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INDICE
Introduzione....................................................................................................................................................2
CAPITOLO 1..................................................................................................................................................2

Introduzione

Da decenni, ma in particolare in questi ultimi anni, un numero considerevole di soggetti si trova in


una condizione di emarginazione, di inferiorità rispetto alla comunità, escluso da una vita dignitosa
e serena, privo del lavoro necessario al suo benessere e alla sua sicurezza materiale e sociale.
La ricchezza e la povertà sono i due volti della nostra realtà sociale e coloro che non hanno paura di
vedere, che non si nascondono dietro la maschera dell’indifferenza ne sono consapevoli.
Servizi televisivi, indagini statistiche, riviste, quotidiani sono sempre più spesso indirizzati verso
questo argomento.
Causa di questo sentito bisogno di risolvere il problema con tempestività, sono diverse le iniziative
sociali dislocate sul territorio nazionale il cui fine principale è quello di andare a contrastare gli
effetti e gli stereotipi negativi delle persone in situazione di fragilità, in particolare dei senza
dimora.
Nonostante ciò, si sente tuttora la necessità urgente di ulteriori interventi volti a regolamentare e
normativizzare un problema che ne è quasi totalmente privo, adottando comportamenti legittimi e
rispettosi verso i senza tetto.
Altrettante numerose sono le norme internazionali, nazionali e regionali che tendono a regolarne gli
effetti, ma quali sono i diritti realmente garantiti e riconosciuti nel quotidiano?
L'obiettivo di questo elaborato è quello di definire quali sono le linee guida, le normative e le
politiche, andando a proporre sul piano normativo, organizzativo ed economico, quali siano le
azioni più efficaci ed efficienti volte ad aiutare o perlomeno diminuire la percentuale di homeless
presenti sul territorio.

CAPITOLO 1
In linea generale, gli "Homeless", noti anche come senzatetto o persone senza dimora, sono
individui o famiglie che non hanno un’abitazione, un alloggio, per indigenza o perché l’hanno
perduto in seguito a calamità naturali o distruzioni belliche.1
La situazione appena descritta è il risultato di una serie di circostanze complesse, tra cui la povertà,
la mancanza di accesso all'abitazione, la perdita di occupazione con la conseguente disoccupazione,
problemi di salute mentale o di dipendenza dalle sostanze, le difficoltà familiari e persino eventi
traumatici come l'espulsione da casa.
È utile specificare che la scelta dell’uso “senza dimora” rispetto al termine “senza casa” vuole
sollecitare l’attenzione verso la consapevolezza che riferendoci alla “dimora” non intendiamo la
casa solamente come immobile, ma come l’insieme di una serie di condizioni che definiscono
l’intimità e le relazioni di una persona
Il termine Homeless, però, non ha mai avuto una definizione univoca, ma si è sempre adeguato
all'evolversi della società.
Dal punto di vista teorico, Simmel definiva questa situazione come una «categoria di povertà che si
acquisisce solo in relazione agli altri».
Paugam, invece, sottolineò le differenti forme di povertà, andando a specificare l’idea dei senza
dimora come una «tipologia basata sulla relazione di interdipendenza tra società e poveri».
Infine, Bourdieu analizzo la miseria come un «sistema di relazioni sociali che influenza
negativamente la propria percezione di sé e degli altri, nonché le proprie opportunità».
Diversa invece è la definizione di McKinney, il quale ha definito homeless colui «che manca di una
residenza notturna permanente e il quell'odio durante la notte costituito da un riparo provvisorio, da
un hotel di welfare, da un'abitazione temporanea pubblica o privata inadatta al riposo di un essere
umano».
Diversa ancora è la definizione data da U.S. General Accounting Office 2 nel 1985, che parla di
«persone che mancano di risorse, alle quali la comunità ritiene necessario fornire un adeguato
ricovero»3 .

1
https://www.treccani.it/vocabolario/senzatetto/#:~:text=%E2%80%93%20Chi%20non%20ha
%20un'abitazione,distrutta%20la%20casa%20dalle%20bombe%20(

2 Sezione investigativa del Congresso degli Stati Uniti d'America dedita all'auditing e alla valutazione in varie materie.
Fa parte dell'organizzazione del governo federale degli Stati Uniti d'America.
3 Senza fissa dimora, senza tetto, senza diritti. di Romano Minardi; Pubblicato sul n.4/2005 de “I Servizi Demografici”
- Maggioli editore
Secondo la tipologia ETHOS4, si considerano “senza dimora” quelle persone che si trovano in una
situazione di povertà materiale e immateriale e dall’impossibilità o incapacità di provvedere
autonomamente al reperimento e al mantenimento di un’abitazione in senso proprio. La persona
viene definita tale sulla base di quattro elementi: multifattorialità, progressività del percorso
emarginante, esclusione delle prestazioni di welfare e difficoltà a strutturare e mantenere delle
relazioni durature nel tempo.
L’etichetta “homeless” rappresenta, quindi, realtà ben distinte, anche dal punto di vista territoriale.
In Europa si fa riferimento alle persone ospitate in alloggi d’emergenza o persone che dormono in
addiaccio. Nei paesi scandinavi si comprende anche coloro che vivono in alloggi precari e
inadeguati. In altri paesi si fa riferimento a caratteristiche di tipo amministrativo quali l’assenza di
un indirizzo di domicilio e la mancata registrazione alla sicurezza sociale.
In conseguenza a queste innumerevoli definizioni, per indicare le persone senza dimora sono stati
utilizzati diversi termini quali barbone, vagabondo, homeless e clochard, che hanno sotteso è
veicolato quasi sempre un'ideologia negativa. In relazione, inoltre, ai mutamenti sociali ed
economici degli ultimi trent'anni, le definizioni hanno avuto un significato quasi romantico e ricco
di connotazioni ideologiche. Si iniziò a parlare infatti di clochard e di barboni, per indicare quelle
persone che hanno scelto di vivere per strada perché insofferenti alla società e alle sue regole,
caratterizzati da un'ideale mistico di libertà e solitudine.
È quindi fondamentale distinguere anche il concetto di “senza dimora” (o homeless) da quello di
“senzatetto”. Il primo significa essere privi di tutta la vita, una vita che si può svolgere sotto un tetto
dove l'uomo può coltivare relazioni informali formali; il secondo rimanda ad una molteplicità di
situazioni del tutto casuali, come ad esempio una calamità naturale per la quale una popolazione
può rimanere senza abitazione.
Dal punto di vista storico, il periodo fondante dello sviluppo degli homeless è tra il 1873 e il 1875
quando negli Stati Uniti, in successione alla guerra civile, vennero contati circa tre milioni di
disoccupati con livelli altissimi di povertà. Dall'individuazione fino agli anni ‘90, questa categoria si
è affermata non come fenomeno isolato ma come una nuova realtà da comprendere.
I primi studi che si interessarono al fenomeno indicavano il vagabondaggio come uno degli esiti
della prima rivoluzione industriale il cui problema più grande era rappresentato dal controllo e dalle
forme depressive attuate nei confronti delle fasce più deboli della società.
Non si parlava quindi di senzatetto, ma di vagabondi, i quali furono fin da subito considerati come
pericolosi per la società in quanto rifiutavano i cardini fondamentali della vita economica e
socioculturale, tra cui il lavoro.
Le prime ricerche, avvenute nel 1999, calcolarono circa 17.000 persone tra uomini e donne, in una
condizione di grave emarginazione. Negli anni 2013/2014, è emerso che nel nostro paese erano
circa 47.648: il 60% stranieri, il 40% hanno perso il lavoro stabile, separati dal coniuge e dai figli,
oppure con lavori saltuari. Si conta circa l’87% di uomini, mentre il 13% di donne con età media di
45 anni. Oggi, secondo le ricerche Fio.PSD e Istat, sul territorio italiano si contano circa 50.000
persone senza dimora, la città più colpita e Milano con più di 12.000 utenti e a seguire Roma.
Siamo quindi di fronte ad un fenomeno complesso che colpisce persone la cui la caratteristica
comune è paradossalmente l'eterogeneità delle problematiche. In particolar modo, la condizione più
grave è l'emarginazione sociale, un fenomeno presente in tutte le società occidentali nonostante il

4 Sviluppato da FEANTSA nel 2005 e rappresenta una Classificazione europea dei Senza Dimora e dell’esclusione
abitativa. come mezzo per migliorare la comprensione e la misurazione del fenomeno Homeless in Europa e per fornire
un “linguaggio” comune
forte sviluppo economico di questi ultimi decenni. Inoltre, affrontare il problema degli Homeless
richiede una comprensione approfondita delle cause sottostanti e delle soluzioni possibili, tra cui
interventi sociali, abitazioni accessibili, servizi di supporto e politiche pubbliche mirate a prevenire
la condizione di senzatetto e a fornire assistenza
Come conseguenza del mutamento sociale, si è sviluppato un impoverimento dei valori della
società, la quale è sempre meno propensa alla solidarietà.
È presente, infatti, sempre di più una diffusa convinzione tra la comunità che la strada sia una scelta
di vita; tale stereotipo, però, veicola un'immagine alquanto riduttiva: nella maggior parte dei casi si
tratta di una serie di microfratture, come ad esempio l'allontanamento da una situazione di violenza
o di emarginazione, la mancanza di un reddito mensile stabile, ecc...
Si parla quindi oggi di una “sottocultura della resistenza” una sorta di cambiamento dell'abitudine
sociali e culturali, del corpo e della psiche, a cui i senza dimora sono soggetti (F. Bonadonna).

CAPITOLO 2

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