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Letizia Magni

Esame a scelta II anno


2022/23

Esame di
Criminologia e
Criminalistica
Criminologia
Studia il perché di un comportamento criminale.
Nel 1700 si è cominciato a capire, (periodo dell’illuminismo) che il criminale se tale deve avere
una motivazione. Criminali si diventa.
La criminologia si divide in 2 grosse scuole:
1- Scuola di pensiero – Cesare Beccaria e Gaetano Filangeri ritenevano che il criminale
diventa quest’ultimo a causa della società perché non tutti affrontano la vita da un certo
punto di partenza. Chi nasce da una famiglia mafiosa avrà più possibilità di diventare
criminale. È la società che crea il criminale – l’uomo criminale è un problema di
sociologia. Molto più affidabile dell’altra scuola.
Bisogna indagare perché il criminale compie questa scelta.
2- Nel 1800 medico Cesare Lombroso partiva da presupposti completamente diversi –
riteneva infatti che il criminale avesse il crimine nel patrimonio genetico. Ereditarietà nel
crimine. Attraverso la misurazione di alcune ossa dello scheletro umano riteneva di
riconoscere il criminale e poter risalire al tipo criminale. Teoria assolutamente
abbandonata, riteneva che anche attraverso la fisionomica potesse dimostrare una
certa superiorità della razza del nord rispetto al sud e una superiorità del genere
maschile rispetto a quello femminile.

Come si divide la criminologia?


- Criminologia forense: concetti giuridici di un determinato stato
- Criminologia clinica: aspetti medici e clinici del soggetto criminale
- Criminologia investigativa: studia non tanto il criminale quanto l’indagine in sé –
indagine diretta (sulla scena del crimine, sul fatto accaduto) e l’indagine indiretta (lo
studio della vittima, del movente, la ricerca della vita della persona).
L’indagine indiretta serve per restringere il cerchio di persone.
Quella diretta negli ultimi anni ha avuto un grosso impulso grazie all’attenzione che gli
investigatori mettono sulla scena del crimine. Esiste un protocollo preciso su chi può
entrare nella scena del crimine, bisogna lasciarla così come è stata trovata per poter
trovare il DNA.
Siamo un po’ carenti sulla banca dati del DNA, perché l’investigatore trova quest’ultimo
ma poi spesso non c’è un sistema di confronto. Se l’indagine diretta riesce a
circoscrivere di esempio 8 persone, a quel punto l’indagine indiretta riesce a restringere
ancora di più il campo.

Cos’è la criminologia? Cos’è il crimine?


La criminologia si occupa del crimine e dell’uomo criminale.
Il reo è chi commette il reato. Il criminale potrebbe non commettere il reato.
Tutto ciò che è vietato dalla legge è illecito – quindi è ciò che la legge punisce.
MA non tutto ciò che è illecito è ingiusto.
Esempio: ROSA BARTIS → commette un qualcosa di illecito: si siede, anche se di colore, su
un autobus solo per bianchi (vietato). Però non tutto ciò che è illecito è anche ingiusto, perché
combattere contro l’illecito in questo caso è giusto. Se non avesse violato la legge raziale,
probabilmente la civiltà non sarebbe progredita.
Esempio: Cristo uomo nasce in Palestina, provincia sottoposta all’impero dei romani. La civiltà
romana era basata sulla schiavitù, concetto di assoluta prepotenza uomo su uomo. Cristo dice
che lo schiavo non deve esistere, quindi un rivoluzionario dell’epoca. Viene condannato a
morte perché considerato pericoloso, però grazie alla sua filosofia sono riusciti a far crollare
l’Impero Romano.
Esempio: il taglio della mano dx al primo furto e di quella sx al secondo in Afghanistan è una
cosa lecita, ma non è giusta.
Esempio: l’adulterio puniva la donna adultera ma non l’uomo. Non è una norma giusta, ma era
lecita.
Si ritiene che esistano due opinioni:
1. Diritto positivo: l’ordinamento scritto imposto da determinate persone a persone
assoggettate necessariamente. Leggi scritte che dobbiamo rispettare comunque.
2. Diritto naturale: ordinamento non scritto che ciascuno di noi si impone.
Noi scegliamo di sottostare o meno a leggi naturali che riteniamo giuste oppure no. Per
esempio: io non uccido non perché lo Stato me lo vieta, anche se fosse lecito uccidere
non ucciderei, perché è un mio diritto naturale. Il diritto naturale man mano cambia, per
esempio la questione delle donne: l’adulterio, se commesso da una donna, era punito
ma ora no).
Il diritto positivo segue il diritto naturale e quest’ultimo cambia in base alla società.
Crimini culturalmente orientati → quando ci sono immigrati e per esempio non si possono
vestire in un certo modo. Oppure in certe culture, diverse dall’Occidente, la donna può essere
picchiata per essere educata.

Cosa deve fare il criminologo?


Il criminologo deve studiare perché una persona uccide, perché commette una seria di crimini
che escono da qualsiasi concezione umana. Se la stampa riesce a creare una particolare
attenzione su una notizia allora questi crimini vengono alla luce, infatti non siamo a
conoscenza di qualsiasi crimine commesso.
La madre che uccide il figlio è fuori da qualsiasi concezione umana. La madre ha un senso di
protezione verso i figli, nel momento in cui uccide il figlio non pensa, subito dopo l’omicidio
torna ad essere madre, cioè torna quel senso di protezione, è per questo che quasi sempre la
madre confessa.
Es: madre uccide il figlio affogandolo nella vasca da bagno. Dopo averlo ucciso gli mette il
pigiama e lo copre. Questo è il senso di protezione che è tornato subito dopo l’omicidio alla
madre. Non si sa il perché l’abbia fatto, però era consapevole di quello che aveva fatto, perché
si è recata lei dalla polizia a confessare il fatto.
Sono molto più presenti omicidi nei confronti dei figli quando sono bambini e non adulti. Col
figlio adulto ci può essere una motivazione di carattere economico o di altro genere, col
bambino no.
Serie di delitti che contemplano
Delitto contro il patrimonio – furto, rapina, ecc – qualcosa che offende il patrimonio della
vittima
Reati contro la persona – obiettivo del criminale è quello di colpire la vittima ne suo diritto alla
vita e all’integralità fisica e morale. Omicidio – più grave e lampante, privare una persona della
propria vita; Lesione – maltrattamenti, qualunque tipo di violenza vs persona.
Delitti contro la persona – delitti senza movente – un movente però esiste in tutti i delitti.
 Serial killer uccide seguendo un processo mentale e quindi interiormente ha un
movente. c’è sempre una logica, a differenza dell’omicidio di massa, nel serial killer c’è
un legame nelle vittime, legame tra di loro, hanno caratteristiche comuni per cui decide
di ucciderle.
Mostro di Firenze che ha ucciso 18 persone, avevano tutte in comune qualcosa, erano una
coppia in cerca di un momento di intimità, e si presume che il movente era peccaminoso.
Andava alla ricerca di chi peccasse, con due finalità: punire o purificare. Aveva un rituale
predeterminato: uccidere prima l’uomo e poi la donna, la donna trascinata da un’auto e
venivano asportate il seno e il pube – due zone erogene legate al concetto di peccato. Alcuni
pensano che possa essere una setta, non una sola persona, che ha ucciso queste persone
secondo un movente stabilito dalla setta. È stato arrestato quello che era considerato il mostro
(Pacciani), non si sa se fosse effettivamente solo lui o se ci fosse una setta, però una volta
arrestato lui finirono questi omicidi.
Modus operandi-> uccidere prima l’uomo, poi la donna trascinandola fuori dalla macchina e
asportando il seno sinistro e il pube
In Italia siamo al terzo posto nella classifica di numero di serial killer (anche se c’è un grosso
distacco rispetto al secondo posto), al primo ci sono gli stati uniti d’America, al secondo ci
sono i paesi anglosassoni.
 Assassino di massa o mass murder il serial killer è lui che va a cercare le vittime, le
sceglie accuratamente, l’assassino di massa è lui ad aspettare le vittime. Il suo nemico
è la società, non il singolo soggetto. È molto diffuso negli stati uniti d’America.
 Sette  La setta cancella la volontà degli eletti, di ragionare con la propria testa. Le
sette, non necessariamente, ma molto spesso compiono anche attività criminali. Uno
può associarsi senza fini criminali, la setta in sé è normale, il problema sorge quando ci
sono criminali all’interno della setta, quando ci sono sacrifici di persone all’interno della
setta, quando vengono reclutati apposta dei criminali. Il santone è una persona che ha
una forte personalità e autorità, che sfocia in autoritarismo. I santoni manipolano gli
adepti che hanno una scarsa personalità.

3 linee di setta
1- Sette religiose → riguardanti le tre religioni principali. Ci sono poi tre religioni minori
che si inseriscono in quelle più grandi. Poi ci sono altre che non rientrano in nessuna
religione riconosciuta. Di ispirazione divina o satanica.
Esempio: Opus Dei – riconosciuta dalla chiesa ufficiale ma è comunque una setta.
2- Sette demoniache credono nella presenza del diavolo.
Ce ne sono diverse:
-sette sataniche → prediligono il male sul bene. Satana è il dio del male, il quale nasce
demone e venerano il male.
-sette luciferine → venerano Lucifero. Secondo la religione, Lucifero era un angelo,
l’angelo della luce, il più potente degli angeli. Si ribella a Dio e quindi viene punito
mandandolo all’inferno trasformandolo da angelo della luce a demone delle tenebre.
Lucifero è l’impersonificazione del bene. Dio è l’impersonificazione del male (differenza
con quelle sataniche). Inseguono il bene e ripudiano il male.
Per loro la mela di Eva rappresenta la conoscenza. Quindi l’uomo cerca la conoscenza.
Lucifero si ribella a Dio perché dice che non si può negare la conoscenza all’uomo.
Scontro tra Lucifero e Dio, Dio è più potente e lo spedisce all’inferno. Quindi Lucifero =
bene, Dio = male.
3- Psico-sette per esempio gli scientologi, sette che danno indicazioni di vita particolari.
Non pensano al bene e al male come in quelle religiose, ma pensano all’attuale. Sono
le più pericolose.
Nelle sette possono essere commessi vari delitti: schiavitù, sacrifici umani che avvengono
in determinati contesti, profanazione di cadaveri (satanisti si impossessano di ossa umane
perché diventino parte dell’anello per la messa satanica).
COME SI DIVENTA SCHIAVI DI UNA SETTA?

Le sette, considerate attività illecite, molto spesso diventano attività criminali; il problema sorge
quando esse adottano attività di tipo criminoso al loro interno o esterno, ad esempio sacrifici o
violenze rituali.
DIFFERENZA ADEPTI e SANTONI: i primi sono assolutamente privi o molto deboli di
personalità, si lasciano guidare dai santoni; questi, posseggono generalmente una forte
personalità ed autorevolezza che trasformano in autoritarismo.

Cos’altro può interessare il criminologo?


Il terrorismo.
Il movente non è di tipo materiale, ma di tipo ideale, sia per il terrorismo interno sia per il
terrorismo internazionale. In Italia, negli anni ’70 e ’80 c’è stato il fenomeno del terrorismo
interno. C’era sia terrorismo di destra che il terrorismo di sinistra. Avevano lo stesso
obiettivo, però con mezzi diversi, uno con rivoluzione comunista, l’altro con rivoluzione
fascista. Avevano modus operandi diversi:
sinistra  venivano uccisi i rappresentanti dello stato (politici, carabinieri, giornalisti, ecc)
destra  aveva come mira le masse per creare il caos. Per imporre terrore e destabilizzare.
I progetti terroristici nascono in società che stanno vivendo situazioni particolari, come una
crisi economica. In Italia e in Europa in generale c’era un altro tipo di situazione, ovvero la
rivoluzione del ’68: rivoluzione delle giovani generazioni, sia studenti che operai, con
movimenti di piazza e culturali dove si contesta il modo di vita dei lavoratori. Si contesta
l’autoritarismo familiare, metodi autoritari della scuola. Cambiano tutti i rapporti all’interno della
società.
Terrorismo nasce dagli insoddisfatti del movimento del ’68. Finisce col morire verso la fine
degli anni’80, ricompare una forma negli anni ‘90 di tipo internazionale che riguarda
specialmente la religione. Ci furono una serie continua di attentati verso l’occidente. Non
bisogna accusare l’Islam, ma sono frange estreme di questa religione. Nel mondo islamico i
principi religiosi sono molto più sentiti rispetto alla nostra religione. Le nostre crociate
servivano per conquistare il mondo con la nostra religione, adesso è quello che stanno
facendo i movimenti terroristici nati dall’islam.
 Associazioni mafiose (criminalità organizzata)  adottano un diverso tipo di norme,
non quelle poste dallo stato. Il criminale mafioso sa di star trasgredendo le norme dello
stato, ma lui segue le norme del suo stato, quello della mafia. Non è un fenomeno solo
italiano, c’è la mafia cinese, giapponese, ecc., quindi la mafia è un fenomeno di tipo
internazionale.
Le mafie potenti italiane sono 3 o 4:
- Cosa nostra = mafia siciliana
- ‘Ndrangheta = mafia calabrese
- Camorra = mafia napoletana
- Sacra corona unita = mafia pugliese
Le mafie attuano un controllo del territorio. La mafia entra nelle attività commerciali ricche con
attività illecite e attività lecite con un duplice fine: arricchimento e riciclaggio. Noi siamo degli
agevolatori delle attività mafiose, quando scegliamo le vie più convenienti senza preoccuparci
delle conseguenze. (es: decido di smaltire i rifiuti con chi mi fa il prezzo più basso, senza
preoccuparmi che magari quei rifiuti non vengano smaltiti correttamente proprio perché il
prezzo è dimezzato). In questo modo finanziamo la criminalità organizzata. Giovanni Falcone
disse che stato e mafia sono due associazioni sullo stesso territorio. Ma noi come stato ci
stiamo facendo la guerra o ci stiamo mettendo d’accordo? È una questione che interessa il
criminologo, sapere perché per esempio determinati appalti vanno sempre alle stesse società.
Oggi il mafioso è l’imprenditore, perché è la mafia imprenditoriale a governare. Resta
comunque un po’ di mentalità mafiosa tipo dei nonni.
Esiste il fenomeno de pentitismo, anche se in realtà un mafioso non si pente mai. Di solito
quando si decide di diventare collaboratori della giustizia è per una questione di convenienza.
Esempio: un mafioso calabrese si pente, fa arrestare 600 persone e diventa collaboratore
della giustizia, probabilmente per convenienza. Gli esponenti della sua associazione decidono
di uccidere il traditore, l’incaricato per farlo è il padre, il quale non si sottrae dal compito, ma il
figlio, più veloce, spara al padre, non uccidendolo. Il collaboratore di giustizia deve avere un
filo diretto con un solo magistrato, quando il traditore si è pentito ha chiesto di prendere il
cognome del magistrato nel cambiare le sue generalità perché è come se gli avesse cambiato
la vita.
Molte associazioni criminali hanno provato a diventare associazioni di tipo mafioso, non
riuscendoci. “Il clan della mañana” (fenomeno romano) era molto vicino a fare questo salto di
qualità. C’erano una serie di intrecci tra il vaticano, la banca del vaticano e tra questo clan.
Fondatore venne ucciso e sepolto in una chiesa, cosa strana perché solo i vescovi possono
essere sepolti nelle loro chiese o persone che hanno eseguito atti di carità particolarmente
rilevanti. Non si sa perché sia stato sepolto lì.
Il criminologo si occupa quasi sempre dei reati contro la persona, si consumano con violenza
contro un altro individuo, senza fine di arricchimento. Delitti senza movente, senza un
apparente movente, perché alla base di ogni delitto deve esserci un motivo. L’investigatore
deve porsi come prima domanda “A chi giova il delitto?”. Molte volte la risposta è difficile, non
si trova subito il movente. Quindi l’investigatore si serve anche di altre persone per giungere
ad una conclusione. Il movente non è quello di una soddisfazione materiale, ma è un movente
interiore.
Delitti senza apparente movente:

FIGLICIDIO
L’uccisione di un figlio avviene nella tenera età del bambino, più frequente che una madre
uccida il figlio e non il padre. Cosa giova alla madre? Ci sono più motivazioni per cui possa
avvenire un figlicidio:
SINDROME DI MEDEA
Voler far dispetto all’altro attraverso la morte del bambino. La madre finisce per sentirsi in
competizione con il figlio sentendosi trascurata. Nella maggior parte dei casi l’omicidio viene
confessato (nei media vengono trasmessi solo i casi nei quali la donna non confessa).
Caso della madre che uccide il figlio e poi si comporta come se non fosse successo nulla e lui
fosse ancora vivo-> il padre era camionista e quando tornava dava attenzione solo al figlio
causando gelosia nella madre
Delitto compassionevole – deriva da troppo amore.
Dopo che la madre uccide il proprio figlio, questa torna ad essere madre; ciò significa la
ripresa di una funzione di protezione materna nei confronti del figlio morto.
Esempio di una donna che affoga il figlio nella vasca da bagno e poi lo asciuga, lo riveste, lo
rimette a letto e si presenta spontaneamente in commissariato per costituirsi. QUESTO
GENERE DI DELITTO È, DI NORMA, SENZA MOVENTE.

Es: Bambino Davide (anni 80 del 900), affogato dalla madre nella vasca da bagno e poi
dichiarato dalla madre stessa. Madre lo uccise perché trascurata dal marito da quando era
nato il bambino. Ucciso per abbandono.
Es: Daniela Falcone (2014), dopo aver scoperto il tradimento del compagno, accoltellò il figlio.
Il cadavere del bambino accanto a lei in macchina. In questo caso è un dispetto, è una
vendetta: ti distruggo con la morte di tuo figlio.
Sindrome di Medea per morte non reale, ma per morte civile del bambino: dopo una
separazione di una coppia, il bambino quasi sempre resta a vivere con la madre, molte volte
subentra nella madre una sorta di distruzione della figura paterna. La madre descrive al figlio
la figura paterna in modo orribile, per rompere quel filo di affetto che nutre per il padre. Quindi
il figlio si allontana dalla figura paterna. È un modo per togliere il figlio al padre.
La sindrome di Medea è la causa più frequente di figlicidio, tuttavia ci sono altre motivazioni.
A volte è persino per eccessivo amore per il figlio: sindrome compassionevole.
A volte le madri possono pensare che il proprio figlio potrebbe essere un soggetto che avrà
grosse difficoltà nell’affrontare la vita adulta (un soggetto che non riesca a svolgere
normalmente òa vita futura all’interno della società).
Per esempio, le malattie, che possono effettivamente esistere o che sono solo frutto della
fantasia della madre; la presenza di un carattere particolarmente docile e quindi potrebbe
essere calpestato da altri; se il bambino è autistico; ecc.  interviene l’amore materno: la vita
per lui sarà una sofferenza, voglio evitargli questa sofferenza.
Es: Omicidio di Cogne (2001): nel paesino della Valle D’Aosta c’è una famiglia abbastanza
normale, non aveva particolari apprensioni. La madre esce una mattina di casa per portare lil
figlio più grande alla fermata dell’autobus, lasciando il piccolo nella villetta che dormiva. La
distanza era di circa 3 min a piedi, quindi si sarà assentata tra i 5-7 min. torna a casa e trova il
figlio piccolo ucciso. Lei ha sempre negato di aver ucciso il figlio. Tutte le indagini però
portavano a lei. Non c’era nessuno che potesse avere un interesse nell’uccidere un bambino
di 3 o 4 anni, il tempo in cui una terza persona possa aver compiuto un delitto del genere era
troppo breve, non c’erano tracce di altro DNA. C’era la neve, 20/30 cm, c’erano solo le tracce
della madre e del figlio grande, non potevano aver commesso un delitto senza affondare i
piedi nella neve. La madre era da alcuni anni fissata che il bambino stesse avendo uno
sviluppo corporeo anomalo, la testa del bambino cresceva in maniera maggiore, a dismisura,
rispetto al resto del corpo. Aveva fatto vedere il figlio e avevano escluso qualsiasi patologia.
Lei però continuava a soffrire per questa sua convinzione. Quindi potrebbe essere un delitto
commesso per sindrome compassionevole: per amore voglio evitarti qualsiasi sofferenza. La
morte fu procurata al bambino tramite il fracassamento del cranio: l’oggetto che poteva
rendere il futuro del bambino difficile un domani viene colpito, colpisce l’oggetto di
preoccupazione. Il marito in quel momento era fuori città per lavoro: la moglie nell’accoglierlo
al suo rientro dice al marito “ne facciamo un altro”. Ciò significa che era stufa del bambino che
secondo lei aveva un problema e che avrebbe avuto difficoltà e lo vuole sostituire con un altro
che non avrà problemi. Alcuni psichiatri ritennero che dopo il fatto la madre aveva
completamente rimosso l’accaduto, perché lo shock era troppo forte per mantenerlo all’interno
di lei. Questo giustificherebbe perché lei abbia continuato a negare tutto.

Sindrome di Munchausen: attirare l’attenzione su di sé tramite la sofferenza fingendo le


malattie. È un atteggiamento normale in età adolescenziale. Se rimane in età adulta diventa
una sindrome per essere compatiti. Quello che piace è essere al centro dell’attenzione per via
di una sofferenza. Il primo esempio è il tentato omicidio, se uno vuole togliersi la vita ci riesce,
se non ci riesci è perché non vuoi morire, ma vuoi avere gli altri accanto a te in un momento di
difficoltà. Un’altra tipica espressione di questa sindrome sono le false aggressioni: ci si inventa
di aver subito delle false aggressioni, per esempio aggressioni sessuali.
Es: Veronica Panarello (2014): donna va a prendere il bambino a scuola ma non lo vede. Dà
immediatamente l’allarme. Si scopre che però il bambino non è mai entrato a scuola, però la
madre sostiene di averlo lasciato davanti al vialetto della scuola. Quindi deve essere successo
qualcosa in quel vialetto, che però a quell’ora è molto trafficato da bambini, genitori e
insegnanti; quindi, è impossibile che qualcuno lo abbia rapito li. Emergono dubbi sul fatto che
la madre lo abbia lasciato li. Infatti, guardando le telecamere non era così: la madre si era
recata a scuola, ma il bambino non era sceso dall’auto. Torna a casa, il bambino non scende,
poi si reca col bambino verso la discarica del paese, per poi recarsi al corso di cucina.
Sindrome di Munchausen per procura: quella di Munchausen fa sì che sia io il soggetto
colpito, quella per procura fa sì che il soggetto colpito sia un terzo ma che la sofferenza sia
inevitabile. Si soffre di più se la morte è violenta e se prima della morte sia stato sopposto ad
altre violenze. Bambino ritrovato in discarica morto. Di solito il figlicidio richiede che la madre
cessi di essere madre per qualche minuto per poi tornare madre e proteggerlo. In questo caso
il bambino è gettato in discarica, quindi il trattamento è violento anche dopo la morte, il
bambino viene trovato con pantaloni ed intimo abbassato per far pensare ad un abuso
sessuale ricevuto dal bambino prima di morire seguito dall’uccisione. Tutte cose che
accrescono il dolore per una madre: ha ricevuto violenze, è morto con violenza ed è stato
trattato con violenza dopo la morte. Lei sembra quasi felice di essere un personaggio di cui si
parla spesso in tv, tant’è che usa una frase “adesso mi conoscono anche ad Hollywood” = in
qualche modo ho raggiunto il mio scopo, la mia sofferenza è universale, tutti sanno che io sto
soffrendo. Quando il caso sta per spegnersi, improvvisamente esce fuori di nuovo la madre del
bambino con una nuova tesi del delitto: “l’ho ucciso io ma insieme a mio suocero”  avevo
una relazione con mio suocero e mio figlio ci aveva scoperti, per evitare che lo dicesse al
padre lo abbiamo ucciso. È stato mio suocero a dettarmi le indicazioni, quindi la responsabilità
è di mio suocero. Quando stava andando nell’ombra, doveva riaccendere le luci con una storia
sensazionale. Andando a scavare nel passato della madre escono: due tentati omicidi, una
violenza sessuale. Violenza sessuale venne archiviata perché era stata inventata.
Negazione di maternità: la ragazza nega a sé stessa di essere incinta e cerca in tutti i modi
di nasconderlo agli altri. Quando arriva il momento della nascita, la ragazza partorisce da sola,
in un posto riservato come il bagno di casa, per poi fecalizzare il feto: il feto è visto come un
qualcosa di sporco ed indesiderato. Bisogna liberarsi del feto in qualche modo: cestino dei
rifiuti, gabinetto, abbandono, ecc. La donna si accorge solo nel momento del parto che
effettivamente quella gravidanza era reale, perché lei l’ha sempre negata.
Sindrome post partum: la crisi post partum si supera solitamente nel giro di due o tre mesi.
Dopodiché la vita della madre e del figlio procedono normalmente. Se la crisi non passa dopo i
due o tre mesi, allora si trasforma in sindrome. Per non soffrire bisogna annullare la causa
della sindrome, quindi ammazzare il figlio.
C’è anche l’abbandono del minore da parte della madre: la donna può partorire e chiedere che
il figlio non sia dichiarato come suo figlio e posto a disposizione per chi vuole procedere
all’adozione. Ora sono presenti anche le case-famiglia, dove ci sono educatori, assistenti
sanitari per poi procedere all’adozione o all’affido di bambini.

L’amore non ha solo effetti di uccidere il bambino come nel caso della sindrome
compassionevole, ma anche casi in cui l’amore ci porta ad essere dei criminali:

Coppie assassine
Coppia legata da un forte amore che diventano criminali proprio dalla forza del loro amore.
C’è sempre un soggetto recessivo che segue le decisioni assunte dal soggetto dominante. Il
soggetto dominante può essere indifferentemente uomo o donna se si parla di coppia
eterosessuale. L’amore ha una sua componente nel presentare la coppia assassina rispetto al
criminale normale. Si supera quel disprezzo e quell’odio tanto da farci accettare la coppia
assassina. Il legame che nasce è immenso, nasce un amore troppo forte tale da diventare
criminale per non rovinare il rapporto di coppia.
Esempio: Bonnie e Clyde – coppia che terrorizzò gli USA. Derubarono, rapinarono e uccisero.
L’opinione pubblica preferiva la coppia rispetto alla polizia che fermò la coppia criminale,
ovvero quello che dovrebbe essere il bene. Al loro funerale ci furono circa centomila persone.
Esempio: Omar e Erika. Due ragazzini minorenni che decisero di uccidere la madre e il fratello
di lei. Erika inscenò una finta rapina nella sua casa, che però venne scoperta come falsa
perché non fu capace di inscenarla bene. Soprattutto Erika, l’elemento dominante della
coppia, ricevette lettere di sostenitori che giustificavano il delitto anche se non lo approvavano
perché la ritenevano una vittima dell’amore. Il padre di Erika si è ritrovato con una moglie e un
figlio uccisi e una figlia in galera per ciò che aveva fatto. Il padre è sempre rimasto accanto alla
figlia, è sempre andato a trovarla, l’ha ripresa in casa una volta uscita di prigione 
comportamento ammirevole: si è saputo calare in una realtà che stava vivendo la figlia, di cui
nemmeno la figlia si era resa conto. Il padre è riuscito ad entrare in simbiosi con la figlia nel
momento in cui il delitto era stato commesso e che è riuscito a capire che c’era stato un
blackout nella figlia. Lui come genitore aveva il dovere di rieducare la figlia per reintegrarla
nella società, l’ha portata verso la salvezza e il futuro. Ora Erika ha una vita normale e il merito
è in primis del padre.
Esempio: delitto di Erba: venne uccisa una coppia di marito e moglie, la vicina di casa e un
parente in casa al momento. Vennero accusati i vicini di casa degli uccisi, Rosa e Olindo, con
delle motivazioni molto deboli: normali dissidi condominiali per arrivare a un odio reciproco che
spinge ad un omicidio di quattro persone. Ci sono state una serie di ammissioni e negazioni.
Ad un certo punto hanno confessato, poi hanno ritrattato. Questo non è strano, potrebbe
essere che si ammette di essere colpevoli per la pressione sottoposta agli interrogatori, per
quello che si promette se si ammette la colpevolezza, ecc. Inoltre, è stata trovata una macchia
di sangue nell’auto lasciata appoggiando la scarpa sporca. Il sangue era di una delle vittime.
Quindi poteva essere che era andato in casa per uccidere, poi andando in macchina avrebbe
lasciato la macchia, peccato che però la macchina era stata perquisita; quindi, probabilmente
la macchia fu lasciata da un carabiniere che era stato sulla scena del crimine e si era
sporcato.

SETTE
Le sette non sono illegali, ognuno può aderire a una setta.
Quando la setta assume una connotazione di carattere criminale?
Quando all’interno della setta abbiamo delle attività che costituiscono dei reati. Come ci
possono essere attività criminali, possiamo anche avere dei fenomeni criminali nel
proselitismo. Ci sono sette con persone con problemi psichici, quindi persone che si trovano in
stato di incapacità; quindi, la setta potrebbe approfittarsi di queste persone.

Fasi in cui opera la setta:


1- Si inizia col proselitismo. Può essere lecito o illecito, in base all’eventualità in cui le
persone siano capaci di intendere e di volere.
2- Dopo che il soggetto inizia ad avere il contatto con la setta si passa alla riduzione in
schiavitù della setta. La setta detta il modo di condurre la vita, le fedi religiose, ecc.
Il soggetto diventa sempre più vittima, più malleabile e più sfruttabile dalla setta.

Ci sono sette con fini prettamente economici, altre che operano con il lavaggio del
cervello per sottomettere chi aderisce.

3- Dopo che il soggetto diventa schiavo della setta, per rafforzare questa dipendenza
viene costretto all’isolamento. In questo modo si ha un doppio beneficio per la setta:
non avendo rapporti esterni, non possono far ragionare il soggetto; inoltre, se si vuole
abbandonare la setta non si ha nessun appoggio. Quindi il soggetto vivrà solo per e
della setta. La famiglia, che è il primo nucleo sociale, sarebbe il primo pericolo per chi
aderisce, dove ci si può rifugiare sapendo di essere accolto, quella che ci può far
ragionare. Dopo la famiglia c’è la scuola, che è il secondo nucleo sociale di un ragazzo,
anche la scuola potrebbe essere un luogo negativo per la setta, perché è un luogo
dove si impara, dove si ragiona e dove ci sono le prime amicizie. Per questo motivo la
setta richiede l’abbandono della famiglia e della scuola, per poi arrivare all’abbandono
di qualsiasi rapporto esterno alla setta per diventare al completo servizio di
quest’ultima.
La setta richiede quindi l’annullamento della personalità e della capacità psichica.
Il guru/ santone – ha una forte personalità che o porta ad avere una grande autorità.
La finalità della setta
La setta agisce a livello psichico; perciò non può avere dei fini materiali, ma spirituali. Una
delle principali fonti di confronto del pensiero è la religione, che è qualcosa di insito nell’animo
umano. Infatti, l’ateismo non è assoluto, c’è sempre del dubbio, quindi un ragionamento
intorno al dubbio. Dunque, un approfondimento della scienza religiosa per capire quale possa
essere il destino dell’uomo e la nostra vita passata. Infatti, ogni religione presume l’esistenza
di una vita futura, anche se per esempio nel paganesimo si dice che la vita nell’Ade fosse
peggiore che sulla terra.

Tipologie di sette
- Sette religiose→ ne abbiamo di tante specie. Alcune possiamo classificarle con
questo nome per il modo in cui si organizzano. Ci sono due ipotesi di apparizione
della Madonna: la prima è quella di Lourdes, che è un fenomeno ormai acquisito e
dato per certo dalla religione cattolica; la seconda è a Medjugorje dove ci sono
persone veggenti che dicono ciò che riferisce la Madonna. Però nel caso in cui la
veggente dica qualcosa in contrasto con quello che dice il papa, che comunque è
un uomo, quindi confutabile. Se non fosse effettivamente esistita questa
apparizione a Medjugorje vorrebbe dire che è una setta.
- Ci sono poi altre organizzazioni, non sette, che influiscono sulla chiesa cattolica, ad
esempio l’Opus Dei – un’organizzazione iniziata in Spagna e poi diffusa in tutto il
mondo. È un’organizzazione che vuole riportare il cristianesimo alle origini, o
meglio, ad un cattolicesimo di tipo medievale. Il cattolicesimo prima aveva un potere
enorme sull’uomo (esempio: scomunicare un re voleva dire mettergli il popolo
contro). Il padre spirituale è un sacerdote, che fa parte dell’opera al quale bisogna
raccontare tutto della propria vita e chiedere consiglio su tutto.

l’Opus Dei si divide in:

- Numerari: si dedicano completamente all’opera, versano tutto quello che


guadagnano all’interno della comunità che poi gli gestisce i soldi, ovvero approva o
rifiuta tutto ciò che si vuole spendere. Sono obbligati a compiere sacrifici corporali –
il primo è il cilicio, una fascia di metallo chiodata che deve essere tenuta per due
ore al giorno sul dorso – il secondo è la disciplina, una frusta fatta di corda con cui
ci si deve flagellare una volta a settimana.
- Sovrannumerari: coloro che non vivono in comunità, hanno una propria vita esterna,
devono versare una quota dello stipendio alla comunità e seguire le istruzioni. Non
ha l’obbligo di fare sacrifici corporali.
- Simpatizzanti: persone esterne all’opera che supportano la comunità.

Ci sono poi associazioni di tipo religioso che portano avanti delle concezioni slegate dalla
chiesa ufficiale ma che si rifanno sui principi assolutistici della chiesa di appartenenza.

 SETTE DEMONIACHE/ SATANICHE → espressione di religiosità. L’ente supremo


è il demonio come le divinità. Semplicemente, una è espressione del bene e l’altra
del male.
Sette sataniche: prediligono il male sul bene. Satana è il Dio del male. Satana
nasce demone. Venerano il male. Le sette sataniche non sono vietate, dato che c’è
libertà di religione si può aderire tranquillamente.
La più famosa è “La setta dei bambini di Satana” con sede a Bologna. “Bestie di
Satana” con sede a Varese, costituita da persone che facevano sacrifici umani e riti
satanici pericolosi.
Esiste l’altare satanico, dove il santone della comunità dà inizio al rito. L’altare è
composto da una grossa pietra se il rito è eseguito dal santone; invece, parliamo di
due altari con due cerchi concentrici se è fatto da persone esterne. La candela è
nera o rossa. Il crocifisso è o come il nostro ma a testa in giù, oppure un crocifisso
con tutti i bracci della stessa lunghezza. È presente il numero di Satana 666.

IL SACRIFICIO: può essere fatto su persona vivente o defunta, o su animale


vivente o defunto:
in caso di essere umano vivente: si procede con l’uccisione della persona, per
esempio una donna viene uccisa anche con una violenza sessuale.
In caso di animale vivente: versamento di sangue dell’animale.
In caso di essere umano defunto: si tratta di ossa umane che hanno valori diversi
in base alla persona a cui appartengono. Per esempio, le ossa di una persona
religiosa hanno maggiore valore. Si adornano altari con le ossa, si accendano le
candele sulle ossa.
Anche i satanici hanno l’ostia, quella consacrata, che vale di più perché è rubata
dalla chiesa, altrimenti c’è quella non consacrata.
Anche i satanisti hanno le loro feste:
30/04  notte do Valpurga, si incontrano sulla terra i vari demoni
25/06  notte della magia nera
01/08  notte in cui Lucifero è precipitato dal cielo
31/10  Capodanno di Satana
21/12, 21/03, 24/06, 29/09  4 “notti tregenda o di sabba”: i demoni incontrano le
streghe.

 SOTTO-SETTE:
-satanismo razionalista – razionalmente adorano il male, Satana è l’incarnazione
del male
-satanismo occultista – accettano la visione del mondo e la creazione dei testi sacri
si schierano dall’altra parte.
-satanismo acido – obbliga al consumo di sostanze stupefacenti (droghe su →
euforia, tipo la codeina/ droghe giù →danno una forma di abbattimento, servono per
non farci pensare, come l’eroina). Sono gruppi di giovani che compiono azioni
criminali in nome di Satana. Spesso gli adepti fanno uso di droghe su perché
l’adepto deve essere anche in grado di svolgere determinate azioni particolarmente
cruenti. Molti reati in danno di persone, omicidi per sacrifici, omicidi all’esterno della
setta, omicidi se l’adepto vuole sottrarsi ai doveri della setta o vuole abbandonare
perché non può dare informazioni all’esterno di ciò che succede all’interno della
setta. Un altro reato frequente è la violenza sessuale, quindi le vittime sono donne
appartenenti alla setta, alle donne è stato fatto il lavaggio del cervello, quindi non lo
considerano un reato, ma un rituale religioso. Parafilia = devianza di tipo sessuale,
perversione sessuale (es: pedofilia). Quando il sacrificio umano comprende la
violenza sessuale, quest’ultima rispecchierà la persona che la compie con le sue
parafilie. Se il santone che la compie non ha parafilie si ha una violenza sessuale
normale con orientamento omosessuale o eterosessuale in base all’orientamento
del santone.
-sette luciferine: venerano Lucifero. Inseguono il male e ripudiano il bene. Questa
convinzione deriva dalla parabola cristiana dell’Eden: per loro la mela (frutto del
peccato) di Eva rappresenta la conoscenza, quindi è il frutto della conoscenza.
Quindi l’uomo cerca la conoscenza. Dio vuole togliere la conoscenza all’uomo
perché era proibito raccogliere la mela. Lucifero si ribella a Dio perché dice che non
si può negare la conoscenza all’uomo, infatti, è lui che ha consigliato ad Eva di
prendere la mela. Scontro tra Lucifero e Dio, Dio è più potente e lo spedisce
all’inferno. Quindi Lucifero = bene, Dio = male. L’ignoranza è un carcere perché ci
limita, mentre la conoscenza dà la libertà facendo superare determinati limiti. Le
sette luciferine sono le meno pericolose perché comunque seguono il bene, cambia
il capo del bene.

 PSICO-SETTE:
Sette che aldilà di un credo religioso ci vogliono in qualche modo filosoficamente
spiegare degli stili di vita, su come affrontarla. Non hanno alcuna connotazione di
carattere religioso, bensì filosofico-sociale. Come affrontare determinati principi di
vita, contestano le scienze ufficiali, contestano tutto quello che è il normale rapporto
uomo-società, hanno un’avversione contro il mondo medico-scientifico. Le ultime
sono molto pericolose perché creano degli individui che rifiutano di farsi curare e
preferiscono avvalersi di riti. Anche perché lo stato non può imporre cure a meno
che il soggetto in questione non diventi pericoloso o dal punto di vista infettivo o dal
punto di vista della violenza.
Entrare in una setta è facile, perché se si vuole entrare vuol dire che c’è un problema di
debolezza del nuovo adepto, per questo motivo la setta si presenterà come un posto sicuro e
protetto. Quando ci si rende conto che la setta manipola e basta e si vuole uscire, la situazione
diventa complicata. Spesso non si esce vivi dalla setta, soprattutto dal “satanismo acido”. In
sette meno pericolose, è possibile uscire, però non hai più rapporti con il mondo esterno, non
hai più la famiglia, non hai più amici. Dunque, coloro che escono hanno sicuramente bisogno
di un supporto psicologico.

Serial Killer
Persone che ammazzano altre persone con cui non hanno nessun rapporto, la vittima infatti è
una persona sconosciuta o quasi; quindi, non c’è un movente esteriore per ammazzarla, c’è
un movente di tipo interiore, un appagamento interiore. Il criminale seriale non sempre
ammazza, può compiere anche altri delitti anche di minima rilevanza nei confronti della
persona; quindi, è più corretto parlare di criminale seriale, non di serial killer. Il criminale
seriale lega tutti i suoi delitti con un filo logico che lo porta a un soddisfacimento interiore, per
questo si chiama seriale, perché sono accomunati da una serialità.
Esempio di serialità: anni 80/90 a Milano c’era un individuo che molto spesso colpiva
aggressioni su ragazze bionde, ma il danno era minimo: si limitava a tagliare una ciocca di
capelli. L’unica cosa che accomunava queste ragazze erano i capelli biondi e lunghi. Non è
mai stato identificato il criminale seriale.
I crimini del serial killer o del criminale seriale vanno dall’omicidio ai reati di tipo sessuale;
infatti, la sessualità ha un’importanza rilevante nel criminale seriale.
Non si può fare una descrizione di tipo culturale o sociale del serial killer; infatti, ci sono quelli
in condizione sociali modeste o no, così come con un’ampia cultura o meno. Nella
maggioranza dei casi il serial killer è di sesso maschile, mentre le vittime sono in prevalenza di
sesso femminile. La donna serial killer ha una sua particolarità, ovvero la maggioranza sono
“gli angeli della morte”, cioè coloro che ammazzano quelli che soffrono, svolgono quindi
un’azione benefica, salvano dalla sofferenza e dal dolore. Spesso questi criminali fanno parte
di strutture sanitarie o parasanitarie e le vittime sono i pazienti. Solitamente iniettano sostanze
tossiche o farmaci letali per il paziente. Per questo è difficile risalire al delitto, si pensa spesso
a una causa naturale. Le “vedove nere” (dal nome di ragno femmina che divora il maschio
subito dopo l’accoppiamento) sono persone che attirano uomini facoltosi per intraprendere una
relazione per poi ammazzare il partner, però il fine ultimo dell’omicidio è caratterizzato
dall’arricchimento; quindi, non si può classificare precisamente serial killer. Le vedove nere
sono serial killer prettamente femminili.
Leonarda Cianciulli aveva avuto delle dure esperienze di vita perché aveva perso undici figli
(o nati morti o morti nei primi mesi/anni di vita), quindi era particolarmente provata da questa
situazione. Inoltre, aveva tre figli che avevano superato l’età infantile e crescevano in maniera
normale. Leonarda dice di ascoltare delle voci che dicevano di dover nutrire i figli di sangue
umano per renderli immuni alla morte. Quindi lei ammazza persone e dopo il terzo omicidio
venne arrestata. Sceglieva vittime in qualche modo conosciute, le invitava a bere un caffè a
casa, le colpiva con un’accetta e poi prelevava il sangue che impastava con farina e altre cose
per fare dei biscotti da fare mangiare ai figli, a loro insaputa. Venne chiamata anche
“saponificatrice” perché metteva a bollire i corpi delle vittime per estrarre il grasso e realizzarci
saponette che regalava ad amici. La Cianciulli in una dichiarazione disse di aver fatto quello
che avrebbe fatto qualsiasi buona madre. Quindi lei è mossa da un elemento positivo, fare del
bene, lei ammazzava al fine di ottenere un beneficio per l’umanità, per i figli. Spesso il serial
killer ha come intento quello di fare del bene: si sente investito di una missione superiore da
qualcuno che gli ha dato questa funzione per diventare missionario del bene.
Distinzioni tra i serial killer:

 Organizzato – chi premedita l’azione e la organizza nei minimi dettagli. Ha un


quoziente intellettivo abbastanza alto. Prepara e commette il delitto in ogni minimo
particolare, è una persona che deve firmare il delitto. Solitamente uno non vuole
lasciare nessuna traccia di sé, mentre il serial killer organizzato lascia una traccia
non per far sì che venga identificato, ma per lasciare che ricolleghino una serie di
delitti a un’unica persona. Il serial killer conserva l’arma. Spesso ci sono dei segni
sul corpo della vittima, oppure viene lasciata una statuetta a forma di piramide → è
una firma, ma non vuol dire che fosse egiziano vuol dire solo che tutti i delitti con
quella statuetta di fianco erano stati fatti da un’unica persona. Il serial killer ha
un’alta stima di sé stesso, infatti si sente investita di poteri di purificazione o altro.
Infatti, invia degli indizi all’investigatore per poi demoralizzarlo, è un’aperta sfida
verso gli investigatori: fornisce indizi per i quali sa che comunque non porterà gli
investigatori a trovarlo  come per dire che sono degli incapaci. Il serial killer
chiede aiuto agli investigatori non costituendosi perché sarebbe una rinuncia a fare
del bene e ad allontanare il peccato dall’umanità ma cercano di dare dei messaggi
chiari per farsi trovare  questo accade quando vogliono fermarsi ad agire ma non
possono decidere da soli per non venire meno al loro compito; quindi, fanno sì che
qualcuno li fermi per forza. Il serial killer organizzato solitamente agisce con una
frequenza precisa tra un delitto e l’altro.
 Disorganizzato – non premedita, non organizza, ma viene spinto da un fattore
scatenante in quel momento e lo porta ad agire in quel modo. Probabilmente il
criminale seriale che tagliava le ciocche era disorganizzato. È mosso dalle stesse
spinte di quello organizzato ma differisce da quest’ultimo perché non premedita, gli
viene d’impulso. Non c’è una firma del delitto, è un serial killer meno strutturato, non
si ritiene di avere le stesse capacità di quello organizzato. Proprio perché non
premedita, non riesce a rispettare una distanza temporale tra un delitto e l’altro,
quindi non si riesce a prevedere quando può agire.
Luigi Chiatti: uccide un bambino di quattro anni dopo averlo violentato. Dopo ciò invia
messaggi alla polizia, o tramite posta o tramite segreteria telefonica, per stimolare la polizia.
Dopo un mese, realizza un secondo delitto nei confronti di un ragazzo, però qui è come se si
fosse costituito perché lasciò un percorso agli investigatori creato da macchie di sangue del
bambino tra il luogo del delitto e casa di Luigi  forma di ammissione del delitto implicita.
“Il mostro di Firenze”: è il momento più alto dal punto di vista criminologico del serial killer,
perché è un serial killer da manuale. Era un serial o più serial killer organizzati, con firma e
sfide agli investigatori. Colpiva a distanza di un anno. Ha commesso 16 delitti a coppia
classificabili come attività di serial killer, nelle campagne di Firenze, in località isolate e di sera.
Mirava a una coppia eterosessuale (solo una coppia omosessuale tedesca in un camper, uno
dei due aveva dei capelli biondi molto lunghi, quindi nell’oscurità deve averlo confuso per una
ragazza) isolata. Perché sceglie una coppia? Perché per nascondersi in un posto isolato vuol
dire che non è una coppia regolare, quindi sta peccando, va contro la religione. Impedisce che
il peccato venga portato a conclusione, quindi salva queste due persone. Lui si avvicinava alla
vettura dal lato sinistro, dopodiché sparava al maschio che solitamente era seduto sul lato
sinistro, poi sparava alla ragazza, la trascinava fuori dall’auto e compiva un rituale macabro sul
corpo della ragazza: con dei tagli precisi (tanto da far pensare all’inizio che fosse un medico)
asportava il seno sinistro e il pube della ragazza. Perché? Lui esporta le zone erogene per
purificare il corpo dal peccato. Quindi è una questione di purificazione, non di punizione. Il
pube della ragazza venne inviato al magistrato per posta. Come facciamo a sapere che
volesse purificare e non punire? Non sappiamo in che momento di intimità della coppia il serial
killer interveniva, abbiamo solo un caso che potrebbe dirci che intervenisse prima che
consumassero il rapporto perché è stata trovata un’altra modalità solo in un caso con la
certezza che avesse ucciso post rapporto  identificato dalla presenza di un preservativo
usato in macchina. In questo caso cambia la modalità del rituale: uccide il ragazzo, non uccide
subito la ragazza, ma spara alle gambe della ragazza; quindi, la ferisce per impedirle una
fuga, la trascina fuori dalla macchina e la uccide con tre coltellate al torace (ha sempre usato
la stessa pistola negli altri casi); una volta morta infligge altre 96 coltellate alla ragazza morta,
infine stupra la ragazza con un ramo di ulivo, non asporta nulla alla ragazza.  uso una
violenza diversa perché mi ha ingannato, ha consumato il rapporto quindi la punisco per il
peccato già commesso perché non posso più salvarla. Quindi, questo è il modo in cui ha agito
a rapporto consumato, dunque gli altri delitti dove usa sempre la stessa modalità devono
essere avvenuti prima del rapporto sessuale. Si dice che Pacciani asportasse il seno sinistro
perché aveva scoperto la sua ragazza con un altro uomo mentre aveva il seno sinistro nudo,
quindi potrebbe essere per questo. Alla condanna di Pacciani non si è mai arrivati perché morì
per una crisi cardiaca, non sappiamo se indotta o meno, dato che soffriva di una malattia
cardiaca; quindi, poteva benissimo assumere dei farmaci per indurre la crisi. Non si sa se
fosse effettivamente lui o solo lui il mostro di Firenze, però con il suo arresto cessarono i delitti.
Qualcuno dice che ci fosse una continuazione di questi delitti del mostro di Firenze ma in Italia
nord-orientale, quindi in Lombardia orientale e in Veneto. Si parla di una certa setta “Rosa
Rossa” che però usava un’altra tecnica: non colpisce più le coppie, bensì le donne. Alcuni
fanno risalire alla rosa rossa una serie di delitti dove sorgono dei dubbi o non si sa l’autore,
tutti nella zona bergamasca, per esempio il delitto di Yara Gambirasio, delitto dove però è
stato condannato Bossetti.  non è certo che effettivamente sia una continuazione dei delitti
del mostro di Firenze perché cambiano completamente le tecniche. Per quanto riguarda
l’omicidio di Yara Gambirasio si è abbastanza certi che non sia stata uccisa dove è stato
ritrovato il corpo. È stato ritrovato del DNA di Bossetti sugli slip di Yara ma alcuni dicono che
potrebbe non voler dire che sia effettivamente l’assassino. Infatti, è stata trascinata, aveva su
dei leggings e quindi le impronte trovate sugli slip potrebbero anche essere state contaminate
da ciò che era per terra, per esempio dei mozziconi che hanno portato il DNA di Bossetti sugli
slip, perché potrebbero essersi abbassati i leggings. Però dipende da che lato sia stata
trascinata, potrebbe reggere questa versione se fosse stata trascinata per le braccia, perché
se un corpo è trascinato per le gambe al massimo si alza la maglietta. Non si sa da dove sia
stata presa perché presenta segni di forzatura post mortem sia sulle gambe che sulle braccia.
In più presenta dei graffi sulla schiena, molto probabilmente sono per i segni del
trascinamento, ma alcuni dicono che potrebbero essere segni della rosa rossa. Le telecamere
riprendono Yara all’entrata della palestra ma non all’uscita, ma non vuol dire che non sia mai
uscita, potrebbe essere uscita da un angolo buio non ripreso dalla telecamera o da un’altra
uscita; quindi, non è detto che sia stata uccisa in palestra. In ogni caso è molto difficile che si
sia verificata l’ipotesi che il DNA di Bossetti sia finito sugli slip per il trascinamento e per caso.
Fosse stato ritrovato il suo DNA per esempio sul giubbotto, poteva anche essere che
effettivamente non c’entrasse; infatti, poteva essere finito sul giubbotto tramite un contatto
sulla metropolitana o in un qualsiasi altro modo, ma sugli slip è molto difficile che non
coinvolga Bossetti.
Ugo Narducci: faceva il medico a Perugia, ad un certo punto scompare e viene ritrovato nel
Trasimeno. All’inizio si dice che è stato per un incidente, chiamano un medico ma non esce un
medico legale, ma un medico della asl, non viene fatta l’autopsia. Il tutto viene sbrigato molto
velocemente. Sorgono dei sospetti anni dopo, dopo alcune intercettazioni telefoniche “ti faccio
fare la fine di Narducci”  morte probabilmente provocata da qualcuno dopo aver sentito
queste minacce. Dopo 17 anni, venne fatta l’autopsia, aprono la tomba e quando aprirono la
tomba di Narducci capirono che il cadavere che c’era dentro non era Narducci: non
presentava sintomi di annegamento o segni di esser stato in acqua per giorni e non era
presente acqua nei polmoni. Si esclude che i due cadaveri appartenessero alla stessa
persona, si esclude che fosse morto per annegamento ma venne ucciso per strozzamento.
Narducci probabilmente poteva essere scomodo alla setta di cui faceva parte e quindi andava
eliminato. Ma perché invertire i cadaveri? Si sono procurati un altro cadavere, l’hanno lasciato
cinque giorni nel lago e poi hanno fatto finta di ritrovarlo e seppellirlo. Se Narducci non fosse
mai morto questa cosa avrebbe potuto avere un senso, poteva essere per non far si che
continuassero a cercarlo, ma anche Narducci era morto, quindi perché fare così? E perché i
genitori non si sono accorti della differenza? È vero che il corpo quando rimane in acqua
diventa quasi irriconoscibile, ci si gonfia anche se si è magri, la pelle si scurisce tanto da
sembrare una persona di colore anche se si è bianchi, però la famiglia avrebbe dovuto
riconoscere qualche segno particolare o riconoscere che il modo di vestire era diverso da
quello del figlio. È quindi facilmente pensabile che anche la famiglia fosse coinvolta in questo
scambio di corpi.
Omicidio di massa o mass murder
Uccide però non persone che hanno un filo conduttore, ma persone che in un preciso
momento si trovano in un particolare luogo. Non è il nemico del serial killer una specifica
categoria di persone, ma il nemico del soggetto è a società, per esempio coloro che sparano
ai passanti. La società sta facendo del male e quindi mi vendico nei confronti della società.
Di sicuro il mass murder di Milano è disorganizzato: sale su un balcone, uccide la ragazza e
inizia a sparare ai passanti dal balcone.
Il mass murder di Roma è invece organizzato: sale su dei balconi, mette l’esplosivo sulle scale
e dei sacchi di sabbia per proteggersi. Organizza il balcone come fosse una trincea, infatti era
un ex ufficiale dell’esercito.
Il rapporto madre-figlio maschio è quello che dà vita al serial killer. Questo rapporto spesso è
più esclusivo di quello madre-figlia. Quando la madre tradisce un figlio, lo segna e potrebbe
diventare serial killer. Per esempio, quando lei abbandona la famiglia, o se ha una relazione
extraconiugale, già accetta quella del padre a fatica il figlio maschio, quelle al di fuori del padre
non riesce ad accettarle. Si scatena quindi una forma di vendetta.
Un’altra cosa che può condurre verso un’attività seriale è un abnorme religiosità: la religione è
portata a distinguere tra il bene e il male.
Diabolik, quello del fumetto, è esistito veramente, negli anni 50 a Torino. Sfidava la polizia,
inviò una lettera alla polizia e ad un giornale alla stampa di Torino per dare indizi, dato che
nessuno pareva essersi ancora accorto del delitto. Ha commesso un solo delitto.

La violenza di genere
Io ritengo che la donna in questione sia di mio possesso; quindi, ho il diritto di maltrattarla e di
farci quello che voglio. Nel momento in cui questo oggetto-donna si sta ribellando e quindi sta
uscendo dal mio possesso, io ho il diritto di distruggerla perché tanto sta già uscendo dal mio
possesso. È un concetto di possesso, non di un genere contro un altro. Infatti, l’uomo colpisce
la propria donna, non le donne in generali, proprio perché pensa di possederla.
Prima erano presenti anche pubblicità che favorivano questo clima, per esempio la donna che
viene sculacciata perché ha bruciato l’arrosto.
La violenza di genere consiste in un genere umano contro un altro genere umano: per
esempio chi disprezza la donna, chi disprezza le persone di colore, chi disprezza le persone
disabili, ecc. Anche il disprezzo è una forma di crimine. La violenza contro la donna
difficilmente vede il genere maschile contro il genere femminile, bensì si tratta di un individuo
maschile contro il genere femminile. Il fenomeno della violenza sulla donna è sempre esistito,
da che esiste l’uomo. Si tratta di superiorità del genere maschile su quello femminile,
probabilmente presente dalla preistoria perché si basava sulla forza dei muscoli, dove
chiaramente prevaleva l’uomo che sottometteva la donna. La donna è colei la quale dà la vita,
quindi che per nove mesi vive in una situazione di vulnerabilità maggiore, che comporta la
difesa di sé stessa e del figlio; quindi, porta ad una sottoposizione nei confronti dell’uomo. Ora
siamo usciti da una predominanza fisica per entrare in quella intellettuale. L’uomo comincia a
porsi dei problemi: se fisicamente ero superiore alla donna, lo sono anche intellettualmente?
Non è detto, quindi faccio sì che la donna non possa avere gli strumenti per superarmi
intellettualmente: alla donna si vieta di studiare, di leggere, di fare certi lavori. Tutto questo
aumenta il dislivello tra uomo e donna.
Anche dal punto di vista religioso prevale l’uomo: in ogni religione il Dio è uomo, non c’è una
religione con un Dio donna. Nel paganesimo c’è una religione politeistica, non come nel
cristianesimo dove c’è una religione monoteistica. Comunque nelle religioni politeistiche le
divinità femminili sono subordinate ad una divinità maschile, il maschio ha sempre la priorità, il
capo degli dèi è sempre maschio. Essere di natura divina vuol dire essere eterni, il santo o
santa non hanno un vissuto divino, hanno una natura terrena che poi diventa divina con la
morte. Ci sono religioni minori ma mai c’è stata una divinità femminile con la predominanza.
Dio ha creato Adamo, il maschio, dalle sue mani, la donna, Eva, è stata creata da
un’appendice dell’uomo, dalla costola. Quindi la donna esiste solo grazie all’uomo che le ha
permesso la vita.
L’uomo cerca di tenere da parte la donna e quindi tenerla soggiogata a ruoli femminili che
sono secondari, sono primari solo per quanto riguarda quelli familiari. Con riferimento di tipo
ecclesiastico la donna non può essere prete, può essere suora, ma la figura della suora è
subordinata al potere del prete. Perché la donna fino a 50 anni fa non poteva fare il giudice?
Perché era considerata non in grado di giudicare. Non poteva fare il medico, l’avvocato, il
vigile del fuoco (lavoro troppo pesante dal punto di vista fisico) ecc. Attività particolari che non
richiedessero particolari conoscenze erano le attività dedicate alle donne. La donna era tenuta
ad un certo tipo di comportamento di tipo sessuale, comportamento a cui non era tenuto il
maschio. La donna che in qualche modo veniva meno ai costumi imposti di tipo sessuale
veniva condannata o dal tribunale del popolo, che infligge il timbro che l’uomo può avere 10
amanti e la donna no, o dal tribunale della giustizia: punita con delitto d’onore o perché la
donna sposata non può avere amanti mentre l’uomo sposato può averne.
Nel 1590: processo per cui un uomo scopre la donna con un amante. L’uomo uccide entrambi.
“la causa è giusta”.
Ci sono tre casi di violenza sulla donna:

 Violenza psicologica: si consuma entro le mura domestiche. L’uomo sottovaluta le


capacità di una donna “sei un incapace, sei una stupida”, che porta la donna quasi ad
accettare e convincersi di queste cose. È quella più difficile da provare: se picchio una
persona lascio dei segni, se psicologicamente maltratto una persona lascio dei segni a
livello psichico ma sono difficili da portare come prova.
 Violenza economica: chi ha più soldi ha maggior potere. Si ha una possibilità
maggiore di imporre delle regole. Prima la donna non lavorava, quindi il potere
economico era gestito dall’uomo. Però anche adesso l’uomo solitamente guadagna più
della donna, quindi le decisioni economiche di solito sono prese da lui. Se la donna
dipende dal compagno vive in uno stato di soggezione, quindi non si ribella più di tanto
perché sa di essere impotente.
 Violenza fisica: la violenza è di tipo trasversale, la esercita l’uomo violento, non
cambia niente se l’uomo ha un bagaglio di cultura maggiore o minore. Si è cercato di
porre un freno a questo tipo di violenza.
 Violenza sessuale: ci sono anche atti di violenza di una donna su un uomo e anche
atti di violenza omosessuali, però la stragrande maggioranza vedono le donne come
vittime e gli uomini come aggressori. Perché l’uomo violenta una donna sessualmente?
C’è la violenza entro le mura, intramoenia, ovvero nei luoghi di abituale frequentazione
della donna, poi c’è la violenza extramoenia che è in luoghi sconosciuti, quindi una
violenza occasionale.

I sex offender
Sex offender extramoenia: cosa vuole ottenere? Un rapporto sessuale con una donna che non
conosce e che lo rifiuta. Il rischio è che non sa la reazione della donna (poliziotto, arti marziali,
armi), inoltre rischia dieci anni di carcere.
Perché scelgo uno stupro al posto di una prostituta? Non cerca solo il rapporto sessuale, ma
cerca qualcosa di diverso, cerca il possesso, il potere di possesso sugli altri. Il potere di
possesso sulla prostituta non è pieno come quello sulla stuprata: infondo il mio volere su una
persona che non mi vuole, la prostituta invece è una persona indifferente. Però la prostituta
costa meno, non mi dà dieci anni di galera. Con lo stupro c’è la voglia di sottomettere.
Sex offender intramoenia: oltre al possesso, ci potrebbe essere una spinta anche di tipo
sessuale. Una persona che il sex offender desidera da anni e che si è sempre negato. Il sesso
è considerato come punizione: ti punisco perché per dieci anni mi hai respinto. L’uomo infligge
il sesso e la donna subisce il sesso.
Lo stupratore sadico è il più pericoloso, infligge una sofferenza e continua la violenza di tipo
fisico anche dopo il termine del rapporto sessuale. La violenza che precede il rapporto ha una
sua logica anche se aberrante, la violenza che segue il rapporto non ha più senso se non
infliggere dolore e possesso. Continua con la voglia di sottomissione. Esempio: necrofilia =
donne che vengono violentate anche dopo la morte.
L’ex compagna è soggetta a questo tipo di punizione, quello che prima esprimeva amore ora
te lo faccio passare come punizione.
Il pedofilo in carcere è oggetto di tortura perché è ritenuto un soggetto negativo che non deve
stare tra gli altri detenuti.
La famiglia non sempre è in grado di imporre un’educazione tale per cui si insegni che la
donna è sullo stesso livello dell’uomo, questo ruolo spetterebbe anche alla scuola, però
quest’ultima non possiede il personale competente in questo campo. Ci sono tante
organizzazioni sociali che scendono in campo, il problema è che scendono in campo troppo
tardi, quando il fatto è già avvenuto. L’ospedale Mangiagalli è specializzato sulla violenza sulle
donne, però interviene quando qualcosa è già iniziato, quindi troppo tardi.
L’uomo violento di solito è un uomo represso, che non è sicuro di sé e sfoga le sue frustrazioni
su un’altra persona. Se un uomo nasce violento, rimane violento, non può cambiare la sua
natura.
L’ultimo stadio della violenza nei confronti della donna è il femminicidio. La media delle donne
morte sono una ogni due giorni. La violenza verso la donna è un male ancora più grave dal
punto di vista di violenza fisica. Bisogna quindi liberarsi prima di arrivare al momento finale. Io
uccido la donna che si sta sottraendo al mio possesso, il momento in cui la donna rischia di
più di essere vittima di un femminicidio e dopo il terzo o quarto mese dalla fine del rapporto.
L’uomo violento cerca di riallacciare il rapporto con la donna con promesse che non manterrà
“non si ripeterà più, sono cambiato, ecc.”. Se la donna resta ferma sul suo principio e dice
basta, l’uomo si renderà conto che la sua battaglia è persa e non l’avrò più in mio possesso,
quindi la devo uccidere. L’uomo dirà “vediamoci un’ultima volta e poi non ti rompo più”, quindi
l’ultimo incontro sarà quello fatale, non gli romperà più perché la ucciderà. Anche nei mesi
prima della fine della relazione la donna rischia di rimanere vittima di femminicidio, perché
l’uomo si accorge che la donna si sta ribellando, l’uomo pur di evitare la fine del rapporto e
avere una sconfitta, decide di ucciderla.
I casi più frequenti sono i femminicidi premeditati, poi ci sono i femminicidi d’impeto, dove le liti
sfociano in femminicidio a causa di una perdita di controllo di sé stesso; infatti, l’omicidio
d’impeto ha una pena minore rispetto a quello premeditato dove è stato organizzato tutto nei
minimi dettagli. Non esistono forme di attenuanti giuridiche, a meno che non si dimostri che la
donna è stata provocante, però la donna è quasi sempre vista come remissiva.
Non si parla mai di violenza nella coppia ma di violenza sulla donna perché la vera vittima di
questa forma di violenza è sicuramente la donna, ci sono casi in cui la donna uccide il
compagno, ma i casi sono talmente pochi che non si può generalizzare il concetto a violenza
nella coppia equiparandolo a tutti gli eventi che sono avvenuti nei confronti del genere
femminile da parte del genere maschile.

Generalmente il sesso maschile si ritiene superiore a quello femminile. Prima si pensava molto
di più che l’omosessuale sia un malato di mente, ora questa credenza si è attenuata. Prima si
applicava una violenza di genere quasi inconsapevolmente, perché era proprio ancorato
nell’animo umano il concetto di superiorità di razza, tanto da considerare certe violenze di
genere normali.
Pubblicità detersivo: nascono tanti pulcini, uno è nero. Si dispera perché lui è nero e gli altri
bianchi, si sente inferiore. La madre dice che non è nero, è solo sporco, come se il detersivo
facesse la magia, il nero è simbolo di sporco.  pubblicità prima era considerata normale, ora
è razzista.
Esistono ancora pubblicità sessiste ma sotto uno specchio diverso. Prima c’erano pubblicità
dove la moglie chiede scusa al marito per aver bruciato l’arrosto, la pubblicità dove la donna
porta il caffè a letto al marito inginocchiandosi, pubblicità dove un uomo calpesta un tappeto
che finisce con una testa di donna, pubblicità dove la donna era sculacciata, ecc.
Ora non ci sono più questo tipo di pubblicità, però la donna viene oggettivizzata: per le
pubblicità di automobili mettono di fianco donne seminude provocanti  la donna provocante
ha una presa negativa sul pubblico. Messaggio che passa: se hai una bella macchina, puoi
avere anche le simpatie di una donna. Fine collaterale: considerare la donna su un piano
sottoposto al piano maschile.
Delitto di genere, quello femminile.
Sul piano lavorativo la donna viene denigrata, si favorisce il genere maschile. Lotta di genere
dura da che esiste l’umanità, prima la supremazia era attraverso la forza fisica, quindi l’uomo
sottomette la donna, dà che si passa alla forza intellettiva l’uomo si ritrova un po’ alle strette
perché corre il rischio di perdere la sua leadership oppure di doverla condividere con la donna,
quindi, si decide di escludere la donna anche sul piano intellettivo. Per poter funzionare il
cervello ha bisogno di stimoli, chi studia, chi ragiona, avrà una capacità intellettiva superiore;
quindi, si decide di vietare alle donne di studiare, di ricoprire cariche con piani intellettivi, per
non dare stimoli e per evitare che le donne superino l’uomo.
Aggressioni alle donne avvenuta nei secoli in maniera subdola: le si vieta qualsiasi stimolo.
L’obiettivo principale della donna era trovare un marito, perché la sistemazione per la donna
era quella: trovare un marito significa trovare chi la mantiene, chi si occupa di lei. Prima, la
donna che subiva una violenza sessuale, se avesse sposato il violentatore si sarebbe estinto il
delitto di stupro. Questo perché una donna violentata non l’avrebbe sposata nessun altro, per
questo le donne accettavano l matrimonio col violentatore, pur di trovare un marito.
Esempio: Franca Viola, violentata in un paesino della Sicilia, quando il violentatore le chiese
di sposarlo, lei rifiutò il matrimonio. Il violentatore venne condannato e Franca dovette lasciare
il paese dove abitava perché era giudicata da tutti come una poco di buono. Grazie al suo
coraggio si ebbe l’inizio dell’indipendenza della donna e cancellare questo obbrobrio
legislativo.
Delitto d’onore: abbassava la pena per chi avesse ammazzato il coniuge, la figlia o la sorella
sorpresa durante un tradimento. Veniva ammazzato chiunque fosse presente, tuttavia si parla
di figlia o sorella e non di figlio o fratello.

Oggi la donna può accedere a qualsiasi tipo di professione. Purtroppo però, la donna è vista
come preda da un punto di vista sessuale, soprattutto nel campo lavorativo. Si parla di
violenza sessuale non quando c’è un corteggiamento, bensì quando c’è un ricatto o una vera
e propria violenza. Le vittime di violenza reagiscono in modi molto diversi tra di loro.

Il Codice Rocco (1931)


Prevedeva la violenza carnale, poi come violenza minore atti di libidine violenti, e in ultima
categoria le violenze sessuali. Prima per la violenza sessuale si intendeva solo il
congiungimento non voluto, quello che non prevedeva un congiungimento vero e proprio non
era violenza sessuale.
Ora per violenza sessuale si intende qualsiasi contatto con il corpo femminile, anche il
palpeggiamento, non per forza il congiungimento.
Influssi che possono condizionare la mentalità sono quelli culturali e religiosi. In Italia si calcola
che siano solo il 10% del totale le violenze sessuali denunziate (non solo stupri, qualsiasi
violenza). Le statistiche vengono fatte sulle denunzie, quindi il fatto che sia detto che in
Danimarca vengono violentate molte più persone non è vero, semplicemente denunciano di
più.
Delitti culturalmente orientati: sono quei delitti che per noi sono delitti, per altre culture non
lo sono. Per esempio, per noi la mutilazione dei genitali è un delitto, per altri è proprio
obbligatoria.
La maggioranza delle violenze sessuali c’è una percentuale maggiore all’interno delle case
rispetto all’esterno. Si parla anche di famiglie allargate, non per forza parenti stretti, si intende
zii, cognati, ecc. Le violenze in casa sono più pericolose, perché se nel parco X ci sono
violenze sessuali allora metto le telecamere, in casa non si può fare. I maggiori soggetti che
commettono violenza sono i compagni o mariti. Perché usare la violenza se c’è già un’intesa di
tipo sentimentale? Il vero soddisfacimento è la sottomissione. Questo è il primo presupposto
della violenza sessuale.
Anestesia da violenza: di fronte alla paura della violenza ci si sente come anestetizzati.
Riguarda di più i reati contro la persona e ancor più i reati di violenza sessuale. Nella violenza
sessuale ci aspettiamo un qualcosa che dura molto. Quindi non c’entra nulla dire che la vittima
non ha reagito, non reagisce perché non riesce, non ne ha la possibilità, in quel momento è
come anestetizzata. L’anestesia da violenza impedisce una forma di reazione: se una persona
viene violentata sull’autobus e non grida, non è perché le va bene, ma perché è bloccata
dall’anestesia da violenza. Se l’anestesia della violenza ci porta non solo a una non reazione
ma addirittura ad un atteggiamento assecondante, non significa che non si stia subendo una
violenza, è la paura che fa sì che si assuma questo atteggiamento.
I sex offender hanno più categorie, ordinati dal meno pericoloso al più pericoloso:
- Compensatore →soggetto che spesso ha paura di sé stesso, è insicuro, cerca di
reagire verso sé stesso esercitando una violenza verso un’altra persona. È il meno
pericoloso proprio per la sua insicurezza, è stato provato che di fronte a una minima
reazione della vittima o di un fattore esterno (passante) scappa.
il compensatore agisce per una mancanza di autostima strutturata. Il suo scopo non
è quello di fare del male alla vittima e nella sua mente mette l’atto che sta
compiendo non è un atto recante disvalore ma un comportamento assolutamente
normale. Come se fosse un metodo consono a intraprendere relazioni. È convinto
che ciò che sta ponendo in essere sia di gradimento per la vittima, più volte si
preoccupa dello stato di benessere per la vittima e successivamente cerca di
mettersi in contatto per informarsi sulle sue condizioni.
- Sfruttatore →non organizza una violenza sessuale, risponde ad un impeto di tipo
improvviso quando sente si utilizzare questa violenza ai danni dell’altro sesso. È più
pericoloso del compensatore perché è dominato dall’impeto, di fronte alla reazione
della donna lui può comportarsi in modo più violento proprio per l’impeto.
- Rabbioso →vuole disprezzare l’altro sesso attraverso la violenza sessuale. Prova
rabbia verso l’altro sesso, o perché ha paura o perché si sente superiore e quindi
disprezza l’altro sesso. Insieme all’attività sessuale c’è anche il disprezzo verso la
persona che sta violentando. Il disprezzo lo porta ad avere reazioni piuttosto dure
nei confronti della donna che lo vuole allontanare.
Il rabbioso agisce per odio. Lo scopo del reiterato atto di stupro è l’odio misogino
che prova nei confronti della donna. Attribuisce loro una sorta di colpa per qualcosa
che ha subito come se tutte le donne fossero colpevoli delle ingiustizie e vessazioni
a cui lui è stato sottoposto. Agisce in maniera conscia, con la consapevolezza di ciò
che compie e della violenza che arreca alla vittima. Lo stupro è solo uno dei tanti
atti violenti che pone in essere per avere una rivalsa. È uno solo dei tanti mezzi con
cui realizza la sua “vendetta” contro il sesso femminile.
- Sadico →colui che fa volenza sessuale per una forma di sadismo, perché sa che
attraverso la violenza crea disagio e paura; quindi, vuole mettere fine alla sua
sofferenza violentando altri. Costringe la violenza sessuale attraverso la violenza
fisica, costringe a subire una serie di violenze non per forza finalizzate a quello che
cerca. La violenza non si ferma quando finisce il rapporto sessuale, ma anche
dopo, perché non sazio dal punto di vista sadico. Ci sono persone che dopo la
violenza hanno bruciature di sigaretta sul corpo che non hanno senso, se non
soddisfare la voglia di violenza del sex offender.
Il sadico è decisamente lo stupratore seriale più pericoloso in assoluto.
Nonostante si possa asserire che uno stupratore difficilmente evolve la sua carriera
criminale, nel caso del sadico si può affermare esattamente il contrario, giacché
prima o poi comincerà a uccidere. Come nel caso del rabbioso, il sadico brama
infliggere dolore fisico e psicologico ma con la differenza che dalla violenza ne
trae piacere. Non si ferma solo a stuprare ma si diletta a torturare e mutilare con
esiti mortali. Il confine tra stupratore seriale sadico e serial killer è molto labile.

Le parafilie
Parafilia = non è la trasgressione sessuale che è normale in un rapporto. Quello che non è
normale invece, è la perversione sessuale in un rapporto. La trasgressione prevede una
complicità tra le parti e non prevede pericolosità del rapporto. Di solito la perversione non
prevede complicità, c’è un’attrazione sessuale anomala, e c’è pericolosità per almeno una
delle due parti. L’attrazione sessuale anomala consiste nel vedere attrazione verso persone
che non si dovrebbero considerare: il quattordicenne normale non guarda la trentenne, ma
guarda i suoi simili.
La pedofilia.
È la più grave delle perversioni. È l’attrazione che la persona adulta prova nei confronti del
bambino che non supera i 10/12 anni. L’adulto spesso è di sesso maschile e la bambina è
femmina, altrimenti un po’ più rare sono le pedofilie omosessuali, quindi, uomo adulto con
bambino maschio, ancor più rare sono le pedofilie che vedono la donna adulta e il bambino
maschio. Affinché un soggetto possa essere condannato per reato di pedofilia, o solo
chiamato pedofilo, deve aver compiuto un atto di pedofilia.
Per la criminologia è diverso: il pedofilo che solamente prova attrazione verso il bambino fa sì
che sotto il profilo criminologico sia considerato pedofilo. Non c’è età particolare dove si
sviluppa questa perversione perché ce ne sono di tutte le età. Ci sono studi che hanno
verificato che anche i quattordicenni hanno dimostrato attrazioni verso bambini di quattro anni.

Il pederasta.
Colui o colei che in età adulta prova attrazione verso l’adolescente, quindi sopra i dodici anni
di età. Al di sotto dei 14 anni il/la ragazzo/a non può dare il consenso ad un rapporto sessuale;
quindi, al di sotto dei 14 anni c’è una violenza, sopra a questa soglia non è più reato. Diverso è
dal punto criminologico: la criminologia alza la soglia, se un cinquantenne ha un rapporto con
una quattordicenne è comunque una violenza sessuale, perché è una perversione.

La necrofilia.
Attrazione che un certo individuo, privilegia il sesso maschile numericamente, prova verso un
cadavere. Può essere un cadavere ucciso dal sex offender stesso oppure già morto. La
necrofilia è sempre esistita, anche il necrofilo non può non essere ritenuto un perverso.
Dimostra grande pericolosità sociale perché in molti casi c’è una violenza sessuale post morte
ma con una morte provocata.
Esempio: Adrea Pizzocolo → aveva la perversione per le fascette da elettricista, strangola la
prostituta diciottenne Lavinia, mentre la strangola ha il primo orgasmo. Poi cambia motel, con
il cadavere in macchina e lo stupra per tre ore raggiungendo un secondo orgasmo.

L’erotofonofilia.
Provocare la morte del partner durante un rapporto sessuale.

Asfissia erotica.
Il piacere di portare al punto di morte il partner. Uno dei due chiude la testa in un sacchetto di
cellofan, durante il rapporto rimane privo di aria, l’altro deve lacerare il sacchetto appena si
accorge che è sul punto di morte, come a riportarlo in vita. Si posticipa sempre la lacerazione
del sacchetto perché più ci si avvicina alla morte e più si gode; quindi, spesso finisce con la
morte anche se non voluta.

Il sadismo/ masochismo/ sadomasochismo.


Il sadismo è infliggere una sofferenza al corpo del partner, non per forza durante un rapporto
sessuale, che mi dà piacere. Il sadismo può portare alla morte quando il gioco va oltre certi
confini. Masochismo è quando si prova piacere a farsi infliggere una sofferenza dal partner. Il
sadomasochismo coinvolge entrambi i casi, questo porta alla morte quando non c’è intesa,
quando non si capisce quando fermare il gioco.

La dracrifilia.
Sembra innocua ma non lo è, nasconde una latenza sadica. È il godere vedere un’altra
persona piangere, non nel far piangere, soprattutto per persone del sesso opposto. Spesso il
maschio gode nel vedere la donna piangere. Rischio: pianto è segno di sofferenza, quindi
quello che muove il sadico e quello che muove il drafilico è sempre la sofferenza,
semplicemente nella dracrifilia non si infligge personalmente la sofferenza.

Il feticismo.
È una particolare attrazione di tipo sessuale che si prova o verso una parte del corpo di una
persona di un altro o verso un oggetto appartenente alla persona di un altro sesso. Per quanto
riguarda le parti del corpo non sono zone erogene, di solito i feticisti hanno un’attrazione per i
piedi delle donne. Per quanto riguarda gli oggetti, sono spesso oggetti di abbigliamento,
soprattutto intimi. Non è molto pericolosa, perché il soggetto feticista non aggredisce, di solito
o ha il consenso dell’altra persona o ruba l’oggetto dell’altra persona. Il feticismo è una forma
di prostituzione: alcuni si pubblicizzano sul web e offrono dei soldi a chi soddisfa il proprio
feticismo.
La zoofilia.
Avere rapporti con gli animali. Nel nostro Codice penale è punito con reato per maltrattamento
di animali, quindi, è sottovalutato. È di interesse per la criminologia perché comunque è un
abuso sessuale che potrebbe sfociare in altre parafilie.
Il voyeurismo.
Persone che godono a vedere rapporti sessuali tra altre persone. Persone che si appostano in
luoghi periferici per guardare cosa succede all’interno di una macchina. Sono quelli che noi
chiamiamo guardoni. È di interesse della criminologia perché potrebbe sfociare in altre
parafilie.
Il troilismo.
Forma aggravata del voyeurismo. Qui il rapporto non è tra altre persone, ma, tra il proprio
partner e un’altra persona. È di interesse della criminologia perché potrebbe sfociare in altre
parafilie.

Violenza sessuale di gruppo del fatto di Capodanno in piazza duomo. Tutti o quasi tutti di etnia
araba. Criminologia  deve interpretare fenomeno criminale per dare una soluzione/risposta.
Risposta a quel fatto: emarginazione. Erano arabi di seconda generazione, ovvero non hanno
vissuto nei paesi arabi per poi trasferirsi in occidente, ma sono nati e cresciuti in Italia. Più che
la violenza sessuale che muove l’arabo è il possesso al branco. Non riguarda solo il mondo
arabo, riguarda anche il latino America. Il concetto di branco è un concetto di difesa: mi ribello
a una forma ghettizzazione. Spesso si finisce per allearsi alle stesse etnie per una difficoltà di
ambientazione. Questa difficoltà spesso si combatte nel modo sbagliato, ovvero con la
violenza. Erano circa in 30, la gente che era attorno non è intervenuta, questo perché
l’individualismo ci fa pensare solo a noi stessi e non ai bisogni altrui. Culturalmente l’arabo ha
una considerazione diversa della donna.
Un delitto culturalmente orientato = sono reati che maturano in particolari contesti culturali,
etnici o religiosi. Spesso vedono come scontro il mondo occidentale e il mondo arabo.
Lapidazione della donna adultera non è considerata giusta dagli europei, ma è giusta per gli
arabi. Fino a 40 anni fa anche noi pensavamo che l’adultera dovesse essere punita.
La circoncisione ha un fine di natura igienico religiosa, la mutilazione femminile ha lo scopo di
privare del piacere sessuale la donna, perché la donna è solo un oggetto.
Reato di costrizione al matrimonio  prima non esisteva una legge che stabiliva questo reato,
questo perché prima non era così affermato come fenomeno. Nel vedere l’evoluzione di
questo fenomeno ha visto la necessità di creare un reato.
Sono stati aboliti una serie di reati legati alla disobbedienza femminile: la punizione
all’adulterio, ha abolito la posizione del capofamiglia, ecc.
Uso della donna nella pubblicità: donna serve per attirare con la sua bellezza clienti, anche se
la pubblicità riguarda prodotti non inerenti alla bellezza.
Criminologia forense  ambito del diritto
Criminologia clinica  parte psicologica
Criminologia investigativa/criminalistica  investigatore
Criminologo è più interessato all’indagine diretta. Nell’indagine indiretta bisogna stare molto
attenti ai tester, perché nella maggior parte dei casi non dicono nulla, non dicono la verità ma
perché non la conoscono, non perché non vogliono. Il tester oculare (colui che ha assistito),
che dovrebbe essere il più affidabile, spesso non dice la verità: il delitto avviene in pochi
secondi, il tester non sa che sta per succedere qualcosa; quindi, non presta attenzione a ciò
che vede; quindi, ci saranno dei buchi nel racconto, che lui cercherà di riempire ad intuizione.
La mente sopperisce sempre in qualche modo a ciò che non ci ricordiamo, raccontiamo il falso
senza volerlo, pensando che sia vero. Per questo motivo sono vietate le domande suggestive,
ovvero che danno delle risposte suggestionate dalla stessa domanda.

A chi giova il delitto?


- Se il delitto è patrimoniale, giova per il beneficio economico.
- Se riguarda la morte di qualcuno, va indagata la vita di quel qualcuno per capire le
sue cerchie, per comprendere chi può aver commesso il delitto.
Scena del crimine può essere primaria o secondaria, oppure essere primaria con più
secondarie. La scena del crimine è il luogo che comprende la morte della vittima. Le prime
informazioni vengono assunte dal cadavere della vittima. Il cadavere a quel punto spesso
diventa un oggetto di prova, non un essere umano. La prima indicazione viene data dalle
macchie emostatiche. Quando il cuore smette di pulsare, il sangue non circola più; quindi si
accumulerà nelle parti basse (schiena, petto, fianco, piedi, gambe) per la gravità. Perciò, se le
macchie emostatiche sono sulla schiena ma lo troviamo a pancia in giù, vuol dire che non è
morto in quella posizione, ma che qualcuno lo ha messo lì. Il secondo elemento che si guarda
è il rigor mortis, ovvero un irrigidimento dell’intero scheletro, soprattutto gli arti nella posizione
della morta. La rigidità cadaverica termina molte ore dopo la morte, però può essere vinta da
una forza superiore (ad esempio trascinandolo da un’altra parte o chiudendolo nel bagagliaio).
In base a queste caratteristiche si capisce da quanto tempo può essere morta la vittima.
Inoltre, ci sono i segni da trascinamento, se la superficie è molle sono meno visibili, però
rilevabili. Sono rilevabili sia sulla superficie, sia sul cadavere, che può avere graffi,
lacerazione, freddure da compressione del cadavere, danni ai vestiti. Infine, ci sono tutti i
segni della scena del crimine che riguardano l’autore del reato. La polizia scientifica collabora
con il medico legale, dopodiché il criminologo studia i fatti. Il criminologo in Italia non può
accedere direttamente alla scena del crimine.

Limiti del DNA

 Impronta digitale puoi confrontarla nell’archivio di impronte che contiene milioni di


impronte, l’archivio del DNA è molto limitato, non ci sono molte registrazioni. Se non
si ha l’indagato a cui prelevare il DNA, del DNA non me ne faccio niente.
 Il DNA trovato su una scena del crimine potrebbe risalire ad un’altra giornata, infatti,
il DNA rimane per molti giorni sugli oggetti. Posti significativi per trovare il DNA sulla
vittima: gli slip oppure le unghie, perché non sono punti che possono essere
incontaminati facilmente per casualità.
Tracce di scarpe  oltre all’impronta in sé, se il terreno è molle, si può capire anche il peso
indicativo della persona. Se la differenza di altezza tra aggressore e vittima è molta, allora il
segno di un taglio potrebbe essere al contrario, ovvero dal basso verso l’alto, stessa cosa per
un proiettile. La presenza dell’arma sul posto delitto di solito significa altro, perché se
ammazzo qualcuno l’arma la porto via. Per esempio, la presenza di una pistola sul posto del
delitto di solito è indicazione di suicidio, anche se la pistola si trova a due o tre metri dalla
vittima, perché quando si spara c’è il rinculo, quindi, è molto probabile che la pistola non sia
immediatamente vicino alla vittima. Non è qualcuno che l’ha gettata via, se avesse voluto
gettarla via se la sarebbe portata con sé, è una normale conseguenza del rinculo dell’arma.
L’aggressore per scappare compie delle strade obbligate, che quindi diventano delle scene
secondarie del crimine, perché possiamo trovare ancora tracce di sangue o impronte.
La scena del crimine non riguarda solo gli omicidi, riguarda tutti i delitti.
Il soggetto può inventarsi per esempio uno stupro, il motivo può essere per vendetta, dispetto,
gelosia. Il criminologo deve capire il motivo dell’invenzione e se effettivamente lo stupro è
avvenuto realmente o no. A volte ci sono denunce verso persone che non esistono. Per quale
motivo? Attirare l’attenzione  sindrome di Munchausen.
Le sette, soprattutto quelle sataniche sono composte da giovani, perché sono più manipolabili. I
giovani inoltre fanno molto più gruppo rispetto agli anziani. La minor resistenza del giovane è
anche una questione di comodo per quanto riguarda la forma di isolamento che la setta riesce a
creare.
Setta religiosa: signore impazzito, dice di sentire gli angeli, di sentire un rapporto con Dio che lo
spinge a buttarsi dal balcone.
I giovani hanno bisogno di voler cambiare il mondo, anche attraverso una setta demoniaca.
Effetto Lucifero: Lucifero nel momento in cui viene da angelo della luce, quindi più vicino alla
divinità, e poi diventa demone delle tenebre, allora non è più soggetto a Dio, diventa lui il Dio del
male. Nel momento in cui un uomo ha il potere su un altro uomo, si trasforma in un Lucifero.
 Esperimento università della California: 30 studenti vivono insieme, 15 prenderanno la
posizione dei carcerieri, gli altri 15 di carcerati. Dovettero sospendere l’esperimento perché
i carcerieri avevano atteggiamenti troppo aggressivi nei confronti dei carcerati e avevano
paura che potesse finire male.  spesso si abusa del proprio ruolo sfociando in
comportamenti arroganti: chi è investito di un potere spesso soffre dell’effetto Lucifero, cioè
la consapevolezza di poter utilizzare il proprio potere per imporsi.

Violenza sessuale dal punto di vista giuridico


Violenza sessuale = comportamento sessuale imposto a qualcuno tramite violenza o
minaccia.
Esiste poi la violenza sessuale presunta, ovvero la violenza che si esercita quando l’altra
persona è incapace di esprimere consenso. Esempi: stato di ubriachezza o malessere.
Ci sono dei casi in cui una persona è sempre incapace di esprimere consenso, legati all’età. Il
limite è 14 anni, qualunque rapporto avuto con una persona sotto i 14 anni è considerato
violenza, perché è incapace di esprimere consenso al rapporto.
Se il partner ha un altro tipo di rapporto con il minorenne (famiglia, rapporto di lavoro, studio,
ovvero professore, ecc.) allora il limite si alza ai 16 anni perché il minore di 16 anni potrebbe
sentirsi in soggezione e accettare il rapporto anche se in realtà non vorrebbe dare il consenso,
avendo difficoltà ad esprimere il dissenso.
A volte c’è una diminuzione del limite di età fino ai 13 anni, questo avviene quando anche il
partner è minorenne e non supera i quattro anni di differenza di età, ovvero 17 anni.

Criminalità minorile
Più che criminalità è un’espressione di disagio. Esistono dei paletti, ovvero dei limiti di età
anche per l’imputabilità. Infatti, il minore di 14 anni non è imputabile. Sotto i 14anni ci sono le
case di correzione. Tra i 14 e i 18 anni il soggetto è considerato parzialmente capace di
intendere. Sono stati istituiti tribunali minorili. Differenze con quelle dei maggiorenni:
- Composizione – composto da quattro giudici, di cui due magistrati di carriera, altri
due vengono presi tra i soggetti particolarmente esperti nella tutela dei minori
(psicologi, criminologi, ecc)
- La procedura è molo più snella
- C’è solo il pubblico ministero che porta avanti le azioni dell’imputato
- La pena si sconta in istituti di pena appositamente studiati, che sono le carceri
minorili (eccezionalmente ammettono ragazzi fino ai 14 anni)
Quali sono i reati verso i quali è più portato il minore?
- Pusher – spaccio di sostanze stupefacenti. C’è una forte responsabilità della
società: molto probabilmente il minorenne prende le sostanze da un maggiorenne.
Quindi il maggiorenne sfrutta il maggiorenne.
- Reati contro il patrimonio – di piccolo taglio (non rapine in banca) – cellulari,
poche decine di euro. Non sempre c’è un corretto piano di rieducazione per
minorenni che vivono nel mondo del crimine tanto da essere già stati soggetti di più
reati.
Esempio: ragazzino di 15 anni, fino ad oggi ha commesso 15 rapine. Il suo
comportamento carcerario è sempre stato pessimo: comportamenti violenti ma puniti
con un trasferimento da Milano a Catanzaro. Che insegnamento può dare un
trasferimento? Non può più vedere i genitori perché hanno difficoltà economica e non
possono viaggiare, è stato sradicato dalla sua terra. È un ulteriore trauma e basta.
Infatti, anche a Catanzaro ha avuto comportamenti violenti. Poi trasferito a Catania, poi
Palermo. Un ragazzino di 15 anni può essere salvato, non è un caso perso, ma questo
modo è diseducativo, si sta facendo di tutto tranne che provare a recuperarlo. Lui si
sentirà sempre il perseguitato, il cacciato, quello con cui non bisogna avere rapporti. Lo
stato avrebbe l’obbligo di tutelare i giovani, compresi anche i progetti di rieducazione,
perché rieducare è possibile, ma non dovrebbe essere un’iniziativa presa dal privato,
dovrebbe essere lo stato ad offrire questo servizio.
- Reati contro la persona – reati di scontri tra bande, non vere e proprie aggressioni
verso l’altra persona come singolo.
Il fenomeno del bullismo scende sempre di più di età, adesso è molto facile trovare il
fenomeno del bullismo alla scuola elementare. Il bullismo poi crea delle ripercussioni
psicologiche, anche perché il bullo sceglie il soggetto più debole, che può causare meno
problemi possibili: quindi, si scelgono persone estremamente timide, che hanno difficoltà a
parlare con gli altri, persone con disabilità, ecc. ma se il bullo è uno e il bullizzato è uno, gli altri
20 compagni con chi si alleano? I 20 fanno parte della massa, si alleano con il bullo, perché è il
più forte, e il più forte ha un’ascendenza. Il fascino del male esiste, infatti chi commette del male
spesso è considerato come un personaggio di spessore, coraggioso. Inoltre, subentra anche
la paura: se mi metto dalla parte del bullizzato magari poi vengo bullizzato anch’io. Il bullizzato
ha bisogno dell’appoggio degli altri per superare questa situazione. Solidarietà involontaria
verso il più forte.

C’è una parte sociale a cui si può addossare una colpa per un reato di un minore?
Il criminale minore, se è figlio di un criminale ha molta possibilità di diventarlo.  teoria che
fortunatamente è stata smentita quasi del tutto. È il fattore sociale che crea il criminale, non la
discendenza. Non è detto che se si nasce in una famiglia criminale allora si diventa criminali. È
possibile ma non per la famiglia, ma per gli insegnamenti che vengono dati in quella famiglia.

Associazione tra termine criminale e termine disagio


La maggior parte della criminalità minorili avvengono in zone disagiate. Dipende cioè dalle
opportunità che ci dà il paese per una corretta crescita. Il primo nucleo familiare è quello della
famiglia, fino ai sei anni è difficile che il bambino abbia frequentazioni esterne, quindi non può
avere influenze esterne, ha solo quelle della famiglia. Una famiglia che vive in un contesto
criminale e con violazione di regole avrà come esempio quello stile di vita. Il bambino che
vede che il padre è portato via dalla polizia, vede la polizia come il male, perché gli sta
portando via il padre. Se il bambino cresce in un ambiente criminale ha quindi possibilità di
diventare un criminale. Il secondo nucleo che affronta il bambino non appena entra in età
scolare è proprio la scuola. Se si vive in un quartiere disagiato, allora la scuola sarà disagiata
come il quartiere. Il minore che cresce nella società dei colletti bianchi, ovvero professionisti,
imprenditori, politici, difficilmente diventerà criminale precocemente, lo diventerà ma in età
adulta, perché dovrà prima comprendere come funziona la società. Il figlio di colletto bianco
non è disagiato né può essere colpito dalla censura sociale, non sarà isolato perché è come
se facesse parte di un qualcosa di importante.
La crescita del disagio sociale porta ad una maggiore forma di criminalità che si esprime
attraverso il branco. Perché il branco ha una certa forza rispetto al singolo, il branco serve per
dare coraggio. Ad ogni azione criminale corrisponde una situazione a monte. È la società che
crea il criminale, o meglio che non stoppa il criminale.

TERRORISMO
È il destabilizzare la società attraverso il terrore. Ogni azione umana ha un fine. In Italia ci
sono state varie fasi del terrorismo:
Anni di piombo: nasce come risvolto negativo della rivoluzione culturale del 68, che ha
visto schierati in prima linea gli studenti liceali e universitari. Era una rivoluzione sociale e di
pensiero perché mirava a ribaltare una serie di preconcetti sociali, per esempio,
l’emancipazione della donna. La donna ha fatto molto passi avanti grazie a questa rivoluzione,
sono migliorati i rapporti sul mondo del lavoro, in famiglia, con i professori, ecc.
Un esempio fu Valle Giulia, una sede di istituiti universitari a Roma all’interno del quale vi
furono violenti tentativi di occupazione e sgombero da parte degli studenti, i quali si divisero
occupando diverse facoltà con l’obiettivo di fare la rivoluzione. La rivoluzione nasce come
movimento apolitico. I terroristi volevano ribaltare la società e cercare di sostituirla con una
società completamente nuova. Avevano la stessa finalità nel ribaltare la società che c’era,
avevano però finalità diverse nella costituzione del nuovo stato:
 Terrorismo di sinistra: i movimenti più famosi furono le Brigate Rosse, Prima Linea,
Lotta Continua e NAP (Nuclei Armati Proletari): il loro obiettivo era ammazzare soggetti
che ostacolavano il terrorismo (forze dell’ordine, magistrati, giornalisti, ecc.), un
esempio fu il sequestro Moro.
 Terrorismo di destra: i movimenti più famosi furono Ordine Nuovo, i NAR (Nuclei
Armati Rivoluzionari): loro hanno come obiettivo lo stragismo, colpiscono nel mucchio,
come accadde a Piazza Fontana a Milano, piazza della Loggia a Brescia, ecc.
Il terrorismo può essere interno o internazionale. Quello internazionale vuole
destabilizzare l’equilibrio di natura economica e sociale dei vari stati. L’ultimo che abbiamo
avuto è quello islamico, che si è macchiato di una serie di gravi delitti, ad esempio, quello
delle torri gemelle, oppure ne ha compiuti altri in Francia e in Gran Bretagna. Come mai l’Italia
non è mai stata colpita?

FATTO DI CRONACA
Nel 1990 ci fu un delitto a Milano. Il soggetto venne indagato ma le prove non furono sufficienti a
sostenere l’accusa di giudizio. Una certa Adriana Levi aveva un negozio di antiquariato molto
pregiato in corso Magenta. Lei era nota anche perché frequentava i salotti milanesi, ma anche
perché era stata rinchiusa ad Aushwitz per un annetto in quanto ebrea. Quindi era una testimone
della dittatura fascista e nazista. Una notte scatta allarme del negozio collegato al 113. Una
volante andò sul posto ma non trovò nulla di anomalo: nessuna persona sospetta nelle vicinanze,
negozio chiuso, nessun segno di effrazione. Quindi venne segnalato come falso allarme. L’allarme
era scattato alle 3.21 di quella notte. Verso le 8.30 un commesso del negozio andò a casa di
Adriana, come tutti i giorni. Il negozio e l’abitazione erano nello stesso palazzo. Il commesso
quando arrivava, bussava, prelevava le chiavi del negozio e lo apriva, dopodiché la proprietaria lo
raggiungeva. Quella mattina non aprì nessuno. Sapendo che l’inquilino del piano di sopra aveva le
chiavi, andò da lui e si preoccupò per il fatto che non aveva aperto. Scesero entrambi, aprirono la
porta di casa e trovarono Adriana morta con delle coltellate alla gola. Chiamarono la polizia e 118.
La scena del crimine: casa fatta così  dalla porta d’ingresso c’era una sala, sulla sinistra c’è un
passetto, sulla destra la camera da letto e sulla sinistra il bagno. Tra bagno e camera c’era il
corpo, con la testa verso la parete. Di fronte all’ingresso c’era un corridoio con 4/5 camere, l’ultima
era un salone dove sul tavolo c’era una bottiglia di spumante vuota con 6 bicchieri usati. Balcone
era aperto, si affacciava su un cortile vicino alla strada. La vittima indossava una camicia da notte
e aveva tra le mani un tubetto di crema per la pelle  lascia intendere che era da sola in casa
perché era in camicia da notte, si prestava ad andare a letto oppure si era alzata dal letto per dei
rumori, ma in questo caso non avrebbe avuto il tubetto della crema in mano; quindi, o andava in
camera dal bagno con la crema o viceversa. La donna si sentiva tranquilla, per questo era in
camicia da notte. Le stanze erano tutte a soqquadro: cassetti aperti, biancheria per terra, come se
ci fosse stata una ricerca di un qualcosa, che fa pensare ad una rapina. Ma perché gli investigatori
si allontanarono dal concetto di rapina? Gli allarmi della casa erano a sensore, quindi quando
qualcuno passa, rileva una fonte di calore e di passaggio e scatta. Inoltre, l’allarme divideva la
stanza in quattro settori che potevano anche essere disattivati singolarmente. Uno dei quattro
settori che comprendeva passaggio, bagno e camera, di solito era inattivo, altrimenti lei non
avrebbe potuto nemmeno alzarsi che sarebbe scattato. Quindi andando a letto lo attivava solo per
tre settori. C’era la presenza sul tavolino accanto al divano di una bottiglia di spumante e sei
bicchieri: qualcuno fino a sera tardi era stato in casa. Bisognava risalire a chi fossero le sei
persone presenti, capire come erano andate via, in che ordine e a che ora. Tutto questo in
relazione con l’allarme scattato alle 3.21 al negozio. All’inizio aveva messo l’allarme solo al
negozio, poi lo estese alla casa, però non cambiò il disco, questo continuava a dire al 113 “allarme
al negozio di corso magenta…”, quindi i carabinieri non erano a conoscenza dell’abitazione.
L’allarme era stato attivato in maniera maldestra, perché si era dimenticata di disinserire quello
dell’area notte, e l’allarme scattò. C’era un cameriere, il cameriere della donna che fu in grado di
riferire chi fossero le sei persone, finita la cena lui aveva sparecchiato, i sei ospiti si erano trasferiti
dal tavolo al divano e aprirono lo spumante. Dopodiché lui se ne andò. Per questo non ci sono
segni della cena ma solo di un brindisi. Il cameriere sarebbe potuto tornare dopo per un furto,
unico interesse che poteva avere, però non aveva senso, perché il cameriere era a casa da solo
per la maggior parte della giornata, avrebbe anche potuto farsi una copia delle chiavi della donna,
quindi è escluso che fosse lui. Le persone erano un commercialista e un discografico con relative
mogli e un flautista della scala, oltre alla padrona di casa. Vennero interrogati. La cena serviva per
far conoscere il flautista al discografico amico della Levi. La prima coppia ad andar via fu quella
del commercialista e la moglie, però prima di andarsene erano usciti tutti ed erano andati in cortile.
Dopodiché andarono via il discografico con la moglie, per ultimo il flautista. Il discografico
conferma che quando se ne andò c’erano solo il flautista e la Levi. Di sicuro l’antiquaria in quel
momento non era in camicia da notte, aveva una certa età, sempre elegante, quindi, non avrebbe
mai indossato una camicia da notte in presenza di ospiti. Il flautista dice di salutare la Levi, tornare
a casa, salutare la moglie e il bambino piccolo. La moglie quando salutò il marito vide l’orario di
ritorno del marito e disse che era intorno alle 2.43. Fu fatta una prova da casa della Levi alla casa
del flautista, ed era compatibile la tempistica. Però la moglie poteva averlo coperto perché era suo
marito, ma anche perché poteva trarre vantaggi: la Levi faceva spesso regali a lui e alla bambina,
regali di un certo valore. Il più sospettato è il flautista perché non ha nessun riscontro. Si dice che i
due avessero una relazione nonostante i 30 anni di differenza con la Levi, testimoniata dagli amici
(lasciava anche gli abiti a casa della donna). Lui negava questa relazione, era soltanto una
profonda amicizia, gli abiti erano presenti a casa della donna perché lei abitava vicino alla scala,
quindi, approfittava di questa amicizia per cambiarsi da lei. Il medico legale riscontra sul cadavere
uno sfondamento dell’osso parietale sinistro e due coltellate profonde alla gola. Probabilmente
l’assassino con un corpo contundente ha colpito alla testa la vittima, la donna precipita al suolo
dopo il colpo, ma non muore, però probabilmente la vittima conosceva l’assassino; quindi, doveva
far sì che non potesse fare il suo nome, per questo venne accoltellata alla gola. Le macchie di
sangue sulla parete dimostrano che nel momento delle coltellate lei era a terra, perché erano a
10/15 cm dal pavimento. Inoltre, c’erano schizzi di sangue, quindi la persona era viva, se fosse
stata morta ci sarebbe stato uno stravaso di sangue per terra. Un dubbio minore: il balcone del
soggiorno era aperto, perché? Tre motivi: durante o dopo la cena si fumava, quindi aveva aperto
per arieggiare, oppure potrebbe averlo aperto il presunto rapinatore, oppure l’assassino poteva
averlo aperto per uscire. Il flautista si ferma di più per commentare la serata, perché la cena era
per lui, perché la Levi avrebbe dovuto metterlo in contatto con il discografico. Si scopre che la Levi
denigrava il flautista: “se non fosse per me non saresti alla scala, ecc.”. La cosa più logica è che lui
si ferma a casa della Levi, si mette in camicia da notte per l’intimità che c’era tra loro e prende il
tubetto di crema. L’allarme non era inserito perché gli ospiti erano andati via da poco e il flautista
era ancora lì. I due potrebbero aver litigato e lui preso dall’ira ha afferrato un corpo contundente e
le provocò uno sfondamento parietale. Lei non muore ma era in condizioni gravi, lui per paura che
la donna riprendendosi si sarebbe ricordata, lui la fece finita. Il corpo contundente non venne mai
ritrovato, probabilmente una suppellettile della casa che il flautista fece sparire. Dopo averla
uccisa, l’assassino aziona il sistema di allarme, fa un giro veloce per farlo scattare, mette a
soqquadro mobili e cassetti per far pensare ad una rapina e scappa dal balcone posteriore. Non
era di sicuro un omicidio premeditato, si penso al delitto d’impeto. Gli ospiti dissero che il flautista
indossava una giacca blu e un pantalone grigio, che probabilmente erano macchiati di sangue. Ma
c’erano tre pantaloni grigi e tre giacche blu, perché erano gli abiti della scala.
Questa sembra la ricostruzione più facile. La procura non ritenne che gli elementi di prova raccolti
fossero abbastanza per condannare il falutista, quindi l’omicidio Levi venne archiviato. Il confronto
del DNA era inutile, perché era logico trovare il DNA nella casa, perché si sapeva che il flautista
era stato lì. Oggi si sarebbe fatto un accertamento sulla vestaglia, all’epoca era più difficili perché
servivano tracce più consistenti. Quel tipo di tracce potevano essere trovate sui bicchieri o sulle
sigarette, ma erano inutili perché appunto si sapeva che era stato lì. Sarebbe stato interessante
trovarlo sulla vestaglia ma i mezzi erano limitati.

LA VITTIMOLOGIA
Vittimologia = posizione della vittima all’interno di un fatto criminale. Le vittime si dividono in
categorie:
 occasionale  potrebbe essere chiunque. Subire un atto di violenza, una rapina, una
truffa. Siamo tutti esposti alle stesse occasioni.
 Predestinata/preferenziale  presenta caratteristiche di tipo comportamentale o
dell’attività che svolgono, il ruolo che ricoprono, rappresentanza di una certa categoria
di persone ecc. Questo fa sì che la persona sia preferenziale. Tra queste troviamo:
- Vittima simbolica: rappresenta un qualcosa agli occhi di chi la colpisce. Se la
vittima è di un’azione terroristica, quindi in questo caso la vittima simbolica è un
qualcuno che rappresenta l’istituzione, per esempio un magistrato, un carabiniere,
un politico, ecc. (= terrorismo religioso: colpisco il simbolo della religione avversa,
come per esempio un sacerdote). La vittima simbolica si può trovare anche in altri
elementi di criminalità, per esempio, il serial killer della Brianza che colpiva le
prostitute. La vittima simbolica può essere anche la coppia che sta peccando agli
occhi dell’aggressore.
- Vittima trasversale: riguarda il mondo della criminalità organizzata. C’è stata una
crescita delle vittime trasversali, quando si è rafforzata l’azione dei collaboratori di
giustizia. Si colpisce una persona legata con legami di sangue o affettivi a una
persona che non sono riuscito a colpire, in questo modo il soggetto che volevo
colpire soffre.
- Vittima attiva: materialmente svolgono un’attività professionale o di volontariato
che ha come obiettivo quella di combattere la criminalità. È più facile che
l’aggressore spari al poliziotto, rispetto al passante. Il poliziotto sta cercando di non
far portare al compimento il delitto e lui può privare l’aggressore della libertà, quindi,
è una vittima preferenziale. Vittima preferenziale può essere anche la guardia
giurata che chiude la banca. La vittima attiva è quella che reagisce davanti all’atto
criminale perché si associa in qualche modo all’attività di contrasto dell’azione
criminale, quindi, facilmente colpita.
- Vittima aggressiva: quella che aggredisce il criminale per difendersi. Prevengo
l’azione violenta dell’altro ponendo in essere un’azione violenta per legittima difesa
di qualsiasi diritto. Esercito una violenza al fine di impedire che venga violato un mio
diritto; quindi, assumo il ruolo di vittima aggressiva. Esempio: donna, ex compagna
di un uomo, durante una contesa su chi doveva tenere il figlio, la madre cerca di
entrare in casa dell’uomo per discutere, l’uomo la respinge, spingendola la donna
ha riportato gravi lesioni. Però la donna non ha aggredito l’uomo, ha però violato il
diritto di riservatezza di domicilio dell’uomo che si è difeso spingendola. Si può
parlare di legittima difesa ma anche di vittima aggressiva.
- Vittima provocatrice: provoca la reazione altrui. Spesso si trovano in delitti che si
sviluppano tra liti familiari, condominiali, ecc. L’uomo nasce per avere una propria
libertà, nel momento in cui è portato a condividere spazi con qualcuno, subentra
una mancanza di libertà. La vicinanza eccessiva di una persona ci altera, ci da
fastidio. Dove gli spazi sono stretti è molto facile la provocazione che diventa
reciproca. Riguarda anche l’interfamiliarità perché c’è una conflittualità molto più
elevata che quella esterna. Anche gli spazi all’interno della casa determinano la
conflittualità della famiglia: più persone ci sono in un’abitazione piccola e più
aumenta la conflittualità, perché si ha meno libertà. Nasce una voglia di allontanarsi
che porta ad una sofferenza.
- Vittima consenziente: colei la quale che in qualche modo è convinta e spinge
un’altra persona a renderla vittima. Il caso più significativo è l’eutanasia: davanti alla
capacità di provocarmela non ho bisogno di terzi, ma se non ho la capacità di un
comportamento di eutanasia ho bisogno dell’aiuto di un altro. Quell’altro, quello che
aiuta, è un colpevole ma anche un criminale. È colpevole perché secondo il nostro
diritto la vita è un bene indisponibile; quindi, non posso da solo provocarmi la morte.
Ma se io chiedo a un terzo di provocarmi la morte e questo dice di sì, dovrà
sottoporsi ad un giudizio. Sotto un profilo criminologico sono un criminale? È giusto
assecondare la volontà di un’altra persona che provochi la morte? Se la vita è un
bene indisponibile io non potrei aiutarti a morire. Però io potrei ammazzarmi da
solo, se però sono in condizioni fisiche che non mi permettono di farlo (esempio:
paralisi) e chiedo a qualcuno di staccare la spina, non sto commettendo un crimine.
Non posso chiedere a qualcuno di uccidermi se ho fisicamente la possibilità di farlo
da sola. È legittimo porre fine al dolore di una persona che te lo chiede e da sola
non può farlo, però non è legale, quindi, è un reato ma non un crimine. Adesso c’è
la possibilità di non accanimento terapeutico, quindi, non essere curato e morire per
causa naturale.
Esempio: Eluana Englaro, ragazza in coma profondo da dieci anni, i genitori
chiesero di mettere fine a questa situazione, di lasciarla morire. Primo dubbio: non è
una decisione della ragazza, ma del genitore. La ragazza era viva, anche se in
stato vegetativo. Respirava da sola ma non mangiava da sola, sospendendo la
somministrazione di cibo moriva. Ma il cibo non è una cura, ma un elemento
essenziale alla vita. Toglierle il cibo non voleva dire sospenderle la cura, perché
non le stavano togliendo un medicinale. C’erano manifestazioni pubbliche per la
morte e per la vita della ragazza. Dopo tante discussioni ci fu la decisione della
magistratura: viste le condizioni generali si poteva sospendere l’alimentazione
provocando la morte. Compromesso ingiusto: prevalenza al giudizio dei magistrati
rispetto al valore della vita. È stata scelta una via che potesse salvaguardare il fatto
che non uccido ma lascio morire, però non si è considerata la sofferenza che
potrebbe aver provato la ragazza per questa modalità decisa.
Sotto il profilo criminologico è più umano fare un’iniezione che provochi la morte
piuttosto che soffrire e morire lentamente per mancanza di cibo. Ma sotto il profilo
giuridico non è così.
Eutanasia: non è accettata perché l’uomo è diffidente  potrebbero accettare di uccidermi
perché servono i miei organi. Il vantaggio della scienza può portare al sacrificio di un uomo?
Sacrificare chi ha poche probabilità di sopravvivere per salvare qualcuno che quasi
sicuramente guarisce. È giusto o no? È una domanda difficile per il punto di vista etico.
Esattamente come la sperimentazione animale. Noi abbiamo costruito una scala dove ci
poniamo al vertice perché siamo gli unici a possedere l’intelligenza astratta. Questo ci
permette di sacrificare chi è sotto di noi? C’è un medico che fa trapianti di scimmie, invertono i
cuori di due scimmie, solo per imparare a maneggiare un cuore. Da un lato è un atto criminale,
dall’altro, se non lo avessimo mai fatto i trapianti di cuore non si sarebbero mai potuti
realizzare. La sperimentazione può essere accettata se è sull’animale. Ma se è uomo su uomo
spesso ha risvolti criminali, anche se ha il fine di migliorare le tecniche, perché spesso ha dei
costi troppo alti.
Spesso si studia la personalità dell’autore del crimine, ma bisognerebbe dare un occhio in più
di riguardo alla vittima, che non deve essere tralasciata. Il rapporto figlio maschio-madre è
molto più forte. Lo studio della vittimologia è più teorico che pratico, perché non è
determinante ai fini delle responsabilità penali dell’autore.

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