Sei sulla pagina 1di 13

Sociologia della letteratura

Vittime immigrate
Capitolo 1
La sociologia della devianza e la criminologia hanno spesso trascurato il tema delle vittime e il
ruolo che ricoprono nella commissione di un reato. Vi sono opinioni discordanti riguardo a ci:
dalla carenza di freni sociali che incentivano a delinquere, allimpostazione sociobiologica ovvero
che tali attori abbiano una predisposizione congenita a commettere reati, alla debolezza dei legami
sociali dovuti allincapacit della societ di regolare e controllare il comportamento dei propri
membri. Nonostante siano passati pi di 60 anni dalla prima introduzione dellapproccio
vittimologico nello studio del crimine, la vittimologia fatica a vedersi riconosciuto il suo ruolo
allinterno delle scienze sociali.
La vittimologia la disciplina che studia il comportamento violento dalla prospettiva della vittima,
il ruolo che pu ricoprire nella commissione di un determinato reato, il contesto entro cui esso si
verifica, le possibili interazioni tra vittima e aggressore e il sistema dei media e delle agenzie di
controllo sociale. In letteratura, quando si parla di vittimizzazione si fa riferimento ai processi
sociali che portano taluni individui a divenire vittime. Dunque, lanalisi della vittimizzazione,
lanalisi dei meccanismi causali che determinano tali processi, meccanismi che possono risiedere
nella personalit delle vittime e/o in quelle condizioni e situazioni sociali suscettibili di favorire un
certo reato.
Il reato interazione. Dunque, se questo vero, allora il comportamento criminoso deve essere
considerato in stretto rapporto alla persona e allambiente in cui si collocano le vittime. La
vittimologia ha sviluppato linee di ricerca riguardo a questo tema. Si tratta di tentativi di analisi
delle situazioni sociali che possono favorire la vittimizzazione. Uno dei primi risale ad un lavoro di
Hindelang, Gottfredson e Garofalo, la cosiddetta teoria degli stili di vita, secondo cui il rischio di
rimanere vittima dipende dallo stile di vita che le persone generalmente adottano. Ci sono stili di
vita, infatti, che implicano una forte esposizione al rischio di vittimizzazione, come accade ai
giovani (la maggior parte delle loro attivit si realizzano al di fuori delle mura domestiche, in
particolare di notte). Ma lo stile di vita non riguarda solo il tempo libero, ma anche la sfera
lavorativa: chi, per mestiere costretto a frequentare alcuni luoghi a rischio, si espone alla
vittimizzazione. Come anche quelle donne che sono costrette ad utilizzare i mezzi pubblici, possono
essere vittime di borseggiatori o di abusi e stupri. Le classi agiate sono pi a rischio di subire
determinati reati, come i furti in appartamento. Tale modello stato ripreso da L. Cohen e M.
Felson ribattezzandolo routine activities approach o teoria delle attivit abituali; Lidea che un
reato non si verifica solo casualmente, ma talune attivit di routine aumentino il rischio di
vittimizzazione (prostitute, tassisti). Secondo tale teoria, gli obblighi sociali determinano le
condizioni di vita di un gran numero di individui. Dunque, il fatto che molti oggi lavorino, aumenta
lopportunit che si verifichino i furti nelle abitazioni. Un reato si verifica quando vi la
convergenza di tre elementi:

Un potenziale autore del reato:


Un obiettivo interessante (target: un bene di cui impossessarsi o un individuo da aggredire);
Lassenza di un guardiano (vicini, passanti, amici).

Per il potenziale autore di un reato, linteresse nei confronti di un certo bersaglio dipende da 4
elementi:

La visibilit del bersaglio;


Linerzia (la resistenza che il soggetto oppone ad essere colpito o sottratto);
Il valore di un oggetto (capacit di soddisfare i desideri e bisogni del potenziale autore);
Laccessibilit (facilit con cui loggetto pu essere raggiunto, ad esempio in mancanza di
un guardiano).

Contrariamente a quanto spesso si pensa, la criminalit non dipende solo da altri mali, come la
disoccupazione, o la povert. Alcuni individui sono pi soggetti di altri a rischi di rapine, stupri e
omicidi. Similmente, alcuni luoghi sono pi esposti alla criminalit. Come noto, non appena un
quartiere si guadagna la reputazione di punto caldo, si verifica una controreazione, che porta un
numero minore di persone a recarsi in quellarea in certe ore del giorno, contemporaneamente ci
saranno meno guardianie gli aggressori avranno pi possibilit di individuare vittime.
Tale teoria, tende ad individuare ci che sta alla radice delle decisioni di commettere un reato, in
linea con la prospettiva delle opportunit e con la teoria della scelta razionale.
Gli effetti derivati dalla vittimizzazione sono due:

Il danno primario: deriva direttamente dal reato (perdita di un bene e in secondo luogo, dalle
eventuali conseguenze fisiche e psichiche che questo tipo di vittimizzazione comporta);
Il danno secondario: deriva dalla risposta informale o formale alla vittimizzazione (la
risposta informale comprende tutti coloro che appartengono allambiente sociale delle
vittime, tra cui parenti, amici e vicini; la risposta formale riguarda il funzionamento delle
istituzioni ufficialmente deputate al contatto con le vittime stesse).

La categoria della vittima ha un carattere relativo ed una costruzione sociale: un individuo


diventa vittima quando gli altri riescono ad attribuirgli letichetta di vittima e viene socialmente
definito tale (anche questo un danno secondario di natura informale), e le definizioni variano nel
tempo, nello spazio, da un gruppo ad un altro, e spesso in virt dello status detenuto dal soggetto.
Ad esempio se una donna si reca a trovare i suoi genitori e viene violentata, viene considerata come
vittima, ma se la stessa persona si reca di notte, da sola, in un bar e viene violentata, ci sarebbe
meno omogeneit nellattribuzione del ruolo di vittima, mentre se si trattasse di una prostituta,
dovrebbe aspettarsi certe molestie.
Vi sono due classi astratte di vittimizzazione:

Vittime di crimini consensuali: sono quelle vittime che subiscono reati e che, nello steso
tempo, sono socialmente e senza alcuna incertezza etichettate come tali (maltrattamenti ai
minori, scippi agli anziani);
Vittime di crimini negati: sono quei reati le cui vittime vengono totalmente negate
(corruzione, del non rispetto delle norme antinquinamento da parte di alcune aziende), sono
reati che vengono socialmente costruiti come non vittimizzanti.

In mezzo a questi due poli giacciono le diverse esperienze vittimali; esse si distribuiscono lungo un
continuum, le cui posizioni dipendono dal grado di seriet con il quale vengono di volta in volta
considerate dalla societ. Spostandosi verso sinistra, si ha un rafforzamento della dinamica della
criminalizzazione; verso destra un rafforzamento della decriminalizzazione, in tale senso le vittime
subiscono unulteriore vittimizzazione, in quanto il loro status di vittima viene di fatto negato.
Spesso, sono gli uomini vittime di maltrattamenti, ma non denunciano per ragioni di vergogna e
perch la nostra cultura non permette loro di percepirsi e proporsi come vittime. E unesperienza
che porta gli uomini a sentirsi doppiamente vittime.

La vittimologia interessata allanalisi dei processi sociali che portano taluni individui a vivere e
talvolta a ripetere lesperienza vittimale, il cui scopo quello di far emergere il numero oscuro di
reati, strumento di cui oggi si avvale non solo la vittimologia, ma anche la criminologia. La
vittimologia parla di vittimizzazione nascosta e la criminologia di criminalit sommersa, ma in
realt la stessa cosa. Le indagini sono dirette a scoprire e misurare i reati subiti e non denunciati.
Vi sono casi in cui le vittime non denunciano il reato perch sono terrorizzate o imbarazzate a farlo,
e a volte da una sorta di lealt nei confronti dellautore (Sindrome di Stoccolma), perch
considerano loffesa di poco conto, perch credono che difficilmente sar perseguitata in modo
efficace o perch preferisce fare i conti con laggressore a modo suo. La decisione di rivolgersi alle
forze dellordine dipende dallentit economica, materiale o simbolica del danno subito, ma dipende
soprattutto dal senso civico dei cittadini e dallammontare di fiducia nei riguardi della polizia. Ci
sono fattori che riguardano le conseguenze della decisione di effettuare la denuncia, quali il fastidio
di recarsi di persona al posto di polizia, ecc Il fine di queste indagini quello di mostrare come la
criminalit sia un fenomeno molto esteso di quanto venga rappresentato nelle statistiche ufficiali,
ma anche ci permettono di identificare le vittime rispetto al sesso, et, classe sociale e appartenenza
etnica e capire perch alcuni gruppi sociali sono maggiormente a rischio di vittimizzazione rispetto
ada altri e perch altre persone sono vittime ripetute di reati.
Vi sono, inoltre crimini invisibili dei quali le vittime non sono completamente consapevoli
(fenomeni di inquinamento ambientale).
Immigrazione e devianza sono due temi oggi al centro del dibattito pubblico e oggetto di numerose
attenzioni da parte delle scienze sociali. A questo proposito ci si posta tale domanda: gli stranieri
delinquono generalmente di pi rispetto alla popolazione autoctona?
Dario Melosso ha ripreso e sintetizzato un working paper della Banca dItalia in cui si esamina il
rapporto tra immigrazione e criminalit in Italia attraverso unanalisi econometrica. In Italia tra il
1990 e il 2003 si verificata una crescita del fenomeno migratorio a fronte di un andamento stabile
della criminalit. In tale working paper emerso che vi una coincidenza tra territori che hanno
richiamato un pi alo numero di immigrati e territori che hanno segnalato tassi pi elevati di
criminalit e si concluso che tale associazione statistica dovuta al fatto che la criminalit e gli
stranieri sono entrambi attratti dal pi alto livello di sviluppo di quelle zone. Spesso, per la
criminalit degli immigrati quasi sempre piccola delinquenza, contrariamente dalle immagini
diffuse dai media. Dunque la presunta partecipazione degli immigrati ad attivit criminali, una
questione che, qualche volta, dalla pubblica opinione si trasferisce allanalisi scientifica (la societ
individua gli immigrati come una categoria minacciosa), determinando un conflitto sociale.
Binomio: immigrazione---criminalit
Il temine immigrato viene comunemente riservato a coloro che svolgono lavori umili, e che
provengono da nazioni percepite come povere. A causa dei suoi costumi, del colore della sua pelle
egli divien bersaglio di proiezioni (anche se il reato non lha compiuto), e seppure trattato bene, la
popolazione autoctona si mostra pervenuta nei suoi riguardi. Spesso, proprio i pregiudizi nei loro
confronti (che portano ad escluderli da una serie di opportunit lavorative), li portano a delinquere
come ultima possibilit.
La criminalizzazione degli immigrati, solo in parte, una costruzione sociale e il fatto che siano
percepiti come devianti, e trattati talvolta come tali, certamente una forma di vittimizzazione. Ma
ci sono altre fattori di rischio di vittimizzazione: la violenta rottura dei legami tradizionali, il
vacillare dellidentit e lisolamento sociale pongono gli immigrati in una condizione di

vulnerabilit. Limmigrato pu essere facilmente sfruttato, raggirato per la sua difficolt di


comprensione e di comunicazione (sfruttamento nellambito lavorativo, prostituzione). Sebbene le
ricerche sugli autori come autori di crimini vantino una tradizione molto lunga, questo non pu dirsi
sugli studi dedicati alla vittimizzazione di queste categorie, ancora piuttosto limitati, rendendo
anche questa una forma di discriminazione. Oggigiorno la forma pi grave di vittimizzazione si
gioca sul terreno socio-politico (loscillazione tra laccoglienza ed esclusione, laccesso o meno al
diritto di cittadinanza).

Capitolo 2
Il fenomeno migratorio porta con s paure, ansie ed angosce ed oggetto di politiche sociali che
finiscono col rendere la condizione di immigrato problematica. Le analisi sociologiche degli ultimi
tempi hanno evidenziato il rapporto che le societ occidentali hanno impostato con i migranti di
inclusione subordinata, facendo emergere individui/gruppi inferiorizzati. Nelle nostre
democrazie, i migranti appaiono come una minaccia per i diritti dei cittadini e diventano i capi
espiatori per tutti i mali sociali. Cos queste non-persone vengono emarginate e private di ogni
diritto, cristallizzate in un ruolo se non criminale, quantomeno deviante. Gli stessi immigrati di
recente ingresso diventano vittime di altri immigrati. I flussi migratori spesso muovono fenomeni di
devianza e delinquenza, ma anche di vittimizzazione. Limmigrato porta con s lo stereotipo di
causa di ogni male sociale e in particolare della criminalit. Quelli che vengono individuati come
fattori di rischio di devianza, illegalit, clandestinit, povert, sono allo stesso tempo anche possibili
fattori di vittimizzazione. LItalia detiene il primo posto in quella che viene definita nuova
schiavit, che colpisce gli immigrati, specie se clandestini e che si manifesta soprattutto con lo
sfruttamento del lavoro nero e della prostituzione.
Bales distingue due elementi che determinano questa schiavit:

La crescita demografica alla fine della seconda guerra mondiale;


Lincapacit di gestire il mutamento sociale ed economico nellinteresse comune.

A questi si aggiunta la globalizzazione, specie economica. Medici Senza Frontiere hanno condotto
unindagine sui lavoratori stranieri impiegati nellagricoltura in Sud Italia e hanno pubblicato il
rapporto Una stagione allinferno in cui si denuncia le condizioni degli immigrati, costretti a a
lavorare con paghe da fame e in condizioni di povert estrema.
Lopinione pubblica continua a percepire pi la criminalit straniera che quella italiana, a causa dei
mass media che denunciano sempre pi spesso reati commessi dagli immigrati, ma in realt questo
tipo di criminalit ha come vittima preferita limmigrato stesso.
Questo determina la paura dellaltro come nemico invasore e criminale. Se vero che i sistemi
neoliberali hanno favorito i fenomeni di criminalizzazione dellimmigrato categorizzandoli in razze,
etnie e comunit religiose, anche vero che in un tentativo di decostruire tali logiche, si incorre nel
rischio di costruire i migranti emarginati dalla societ come vittime sociali.
Negli ultimi anni si notato un aumento dei minori stranieri nel circuito penale. La scarsa
istruzione, la povert e la difficolt nellinserirsi nel mondo lavorativo fa s che gli stranieri possano
essere pi facilmente fagocitati dalle organizzazioni criminali. Naturalmente i minori non sono
esenti, e le problematiche adolescenziali si aggiungono a tali difficolt. Sono i soggetti preferiti per
alcuni lucrosi affari delle organizzazioni criminali (prostituzione, pedofilia, produzione di materiale
pornografico, traffico di organi). E proprio la mancanza di opportunit ad indurre gli immigrati a

ricorrere a comportamenti devianti. Thostren Sellin spiega il fenomeno della criminalit allinterno
della 2 generazione degli immigrati con una crescente conflittualit culturale. Gli immigrati
conservano come norme di riferimento quelle della cultura dorigine, che entrano in contrasto con
quelle della nazione ospitante. Un conflitto di valori culturali che per le seconde generazioni, tale
conflitto trae origine dalla perdita di significato dei contenuti della cultura di origine e della
mancata assimilazione dei nuovi valori della cultura ospitante. Sellin distingue:

Conflitti culturali primari: determinati dal disagio che lindividuo vive dentro di s a causa
del conflitto di valori;
Conflitti culturali secondari: dipendono dalla discriminazione e dallesclusione
dellimmigrato da parte della societ ospitante.

Naturalmente i minori presenti nelle varie strutture penali, non conoscono la normativa che li tutela
e favorisce la loro reintegrazione. La diversit linguistica e culturale dunque finisce per costituire un
limite e aggrava ulteriormente la loro condizione di emarginazione e sfruttamento, alimentando un
loro coinvolgimento in attivit illecite.
Le famiglie sono spesso consapevoli del loro sfruttamento e ricevono una parte minima dei
proventi. Spesso lo sfruttamento minorile gestito da connazionali.
Le vittime possono essere:

Vittime individuali: quelle che hanno subito una sofferenza e possono essere suddivise in tre
categorie:
1) Quelle senza alcuna attitudine alla vittimizzazione (gli innocenti ed i forti);
2) Quelle con attitudine colposa alla vittimizzazione (i provocatori nei casi di legittima difesa);
3) Quelle con attitudine dolosa alla vittimizzazione.
Vittime collettive: sono quelle che subiscono danni per il fatto di appartenere ad una
comunit- nazione (coloro che hanno subito le conseguenze di un tradimento, della
ribellione) o ad una comunit sociale (coloro che soffrono gli effetti del terrorismo di Stato).
La vittima collettiva costituita da un insieme di individui che siano legati da particolari
rapporti, legami (es: nei casi di guerra, genocidio, schiavit).
Sia che si tratti di vittime individuali che di vittime collettive, i danni possono essere sia fisici o
psichici, ma anche di ordine economico e sociale.
La violenza collettiva pu produrre due tipi di vittime:

Vittime dirette: vittime morte o che sono state ferite gravemente dagli atti di violenza
collettiva e comprendono sia le vittime che hanno subito in prima persona gli episodi di
violenza che i familiari di primo grado delle vittime;
Vittime indirette: vittime che hanno sofferto un impatto nella propria salute fisica e mentale
e comprendono:
1) Le vittime indirette o di ingresso successivo (pompieri, polizia che hanno soccorso le
vittime);
2) Le vittime indirette o colpite contestuali (persone traumatizzate per le condizioni fisiche e
socioculturali dopo limpatto, che sono stati testimoni dellaggressione).
Gulotta distingue tre tipi di vittimizzazione collettiva:

Quella legata a forme di abuso di potere nellambito politico, legislativo e giudiziario;


Quella che si realizza nel settore economico;

Quella riferita alla ricerca scientifica (sperimentazione umana) e alle applicazioni


tecnologiche.

A seconda della tipologia di danno subito dalle vittime collettive si possono individuare due forme
diverse del fenomeno:

Leffetto dannoso deriva dalla somma di pi atti individuali di vittimizzazione;


E rappresentata dalleffetto indiretto di un singolo atto criminale (hate crimes: reati animati
da motivi di odio o pregiudizi).

La multivittimizzazione implica una lesione inferta a pi individui contemporaneamente e prescinde


dallappartenenza ad un gruppo (vittime delle stragi terroristiche).
Mentre nelle vittimizzazioni collettive la dimensione del gruppo ad avere rilevo, nelle
multivittimizzazioni, invece, prevale la dimensione individuale della vittima.
La plurivittimizzazione si riferisce allipotesi in cui un individuo, nello stesso periodo di tempo,
resti vittima di pi reati:

Plurivittimizzazione ripetuta: quando un individuo subisca pi volte lo stesso reato;


Plurivittimizzazione multipla: quando invece ha subito reati diversi.

La neutralizzazione della vittima un processo, in base al quale il criminale, nel tentativo di


costruire una sorta di legittimazione dellazione criminosa, anche per vincere eventuali resistenze
morali o sentimenti di colpa, nega lesistenza della vittima riducendola a mera astrazione. Nega
lesistenza della vittima e cos rende pi accettabile il suo comportamento.
Le tecniche di neutralizzazione sono cinque:

La negazione della responsabilit;


La negazione del danno;
La negazione della vittima;
La condanna di chi condanna;
Il richiamo a lealt di ordine pi elevato.

A ci si aggiunge la neutralizzazione che la vittima subisce in seguito al reato, tentando di ottenere


un risarcimento.
Avviato il processo, i veri protagonisti diventano il criminale e lo Stato. La vittima trattata in
modo duro, ne vien messa talvolta in dubbio la credibilit, viene obbligata in modo ossessivo a
narrazioni dolorose relative al reato, dando origine a una seconda vittimizzazione. Uno dei rischi
che la vittimizzazione e il senso di giustizia che provano le vittime del trauma, le ferite non curate,
possano risorgere con un senso di vendetta. In caso di assoluzione del colpevole, si ha una terza
vittimizzazione, e nella vittima sorge unulteriore sofferenza e dolore per lingiustizia subita.
Questi molteplici percorsi di vittimizzazione, ben noti agli immigrati, sono nei loro confronti
aggravati in quanto a incomprensibilit dei linguaggi e usanze religiose diverse.

Capitolo 3
Negli ultimi 30 anni le indagini di vittimizzazione hanno conosciuto una diffusione, e hanno
assunto un ruolo decisivo nel processo di rappresentazione e comprensione dei fenomeni criminali.
Tali studi hanno non solo la funzione di rilevare le percentuali dei reati subiti, ma offrono
informazioni importanti sulla percezione della sicurezza, sulle paure dei cittadini, sulla capacit di
governo del territorio.
Negli ultimi 20 anni, la questione migratoria, nel nostro paese, diventata oggetto di una crescente
attenzione da parte dellopinione pubblica, dei mass media e della classe politica. Le modalit con
le quali i mass media presentano ogni giorno la cronaca italiana spingerebbero a pensare che il
nostro paese sia sopraffatto da unondata di violenza portata dagli immigrati, e in particolar modo,
dai clandestini. I media trattano dellimmigrazione facendo riferimento a notizie e a casi di
cronaca, ma non riportano quasi mai, le statistiche ufficiali sugli immigrati e popolazione autoctona
o sul rapporto tra immigrati e criminalit.
Il percorso di crescita di un immigrato sar evidentemente pi complicato in un paese in cui i media
rimandano sempre e soltanto unimmagine degli immigrati legata al disagio, alla marginalit ed alla
criminalit. Sorge dunque, la necessit nei media che si evitino le discriminazioni e allo stesso
tempo, promuovere laccesso delle minoranze etniche allindustria dei media.
Le ricerche sociologiche mettono in luce come le notizie legate a fatti di cronaca in cui sono
coinvolti immigrati trovino spazio maggiore rispetto alle notizie, relative ad altre tipologie di reato,
che vedono protagonisti i cittadini italiani. In altri paesi, al contrario dellItalia, le normative sulla
privacy impongono restrizioni alla possibilit di riportare la nazionalit degli individui coinvolti in
fatti di cronaca. La nazionalit dei presunti colpevoli, pare essere per la stampa italiana un dato
importante (etnicizzazione del crimine). Lenfasi posta dai mass media sulla questione criminalit
in Italia, contribuisce a diffondere paura tra i cittadini creando, in alcuni casi, la fobia
dellimmigrato. Al contrario, quando sono gli immigrati ad essere vittime di reati, la eco sulla
stampa notevolmente ridotta. Succede molto spesso, che la voce degli immigrati e la loro
testimonianza sia assente. La negativit dellimmagine oltre ad influenzare pesantemente la
percezione che ha la societ, incide anche sullautopercezione dei soggetti immigrati pi giovani i
quali non si vedono riflessi in un contesto di speranza.
Diversi studi evidenziano come il fenomeno migratorio sia visto come una fonte di turbamento
dellordine pubblico e come causa dellaumento della criminalit (sei italiani su dieci sono convinti
che la presenza degli immigrati abbia fatto registrare unimpennata dei tassi di criminalit). Anche
allestero, tali indagini confermerebbero tale convinzione. Tali dati mettono in rilievo che la
maggior parte della popolazione europea ritiene che vi sia un nesso di causa/effetto tra
immigrazione ed aumento della criminalit percependo lo straniero come soggetto pericoloso e
come potenziale criminale. La percezione dellemergenza, potrebbe dipendere dalla maggiore
visibilit della criminalit straniera rispetto a quella italiana.
Langoscia nei confronti del diverso, serve a catalizzare tutte le paure e le insicurezze verso un
nemico comune e a placare i reali motivi di inquietudine.
Lappartenenza ad un gruppo, si struttura e si consolida proprio nel confronto continuo con laltro
che permette allindividuo di sentirsi simile nelle caratteristiche positive ai membri del gruppo
discriminando il diverso. Cos facendo, il soggetto costruisce una rete di somiglianze e differenze
che gli permettono di valorizzare i caratteri di negativit di coloro che non appartengono al proprio
gruppo sperimentando sentimenti di diffidenza e paura verso laltro (il pregiudizio un sentimento

ostile verso determinati soggetti o gruppi sociali basato su stereotipi negativi). Secondo molti,
lemergenza immigrazione stata costruita a livello politico e mediatico (linformazione tende a
riportare episodi isolati) presentando i migranti come la causa della crisi sociale e delle paure
collettive, come nemici della societ. Tant che lItalia ha messo in atto una sorta di crime
deal, ovvero di politiche per limmigrazione molto repressive, basate anche sulla
razionalizzazione che attribuisce determinati comportamenti a fattori somatici degli immigrati. Le
politiche penali realizzate nel corso del secondo dopoguerra, erano orientate allobiettivo della
riabilitazione, della correzione e del reinserimento del soggetto deviante pi che alla repressione.
Le teorie della scelta razionale, arrivano ad affermare che il criminale un soggetto in grado di
decidere secondo criteri di razionalit economica valutando vantaggi e svantaggi di uneventuale
scelta criminale. In questa prospettiva, le politiche repressive e punitive assumono unimportanza
prioritaria e producono tassi di carcerazione assolutamente allarmanti. La pena, quindi non deve
essere rieducativa, ma repressiva. Ed ecco che le nuove politiche penali hanno come obiettivo la
divisione dei gruppi sociali in classi di rischio.
Le politiche della Tolleranza Zero, instaurano un governo della criminalit e della devianza che
prevede unapplicazione particolarmente intransigente delle norme di pubblica sicurezza nei
confronti dei reati minori che avrebbe, nel lungo periodo, leffetto di produrre la riduzione della
microcriminalit e un calo dei reati pi gravi. Queste politiche possono condurre a forme di
discriminazione o di persecuzione nei confronti di talune categorie di persone, che privati di alcuni
diritti fondamentali, si trasformano in non-persone. Molte analisi mettono in luce che questo tipo di
politiche non ha ridotto la criminalit nei paesi dove vengono applicate, ed stato sottolineato
quanto le politiche della tolleranza zero siano costose e, come tali, insostenibili nel lungo periodo.
Eppure contrariamente allo stereotipo diffuso dai mezzi di comunicazione, dal 1990 al 2009 i tassi
di criminalit sono diminuiti mente gli immigrati sono aumentati del 420 % (il totale dei delitti
attribuiti agli stranieri di gran lunga inferiore al dato riferibile ai detenuti italiani). Questo vale
anche a seconda della tipologia di reati poich gli immigrati sono accusati di reati di minore gravit
mentre gli italiani sono perseguiti per reati molto gravi.
Inoltre, la condizione di irregolarit transitoria: moltissimi stranieri in possesso oggi del permesso
di soggiorno, sono stati irregolari ed proprio per la loro condizione e per le norme
sullimmigrazione che sono pi esposti al rischio di commettere reati.
Secondo un paradigma gi accreditato nella letteratura sociologica contemporanea, lo Stato
sociale si trasforma in Stato penale. Questo accade quando gli stati nazionali mettono in atto
politiche repressive, attraverso processi di criminalizzazione e pratiche di carcerazione per risolvere
o nascondere acuti problemi sociali (i governi, spesso, cercano di spostare lattenzione dei cittadini
sulle tematiche dellimmigrazione occultando le conseguenze devastanti prodotte dalle crisi
finanziarie o da determinate scelte politico-economiche) e non praticando invece politiche di
prevenzione come durante il Welfare State.

Capitolo 4
Il mondo contemporaneo caratterizzato dal fatto di avere un centro dominante ed enormi aree
periferiche. Gli immigrati arrivano prevalentemente da queste aree periferiche con il desiderio di
migliorare la loro condizione economica e sociale. Dunque la societ contemporanea deve fare i

conti con societ sempre pi complesse e articolate in cui convivono persone appartenenti a culture
diversissime tra loro.
Tutte le societ sono multiculturali in quanto coesistono de facto culture diverse. Il termine
multiculturalismo nato una ventina di anni fa dapprima negli Stati Uniti e poi in Europa, in seguito
a cambiamenti di grande portata. Lideale multiculturale promuove il sogno di una convivenza
segnata e arricchita dalle differenze di ciascun gruppo. Parlare di intercultura, invece significa porre
laccento su inter, ovvero sul processo di confronto e di scambio e, nello stesso tempo, ribadire
lunit e la convivenza democratica. La nostra sfida proprio quella di passare da una crescente
pluralit di etnie, lingue e culture tra loro separate, ad una societ interculturale, capace di favore
interazioni ed integrazione di differenze.
LEuropa, per, oggi assiste al fallimento del multiculturalismo anglosassone (ha preteso di non
esserci luogo per giudizi di valore nella valutazione della diversit) e lassimilazionismo francese
(ha trasformato la diversit in errore da reprimere e da cancellare). In questo la scuola, la
formazione, la comunicazione interculturale ha un compito fondamentale.
Limmigrazione uno dei casi frequenti dincontro tra culture e, quindi di acculturazione tra esseri
umani, in cui i due sistemi culturali entrano a contatto si scambiano e magari trasformano i modelli
di comportamento di ciascun gruppo e di interculturazione, processo attraverso il quale lindividuo
acquisisce la cultura del proprio gruppo. Nella societ contemporanea i due processi interferiscono e
si sovrappongono a causa della globalizzazione e del pervasivo sistema mediatico.
Nessun gruppo riceve passivamente gli apporti provenienti da altri gruppi, ma anzi spesso sviluppa
una sorta di opposizione:

Resistenza: indica latteggiamento tendente a preservare lidentit che si percepisce come


minacciata dai modelli esogeni;
Contro-acculturazione: indica la presa di coscienza, da parte dellindividuo o del gruppo,
degli effetti disorganizzatori e distruttivi del processo acculturativo ed esprime quindi il
tentativo di ritorno alle tradizioni esistenti prima del contatto.

E proprio a partire dalla diseguaglianza giuridica, socio-economica e politica dei rapporti tra il
gruppo ospitante e quello ospitato che si pu comprendere lemergere di individui/ gruppi
inferiorizzati.
Entrare in contatto con gli immigrati, significa confrontarsi con il concetto di identit culturale,
nellesigenza di definire soprattutto s stessi (lidentit indica la percezione che ogni individuo ha di
se stesso; il termine culturale indica il patrimonio globale evolutivo dellindividuo e dei gruppi
sociali ai quali questi appartiene). Lidentit culturale si costruisce attraverso un processo interattivo
di assimilazione e differenziazione in rapporto con laltro. Sebbene, in materia dimmigrazione,
lidentit culturale sia spesso ricondotta ad identit etnica, essa indica un universo pi ampio (in
antropologia culturale per etnia sintende un raggruppamento umano determinato in base a criteri di
classificazione che possono essere di tipo moto diverso: linguistici, culturali, fisici, ecc). Essa
emerge soprattutto in momenti di crisi e con una connotazione quasi sempre negativa, quando il
gruppo etnico entra in contrasto con altri gruppi.
Lidentit culturale dunque, consensuale, attribuita dagli altri. Nel caso degli immigrati, la
societ di accoglimento gli riserva il livello culturale pi basso, marginale e culturalmente pi
depotenziato.

La societ italiana ha assistito ad un progressivo intensificarsi dei flussi migratori. A causa delle
profonde trasformazioni (processi di deindustrializzazione), hanno prodotto un immenso esodo
dal sud del mondo povero e morente, facendo si che i Paesi industrializzati dellEuropa
mediterranea diventassero mete privilegiate dai migranti, e lItalia si trasformasse, sin dai primi
anni 80, da area di esodo ad area di approdo. Nonostante la crisi che ha investito il nostro paese,
limmigrazione non ha arrestato la sua crescita. Nel 2008 lItalia si collocata al di sopra della
media europea, superando la Gran Bretagna. Per quanto riguarda i paesi di provenienza, continua a
prevalere la presenza di origine europea, seguita da africani, asiatici, americani. In Italia, 1 abitante
su 10 di cittadinanza straniera. Pi di un quinto della popolazione costituito da minori.
Limmigrazione, dunque, una ricchezza demografica per la popolazione italiana.
Nelle universit italiane, a differenza di quanto avviene nelle scuole e anche a differenza di quanto
si riscontra ne grandi Paesi europei, la presenza internazionale ridotta.
I lavoratori stranieri sono quasi un decimo degli occupati e contribuiscono per una analoga quota
alla creazione della ricchezza del Paese.
In Campania, il numero di immigrati regolari ammonta a circa 136 mila presenze, mentre quelli
irregolari e clandestini sono circa 120 mila. Gli immigrati vedono nelle Campania una zona di
insediamento stabile. La comunit pi numerosa in citt quella degli ucraini (badanti, colf),
seguono cingalesi e romeni (collaborato domestici) e nordafricani (braccianti agricoli). Nel
Mezzogiorno la Campania la regione che accoglie la quota pi consistente dimmigrati, posizione
consolidatasi anche grazie alleffetto della recente regolarizzazione. Dopo Napoli, sono le province
di Salerno e Caserta ad ospitare il maggior numero di stranieri. Un ruolo importante svolto da
numeri comuni che offrono agli immigrati lavoro e abitazioni a costi relativamente contenuti. La
grande estensione del territorio provinciale ha prodotto un insediamento che si potrebbe dire
tripartito:

Unarea dove gli stranieri trovano occupazione nei servizi;


Unarea dove abbastanza sviluppato il comparto agro-industriale;
Unarea prevalentemente a vocazione agricola o turistica.

Caserta la pi africana delle province campane. Fin dai primi anni 80, divenuta la meta prescelta
dai migranti provenienti dallafrica Occidentale e dal Maghreb. La provincia di Caserta quella in
cui molti stranieri si sono inseriti in maniera positiva nel tessuto sociale e economico, infatti
lagricoltura tenuta in vita proprio dalla manodopera immigrata. Sebbene la provincia di Caserta
sia la pi africana, letnia maggiormente rappresentata quella degli ucraini. La categoria
professionale pi richiesta quella dei lavoratori subordinati, cui segue quella dei lavoratori
stagionali (agricoltura, edilizia e cave di tufo).
Migliaia di immigrati sono ridotti in condizioni di quasi schiavit. Percepiscono salari bassi e
vivono in condizioni disastrose dal punto di vista abitativo e sanitario. Tale situazione si perpetua
nellindifferenza della popolazione e delle istituzioni. Unopera importante viene svolta nel
territorio casertano dalle numerose strutture, sia laiche che religiose, che si dedicano al sostegno e
allassistenza degli immigrati:

Centro Fernandes;
Centro Laila;
Associazione Jerry Essan Masslo.

Per quanto riguarda il rapporto tra gli immigrati e la comunit ospitante, la condizione di degrado e
di marginalit in cui vivono gli immigrati contribuisce a creare un grande allarme sociale e spesso
motivo di tensione con le popolazioni locali. Ci porta a fenomeni di razzismo. La faccenda stata
affrontata in termini emergenziali, come se si trattasse, di una questione di ordine pubblico, di
sicurezza, di polizia, inviando lesercito.
Nonostante tali situazioni di disagio e di emarginazione che generano, spesso, rabbia, vi un
diffuso sentimento di riconoscenza per lItalia. Spesso per, le singole comunit vivono abbastanza
separati dalla comunit ospitante e si registra la quasi assenza di scambi tra i reciproci gruppi.
Per una pi efficace interazione fra culture sarebbero necessarie strategie e politiche dintervento
indirizzate a favorire esperienze di contatto con laltro, a sostenere e promuovere forme
daggregazione etniche ed interetniche, ad incoraggiare la cooperazione fra cittadini stranieri ed
autoctoni.

Capitolo 5
Il fenomeno della vittimizzazione appare in pi sensi legato al tema della sicurezza urbana. Il
concetto di sicurezza, un tema che negli ultimi anni ha ottenuto una risonanza nel dibattito politico
e mediatico. Con il tema della sicurezza, si fa ormai riferimento a una pluralit di interessi e di
ambiti di azione del singolo e si intreccia, oggi, con i tradizionali problemi delle citt moderne
(degrado, disordine urbano), e rispetto al passato lindividuo pu vantare pretese pi alte,
lamentando nel contempo la lesioni di beni. Per tale motivo, deve esserci una struttura normativa
adeguata, in grado di garantire la produzione di norme efficaci e il controllo da parte di agenzie
formali preposte al loro funzionamento. Il rispetto di queste, garantisce il benessere personale del
cittadino. Al contrario, una condotta dannosa nel non rispetto della norme, pu determinare un
generale abbassamento del livello di vivibilit dei contesti urbani, favorendo cos lesposizione dei
singoli cittadini a un rischio molto alto di vittimizzazione. Ecco perch laspetto oggettivo del
fenomeno insicurezza coincide con lesistenza di comportamenti che violano le norme, invece,
laspetto soggettivo dellinsicurezza riconducibile al sentimento di paura che il cittadino prova.
Le tipologie di comportamento anti-sociale, in grado di ledere interessi e diritti altrui, possono
essere numerose, specialmente in contesti urbani particolarmente caotici.
Comportamenti individuali conformi allordine legale e alle regole del vivere in comune possono
spesso rappresentare il punto di partenza per avviare una concreta attivit di tutela dei beni e risorse
presenti in una comunit; al contrario, linosservanza delle regole tradisce solitamente un
atteggiamento sfiduciato o di indifferenza e, unattitudine debole dei singoli a sacrificarsi per le
ragioni della collettivit. Spesso, proprio la sfiducia nello Stato e nellautorit pubblica a
determinare certi tipi di comportamento. Il comportamento anti-sociale sembra essere
contraddistinto soprattutto dalla sua natura privata. E adottando atteggiamenti violenti, aggressivi
o meramente arroganti che acquistano evidenza e priorit ragioni personali e interessi privati, a
scapito delle esigenze e delle necessit della collettivit.
Sono potenzialmente vittimizzanti quelle azioni che violano i codici di regolamentazione di
comportamenti orientati allazione reciproca, nellambito di spazi e riferimenti culturali comuni.
Quando una condotta trasgredisce le regole contenute nei codici, si espongono altri soggetti al
rischio di vittimizzazione.

Vi un fenomeno particolarmente allarmante, ovvero la legittimazione psicologica e sociale


dellazione colpevole. Il tema della legittimazione che unazione dannosa pu ricevere
analizzabile da due punti di vista:

La legittimazione interna dello stesso soggetto agente, che si fonda su motivi di ordine
psicologico e si risolve in una forma pi o meno esplicita di auto-giustificazione;
La legittimazione che lazione dannosa pu ricevere nella comunit a cui appartiene
lautore del fatto potenzialmente incriminabile.

Il rischio molto frequente di chi commette reati o atti incivili che non accetti la totale colpevolezza
del suo comportamento, invocando fattori contingenti in grado di giustificare loperato. Questo, a
lungo andare pu creare rilevanti conseguenze anche in ambito sociale e giuridico perch la
tolleranza e la giustificazione di certe modalit di condotta possono creare abitudine e assuefazione,
attenuando eventuali sentimenti di sdegno nei cittadini e rendendo cos pi improbabile che si
denunci. Per cui lassenza di auto-controllo individuale, col tempo, finisce per rinforzare la struttura
motivazionale che spinge i singoli a commettere atti incivili.
Una delle conseguenze eventuali di questo stato di cose, la difficolt che una persona potrebbe
incontrare a far valere il suo status di vittima, circostanza che spesso induce a non denunciare
labuso subito. Pu accadere che in ambienti sociali dove forte la tendenza a legittimare le azioni
dannose, sia lo stesso soggetto leso a non percepirsi come vittima. Questo rende sempre pi
improbabile il ritorno alla legalit e il consolidarsi di una adeguata cultura civica.
Spesso la scarsa igiene pubblica, lo stato di degrado dei nostri monumenti, il vandalismo,
contribuisce ad alimentare il senso di insicurezza, generando un disagio diffuso e costante nella
popolazione.
Il processo di vittimizzazione richiama lattenzione su comportamenti di piccola incivilt che
violano le regole basilari della convivenza, arrecando cos un danno immediato al soggetto
vittimizzato, e un danno al corretto funzionamento dellorganizzazione sociale di una citt. Dunque
la cura per lestetica dei luoghi, pu divenire un efficace stimolo per i cittadini a intraprendere
attivit che contribuiscono non poco a rinforzare il senso di appartenenza alla comunit. Al
contrario, il degrado alimenta forme di malessere, tanto da indurre a ricercare una vera e propria
distanza mentale e fisica dai luoghi pubblici a favore degli spazi domestici.
La disfunzionalit dei luoghi, produce uno stato soggettivo di confusione e di insicurezza. La
disfunzionalit dei luoghi si palesa come situazione caotica proprio quando il messaggio normativo
non esclusivo o perentorio.
Lassenza di spirito civico rappresenta un fattore determinante per la diffusione di una cultura
dellillegalit. Dunque, la paura di essere vittimizzati allinterno di contesti urbani, non legata solo
alla possibilit di subire un reato, ma ha a che vedere con il complesso di condizioni che espongono
il soggetto al pericolo di unaggressione della propria sfera vitale (circostanza concreta di imbattersi
in soggetti che tengono comportamenti devianti o di trovarsi in luoghi che creano disagio perch
degradati).
I danni subiti configurano una lesione della dignit della persona nonch di particolari diritti, come
la propriet privata o lo stesso diritto alla salute. Le azioni devianti che incidono sul pieno
godimento di questi diritti sono due volte lesive: perch impediscono il legittimo esercizio di diritti
soggettivi, configurando reati e perch la violazione e la negoziabilit degli stessi diritti, non pu
arrecare un grave danno alla societ nel suo complesso.

Spesso, per alcune azioni di natura ideologica, contro il sistema produce una serie di conseguenze
negative: riduzione della capacit di attrarre risorse, specie finanziarie, dallesterno.
Altro fattore decisivo nel generare il sentimento di insicurezza la frequentazione di luoghi
considerati a rischio. E ipotizzabile che la frustrazione psicologica provocata dal degrado
ambientale e lo stress generato dalla necessit di assumere continuamente decisioni selettive,
concorrono a indebolire la sfera dazione di espressione individuale, esponendo il soggetto al
rischio di divenire vittima del contesto in cui agisce. Invece in centri urbani ad alta complessit, la
gestione della vita quotidiana implica un forte coinvolgimento mentale, emotivo e fisico dellattore
sociale.

Potrebbero piacerti anche