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LEZIONE XI

Oggi ci occupiamo della TEORIA DEI CONFLITTI CULTURALI di Sellin, frutto di un lavoro
pubblicato verso la fine degli anni 30.
È una teoria interessante, che si deve collocare nello spazio temporale in cui è stata sviluppata, cioè
l’America degli anni ’20, ’30 del ‘900, cioè negli anni dell’immigrazione europea negli USA.
L’idea di fondo su cui si basa questa teoria è ‘nello stesso nome della teoria’, nel senso che,
secondo questa idea, la compresenza all’interno della stessa persona di mondi valoriali [da
intendere sia dal punto di vista del sistema culturale che normativo ] in contrapposizione tra loro,
quindi la compresenza di sistemi culturali ma anche normativi contrapposti, dentro la stessa
persona costituisce una, e forse la più importante, delle cause del venir meno di quei sistemi di
controllo che impediscono alla persona di avere comportamenti devianti.
La persona che ha al suo interno questo contrasto è fondamentalmente una persona che perde
quelli che sono i fattori di autocontrollo, è una persona portata ad avere un comportamento di
delinquenza, di violazione della legge penale.
Questo secondo Sellin, che aveva condotto questi studi sugli europei immigrati, accade  perché la
persona, quando si avvicina ad un nuovo contesto valoriale non lo acquisisce subito  quindi è
necessario che trascorra un determinato lasso di tempo affinché quella persona acquisisca quella
cultura e quei valori.
Il meccanismo psicologico che si verifica è un meccanismo tutto sommato semplice: nel momento
in cui io vengo in contatto con queste novità e io ho il mio retaggio culturale, storico, affettivo etc..
nella fase di passaggio io vado in contro ad una ‘crisi’, nel senso greco del termine, sono ad un
bivio, devo prendere una scelta ed è chiaro che questo crea dei problemi perché non abbiamo né
abbracciato il nuovo e ci sentiamo parte né abbiamo del tutto lasciato il vecchio.
A Quale mondo culturale devo appartenere? Al nuovo? A quello d’origine?] è ovvio che si creino
dei conflitti che Sellin legge con la crisi di quelle regole che fungevano da strumento di controllo
del nostro comportamento, quindi c’è un Indebolimento.
Queste indagini, come abbiamo detto, furono svolte attraverso l’analisi comportamentale degli
immigrati europei. Lo studio fu svolto sul campione degli immigrati europei. Non è, quindi, uno
studio che può essere esteso ad altre realtà.
Dal punto di vista psicologico questo limbo in cui si vive finché non si è compiuta la scelta e quindi
risolta la crisi - è un limbo patogeno. Nelle indagini di Sellin questo portò a verificare che una
fascia di queste persone erano affette da disturbi mentale, precondizione dei comportamenti
devianti.
Quindi la prima scoperta che fece Sellin fu “IL CONFLITTO CULTURALE COME
FATTORE CRIMINO GENETICO, DI DEVIANZA” (vedi sopra)
La seconda scoperta che fece Sellin fu nel “FATTO CHE CONTRARIAMENTE A QUANTO
SI ERA PORTATI A PENSARE I NEO IMMIGRATI AVEVANO BASSI INDICI DI
CRIMINOSITA’ ”
Quindi tutta quella paura dell’immigrazione, del crimine che comportava era un errore. Lui
dimostrò che il neo immigrato, diversamente da quanto si considerava fino ad allora, era un
soggetto che non violava la legge proprio perché era rimasto nelle regole, nelle tradizioni culturale
del paese d’origine. 
 La radice delle tradizioni, persistendo, ebbe la FUNZIONE di FATTORE DI CONTROLLO.
MANTENENDO INTATTE LE RADICI L’IMMIGRATO RIUSCIVA A NON VIOLARE LA
LEGGE PENALE. Minori erano i contatti culturali, minore era la necessità di fare quel salto dal
limbo.
Terza scoperta/punto di Sellin fu “tutt’altra storia veniva ad essere letta attraverso gli immigrati di
seconda generazione, cioè i figli degli immigrati perché la conflittualità assente degli immigrati di
prima generazione derivava dal fatto che restava ancorato alle sue tradizioni/valori, ha mostrato alti
tassi di criminalità, perché l’immigrato di seconda generazione è quel soggetto che vive dentro
di sé quel conflitto tra vecchio e nuovo’.  Diventa stridente il conflitto: devo rispettare i valori
della mia famiglia oppure mi devo integrare? Che cosa sono io?
Questo è il terzo aspetto importante FINCHE’ C’E’ IL CONTATTO TRA VECCHIO E
NUOVO IN CONTRASTO TRA LORO, TROVARSI IN MEZZO CREA PROBLEMI.
Passaggio successivo = IL CONFLITTO CULTURALE può essere letto, secondo Sellin, in due
maniere:
1) CONFLITTO CULTURALE PRIMARIO: cioè un conflitto culturale di carattere valoriale;
un conflitto indotto dalla persona stessa, è un conflitto di coscienza, ad esempio religioso.
2) CONFLITTO CULTURALE SECONDARIO: cioè un conflitto che nasce dal contatto con
altri esseri umani -> emarginazione, qualcosa che crea forte disagio.
IL CONFLITTO PRIMARIO E SECONDARIO sono, certamente, dei FORTISSIMI FATTORI
DI INSICUREZZA E DISAGIO. L’insicurezza è, naturalmente, UNA DELLE BASI DELLA
DEVIANZA.
Questo tipo di costruzione non può essere generalizzata, non può essere portato in altri contesti
geografici, come abbiamo detto all’inizio. È stata costruita sulla base di uno specifico contesto
storico-geografico di riferimento. Se questo è vero, ciò non toglie che qualunque sia l’emisfero
geografico e la collocazione storica è certo che una condotta socialmente integrata non può
aversi se non quando c’è una interiorizzazione dei valori espressi da quel determinato
contesto storico. Se non c’è recepimento/se non si crede dei valori della società all’interno della
quale si vive, non ci si riuscirà ad integrare e secondariamente possono verificarsi quegli elementi di
devianza e delinquenza.
Ulteriore aspetto = RELAZIONE TRA L’ACQUISIZIONE DEI VALORI RISPETTO AL
GRUPPO DI APPARTENENZA.
Se fino ad ora abbiamo visto la relazione rispetto al singolo deviante, adesso guardiamo alla
relazione del gruppo.
Dal punto di vista psicologico la condivisione dei valori della società costituisce soltanto uno dei
fattori di controllo.
Ma nel caso della condivisione nel gruppo porta a ritenere evidente che non basta al singolo credere
in quei valori per avere un controllo. Questo perché i fattori che influenzano il comportamento non
vanno tuti nella stessa direzione. Per cui il rimanere legati a dei valori di riferimento può
risultare inefficace se poi il gruppo di appartenenza si muove in modo diverso.
L’interiorizzazione del precetto legale, quindi, non è sufficiente.
Questo accade anche nelle fasi storiche in cui c’è una rapida modifica valoriale, la società vive
questi meccanismi di cui abbiamo parlato, perché c’è un trapasso da un modello ad un altro, ma non
c’è contemporaneamente e rapidamente ad una scelta. QUINDI LA FASE DEI MUTAMENTI
STORICI È UNA DELLE FASI IN CUI È PIU’ ALTO IL RISCHIO DEI COMPORTAMENTI
CRIMINOSI.
Tutto questo accade anche nei rapporti di coppia. E’ studiato che gli elementi che rendono duraturo
un rapporto di coppia sono due: tenerezza e stima/ammirazione. Una delle cose che si dovrebbero
fare è di fermarsi a riflettere su questi aspetti. Problemi situazionali e perpetui, sono dei problemi
strutturali e culturali, non sono semplici da modificare. Da questo punto di vista stiamo parlando di
bisogni diversi. Finché ci troviamo nei problemi situazionali allora possiamo fare dei discorsi,
quando ci troviamo nei problemi perpetui invece è complesso ci troviamo nell’ambito delle
caratteristiche innate. Quando ci sono questi problemi strutturati andiamo a finire in una dimensione
di blocco.
SCHEDA TECNICA SULL’OMICIDIO:
Linea blu che ha ad oggetto i tassi in percentuali dall’andamento degli omicidi degli uomini dal
2002 al 2009, ha una tendenza marcata verso la diminuzione, per quanto più alto dei delitti
omicidiari ad opera delle donne.
ALTRA SCHEDA SUL NUMERO DI TERMINI ASSOLUTI DI OMICIDI MAFIOSI DAL 1983
AL 2019 : fortemente ridotto. Dato importante dal punto di vista dell’allarme sociale. Sarebbe
interessante valutare la specificazione di chi rientra in queste vittime, se vi rientrano anche le
vendette trasversali, chi si trovava al momento sbagliato nel momento sbagliato, vittime indirette
(parenti mafiosi etc) etc..
Autore non identificato/sconosciuto = che non si ha contezza della persona, non si ha chi è stato.

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