven Douglas):
● Questa legge viene approvata dal Congresso (a maggioranza schiavista) nel 1854
○ Pochi anni dopo l’ingresso della California (stato abolizionista, aveva squilibrato il rapporto tra stati liberi e
schiavisti, 16 a 15)
● Abroga il Compromesso del Missouri (1820)
○ Vietava di introdurre la schiavitù nei territori a nord della latitudine 36° 30’(in sostanza il confine del
Missouri) e stabiliva che fossero gli abitanti a decidere in autonomia se consentirla o meno
■ A Nord del Missouri non doveva esserci schiavitù
■ A Sud del Missouri, invece, dovevano decidere gli abitanti dei vari stati
○ Aveva previsto che nel 1820 il Missouri schiavista entrasse nell’Unione nel momento in cui il Maine si
staccava dal Massachusetts e, come stato libero, manteneva così la parità e l’equilibrio
● Era una legge caldeggiata dai rappresentanti degli Stati del Sud mentre era osteggiata dagli Stati del Nord
● Prevale l’ipotesi di delegare agli abitanti di questi due territori (Kansas e Nebraska), che devono entrare nell’Unione,
la decisione sul mantenimento della schiavitù o la sua abolizione
○ Kansas e Nebraska, se si fosse applicato il compromesso del Missouri, sarebbero dovuti essere stati liberi
○ Il territorio del Kansas diventa lo scenario di una guerra di guerriglie tra coloni schiavisti e antischiavisti
(1855-1856)
Tra le conseguenze del Kansas-Nebraska Act c’è la fine del sistema dei partiti politici, strutturatosi dai 1830s in poi.
Facciamo un passo indietro, per capire meglio → all’indomani della Rivoluzione si erano formati:
● Federalisti di Alexander Hamilton (partito di Washington)
○ Vogliono un governo centrale più forte, uno stato federale che riconosca l’autonomia degli stati ma che
carichi sulla figura del presidente e della corte suprema il maggior potere
● Democratici–Repubblicani di Thomas Jefferson
○ vogliono maggiore potere, autonomia e riconoscimento degli Stati che compongono l’Unione
Il dibattito tra federalisti e democratici-repubblicani si era già sviluppato durante la redazione della Costituzione del 1787
(poi ratificata nel 1789).
I federalisti avevano perso forza già all’inizio dell’Ottocento, dopo la morte di Washington, ed il partito di Jefferson
(democratici-repubblicani) diventa la forza dominante per un lungo periodo
● Nel 1829, tuttavia, il partito di Jefferson si divide in
○ Partito Democratico – Sud
■ Era nato come un movimento politico in supporto della candidatura del presidente Andrew
Jackson (generale ed eroe della guerra anglo-americana del 1812), che si opponeva al
democratico-repubblicano John Quincy Adams
○ Partito Whig – Nord
■ Terminologia del linguaggio politico britannico sette-ottocentesco: nel 1800 si oppone ai Tories
ed ecco che nasce il partito liberale inglese nel corso dell’Ottocento
○ I due partiti cominciano ad avere una connotazione territoriale
L’Ottocento per gli Stati Uniti è il secolo dei partiti strutturati, organizzati, mentre in Europa il secolo dei partiti è il
Novecento. È una dinamica completamente contraria: nel Novecento i partiti americani tendono a indebolirsi e si introduce
l’istituto delle primarie per stabilire i candidati sia a lv. di stato che a lv. federale (cosa che avverrà in Europa alla fine del XX
secolo ed inizio XXI).
Nei 1850s si formano nuovi partiti sulla base delle contrapposizioni riguardo alla questione della schiavitù
● 1848 – fondazione del Free Soil Party
○ Fondato da dissidenti whig e democratici
○ Si battono perché i territori occidentali restino suolo libero, ovvero sottratto alla schiavitù
■ Non è tanto l’idea di abolire la schiavitù: non sono partiti abolizionisti, ma sono partiti che non
vogliono che nelle nuove terre ci sia la schiavitù, vogliono che la schiavitù resti confinata negli
stati del Sud
○ Nelle elezioni del 1848 ottengono il 10% dei voti presentando come candidato presidente il vecchio ex
presidente democratico Martin Van Buren (1782-1862)
● American Party (ex Know Nothing Party)
○ Formazione chiaramente xenofoba che guadagna consenso grazie alla propaganda contro immigrati e
cattolici → un elemento dell’identità americana è l’essere protestanti
○ Nei 1850s elegge 7 governatori e una 50ina di deputati al Congresso
■ Per avere successo sia al Nord che al Sud inizialmente non prende posizione sulla schiavitù
● In un primo momento questo gli giova
● In un secondo momento, però, lo porta alla dissoluzione: verrà abbandonato
progressivamente sia dagli schiavisti che dagli antischiavisti
○ È un partito che nasce con alcuni aspetti segreti, quindi i suoi militanti, se interrogati “Cosa vuole il tuo
partito?” dovevano rispondere “I know nothing”
Questo tuttavia è solo un assestamento momentaneo: i nuovi partiti cercano di inserirsi nel vecchio sistema, ma il
Kansas-Nebraska Act determina un durissimo colpo al sistema che si era venuto definendo nel 1830, ben più dei nuovi partiti
che si formano:
● Il voto di questa legge al Congresso (1854) avviene non tanto per criteri di appartenenza politica e partitica, ma di
appartenenza territoriale
● I Whig ne vengono travolti
○ L’ala sudista appoggia la legge
○ L’ala nordista si oppone e lascia il partito (che dal 1855 non esisterà più)
● I Democratici, invece, ne risentono meno: il partito mantiene una precaria unità (nonostante gli abbandoni da parte
degli esponenti del nord) e per un decennio mantiene il controllo del Congresso
❓Il Free Soil Party dopo è diventato l’American Party o sono due partiti diversi?
Il Free Soil Party poi entra nel nuovo partito repubblicano perché progressivamente si radicalizzano e diventano fortemente
avversi alla schiavitù (se non direttamente abolizionisti). Invece parte dell’American Party rifluirà poi nel partito democratico che
a partire dai 1850s si connota sempre più in chiave filo-schiavista.
● Le terminologie di “democratici” e “repubblicani” ottocentesche sono molto diverse da quelle novecentesche che
intendiamo noi: nel Novecento il partito democratico è con Kennedy e Johnson e porta a compimento, per certi versi,
la fine della segregazione razziale, anche se si scontra spesso con elementi del partito nel Sud (mentre
nell’Ottocento è il partito repubblicano che si colloca nell’ambito della contrarietà a sviluppare la schiavitù nei nuovi
stati fino a diventare abolizionista nel corso della guerra civile con Lincoln); oggi il partito repubblicano, con Trump
negli ultimi anni, è stato oggetto di un'ulteriore trasformazione in un partito populista e conservatore che non ha
niente a che fare con le sue origini (difatti parte dell’establishment più classico, vedi Bush e John McCain,
appoggiano Biden nelle elezioni del 2020 → Lincoln Project, movimento politico culturale che contrasta la dirigenza
trumpiana del partito volendo tornare alle origini lincolniane del partito)
Sia nell’Ottocento che nel Novecento il sistema politico americano tende a mantenere una strutturazione prevalentemente
bipartitica, ma con grosse trasformazioni degli stessi partiti al loro interno
● Queste trasformazioni sono sempre su questioni dirimenti (vedi: schiavitù, abolizionismo)
● La ristrutturazione dei sistemi politici non avviene per questioni ideologico-identitarie (come invece nell’Europa del
Novecento, vedi: scissioni dei partiti socialisti e comunisti) ma per grandi questioni politiche molto concrete, che poi
diventano anche ideali
○ Altra differenza tra cultura politica statunitense ed europea
Gli ex whig e gli ex democratici settentrionali che non si erano ancora uniti ai Free Soiler, si uniscono a loro e agli
abolizionisti veri e propri:
● Con i 1830s inizia un movimento abolizionista che vede neri e bianchi insieme (come in Inghilterra ed in Francia nei
1780s), mentre fino a quel momento era composto da ex schiavi liberati ed affrancati
Nasce un nuovo partito → Partito Repubblicano (1854-1856)
● Avversa la schiavitù o anche solo la sua estensione ai nuovi territori
● I nuovi repubblicani si affermano rapidamente perché dal pov comunicativo sono molto capaci
○ Il loro nome richiama sia i Repubblicani Democratici di Jefferson sia i Repubblicani Whig del 1830s
○ Adottano lo slogan dei Free Soiler «Suolo libero, lavoro libero, uomini liberi»
■ Anche dal pov economico c’è un elemento importante: l’idea che una società possa avanzare e
progredire solo se è fatta di uomini liberi
● Libertà di suolo e di uomini
● Visione della società molto diversa: non ci può essere sviluppo economico in una
società di schiavi
○ Mobilitano il loro elettorato settentrionale
■ Scandalo del Kansas insanguinato
■ Affare Brooks-Sumner
● Un rappresentante del Sud bastona, al Congresso, un senatore abolizionista
■ Sentenza Dred Scott della Corte Suprema (1857)
Questa sentenza Dred Scott è così radicale in senso anti abolizionista e schiavista, nel senso di rendere legge il pensiero
degli stati del Sud, che incorpora il suo fallimento:
● Il numero degli abolizionisti aumenta
● Nuove leggi sulla libertà personale sono passate negli stati del Nord
● Le operazioni della underground railroad aumentano e diventano più
efficienti
○ Rete informale di itinerari segreti e luoghi sicuri usati dagli schiavi
per fuggire negli Stati liberi o in Canada (che ancora
apparteneva, in quel momento, al Regno Unito = schiavitù
abolita nel 1833)
○ Appoggia le fughe degli schiavi ed è in atto e in funzione sin dai
1810s, ma si rafforza e diventa sempre più efficace a metà dei
1850s sull’onda del Fugitive Slave Act e della sentenza Dred
Scott
○ Una delle maggiori protagoniste sarà Harriet Tubman
■ Ex schiava del Maryland, fuggita e divenuta attivista
della società antischiavista americana fondata nel
1833 da William Lloyd Garrison, bianco giornalista
radicale fondatore e direttore del «The Liberator»,
giornale di New York
❗
Haiti tra il 1889 e il 1891
Il nuovo cinema americano e le serie tv americane sono molto attente a questa
vicenda dello schiavismo, vedi: 12 Anni schiavo (2013), Harriet (2019)...
La vicenda della sentenza Dred Scott irrompe nella politica americana, e interessa immediatamente la figura in ascesa
❗
dentro il Partito Repubblicano: Abraham Lincoln
● È significativo che, in tutto il mondo, il suo nome sia stato trasformato in tutte le lingue(tipico dell’Ottocento)
○ Diventa un’icona e una celebrità politica assolutamente globale, la più conosciuta dell’Ottocento assieme a
Napoleone e Garibaldi (soprattutto a seguito del tragico esito della sua vita per un attentato)
● Piccola borghesia dell'Illinois, figlio di un droghiere; diventerà avvocato, con un certo successo, a Chicago e poi
deputato per l’Illinois alla camera dei Rappresentanti al Congresso tra 1847 e 1849
○ Rappresentante del mondo del Nord che si fa da sé
● All’indomani della sentenza Dred Scott si candida al Senato degli USA (di nuovo per l’Illinois) contro Steven
Douglas, deputato democratico artefice del Kansas-Nebraska Act
○ La campagna elettorale diventa una delle prime straordinarie vetrine politiche per Lincoln
■ Il porre freno o meno all’avanzata della schiavitù diventa il cuore della campagna
Allora i senatori non erano eletti direttamente, ma erano eletti dall’assemblea statale, dove bisognava ottenere la
maggioranza → queste elezioni sono collegate a quelle dei rappresentanti statali.
Uno degli elementi fondamentali di questa campagna elettorale è che a un certo punto Lincoln sfida Douglas a dei
confronti oratori:
● Questa era già una pratica abbastanza diffusa nella cultura politica britannica e anglo-americana, che è rimasta
anche oggi con i dibattiti tra i candidati presidenti
● Diventavano dei grandissimi spettacoli con un sistema abbastanza definito: il senatore uscente Douglas parlava per
primo, poi parlava Lincoln e Douglas aveva diritto di replica → i dibattiti potevano anche durare 2 ore ed erano
spesso scontri piuttosto violenti ma più legati alle argomentazioni (rispetto agli insulti dei recenti dibattiti presidenziali)
● Decidono di fare nove confronti: uno in ciascun distretto in cui è diviso lo Stato dell’Illinois
○ Da agosto a ottobre 1858, ogni 10/15 gg, si tenevano in vari centri (sia maggiori che minori)
● Questo scontro (che Lincoln perderà di poco) è significativo
○ Per il sistema elettorale americano in questo caso il voto popolare vota Lincoln, ma poiché si vota per
distretti è Douglas a vincere in assemblea (46-41)
○ Resta comunque un trampolino di lancio per Lincoln verso la candidatura (1860)
In questa occasione Lincoln scivola verso argomentazioni molto più forti rispetto agli schiavisti: mentre Douglas porta
avanti un discorso molto netto (per cui per lui i neri, di fatto, sono delle cose, delle proprietà, e quindi lui non si sente
minimamente loro pari), Lincoln nei primi discorsi tende a dire che anche lui non è per i diritti politici e l’uguaglianza politica e
sociale, ma è per l’uguaglianza civile
● Ritiene che i diritti civili sanciti dalla Dichiarazione d’Indipendenza e dalla Costituzione debbano essere applicati
anche ai neri
● Vedi: “Io non sposerei mai una donna nera, ma i suoi diritti devono essere riconosciuti, come per tutti gli altri”
Progressivamente Lincoln arriva a un ragionamento molto più duro:
● La schiavitù è il male assoluto, è una forma di t irannia esercitata da una maggioranza verso una minoranza di
persone
○ Si richiama alla tirannia esercitata da Re Giorgio III contro le colonie americane nei 1770s
Nel suo discorso ci sono elementi etico politici:
● Discorso della casa divisa
○ Lincoln prospettava due possibilità
○ Gli USA erano una casa divisa tra Stati liberi e Stati schiavisti, ma così non si poteva andare avanti: o si
va verso una prevalenza netta degli schiavisti (che si impongono sugli altri stati liberi), o sono gli Stati liberi
che progressivamente si devono imporre sugli altri stati schiavisti
○ C’è una forte radicalizzazione del suo pensiero e quindi del pensiero del partito repubblicano del tempo
Nel 1860 il Partito Repubblicano proclamerà Lincoln il proprio candidato alla presidenza.
● Grande campagna mediatica → è uno dei primi ad avere accanto a sé uno staff che si occupa della sua immagine
tramite fotografie, cartoline, pamphlet, spille…
○ Viene presentato come un self-made man, sostenitore del lavoro libero e portavoce del grande Ovest che
si fa da sé e cerca di fare avanzare gli USA verso Ovest, come terra libera
○ The Making of a Candidate (Matthew Brady)
■ Fotografia Card du visite → tipologia di fotografia particolare, nata a metà dei 1850s: sono delle
piccole fototessere
● Grazie ai miglioramenti tecnologici, la macchina fotografica era in grado di fare
contemporaneamente un certo numero di piccole immagini (dimensioni di una carta da
visita) che avevano da una parte l’immagina e dall’altra potevano avere degli scritti
● Queste fotografie diventano uno straordinario strumento di diffusione dell’immagine del
candidato
Inizia lo strumento della diffusione delle biografie, che chiaramente sono agiografie che accompagnano la campagna
elettorale. Iniziano ad essere diffuse immagini di Lincoln con la barba → questa è una scelta strategica: è un uomo maturo,
capace di essere un buon presidente (queste immagini iniziano nel corso della campagna e diventano definitive dopo le
elezioni).
L’elezione avviene in modo un po’ fortuito: si era spaccato il partito Whig ed aveva più o meno retto il Partito Democratico.
Il partito democratico però si spacca nel 1860
● L’ala nordista candida il vecchio avversario di Lincoln, Douglas, che nel frattempo a cercato di moderare le sue
posizioni filo schiaviste, che nel 1858 erano state brutali
● L’ala sudista nomina un proprio candidato: John C. Breckinridge del Kentucky
Così finisce l’ultimo partito nazionale del territorio.
Si delinea un doppio sistema bipartitico su base regionale:
● Nord → si scontrano il repubblicano Lincoln e il democratico Douglas
● Sud → si scontrano il democratico dissidente sudista Breckinridge e John Bell (candidato di un Constitutional Union
Party, erede dei Whig moderati del sud)
Se i due candidati democratici (Douglas e Breckinridge) si fossero uniti (46%), Lincoln avrebbe perso. La spaccatura del
Partito Democratico apre la strada alla vittoria di Abraham Lincoln
● Lincoln vince con il 40%, prevalendo in tutti gli stati liberi ad eccezione del New Jersey e senza prendere voti nel
Deep South
○ Di fatto è un presidente di minoranza, nonostante la maggioranza repubblicana a Camera e Senato
Per gli stati del Sud si tratta di un totale rovesciamento della situazione: nel 1857 con la sentenza Dred Scott avevano
pensato l’egemonia sul paese, così come con il Kansas-Nebraska Act… e si ritrovano con un presidente critico della schiavitù:
non vuole che esca dagli stati del sud e pensa che sia destinata a sparire progressivamente
● Vicenda di John Brown (1859)
○ Abolizionista bianco, veterano della guerriglia in Kansas
○ Con un gruppo di compagni (tra cui 5 neri) assale ed occupa l’arsenale militare di Harper’s Ferry (Virginia)
allo scopo di porre fine alla schiavitù con le armi «per ordine di Dio onnipotente»
■ L’idea degli abolizionisti è che soltanto prendendo le armi si arriverà all’abolizione della schiavitù
(prequel della guerra civile)
■ È esaltato cristiano, ed afferma che tutto ciò gli è ordinato da Dio onnipotente
○ Verrà catturato, imprigionato, processato (difeso pubblicamente dalla Tubman) ed impiccato nel 1859
○ Mentre Douglas, Garrison e gli altri abolizionisti prenderanno le distanze da lui, volendo arrivare
all’abolizione attraverso metodi legislativi e pacifici, a Nord diventerà una sorta di martire della libertà
■ John Brown’s Body d iventa un inno degli abolizionisti anche durante la guerra civile
Con l’esito delle elezioni e il caso John Brown si materializza un dominio abolizionista agli occhi dei sudisti, che
compiono il passo estremo: la secessione (l’idea è che ormai ci sia un fossato enorme tra Nord e Sud)
Questa questione emerge già nel dibattito tra Douglas e Lincoln del 1858: ormai si è scavato un profondo fossato tra le due
americhe:
● Da un lato i repubblicani, coloro che sono nemici della schiavitù in varie forme, credono che sia in atto una sorta di
cospirazione schiavista (Kansas-Nebraska Act e la Sentenza Dred Scott ne sarebbero gli strumenti giuridici)
❗
● Dall’altro lato gli abolizionisti immaginano che ci sia in atto una cospirazione antischiavista!
● Le teorie cospirative non sono una novità novecentesca e post-novecentesca
La Guerra Civile Americana è una guerra moderna e di massa, che quindi ha effetti moderni:
● Coinvolgimento dei civili
● 600mila morti, 400mila feriti, enorme numero di mutilati
○ Il Paese all’epoca aveva 31 milioni di abitanti → un’intera generazione ne rimane segnata
● Anche la memoria della guerra è quindi segnata da una profonda divisione
○ I Nordisti ricorderanno la guerra come una Guerra di Ribellione contro un governo centrale legittimo
○ I Sudisti, invece, che non accettano l’esistenza di una nazione unitaria, la ricorderanno come una Guerra
fra gli Stati o come una Guerra d’Indipendenza del Sud
○ Gli ex schiavi liberati ricorderanno la guerra come una Guerra per l’Emancipazione, ed è in questa chiave
che parteciperanno, fuggendo in massa dal Sud
■ In questo periodo le fughe si moltiplicheranno: a un certo punto i neri verranno accolti
nell’esercito federale e potranno combattere per la fine della schiavitù
○ ❗ Conflitto semantico rivelatore
Tutto questo smentisce la storia nazionale americana priva di tragedia, diversa da quella degli altri paesi, idea veicolata
durante la Guerra Fredda nel discorso pubblico statunitense.
Questa è una seconda guerra civile, dove non ci sono più potenze straniere come durante la prima (la rivoluzione
americana di fine Settecento).
La storiografia americana ha molto dibattuto sull’evitabilità della guerra civile. Naturalmente non era inevitabile, anche
se progressivamente si definiscono due immagini inconciliabili di nazione, soprattutto dai 1850s e con i vari tentativi di
forzatura. Uno degli elementi fondamentali che spiega come si arriva alla guerra civile è la crisi dei sistemi di partiti nazionali
a metà 1850s
● La nascita e la vittoria del partito repubblicano e la divisione del partito democratico impediscono al sistema politico di
mediare le proprie tensioni come era successo nel 1820 e nel 1850 (quando era entrata la California)
○ 1820 → il Missouri entra nella Confederazione e nasce il Maine → l’equilibrio viene mantenuto
● La distruzione del sistema politico in definizione ha avuto un ruolo importante
La vittoria del Nord segna un cataclisma economico-sociale e la società del Sud è totalmente sconvolta:
● Il potere dei grandi proprietari è del tutto distrutto a lv. federale e ridimensionato anche a lv. locale e statale
● I proclami di Lincoln (1863) ed i successivi emendamenti della Costituzione (XII – 1865 = abolizione della schiavitù)
fanno ottenere agli schiavi diritti civili e politici
Il tentativo dei vincitori di estendere i principi della democrazia repubblicana nel Sud non riesce del tutto, ma si riesce in
parte a ridurre il Sud a periferia subordinata alla metropoli industriale e mercantile del Nord = dominio incontrastato della
società settentrionale
Il governo federale guidato dai repubblicani acquista autorità rispetto a quelli statali e assume un ruolo propulsivo nello
sviluppo economico, nel segno della crescita industriale e dell’espansione dell’agricoltura libera
● Lo Stato Federale (Presidente e Congresso) assume un ruolo ancora più importante e forte non solo nel sistema
politico ma anche in quello costituzionale, rispetto alle origini di questa faccenda
I ceti dirigenti del Nord rispondono in modo affermativo alla domanda che li tormenta: siamo o non siamo una nazione?
● Questa volontà e convinzione che il paese non fosse più un'unione di stati (idea portata avanti fortemente nel corso
dell’Ottocento soprattutto dagli stati del Sud) ma una compagine di stati unitaria
● A partire dalla vittoria del Nord della Guerra di Secessione non si dice più “United States are”, ma “United States is”
Dopo la fine della guerra civile e dopo la morte di Lincoln inizia il periodo della Ricostruzione (1865-1877)
● Le trasformazioni del Sud post-bellico sotto le presidenze di Johnson e del capo dell’esercito nordista che verrà poi
eletto presidente, Ulysses S. Grant
Questa trasformazione del Sud è di solito narrata come il prodotto di un’imposizione dall’alto, e in effetti per una serie di
anni siamo di fronte all’occupazione militare e a un controllo politico per ricostruire le città del Sud. Ma questa
interpretazione non coglie tutti gli aspetti del problema:
● Ignora la partecipazione attiva dei neri liberi in queste vicende: cercano, infatti, una volta affrancati, di partecipare
alle votazioni e alle assemblee
○ Si scatena un attivismo nero degli Schiavi nel Sud → si crea il Klu Klux Klan
■ Società razzista segreta, nata in risposta all’emancipazione, all’attivismo e alla liberazione degli
schiavi
○ A pochi anni dalla libertà i neri conquistano il suffragio universale maschile
■ Sono una porzione reale di potere politico: per la prima volta sono eletti nelle assemblee
legislative e nel Congresso federale, ci sono progetti di riforme agrarie per ridistribuire agli
ex-schiavi la terra… ma i progetti falliscono e rimangono privi dell’indipendenza economica
(spesso in balia dei vecchi padroni)
L’esperimento di democrazia interrazziale nel Sud dura pochi anni e dopo il 1866 viene interrotto dalla ripresa del potere
bianco a lv. locale con una ripresa del partito democratico del Sud ed il disinteresse del governo federale che rimane in mano
ai repubblicani.
A metà dei 1850s la schiavitù dei neri è considerata in modo sempre più stigmatizzante (persino il Congresso di Vienna
aveva invitato le grandi potenze a interrompere la tratta e poi la schiavitù). Paradossalmente, usare manodopera (anche lì in
forme semi schiavili) di persone che vengono da culture ancora più lontane come Cina ed Asia viene ritenuto più legittimo.
● La mobilitazione della popolazione cinese inizia ad avvenire dalla seconda metà dell’Ottocento
○ Infatti la Cina, ch’era stato uno degli enormi imperi più sviluppati economicamente fino alla fine del 1700,
nel 1800 subisce un tracollo e vede difficoltà economiche sempre maggiori → esigenza di emigrazione
○ La prima ondata cinese si rivolge verso il Pacifico (America del Nord e del Sud)
Nei confronti della schiavitù nera c’era stato un grande movimento (che abbiamo già visto) in Francia, Inghilterra, USA…
questo è sicuramente un elemento importante. C’è però una movimentazione di popolazione che comincia a muoversi dalla
Cina nella seconda metà del Settecento.
1800 – L’esperienza della Repubblica Napoletana dura poco. Questa rivoluzione viene soppressa e ritornano i Borbone =
restaurazione di Ferdinando IV di Borbone.
1806 – Tornano i francesi, questa volta imperiali, e Giuseppe Bonaparte diventa Re
I Borbone si rifugiano in Sicilia, dove nel 1812 gli inglesi e l’aristocrazia impongono una costituzione a Ferdinando IV, che
lascia il governo dell’isola come vicario al figlio Francesco fino al 1814, quando riprenderà il potere assoluto.
1808 – Giuseppe Bonaparte viene sostituito da Gioacchino Murat fino al 1815 → secondo re francese
1815 – Seconda restaurazione di Ferdinando IV, poi re delle Due Sicilie con il nome di Ferdinando I dal 1816.
❗
costituzionale parlamentare e ad aiutarlo con l’appoggio della Francia costituzionale, dove sono al potere i Borbone
Le vicende dello spazio italiano sono interconnesse con le vicende e la presenza di altre potenze europee: guerra civile,
internazionale, rivoluzione… tutti questi aspetti si intrecciano
1848-49
Concessione di una costituzione che però viene manomessa subito da parte di Ferdinando II (nipote del Ferdinando IV poi
diventato Ferdinando I nel 1816).
● Sia nel 1820 che nel 1848 parallelamente c’è la rivoluzione indipendentista in Sicilia
○ I siciliani insorgono contro Napoli per ottenere maggiore autonomia e poi, nel 1848, addirittura
un’indipendenza
● Entrambe le rivoluzioni vengono represse dalle truppe lealiste borboniche
Questa storia tanto appassionante ci porta nello stesso clima e nella stessa dinamica politico-militare delle grandi guerre di
rivoluzione e controrivoluzione degli altri scenari che abbiamo visto.
Le connessioni globali sono forti:
● Rivoluzione
○ Il Regno delle Due Sicilie è l’unico Stato italiano che partecipa a tre ondate rivoluzionarie mondiali (fine
Settecento, 1820, 1848) per poi registrare una lunga coda fino ai 1860s
○ Il peso della politica imperiale francese, austriaca e inglese è determinante nelle rivoluzioni e nelle
restaurazioni dei primi decenni del secolo
■ La flotta inglese nel Mediterraneo, porta in salvo i Borbone in Sicilia e i Savoia in Sardegna e in
quegli stessi anni si confronta con la flotta francese
● Controrivoluzione
○ Il contesto napoletano del 1799 è l’unico in cui la controrivoluzione ha successo → precedente simbolico
■ I Borbone di Napoli sono gli unici a riuscire a tenere a bada la rivoluzione sia nel continente sia
in Sicilia, rientrando in possesso del proprio regno
■ Nel 1848 Ferdinando II era stato l’unico re italiano a sconfiggere la rivoluzione da solo!
● Il Papa, una volta cacciato e fuggito da Roma nel 1848, deve chiamare i Francesi
(dell’allora principe presidente Luigi Bonaparte, poi diventato imperatore nel 1851) in
aiuto
● I Lorena in Toscana, dopo la fuga a inizio gennaio 1849, per rientrare in possesso del
Granducato devono chiedere aiuto alle truppe del Ducato d’Este ed agli Austriaci
○ Si crea una specie di precedente che poi servirà sempre ai Borbone nel corso del 1800
■ 1820 → patti con i liberali, concessione della Costituzione
■ 1848 → compromesso con i liberali, concedono la costituzione ma poi la manomettono e
ritornano all’assolutismo
■ 1860/61 → i Borbone verranno definitivamente sconfitti e mandati in esilio a Roma
● La loro idea è che come sono sempre tornati (nel 1799, nel 1815) e se la sono cavata
(1820, 1848)... questo sarà possibile anche dopo il 1860
● Infatti dall’esilio romano fomentano e foraggiano la controrivoluzione e le bande di
guerriglieri e brigantesche
Tutto l’Ottocento è attraversato da questo confronto irriducibile tra neo-assolutismo e liberalismo, tra idea di una sovranità
divina e sovranità nazionale popolare (che viene dalle rivoluzioni), tra regimi autoritari e regimi costituzionali rappresentativi
(che possono essere sia monarchico-repubblicani che monarchico-costituzionali).
Tutto questo permette di mettere in relazione la vicenda del M ezzogiorno con ciò che accade in Portogallo e in Spagna.
Il Portogallo ottocentesco (fino ai 1840) e la Spagna ottocentesca (fino ai 1870) sono attraversati dallo stesso irriducibile
scontro tra rivoluzionari e controrivoluzionari: tra i fautori di una monarchia costituzionale e quelli di una monarchia assoluta.
Spagna – Carlismo
● Dal nome del fratello di Ferdinando VII
● Alla morte di Ferdinando VII dovrebbe diventare regina la figlia: Isabella II (3 anni)
● Il regno entra quindi in mano alla reggente Maria Cristina, figlia di Francesco I delle Due Sicilie, che aveva sposato
Maria Isabella di Spagna
○ Gli intrecci tra Borbone di Spagna e Borbone di Napoli continuano per secoli
● Il fratello di Ferdinando VII, Carlo, non approva l’abrogazione della legge salica effettuata dal fratello Ferdinando VII
○ Lex Salica = una delle prime raccolte di leggi dei regni latino-germanici, fissa per iscritto norme giuridiche
preesistenti, che sino ad allora erano state tramandate per via orale
■ «Nessuna terra (salica) può essere ereditata da una donna, ma tutta la terra spetta ai figli
maschi» = prevedeva la successione monarchica solo ai maschi
○ Di conseguenza, insorge e provoca una guerra:
■ In nome del diritto dinastico maschile
■ In difesa di una Spagna assolutista cattolica e controrivoluzionaria
● Con il regno di Isabella, infatti, si andrebbe verso una costituzionalizzazione del paese
○ Nel 1834 uno dei primi atti della nuova reggenza è quello di dare di nuovo
una Costituzione
■ Si proclama re di Spagna nel 1833 con il nome di Carlo V
● Prima grande guerra carlista (1833-1839)
○ Sconfitta dei carlisti, fautori dell’assolutismo monarchico intransigente e di una stretta collaborazione con la
Chiesa cattolica, da parte dei partigiani di Maria Cristina e di Isabella II, favorevoli a una monarchia
rappresentativa e liberale (costituzioni del 1834, 1837, 1845)
● Sollevazioni carliste → 1840s
○ 1846-1849, Catalogna → nuovo pretendente Carlos VI che non riesce a sposare Isabella II (nel 1843
dichiarata maggiorenne dal Parlamento)
○ Aprile 1860 → Ortegada = pronunciamento del capo militare delle Baleari, generale Jaime Ortega, e il
successivo sbarco sulle coste della Catalogna, si conclude con la sconfitta di Ortega
● Seconda grande guerra carlista (1872-1876)
○ 1870 → Amedeo di Savoia, terzogenito di Vittorio Emanuele II, sale al trono di Spagna per volere delle
Cortes
○ 1873 → Proclamazione della repubblica nel 1873
○ 1872 → don Carlos VII (figlio di Juan Carlos, secondogenito di Carlos V) si proclama re di Spagna e
riprende la guerriglia in Catalogna, proseguendo anche dopo l’avvento di Alfonso XII, figlio di Isabella II
● La spaccatura tra rivoluzione e controrivoluzione passa attraverso la stessa famiglia reale
Portogallo – Miguelismo
Qui è l’infante Miguel che depone la regina bambina Maria (figlia del fratello di Miguel: Pedro, imperatore del Brasile
quando il padre Joao era tornato sul continente per evitare la disgregazione dell’impero).
Ora però c’è una contrapposizione interna alla famiglia: Miguel accetta semplicemente di diventare re per via
matrimoniale ma non accetta che il Portogallo sia una monarchia costituzionale, perciò porta avanti un’insurrezione che finirà
solo nel 1834.
Il miguelismo, come fenomeno interno alla famiglia reale dei Braganza, è circoscritto, ma siamo nella stessa ottica di
❗
vicende
● Ciò che distingue i Borbone di Napoli è che la divisione tra rivoluzione e controrivoluzione tra i Borbone passa in
modo più laterale all’interno della famiglia reale
○ Ci sono dei fratelli di Ferdinando II (Leopoldo di Borbone, conte di Siracusa, e Luigi di Borbone, conte
d’Aquila) che a un certo punto, verso la fine del regno, cercano di spingere il figlio di Ferdinando II ad
abdicare (?) → ma non si sono mai messi in contrapposizione netta e militare nei confronti del fratello,
fermandosi a un dissenso familiare
○ Anzi, la famiglia dei Borbone di Napoli è il campione della controrivoluzione
Perché Pisacane nel 1857, i fratelli Bandiera in Calabria nel 1844… con questi tentativi di spedizioni dall’esterno falliscono
miseramente? Perché arrivano in contesti non rivoluzionari, in cui non c’è una mobilitazione e nessuno li aspetta.
Invece in Sicilia li aspettavano e li aiutano, costituendo progressivamente questo esercito che arriva a Napoli nel settembre
con 35.000 uomini → il successo di Garibaldi è legato all’enorme sostegno siciliano in chiave anti-napoletano.
Tutta questa vicenda arriva al 1860s → per capire il 1860 ed il 1865 dobbiamo tenere presente la guerra del 1799, il
momento antirivoluzionario (con la Repubblica) ed il momento antirivoluzionario
● Fabrizio Ruffo di Bagnara (1744-1827)
○ Cardinale appartenente alla famiglia dei Ruffo di Calabria, enormi proprietari terrieri ed aristocratici
calabresi
○ Mandato da Ferdinando IV in Calabria, inizia lì a raccogliere l’esercito della Santa Fede
■ Esercito controrivoluzionario che deve arrivare a Napoli ed abbattere la Repubblica
○ In chiave controrivoluzionaria Ruffo fa, nel 1799, ciò che poi lo stesso Garibaldi farà, seppur in chiave
rivoluzionaria ed unitaria, nel 1860: sbarca, raccoglie un esercito, marcia verso Napoli
■ Si immagina che l'esercito di Ruffo fosse composto da ca. 20.000 persone che vogliono
difendere la monarchia borbonica, l’assolutismo, sono contro i francesi, i repubblicani ed il
movimento rivoluzionario in atto
○ Copertura ideologica data dall’idea della Santa Fede: bisogna ristabilire la fede cattolica che i repubblicani
laici atei miscredenti filofrancesi vogliono cancellare
■ In realtà il suo esercito è composto da personaggi di ogni genere, anche da individui con un
passato brigantesco e criminale, che si uniscono all’esercito perché il loro grande obiettivo è il
saccheggio delle città repubblicane via via conquistate
■ Ruffo dà a questo magma indistinto una bandiera, un immaginario, un’insegna e un santo
(Sant’Antonio da Padova, protettore della Santa Fede e della controrivoluzione)
● San Gennaro è invece il santo dei Rivoluzionari
○ Quando i francesi sono entrati a Napoli con Championnet, la prima cosa che
hanno fatto è andare in cattedrale a chiedere lo squagliamento del sangue
(che lo ha fatto = San Gennaro è diventato il santo rivoluzionario)
○ Questa è la stessa cosa che fa Garibaldi quando arriva a Napoli
○ Ottenere l’appoggio di San Gennaro è fondamentale
● I sanfedisti rifiutano il santo rivoluzionario, che loro chiamano “il santo giacobino”
Fin dal 1799, nelle comunità del Mezzogiorno, iniziano processi di forte politicizzazione pro/contro la rivoluzione
● In questa fase è maggioritaria la linea controrivoluzionaria
● Nella seconda metà dell’Ottocento è invece maggioritaria la linea filo rivoluzionaria di coloro che sono favorevoli al
cambiamento
Questo processo si intreccia e si sovrappone a divisioni tra famiglie e comunità, tra comuni… se si studiano le famiglie
politicizzate nel Mezzogiorno è scontato vedere cambiamenti di posizione nel giro di questi anni → questo tipo di dinamica
porta anche a forti divisioni all’interno delle famiglie, vedi: Pisacane
● Rivoluzionario mazziniano e protosocialista, socialista nazionale
● Partito da Genova nel 1857, tenta di fare insorgere il Meridione fallendo in Cilento
● Suo fratello era un generale borbonico
○ Durante l’assedio di Napoli alla Repubblica Romana nel 1848 sono sui due fronti opposti e si scrivono,
raccontandosi ciò che vedono
Queste divisioni intra familiari si ritrovano in tutta l’Età delle Rivoluzioni, vedi: Benjamin Franklin
● Uno dei grandi padri fondatori degli USA
● Suo fratello era un lealista, e morirà in esilio a Londra perché si sentiva britannico
L’epilogo del 1799 è tragicissimo: quando i sanfedisti entrano a Napoli è una carneficina
● I filo rivoluzionari e repubblicani, veri o presunti, vengono stanati casa per casa e fatti a pezzi, anche con episodi di
antropofagia e di iconoclastia sulle persone e le cose
○ La repressione è brutale e terribile → non è una novità: lo abbiamo già visto in tutto il mondo atlantico delle
rivoluzioni e controrivoluzioni, da una parte e dall’altra
Le fonti
Se pensiamo a un prigioniero politico del Risorgimento, quale nome ci viene in mente?
Napoleone va bene, esiliato a sant’Elena… invece, nello spazio italiano possiamo pensare a Beccaria (anche se più parlò
delle pene), Silvio Pellico.
Affronteremo l’argomento delle fonti della ricerca tramite Silvio Pellico - Le mie prigioni
● Scelto per la sua popolarità
● Nella sala manoscritti della Biblioteca Nazionale francese, la Bacchin ha trovato un manoscritto con le lettere ed i
manoscritti di Silvio Pellico
○ Manoscritto in scrittura gotica → cosa strana per un manoscritto dell’Ottocento (di solito sono i mss.
medievali ad essere decorati in questo modo)
○ Le iniziali maiuscole sono dipinte in carattere neo-gotico
○ Pellico parla della sua prima notte dopo la liberazione quando per la prima volta tornò a casa
(caratterizzato da sentimenti opposti)
Tipologie di fonti:
● Gli scritti degli stessi prigionieri politici del Risorgimento
○ Molti di questi detenuti durante la detenzione (spesso in modo clandestino) scrivevano un diario e
tenevano delle memorie e spesso dopo, la liberazione, le pubblicavano
● Pubblicazioni da parte di altri compagni di prigionia e in generale altre persone
○ Vedi: aggiunte del compagno di Pellico allo Spielberg: Piero Maroncelli, anche lui pubblicò un testo
sull’esperienza della prigionia
● Documenti ufficiali
○ Corrispondenza diplomatica → Lettera dell’ambasciatore francese a Vienna (febbraio 1831)
○ Relazioni sullo stato delle prigioni
○ Carte processuali
■ Spesso queste persone venivano incarcerate in modo preventivo, prima di una condanna e del
processo, ma spesso abbiamo le carte dei processi e delle sentenze di condanna/assoluzione
○ Carte di polizia
■ Il sistema repressivo degli stati della Restaurazione andava a spiare e seguire le persone che si
occupavano di politica
● Fonti visuali
○ Immagini dei detenuti politici
■ Litografia di Pellico → ritratto che si è fatto fare dopo la liberazione
● Per diffonderlo all’estero e celebrare la sua fama fu riprodotto in litografia
○ C’erano vere e proprie rappresentazioni anche delle condizioni di vita in carcere dei prigionieri
● Lettere
○ Lettere di Silvio Pellico a Maroncelli (trovate nella Biblioteca comunale di Forlì)
○ I detenuti mentre erano in carcere o dopo la liberazione scrivevano lettere, che potevano essere però
controllate e censurate dalla polizia
■ Usavano, quindi, un linguaggio in codice oppure parlavano di argomenti non politici, legati alla
salute ed alle condizioni di vita
■ I prigionieri si impegnavano anche per fare uscire illegalmente delle lettere dalla prigione,
mediante cesti della biancheria, cibo e inchiostri simpatici…
■ Questo tipo di corrispondenza illegale non passava per le mani delle guardie e dei comandanti
della prigione
○ Anche lettere di altre persone che scrivevano riguardo ai condannati politici
● Stampa
○ Articolo di pubblicità per la pubblicazione in francese del libro di Silvio Pellico
■ Gli articoli all’epoca non erano firmati ma sono comunque una fonte importante
○ Pubblicità, lettere scritte dai lettori, resoconti delle attività delle sedute parlamentari
● Statua
○ Si trova ai giardini Montanelli di Milano e venne costruita nel 1850, a seguito di una raccolta fondi per
costruire un monumento che celebrasse i martiri dello Spielberg
■ La statua venne nascosta in una casa privata di Milano fino alla liberazione del 1859, e dopo
l’Unità venne posta nei giardini
○ Rappresenta la mobilitazione attorno ai detenuti politici (in questo caso si parla di una raccolta fondi per la
realizzazione di una statua, ma c’erano anche raccolte fondi a favore degli stessi prigionieri politici)
Tutto quello di cui parleremo d’ora in avanti è stato ritrovato in fonti di questo genere.
Già durante la prigionia e prima della pubblicazione Pellico era una figura famosa, tanto che diversi intellettuali stranieri si
mobilitarono per la sua liberazione: Stendhal («Globe», articolo per la liberazione di Pellico 1824), Lord Byron (intervenne
presso il suo governo per chiedere la liberazione), Lady Sydney Morgan (Romanzo Italy dedicato a Pellico), Giovanni Berchet
(scrisse una poesia dedicandola al padre di Silvio Pellico)...
● Tutti questi interventi sono uno dei primi casi di mobilitazione di una Internazionale intellettuale contro la
repressione di uno dei suoi membri, chiedendone la liberazione
Il libro di Pellico creò un’idea di Italia e un’idea del dispotismo asburgico nella Penisola. All’epoca divenne famosissimo
sia in Italia sia all’estero. Ma la fama di Pellico non si concluse con la pubblicazione e diffusione del libro e la sua liberazione:
● Si andava in pellegrinaggio allo Spielberg e spesso ci si portava dietro delle reliquie
○ Vedi: reliquia di Maroncelli → ultimo anello della catena
■ Alcuni prigionieri erano legati con delle catene alle caviglie, per impedirgli il movimento (non
venivano tolte nemmeno la notte) → a Maroncelli dovettero amputare la gamba perchè, a causa
delle catene, questa gli andrò in cancrena
● Non era semplicemente una relegazione legata alla prigionia, ma c’erano anche delle
pene dal pov fisico abbastanza forti!
■ Torna il linguaggio religioso legato al martirio
Non c’erano solo Pellico e Maroncelli, ma anche una grandissima parte di intellettuali, attivisti, patrioti e politici di questi
anni risorgimentali trascorse parte delle loro vite nel carcere, combattendo per l’affermazione dei diritti politici e civili
(diritto di stampa, libertà di opinione e riunione, l’allargamento del suffragio, la concessione della costituzione) oppure lottavano
per l’indipendenza nazionale e l’unificazione.
I detenuti politici erano tali perché c’erano dei reati specifici nei codici della Restaurazione che riguardavano i reati politici:
● I reati contro la sicurezza, introdotti durante la Rivoluzione Francese, erano di due tipi
○ Contro la sicurezza esterna dello Stato
■ Minacciavano l’esistenza stessa dello Stato ed implicavano una collaborazione con le potenze
straniere
○ Contro la sicurezza interna dello Stato
■ Riguardavano le forme di governo e le istituzioni esistenti, mettendo in discussione l’esistenza
della forma di governo in vigore
■ Attentato, cospirazione, attività di banda armata, attività settaria, scritti e discorsi “ingiuriosi”,
promozione della guerra civile, uso illegittimo della forza armata
■ In questa definizione poteva entrare qualsiasi forma di attività politica, perché non c’era alcun
tipo di diritto civile e politico
Il sacrificio e l’imprigionamento di questi attivisti politici (che passavano gran parte della loro vita in carcere, accusati di
attentare alla forma di governo esistente) erano una prova delle ingiustizie e delle tirannie che caratterizzavano i governi della
penisola dopo la Restaurazione, ma il sacrificio di questi intellettuali era anche l’esempio della forza degli attivisti che
promuovevano delle riforme in Italia:
● Atto Vannucci, scrittore del Risorgimento, afferma in un’opera dedicata ai martiri italiani che non c’erano prigioni della
penisola che non fossero state consacrate dalla sofferenza dei patrioti italiani
○ Parlava del carcere e dell’esilio come delle ragioni del martirio dei patrioti italiani
Molte delle persone incarcerate furono costrette ad andare in esilio all’estero dopo la liberazione, oppure scappavano
all’estero proprio per sfuggire alla prigionia! Esilio e prigionia influenzarono la vita di tutti questi intellettuali e politici italiani.
❗
vari martiri (lì non fu recluso solo Orsini ma molti altri patrioti protagonisti dei tentativi di insurrezione del mantovano).
È interessante questa doppia torsione
● Sono figure che incarnano nella loro vita traiettorie e percorsi autenticamente transnazionali ma che nella
celebrazione postuma e nella memoria vengono ossificati a lv. di tradizione specifica
○ Questo avviene proprio per il modo in cui si è costruito il discorso nazionale nel corso dell’Ottocento e di
come le retoriche del martirio (collegate alla costruzione antinomica di chi ci rende martiri)
■ Il martirio ha una sua dimensione di proiezione sul nemico che non sempre ha uno scioglimento
❓
irenico ma, al contrario, può avere una componente di contributo alla costruzione del nemico
In Italia c’erano altri luoghi di reclusione simili a Spielberg o era l’unico luogo deputato per i prigionieri del Risorgimento?
In realtà i casi che ha citato la Bacchin sono diversi perché ricadono all’interno di due unità statuali diverse: l’Impero
Asburgico (i condannati che finiscono allo Spielberg sono quelli che sono stati processati nel lombardo veneto) ed il Regno
delle Due Sicilie (di cui Santo Stefano è uno dei bagni penali).
Ogni stato ha i suoi luoghi deputati all’internamento e alla prigionia dei prigionieri politici
● Vedi: Piero Ripari
○ Personaggio che aveva partecipato a diverse fasi del Risorgimento (vedi: Repubblica Romana del 1849)
○ Era un medico responsabile delle ambulanze e di un sistema di cura dei feriti mobile durante le fasi
culminanti dell’assedio
○ Caduta la Repubblica ad inizio a luglio, resta in città diverse settimane, in attesa di un passaporto per
cercare di raggiungere Mazzini a Londra → viene in realtà arrestato
○ Dopo vari passaggi ed un lungo processo (di cui non era stato informato), venne incarcerato e passò da
diverse carceri dello Stato Pontificio prima di essere liberato nel 1856
○ Dopo la liberazione dal carcere, passa in Francia e riesce a raggiungere davvero Mazzini a Londra
■ Dimensione internazionale, coinvolgimento delle opinioni pubbliche nella causa delle lotte
nazionali letta dal pov di una sensibilità umanitaria rinnovata
■ Lo stesso Ripari, una volta a Londra, cerca di sensibilizzare il pubblico britannico alla causa dei
detenuti politici nelle carceri pontificie, che descrive con toni che affiderà più tardi a un
Memoriale (1850s/60s)
● Le carceri pontificie non sono da meno nella polemica transnazionale, rispetto a quelle
del Regno delle Due Sicilie
● Ripari mostra, in maniera colorita e con intrecci gotici, mediante racconti neri, le
violenze subite da parte dei prigionieri → tutto questo si colora di una dimensione
anticlericale già presente nella letteratura sette-ottocentesca
● Libro che racconta l’esperienza di un carcere nello Stato Pontificio
In Toscana, invece, c’erano altri forti dove era stato rinchiuso Francesco Domenico Guerrazzi; sono molti i casi.
In casi fortunati un’altra delle fonti a cui è possibile attingere per guardare alla condizione carceraria dell’Ottocento, sono i
graffiti delle prigioni, vedi: Castello di San Giorgio di Mantova, Palazzo Ducale di Genova
● I graffiti si stratificano nei secoli e raccontano la politica vista dagli occhi dei prigionieri
● I ritrovamenti più noti sono quelli delle carceri dell’Inquisizione (Palermo), antichi di secoli, ma più vicini a noi ce ne
sono anche di più, anche il caso di Vicopisano, Palazzo Pretorio (Pisa)
● Sono una sorta di affresco di cultura popolare → non tutti quelli che venivano chiusi nelle carceri erano intellettuali
○ Forme di espressioni popolari che condannano la condanna subita
● Questa è un’altra delle fonti autografe complesse da utilizzare ma molto interessanti
○ Molti sono i luoghi fisici dove andare a fare queste ricerche
■ Alcuni sono assurti proprio a emblemi grazie alla forte spettacolarizzazione e informazione di cui
furono oggetti, che portarono anche ai pellegrinaggi → Spielberg
Nel corso dell’Ottocento ci fu un intreccio tra dimensione politica e dimensione commerciale → dove inizia il pellegrinaggio
e inizia il turismo?
● Sono dimensioni che si compenetrano a vicenda
● La visita al carcere sta all’interno di una linea che comprendeva già, sin dall’inizio Ottocento, i campi di battaglia
(spesso all’indomani della battaglia sono meta di visitatori, curiosi, pellegrini… ognuno ci va con una motivazione
diversa ed è compito dello storico riuscire a dipanare questi fili, senza essere vittima delle narrazioni nazionali
successive, per cui le cose diventano unidimensionali)
○ Anche all’interno dei pellegrinaggi potevano essere diverse: sul campo di Waterloo ci sono sciacalli che
raccattavano divise, bottoni, resti di armi, ossa per poi venderli in un mercato della memoria
È un’altra dimensione ancora, quella in cui il tema della sacralizzazione della politica e del martirio il sacro etc, si incontra
con delle pratiche che stanno all’interno della dimensione dei consumi culturali, del divertimento, e che pure trovano molti modi
per intrecciarsi nel corso di questo secolo nero.
● Romanticismo
○ La cultura romantica era centrale, e il Romanticismo metteva al centro l’individuo e le sue emozioni, la
sofferenza, l’introspezione dell’individuo
○ La vita in carcere poteva diventare l’emblema della vita romantica, basata sulla sofferenza fisica e le
tribolazioni spirituali, sulla ricerca di libertà, sull’esclusione dal mondo e la solitudine → al centro delle
rappresentazioni della cultura romantica c’è spesso la prigione
■ Hayez, Ritratto di Arese Lucini in carcere (1828) → indossa le catene
■ La Certosa di Parma, Stendhal
■ Conte di Montecristo, Dumas
■ Don Carlos, Verdi
Umanitarismo
In questi anni emerse una nuova cultura della sensibilità: negli anni centrali dell’Ottocento i corpi e le sofferenze dei
detenuti politici divennero un vero e proprio simbolo ed emblema politico
● Suscitavano emozioni, spingevano all'impegno politico anche all’estero
○ Questo avvenne perché la sofferenza delle persone, da fine Settecento, cominciò a suscitare empatia e a
portare all’impegno politico
Umanitarismo = sensibilità che portava le persone a pensare che il dolore provato da altri fosse per loro stessi
intollerabile. Si crearono quindi forme di assistenza ai bisognosi e si pensò che fosse necessario riformare le società per far sì
che questo dolore non esistesse più
● Evento inaugurale → terremoto di Lisbona, 1765
○ ¾ delle abitazioni venne distrutto
○ Ci fu un intervento internazionale per l’assistenza delle persone colpite dal dramma e per la ricostruzione
■ Evento cardine per il riconoscimento della sofferenza degli altri esseri umani, che potevano
anche essere parte di popoli lontani, stranieri
Un’altro elemento centrale dell’Umanitarismo in questi decenni è la campagna contro la schiavitù
● Si cominciò ad affermare che la schiavitù era un sistema disumano e barbaro proprio per le sofferenze che causava
alle persone (che potevano essere lontane, non si potevano conoscere, ma era comunque necessario difenderle!)
Attraverso le immagini e i racconti, le lettere, dei prigionieri politici, si creava una forma di empatia e di sensibilità verso le
sofferenze di questi detenuti stranieri.
Durante l’Ottocento, per diverse cause, la figura del prigioniero politico divenne così importante da affermarsi nella platea
internazionale a causa della nuova sensibilità romantica (sottolineava il ruolo dell’individuo e delle sue emozioni) e
dell’Umanitarismo (= nuova cultura della sensibilità attenta alle sofferenze degli altri):
● Ripensamento del sistema penale
● Ripensamento del crimine politico
● Situazione politica in totale e continuo fermento, soprattutto dopo la Rivoluzione Francese
Caso specifico di intervento di una potenza straniera a difesa di alcuni prigionieri politici italiani – Caso Gladstone
Questo è un caso molto interessante, in cui si percepisce bene il ruolo transnazionale dei prigionieri politici, attori che
parlavano alle opinioni pubbliche e ai politici stranieri e in cui si notano tutti gli elementi di cui abbiamo appena parlato.
Siamo nel 1850 a Napoli, dove soggiorna per alcuni mesi (a causa di ragioni legate alla salute della figlia) un politico tory
(conservatore) William Gladstone.
● Gladstone comincia ad interessarsi alla politica napoletana e va ad assistere ad alcuni processi legati alle recenti
rivoluzioni del 1848/1849
● Gladstone assiste alle udienze, legge le difese di alcuni detenuti politici napoletani e visita il carcere (la Vicaria e
Nisida) sotto falso nome → riuscì anche a parlare con il prigioniero Carlo Poerio
○ Poerio era un ex ministro del 1848 napoletano, gli racconta le condizioni di vita del carcere e gli parla delle
sue opinioni politiche, proclamando chiaramente la sua innocenza
○ Gladstone per posizione politica era a favore dei governi legittimi (e quindi anche del governo di
Ferdinando II, che teneva in carcere queste persone), ma proprio per questo rimase indignato
In Gladstone si sviluppò l’impulso di agire: si sentiva investito di una missione → per lui questo era un imperativo morale,
che lo portava ad intervenire. C’era un senso del dovere legato alla condizione umana, alla sofferenza di queste persone, ma
anche alla volontà di difendere i principi monarchici
● Gladstone, infatti, riteneva che la repressione politica attuata da Ferdinando II potesse portare allo scoppio di nuove
rivoluzioni e nuove tensioni politiche
Per Gladstone questa mobilitazione era legata anche alla connotazione specifica dei detenuti politici: si era creata
un’identificazione tra le due parti poiché i detenuti condividevano il suo stesso status sociale e la stessa visione politica.
Gladstone affermò che i detenuti in carcere a Napoli potevano essere i più noti politici britannici
● Gladstone non si interessò ai detenuti comuni, ma solo ai detenuti politici proprio per il loro essere persone con uno
status sociale e una cultura elevate
Gladstone elaborò due strategie:
● Intervento presso la diplomazia
● Intervento presso l’opinione pubblica
Tornato in Inghilterra, scrisse lungo testo in forma di lettera dedicata a Lord Aberdeen (l’allora segretario del partito
conservatore)
● Denunciava le condizioni della giustizia e delle carceri del Regno delle Due Sicilie, sfruttando una definizione che
sentì a Napoli e divenne celebre: definì le carceri napoletane come “la negazione di Dio eletta a sistema di governo”
● Tale lettera e tale frase, di grande impatto, circolò in tutte le cancellerie europee
○ In questo modo si voleva spingere, attraverso la diplomazia, Napoli ad attuare alcune riforme e a liberare
questi prigionieri politici
○ Nonostante queste lettere circolassero consistentemente, Napoli non intervenne: non voleva fare riforme
che apparissero come un’imposizione da parte di una potenza straniera (la Gran Bretagna)
Allora Gladstone seguì la seconda strategia: pubblicò dei pamphlets che furono davvero un successo.
● Un mese dopo la prima pubblicazione ne erano state fatte 8 edizioni, ed anche un’edizione economica perché anche
i più poveri della Gran Bretagna potessero leggere le condizioni dei detenuti politici napoletani
● La lettera fu citata in tutti i giornali britannici, francesi ed europei, ed arrivò persino a Napoli → la copertura era
enorme
La questione, in origine considerabile privata (= repressione di alcuni sudditi da parte del governo), divenne internazionale,
venendo alla ribalta di tutte le opinioni pubbliche straniere. Nei 1850s fu dibattuta ancora nella stampa così come nelle
cancellerie. Questo è un caso emblematico per spiegare la fama dei detenuti politici della penisola, che fecero della loro storia
un’arma per andare a lottare contro i dispotici governi della penisola.
Il conflitto per il Mezzogiorno (1860-70) e gli altri perdenti del nuovo ordine mondiale (Taiping, Moghul, Tokugawa)
La rivoluzione disciplinata di Garibaldi
Ciò che non era stato possibile nel 1848 diventa possibile nel 1860: l’esportazione della rivoluzione dalla Sicilia al
continente. Nel 1848 le stesse élite siciliane a favore del processo indipendentistico e filonazionale, erano state spaventate
dalle difficoltà del controllo della mobilitazione popolare e si erano decise ad appoggiare la controrivoluzione. Nel 1860 la
rivoluzione scoppiata in Sicilia trova un suo agente regolatore e disciplinatore in Garibaldi e nella sua Spedizione dei Mille
● La spedizione garibaldine pian piano si accresce di volontari provenienti da tutta la penisola (35/40 mila unità)
○ Un decreto, infatti, promette una quota delle terre comuni demaniali ad ogni siciliano che si arruoli con
Garibaldi
Il Garibaldi che arriva in Sicilia è ormai monarchico: come tanti altri rivoluzionari democratici dell’Ottocento, dopo il
fallimento della Rivoluzione del 1848 e delle repubbliche ad essa collegate, c’è un progressivo disincanto e distacco
dall’ideale repubblicano.
A metà dei 1850s Garibaldi si avvicinò alla Società Nazionale, associazione politica fondata da Daniele Manin, avvocato
repubblicano poi costretto all’esilio in Francia
● Dopo il 1848 Manin fu il personaggio più noto e più celebre a lv. internazionale ed europeo del nostro Risorgimento
○ Non era un combattente o un guerriero, ma un civile che aveva retto l’assedio di Venezia fino all’agosto
del 1849, quando cede agli austriaci e alla controrivoluzione
● La Società Nazionale è una società di ex democratici, ex repubblicani, ex radicali che accetta l’idea di collaborare
con il Regno di Sardegna (unico stato che dopo il 1848 mantiene una costituzione) → dovrebbe costituire un
compromesso fra gli ex democratici repubblicani e la monarchia, con l’idea di un’Italia unita sotto la monarchia
Sabauda, ma democratizzata
○ La monarchia sarebbe stata accettata in nome di una elezione di un’assemblea costituente a suffragio
universale che dia al nuovo Regno Italiano una nuova costituzione, scritta da un’assemblea
■ Diversa dallo Statuto Albertino, concesso dal monarca Carlo Alberto nel 1848 e molto moderata
■ Il liberale Cavour è il presidente del consiglio costituzionale del Regno di Sardegna, nominato dal
re con maggioranza parlamentare e voto censitario
Quando Garibaldi sbarca in Sicilia la sua idea è di fare un’Italia con Re Vittorio Emanuele
● L’obiettivo di Garibaldi è di risalire la penisola e di arrivare a Roma, dove porre fine al potere temporale del Papa,
convocare un’assemblea costituente a suffragio universale e far proclamare Vittorio Emanuele re d’Italia da questa
assemblea → questo suo obiettivo non si realizzerà
○ Garibaldi depone il Meridione nelle mani del Re, che scenderà con il suo esercito verso Sud, inglobando
nel Regno di Sardegna (futuro Regno d’Italia) anche le Marche e l’Umbria, ma la cessione da parte di
Garibaldi avverrà in Campania, non a Roma
○ Cavour, presidente del consiglio liberale del tempo, teme che, se Garibaldi abbattesse il potere temporale
del Papa (raggiungesse Roma), il Regno d’Italia rischierebbe di essere abbattuto in partenza
■ I francesi, che proteggono il papa e il suo potere temporale, probabilmente interverrebbero
○ Garibaldi accetterà di deporre tutte le sue conquiste liberatrici nelle mani di Vittorio Emanuele II non a
Roma ma fuori Napoli, rientrando poi in città con il Re nel novembre del 1860
■ Accetta quindi la monarchia sabauda così com’è e rinuncia alla sua democratizzazione e
all’assemblea costituente eletta a suffragio universale (quindi rinuncia anche all’idea di una
nuova costituzione scritta da questa assemblea)
Questa rivoluzione in atto in Sicilia, quindi, trova un elemento di disciplinamento e regolazione nell’esercito garibaldino…
questo anche perché Garibaldi è un politico molto accorto, appena sbarcato, infatti fa due mosse importanti:
● 17 Maggio 1860 – Abolisce per decreto della tassa sul macinato
○ Si dichiara “dittatore” della Sicilia (in senso antico di potere temporaneo), con l’idea di dare poi questi poteri
a Vittorio Emanuele
○ Tassa molto odiata dai ceti popolari
● 2 giugno 1860 – Decreto che promette una quota delle terre comuni demaniali a ogni siciliano che si arruoli per
combattere nelle fila garibaldine → promette, in futuro, una distribuzione delle terre
○ Il rafforzamento del suo esercito si giova molto anche di questo aspetto
Accanto a questi provvedimenti di tipo “sociale” che Garibaldi fa subito e che giovano molto alla sua popolarità, ci sono
anche dei provvedimenti che vanno direttamente a tutela dell’ordine e della legalità: sono provvedimenti che dovrebbero
evitare il dilagare della rivoluzione sociale ed il diffondersi dell’arbitrio e dell’anarchia nella Sicilia rivoluzionaria:
● Tribunali militari gestiti dall’esercito garibaldino
● Pena di morte per furto, saccheggio ed omicidio (e diverse tipologie di crimini contro l’ordine pubblico vengono rese
punibili mediante processi sommari con la pena di morte)
○ Il dilagare di questi crimini nel 1848 aveva causato il riavvicinamento dell’élite siciliana a posizioni
antirivoluzionarie
● Pene sommarie per reati di furto, saccheggio, omicidio
● Leva obbligatoria
L’esercito di volontari siciliani si accresce di popolani, l’iconografia ed i giornali illustrati del tempo danno conto di questi
volontari malmessi (in quanto popolani, rurali o artigiani, che si uniscono all’esercito), persone al limite della legalità
● Questo però non delegittima l’esercito garibaldino, in quanto caratteristica di tutto l’Ottocento: gli eventi rivoluzionari
sono occasione di riscatto per molte di queste persone = mobilitazione sociale nella sua interezza
Il Risorgimento e la Spedizione dei Mille sono anche uno straordinario spettacolo mediatico per i lettori e il pubblico dei
1860s di tutto il mondo (Europa ed America)! In questi mesi si assiste a una straordinaria pioggia di immagini, stampe,
litografie, biografie di Garibaldi. I giornali esteri coprono questi eventi tramite propri inviati (Alexandre Dumas accompagnerà
infatti la Spedizione dei Mille): fotografi, disegnatori, illustratori.
Questa vicenda ha un appeal mediatico narrativo emozionale fortissimo per il pubblico del tempo!
● Giuseppe La Masa (1819-1881)
○ The Illustrated London News, estate 1860
Come la rivoluzione ha i propri eroi (Garibaldi), così anche la controrivoluzione. Il brigantaggio viene visto come una
mobilitazione politico-militare-criminale contro il nuovo regno, ed ha le proprie celebrità:
● Regina Maria Sofia (di Baviera, poi di Borbone)
○ Sposatasi con Francesco II nel 1859
○ In presa diretta, durante la presa di Gaeta e gli ultimi avvenimenti, viene dipinta come una regina guerriera
che incita le truppe molto più di suo marito (visto come poco risoluto)
○ Grande icona della controrivoluzione borbonica
L’interesse per le celebrità politiche è così forte che non solo vengono celebrati dalla pubblicistica (che diventa
clandestina, diffusa da Roma in tutto l’ex regno), ma anche in giornali e periodici non clandestini ma filorivoluzionari e
filounitari anche all’estero:
● Le Monde Illustré → nella prima parte del 1860 il principale eroe era stato Garibaldi, ma ora si aggiunge anche la
regina Maria Sofia sulle loro copertine
○ I media hanno logiche di funzionamento che considerano non solo il pensiero politico, ma anche il fattore
economico: vendita delle copie, il pubblico: la storia della regina sconfitta, che fino all’ultimo rincuora i
soldati sugli spalti di Gaeta, attira un vasto pubblico non necessariamente filoborbonico e
controrivoluzionario
■ Questo ragionamento sta alla base della storia della comunicazione, ed è tuttora molto attuale
1862
Dopo il fallimento di Borjes di fomentare e organizzare militarmente un carlismo napoletano, la componente criminale del
brigantaggio tende a prevalere progressivamente su quella politica e sociale.
A questo punto inizia un grande dibattito nel Parlamento italiano su cosa bisogna fare per sconfiggere il brigantaggio e la
mobilitazione antirivoluzionaria. Viene costituita una Commissione Parlamentare d’inchiesta, presieduta dall’ex esule pugliese
Giuseppe Massari
● Timorosa di riconoscere alcuna legittimità politica alla guerriglia in atto nel Mezzogiorno, ne dà un’interpretazione
sociale: si dice che, sostanzialmente, ciò che è in atto nel Mezzogiorno è legato allo scontento delle province
meridionali causato dal malgoverno dei Borbone
○ L’elemento sociale sta nel fatto che ci sono ancora i cascami dell’abolizione del feudalesimo avvenuta in
epoca napoleonica: le terre feudali passate ai demani comunali non sono ancora state redistribuite come
invece era stato promesso a inizio Ottocento!
Il paradosso è che questo tipo di interpretazione “sociale” del brigantaggio, promossa da liberali di destra e di sinistra
ottocenteschi al fine di non dare legittimità politica alla mobilitazione borbonica, viene poi ripresa e sviluppata dalla storiografia
di sinistra marxista del Novecento
● Lupo e Pinto, invece, smontano questo tipo di interpretazione a favore di una guerra civile infra-meridionale
1864
L’ultimo passaggio che porta poi alla fine della guerra del brigantaggio è l’intervento di Emilio Pallavicini di Priola,
generale dei bersaglieri che adotta delle autentiche tecniche di contro-guerriglia, non tanto di scontro aperto (che molto
spesso avevano portato a dure sconfitte delle Guardie Nazionali e dell’Esercito a causa della conformazione e della
conoscenza maggiore o minore dei luoghi)
● Comincia quindi delle operazioni di persecuzione dei grandi leader briganteschi, volte alla loro cattura anche
promuovendo la delazione all’interno delle bande, promettendo protezione e la non persecuzione a chi dava
indicazioni su dove si trovassero le bande ed i leader
Nella seconda metà dei 1860s si assisterà alla sconfitta definitiva del brigantaggio.
❓ In Sicilia non si parla di brigantaggio dal pov politico, ma erano solo organizzazioni a scopo criminale, che sfruttavano le
azioni criminali per autofinanziarsi contro la popolazione… questo può essere definibile come una sorta di precursore della
mafia come la conosciamo oggi?
Bisogna tenere distinti il fenomeno mafioso dal fenomeno banditesco rurale delle società mediterranee e di antico regime,
perché sono dei processi abbastanza diversi.
Si può però dire che queste bande criminali che in Sicilia incontriamo a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, molto
spesso intrecciano rapporti con organizzazioni mafiose che però hanno origini e sviluppi strettamente legati ad alcune aree
della Sicilia (Palermo, Corleone).
Il banditismo che poi si politicizza in alcuni momenti della storia siciliana ottocentesca, così come il brigantaggio o il
brigantismo del Mezzogiorno continentale, è un fenomeno endemico delle società soprattutto rurali perché hanno dinamiche
molto differenti da questi tipi di associazioni che hanno poi rituali, organizzazioni e uno sviluppo spesso con basi urbane.
Sono vicende da tenere molto distinte, senza fare confusione!
In Sicilia questi fenomeni anche di banditismo endemico si politicizzano in chiave anche antiborbonica ed indipendentista
fino all’Unità d’Italia, ma poi questo elemento politicizzante viene meno: la Sicilia non vede un’insurrezione, non ha un Carmine
Crocco, ma fenomeni di banditismo criminale rurale sicuramente rilevanti.
❓ All’inizio della lezione, sui vari territori d’Italia da cui vengono i garibaldini… cosa si intende per “terre di lavoro”?
Di fatto si tratta della provincia di Caserta, chiamata così durante l’Ottocento, sotto i Borbone.
La “terra di lavoro” è una delle aree in cui la concentrazione della reazione antiunitaria è più forte ed in cui anche il
plebiscito di annessione si potè fare solo in alcuni comuni perché in molti altri, anche nell’ottobre del 1860, erano in mano
all’esercito borbonico.
Si tratta di una terra particolarmente controrivoluzionaria ma che esprime poi anche volontari rivoluzionari e patriottici a
favore invece dei garibaldini.
❓ Riguardo al gap tra Nord e Sud, già presente prima dell’Unificazione… non si acuisce per alcuni aspetti?
Dal pov socio-economico il gap si accentua a partire del Novecento, quando nel Nord Italia e soprattutto nell’area del
triangolo industriale (Genova, Milano, Torino) inizia il grande processo di industrializzazione italiano, in senso moderno (legato
alla seconda rivoluzione industriale, con le industrie pesanti e metallurgiche).
A questo punto, nell’Età Giolittiana (ca. primi 10 anni del Novecento) un gap economico tra Mezzogiorno e Centro-Nord
comincia a svilupparsi: il Nord si industrializza fortemente, al contrario del Mezzogiorno.
Un gap sull’alfabetismo esisteva già al momento dell’unificazione, senza che il Centro-Nord d’Italia in realtà avesse tassi di
alfabetizzazione eccelsi, perché tutta la Penisola aveva tassi di alfabetizzazione piuttosto bassi
● “Quando uno è alfabetizzato?” è poi una grande domanda: se sa leggere e scrivere, se sa scrivere il suo nome, se sa
leggere, se sa scrivere...
Ciò che è interessante notare è che nel primo quarantennio unitario, tutti questi dati (a partire da alfabetizzazione, altezza,
condizioni di vita, …) nel Mezzogiorno migliorano rispetto alla prima metà dell’Ottocento
● Il paradosso è che c’è un miglioramento, ma poi il gap si crea perché il Nord va più veloce, soprattutto con il
processo di industrializzazione nell’area ligure-lombardo-piemontese
L’altro elemento è che nel Sud, a fine Ottocento e primo Novecento, non ci sono le condizioni strutturali e materiali, dei
trasporti e delle comunicazioni per migliorare allo stesso passo del Centro-Nord
● Il Centro-Nord era avvantaggiato perché si trovava geograficamente vicino alla Germania, alla Svizzera, all’Austria…
al Nord Europa e Mitteleuropa, a sua volta il centro dello sviluppo industriale dell’Europa fin dalla fine dell’Ottocento
○ Il Mediterraneo, invece, dove si trova il Mezzogiorno, è meno dinamico → contesto geografico
● Esempio: al momento dell’unificazione l’unico stato italiano che aveva una struttura ferroviaria di un certo rilievo è il
Regno di Sardegna dei Savoia
○ C’erano dei tratti in Toscana (Firenze-Livorno, 1840s)
○ Anche tratti nel lombardo-veneto (Venezia-Milano)
○ Nel Mezzogiorno praticamente non ci sono ferrovie → tutte quelle che vengono costruite vengono fatte nei
primi quarant’anni postunitari, con un recupero pazzesco (mentre al Nord rafforzava la rete già esistente)
Quindi il Mezzogiorno migliora, ma intanto il Centro-Nord, che partiva da posizioni privilegiate, continua a migliorare a sua
volta. Dobbiamo riflettere su questo aspetto: non è tanto un’idea di depredazione del Nord a favore del Sud, ma ci sono delle
condizioni materiali di partenza anche più difficili e, nonostante il miglioramento, il Sud non riesce mai a raggiungere il Nord.
● La Questione – Salvatore Lupo (2014/15)
Bisogna inoltre tenere presente che le classi dirigenti dell’Italia postunitaria nei primi 15 anni sono largamente “nordiste”
(Cavour, Ricasoli, Minghetti, Lanza, Sella), ma dal 1876 in poi, con la cosiddetta rivoluzione parlamentare, la sinistra storica
sostituisce la destra storica al potere (dx e sx sono liberali per il tempo), moltissimi meridionali vanno al potere (Crispi, di
Rudinì) ed anche i gruppi dirigenti meridionali entrano con forza alla guida dello stato unitario.
Non si deve avere questa idea un po’ “vittimistica” del Mezzogiorno, che ha realtà difficili ma anche molte potenzialità che
però non vengono sfruttate.
Nazioni e imperi fra Europa e Asia – L’area tedesca, le guerre britanniche del libero scambio e i perdenti del nuovo
ordine mondiale (Taiping, Moghul, Tokugawa)
Oggi parleremo della questione del rapporto tra nazioni ed imperi in Asia e Europa nella seconda metà dell’Ottocento,
partendo dalla situazione dell’area tedesca per poi fare un’apertura sull’Asia orientale → connessione tra intreccio e
competizione tra il modello dello stato-nazione che si sta affermando nell’Ottocento ed il vecchio modello imperiale, che ha una
forte capacità di tenuta soprattutto in Asia.
Slide: République universelle, démocratique et sociale. Le pacte
● Litografia a colori/b&w
● Celebra in chiave utopistica il 1848: c’è un'allegoria della rivoluzione del 1848/49 che, in questa litografia, dovrebbe
essere volta ad essere una grande rivoluzione della fraternità dei popoli (mostrati in sfilata in un lunghissimo corteo
con la Francia in testa, passando davanti alla statua della repubblica universale e rendendole omaggio)
○ Il tutto viene benedetto e guardato dall’alto da un Gesù Cristo rivoluzionario, delle barricate
■ Il 1848/49 l’Europa è spesso attraversata dall’immagine di Cristo raffigurato come un
rivoluzionario, in un’interpretazione politico-sociale ed egualitaria del Cristianesimo
○ Il gruppo è eterogeneo per nazionalità (Francia, Allemagne, Lombardia, Due Sicilie…), per genere (donne
e uomini), per classe (giovani con la blusa da artigiano/operaio ma anche borghesi con la tuba)
■ È significativo che la seconda barriera a sfilare sia proprio quella della Germania (= area
germanica, conglomerato di stati), che nel 1848 non arriva a una soluzione di tipo unitario,
nonostante i tentativi (già nei 1830s)
Nel 1850 la Prussia aveva cercato di porre fine a questa Confederazione tedesca (in cui l’Austria era prevalente, anche se
solo simbolicamente), attraverso una confederazione più piccola degli stati della Germania Centro-Settentrionale con a capo e
al centro la Prussia
● Questo tipo di operazione fallisce perché c’è un intervento diplomatico molto forte dell’Austria, che interviene
attraverso un incontro ad Olmütz (città morava) nel novembre 1850 in cui i Prussiani sono costretti a rinunciare
all’operazione e a tornare alla vecchia confederazione germanica
● L’operazione non era appoggiata neppure all'interno della Prussia stessa: parte della classe dirigente, infatti, era
contraria, vedi: Otto von Bismarck (che poi sarà il Cancelliere e Presidente del Consiglio che porterà all’unificazione
tedesca nel 1860s) in questa fase era contrario
○ C’è una contrarietà al ruolo preminente della Prussia all’interno della Germania, anche all’interno della
Prussia stessa → questo agevola l’offensiva austriaca ed il trattato di Olmutz, che riporta tutto a com’era
nel 1815
In generale l’intera area germanica oppone chiusura non tanto alle istanze nazionaliste o nazional-patriottiche, ma a quelle
liberali. Bisogna anche tenere presente che siamo su un contesto geografico ed istituzionale-politico molto lontano dall’Età
delle Rivoluzioni: queste aree sono coinvolte in modo molto limitato dallo sconvolgimento delle Rivoluzioni, che interessa molto
di più l’Europa Meridionale (Italia, Francia, Portogallo, Spagna, Americhe).
Questa Confederazione Germanica è un’amplissima costellazione di Stati, che va dall'Europa Nord-Orientale ed arriva fino
ai Balcani (coinvolgendo Slovenia e Croazia).
Al momento della dissoluzione del Sacro Romano Impero dopo l’urto napoleonico, Francesco II d’Asburgo Lorena si
proclama, a partire dal 1804, Imperatore d’Austria, assumendo il nuovo nome di Francesco I d’Asburgo:
● Oltre che ultimo imperatore del Sacro Romano Impero era già Arciduca d’Austria e Re d’Ungheria
Francesco I d’Asburgo:
● Nato a Firenze
● Nipote di Maria Teresa e figlio di Pietro Leopoldo di Toscana (Granduca di Toscana), che
alla morte del fratello Giuseppe diventa imperatore del Sacro Romano Impero e Arciduca
d’Austria
○ È anche il nipote di Maria Antonietta e di Maria Carolina (le mogli dell’ultimo re
di Francia prima della Rivoluzione, Luigi XVI, e di Ferdinando IV di Borbone, re
di Napoli e poi diventato Ferdinando I delle Due Sicilie)
● Sua figlia Maria Luisa sposerà in seconde nozze Napoleone nel 1810, che aveva
ripudiato la prima moglie Giuseppina di Beauharnais per strutturare un’alleanza, che poi
non reggerà, con gli Asburgo
Siamo in un ambito di dinastie monarchiche cui potere si fonda prevalentemente sulle armi e
sull’esercito → parte molto tradizionale delle monarchie ottocentesche: non riformatrici né
progressiste, ma che in tutti i modi cercano di tenere in piedi l’antico regime sia diplomatico che
politico-istituzionale.
Del resto l’Austria è stata uno dei pilastri, fino al matrimonio di Napoleone nel 1810, di tutte le
Coalizioni antifrancesi ed antinapoleoniche tra fine Settecento ed inizio Ottocento.
● L’Impero d’Austria (l’ex Arciducato d’Austria) di cui si proclama imperatore Francesco I
raccoglie
○ Territori dinastici della casa d’Austria, con i vari ducati
○ Il Regno di Boemia
○ Lo Stato di Milano (che poi diventerà il Lombardo-veneto)
○ Il Granducato di Toscana (indirettamente: la dinastia è quella degli Asburgo-Lorena)
Nel 1849 una costituzione era stata concessa anche in Austria, ma non era mai stata
applicata e venne soppressa nel 1851: tutto il potere è concentrato nelle mani di Francesco
Giuseppe, uno dei monarchi più longevi della storia europea ottocentesca:
● L’iconografia è esclusivamente militare → ribadisce che il potere di queste dinastie si
basa su una fedeltà personale tra esercito e monarca
○ Anche tutti i grandi monarchi anti rivoluzionari ottocenteschi avevano
un’iconografia militare
○ Persino Napoleone, che fonda la sua forza sugli eserciti rivoluzionari, a un
certo punto inaugurerà un’iconografia civile: si farà ritrarre in divise (non
da combattimento) e in ambienti d’ufficio e palazzi
■ Dimostra l’attitudine di Capo di stato civile
○ Francesco Giuseppe è un monarca assoluto, che governa con metodi
autoritari e circondato da consiglieri e funzionari militari
I 1850s, per la realtà austriaca, sono un decennio neo-assolutista sia per l'autoritarismo
stesso del monarca che per l’appoggio che lui cerca nel potere della Chiesa Cattolica e
dell’esercito
● Francesco Giuseppe concede ai vescovi ampi poteri disciplinari sui sacerdoti, ai quali è possibile addirittura applicare
pene corporali
● La Chiesa nell’Impero austriaco degli Asburgo ha un ruolo di sorveglianza sull’insegnamento e di censura
Nei 1850s il neo-assolutismo degli Asburgo si traduce nello stato d’assedio che resta in vigore per anni in vaste parti
dell’Impero, in particolare in quelle che si erano ribellate fra 1848 e 1849: Ungheria, Lombardo-veneto, Boemia.
● È un impero multietnico: boemi, “italiani”, ungheresi, austriaci, slavi croati e sloveni… c’è una multietnicità in primis
○ Ecco perché la Chiesa, l’esercito e la figura carismatica ed autoritaria dell’imperatore diventano il fulcro di
tenuta di questo impero
Nei 1850s ogni provincia dell’impero è affidata a un governatore militare e la polizia viene fortemente rafforzata e sostenuta
da 15 reggimenti di gendarmeria, spia ogni mossa della popolazione e i gendarmi ricevono addirittura un compenso
commisurato alla pena per ogni persona arrestata
● Si tratta di uno stato fortemente poliziesco in particolare dopo la grande paura che gli Asburgo avevano avuto nel
1848/49 sotto l’ombra della rivoluzione, quando gli Asburgo sono costretti ad abbandonare momentaneamente
Vienna
○ Prima hanno vissuto il timore dell’ondata napoleonica, che però era stato placato con il matrimonio
○ A metà Ottocento la spinta della rivoluzione è ancora più forte e la risposta è ancora più repressiva,
autoritaria e liberale da parte degli Asburgo
■ Il Governatore militare dell’Ungheria, che nel 1848/49 si era staccata dall’Impero Austriaco,
proclamandosi indipendente, è Julius Jacob von Haynau
● Distintosi per la durezza della repressione nel 1848/49 anche nell’area italiana: era
stato colui che aveva schiacciato l’insurrezione di Brescia nell’aprile 1849
○ Dal pov dei patrioti e rivoluzionari era considerato “La iena di Brescia”
○ Dal pov degli Asburgo, invece, era “La tigre asburgica”, colui che aveva
tenuto in piedi l'impero con forza
● Anche in Ungheria (dove viene mandato nel 1849) si distingue per la spietatezza della
repressione: fa frustare le donne che dimostrano simpatie verso i rivoluzionari,
istituisce corti marziali per giudicare gli ufficiali e funzionari ribelli, condanna
all’impiccagione 13 generali ungheresi (poi chiamati i “Tredici martiri di Arad”)
○ Nella penalistica del tempo l’impiccagione era riservata ai criminali comuni,
mentre un avversario politico veniva fucilato
○ L’ex presidente del consiglio ungherese del 1848, il conte e generale Lajos
Batthyany cerca di suicidarsi piuttosto che farsi impiccare
■ Essendosi tagliato la giugulare, non ci sono le condizioni pratiche
per impiccarlo, e quindi dei 13 è l’unico ad essere fucilato
○ Altro protagonista della rivoluzione ungherese del 1848 è Lajos Kossuth
■ Nobile provinciale che riesce a fuggire e va in esilio, poi diventerà
un’icona del nazionalismo ungherese nella seconda metà
Ottocento in Europa e negli USA (dove farà anche un viaggio
trionfale tra 1851-52)
■ Trascorrerà un periodo della sua vita a Londra e poi a Torino,
dove morirà in esilio
● Non riconoscerà neanche la soluzione del 1867:
un’Ungheria a cui è riconosciuta una forma di
autonomia ma all’interno dell’Impero asburgico (che
diventa Impero austro-ungarico)
Il clichè del viaggio dell’eroe sconfitto/vittorioso in alcuni contesti democratici e liberali è un vero e proprio format
inaugurato da Lafayette nei 1820s, ripercorso da Kossuth nei 1850s ed anche da Garibaldi, quando andrà in Inghilterra
(Londra, 1864) e verrà accolto come una celebrità (le persone lo volevano toccare, vedere, volevano l’autografo…).
Come ci sono le icone della Rivoluzione, ci sono anche le icone della Contro-rivoluzione, vedi: Von Haynau.
● Icona transnazionale della controrivoluzione
● Era così amato e odiato che, quando poi nel 1850 si ritirerà (perchè i suoi metodi repressivi in Ungheria vengono
considerati eccessivi anche dal governo), vediamo che in alcuni viaggi fatti con la moglie a Londra e Bruxelles verrà
aggredito da militanti liberali, democratici e repubblicani
○ Questo perché viene identificato come un’icona della reazione
○ A Londra verrà preso a bastonate da alcuni simpatizzanti della causa ungherese, provocando quasi un
incidente diplomatico tra l’Impero Austriaco e la Monarchia Britannica
■ Significativamente, Garibaldi si era recato alla stessa birreria per rendere omaggio
simbolicamente a questi facchini che avevano bastonato von Haynau
C’è una circolazione rivoluzionaria ed antirivoluzionaria → queste immagini provocano azioni performative.
Nel Lombardo-veneto, sotto gli Asburgo, lo stato di assedio resta in vigore fino al 1854
● Il feldmaresciallo Josef Radetzky
○ Il generale aveva “difeso” Milano dalle barricate e dai ribelli milanesi, per un momento si era dovuto ritirare
ma poi era tornato
○ Era stato investito del governatorato militare → impero governato dai militari con ferro e fuoco
○ Era stato poi sostituito, nel lombardo-veneto, da Massimiliano d’Asburgo
Massimiliano d’Asburgo
● Fratello di Francesco Giuseppe
● Aveva un'idea diversa di come si dovesse cercare di tenere insieme l’impero, rispetto al fratello liberale ed autoritario
● 1858 → verrà travolto dall’intransigenza del governo austriaco e dalle manifestazioni patriottiche antiaustriache
(marzo 1858, decennale delle Cinque Giornate di Milano)
○ Lascia l’incarico di Viceré perché stretto tra rivoluzionari e reazionari
○ Avrebbe voluto una politica riformatrice che andasse incontro alle istanze dei sudditi del lombardo-veneto
per cercare di mantenere questa zona all’interno dell’impero
● Diventerà imperatore del Messico con il nome di Massimiliano I
○ Interconnessioni euro atlantiche
○ 1863 → gli viene offerta la corona del Messico da parte di una giunta di notabili conservatori e clericali, che
avevano rovesciato, con l’aiuto dei francesi di Napoleone III, il governo liberale repubblicano di Benito
Juarez (1861-1863)
■ In un accordo diplomatico tra Napoleone III e gli Asburgo, Massimiliano era stato mandato come
imperatore
○ La vicenda finisce male, ed è resa possibile dal fatto che in quegli anni c’era una guerra civile negli USA
■ Gli USA erano quindi impossibilitati dal dire la loro su quanto accadeva in Messico, ma appena
finita la guerra civile ribadiscono quella che era stata la dottrina Monroe
● = elaborata da John Quincy Adams e pronunciata da James Monroe al messaggio
annuale al Congresso il 2 dicembre 1823, esprime l'idea della supremazia degli Stati
Uniti nel continente americano, mentre non avrebbero mai preso posizione su quanto
accadeva in Europa, rimanendo neutrali
■ Gli USA pretendono che le truppe francesi abbandonino il Messico
○ Massimiliano è abbandonato a sé stesso, solo con i pochi seguaci messicani che però a mano a mano lo
hanno abbandonato proprio perché non era un reazionario puro, ma aveva mantenuto molte delle riforme
di Benito Juarez
■ Si trova nuovamente stretto tra i liberali di Benito Juarez (che vogliono ripristinare il governo
legittimo messicano) e i reazionari conservatori messicani (vorrebbero una repressione molto più
forte del movimento liberale)
○ Si rifiuta di abbandonare la carica imperiale
■ Marzo 1867 – viene fatto prigioniero
■ Giugno 1867 – viene fucilato
● L'esecuzione dell'imperatore Massimiliano –Manet (1867-1868)
Chi è il principale artefice della politica reazionaria neo-assolutista e militarista di Francesco Giuseppe?
Sicuramente è il Ministro dell’Interno entrato in carica nel 1852 Alexander von Bach
● Paradossalmente aveva un passato liberale ed era un uomo di origine borghese (non fa parte dell’establishment
nobiliare aristocratico asburgico austriaco)
● Viene fatto barone nel 1854, dopo che era diventato Ministro e poi Primo Ministro
● Dal 1848-49 era su posizioni durissimamente reazionarie, legittimiste e antiliberali ed anticostituzionali
● La sua opera si fonda sull’idea dei 4 eserciti
○ Un esercito in piedi di soldati, un esercito seduto di pubblici funzionari, un esercito in ginocchio di preti
ed un esercito deferente di servitori
○ L’idea di fondo è di tentare di trasformare un Impero in uno stato unitario
■ Facendo scomparire le individualità storiche dei regni e delle province dell’Impero asburgico
tedesco per trasformarlo in un grande Stato unitario (Gesamtstaat) austriaco, con un popolo che
vi si identificasse completamente e pienamente
● Senza i connotati di uno Stato costituzionale moderno, ma tramite la personificazione
dello Stato nella figura assoluta e militare del giovane imperatore Francesco Giuseppe
○ Siamo di fronte a un’idea di modernità politica nel cuore dell’Ottocento totalmente opposta rispetto a quella
liberale costituzionale rivoluzionaria che abbiamo visto finora
■ È del tutto parente di quella di Ferdinando II di Borbone, di don Miguel, di don Carlos… di tutti i
grandi sovrani reazioni e (neo)assolutistici controrivoluzionari dell’Ottocento
■ Ma qui stiamo parlando di un Impero multietnico che attraverso la figura del sovrano dovrebbe
diventare uno stato nazione
● Nel corso dell’Ottocento la linea di confine tra gli Imperi e gli Stati nazione è uno
scontro molto forte a causa della multietnicità del regno: le minoranze si ribellano in
nome della nazionalità costruita e immaginata e mai naturalistica ed obiettiva
○ L’idea è che ci debba essere un popolo tendenzialmente omogeneo per
lingua, religione etc., e uno stato
○ Il modello dell’Impero è totalmente diverso proprio perché è una realtà
variegata ma il tentativo di Von Bach è di trasformarlo in uno stato unitario
molto omogeneo → le varie etnie devono omogeneizzarsi nella lingua
tedesca e nella figura di Francesco Giuseppe
La relazione tra Stati Nazionali e Imperi nel 1800 è più variabile e contrappositiva rispetto a quanto immaginiamo: gli imperi
non di rado cercano di difendersi e di trasformarsi in quello che può essere uno stato unitario nazionale, dove una
nazione/etnia tende a prevalere e cerca di egemonizzare.
Una vicenda diversa ma per certi versi analoga è la vicenda prussiana
● Analoga nella caratteristica e nella pervicacia controrivoluzionaria reazionaria e neo-assolutista
La Prussia dei 1850s, però, vede una vicenda che progressivamente la porta a delle aperture verso i principi
costituzionali rappresentativi rispetto a quanto invece non avviene in Austria
● La Costituzione concessa nel 1849 non viene abrogata, ma emendata in senso restrittivo
○ Camera Bassa (Landtag) composta da funzionari ed eletta con un sistema che dava la preminenza ai
maggiori contribuenti → sistema delle tre classi:
■ I contribuenti venivano divisi in tre gruppi per ogni collegio e veniva stabilita una quota di censo,
di tasse che dovevano essere pagate
■ Via via i maggiori contribuenti che riuscivano a raggiungere quella somma costituivano un
collegio, una classe… poi quelli medio-piccoli un’altra classe… poi c’era l’enorme classe di
coloro che pagavano una quota minore di tasse
■ Ciascuna di queste classi aveva la stessa valenza di voto → sistema fortemente spostato a
vantaggio dei grandi proprietari che potevano permettersi di pagare molte tasse
○ 1854 → creata una Camera Alta (“Dei Signori”), nominata dal Re all’interno dell’aristocrazia
Anche in Prussia la Chiesa (che però qui è in prevalenza protestante e luterana, con a capo il re di Prussia) riprende il
controllo dell’istruzione e ristabilisce poteri disciplinari sui propri aderenti (soprattutto i pastori) e ai funzionari pubblici in Prussia
è richiesta l'osservanza religiosa, tendenzialmente protestante e luterana.
Non è però revocata la soppressione dei diritti feudali (applicata a inizio Ottocento), e quindi lo sviluppo economico
procede a un buon ritmo, rendendo la Prussia punto di riferimento economico del polo germanico
● Nel 1865 la Prussia possiede i ⅔ delle macchine a vapore tedesche, produce i 9/10 del diesel carbone
● Nel giro di pochi anni la produzione raddoppia a 4 mln di tonnellate
● La rete ferroviaria (potente strumento di unificazione economica e socio-culturale) è incentrata sulla Prussia e si
sviluppa collegando soprattut tutto gli stati della Germania meridionale (Baviera, Baden, Wurttemberg) con Prussia e
stati della Germania settentrionale, tagliando fuori l’Austria
○ La stessa lega doganale costituitasi nel 1836 integra attorno alla Prussia 25 stati (dei 38 della
Confederazione germanica) con 26 mln di abitanti, ancora una volta escludendo l’Austria e costituendo
un’area di scambio molto ampia con al centro la Prussia
○ Nel 1857 il tallero d’argento prussiano viene riconosciuto come la moneta di libero corso in tutta la
Germania, a danno del fiorino austriaco
La competizione tra austriaci e prussiani per l’egemonia nell’area germanica nel cuore dell’Ottocento è una competizione
militare, istituzionale, diplomatica ed anche economica e commerciale.
Si delinea una nuova sistemazione internazionale per l’area germanica, dove i 38 stati sovrani sono uniti nel 1815 nella
confederazione germanica. A un certo punto però, la dieta, sottoposta non più all’egemonia austriaca ma a quella prussiana,
non diventa più un centro di unificazione ma un centro di divisione e esclusione verso l’Austria.
Excursus sull’iconografia
Abbiamo visto un Francesco Giuseppe giovane, in divisa → Francesco Giuseppe continuerà ad essere militare in tutte le
stagioni della sua vita. Anche quando si fa rappresentare in famiglia, sarà sempre vestito in divisa!
Questo è in chiara dissonanza rispetto all’iconografia monarchica che si sta sviluppando nel corso dell’Ottocento:
l’iconografia monarchica (soprattutto della monarchia francese, anche quando imperiale, oppure la monarchia britannica) vede i
sovrani vestiti in abiti borghesi, non più militari. L’iconografia della monarchia asburgica è continuativamente, sia essa familiare
che individuale, sempre militare → questo ci aiuta a capire il loro tipo di impostazione.
L’Austria si separa definitivamente dall'area germanica → deve sempre più orientarsi verso Est, verso il Danubio e verso i
Balcani. A pochi giorni da Sadowa Francesco Giuseppe inizia le negoziazioni con gli ungheresi per arrivare al compromesso
del gennaio 1867
● La trasformazione della monarchia asburgica in monarchia austro-ungarica
○ Avviene però il riconoscimento di due stati distinti (Austria ed Ungheria) uniti personalmente da uno stesso
monarca, incoronato re d’Ungheria
○ Il governo ha 3 ministeri in comune (Esteri, Guerra, Finanze), mentre per il resto i due stati sono
indipendenti e con una forte autonomia
● L’impero austro-ungarico è, di fatto, diviso in due: Cisleitania e Transleitania
● Questa soluzione è vista come un grosso passo avanti da parte di una grossa parte dell'élite ungherese: si tratta non
di un unico stato unitario, ma uno stato unitario a due teste
○ Permetterà poi all’Impero asburgico di sopravvivere fino alla WW1
❗
■ Contribuirà alla salita al potere di Hitler, in connessione alla crisi del 1929
❗
○ Le origini, il cuore dei meccanismi che porteranno alle guerre mondiali sono per alcuni versi in questa
guerra lampo franco-prussiana nata da un escamotage mediatico, da una fake news
Altra conseguenza in questo gioco di sponde della fine del secondo Impero napoleonico e della nascita della Terza
Repubblica in Francia (e in generale della guerra franco-prussiana) → in Italia cade l’ultimo stato teocratico d’Europa, lo
Stato Pontificio
● Ormai ridotto a Roma e ad alcune province del Lazio, ancora persisteva perché il Regno d’Italia non aveva avuto la
forza di abbatterlo e di portare così a termine l’unificazione proprio per paura di Napoleone III, che lo proteggeva
● 20 settembre 1870 – Presa di Roma / Breccia di Porta Pia
○ Caduto Napoleone III, il potere temporale del papa finisce
○ L’esercito italiano entra a Roma sapendo di non trovare una grossa resistenza e conquista la città
Tra fine Ottocento e Novecento il numero degli stati in Europa si è così ridotto da 500 a una ventina
● Progressivi processi di aggregazione
● Formazione di Imperi o di Stati nazione
○ A partire dalle guerre combattute a fine Settecento lo Stato nazione emerge come un attore sempre più
importante, facendo poi dell’idea nazionale un’idea guida per l’Europa
■ Questo dato di fatto è percepito sempre maggiormente dopo le guerre avvenute tra 1848 e 1871,
soprattutto in Germania e in Italia, che hanno portato, nel giro di due decenni, alla formazione di
due grandi stati nazionali nuovi: l’impero tedesco (1871), il Regno d’Italia (1861, che si completa
con 1866 e 1870)
● In questo momento sembra che il futuro appartenga agli stati nazionali, ma in realtà il confronto e la competizione tra
modello imperiale e modello nazionale è molto più variegato e poroso di quanto immaginiamo
○ Immediatamente stati nazionali vecchi e nuovi sviluppano elementi di tipo imperiale (Gran Bretagna e
Francia, a prescindere dal tipo di governo)
■ Gli stessi nuovi stati a un certo punto, dopo l’unificazione, cercano di accrescere il proprio
capitale simbolico di stati nazionali con l’espansione di tipo imperiale (in Africa, vedi: Somalia e
Libia per quanto riguarda l’Italia)
○ Alle tendenze imperialistiche dei nuovi o vecchi stati nazionali si contrappone la razionalizzazione degli
imperi stessi, a confronto con il modello nazionale, vedi: tentativo austriaco
Nel corso dell’Ottocento gli inglesi prendono sempre più spazio nel subcontinente indiano
● Tutto era cominciato con l’isolamento e l’esclusione progressiva dei francesi (vedi: prime lezioni) durante la Guerra
dei Sette Anni
● Prosegue nel corso dell’Ottocento fino all’abbattimento definitivo della dinastia Moghul
○ Si era asserragliata intorno a Delhi
● 1857-58 – Rivolta dei Sepoys
○ Gruppi bengalesi, indiani, all’interno dell'esercito inglese
○ Il loro tentativo di rivolta determina la reazione durissima degli inglesi, che a quel punto portano alla fine
anche di quel che rimaneva del controllo Moghul dell'India Settentrionale, diventando definitivamente la
potenza egemone del subcontinente indiano
○ L’Inghilterra integra larga parte del territorio indiano nell’Impero: la Compagnia delle Indie viene abolita
■ Non è più lei ad operare sul subcontinente indiano per la monarchia, ma è direttamente lo stato
britannico
● 1876 – la regina Vittoria viene proclamata Imperatrice dell’India
❗
i mercanti di schiavi, in territorio coloniale.
Due visioni dell’Impero Britannico → Kipling VS Conrad
● Kim (Kipling) è la glorificazione della koinè anglo-indiana, glorificazione della colonizzazione inglese dell’India
● Cuore di Tenebra (Conrad) fa vedere le mostruosità del colonialismo europeo in Congo (poi ripreso da Ford Coppola
in Apocalypse Now) .
Il nuovo imperialismo si ha anche nella musica:
● 1895 – nascita dei Proms, una delle manifestazioni musicali più amate ancora oggi dai britannici
○ Festival musicale tenuto alla Royal Albert Hall e nei parchi di Londra, con musica classica
○ L’ultima serata a prezzi popolari ed è dedicata a musiche e canti patriottici, composti principalmente da
Edward Elgar, il più importante compositore di musiche patriottiche nell’età dell’Impero: Land of Hope and
Glory, Jerusalem, Rule Britannia, God save the Queen…
■ Nei testi si evince che la Gran Bretagna sia la nuova terra promessa, o terra di speranza e gloria
○ Sono manifestazioni partecipatissime
1867–1873 → punto di svolta: nei territori boeri vengono scoperti ricchi giacimenti di diamanti
● Centinaia di migliaia di minatori europei (soprattutto inglesi ed irlandesi) e statunitensi accorrono in cerca di fortuna,
un po’ com’era avvenuto per la Corsa all’Oro negli USA
○ Nascono nuove città minerarie come Kimberley, che diventano però selvaggii ambienti di frontiera
● Le repubbliche boere diventano quindi «osservate speciali» della Gran Bretagna, perché le nuove ricchezze boere
mettono in rischio il controllo e la supremazia politica britannica in Sudafrica
○ Se le repubbliche boere fossero diventate le nazioni più economicamente potenti del Sudafrica l’ago della
bilancia si sarebbe spostato sui Boeri e non sulla colonia del Capo, territorio ancora prevalentemente
agricolo
● Il primo ministro Disraeli e Lord Carnarvon propongono la costituzione di un Dominion del Sudafrica
○ Il Dominion era una struttura federativa creata per Canada, Australia e Nuova Zelanda, in cui le grandi
colonie di insediamento prettamente bianco rimanevano nell’impero britannico ma con larga autonomia
decisionale
○ In questo caso si proponeva una federazione tra la Colonia del Capo inglese e le due repubbliche boere
del Transvaal e dell’Orange in una sorta di collaborazione che doveva fruttare a entrambi
■ I Boeri però rifiutano, perché volevano rimanere autonomi
Alla fine dei 1880s a Londra nasce il dubbio, se in Sudafrica l’ago della bilancia stesse definitivamente pendendo dalla
parte dei Boeri, a lv. di rilevanza politica tra la colonia del Capo e le due repubbliche boere.
Entra quindi in scena uno dei personaggi principali: Cecil Rhodes
● Chiamato “l’uomo dell’Impero”
○ Il suo sogno era riunire Egitto e Sudafrica con una continuità territoriale di colonie inglesi → a questo
lavorava con la conquista del Botswana ed era disturbato dalle due repubbliche boere, che invece
volevano l’indipendenza
● Nato nel 1853, figlio di un pastore anglicano di un paesino della campagna inglese, partì in giovane età per il
Sudafrica in cerca di fortuna
○ Dopo aver lavorato nella piantagione di cotone del fratello nel Natal, entra nel settore minerario, facendo
una fortuna con i diamanti
● Tornato a fine anni settanta in Gran Bretagna, si laurea ad Oxford non tanto per avere un titolo di studio ma per
stringere rapporti con i membri dirigenti dell’establishment britannico, legami che si sarebbero rivelati fondamentali
negli anni successivi
● Tenta anche la via politica
○ 1881, elezione al Parlamento del Capo
● Non abbandona mai, però, la via commerciale ed industriale
○ 1888, fonda la De Beers Company, ancora oggi la più grande compagnia diamantifera
■ Così facendo arriva a controllare il 90% della produzione mondiale dei diamanti
● La vera passione di Rhodes è l’Impero
○ “Questo è il mio sogno: colorare tutto questo di rosso” → nelle cartine geografiche di tutto il mondo era il
colore dei territori inglesi
○ “Se potessi, annetterei anche la Luna, il Cielo e le Stelle” → dimostrazione della sua mania di espansione
territoriale e di conquista
● Convinto sostenitore
○ Eccezionalismo britannico: la Gran Bretagna doveva farsi carico di una missione civilizzatrice del mondo
intero, con la conseguente conquista di territori da poter condurre sulla strada della civiltà
○ Scuola social-imperialista (Oxford): l’estensione dell’Impero con nuovi territori e nuovi mercati avrebbe
garantito pace sociale in Gran Bretagna
■ Da un lato dando una valvola di sfogo per l’emigrazione
■ La condizione di nuova ricchezza delle classi meno agiate avrebbe garantito riforme sociali
● 1889 – fondazione della British South Africa Company
○ Colonizzò i territori a nord del Sudafrica = nascita della Rhodesia
● Nel 1890 diventa Primo Ministro della Colonia del Capo
● Con le conquiste di Rhodes, quindi, le repubbliche boere sono circondate da territori britannici: la repubblica del
Transvaal vede come unica via di fuga il confine con il Mozambico portoghese, altrimenti tutti i confini delle due
repubbliche sono su territori inglesi
○ Crescente ostilità tra Kruger e Rhodes, entrambi personaggi carismatici
I Boeri, forti della loro posizione dovuta alla scoperta dei giacimenti di oro, continuano a rifiutare l’integrazione nel Dominion
sudafricano e si ha anche uno scontro sulla politica commerciale: i britannici favorevoli al liberalismo (soprattutto in ambito
coloniale non vogliono che ci siano grandi impedimenti commerciali di dazi), mentre i boeri vogliono proteggere la loro
nascente società industriale mediante un forte protezionismo nei confronti della vicina colonia del Capo.
● Questione degli Uitlanders
○ In boero gli “uitlanders” sono gli stranieri: sono lavoratori immigrati (soprattutto statunitensi e britannici),
privi di cittadinanza e diritti al pari della popolazione africana
■ In una società estremamente gerarchica dal pov razziale come le repubbliche boere, i neri e gli
Zulù erano paragonati a questi lavoratori immigrati
○ Ad inizio 1890s gli Uitlanders iniziano a reclamare diritti civili e cittadinanza per il loro ruolo nella
costruzione della prosperità economica del Transvaal
○ Il governo boero approva un disegno di legge che cede la cittadinanza solo dopo 14 anni consecutivi di
lavoro e residenza → rende la cosa impossibile
■ C’è la volontà di mantenere l’integrità razziale ed il controllo politico delle due Repubbliche
Salisbury, allora primo ministro inglese, sostiene una linea attendista: pensava che nel giro di pochi anni, al massimo una
generazione, la popolazione di origine straniera (in larga parte anglofona) avrebbe superato per numero la popolazione boera
● A quel punto il progetto federale del Dominion asudafricano avrebbe avuto successo e una buona accoglienza,
perché maggioritario nella popolazione
Rhodes e Chamberlain, Ministro delle Colonie, pensano che invece la soluzione per togliersi definitivamente di mezzo il
problema delle due repubbliche sia solo una: la conquista
● Si cercò quindi un casus belli
Il Transvaal di Kruger rafforza la sua statura politica in Sudafrica e nell’opinione pubblica globale
● Kruger avvia una riforma dell’esercito boero con i migliori armamenti europei, specialmente tedeschi
○ Sta infatti nascendo quella rivalità che porterà poi alla WW1: ogni sgambetto possibile alla Gran Bretagna
avrebbe costituito godimento e vantaggio per Berlino
Al Capo arriva come governatore Alfred Milner, che però è sulle stesse posizioni di Rhodes:
● I britannici ribadiscono ancora una volta la loro volontà di creare un Dominion in Sudafrica, ma i boeri rifiutano
orgogliosamente ancora una volta (rafforzati dalle vittorie militari e politico-diplomatiche avute fino ad allora)
Fine XIX secolo (1897-1899) – Proteste degli Uitlanders
Gli Uitlanders, e non solo quelli anglofoni, avviano una dure fase di proteste, scioperi e dimostrazioni per ottenere i pieni
diritti civili e la cittadinanza, perché la situazione di sostanziale schiavitù andava ormai avanti da anni.
● I boeri oppongono un netto rifiuto e questa volta attuano una brutale politica di repressione, sciogliendo i sindacati,
arrestando i manifestanti… questo non fa altro che accrescere le tensioni tra il Capo e le due Repubbliche boere
9 Maggio 1899 – La storia comincia a correre: la Gran Bretagna compie il primo passo.
● Milner ed il Governo Salisbury sostengono ufficialmente i diritti degli Uitlanders
5 Giugno 1899 – Conferenza di Bloemfontein tra Kruger e Milner
● La conferenza si conclude in un nulla di fatto: i Boeri non recedono dalle proprie posizioni di non concedere
cittadinanza e diritti agli Uitlanders
○ In larga parte dell’opinione pubblica inglese c’era una vera condizione dell’ideale morale di sostenere i
diritti di cittadinanza e di diritti civili degli emigrati, ma c’era anche il fattore economico di controllo delle
miniere e coloniale di supremazia in Africa Meridionale → le motivazioni sono intrecciate
● I boeri ed i britannici al Capo si preparano per un eventuale conflitto
In Gran Bretagna ha inizio una campagna imperialista e sciovinista, dove si richiede a gran voce l’intervento militare per
concludere la questione: lo stesso Chamberlain si espone a Westminster
● 28 luglio 1899 – Chamberlain ottiene a larghissima maggioranza il sostegno politico per la fermezza di Milner nelle
trattative con i Boeri
I preparativi militari però non procedono con la stessa forza:
● I Boeri prima si erano procurati i migliori armamenti sul mercato, ed ora ordinano la mobilitazione generale
○ I Boeri, infatti, non avevano un esercito professionale ma erano i cittadini a prendere le armi
○ Si crea così un corpo di 50 mila uomini, tutti cittadini delle due repubbliche: l’Orange era più agrario,
mentre il Transvaal era il cuore industriale delle due
● Nonostante i richiami dell'establishment militare della colonia del Capo sui possibili rischi nel sottovalutare le forze
boere, le truppe britanniche non procedono alla stessa maniera in una riorganizzazione per un eventuale guerra
○ Si continua a mantenere una piccola presenza militare (ca. 10 mila uomini), del tutto inadeguata
○ Per lungo tempo, infatti, si ritiene che l’eventuale guerra con i Boeri sarà una guerra coloniale, breve e
dalla facile risoluzione → senso di superiorità
❗
ingresso a Westminster come esponente del Partito Conservatore, avviando così una florida vita politica.
● Probabilmente Churchill fu arrestato dal corpo di spedizione italiano → molti vedono l’ostilità di Churchill per gli
italiani proprio per questo aneddoto
Gennaio 1900 – L’offensiva boera si blocca: erano stremati nelle forze ed anche loro furono colti impreparati dalla
propria avanzata così netta (non pensavano di essere tanto forti ed abili nell’avanzare nel territorio britannico). La loro fermata
fu l’errore decisivo per la guerra.
Febbraio 1900 – Parte la controffensiva britannica guidata dal generale Roberts con 40.000 uomini giunti dalla Gran
Bretagna e dai Dominion (Australia, Nuova Zelanda, Canada), che pian piano riconquistò tutti i propri territori:
● 13 marzo 1900 – Roberts entra a Bloemfontein, capitale della Repubblica dell’Orange, che sarà annessa all’Impero
britannico a maggio 1900 (il Transvaal resta solo)
● 17 marzo 1900 – incontro di Kroonstad
○ Punto di svolta
○ I Boeri delle due Repubbliche (quelli dell’Orange che erano riusciti a scappare) decidono per la resistenza
ad oltranza nel Transvaal: ne dipendeva la loro libertà e la loro sopravvivenza
● 5 giugno 1900 – I britannici entrano a Pretoria, capitale del Transvaal, ma l a guerra è tutt’altro che finita
○ I boeri avviano una guerriglia con 30.000 cittadini delle due Repubbliche con attacchi mirati, assalti ai treni,
veloci scorribande di cavalleria per rubare provviste, si minavano le linee ferroviarie e si abbattevano i ponti
per ostacolare le manovre inglesi
■ I britannici in questo modo non hanno il controllo totale dei territori conquistati
■ Esempio di guerra asimmetrica: la forza preponderante si trova costretta ad affrontare una
guerriglia scappa-e-fuggi sostanzialmente imbattibile
● 25 ottobre 1900 – Roberts annuncia annessione del Transvaal all’Impero
○ Kruger fugge nel Mozambico portoghese, per poi arrivare a Marsiglia dove sarà accolto da eroe
■ Viaggerà in Europa per cercare sostegno alla causa boera tra folle festanti, ma i governi
tedeschi, olandesi e francesi si rifiutano di intervenire in Sudafrica
❗
vanno alla caccia della volpe
● Rappresentazione del peso della cultura venatoria in Gran Bretagna → tradizione antichissima
○ Anche in Parlamento, i capigruppo dei partiti sono chiamati proprio Chief Whip
Kitchener viene ricordato, nella guerra in Sudafrica, per la sua guerra ai civili, con la creazione di un moderno sistema di
campi di concentramento
● Destinati alle famiglie dei guerriglieri boeri e disposti lungo le linee ferroviarie per facilitare il trasporto dei prigionieri
● I 44 campi prenderanno il nome boero di laager (= “accampamento”, “carovana”)
● Kitchener prende ispirazione dai campi spagnoli a Cuba nella guerra ispano-americana (1896-1898)
● Questi campi si riveleranno tremendi:
○ Pessime condizioni igienico-sanitarie portavano ad epidemie di tifo, polmonite e colera → 30.000 civili
moriranno per inedia o malattia
● Creeranno un grande scandalo internazionale ed anche in Gran Bretagna, dove partono petizioni parlamentari,
manifestazioni di protesta e campagne stampa
○ La Gran Bretagna resta sempre più isolata sul piano internazionale e gli venne a
mancare il sostegno diretto di Austro-Ungheria ed Italia, entrambe sconvolte
● Emily Hobhouse
○ Attivista radicale e suffragista, antiimperialista (= voleva più che altro un trattamento più
umano delle popolazioni colonizzate per cui si volevano establishment locali,
educazione per i giovani…)
○ Si recò in Sudafrica, presso i campi di concentramento per scrivere un Report on
Concentration Camps
■ Rappresentò le condizioni dei campi in maniera drammatica: tende
sovraffollate, mancanza di viveri e medicinali, nessuna igiene (l’acqua con cui
venivano lavati i cadaveri era la stessa che veniva data da bere ai prigionieri ancora vive)
■ Queste condizioni venivano aggravate dalle continue nuove retate di Kitchener, che arrestava
decine di migliaia di civili
● Nell’autunno 1901 i campi conteranno ca. 100.000 boeri prigionieri e non sappiamo il
numero della popolazione nera lì rinchiusa
■ Il personale medico è ristretto e i prigionieri arrivano ai campi con vagoni scoperti insieme al
bestiame, rimanendo per giorni sui binari in attesa di sistemazione senza viveri
■ La mortalità è altissima, soprattutto quella infantile (>30%)
○ La Hobhouse consegna il rapporto ai parlamentari liberali (all’opposizione) → Lloyd George avvia un’aspra
campagna a Westminster
■ I conservatori si asserragliarono attorno al governo Salisbury dicendo che quei metodi brutali
erano necessari per concludere una guerra che si era rivelata brutale
■ I liberali si dividono:
● Ala sinistra (Lloyd George, Campbell-Bannermann) denuncia le atrocità
● Ala moderata (Asquith, Grey) non vota la sfiducia perché il momento era eccezionale
ed i campi erano visti come una medicina amara e un male necessario
Dopo lo sdegno internazionale il governo Salisbury ordinò al governatore della Colonia del Capo (Alfred Milner) di
migliorare le condizioni dei campi di concentramento
● Nella primavera del 1902 furono implementate migliori condizioni igieniche, nuove forniture mediche, maggiori
quantità di viveri tanto che la mortalità scese al 2%
Le truppe boere continuano la guerriglia i n condizioni sempre più difficoltose: le loro famiglie sono nei campi di
concentramento, ci sono migliaia di caduti, la distruzione di campi, fattorie e cittadine, la mancanza di viveri ed armi mettono a
repentaglio la sopravvivenza stessa della cultura boera
● Si rischiava che scomparissero i Boeri sia materialmente che culturalmente
26 marzo 1902 – muore Cecil Rhodes
● Altro grande protagonista di questa storia
● Non ebbe il tempo di vedere la guerra conclusa
6 aprile 1902 – I capi boeri decidono di chiedere una tregua ai britannici per avviare delle trattative di pace: non potevano
più andare avanti.
● 15 maggio 1902, Vereeniging – Avvio delle trattative di pace: Kitchener e Milner trattano con Botha e Smuts, che
poi saranno due personaggi che avranno un grande ruolo sia in Sudafrica ma anche nella struttura imperiale inglese
fino alla WW2
● 31 maggio 1902 – Trattato di Vereeniging
○ I boeri si arrendono senza condizioni
○ Transvaal ed Orange vengono annessi all’Impero britannico
■ Entreranno a far parte del Dominion del Sudafrica, con una larga autonomia
■ I boeri torneranno così a guidare i loro territori, ma anche i territori del Sudafrica perché da allora
in poi i primi ministri della colonia del Capo saranno quasi tutti boeri
■ In sostanza si attuava il vecchio progetto di Disraeli, che Londra inseguiva da più di trent’anni, e
poi i boeri saranno coloro che guideranno il Sudafrica nei decenni successivi
Domande e risposte:
➢ I neri delle due repubbliche boere, come si schierano?
○ Abbiamo visto che, nella guerra civile americana e nelle guerra d’indipendenza del primo Ottocento
nell’America spagnola, gli schiavi ed ex-schiavi neri si pongono spesso su posizioni anche contraddittorie: i
neri d’America a favore degli inglesi molto più che con i patrioti durante la Rivoluzione americana, ed
anche ad Haiti le posizioni sono complicate
○ Questa questione è ampiamente dibattuta per il suo mistero: non è mai stato trattata molto
○ Sappiamo per certo che i boeri non avevano reggimenti di popolazioni nere nel loro esercito (perché le
tenevano in una condizione di apartheid), ma anche gli stessi britannici non si avvalsero molto delle
popolazioni nere (non ci fu nessuna promessa alla Lincoln)
■ Le popolazioni nere furono molto tralasciate dal pov militare
○ Tuttavia, non furono tralasciate dal pov concentrazionario: vennero raccolti anche loro nei campi (e non
sappiamo ancora oggi le cifre)
■ Le cifre più moderne parlano di 30.000, come i caduti civili boeri
■ Nell’assedio di Mafeking non furono trattati male da Baden-Powell, ma furono anche loro posti in
posizioni di logistica e di gestione della città, che però alla fine li rese carne da macello perché i
cannoneggiamenti boeri continuarono
○ I boeri tenevano in apartheid le popolazioni africane di allora, ma c’erano già state guerre di sterminio nei
confronti degli Zulù ed anche gli inglesi non erano stati meno rudi nella gestione
○ Gli inglesi non fecero gioco sulla questione dell’apartheid… ma perché?
■ Pensavano di non averne bisogno
■ Non volevano concedere promesse di libertà che poi avrebbero dovuto allargare a tutto il
territorio imperiale (agli irlandesi, egiziani, indiani, giamaicani…)
➢ Sull’efferata repressione inglese dei boeri… a lv. internazionale c’è stata un’attenzione o delle considerazioni sul fatto
che questo fosse stato il primo episodio pubblicamente conosciuto di una repressione tale su una popolazione
europea e non coloniale → c’era stato un domandarsi su eventuali differenze rispetto il passato?
○ La grande differenza tra i campi inglesi e i futuri lager nazisti (lo stesso Goering dirà che i suoi avevano
preso ispirazione da quanto fatto dagli inglesi in Sudafrica) è che nel caso inglese manca la scientificità, e
c’è molta più disorganizzazione: vennero ammazzate le popolazioni civili per concludere al più presto la
guerra, ma non venne predisposta una vera e propria organizzazione del campo
○ Inoltre la situazione probabilmente sfuggì presto di mano perché Kitchener continuava con le retate ma i
gestori dei campi non potevano supplire ai nuovi arrivi
○ Il grande scorno che ci fu nelle strade delle capitali europei era proprio dovuto al fatto che la repressione si
stesse attuando contro una popolazione europea ma non ci furono reazioni
○ È stato un episodio che è stato non negato, ma si è cercato di metterlo in ombra
■ Fino ai 1940s/50s nell’Enciclopedia Britannica la questione dei campi viene sottaciuta
○ Fece grande scandalo perché era stato applicato su grande scala, tutto fu aumentato dall’ostilità nei
confronti della Gran Bretagna ma quello che è più passato nell’opinione pubblica inglese è l’opinione dei
parlamentari liberali dell’ala moderata: era un male necessario
○ Un problema fu anche che la questione dei campi di concentramento venisse messo in mostra da una
donna suffragetta → l’opinione pubblica conservatrice britannica del tempo non la vedeva di buon occhio
GIANLUCA FULVETTI
La guerra è un grande laboratorio: anche rispetto alla definizione di “culture militari” che poi ritroveremo nel Novecento. Alla
fine non c’era tutta l’abitudine di fare i conti con atti di guerriglia come quelli dei boeri in spazi larghi
● La dimensione della geografia non va trascurata: come un esercito occupante riesca a gestire spazi così ampi? Non
c’è la logica del presidio, ma c’è un’elaborazione che poi dopo servirà e ritroveremo nel corso del Novecento
La violenza nei confronti dei civili non viene attuata solo nei campi, ma anche nella politica della terra bruciata.
● Lo ritroviamo pari pari nel modo in cui gli italiani effettueranno la riconquista della Libia
Qui c’è più la specificità già sollevata: sono bianchi contro bianchi, europei contro europei → due anni dopo l'esercito del
Reich guglielmino annientò una popolazione sempre in Africa, senza andarci tanto per il sottile (e la dinamica non passa
all’opinione pubblica europea).
Non è un caso che proprio in questi anni ci siano le prime due grandi Conferenze Internazionali, che provano a definire un
minimo di diritto internazionale di guerra → provano a perimetrare un modo legittimo di condurre un conflitto che salvi la
popolazione civile
● Conferenze dell’Aia (1899, 1907) → non arrivano lì per caso, ma per l’onda lunga della guerra anglo-boera
Ritroveremo le dinamiche della guerra anglo-boera nel Novecento, non solo per i campi di concentramento, ma anche per
il modo di condurre la guerra: guerriglia e criteri di controguerriglia
➢ Sul tour europeo di Kruger, che viene bene accolto, possiamo rivedere i tour di Lafayette negli USA (1824) e di
Kossuth sempre negli USA (1850/51), di Garibaldi a Londra (1864)... non solo i leader progressisti ottocenteschi, ma
anche coloro che non lo sono utilizzano gli stessi metodi di costruzione mediatica nella ricerca di sostegno ed
appoggio nella propria causa
○ Kruger è l’ultimo di questo Ottocento Lungo, con però un disegno cambiato → a dimostrazione che una
serie di modalità largamente inventate dai progressisti poi vengono usate anche da altri tipi di leader politici
➢ Questione del volontariato politico militare di gente che viene dalla storia dell’Età delle Rivoluzioni che continua per
tutto l’Ottocento ed anche nel Novecento (con la guerra civile spagnola), arrivando al Post Novecento (guerra contro
l’ISIS)
○ Anche questo è un richiamo molto importante da ricordare
➢ Utilizzo del linguaggio della caccia in ambito militare e parlamentare… tutto il linguaggio politico ottocentesco è
largamente debitore del linguaggio militare → “campagna elettorale” è esemplato sull’idea di “campagna militare”
○ Tutto il linguaggio politico parlamentare ottocentesco è largamente debitore all’immaginario militare
○ Abbiamo visto come la storia politica ottocentesca sia strettamente intrecciata alla mobilitazione armata
militare → il vocabolario permea anche nel linguaggio politico
➢ Sulle culture dell’imperialismo che pervadono la gioventù… questo imperialismo non è soltanto pratico ma è
preparato e pervasivo negli immaginari, nelle culture e nelle vite quotidiani fin dai giovani e i ragazzi
○ Come mai nella WW1 queste orde di giovani si gettarono nelle trincee?
○ La risposta è proprio questa: la scuola, l’educazione quotidiana (giornalini per bimbi, giornali, letteratura
per l’infanzia) è tutta permeata dal recupero del medioevo (medievalismo ottocentesco, con il recupero dei
cavalieri, di re Artù, l’essere gentiluomo, la guerra come giostra, il fair play nei college inglesi) e, quando
parte la fase dei nazionalismi sciovinisti si passa all’applicazione di queste cose contro le altre nazioni, che
diventano nemiche
○ Il neonazionalismo non è più solo patriottismo ma è proprio ostilità verso gli altri
○ Penetrare nelle menti delle giovani generazioni attraverso la scuola e altre vie laterali è fondamentale!
■ Il prepolitico prepara al politico e al militare → tema fondamentale per la comprensione dei
processi contemporanei
Questa mobilitazione porta alla prima delle tre grandi riforme elettorali avvenute in Gran Bretagna, che non va incontro
totalmente alle richieste del grande movimento riformatore radicale dei primi 30 anni dell’Ottocento (non viene concesso il
suffragio universale), ma fa delle concessioni graduali
I tre Reform Acts della Gran Bretagna
● 1832
○ Governo whig di Charles Grey
○ Ridistribuzione dei seggi parlamentari tra le varie unità amministrative, eliminando gran parte dei rotten
boroughs o riducendo la loro rappresentanza in favore delle contee o degli altri boroughs prima
sottorappresentati
■ Rotten boroughs = “borghi putridi” = quei collegi che eleggevano 1 o più deputati ma che
avevano pochissimi abitanti
● La tradizione elettorale anglosassone ha una storia risalente al Seicento e vede la
franchigia elettorale come una specie di privilegio: viene concessa a dei quartieri, a
delle città, a delle comunità
● Nel corso del Settecento e con la Rivoluzione Industriale c’erano borghi e collegi
elettorali ormai spopolati, mentre grandi città industriali avevano pochissimi
rappresentanti e comunque una rappresentanza non proporzionale al numero di
abitanti
○ Con la riforma del 1832 si permette una più ampia rappresentazione dei
nuovi centri industriali
○ Abbassamento del censo elettorale (= abbassa la quantità di imposte da pagare per poter essere elettori)
■ Così si garantisce l’accesso al voto ai ceti borghesi
● 1867
○ Governo conservatore tory di Benjamin Disraeli
○ Abbassa ulteriormente il censo elettorale fino a comprendere nell’elettorato gran parte delle classi
lavoratrici cittadine (artigiani o operai specializzati)
● 1884-85
○ Introdotto dal liberale William Ewart Gladstone (prima tory ora liberale) su istanza dei radicali nel 1884
○ Ulteriore distribuzione dei seggi in base alla popolazione + estensione del suffragio ai lavoratori agricoli
■ Non è ancora il suffragio universale, introdotto in Gran Bretagna dopo la WW1 e in definitiva
dopo il WW2
❗ Quello che noi chiamiamo “trasformismo” è ampiamente praticato in tutti i governi ottocenteschi, dove ci si muove a
seconda delle questioni affrontate di volta in volta, vedi: passaggio di Gladstone dai Tory ai liberali.
❗ Il suffragio o il voto non sono mai universali in senso letterale → l’espressione “suffragio universale” va sempre
parametrata al contesto di cui stiamo parlando (l’universalità ha sempre un suo limite)
● Ottocento → suffragio universale = maschile
● Fine Ottocento → suffragio universale = maschile/femminile (inizia la mobilitazione del movimento suffragista
emancipazionista femminile)
● Novecento → suffragio universale = maschile e femminile
● Anche oggi c’è sempre una questione di età: a lungo si è votato solo a partire dai 21 anni, poi nei 1970s si è scesi ai
18 anni ed oggi c’è un dibattito in corso sull’opportunità di far votare anche i ragazzi di 16 anni
● Esempio: Ottocento, USA
○ 1828 – anno di elezione del presidente Andrew Jackson
■ 21 dei 24 stati avevano abolito i requisiti di censo e di proprietà per l’accesso al voto dei maschi
(e nella stragrande maggioranza bianchi)
● Il suffragio era negato non solo alle donne, m
a anche agli schiavi neri e agli indiani,
considerati tout-court dei nemici, eppure si parla di “suffragio universale”
1. Il suffragio–inclusione/pacificazione
Il 1848 è l’apoteosi del suffragio universale inclusivo e corale
● In Francia i protagonisti della rivoluzione non vedono il suffragio universale come un meccanismo di governo, quanto
come un modo, un dispositivo di riconciliazione e di fratellanza
○ Restituirebbe un’unità di corpo al popolo francese dopo le lacerazioni della Grande rivoluzione, che sono
poi continuate anche nella prima metà dell’Ottocento (con Napoleone, la Restaurazione, i Borbone, gli
Orleans, la Repubblica…)
Come ha scritto lo storico Rosanvallon, la democrazia elettorale è ritenuta «una sorta di sacramento dell’unità sociale» ed è
intesa «in termini di rito di passaggio, cerimoniale di inclusione»
● Andare a votare significa sentirsi parte di una comunità nazionale e sentirsi, almeno per quel giorno, tutti uguali
● Il suffragio democratico si configura come vettore di integrazione sociale e strumento di pacificazione civile e politica,
a prescindere ai suoi presupposti universalistico-individualisti
○ L’espressione “1 uomo = 1 voto” non la incontreremo mai nella prima metà dell’Ottocento: appartiene alla
seconda metà dell'Ottocento e poi al Novecento
○ Nell’inizio Ottocento si intende di più “1 popolo = 1 voto”
■ Il votare tutti insieme lo stesso giorno, grazie al suffragio universale, è un’occasione per il popolo
di ricompattarsi e di porre fine alla guerra civile: bisogna votare e confrontarsi, combattendosi
“lealmente”
Il suffragio universale viene presentato come un antidoto, una possibile altra via rispetto allo scontro politico anche
irriducibile.
2. Il suffragio–uguaglianza
Questa è una sottodimensione dell’idea del suffragio–inclusione, molto forte in Francia… perché?
● Il sistema censitario in vigore nella Monarchia di Luglio (= corpo limitato di persone molto ricche) riproduceva,
attraverso il denaro, il meccanismo di privilegio vigente con l’Antico Regime ed allora basato sul sangue e
sull'appartenenza alla nobiltà e ai vari stati privilegiati
○ La democratizzazione del suffragio diventa quindi una lotta a questo privilegio del denaro
○ La ratio alla base del suffragio censitario, di cui è artefice principale Guizot, è che alla sovranità popolare si
debba contrapporre la sovranità della ragione
■ Il censo non è tanto un elemento di privilegio per i ricchi, ma aiuta ad individuare coloro che
hanno gli strumenti (in quanto più ricchi) cognitivi per occuparsi della cosa pubblica e per
scegliere i deputati migliori
■ ✱
Il linguaggio aristocratico della Rivoluzione francese viene qui rifunzionalizzato e riutilizzato per criticare i sistemi elettorali
censitari e capacitari basati sulla “sovranità della ragione” a favore della sovranità popolare da esercitare attraverso il voto
universale.
3. Il suffragio–moralizzazione
L’idea che il suffragio allargato sia un antidoto contro la corruzione elettorale, che si immagina endemica e connaturata ai
sistemi di voto ristretto
● L’idea di fondo è che il voto dei molti riducesse la possibilità di corruzione: se un corpo elettorale è più ristretto (e
scelto sulla base del censo) è più facile corrompere i pochi (promettendo questo o quello dal pov delle risorse private
e pubbliche); ma allargando il corpo elettorale, la corruzione degli elettori è impossibile non solo praticamente, ma
anche qualitativamente
○ Idee della bontà e della virtù del popolo elettore, e, di nuovo, della buona scelta del popolo
Questo discorso è riconducibile a una precisa teoria risalente alla tradizione repubblicana rinascimentale, in particolare a
Francesco Guicciardini → l’allargamento del corpo elettorale diminuisce i pericoli di corruzione per ragioni sia quantitative
(l’impossibilità di corrompere un numero elevato di elettori) sia qualitative (la bontà e virtù del popolo elettore).
Quali sono le prime due aree a conoscere e sperimentare il suffragio universale in Europa?
La Francia e gli Stati Italiani (si aggiunge anche la Svizzera nel 1848 ma non ci soffermeremo). Come abbiamo visto negli
USA già a fine 1820s ed inizio 1830s tutti gli stati hanno introdotto il suffragio universale maschile (con tutte le limitazioni del
caso: no schiavi neri, indiani, donne…).
● Repubblica Francese
○ Appena proclamata dopo la Rivoluzione del 1848
○ Non a caso si vota la domenica del 23 e il lunedì 24 aprile, giorno di Pasqua
■ Vanno a votare 9 mln di elettori, con una partecipazione elettorale che supera l’80%
■ Si vota per un’assemblea costituente, che scrive una costituzione di tipo presidenziale che
prevedeva l’elezione diretta anche del presidente della Repubblica
● 10 dicembre 1848, votazioni per il nuovo presidente della Repubblica (Luigi Napoleone
Bonaparte) → 75% dei votanti
● I repubblicani democratici radicali francesi subiscono uno smacco perché a diventare
presidente è il nipote conservatore di Napoleone, e non un uomo di sinistra
○ Nel 1851 Luigi Napoleone Bonaparte farà un colpo di stato e restaurerà, per
via plebiscitaria, l’Impero napoleonico
● Stati Italiani
○ Repubblica di Venezia
■ Proclamata a marzo, dopo l’insurrezione parallela alle Cinque Giornate di Milano
■ Si voterà tre volte: 9 giugno 1848, 20-22 gennaio e 5 agosto 1849 → i democratici repubblicani
ottocenteschi tenevano fortemente al suffragio, tanto che le votazioni si tengono anche sotto i
bombardamenti austriaci, in una città colta dal colera e che poco tempo dopo capitolerà
○ Stati Romani
■ Nel gennaio 1849 dopo la fuga del Papa nell’autunno 1848, sotto la spinta rivoluzionaria e dopo
l’assassinio del suo Primo Ministro Pellegrino Rossi (accoltellato sulle scale che portavano alla
cancellerie dove si trovava l’assemblea eletta per voto censitario)
■ si arriva al suffragio universale quando il papa se ne va e si decide di eleggere un’assemblea
costituente per decidere il destino di questi stati
○ Toscana
■ A gennaio il Granduca fugge, ed il governo provvisorio (che non si proclamerà mai repubblicano
ma in pratica lo sarà) organizza a marzo del 1849 delle elezioni a suffragio universale
Come si sviluppano le giornate elettorali? Negli stati italiani o nella Francia del 1849 sono delle grandi giornate di festa
della sovranità popolare, in cui gli elettori esercitano il loro “voto segreto in pubblico”
● Francia → altra caratteristica delle modalità di voto: non si vota comune per comune ma cantone per cantone
○ Cantone = unità amministrativa francese, una sorta di sotto provincia (= insieme di comuni)
○ Gli elettori di ogni comune si recano in un corteo a votare al capoluogo di Cantone
● La stessa cosa avviene nelle province italiane
Ma quindi come si vota?
Il seggio è previsto nella casa comunale del capoluogo di provincia/cantone, a cui gli abitanti del circondario si recano per
votare. Gli elettori entrano a blocchi nella casa comunale, e una volta dentro si è chiamati per appello nominale
● Solo a quel punto c’è il momento individuale del voto: l’elettore va verso l’urna e depone la scheda (che tra l’altro si è
❗
portato da casa o che gli è stata distribuita fuori dal seggio: ∄ scheda di stato)
Nell’Ottocento votare diventa una cosa molto complessa. Suffragio e voto, inoltre, sono un grande spettacolo
mediatico (vedi: copertina del L’Illustration) e politico rilevante (che interessa tutta l’Europa).
Il voto, pensato e praticato in modo collettivo, ha poi un secondo momento collettivo nel dopo-voto
● Nel 1848 c’è un grande scrutinio pubblico dei voti, con enormi quantità di persone che si recano in enormi sale per
assistere allo spoglio (che dura anche diversi giorni)
● Anche la proclamazione degli eletti è un altro rito importante della politica ottocentesca: di nuovo gli elettori (ma
non solo: ci sono anche bambini e donne) assistono alla proclamazione degli eletti e danno una sorta di
ri-legittimazione finale del risultato (una sorta di inclusione di coloro che non potevano votare)
Il suffragio universale nasce plebiscitario perché è pensato, normato e realizzato prima e durante la prova del voto e
celebrato poi in forme corali, anti-individualistiche, consensuali
● Andando a vedere i risultati delle prime elezioni a suffragio universale sia in Italia che in Francia nel 1848/49 è
difficile veder un’autentica contrapposizione elettorale tra candidati, la divisione eventualmente avviene a lv.
territoriale (è difficile che all’interno di una stessa provincia ci sia una contrapposizione)
○ L’altra idea fondamentale che sottende a tutta questa messa in scena è che votare non significhi dividersi,
ma riconoscersi ed essere d’accordo
■ Voto come momento di inclusione sociale dentro una comunità più ampia: per essere inclusi
dentro una comunità bisogna essere d’accordo con gli altri
○ Queste elezioni sono sempre precedute da assemblee pre-elettorali in cui si cercano di individuare prima i
candidati su cui poi far confluire i voti attraverso dei processi che dovevano individuare i “migliori” nel modo
più consensuale possibile, in modo che il giorno delle elezioni i prescelti venivano semplicemente
legittimati
La democrazia elettorale (nata plebiscitaria) porta con sé strutturalmente una tensione fra individuale e collettivo,
competizione e concordia, pluralismo e antipluralismo.
● Non a caso, le pratiche plebiscitarie, di cui la penisola italiana e la Francia sono teatro di sperimentazione fin dal
tardo Settecento e dal primo Ottocento, sono strettamente interconnesse al suffragio universale, di cui rappresentano
una declinazione e non una distorsione
○ Democrazia elettorale, suffragio universale non nasce competitivo, m a profondamente anti-individualistico,
collettivo, corale, consensuale e per certi versi addirittura “illiberale”
La storia delle parole e del linguaggio politico ci serve ad orientarci: quando il sintagma “suffragio universale” appare nelle
varie lingue europee del tempo (inglese, francese, italiano…) tra fine Settecento ed inizio Ottocento, non vuol dire solo che
tutti i maschi adulti debbano avere il voto (1.), ma vuol dire anche che il più gran numero possibile del corpo elettorale debba
partecipare (2.), ed il voto deve essere una scelta unanime (3.).
Universalità del “suffragio universale”:
1. Universalità (maschile) della cittadinanza politica
2. Universalità (assoluta) della partecipazione elettorale
3. Universalità (ovvero unanimità) della scelta elettorale
Per noi è rimasto qualcosa di simile: oggi il “suffragio universale” è il voto di tutti gli uomini e donne adulte. A inizio
Ottocento significava anche che tutti dovessero andare a votare e che tutti compissero la stessa scelta.
Non è un caso che l’espressione “suffragio universale” compaia con riferimento non tanto col voto politico, di assemblee e
deputati, ma col voto plebiscitario su persone, Costituzioni, la formazione di stati… cioè su dei voti per il Sì/No che chiedano
“volete voi questo/quello?”
● Qui compare per la prima volta in Francia e in Italia l’espressione di “suffragio universale”
● Che cos’è il plebiscito?
○ Un istituto di diritto pubblico e/o internazionale configurabile come una consultazione popolare di ratifica a
posteriori, non deliberativa, monosillabica (sì/no) e, di fatto, priva di facoltà di opzione
○ L’esito positivo non si misura alla luce del risultato acquisito, ma rispetto a:
■ Partecipazione elettorale (= capacità di mobilitazione)
■ Grado ± unanimistico del consenso espresso
■ Strategie (istituzionali e non) di comunicazione pubblica delle cifre numeriche o percentuali del
successo conseguito
Non è un caso che, come il laboratorio del suffragio universale siano, a partire dal 1848, Francia ed alcune parti della
Penisola Italiana (che poi prende tutta un’altra storia con l’unificazione), le stesse aree siano anche i primi laboratori
plebiscitari tra Sette ed Ottocento
● I plebisciti, al tempo, non venivano ancora chiamati plebisciti → saranno chiamati così da metà Ottocento, mentre
prima erano chiamati “liberi voti” o “appelli al popolo” (1797-1815)
Quando vengono chiamati in causa, in queste due aree, i plebisciti prima-dei-plebisciti?
Tra Sette ed Ottocento per fare una serie di cose:
● Approvare le costituzioni delle Repubbliche Sorelle in Italia (Cisalpina, Cispadana, Ligure, Romana), che nascono
sull’onda della discesa di Napoleone nella penisola
● Nel caso della Francia, vengono usati da Napoleone dopo il colpo di stato nel novembre 1799 per ratificare la sua
presa di potere (il suo essere divenuto primo console, ed aver dato una nuova costituzione alla Francia)
○ I plebisciti scandiscono anche la trasformazione del potere di Napoleone da repubblicano ad imperiale
○ Anche dopo il ritorno dall’Elba, per una nuova costituzione più liberale
○ Poi per riunire la Repubblica Ligure all’Impero nel 1805
○ Per trasformare la vecchia Repubblica di Lucca in un principato che facesse parte del sistema imperiale
napoleonico
Le esperienze delle due aree sono strettamente interconnesse ed hanno come protagonista comune proprio Napoleone
Bonaparte, che fa il suo apprendistato militare nella penisola italiana e che poi diventerà primo console, imperatore (etc.) in
Francia.
Il lemma “plebiscito”, però, viene usato solo a partire dai 1850s: prima, questo tipo di elezioni che per il sì/no dovevano
approvare costituzioni e cambiamenti istituzionali venivano chiamati “liberi voti” o “appelli al popolo”.
● Il lemma è mutuato dal linguaggio giuridico di Roma antica
Il “plebiscito” non è tanto la pratica (votazione) in quanto tale, ma è il quesito sottoposto al voto, ciò che si chiede.
Progressivamente indicherà tutto il processo elettorale, la pratica elettorale.
Dopo il primo grande momento plebiscitario di fine Settecento inizio Ottocento che interessa Francia ed Italia, a metà
Ottocento e nella sua seconda metà vediamo altri due momenti plebiscitari importanti
● 1848-1852
○ Primavera 1848 – Italia → plebisciti per sancire il passaggio della Lombardia, degli ex-ducati di Parma e
Piacenza, Modena e Reggio, di alcune province venete di terraferma (Padova, Vicenza, Treviso, Rovigo) al
Regno di Sardegna, che sta cercando di diventare il Regno d’Alta Italia
■ Poi non ci riesce perché perde la guerra contro gli Austriaci e l’operazione viene meno
○ Votazioni che confermano e legittimano, con il voto popolare, il colpo di stato di Luigi Napoleone Bonaparte
○ Novembre 1852 → ristabilimento della dignità imperiale, con nuovo imperatore Napoleone III
● 1860-1870
○ Il processo di unificazione italiano è poi scandito da plebisciti (annessione di Parma, Toscana, Emilia,
Romagne, province napoletane, Sicilia, Mantova, Veneto… fino a Roma nel 1870)
○ Ci sono plebisciti paralleli anche in Francia:
■ Per l’annessione di Nizza e Savoia al Secondo Impero Francese (facevano parte del Regno di
Sardegna ma per una serie di accordi diplomatici si arriva a questo plebiscito)
■ Maggio 1870 – Approvazione di riforme della costituzione imperiale, che andava verso una
trasformazione più liberale (maggiore spazio agli oppositori politici)
Se noi guardiamo i risultati di questi plebisciti sia in Italia che in Francia vedremo che rispondono perfettamente all’ideal
tipo che abbiamo delineato precedentemente:
● Forte partecipazione popolare (Francia, ca. 9 mln in 1851, 1852, 1870)
● Il Sì ottiene risultati quasi unanimi (>80%)
● I No sono pochi
Si può quindi dire che sono plebisciti riusciti!
Le giornate del voto sono una festa della nazione e una consacrazione (nel caso italiano) o una ri-consacrazione (nel caso
francese) del sovrano “eletto”. Le giornate plebiscitarie sono quindi giornate di festa: la gente va in giro con il tricolore in
mano, con le coccarde… bisogna immaginare un po’ come quando, oggi, la nazionale di calcio vince una partita. Le giornate
plebiscitarie tra 1860 e 1870 sono proprio così: la gente va a votare avvolta dal tricolore, tra bande e musica in strada,
spostandosi nei capoluoghi di distretto
● Nuovamente un elemento inclusivo: solo il pater familias vota, ma la famiglia di non-elettori lo accompagna
Anche nel momento post-voto ci sono rituali unanimistici, che hanno una forte centralità
● Scrutinio pubblico dei suffragi
● Proclamazione pubblica dei risultati del plebiscito
● Ultimo atto del plebiscito: atto di possesso = ingresso trionfale del sovrano nella ex capitale dell’ex antico Stato, la
cui popolazione ha deliberato di unirsi al Regno d’Italia (nel caso italiano)
Anche la mobilitazione dei non elettori è molto forte: abbiamo visto come partecipino ai cortei, ma non solo
● L’inclusività non è solo esterna, ma anche esterna: le donne molto spesso pretendono di avere un ruolo in queste
votazioni
○ A volte semplicemente entrano nelle assemblee elettorali accanto a mariti e figli → promiscuità dentro
l’assemblea elettorale
○ Molte volte molte donne firmano petizioni e sottoscrizioni collettive da consegnare alle autorità
nazional-patriottiche e/o al sovrano: «Noi non possiamo votare ufficialmente ma vogliamo che il nostro voto
venga messo a verbale»
○ Spesso costituiscono seggi ufficiosi al di fuori dei seggi ufficiali
○ A volte fanno anche irruzioni collettive nei seggi ufficiali per chiedere che vengano messe a verbale le loro
adesioni al plebiscito oppure che vengano messe a verbale le petizioni di firme che portano con sé (questo
viene fatto sia da donne che da minorenni)
○ Molto spesso le donne si travestono da uomini per recarsi individualmente alle urne, e di fatto votano
■ L’elemento del travestitismo delle donne per fare ciò che non potevano fare è un fatto che
attraversa tutta l’età moderna: spesso era per guerreggiare, qui viene usato per votare
○ Casi eccezionali: alcune donne, per meriti patriottici, sono ammesse a votare
■ Episodio a Recanati e a Napoli: le donne si presentano alle urne e a quel punto, sotto la
pressione popolare dei presenti al seggio, il presidente del seggio le lascia votare
Accanto a un protagonismo degli elettori (maschi adulti) il plebiscito diventa un momento in cui anche i non-elettori sono
coinvolti, diventano parte attiva del processo, in modo indiretto o diretto. Questa partecipazione è possibile proprio per la natura
del plebiscito: essendo una votazione di tipo corale, collettiva, si può derogare anche alle regole elettorali, per un giorno.
Se Cabet è colui che re-inventa e ridiffonde il termine “comunista”/”comunismo”, invece il termine “socialista”/”socialismo”
comincia ad essere usato in simultanea in Francia ed in Gran Bretagna all’inizio dei 1830s (1831-33)
● È interessante ricordare che l'espressione “socialista”/ “socialismo” faccia la sua comparsa in italiano all’inizio
dell’Ottocento, in piena epoca napoleonica, a causa dell’abate Giacomo Giuliani
○ Professore di diritto penale e procedura criminale all’Università di Padova (ancora sotto l’Austria, entrano
nel napoleonico Regno d’Italia dal 1806)
○ L'antisocialismo confutato (1803)
■ Difende l'ordine della proprietà privata contro l'antisocialismo rivoluzionario individualista che
dissolve i rapporti sociali naturali
■ Per lui “socialismo” si contrappone a “individualismo”
● Non è un utilizzo del termine “socialismo” in chiave politica come poi faranno Fourier,
Saint-Simon e gli altri protosocialisti dell’Ottocento
● In effetti il termine va sotto la penna di un reazionario
Un’importante strategia di impatto per i socialisti utopistici è proposta, in chiave tecnocratica e industrialista, da:
● Claude-Henri de Rouvroy conte di Saint-Simon
○ Anche lui lettura di Flora Tristan
○ Aristocratico con una vita rocambolesca:
■ Era andato a combattere a favore della Rivoluzione Americana (Yorktown, con Washington e
Lafayette) → la sua esperienza politica nasce come volontario transnazionale all’interno
dell’Età delle rivoluzioni
■ Essendo un aristocratico scampa la ghigliottina durante la Rivoluzione Francese
■ Addirittura verrà recluso come malato di mente a Charenton, il manicomio di Parigi, dove
conoscerà il Marchese de Sade
■ Conduce una vita molto tormentata e tenterà addirittura il suicidio nel 1825
○ La sua principale preoccupazione è la costruzione di una forma di religione razionale, che avrebbe dovuto
❗
essere la base per il miglioramento delle condizioni di vita di tutti i lavoratori
■ Gli utopisti della prima metà dell’Ottocento sono tutti molto affascinati dall’idea di costruire
una nuova religione che però non sia rivelata ma razionale, costruita sul progresso e su tutto ciò
che il progresso può permettere (compreso l’industrialismo)
○ La sua eredità culturale politica sarà la più forte nella Francia dell’Ottocento → i sansimoniani sono molti:
■ Prosper Enfantin (1796-1864)
● Cassiere di banca che diventa il leader dei sansimoniani dopo la morte di Saint-Simon
● Anche lui è un uomo del Settecento: partecipò nel 1814 alla difesa di Parigi, quando le
truppe della coalizione antinapoleonica vi arriveranno e costringeranno Napoleone ad
abdicare per la prima volta
○ Quindi è un napoleonico dell’Età delle Rivoluzioni
● Entrò poi nella carboneria (società segreta filo costituzionale liberale diffusa in tutta
Europa, che anima anche le rivoluzioni del 1820)
● Portò avanti le idee di Saint-Simon: migliorare le condizioni della classe sociale più
povera e numerosa attraverso la guida di ingegneri, scienziati, industriali → l’utopia
sansimoniana è tecnocratica e industrialista
○ Il miglioramento delle condizioni sociali dei lavoratori, fino alla loro
autonomizzazione, deve avvenire sotto la guida delle classi colte, che si
fanno carico della loro condizione
■ Socialisti repubblicani che entreranno in politica e saranno eletti
● Pierre Leroux (1797-1871)
● Louis Blanc (1811-1882)
○ Fa parte del governo provvisorio repubblicano nel 1848, istituito dopo la
rivoluzione di febbraio
○ Con lui siamo arrivati ai primi socialisti nati nel 1800
○ L’Organizzazione del lavoro (1839)
■ Proponeva di costruire fabbriche di stato finanziate da prestiti
statali e basate sulla condivisione dei profitti da parte degli operai
■ Rifiuta gli aspetti più gerarchici della tradizione sansimoniana
■ Sostituisce lo slogan “A ciascuno secondo le sue capacità” con lo
slogan “A ciascuno secondo i suoi bisogni”
○ Nel 1848 sarà il protagonista della costruzione di fabbriche statali nazionali
che il governo provvisorio mette in campo per cercare di frenare la
disoccupazione nella Francia del 1848
■ La loro chiusura (decisa dall’assemblea nazionale eletta a
suffragio universale nell’aprile del 1848, che ha una maggioranza
conservatrice) determina una delusione enorme nella sinistra
repubblicana e proto socialista del tempo e ci sarà una seconda
insurrezione popolare contro questi provvedimenti che poi finirà in
un bagno di sangue finché non prenderà il potere Luigi Napoleone
Il socialismo utopistico ovviamente non è un’esclusiva dei pensatori francesi, ma anche Oltremanica incontriamo
personaggi che mettono in campo utopie collettive e comunitarie
Robert Owen
● Gallese di umili origini che arrivò a diventare un dirigente di fabbrica e ad assumere il controllo del cotonificio New
Lamarck a Glasgow dopo aver sposato la figlia del proprietario
○ Istituisce scuole per i bambini e apre il primo negozio cooperativo in assoluto, che vende merci a basso
prezzo agli operai condividendo con loro i profitti
○ Diventa una comunità modello cooperativa
● La missione di cui si sente investito consiste nel superare la prospettiva dell’individualizzazione dell’essere umano,
sostituendo alla società atomistica quella che lui stesso definirà socialist
○ È uno dei primi ad usare questo termine nel mondo anglosassone
● Anche lui cercherà di mettere in campo delle comunità negli USA, che però anche in questo caso dureranno poco
(New Harmony) → le parabole si assomigliano: c’è una grande utopia tra il religioso ed il sociale, organizzativa, a
volte industrialista e tecnocratica, a volte con un afflato più egualitario o più paternalistico… ma quando si mettono in
pratica molto spesso queste comunità poi si sfaldano o perdono il rapporto con l’utopia sociale originaria
I socialisti utopisti hanno quasi tutti borghesi o addirittura aristocratici, ma non solo
Pierre-Joseph Proudhon
● Singolare caso di socialista artigiano
● Tipografo che nel 1830 perde il lavoro e si dedica all’attività di scrittore da autodidatta (come molti altri) con
l’ambizione di delineare una “filosofia per il popolo”
● Cos’è la proprietà? (1840)
○ La sua risposta è rimasta celebre: “La proprietà è un furto”
■ In realtà l’affermazione è molto meno radicale di quanto non possa sembrare: nell’idea di
Proudhon la proprietà doveva essere concentrata nelle mani della società, che poi l’avrebbe
concessa in affitto per impedire l’accumulo di grandi fortune e quindi un’iniqua distribuzione di
ricchezza
■ Quest’affermazione diventerà uno dei grandi slogan di tutta la sinistra legata al movimento
operaio sia nella seconda metà dell’Ottocento, sia nel Novecento
● Ciò che lo distingue dagli altri personaggi che abbiamo visto finora, è che Proudhon è fieramente contrario
all'uguaglianza femminile
○ “Fra la meretrice e la casalinga non esiste una via di mezzo”
○ Per lui non c’è un nesso fra affrancamento dell’umanità ed affrancamento delle donne ed affrancamento
della classe operaia → questi tre punti non sono in connessione
○ Sostiene che se le donne avessero ottenuto la parità nei diritti politici, gli uomini le avrebbero trovate
“odiose e brutte” e le avrebbero rifiutate → questo avrebbe provocato “la fine dell’istituto del matrimonio, la
morte dell’amore e la rovina della razza umana”
Flora Tristan non vive abbastanza per opporsi alla misoginia di Proudhon né per vedere in atto le sue idee (né quelle
emancipazionistiche né quelle in tema di organizzazione unitaria dei lavoratori, una delle eredità più forti riprese da Karl Marx,
che nella sua libreria aveva testi della Tristan).
Flora Tristan muore di tifo a Bordeaux durante un viaggio nel 1844, a soli 41 anni. Sua figlia Aline sposerà nel 1846 Clovis
Gauguin, un giornalista repubblicano che muore a sua volta durante un viaggio in Perù (per il legame della moglie Aline). Aline
Chazal, diventata Gauguin, sarà poi la madre del famoso pittore Paul Gauguin, che vivrà la prima parte della sua vita in Perù
● Mario Vargas Llosa, I l paradiso è altrove, Einaudi, Torino, 2017
I figli di Flora Tristan (morta nel 1844) saranno cresciuti da una ex sarta e maestra, Jeanne Deroin (1805-1894)
● Militante socialista, saintsimoniana ed emancipazionista
● Nel 1849 presenterà provocatoriamente la sua candidatura alle elezioni per l’assemblea legislativa al fine di
denunciare l’esclusione femminile dal voto universale, mimando addirittura una campagna elettorale
○ Così diventa protagonista della cultura visuale del tempo e viene rappresentata portata da un corteo di
donne con un’urna in man che reca la scritta Suffrage universel des femmes
○ Il movimento emancipazionista femminile era fatto largamente di atti provocatori (necessari): creare
scandalo ed impressione è l’unico modo per ottenere attenzione (vedi: scioperi della fame)
■ Non è corretto usare il termine “femminismo” per questo periodo, ed è quindi più corretto usare il
termine “emancipazionismo”
■ L’emancipazionismo femminile ha un ruolo complessivamente marginale nelle idee e nelle
pratiche del 1848: la Deroin è un elemento e un personaggio di rottura
Il movimento suffragista della fine dell’Ottocento è molto forte in Francia, Gran Bretagna ed USA ed raggiungerà anche
grandi risultati con l’ammissione al voto dopo la WW1, sempre mediante l’uso di gesti eclatanti (scioperi della fame, gesti di
sacrificio, vedi: Emily Davidson) o di modalità festose e mediaticamente di grande appeal (vedi: gatto coi colori delle suffragiste,
usato come spilla e nelle cartoline) poi dato in eredità ai movimenti sociali novecenteschi, sia dei 1930s che dei 1960s/70s.
● Gli antenati di questo movimento sono: Olympe de Gouges, la Deroin…
Anche le proposte socialiste non hanno una grande attrazione sulle masse nel 1848, a differenza delle idee democratiche
e a quelle del suffragio universale maschile. E tuttavia è proprio del 1848 la pubblicazione del Manifesto del Partito Comunista
di Karl Marx.
Karl Marx
● Renano di origini borghesi, la famiglia era di origini ebraiche ma il padre si era convertito al Protestantesimo dopo la
Restaurazione (quando la reniana aveva goduto delle innovazioni della rivoluzione francese tramite le truppe
napoleoniche… ma per poter continuare ad esercitare l’avvocatura si deve convertire)
● Andrà poi a studiare a Bonn e a Berlino, vivrà una vita molto scapestrata
○ Il giovane Marx (2017) → tentativo di ricondurre il giovane Marx all’Ottocento
● Si dedica al giornalismo, fondando la Gazzetta Renana con scritti molto radicali ma democratici
○ Viene perseguitato dallo Stato Prussiano
● Si sposa con Jenny von Westphalen → la nobiltà a cui apparteneva la donna era di secondo rango
● Nel 1843 è costretto all’esilio prima a Parigi e poi a Bruxelles, dove incontra Friedrich Engels
○ Anche Engels è di origine tedesca ed è figlio di un proprietario manifatturiero della Westfalia, mandato nel
1842 a Manchester per completare il suo tirocinio commerciale presso una fabbrica tessile di cui il padre
era proprietario → diventa direttore della fabbrica
■ In questa esperienza si rende conto della condizione terribile lavorativa, morale, sociale ed
economica degli operai
● Scriverà La situazione della classe operaia in Inghilterra (1844) basandosi sulle sue
osservazioni sulla propria fabbrica e sugli operai del padre
● Due delle figlie di Marx (Laura ed Eleanor) saranno poi due militanti socialiste, l’una in Francia e l’altra in Inghilterra,
e faranno una fine terribile: entrambe suicide per dolori d’amore
○ Miss Marx (2020) racconta la tragica vita di Eleanor
I borghesi rivoluzionari hanno questa idea geniale: la scrittura del Manifesto del partito comunista (1848)
● Nel momento della pubblicazione non ha particolare successo, m a ne avrà successivamente
● Si fonda su un’idea semplicissima e dicotomica, quanto paradossalmente sociologicamente del tutto errata: l’idea
che una società basata sul capitalismo fosse destinata alla polarizzazione nel contrasto di interessi che contrappone
un numero sempre maggiore di operai impoveriti (il proletariato) ed un numero sempre più piccolo di imprenditori
capitalisti → questo contrasto avrebbe determinato un conflitto sociale: la lotta di classe
○ Si tratta di un’idea sociologicamente errata perché abbiamo visto come nel corso dell’Ottocento (e poi
anche nel Novecento), in realtà, le società capitalistiche industriali si complessifichino complessivamente
fino ad arrivare in società dove è la classe media a prevalere, non i proletari
○ Dal pov comunicativo e mediatico è molto efficace!
■ Ci sono i poveri ed i ricchi che ora si chiamano proletari e borghesi → devono farsi guerra e i
proletari sono la classe rivoluzionaria per eccellenza, che può caricare su di sé l’impegno della
rivoluzione sociale e della rivoluzione, in questo caso, socialista e comunista
● L’idea di fondo è che per accompagnare ed accelerare questo processo (che dal loro pov è storico-determinato:
avverrà per forza) è necessaria la costruzione di organizzazioni politiche che devono prendere il nome di movimento
comunista
● L’altra idea fondamentale è l’internazionalismo, che è poi lo slogan con cui finisce il Manifesto: “Proletari di tutti i
paesi, unitevi!”
○ Uno degli aspetti più innovativi della proposta di Marx ed Engels è proprio questo, in netto contrasto con il
profilo nazional-patriottico di tutti gli altri movimenti politici borghesi (conservatori, liberali, democratici,
liberali)
○ Tanto le leggi del funzionamento del sistema capitalistico quanto le condizioni del proletariato, sono le
medesime in tutto il mondo!
○ Questo pensiero è in contrasto con quanto invece abbiamo visto nel corso dell’Ottocento: la centralità dello
Stato-nazione, del nazionalismo (sia imperialista sia nazional-patriottico rivoluzionario) → proposta politica
molto nuova
L’internazionalismo si traduce nella fondazione di organizzazioni vere e proprie sovranazionali del movimento operaio
● Associazione internazionale dei lavoratori (Prima Internazionale, 1864)
○ Marx ed Engels ne sono i principali artefici
○ Si tratta di una confederazione a maglie molto larghe di sindacati, società di mutuo soccorso e associazioni
educative preesistenti, di circoli politici comunisti e socialisti
○ Presto guadagna adesioni in Francia, come in Belgio, Austria, Italia e Spagna, mentre in Germania la
situazione è più complicata
■ Qui Marx ed Engels devono scontrarsi con l’Associazione generale degli operai tedeschi,
fondata da Ferdinand Lassalle (1825-1864)
● Primo organizzatore e fondatore del movimento operaio in Germania
● A un certo punto lascerà spazio a Marx ed Engels: anche lui ha una vita
rocambolesca, ed infatti morirà in duello contro un rivale in amore (agosto 1864)
■ Anche in Germania quindi il movimento marxista comunista comincia a trovare spazio
○ Finirà nel 1876 perché in mezzo c’è la vicenda della Comune di Parigi
■ Uno degli strascichi della guerra franco-prussiana del 1870: in Francia c’è l’abdicazione di
Napoleone III e la proclamazione della Repubblica, ma anche l’esperienza di Parigi (che di fatto
viene abbandonata a sé stessa)
■ Dopo che i prussiani se ne sono andati (ed anche l’esercito francese, assieme alla maggioranza
della borghesia parigina, se ne andrà), a partire dal 18 marzo 1871 la capitale è auto-governata
dalla Guardia Nazionale
● La Guardia Nazionale organizza delle elezioni per creare un’entità municipale
indipendente che debba autogovernare la città con un'idea di progetto sociale diverso
e di non cedimento ai prussiani (con cui invece la Repubblica era giunta a
compromesso)
■ Dentro questa municipalità elettiva l'Internazionale ha soltanto 4 seggi (la maggior parte dei
rappresentanti della comune sono socialisti o neo-giacobini)
■ Una delle principali attività della Comune è di preoccuparsi per l'approvvigionamento della città,
ma poi dà anche vita a programmi di lavoro, stabilisce un minimo salariale, decreta la
separazione tra Stato e Chiesa, abolisce le multe nelle fabbriche, mette fuorilegge il lavoro
notturno
■ Benché siano i neo-giacobini di profilo socialista a guidare la Comune, Adolphe Thiers (che
guida il governo della Terza Repubblica) afferma che i membri della Comune siano tutti
comunisti e siano tutti seguaci di Karl Marx, accusato di essere il capo di questa cospirazione sia
contro la Germania sia contro la nuova Repubblica francese
● Marx è come se fruisse di questa inattesa notorietà: pubblica un’opera polemica, La
guerra civile in Francia (1871)
○ Condanna Thiers ed eleva la Comune come una nuova forma di stato,
creata dagli operai, possibile modello di stato socialista/comunista del futuro
○ Questo pamphlet viene elogiato dai socialisti di tutta Europa, viene tradotto,
commentato… inizia una mitografia della Comune come esperienza
socialista e di democrazia diretta che attraversa tutto il Novecento fino ai
movimenti dei 1960s/70s
■ La Comune ha una vita molto breve: quando Thiers fa l’accordo coi tedeschi, che liberano i
prigionieri di guerra, l’esercito repubblicano aumenta di numero ed inizia a maggio lo
sfondamento e l’entrata in città → Settimana di sangue
● I soldati fanno irruzione ed abbattono le barricate costruite
● Episodio di iconoclastia: distruzione della colonna Vendôme
■ A fine maggio l’esperienza della Comune è finita: la repressione è da guerra civile, seppur
particolare: ci sono tra i 6/7 mila morti
L’esperienza catastrofica della Comune e la guerra civile francese finiscono per polarizzare i dissidi interni all’Internazionale
tra due filoni che ormai si vengono definendo
● Prettamente socialista (Marx, Engels)
● Prettamente anarchico (Bakunin)
Questo porta alla fine della Prima Internazionale nel 1876, dopo che lo stesso Marx per cercare di preservarla propone nel
1872 il trasferimento a New York.