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Esame di
Criminologia e
Criminalistica
Criminologia
Studia il perché di un comportamento criminale.
Nel 1700 si è cominciato a capire, (periodo dell’illuminismo) che il criminale se tale deve avere
una motivazione. Criminali si diventa.
La criminologia si divide in 2 grosse scuole:
1- Scuola di pensiero – Cesare Beccaria e Gaetano Filangeri ritenevano che il criminale
diventa quest’ultimo a causa della società perché non tutti affrontano la vita da un certo
punto di partenza. Chi nasce da una famiglia mafiosa avrà più possibilità di diventare
criminale. È la società che crea il criminale – l’uomo criminale è un problema di
sociologia. Molto più affidabile dell’altra scuola.
Bisogna indagare perché il criminale compie questa scelta.
2- Nel 1800 medico Cesare Lombroso partiva da presupposti completamente diversi –
riteneva infatti che il criminale avesse il crimine nel patrimonio genetico. Ereditarietà nel
crimine. Attraverso la misurazione di alcune ossa dello scheletro umano riteneva di
riconoscere il criminale e poter risalire al tipo criminale. Teoria assolutamente
abbandonata, riteneva che anche attraverso la fisionomica potesse dimostrare una
certa superiorità della razza del nord rispetto al sud e una superiorità del genere
maschile rispetto a quello femminile.
3 linee di setta
1- Sette religiose → riguardanti le tre religioni principali. Ci sono poi tre religioni minori
che si inseriscono in quelle più grandi. Poi ci sono altre che non rientrano in nessuna
religione riconosciuta. Di ispirazione divina o satanica.
Esempio: Opus Dei – riconosciuta dalla chiesa ufficiale ma è comunque una setta.
2- Sette demoniache credono nella presenza del diavolo.
Ce ne sono diverse:
-sette sataniche → prediligono il male sul bene. Satana è il dio del male, il quale nasce
demone e venerano il male.
-sette luciferine → venerano Lucifero. Secondo la religione, Lucifero era un angelo,
l’angelo della luce, il più potente degli angeli. Si ribella a Dio e quindi viene punito
mandandolo all’inferno trasformandolo da angelo della luce a demone delle tenebre.
Lucifero è l’impersonificazione del bene. Dio è l’impersonificazione del male (differenza
con quelle sataniche). Inseguono il bene e ripudiano il male.
Per loro la mela di Eva rappresenta la conoscenza. Quindi l’uomo cerca la conoscenza.
Lucifero si ribella a Dio perché dice che non si può negare la conoscenza all’uomo.
Scontro tra Lucifero e Dio, Dio è più potente e lo spedisce all’inferno. Quindi Lucifero =
bene, Dio = male.
3- Psico-sette per esempio gli scientologi, sette che danno indicazioni di vita particolari.
Non pensano al bene e al male come in quelle religiose, ma pensano all’attuale. Sono
le più pericolose.
Nelle sette possono essere commessi vari delitti: schiavitù, sacrifici umani che avvengono
in determinati contesti, profanazione di cadaveri (satanisti si impossessano di ossa umane
perché diventino parte dell’anello per la messa satanica).
COME SI DIVENTA SCHIAVI DI UNA SETTA?
Le sette, considerate attività illecite, molto spesso diventano attività criminali; il problema sorge
quando esse adottano attività di tipo criminoso al loro interno o esterno, ad esempio sacrifici o
violenze rituali.
DIFFERENZA ADEPTI e SANTONI: i primi sono assolutamente privi o molto deboli di
personalità, si lasciano guidare dai santoni; questi, posseggono generalmente una forte
personalità ed autorevolezza che trasformano in autoritarismo.
FIGLICIDIO
L’uccisione di un figlio avviene nella tenera età del bambino, più frequente che una madre
uccida il figlio e non il padre. Cosa giova alla madre? Ci sono più motivazioni per cui possa
avvenire un figlicidio:
SINDROME DI MEDEA
Voler far dispetto all’altro attraverso la morte del bambino. La madre finisce per sentirsi in
competizione con il figlio sentendosi trascurata. Nella maggior parte dei casi l’omicidio viene
confessato (nei media vengono trasmessi solo i casi nei quali la donna non confessa).
Caso della madre che uccide il figlio e poi si comporta come se non fosse successo nulla e lui
fosse ancora vivo-> il padre era camionista e quando tornava dava attenzione solo al figlio
causando gelosia nella madre
Delitto compassionevole – deriva da troppo amore.
Dopo che la madre uccide il proprio figlio, questa torna ad essere madre; ciò significa la
ripresa di una funzione di protezione materna nei confronti del figlio morto.
Esempio di una donna che affoga il figlio nella vasca da bagno e poi lo asciuga, lo riveste, lo
rimette a letto e si presenta spontaneamente in commissariato per costituirsi. QUESTO
GENERE DI DELITTO È, DI NORMA, SENZA MOVENTE.
Es: Bambino Davide (anni 80 del 900), affogato dalla madre nella vasca da bagno e poi
dichiarato dalla madre stessa. Madre lo uccise perché trascurata dal marito da quando era
nato il bambino. Ucciso per abbandono.
Es: Daniela Falcone (2014), dopo aver scoperto il tradimento del compagno, accoltellò il figlio.
Il cadavere del bambino accanto a lei in macchina. In questo caso è un dispetto, è una
vendetta: ti distruggo con la morte di tuo figlio.
Sindrome di Medea per morte non reale, ma per morte civile del bambino: dopo una
separazione di una coppia, il bambino quasi sempre resta a vivere con la madre, molte volte
subentra nella madre una sorta di distruzione della figura paterna. La madre descrive al figlio
la figura paterna in modo orribile, per rompere quel filo di affetto che nutre per il padre. Quindi
il figlio si allontana dalla figura paterna. È un modo per togliere il figlio al padre.
La sindrome di Medea è la causa più frequente di figlicidio, tuttavia ci sono altre motivazioni.
A volte è persino per eccessivo amore per il figlio: sindrome compassionevole.
A volte le madri possono pensare che il proprio figlio potrebbe essere un soggetto che avrà
grosse difficoltà nell’affrontare la vita adulta (un soggetto che non riesca a svolgere
normalmente òa vita futura all’interno della società).
Per esempio, le malattie, che possono effettivamente esistere o che sono solo frutto della
fantasia della madre; la presenza di un carattere particolarmente docile e quindi potrebbe
essere calpestato da altri; se il bambino è autistico; ecc. interviene l’amore materno: la vita
per lui sarà una sofferenza, voglio evitargli questa sofferenza.
Es: Omicidio di Cogne (2001): nel paesino della Valle D’Aosta c’è una famiglia abbastanza
normale, non aveva particolari apprensioni. La madre esce una mattina di casa per portare lil
figlio più grande alla fermata dell’autobus, lasciando il piccolo nella villetta che dormiva. La
distanza era di circa 3 min a piedi, quindi si sarà assentata tra i 5-7 min. torna a casa e trova il
figlio piccolo ucciso. Lei ha sempre negato di aver ucciso il figlio. Tutte le indagini però
portavano a lei. Non c’era nessuno che potesse avere un interesse nell’uccidere un bambino
di 3 o 4 anni, il tempo in cui una terza persona possa aver compiuto un delitto del genere era
troppo breve, non c’erano tracce di altro DNA. C’era la neve, 20/30 cm, c’erano solo le tracce
della madre e del figlio grande, non potevano aver commesso un delitto senza affondare i
piedi nella neve. La madre era da alcuni anni fissata che il bambino stesse avendo uno
sviluppo corporeo anomalo, la testa del bambino cresceva in maniera maggiore, a dismisura,
rispetto al resto del corpo. Aveva fatto vedere il figlio e avevano escluso qualsiasi patologia.
Lei però continuava a soffrire per questa sua convinzione. Quindi potrebbe essere un delitto
commesso per sindrome compassionevole: per amore voglio evitarti qualsiasi sofferenza. La
morte fu procurata al bambino tramite il fracassamento del cranio: l’oggetto che poteva
rendere il futuro del bambino difficile un domani viene colpito, colpisce l’oggetto di
preoccupazione. Il marito in quel momento era fuori città per lavoro: la moglie nell’accoglierlo
al suo rientro dice al marito “ne facciamo un altro”. Ciò significa che era stufa del bambino che
secondo lei aveva un problema e che avrebbe avuto difficoltà e lo vuole sostituire con un altro
che non avrà problemi. Alcuni psichiatri ritennero che dopo il fatto la madre aveva
completamente rimosso l’accaduto, perché lo shock era troppo forte per mantenerlo all’interno
di lei. Questo giustificherebbe perché lei abbia continuato a negare tutto.
L’amore non ha solo effetti di uccidere il bambino come nel caso della sindrome
compassionevole, ma anche casi in cui l’amore ci porta ad essere dei criminali:
Coppie assassine
Coppia legata da un forte amore che diventano criminali proprio dalla forza del loro amore.
C’è sempre un soggetto recessivo che segue le decisioni assunte dal soggetto dominante. Il
soggetto dominante può essere indifferentemente uomo o donna se si parla di coppia
eterosessuale. L’amore ha una sua componente nel presentare la coppia assassina rispetto al
criminale normale. Si supera quel disprezzo e quell’odio tanto da farci accettare la coppia
assassina. Il legame che nasce è immenso, nasce un amore troppo forte tale da diventare
criminale per non rovinare il rapporto di coppia.
Esempio: Bonnie e Clyde – coppia che terrorizzò gli USA. Derubarono, rapinarono e uccisero.
L’opinione pubblica preferiva la coppia rispetto alla polizia che fermò la coppia criminale,
ovvero quello che dovrebbe essere il bene. Al loro funerale ci furono circa centomila persone.
Esempio: Omar e Erika. Due ragazzini minorenni che decisero di uccidere la madre e il fratello
di lei. Erika inscenò una finta rapina nella sua casa, che però venne scoperta come falsa
perché non fu capace di inscenarla bene. Soprattutto Erika, l’elemento dominante della
coppia, ricevette lettere di sostenitori che giustificavano il delitto anche se non lo approvavano
perché la ritenevano una vittima dell’amore. Il padre di Erika si è ritrovato con una moglie e un
figlio uccisi e una figlia in galera per ciò che aveva fatto. Il padre è sempre rimasto accanto alla
figlia, è sempre andato a trovarla, l’ha ripresa in casa una volta uscita di prigione
comportamento ammirevole: si è saputo calare in una realtà che stava vivendo la figlia, di cui
nemmeno la figlia si era resa conto. Il padre è riuscito ad entrare in simbiosi con la figlia nel
momento in cui il delitto era stato commesso e che è riuscito a capire che c’era stato un
blackout nella figlia. Lui come genitore aveva il dovere di rieducare la figlia per reintegrarla
nella società, l’ha portata verso la salvezza e il futuro. Ora Erika ha una vita normale e il merito
è in primis del padre.
Esempio: delitto di Erba: venne uccisa una coppia di marito e moglie, la vicina di casa e un
parente in casa al momento. Vennero accusati i vicini di casa degli uccisi, Rosa e Olindo, con
delle motivazioni molto deboli: normali dissidi condominiali per arrivare a un odio reciproco che
spinge ad un omicidio di quattro persone. Ci sono state una serie di ammissioni e negazioni.
Ad un certo punto hanno confessato, poi hanno ritrattato. Questo non è strano, potrebbe
essere che si ammette di essere colpevoli per la pressione sottoposta agli interrogatori, per
quello che si promette se si ammette la colpevolezza, ecc. Inoltre, è stata trovata una macchia
di sangue nell’auto lasciata appoggiando la scarpa sporca. Il sangue era di una delle vittime.
Quindi poteva essere che era andato in casa per uccidere, poi andando in macchina avrebbe
lasciato la macchia, peccato che però la macchina era stata perquisita; quindi, probabilmente
la macchia fu lasciata da un carabiniere che era stato sulla scena del crimine e si era
sporcato.
SETTE
Le sette non sono illegali, ognuno può aderire a una setta.
Quando la setta assume una connotazione di carattere criminale?
Quando all’interno della setta abbiamo delle attività che costituiscono dei reati. Come ci
possono essere attività criminali, possiamo anche avere dei fenomeni criminali nel
proselitismo. Ci sono sette con persone con problemi psichici, quindi persone che si trovano in
stato di incapacità; quindi, la setta potrebbe approfittarsi di queste persone.
Ci sono sette con fini prettamente economici, altre che operano con il lavaggio del
cervello per sottomettere chi aderisce.
3- Dopo che il soggetto diventa schiavo della setta, per rafforzare questa dipendenza
viene costretto all’isolamento. In questo modo si ha un doppio beneficio per la setta:
non avendo rapporti esterni, non possono far ragionare il soggetto; inoltre, se si vuole
abbandonare la setta non si ha nessun appoggio. Quindi il soggetto vivrà solo per e
della setta. La famiglia, che è il primo nucleo sociale, sarebbe il primo pericolo per chi
aderisce, dove ci si può rifugiare sapendo di essere accolto, quella che ci può far
ragionare. Dopo la famiglia c’è la scuola, che è il secondo nucleo sociale di un ragazzo,
anche la scuola potrebbe essere un luogo negativo per la setta, perché è un luogo
dove si impara, dove si ragiona e dove ci sono le prime amicizie. Per questo motivo la
setta richiede l’abbandono della famiglia e della scuola, per poi arrivare all’abbandono
di qualsiasi rapporto esterno alla setta per diventare al completo servizio di
quest’ultima.
La setta richiede quindi l’annullamento della personalità e della capacità psichica.
Il guru/ santone – ha una forte personalità che o porta ad avere una grande autorità.
La finalità della setta
La setta agisce a livello psichico; perciò non può avere dei fini materiali, ma spirituali. Una
delle principali fonti di confronto del pensiero è la religione, che è qualcosa di insito nell’animo
umano. Infatti, l’ateismo non è assoluto, c’è sempre del dubbio, quindi un ragionamento
intorno al dubbio. Dunque, un approfondimento della scienza religiosa per capire quale possa
essere il destino dell’uomo e la nostra vita passata. Infatti, ogni religione presume l’esistenza
di una vita futura, anche se per esempio nel paganesimo si dice che la vita nell’Ade fosse
peggiore che sulla terra.
Tipologie di sette
- Sette religiose→ ne abbiamo di tante specie. Alcune possiamo classificarle con
questo nome per il modo in cui si organizzano. Ci sono due ipotesi di apparizione
della Madonna: la prima è quella di Lourdes, che è un fenomeno ormai acquisito e
dato per certo dalla religione cattolica; la seconda è a Medjugorje dove ci sono
persone veggenti che dicono ciò che riferisce la Madonna. Però nel caso in cui la
veggente dica qualcosa in contrasto con quello che dice il papa, che comunque è
un uomo, quindi confutabile. Se non fosse effettivamente esistita questa
apparizione a Medjugorje vorrebbe dire che è una setta.
- Ci sono poi altre organizzazioni, non sette, che influiscono sulla chiesa cattolica, ad
esempio l’Opus Dei – un’organizzazione iniziata in Spagna e poi diffusa in tutto il
mondo. È un’organizzazione che vuole riportare il cristianesimo alle origini, o
meglio, ad un cattolicesimo di tipo medievale. Il cattolicesimo prima aveva un potere
enorme sull’uomo (esempio: scomunicare un re voleva dire mettergli il popolo
contro). Il padre spirituale è un sacerdote, che fa parte dell’opera al quale bisogna
raccontare tutto della propria vita e chiedere consiglio su tutto.
Ci sono poi associazioni di tipo religioso che portano avanti delle concezioni slegate dalla
chiesa ufficiale ma che si rifanno sui principi assolutistici della chiesa di appartenenza.
SOTTO-SETTE:
-satanismo razionalista – razionalmente adorano il male, Satana è l’incarnazione
del male
-satanismo occultista – accettano la visione del mondo e la creazione dei testi sacri
si schierano dall’altra parte.
-satanismo acido – obbliga al consumo di sostanze stupefacenti (droghe su →
euforia, tipo la codeina/ droghe giù →danno una forma di abbattimento, servono per
non farci pensare, come l’eroina). Sono gruppi di giovani che compiono azioni
criminali in nome di Satana. Spesso gli adepti fanno uso di droghe su perché
l’adepto deve essere anche in grado di svolgere determinate azioni particolarmente
cruenti. Molti reati in danno di persone, omicidi per sacrifici, omicidi all’esterno della
setta, omicidi se l’adepto vuole sottrarsi ai doveri della setta o vuole abbandonare
perché non può dare informazioni all’esterno di ciò che succede all’interno della
setta. Un altro reato frequente è la violenza sessuale, quindi le vittime sono donne
appartenenti alla setta, alle donne è stato fatto il lavaggio del cervello, quindi non lo
considerano un reato, ma un rituale religioso. Parafilia = devianza di tipo sessuale,
perversione sessuale (es: pedofilia). Quando il sacrificio umano comprende la
violenza sessuale, quest’ultima rispecchierà la persona che la compie con le sue
parafilie. Se il santone che la compie non ha parafilie si ha una violenza sessuale
normale con orientamento omosessuale o eterosessuale in base all’orientamento
del santone.
-sette luciferine: venerano Lucifero. Inseguono il male e ripudiano il bene. Questa
convinzione deriva dalla parabola cristiana dell’Eden: per loro la mela (frutto del
peccato) di Eva rappresenta la conoscenza, quindi è il frutto della conoscenza.
Quindi l’uomo cerca la conoscenza. Dio vuole togliere la conoscenza all’uomo
perché era proibito raccogliere la mela. Lucifero si ribella a Dio perché dice che non
si può negare la conoscenza all’uomo, infatti, è lui che ha consigliato ad Eva di
prendere la mela. Scontro tra Lucifero e Dio, Dio è più potente e lo spedisce
all’inferno. Quindi Lucifero = bene, Dio = male. L’ignoranza è un carcere perché ci
limita, mentre la conoscenza dà la libertà facendo superare determinati limiti. Le
sette luciferine sono le meno pericolose perché comunque seguono il bene, cambia
il capo del bene.
PSICO-SETTE:
Sette che aldilà di un credo religioso ci vogliono in qualche modo filosoficamente
spiegare degli stili di vita, su come affrontarla. Non hanno alcuna connotazione di
carattere religioso, bensì filosofico-sociale. Come affrontare determinati principi di
vita, contestano le scienze ufficiali, contestano tutto quello che è il normale rapporto
uomo-società, hanno un’avversione contro il mondo medico-scientifico. Le ultime
sono molto pericolose perché creano degli individui che rifiutano di farsi curare e
preferiscono avvalersi di riti. Anche perché lo stato non può imporre cure a meno
che il soggetto in questione non diventi pericoloso o dal punto di vista infettivo o dal
punto di vista della violenza.
Entrare in una setta è facile, perché se si vuole entrare vuol dire che c’è un problema di
debolezza del nuovo adepto, per questo motivo la setta si presenterà come un posto sicuro e
protetto. Quando ci si rende conto che la setta manipola e basta e si vuole uscire, la situazione
diventa complicata. Spesso non si esce vivi dalla setta, soprattutto dal “satanismo acido”. In
sette meno pericolose, è possibile uscire, però non hai più rapporti con il mondo esterno, non
hai più la famiglia, non hai più amici. Dunque, coloro che escono hanno sicuramente bisogno
di un supporto psicologico.
Serial Killer
Persone che ammazzano altre persone con cui non hanno nessun rapporto, la vittima infatti è
una persona sconosciuta o quasi; quindi, non c’è un movente esteriore per ammazzarla, c’è
un movente di tipo interiore, un appagamento interiore. Il criminale seriale non sempre
ammazza, può compiere anche altri delitti anche di minima rilevanza nei confronti della
persona; quindi, è più corretto parlare di criminale seriale, non di serial killer. Il criminale
seriale lega tutti i suoi delitti con un filo logico che lo porta a un soddisfacimento interiore, per
questo si chiama seriale, perché sono accomunati da una serialità.
Esempio di serialità: anni 80/90 a Milano c’era un individuo che molto spesso colpiva
aggressioni su ragazze bionde, ma il danno era minimo: si limitava a tagliare una ciocca di
capelli. L’unica cosa che accomunava queste ragazze erano i capelli biondi e lunghi. Non è
mai stato identificato il criminale seriale.
I crimini del serial killer o del criminale seriale vanno dall’omicidio ai reati di tipo sessuale;
infatti, la sessualità ha un’importanza rilevante nel criminale seriale.
Non si può fare una descrizione di tipo culturale o sociale del serial killer; infatti, ci sono quelli
in condizione sociali modeste o no, così come con un’ampia cultura o meno. Nella
maggioranza dei casi il serial killer è di sesso maschile, mentre le vittime sono in prevalenza di
sesso femminile. La donna serial killer ha una sua particolarità, ovvero la maggioranza sono
“gli angeli della morte”, cioè coloro che ammazzano quelli che soffrono, svolgono quindi
un’azione benefica, salvano dalla sofferenza e dal dolore. Spesso questi criminali fanno parte
di strutture sanitarie o parasanitarie e le vittime sono i pazienti. Solitamente iniettano sostanze
tossiche o farmaci letali per il paziente. Per questo è difficile risalire al delitto, si pensa spesso
a una causa naturale. Le “vedove nere” (dal nome di ragno femmina che divora il maschio
subito dopo l’accoppiamento) sono persone che attirano uomini facoltosi per intraprendere una
relazione per poi ammazzare il partner, però il fine ultimo dell’omicidio è caratterizzato
dall’arricchimento; quindi, non si può classificare precisamente serial killer. Le vedove nere
sono serial killer prettamente femminili.
Leonarda Cianciulli aveva avuto delle dure esperienze di vita perché aveva perso undici figli
(o nati morti o morti nei primi mesi/anni di vita), quindi era particolarmente provata da questa
situazione. Inoltre, aveva tre figli che avevano superato l’età infantile e crescevano in maniera
normale. Leonarda dice di ascoltare delle voci che dicevano di dover nutrire i figli di sangue
umano per renderli immuni alla morte. Quindi lei ammazza persone e dopo il terzo omicidio
venne arrestata. Sceglieva vittime in qualche modo conosciute, le invitava a bere un caffè a
casa, le colpiva con un’accetta e poi prelevava il sangue che impastava con farina e altre cose
per fare dei biscotti da fare mangiare ai figli, a loro insaputa. Venne chiamata anche
“saponificatrice” perché metteva a bollire i corpi delle vittime per estrarre il grasso e realizzarci
saponette che regalava ad amici. La Cianciulli in una dichiarazione disse di aver fatto quello
che avrebbe fatto qualsiasi buona madre. Quindi lei è mossa da un elemento positivo, fare del
bene, lei ammazzava al fine di ottenere un beneficio per l’umanità, per i figli. Spesso il serial
killer ha come intento quello di fare del bene: si sente investito di una missione superiore da
qualcuno che gli ha dato questa funzione per diventare missionario del bene.
Distinzioni tra i serial killer:
La violenza di genere
Io ritengo che la donna in questione sia di mio possesso; quindi, ho il diritto di maltrattarla e di
farci quello che voglio. Nel momento in cui questo oggetto-donna si sta ribellando e quindi sta
uscendo dal mio possesso, io ho il diritto di distruggerla perché tanto sta già uscendo dal mio
possesso. È un concetto di possesso, non di un genere contro un altro. Infatti, l’uomo colpisce
la propria donna, non le donne in generali, proprio perché pensa di possederla.
Prima erano presenti anche pubblicità che favorivano questo clima, per esempio la donna che
viene sculacciata perché ha bruciato l’arrosto.
La violenza di genere consiste in un genere umano contro un altro genere umano: per
esempio chi disprezza la donna, chi disprezza le persone di colore, chi disprezza le persone
disabili, ecc. Anche il disprezzo è una forma di crimine. La violenza contro la donna
difficilmente vede il genere maschile contro il genere femminile, bensì si tratta di un individuo
maschile contro il genere femminile. Il fenomeno della violenza sulla donna è sempre esistito,
da che esiste l’uomo. Si tratta di superiorità del genere maschile su quello femminile,
probabilmente presente dalla preistoria perché si basava sulla forza dei muscoli, dove
chiaramente prevaleva l’uomo che sottometteva la donna. La donna è colei la quale dà la vita,
quindi che per nove mesi vive in una situazione di vulnerabilità maggiore, che comporta la
difesa di sé stessa e del figlio; quindi, porta ad una sottoposizione nei confronti dell’uomo. Ora
siamo usciti da una predominanza fisica per entrare in quella intellettuale. L’uomo comincia a
porsi dei problemi: se fisicamente ero superiore alla donna, lo sono anche intellettualmente?
Non è detto, quindi faccio sì che la donna non possa avere gli strumenti per superarmi
intellettualmente: alla donna si vieta di studiare, di leggere, di fare certi lavori. Tutto questo
aumenta il dislivello tra uomo e donna.
Anche dal punto di vista religioso prevale l’uomo: in ogni religione il Dio è uomo, non c’è una
religione con un Dio donna. Nel paganesimo c’è una religione politeistica, non come nel
cristianesimo dove c’è una religione monoteistica. Comunque nelle religioni politeistiche le
divinità femminili sono subordinate ad una divinità maschile, il maschio ha sempre la priorità, il
capo degli dèi è sempre maschio. Essere di natura divina vuol dire essere eterni, il santo o
santa non hanno un vissuto divino, hanno una natura terrena che poi diventa divina con la
morte. Ci sono religioni minori ma mai c’è stata una divinità femminile con la predominanza.
Dio ha creato Adamo, il maschio, dalle sue mani, la donna, Eva, è stata creata da
un’appendice dell’uomo, dalla costola. Quindi la donna esiste solo grazie all’uomo che le ha
permesso la vita.
L’uomo cerca di tenere da parte la donna e quindi tenerla soggiogata a ruoli femminili che
sono secondari, sono primari solo per quanto riguarda quelli familiari. Con riferimento di tipo
ecclesiastico la donna non può essere prete, può essere suora, ma la figura della suora è
subordinata al potere del prete. Perché la donna fino a 50 anni fa non poteva fare il giudice?
Perché era considerata non in grado di giudicare. Non poteva fare il medico, l’avvocato, il
vigile del fuoco (lavoro troppo pesante dal punto di vista fisico) ecc. Attività particolari che non
richiedessero particolari conoscenze erano le attività dedicate alle donne. La donna era tenuta
ad un certo tipo di comportamento di tipo sessuale, comportamento a cui non era tenuto il
maschio. La donna che in qualche modo veniva meno ai costumi imposti di tipo sessuale
veniva condannata o dal tribunale del popolo, che infligge il timbro che l’uomo può avere 10
amanti e la donna no, o dal tribunale della giustizia: punita con delitto d’onore o perché la
donna sposata non può avere amanti mentre l’uomo sposato può averne.
Nel 1590: processo per cui un uomo scopre la donna con un amante. L’uomo uccide entrambi.
“la causa è giusta”.
Ci sono tre casi di violenza sulla donna:
I sex offender
Sex offender extramoenia: cosa vuole ottenere? Un rapporto sessuale con una donna che non
conosce e che lo rifiuta. Il rischio è che non sa la reazione della donna (poliziotto, arti marziali,
armi), inoltre rischia dieci anni di carcere.
Perché scelgo uno stupro al posto di una prostituta? Non cerca solo il rapporto sessuale, ma
cerca qualcosa di diverso, cerca il possesso, il potere di possesso sugli altri. Il potere di
possesso sulla prostituta non è pieno come quello sulla stuprata: infondo il mio volere su una
persona che non mi vuole, la prostituta invece è una persona indifferente. Però la prostituta
costa meno, non mi dà dieci anni di galera. Con lo stupro c’è la voglia di sottomettere.
Sex offender intramoenia: oltre al possesso, ci potrebbe essere una spinta anche di tipo
sessuale. Una persona che il sex offender desidera da anni e che si è sempre negato. Il sesso
è considerato come punizione: ti punisco perché per dieci anni mi hai respinto. L’uomo infligge
il sesso e la donna subisce il sesso.
Lo stupratore sadico è il più pericoloso, infligge una sofferenza e continua la violenza di tipo
fisico anche dopo il termine del rapporto sessuale. La violenza che precede il rapporto ha una
sua logica anche se aberrante, la violenza che segue il rapporto non ha più senso se non
infliggere dolore e possesso. Continua con la voglia di sottomissione. Esempio: necrofilia =
donne che vengono violentate anche dopo la morte.
L’ex compagna è soggetta a questo tipo di punizione, quello che prima esprimeva amore ora
te lo faccio passare come punizione.
Il pedofilo in carcere è oggetto di tortura perché è ritenuto un soggetto negativo che non deve
stare tra gli altri detenuti.
La famiglia non sempre è in grado di imporre un’educazione tale per cui si insegni che la
donna è sullo stesso livello dell’uomo, questo ruolo spetterebbe anche alla scuola, però
quest’ultima non possiede il personale competente in questo campo. Ci sono tante
organizzazioni sociali che scendono in campo, il problema è che scendono in campo troppo
tardi, quando il fatto è già avvenuto. L’ospedale Mangiagalli è specializzato sulla violenza sulle
donne, però interviene quando qualcosa è già iniziato, quindi troppo tardi.
L’uomo violento di solito è un uomo represso, che non è sicuro di sé e sfoga le sue frustrazioni
su un’altra persona. Se un uomo nasce violento, rimane violento, non può cambiare la sua
natura.
L’ultimo stadio della violenza nei confronti della donna è il femminicidio. La media delle donne
morte sono una ogni due giorni. La violenza verso la donna è un male ancora più grave dal
punto di vista di violenza fisica. Bisogna quindi liberarsi prima di arrivare al momento finale. Io
uccido la donna che si sta sottraendo al mio possesso, il momento in cui la donna rischia di
più di essere vittima di un femminicidio e dopo il terzo o quarto mese dalla fine del rapporto.
L’uomo violento cerca di riallacciare il rapporto con la donna con promesse che non manterrà
“non si ripeterà più, sono cambiato, ecc.”. Se la donna resta ferma sul suo principio e dice
basta, l’uomo si renderà conto che la sua battaglia è persa e non l’avrò più in mio possesso,
quindi la devo uccidere. L’uomo dirà “vediamoci un’ultima volta e poi non ti rompo più”, quindi
l’ultimo incontro sarà quello fatale, non gli romperà più perché la ucciderà. Anche nei mesi
prima della fine della relazione la donna rischia di rimanere vittima di femminicidio, perché
l’uomo si accorge che la donna si sta ribellando, l’uomo pur di evitare la fine del rapporto e
avere una sconfitta, decide di ucciderla.
I casi più frequenti sono i femminicidi premeditati, poi ci sono i femminicidi d’impeto, dove le liti
sfociano in femminicidio a causa di una perdita di controllo di sé stesso; infatti, l’omicidio
d’impeto ha una pena minore rispetto a quello premeditato dove è stato organizzato tutto nei
minimi dettagli. Non esistono forme di attenuanti giuridiche, a meno che non si dimostri che la
donna è stata provocante, però la donna è quasi sempre vista come remissiva.
Non si parla mai di violenza nella coppia ma di violenza sulla donna perché la vera vittima di
questa forma di violenza è sicuramente la donna, ci sono casi in cui la donna uccide il
compagno, ma i casi sono talmente pochi che non si può generalizzare il concetto a violenza
nella coppia equiparandolo a tutti gli eventi che sono avvenuti nei confronti del genere
femminile da parte del genere maschile.
Generalmente il sesso maschile si ritiene superiore a quello femminile. Prima si pensava molto
di più che l’omosessuale sia un malato di mente, ora questa credenza si è attenuata. Prima si
applicava una violenza di genere quasi inconsapevolmente, perché era proprio ancorato
nell’animo umano il concetto di superiorità di razza, tanto da considerare certe violenze di
genere normali.
Pubblicità detersivo: nascono tanti pulcini, uno è nero. Si dispera perché lui è nero e gli altri
bianchi, si sente inferiore. La madre dice che non è nero, è solo sporco, come se il detersivo
facesse la magia, il nero è simbolo di sporco. pubblicità prima era considerata normale, ora
è razzista.
Esistono ancora pubblicità sessiste ma sotto uno specchio diverso. Prima c’erano pubblicità
dove la moglie chiede scusa al marito per aver bruciato l’arrosto, la pubblicità dove la donna
porta il caffè a letto al marito inginocchiandosi, pubblicità dove un uomo calpesta un tappeto
che finisce con una testa di donna, pubblicità dove la donna era sculacciata, ecc.
Ora non ci sono più questo tipo di pubblicità, però la donna viene oggettivizzata: per le
pubblicità di automobili mettono di fianco donne seminude provocanti la donna provocante
ha una presa negativa sul pubblico. Messaggio che passa: se hai una bella macchina, puoi
avere anche le simpatie di una donna. Fine collaterale: considerare la donna su un piano
sottoposto al piano maschile.
Delitto di genere, quello femminile.
Sul piano lavorativo la donna viene denigrata, si favorisce il genere maschile. Lotta di genere
dura da che esiste l’umanità, prima la supremazia era attraverso la forza fisica, quindi l’uomo
sottomette la donna, dà che si passa alla forza intellettiva l’uomo si ritrova un po’ alle strette
perché corre il rischio di perdere la sua leadership oppure di doverla condividere con la donna,
quindi, si decide di escludere la donna anche sul piano intellettivo. Per poter funzionare il
cervello ha bisogno di stimoli, chi studia, chi ragiona, avrà una capacità intellettiva superiore;
quindi, si decide di vietare alle donne di studiare, di ricoprire cariche con piani intellettivi, per
non dare stimoli e per evitare che le donne superino l’uomo.
Aggressioni alle donne avvenuta nei secoli in maniera subdola: le si vieta qualsiasi stimolo.
L’obiettivo principale della donna era trovare un marito, perché la sistemazione per la donna
era quella: trovare un marito significa trovare chi la mantiene, chi si occupa di lei. Prima, la
donna che subiva una violenza sessuale, se avesse sposato il violentatore si sarebbe estinto il
delitto di stupro. Questo perché una donna violentata non l’avrebbe sposata nessun altro, per
questo le donne accettavano l matrimonio col violentatore, pur di trovare un marito.
Esempio: Franca Viola, violentata in un paesino della Sicilia, quando il violentatore le chiese
di sposarlo, lei rifiutò il matrimonio. Il violentatore venne condannato e Franca dovette lasciare
il paese dove abitava perché era giudicata da tutti come una poco di buono. Grazie al suo
coraggio si ebbe l’inizio dell’indipendenza della donna e cancellare questo obbrobrio
legislativo.
Delitto d’onore: abbassava la pena per chi avesse ammazzato il coniuge, la figlia o la sorella
sorpresa durante un tradimento. Veniva ammazzato chiunque fosse presente, tuttavia si parla
di figlia o sorella e non di figlio o fratello.
Oggi la donna può accedere a qualsiasi tipo di professione. Purtroppo però, la donna è vista
come preda da un punto di vista sessuale, soprattutto nel campo lavorativo. Si parla di
violenza sessuale non quando c’è un corteggiamento, bensì quando c’è un ricatto o una vera
e propria violenza. Le vittime di violenza reagiscono in modi molto diversi tra di loro.
Le parafilie
Parafilia = non è la trasgressione sessuale che è normale in un rapporto. Quello che non è
normale invece, è la perversione sessuale in un rapporto. La trasgressione prevede una
complicità tra le parti e non prevede pericolosità del rapporto. Di solito la perversione non
prevede complicità, c’è un’attrazione sessuale anomala, e c’è pericolosità per almeno una
delle due parti. L’attrazione sessuale anomala consiste nel vedere attrazione verso persone
che non si dovrebbero considerare: il quattordicenne normale non guarda la trentenne, ma
guarda i suoi simili.
La pedofilia.
È la più grave delle perversioni. È l’attrazione che la persona adulta prova nei confronti del
bambino che non supera i 10/12 anni. L’adulto spesso è di sesso maschile e la bambina è
femmina, altrimenti un po’ più rare sono le pedofilie omosessuali, quindi, uomo adulto con
bambino maschio, ancor più rare sono le pedofilie che vedono la donna adulta e il bambino
maschio. Affinché un soggetto possa essere condannato per reato di pedofilia, o solo
chiamato pedofilo, deve aver compiuto un atto di pedofilia.
Per la criminologia è diverso: il pedofilo che solamente prova attrazione verso il bambino fa sì
che sotto il profilo criminologico sia considerato pedofilo. Non c’è età particolare dove si
sviluppa questa perversione perché ce ne sono di tutte le età. Ci sono studi che hanno
verificato che anche i quattordicenni hanno dimostrato attrazioni verso bambini di quattro anni.
Il pederasta.
Colui o colei che in età adulta prova attrazione verso l’adolescente, quindi sopra i dodici anni
di età. Al di sotto dei 14 anni il/la ragazzo/a non può dare il consenso ad un rapporto sessuale;
quindi, al di sotto dei 14 anni c’è una violenza, sopra a questa soglia non è più reato. Diverso è
dal punto criminologico: la criminologia alza la soglia, se un cinquantenne ha un rapporto con
una quattordicenne è comunque una violenza sessuale, perché è una perversione.
La necrofilia.
Attrazione che un certo individuo, privilegia il sesso maschile numericamente, prova verso un
cadavere. Può essere un cadavere ucciso dal sex offender stesso oppure già morto. La
necrofilia è sempre esistita, anche il necrofilo non può non essere ritenuto un perverso.
Dimostra grande pericolosità sociale perché in molti casi c’è una violenza sessuale post morte
ma con una morte provocata.
Esempio: Adrea Pizzocolo → aveva la perversione per le fascette da elettricista, strangola la
prostituta diciottenne Lavinia, mentre la strangola ha il primo orgasmo. Poi cambia motel, con
il cadavere in macchina e lo stupra per tre ore raggiungendo un secondo orgasmo.
L’erotofonofilia.
Provocare la morte del partner durante un rapporto sessuale.
Asfissia erotica.
Il piacere di portare al punto di morte il partner. Uno dei due chiude la testa in un sacchetto di
cellofan, durante il rapporto rimane privo di aria, l’altro deve lacerare il sacchetto appena si
accorge che è sul punto di morte, come a riportarlo in vita. Si posticipa sempre la lacerazione
del sacchetto perché più ci si avvicina alla morte e più si gode; quindi, spesso finisce con la
morte anche se non voluta.
La dracrifilia.
Sembra innocua ma non lo è, nasconde una latenza sadica. È il godere vedere un’altra
persona piangere, non nel far piangere, soprattutto per persone del sesso opposto. Spesso il
maschio gode nel vedere la donna piangere. Rischio: pianto è segno di sofferenza, quindi
quello che muove il sadico e quello che muove il drafilico è sempre la sofferenza,
semplicemente nella dracrifilia non si infligge personalmente la sofferenza.
Il feticismo.
È una particolare attrazione di tipo sessuale che si prova o verso una parte del corpo di una
persona di un altro o verso un oggetto appartenente alla persona di un altro sesso. Per quanto
riguarda le parti del corpo non sono zone erogene, di solito i feticisti hanno un’attrazione per i
piedi delle donne. Per quanto riguarda gli oggetti, sono spesso oggetti di abbigliamento,
soprattutto intimi. Non è molto pericolosa, perché il soggetto feticista non aggredisce, di solito
o ha il consenso dell’altra persona o ruba l’oggetto dell’altra persona. Il feticismo è una forma
di prostituzione: alcuni si pubblicizzano sul web e offrono dei soldi a chi soddisfa il proprio
feticismo.
La zoofilia.
Avere rapporti con gli animali. Nel nostro Codice penale è punito con reato per maltrattamento
di animali, quindi, è sottovalutato. È di interesse per la criminologia perché comunque è un
abuso sessuale che potrebbe sfociare in altre parafilie.
Il voyeurismo.
Persone che godono a vedere rapporti sessuali tra altre persone. Persone che si appostano in
luoghi periferici per guardare cosa succede all’interno di una macchina. Sono quelli che noi
chiamiamo guardoni. È di interesse della criminologia perché potrebbe sfociare in altre
parafilie.
Il troilismo.
Forma aggravata del voyeurismo. Qui il rapporto non è tra altre persone, ma, tra il proprio
partner e un’altra persona. È di interesse della criminologia perché potrebbe sfociare in altre
parafilie.
Violenza sessuale di gruppo del fatto di Capodanno in piazza duomo. Tutti o quasi tutti di etnia
araba. Criminologia deve interpretare fenomeno criminale per dare una soluzione/risposta.
Risposta a quel fatto: emarginazione. Erano arabi di seconda generazione, ovvero non hanno
vissuto nei paesi arabi per poi trasferirsi in occidente, ma sono nati e cresciuti in Italia. Più che
la violenza sessuale che muove l’arabo è il possesso al branco. Non riguarda solo il mondo
arabo, riguarda anche il latino America. Il concetto di branco è un concetto di difesa: mi ribello
a una forma ghettizzazione. Spesso si finisce per allearsi alle stesse etnie per una difficoltà di
ambientazione. Questa difficoltà spesso si combatte nel modo sbagliato, ovvero con la
violenza. Erano circa in 30, la gente che era attorno non è intervenuta, questo perché
l’individualismo ci fa pensare solo a noi stessi e non ai bisogni altrui. Culturalmente l’arabo ha
una considerazione diversa della donna.
Un delitto culturalmente orientato = sono reati che maturano in particolari contesti culturali,
etnici o religiosi. Spesso vedono come scontro il mondo occidentale e il mondo arabo.
Lapidazione della donna adultera non è considerata giusta dagli europei, ma è giusta per gli
arabi. Fino a 40 anni fa anche noi pensavamo che l’adultera dovesse essere punita.
La circoncisione ha un fine di natura igienico religiosa, la mutilazione femminile ha lo scopo di
privare del piacere sessuale la donna, perché la donna è solo un oggetto.
Reato di costrizione al matrimonio prima non esisteva una legge che stabiliva questo reato,
questo perché prima non era così affermato come fenomeno. Nel vedere l’evoluzione di
questo fenomeno ha visto la necessità di creare un reato.
Sono stati aboliti una serie di reati legati alla disobbedienza femminile: la punizione
all’adulterio, ha abolito la posizione del capofamiglia, ecc.
Uso della donna nella pubblicità: donna serve per attirare con la sua bellezza clienti, anche se
la pubblicità riguarda prodotti non inerenti alla bellezza.
Criminologia forense ambito del diritto
Criminologia clinica parte psicologica
Criminologia investigativa/criminalistica investigatore
Criminologo è più interessato all’indagine diretta. Nell’indagine indiretta bisogna stare molto
attenti ai tester, perché nella maggior parte dei casi non dicono nulla, non dicono la verità ma
perché non la conoscono, non perché non vogliono. Il tester oculare (colui che ha assistito),
che dovrebbe essere il più affidabile, spesso non dice la verità: il delitto avviene in pochi
secondi, il tester non sa che sta per succedere qualcosa; quindi, non presta attenzione a ciò
che vede; quindi, ci saranno dei buchi nel racconto, che lui cercherà di riempire ad intuizione.
La mente sopperisce sempre in qualche modo a ciò che non ci ricordiamo, raccontiamo il falso
senza volerlo, pensando che sia vero. Per questo motivo sono vietate le domande suggestive,
ovvero che danno delle risposte suggestionate dalla stessa domanda.
Criminalità minorile
Più che criminalità è un’espressione di disagio. Esistono dei paletti, ovvero dei limiti di età
anche per l’imputabilità. Infatti, il minore di 14 anni non è imputabile. Sotto i 14anni ci sono le
case di correzione. Tra i 14 e i 18 anni il soggetto è considerato parzialmente capace di
intendere. Sono stati istituiti tribunali minorili. Differenze con quelle dei maggiorenni:
- Composizione – composto da quattro giudici, di cui due magistrati di carriera, altri
due vengono presi tra i soggetti particolarmente esperti nella tutela dei minori
(psicologi, criminologi, ecc)
- La procedura è molo più snella
- C’è solo il pubblico ministero che porta avanti le azioni dell’imputato
- La pena si sconta in istituti di pena appositamente studiati, che sono le carceri
minorili (eccezionalmente ammettono ragazzi fino ai 14 anni)
Quali sono i reati verso i quali è più portato il minore?
- Pusher – spaccio di sostanze stupefacenti. C’è una forte responsabilità della
società: molto probabilmente il minorenne prende le sostanze da un maggiorenne.
Quindi il maggiorenne sfrutta il maggiorenne.
- Reati contro il patrimonio – di piccolo taglio (non rapine in banca) – cellulari,
poche decine di euro. Non sempre c’è un corretto piano di rieducazione per
minorenni che vivono nel mondo del crimine tanto da essere già stati soggetti di più
reati.
Esempio: ragazzino di 15 anni, fino ad oggi ha commesso 15 rapine. Il suo
comportamento carcerario è sempre stato pessimo: comportamenti violenti ma puniti
con un trasferimento da Milano a Catanzaro. Che insegnamento può dare un
trasferimento? Non può più vedere i genitori perché hanno difficoltà economica e non
possono viaggiare, è stato sradicato dalla sua terra. È un ulteriore trauma e basta.
Infatti, anche a Catanzaro ha avuto comportamenti violenti. Poi trasferito a Catania, poi
Palermo. Un ragazzino di 15 anni può essere salvato, non è un caso perso, ma questo
modo è diseducativo, si sta facendo di tutto tranne che provare a recuperarlo. Lui si
sentirà sempre il perseguitato, il cacciato, quello con cui non bisogna avere rapporti. Lo
stato avrebbe l’obbligo di tutelare i giovani, compresi anche i progetti di rieducazione,
perché rieducare è possibile, ma non dovrebbe essere un’iniziativa presa dal privato,
dovrebbe essere lo stato ad offrire questo servizio.
- Reati contro la persona – reati di scontri tra bande, non vere e proprie aggressioni
verso l’altra persona come singolo.
Il fenomeno del bullismo scende sempre di più di età, adesso è molto facile trovare il
fenomeno del bullismo alla scuola elementare. Il bullismo poi crea delle ripercussioni
psicologiche, anche perché il bullo sceglie il soggetto più debole, che può causare meno
problemi possibili: quindi, si scelgono persone estremamente timide, che hanno difficoltà a
parlare con gli altri, persone con disabilità, ecc. ma se il bullo è uno e il bullizzato è uno, gli altri
20 compagni con chi si alleano? I 20 fanno parte della massa, si alleano con il bullo, perché è il
più forte, e il più forte ha un’ascendenza. Il fascino del male esiste, infatti chi commette del male
spesso è considerato come un personaggio di spessore, coraggioso. Inoltre, subentra anche
la paura: se mi metto dalla parte del bullizzato magari poi vengo bullizzato anch’io. Il bullizzato
ha bisogno dell’appoggio degli altri per superare questa situazione. Solidarietà involontaria
verso il più forte.
C’è una parte sociale a cui si può addossare una colpa per un reato di un minore?
Il criminale minore, se è figlio di un criminale ha molta possibilità di diventarlo. teoria che
fortunatamente è stata smentita quasi del tutto. È il fattore sociale che crea il criminale, non la
discendenza. Non è detto che se si nasce in una famiglia criminale allora si diventa criminali. È
possibile ma non per la famiglia, ma per gli insegnamenti che vengono dati in quella famiglia.
TERRORISMO
È il destabilizzare la società attraverso il terrore. Ogni azione umana ha un fine. In Italia ci
sono state varie fasi del terrorismo:
Anni di piombo: nasce come risvolto negativo della rivoluzione culturale del 68, che ha
visto schierati in prima linea gli studenti liceali e universitari. Era una rivoluzione sociale e di
pensiero perché mirava a ribaltare una serie di preconcetti sociali, per esempio,
l’emancipazione della donna. La donna ha fatto molto passi avanti grazie a questa rivoluzione,
sono migliorati i rapporti sul mondo del lavoro, in famiglia, con i professori, ecc.
Un esempio fu Valle Giulia, una sede di istituiti universitari a Roma all’interno del quale vi
furono violenti tentativi di occupazione e sgombero da parte degli studenti, i quali si divisero
occupando diverse facoltà con l’obiettivo di fare la rivoluzione. La rivoluzione nasce come
movimento apolitico. I terroristi volevano ribaltare la società e cercare di sostituirla con una
società completamente nuova. Avevano la stessa finalità nel ribaltare la società che c’era,
avevano però finalità diverse nella costituzione del nuovo stato:
Terrorismo di sinistra: i movimenti più famosi furono le Brigate Rosse, Prima Linea,
Lotta Continua e NAP (Nuclei Armati Proletari): il loro obiettivo era ammazzare soggetti
che ostacolavano il terrorismo (forze dell’ordine, magistrati, giornalisti, ecc.), un
esempio fu il sequestro Moro.
Terrorismo di destra: i movimenti più famosi furono Ordine Nuovo, i NAR (Nuclei
Armati Rivoluzionari): loro hanno come obiettivo lo stragismo, colpiscono nel mucchio,
come accadde a Piazza Fontana a Milano, piazza della Loggia a Brescia, ecc.
Il terrorismo può essere interno o internazionale. Quello internazionale vuole
destabilizzare l’equilibrio di natura economica e sociale dei vari stati. L’ultimo che abbiamo
avuto è quello islamico, che si è macchiato di una serie di gravi delitti, ad esempio, quello
delle torri gemelle, oppure ne ha compiuti altri in Francia e in Gran Bretagna. Come mai l’Italia
non è mai stata colpita?
FATTO DI CRONACA
Nel 1990 ci fu un delitto a Milano. Il soggetto venne indagato ma le prove non furono sufficienti a
sostenere l’accusa di giudizio. Una certa Adriana Levi aveva un negozio di antiquariato molto
pregiato in corso Magenta. Lei era nota anche perché frequentava i salotti milanesi, ma anche
perché era stata rinchiusa ad Aushwitz per un annetto in quanto ebrea. Quindi era una testimone
della dittatura fascista e nazista. Una notte scatta allarme del negozio collegato al 113. Una
volante andò sul posto ma non trovò nulla di anomalo: nessuna persona sospetta nelle vicinanze,
negozio chiuso, nessun segno di effrazione. Quindi venne segnalato come falso allarme. L’allarme
era scattato alle 3.21 di quella notte. Verso le 8.30 un commesso del negozio andò a casa di
Adriana, come tutti i giorni. Il negozio e l’abitazione erano nello stesso palazzo. Il commesso
quando arrivava, bussava, prelevava le chiavi del negozio e lo apriva, dopodiché la proprietaria lo
raggiungeva. Quella mattina non aprì nessuno. Sapendo che l’inquilino del piano di sopra aveva le
chiavi, andò da lui e si preoccupò per il fatto che non aveva aperto. Scesero entrambi, aprirono la
porta di casa e trovarono Adriana morta con delle coltellate alla gola. Chiamarono la polizia e 118.
La scena del crimine: casa fatta così dalla porta d’ingresso c’era una sala, sulla sinistra c’è un
passetto, sulla destra la camera da letto e sulla sinistra il bagno. Tra bagno e camera c’era il
corpo, con la testa verso la parete. Di fronte all’ingresso c’era un corridoio con 4/5 camere, l’ultima
era un salone dove sul tavolo c’era una bottiglia di spumante vuota con 6 bicchieri usati. Balcone
era aperto, si affacciava su un cortile vicino alla strada. La vittima indossava una camicia da notte
e aveva tra le mani un tubetto di crema per la pelle lascia intendere che era da sola in casa
perché era in camicia da notte, si prestava ad andare a letto oppure si era alzata dal letto per dei
rumori, ma in questo caso non avrebbe avuto il tubetto della crema in mano; quindi, o andava in
camera dal bagno con la crema o viceversa. La donna si sentiva tranquilla, per questo era in
camicia da notte. Le stanze erano tutte a soqquadro: cassetti aperti, biancheria per terra, come se
ci fosse stata una ricerca di un qualcosa, che fa pensare ad una rapina. Ma perché gli investigatori
si allontanarono dal concetto di rapina? Gli allarmi della casa erano a sensore, quindi quando
qualcuno passa, rileva una fonte di calore e di passaggio e scatta. Inoltre, l’allarme divideva la
stanza in quattro settori che potevano anche essere disattivati singolarmente. Uno dei quattro
settori che comprendeva passaggio, bagno e camera, di solito era inattivo, altrimenti lei non
avrebbe potuto nemmeno alzarsi che sarebbe scattato. Quindi andando a letto lo attivava solo per
tre settori. C’era la presenza sul tavolino accanto al divano di una bottiglia di spumante e sei
bicchieri: qualcuno fino a sera tardi era stato in casa. Bisognava risalire a chi fossero le sei
persone presenti, capire come erano andate via, in che ordine e a che ora. Tutto questo in
relazione con l’allarme scattato alle 3.21 al negozio. All’inizio aveva messo l’allarme solo al
negozio, poi lo estese alla casa, però non cambiò il disco, questo continuava a dire al 113 “allarme
al negozio di corso magenta…”, quindi i carabinieri non erano a conoscenza dell’abitazione.
L’allarme era stato attivato in maniera maldestra, perché si era dimenticata di disinserire quello
dell’area notte, e l’allarme scattò. C’era un cameriere, il cameriere della donna che fu in grado di
riferire chi fossero le sei persone, finita la cena lui aveva sparecchiato, i sei ospiti si erano trasferiti
dal tavolo al divano e aprirono lo spumante. Dopodiché lui se ne andò. Per questo non ci sono
segni della cena ma solo di un brindisi. Il cameriere sarebbe potuto tornare dopo per un furto,
unico interesse che poteva avere, però non aveva senso, perché il cameriere era a casa da solo
per la maggior parte della giornata, avrebbe anche potuto farsi una copia delle chiavi della donna,
quindi è escluso che fosse lui. Le persone erano un commercialista e un discografico con relative
mogli e un flautista della scala, oltre alla padrona di casa. Vennero interrogati. La cena serviva per
far conoscere il flautista al discografico amico della Levi. La prima coppia ad andar via fu quella
del commercialista e la moglie, però prima di andarsene erano usciti tutti ed erano andati in cortile.
Dopodiché andarono via il discografico con la moglie, per ultimo il flautista. Il discografico
conferma che quando se ne andò c’erano solo il flautista e la Levi. Di sicuro l’antiquaria in quel
momento non era in camicia da notte, aveva una certa età, sempre elegante, quindi, non avrebbe
mai indossato una camicia da notte in presenza di ospiti. Il flautista dice di salutare la Levi, tornare
a casa, salutare la moglie e il bambino piccolo. La moglie quando salutò il marito vide l’orario di
ritorno del marito e disse che era intorno alle 2.43. Fu fatta una prova da casa della Levi alla casa
del flautista, ed era compatibile la tempistica. Però la moglie poteva averlo coperto perché era suo
marito, ma anche perché poteva trarre vantaggi: la Levi faceva spesso regali a lui e alla bambina,
regali di un certo valore. Il più sospettato è il flautista perché non ha nessun riscontro. Si dice che i
due avessero una relazione nonostante i 30 anni di differenza con la Levi, testimoniata dagli amici
(lasciava anche gli abiti a casa della donna). Lui negava questa relazione, era soltanto una
profonda amicizia, gli abiti erano presenti a casa della donna perché lei abitava vicino alla scala,
quindi, approfittava di questa amicizia per cambiarsi da lei. Il medico legale riscontra sul cadavere
uno sfondamento dell’osso parietale sinistro e due coltellate profonde alla gola. Probabilmente
l’assassino con un corpo contundente ha colpito alla testa la vittima, la donna precipita al suolo
dopo il colpo, ma non muore, però probabilmente la vittima conosceva l’assassino; quindi, doveva
far sì che non potesse fare il suo nome, per questo venne accoltellata alla gola. Le macchie di
sangue sulla parete dimostrano che nel momento delle coltellate lei era a terra, perché erano a
10/15 cm dal pavimento. Inoltre, c’erano schizzi di sangue, quindi la persona era viva, se fosse
stata morta ci sarebbe stato uno stravaso di sangue per terra. Un dubbio minore: il balcone del
soggiorno era aperto, perché? Tre motivi: durante o dopo la cena si fumava, quindi aveva aperto
per arieggiare, oppure potrebbe averlo aperto il presunto rapinatore, oppure l’assassino poteva
averlo aperto per uscire. Il flautista si ferma di più per commentare la serata, perché la cena era
per lui, perché la Levi avrebbe dovuto metterlo in contatto con il discografico. Si scopre che la Levi
denigrava il flautista: “se non fosse per me non saresti alla scala, ecc.”. La cosa più logica è che lui
si ferma a casa della Levi, si mette in camicia da notte per l’intimità che c’era tra loro e prende il
tubetto di crema. L’allarme non era inserito perché gli ospiti erano andati via da poco e il flautista
era ancora lì. I due potrebbero aver litigato e lui preso dall’ira ha afferrato un corpo contundente e
le provocò uno sfondamento parietale. Lei non muore ma era in condizioni gravi, lui per paura che
la donna riprendendosi si sarebbe ricordata, lui la fece finita. Il corpo contundente non venne mai
ritrovato, probabilmente una suppellettile della casa che il flautista fece sparire. Dopo averla
uccisa, l’assassino aziona il sistema di allarme, fa un giro veloce per farlo scattare, mette a
soqquadro mobili e cassetti per far pensare ad una rapina e scappa dal balcone posteriore. Non
era di sicuro un omicidio premeditato, si penso al delitto d’impeto. Gli ospiti dissero che il flautista
indossava una giacca blu e un pantalone grigio, che probabilmente erano macchiati di sangue. Ma
c’erano tre pantaloni grigi e tre giacche blu, perché erano gli abiti della scala.
Questa sembra la ricostruzione più facile. La procura non ritenne che gli elementi di prova raccolti
fossero abbastanza per condannare il falutista, quindi l’omicidio Levi venne archiviato. Il confronto
del DNA era inutile, perché era logico trovare il DNA nella casa, perché si sapeva che il flautista
era stato lì. Oggi si sarebbe fatto un accertamento sulla vestaglia, all’epoca era più difficili perché
servivano tracce più consistenti. Quel tipo di tracce potevano essere trovate sui bicchieri o sulle
sigarette, ma erano inutili perché appunto si sapeva che era stato lì. Sarebbe stato interessante
trovarlo sulla vestaglia ma i mezzi erano limitati.
LA VITTIMOLOGIA
Vittimologia = posizione della vittima all’interno di un fatto criminale. Le vittime si dividono in
categorie:
occasionale potrebbe essere chiunque. Subire un atto di violenza, una rapina, una
truffa. Siamo tutti esposti alle stesse occasioni.
Predestinata/preferenziale presenta caratteristiche di tipo comportamentale o
dell’attività che svolgono, il ruolo che ricoprono, rappresentanza di una certa categoria
di persone ecc. Questo fa sì che la persona sia preferenziale. Tra queste troviamo:
- Vittima simbolica: rappresenta un qualcosa agli occhi di chi la colpisce. Se la
vittima è di un’azione terroristica, quindi in questo caso la vittima simbolica è un
qualcuno che rappresenta l’istituzione, per esempio un magistrato, un carabiniere,
un politico, ecc. (= terrorismo religioso: colpisco il simbolo della religione avversa,
come per esempio un sacerdote). La vittima simbolica si può trovare anche in altri
elementi di criminalità, per esempio, il serial killer della Brianza che colpiva le
prostitute. La vittima simbolica può essere anche la coppia che sta peccando agli
occhi dell’aggressore.
- Vittima trasversale: riguarda il mondo della criminalità organizzata. C’è stata una
crescita delle vittime trasversali, quando si è rafforzata l’azione dei collaboratori di
giustizia. Si colpisce una persona legata con legami di sangue o affettivi a una
persona che non sono riuscito a colpire, in questo modo il soggetto che volevo
colpire soffre.
- Vittima attiva: materialmente svolgono un’attività professionale o di volontariato
che ha come obiettivo quella di combattere la criminalità. È più facile che
l’aggressore spari al poliziotto, rispetto al passante. Il poliziotto sta cercando di non
far portare al compimento il delitto e lui può privare l’aggressore della libertà, quindi,
è una vittima preferenziale. Vittima preferenziale può essere anche la guardia
giurata che chiude la banca. La vittima attiva è quella che reagisce davanti all’atto
criminale perché si associa in qualche modo all’attività di contrasto dell’azione
criminale, quindi, facilmente colpita.
- Vittima aggressiva: quella che aggredisce il criminale per difendersi. Prevengo
l’azione violenta dell’altro ponendo in essere un’azione violenta per legittima difesa
di qualsiasi diritto. Esercito una violenza al fine di impedire che venga violato un mio
diritto; quindi, assumo il ruolo di vittima aggressiva. Esempio: donna, ex compagna
di un uomo, durante una contesa su chi doveva tenere il figlio, la madre cerca di
entrare in casa dell’uomo per discutere, l’uomo la respinge, spingendola la donna
ha riportato gravi lesioni. Però la donna non ha aggredito l’uomo, ha però violato il
diritto di riservatezza di domicilio dell’uomo che si è difeso spingendola. Si può
parlare di legittima difesa ma anche di vittima aggressiva.
- Vittima provocatrice: provoca la reazione altrui. Spesso si trovano in delitti che si
sviluppano tra liti familiari, condominiali, ecc. L’uomo nasce per avere una propria
libertà, nel momento in cui è portato a condividere spazi con qualcuno, subentra
una mancanza di libertà. La vicinanza eccessiva di una persona ci altera, ci da
fastidio. Dove gli spazi sono stretti è molto facile la provocazione che diventa
reciproca. Riguarda anche l’interfamiliarità perché c’è una conflittualità molto più
elevata che quella esterna. Anche gli spazi all’interno della casa determinano la
conflittualità della famiglia: più persone ci sono in un’abitazione piccola e più
aumenta la conflittualità, perché si ha meno libertà. Nasce una voglia di allontanarsi
che porta ad una sofferenza.
- Vittima consenziente: colei la quale che in qualche modo è convinta e spinge
un’altra persona a renderla vittima. Il caso più significativo è l’eutanasia: davanti alla
capacità di provocarmela non ho bisogno di terzi, ma se non ho la capacità di un
comportamento di eutanasia ho bisogno dell’aiuto di un altro. Quell’altro, quello che
aiuta, è un colpevole ma anche un criminale. È colpevole perché secondo il nostro
diritto la vita è un bene indisponibile; quindi, non posso da solo provocarmi la morte.
Ma se io chiedo a un terzo di provocarmi la morte e questo dice di sì, dovrà
sottoporsi ad un giudizio. Sotto un profilo criminologico sono un criminale? È giusto
assecondare la volontà di un’altra persona che provochi la morte? Se la vita è un
bene indisponibile io non potrei aiutarti a morire. Però io potrei ammazzarmi da
solo, se però sono in condizioni fisiche che non mi permettono di farlo (esempio:
paralisi) e chiedo a qualcuno di staccare la spina, non sto commettendo un crimine.
Non posso chiedere a qualcuno di uccidermi se ho fisicamente la possibilità di farlo
da sola. È legittimo porre fine al dolore di una persona che te lo chiede e da sola
non può farlo, però non è legale, quindi, è un reato ma non un crimine. Adesso c’è
la possibilità di non accanimento terapeutico, quindi, non essere curato e morire per
causa naturale.
Esempio: Eluana Englaro, ragazza in coma profondo da dieci anni, i genitori
chiesero di mettere fine a questa situazione, di lasciarla morire. Primo dubbio: non è
una decisione della ragazza, ma del genitore. La ragazza era viva, anche se in
stato vegetativo. Respirava da sola ma non mangiava da sola, sospendendo la
somministrazione di cibo moriva. Ma il cibo non è una cura, ma un elemento
essenziale alla vita. Toglierle il cibo non voleva dire sospenderle la cura, perché
non le stavano togliendo un medicinale. C’erano manifestazioni pubbliche per la
morte e per la vita della ragazza. Dopo tante discussioni ci fu la decisione della
magistratura: viste le condizioni generali si poteva sospendere l’alimentazione
provocando la morte. Compromesso ingiusto: prevalenza al giudizio dei magistrati
rispetto al valore della vita. È stata scelta una via che potesse salvaguardare il fatto
che non uccido ma lascio morire, però non si è considerata la sofferenza che
potrebbe aver provato la ragazza per questa modalità decisa.
Sotto il profilo criminologico è più umano fare un’iniezione che provochi la morte
piuttosto che soffrire e morire lentamente per mancanza di cibo. Ma sotto il profilo
giuridico non è così.
Eutanasia: non è accettata perché l’uomo è diffidente potrebbero accettare di uccidermi
perché servono i miei organi. Il vantaggio della scienza può portare al sacrificio di un uomo?
Sacrificare chi ha poche probabilità di sopravvivere per salvare qualcuno che quasi
sicuramente guarisce. È giusto o no? È una domanda difficile per il punto di vista etico.
Esattamente come la sperimentazione animale. Noi abbiamo costruito una scala dove ci
poniamo al vertice perché siamo gli unici a possedere l’intelligenza astratta. Questo ci
permette di sacrificare chi è sotto di noi? C’è un medico che fa trapianti di scimmie, invertono i
cuori di due scimmie, solo per imparare a maneggiare un cuore. Da un lato è un atto criminale,
dall’altro, se non lo avessimo mai fatto i trapianti di cuore non si sarebbero mai potuti
realizzare. La sperimentazione può essere accettata se è sull’animale. Ma se è uomo su uomo
spesso ha risvolti criminali, anche se ha il fine di migliorare le tecniche, perché spesso ha dei
costi troppo alti.
Spesso si studia la personalità dell’autore del crimine, ma bisognerebbe dare un occhio in più
di riguardo alla vittima, che non deve essere tralasciata. Il rapporto figlio maschio-madre è
molto più forte. Lo studio della vittimologia è più teorico che pratico, perché non è
determinante ai fini delle responsabilità penali dell’autore.