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28 ottobre 2011

Caro direttore,

Nel 1992, qualche anno dopo lapertura degli Archivi di Mosca, lo storico Franco Andreucci, scopre una

lettera scritta da Palmiro Togliatti (alias "Ercoli") il 15 febbraio 1943 a Vincenzo Bianco (allora funzionario

del Komintern).

Nella lettera, suddivisa in vari capitoli, Togliatti risponde alle varie questioni politiche sollevate dal Bianco.

Al terzo capitolo (vedi pagine 7, 8 e 9) della lettera, dove Bianco evidentemente chiedeva a Togliatti di fare

qualcosa per i tanti prigionieri italiani nei Gulag russi, la risposta di Togliatti agghiacciante: "Laltra

questione sulla quale sono in disaccordo con te, quella del trattamento dei prigionieri. Non sono per

niente feroce, come tu sai. Sono umanitario quanto te, o quanto pu esserlo una dama della Croce Rossa.

La nostra posizione di principio rispetto agli eserciti che hanno invaso la Unione Sovietica, stata definita

da Stalin, e non vi pi niente da dire. Nella pratica, per, se un buon numero dei prigionieri morir, in

conseguenza delle dure condizioni di fatto, non ci trovo assolutamente niente da dire, anzi e ti spiego il

perch. Non c dubbio che il popolo italiano stato avvelenato dalla ideologia imperialista e brigantista

del fascismo. Non nella stessa misura che il popolo tedesco, ma in misura considerevole. Il veleno

penetrato tra i contadini, tra gli operai, non parliamo della piccola borghesia e degli intellettuali,

penetrato nel popolo, insomma. Il fatto che per migliaia e migliaia di famiglie la guerra di Mussolini, e

soprattutto la spedizione contro la Russia, si concludano con una tragedia, con un lutto personale, il

migliore, il pi efficace degli antidoti. Quanto pi largamente penetrer nel popola la convinzione che

aggressione contro altri paesi significa rovina e morte per il proprio, significa rovina e morte per ogni

cittadino individualmente preso, tanto meglio sar per lavvenire dItalia".


Roberto

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