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Comprensione: Aiuto!

L’italiano burocratico

Nel 1965, in un articolo pubblicato sul Il Giorno, Italo Calvino denunciava l’utilizzo assai
frequente di quella che lui stesso definì antilingua. Un concetto che, ci duole dirlo, è ancora
molto attuale.

L’antilingua di Calvino

L’antilingua di Calvino è il linguaggio burocratico tipico dei Tribunali e della Pubblica
Amministrazione, ma diffuso purtroppo anche in quei settori della comunicazione che
dovrebbero privilegiare un linguaggio molto più chiaro e immediato: giornali, televisione,
politica, sanità , uffici. È lo stesso Calvino a fornirci un perfetto – e molto comune – esempio di
antilingua:

La scena descritta da Calvino è potente perché non si limita a fornire un esempio di


antilingua, ma illustra anche il meccanismo che la genera.

Da una parte abbiamo il cittadino comune che parla in modo chiaro e senza una parola di
troppo, dall’altra il brigadiere (o il burocrate) che aggiunge quanto più superfluo possibile. E
così Stamattina diventa prime ore antimeridiane, vino diventa prodotti vinicoli e così
via, trasformando il testo in un qualcosa di totalmente spersonalizzato e grottesco, per
non dire incomprensibile.

Il perché? Probabilmente non lo sa nemmeno lui.

L’antilingua oggi

L’antilingua – o burocratese – è quindi un linguaggio artificiale, impersonale e freddo,


usato molto più spesso per darsi delle arie che non per reale necessità comunicativa. Anche
perché nella vita quotidiana non esistono situazioni che rendano necessario l’uso di una simile
comunicazione:

Quanta pomposità per dire che i cani non devono entrare in acqua. Non sarebbe bastato un
molto più immediato “Per motivi di igiene è vietato far entrare in acqua i cani”?

E quanto spesso ti capita di leggere messaggi del genere? Se ci pensi bene, è una sofferenza
quasi quotidiana. L’antilingua è intorno a noi, parlata anche dai più insospettabili. La
troviamo quando andiamo dal medico, al supermercato, a scuola o nella bottega sotto casa,
pronta a confonderci e intimorirci con tutti quei si prega di, si avvisa la gentile clientela che, è
fatto espresso divieto di.

Ma come mai noi italiani amiamo complicare volutamente la nostra lingua? Per il


bisogno di voler apparire più colti e intelligenti, o per l’errata convinzione che l’antilingua
conferisca un tono gentile al messaggio? O forse per una combinazione di entrambi?

Non lo sappiamo. Sappiamo però qual è il problema: se parli l’antilingua quasi nessuno ti


capirà.
Nessuno scrive per se stesso, e se gli altri non ti capiscono è evidente che stai sbagliando
qualcosa e che tutti i tuoi sforzi sono inutili.

Questo è ancora più vero se parliamo di copywriting e scrittura per il web. I lettori
leggono i contenuti online in modo diverso da come leggono un romanzo o un giornale:
pretendono chiarezza e brevità , e si stancano in fretta se faticano a ottenere le informazioni
che stanno cercando.

Purtroppo per noi, l’antilingua calviniana non è l’unica esistente.

Dall’antilingua alle antilingue

Esiste qualcosa di più fastidioso dell’antilingua?

Sì, ed è l’abuso degli -ismi: neologismi, inglesismi, tecnicismi e arcaismi che


appesantiscono il messaggio e ne complicano le operazioni di decodifica…ehm, volevo dire la
lettura e la comprensione.

I primi due -ismi sono onnipresenti nel mondo del marketing e della comunicazione,


dove frasi come “organizziamo il briefing prima di schedulare la call” sono all’ordine del
giorno.

Anche ammesso che tu voglia a tutti costi sostituire l’inglese all’italiano quando non è affatto
necessario, ricorda che all’infuori della tua cerchia di colleghi ben pochi ti capiranno.

Se spesso ti sembra che il cliente fatichi a seguirti e a capirti, forse è proprio perché fai uso –
più o meno consapevolmente – delle antilingue. Non è meglio se parli come mangi, in modo da
prevenire il rischio di incomprensioni ed evitare ripetizioni?

Semplificare fa bene a tutti.

L’anti-antilingua: come evitare di far scappare il lettore

Bene, abbiamo visto cos’è l’antilingua – o, per meglio dire, cosa sono le antilingue – e spiegato
il perché non dovresti usarle.

Ora vediamo come puoi semplificare la tua comunicazione con pochi semplici accorgimenti,
usando la vera lingua italiana e scegliendo parole comprensibili con un senso reale.

 Lascia perdere gli -ismi: parla come mangi

Sei un Chief Storyteller? O un Head Hunter?

Figo! Però , per favore, quando comunichi con i clienti (o i parenti!) limitati a dire che
sei un esperto di comunicazione digitale o un esperto di selezione del personale.
Non stiamo dicendo che inglesismi e tecnicismi sono inutili o senza dignità, non
fraintenderci. Ma sono quasi sempre superflui, usati in modo improprio e
comprensibili solo a te – azienda o professionista – che li hai coniati.

Se parli o scrivi in un italiano semplice e alla portata di tutti non solo eviti di fare
errori, ma rendi il tuo messaggio comprensibile a tutti.
 Ricorda per chi stai scrivendo

È il lettore (o destinatario) il pezzo fondamentale del puzzle. Stai comunicando


con lui e per lui, quindi devi tenere bene a mente il suo livello di conoscenza
dell’argomento.

Due avvocati che comunicano tra loro possono senz’altro permettersi di farlo
in legalese (tecnicismi, forme impersonali, citazioni di norme). Ma se un avvocato deve
spiegare l’esito di un processo a un cittadino comune digiuno di leggi e decreti, dovrà
abbassarsi al livello di quest’ultimo e riformulare i concetti in una forma semplice e
accessibile.
 No all’impersonale

È necessario, Si comunica, Ne consegue non sono altro che muri che costruiamo per
distanziarci dal nostro interlocutore. Quasi come se non volessimo prenderci la
responsabilità di ciò che stiamo dicendo.

Siamo persone che parlano ad altre persone, quindi a che pro eliminare la persona
dal messaggio?

Non dire “Si comunica che l’attività è sospesa fino a nuova comunicazione”.

Di’ “L’attività è sospesa fino a nuova comunicazione”.

Sii semplice, chiaro e vai dritto al punto.


  Segui la regola SVO

Altrimenti detta forma attiva. La costruzione Soggetto + Verbo + Oggetto è la più


classica e comprensibile dell’italiano, motivo per cui non ha senso stravolgerla
(esistono poche eccezioni). La forma passiva rende il testo impersonale e confonde
il lettore, costringendolo a riordinare le parti della frase.

“Riapriremo dopo le feste” suona molto meglio di “Il negozio verrà riaperto dopo le
feste”, non trovi?
  Verbi, non nominalizzazioni

Le nominalizzazioni hanno lo stesso problema della forma passiva: rendono il


contenuto impersonale e astratto. E non siamo noi a dirlo ma la Treccani, che non a
caso le definisce «molto frequenti nel linguaggio burocratico, scientifico e in generale nei
linguaggi tecnici e settoriali».
Perché dire “Ho comprato delle forbici per la potatura delle piante” quando “Ho
comprato delle forbici per potare le piante” è molto più diretto e immediato?
  Non limitarti a rileggere il testo: ascoltalo

Esiste un test molto semplice che puoi fare per capire se il tuo testo è scritto in lingua o
in antilingua: rileggerlo velocemente ascoltando con attenzione la tua voce.

Questo duplice esercizio ti permette non solo di capire se quello che hai scritto è
comprensibile a una prima lettura, ma anche di capire se suona bene.

Capisci ciò che hai scritto solo rileggendolo più volte? Oppure perdi il fiato per la
mancanza di punteggiatura? Male, perché significa che il tuo contenuto non funziona.
Ri-scopriamo la chiarezza

Abbiamo sempre la possibilità di essere chiari. Che si tratti di una partita o di una
sentenza, di un film o di un bando regionale: nulla ci obbliga a utilizzare l’antilingua o il
legalese. Proprio nulla.

Dobbiamo soltanto perfezionare la nostra capacità di metterci nei panni altrui o, nel
caso specifico, di usare i nostri occhi e le nostre orecchie come se fossero quelli delle persone
con cui stiamo comunicando. Solo così saremo in grado di capire se i nostri contenuti
funzionano davvero o se al contrario sono fonte di confusione e grossi sbadigli.

Leggi il seguente testo in in quello che spesso viene definito burocratese:

Oggetto: Convocazione ai sensi dell’art. 11, comma 4 del D.M. 56 del 28 maggio 2009
– Aspiranti supplenza per la Classe di Concorso A246 – Francese

Le SS.LL. sono convocate presso l’istituto Cavalcanti, Via San Lorenzo 46 – FIRENZE, il giorno
lunedì 16 gennaio 2012, alle ore 8.00, per individuazione eventuale stipula contratto a tempo
determinato con decorrenza dall’effettiva presa di servizio, per:
n. ore 05 settimanali con sede di servizio presso la sez. Coordinata di Mantignano fino al
30/06/2012 con orario di servizio che si svolgerà nei giorni di martedì dalle 13.30 alle 16.15 e
venerdì dalle 13,30 alle 15,15;
n. ore 09 settimanali con sede di servizio presso la sez. Coordinata di Mantignano fino al
26/01/2012 con orario di servizio che si svolgerà nei giorni di lunedì dalle 08.55 alle 09.45 e
dalle 10.50 alle 12.50, mercoledì dalle 08.55 alle 9.45, giovedì dalle 08.00 alle 9.45 e venerdì dalle
10,50 alle 13,40
L’assenza equivale a rinuncia.

f.to il dirigente scolastico

Anna Pucci

 Al fine di consentirle una valutazione di massima sulla possibilita’ di nomina, si informano le
SS.LL.

che questa convocazione interessa i seguenti aspiranti:


1 DOMENICO ROSSI

2 MARINA LANTE DELLA ROVERE

4 DELIA SCALA

5 MARIATERESA RUTA

6 NADIA BOCCACI

7 MICHELE SANTORO

 Sottolinea solo le frasi false

1. Il testo è stato redatto dalla segreteria di una scuola.


2. La convocazione è un’azione per nominare nuovi insegnanti a tempo indeterminato.
3. La supplenza è il periodo di sostituzione di un insegnante da parte di un altro
insegnante.
4. “SS.LL” sta per “le signorie loro”.
5. Il 16 gennaio l’aspirante supplente inizierà il suo periodo di prova.
6. Il 16 gennaio l’aspirante supplente firmerà il suo contratto di lavoro.
7. Il 16 gennaio  un insegnante sarà nominato supplente.
8. “Con decorrenza dall’effettiva presa di servizio” significa “a partire dall’inizio
dell’incarico lavorativo”.
9. L’insegnante che riceverà l’incarico svolgerà due supplenze distinte.
10. L’insegnante che riceverà l’incarico lavorerà dal lunedì al venerdì.
11. L’insegnante che riceverà l’incarico lavorerà fino al 30 giugno per un totale di 13 ore a
settimana.
12. Se un aspirante non si presenta il sedici gennaio potrà accettare l’incarico anche il
giorno successivo.
13. “f.to” significa “fatto”.
14. Se Domenico Rossi non si presenta il 16 gennaio Delia Scala potrebbe ottenere la
supplenza.
15. Se Domenico Rossi non si presenta il 16 gennaio Marina Lante Della Rovere potrà
ottenere la supplenza.
16. Se Michele Santoro non ottiene l’incarico significa che Nadai Boccacci ha rinunciato alla
supplenza.

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