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STORIA E CONFIGURAZIONE DELLO STATO

SOCIALE

“Se una società libera non sarà in grado


i molti che sono poveri, non potrà
nemmeno salvare i pochi che sono
ricchi”

GIOVANNI SPECIALE VE
WELFARE

Il Welfare è un insieme di politiche pubbliche, messe in atto dallo stato, volte a migliorare le
condizioni di vita che garantiscono assistenza e benessere ai cittadini. Lo stato interviene
nell’economia di mercato regolando la distribuzione dei redditi e prevedendo un sostegno per i
cittadini in difficoltà. Nella sua forma più ampia il welfare si impegna a fornire servizi a tutta la
collettività. Ian Gough (studioso) specifica che il welfare è il potere esercitato dallo stato per
favorire l’adattamento della forza lavoro ai cambiamenti di mercato e mantenere la popolazione
non lavorativa in una società capitalistica, è quindi compito dello stato colmare gli squilibri che il
mercato crea. Asa Briggs (storico) individua i tre obbiettivi del welfare:

-assicurare un tenore di vita minimo a tutti i cittadini


-dare sicurezza a chi si ritrova sfavorito
-consentire a tutti di usufruire di alcuni servizi fondamentali.

LE ORIGINI DEL WELFARE


Troviamo anche nel passato alcune forme di “assistenza caritatevole”:
- vediamo nascere in Italia le Società operaie di mutuo soccorso che si sviluppano in seguito ai
moti del 1848, si tratta in questo caso di assistenza privata.
- in Inghilterra nel 1536 vengono emanate le Poor Laws, tramite cui lo stato coordina la chiese e le
attività locali in favore dei poveri. Sarà la Germania con Otto Von Bismark nel 1889 ad istituire le
prime leggi sulla previdenza e l’assistenza pubblica in favore dei lavoratori dell’industria e delle
loro famiglie, ma si tratta ancora di Welfare contributivo e non esteso a tutti.

IL RAPPORTO BEVERIDGE (ispirazione socialista) [tipo redistributivo]


Istituito nel 1942 viene considerato l’atto di nascita del welfare e rappresentava un progetto volto a
garantire la protezione dei cittadini nei casi di malattia, maternità o vecchiaia perché
temporaneamente esclusi dal mercato del lavoro.
Questo comprendeva:
-servizio medico nazione destinato a tutti i cittadini
-indennità di disoccupazione
-aumento delle pensioni
-rafforzamento dell’insegnamento pubblico
-controllo dello stato su prezzi e salari Questo sistema viene definito redistributivo perché lo stato
effettua un prelievo fiscale progressivo in cui più era alto il reddito più erano alte le tasse e
successivamente redistribuisce le risorse a tutti i cittadini.
GLI ANNI D’ORO DEL WELFARE
Il modello Beveridge si diffonde rapidamente soprattutto in Europa, e tra gli anni cinquanta e
settanta lo stato sociale vive il suo periodo d’oro. L’evoluzione e il progresso economico portarono
ampliare le risorse fiscali consentendo un adeguato finanziamento per i servizi erogati dallo stato.
Cambia la filosofia, non si mira più a dare il minimo necessario, ma a garantire a tutti uno stile di
vita più soddisfacente.
-Svezia e Danimarca prendono atto delle esperienze pregresse e rafforzano la prospettiva di
garantire a tutti un tenore di vita medio.

LO STATO SOCIALE IN ITALIA


In Italia i primi passi verso lo stato sociale vengono mossi verso il 1898 con leggi che introducono
l’assicurazione sugli infortuni, invalidità e vecchia, questa diventa obbligatoria dal 1919. Per vedere
cambiamenti più sostanziali bisogna però aspettare il fascismo.
In una visione dell’azione interventista e «totalitaria» dello Stato, orientata alla «disciplina e difesa
del lavoro» e alla «tutela ed incremento della stirpe» - quali obiettivi della «politica sociale del
Fascismo» la previdenza sociale assumeva un ruolo fondamentale nell’ambito delle «realizzazioni»
del fascismo. Nascono infps (INPS) per la previdenza, la infail (INAIL) per gli infortuni sul
lavoro, l’ONMI a favore della maternità, l’opera nazionale balilla e la gioventù italiana a favore
dei giovani. La politica sociale attuata dal fascismo si impose però con un carattere «totalitario» che
mirava a ricondurre sotto le mani del regime un sistema di protezione sociale ancora segnato dalla
presenza del mutualismo e delle iniziative confessionali legati alle Opere Pie. La strategia adottata
fu quella di una politica protettiva volta a creare consenso attorno al regime. La caduta del fascismo
e la fine del secondo conflitto mondiale misero in crisi il funzionamento degli organi previdenziali
italiani allora esistenti. L’Italia optò quindi per l’idea di Beveridge per una sicurezza sociale
correlata ad un reddito minimo garantito e ad una piena tutela della salute, assistenza e previdenza
per tutti i cittadini.

DIVERSE TIPOLOGIE DI WELFARE


MODELLO SOCIAL-DEMOCRATICO: tipico dei paesi scandinavi, adotta un criterio
universalistico, vengono infatti erogate le stesse prestazioni a tutti i cittadini. Vi è una spesa elevata
per la spesa pubblica (sanità e istruzione) e sono previsti i sussidi di disoccupazione. Questo
modello per funzionare ha bisogno di un’elevata pressione fiscale che i cittadini pagano in misura
proporzionale e progressiva rispetto al reddito.

MODELLO LIBERALE: diffuso nei paesi anglosassoni, non prevede assistenza sociale a carattere
universale ma iniziative indirizzate a specifiche categorie sociali, i cittadini indigenti.
MODELLO CONSERVATORE: adottato da Germania, Paesi Bassi, Francia, collega le prestazioni
sociali alla condizione occupazionale dell’individuo: secondo il tipo di lavoro svolto vengono
stipulate assicurazioni sociali che comportano determinate tutele da parte dello stato.
MODELLO MEDITERRANEO O FAMILISTA: presente in Italia, Grecia e Spagna, ovvero dove
la famiglia viene percepita come la principale fornitrice di cura e assistenza.
Questo modello è inoltre caratterizzato da una spesa pubblica sbilanciata verso certi settori piuttosto
che in altri.

Seneca
Anche Seneca nei sette libri del De Beneficis tratta il tema della beneficenza e della gratitudine
attraverso una dettagliata casistica per cui vengono definiti i modi e le circostanze in cui fare
benefici e per cui i beneficiati devono esprimere gratitudine. Il beneficium a Roma era una pratica
molto antica e radicata nella cultura, era una forma di comunicazione sociale con effetti sulla
società romana simili a quelli dell’amicizia, pero l’amicizia per i romani era un legame politico
prima che sentimentale e si esercitava tra eguali, invece il beneficio è un ponte istituito tra figure
sociali diverse, il benefattore e il beneficiato. Un po’ quello che dovrebbe accadere tra stato e
cittadino nel welfare

WELFARE E SETTORI INTERESSATI

L'assistenza sociale ha come scopo la tutela degli interessi presenti nei cittadini. Si tratta dunque di
interventi a sostegno dei cittadini che in dato momento si trovano in particolari condizioni di
indigenza, devianza o emarginazione. Per aiutare le persone in difficoltà, lo Stato crea una rete di
servizi alla persona, Come centri ricreativi per i minori, consultori familiari... Il proposito di queste
istituzioni è quello di reintegrare nella società anche i cosiddetti soggetti a rischio, con interventi
mirati a rimuovere le cause del disagio e, di conseguenza, a cercare di dare loro una nuova
collocazione nella società. Dell'assistenza fa parte la prevenzione, ossia quell'insieme di interventi
che vogliono prevenire comportamenti e situazioni rischiose.
La previdenza è anch’essa una forma di assistenza, ma proiettata verso il futuro. La previdenza
sociale mette in atto misure tese a prevenire le conseguenze negative di determinati eventi che
possono colpire e mutare la vita di un individuo: la perdita del lavoro, un infortunio ecc. ll settore
più importante della politica previdenziale è quello legato al sistema pensionistico. In Italia si è
passati dal sistema retributivo a quello contributivo, allungando in tal modo l’età per andare in
pensione

L’STRUZIONE
L’istruzione è un altro ambito nevralgico delle politiche sociali. L’Art.34 dice che “La scuola è
aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita”. Da un
buon sistema scolastico dipende infatti un buon sistema Paese. L'istruzione è anche uno strumento
di democrazia, perché consente alle persone di conoscere i propri diritti e comprendere quale sia il
modo migliore per farli valere: per questa ragione i regimi autoritari hanno spesso una scarsa
propensione allo sviluppo dell'istruzione. Nei paesi democratici l'istruzione è al centro di grande
attenzione. In molti casi l'universalità dell'istruzione scolastica nel livello primario e secondario è
resa possibile dalla dalla presenza di tasse scolastiche puramente "simboliche".

LA FORMAZIONE DEGLI ADULTI

Nell'ottica del Welfare, anche gli adulti hanno diritto alla formazione, innanzitutto coloro che non
hanno ricevuto l'istruzione prevista in età scolare. Ci sono infatti scuole serali rivolte ad adulti
rimasti esclusi nel processo formativo o a numerosi sono gli immigrati che hanno bisogno di nuove
conoscenze e competenze adeguate al Paese d'accoglienza. Accanto a queste esigenze più
specificamente scolastiche, si collega poi il lifelong learning: il diritto allo studio per adulti e
anziani che vogliono migliorare la propria conoscenza.

L’ABITAZIONE
Un terzo settore di intervento delle politiche sociali è costituito dalla casa: luogo dove trascorrere la
propria vita, fondamentale per tutti. La residenza è indispensabile per esercitare altri diritti: avere
un documento d'identità, l'assistenza sanitaria, un posto di lavoro. Essere "senza fissa dimora"
significa non poter godere appieno dei diritti di cittadinanza. Per quanto riguarda il diritto
all'abitazione, Chiara Saraceno spiega che dalla seconda guerra mondiale agli anni Ottanta è
possibile individuare "tre modelli di titolo dell’abitazione”:
SISTEMA DUALE: particolarmente presente in Irlanda e nel Regno Unito, prevede abitazioni di
proprietà privata per il cui acquisto esiste un sostegno fiscale, e un'edilizia popolare, che resta di
proprietà pubblica con affitti molto bassi.
SISTEMA UNITARIO: tipico dell'allora Germania occidentale (la Rft) e della Danimarca: negli
affitti il settore privato compete con quello sociale in condizioni di sostanziale parità;
SISTEMA EST EUROPEO: nel quale l'abitazione è definita un diritto sociale garantito dallo
Stato comunista, proprietario degli immobili affittati a prezzi molto calmierati, con un basso costo
per gli inquilini ma un alto costo per lo Stato, costretto a venderli già prima della caduta dei vari
regimi. Con gli anni Novanta la situazione cambia in tutti i sistemi. Nei primi due, diminuisce molto
l'edilizia pubblica con una privatizzazione degli appartamenti, spesso in vendita a prezzi vantaggiosi
agli stessi inquilini; nei Paesi dell'est europeo, la fine dei regimi comunisti ha portato a una
restituzione degli immobili ai proprietari originari, o ai loro eredi, o alla vendita senza "calmiere",
con aumento dei prezzi delle case con gravi ricadute sociali.

Nel complesso, quindi, le politiche abitative hanno cambiato indirizzo. Dallo sfruttamento di un
bene si passa al suo possesso. L'acquisto di una casa è diventato uno status symbol, ma anche un
investimento di denaro.
FAMIGLIA E MATERNITA’.
Altro settore interessato agli interventi del Welfare è costituito dalla famiglia e dalla maternità. Nel
corso del secondo dopoguerra man mano che L’occupazione femminile è andata crescendo, si è
imposta la necessità di un sostegno alle famiglie nella cura dei figli.
Le misure prese a favore delle famiglie sono molteplici, come gli sgravi fiscali o gli assegni. Un
altro aspetto importante è costituito dai congedi di maternità e genitoriali: si riconosce a madri e
padri un tempo da dedicare alla gravidanza e alla nascita dei figli; per la madre, un periodo che può
andare da 2 mesi prima a tre mesi dopo il parto e che può variare comunque da Paese a Paese. È da
notare come il congedo di paternità si sia aggiunto in un secondo tempo rispetto al congedo di
maternità: in questo modo la società ha riconosciuto e anche promosso per il padre gli stessi diritti e
doveri attribuiti alla madre nei confronti dei figli. Alcuni articoli della Costituzione italiana come
l’Art. 29 prevede sull’eguaglianza tra marito e moglie; Art 30 il dovere di prendersi cura dei figli;
Art 31 prevede misure economiche che lo stato attua in favore di famiglia, maternità e gioventù.

LE DONNE E LA FAMIGLIA NEL FASCISMO L'ideologia fascista inquadrava le donne in una


visione gerarchica del rapporto fra i sessi, dovuta all’enfatizzato culto della virilità. Il regime
promosse nuove misure concernenti i rapporti fra i sessi e i rapporti generazionali , La famiglia era
incoraggiata ad essere prolifica e ad essere collegata organicamente allo stato. Il nucleo familiare
diviene così la cellula fondamentale dello stato fascista. Questo nuovo modello di famiglia
presupponeva un marito lavoratore e una moglie casalinga.
Il provvedimento più significativo, in questo campo, fu l’istituzione dell’ONMI, Opera Nazionale
Maternità e Infanzia. L’obiettivo dell’agenzia era di tutelare madri e bambini nati al di fuori della
famiglia che non potevano essere assistiti dai padri biologici allo scopo di ridurre il tasso di
mortalità dei figli illegittimi. L’ONMI offriva controlli gratuiti e sussidi alle donne gravide; educava
le giovani madri a occuparsi dei bambini; offriva assistenza legale per ottenere il riconoscimento del
figlio da parte del padre e agevolare il matrimonio della coppia, aiutava le giovani madri a trovare
lavoro. Le donne venivano istruite con nozioni di economia domestica, puericultura e igiene. In
generale, l’operato dell’ONMI e della rete di professionisti che creò, contribuì a diffondere nuovi
standard di cura pre- e post-natale, igiene e alimentazione.

LA CRISI DEL WELFARE


Dalla metà degli anni 70 lo stato sociale entra in una crisi aggravatasi nel corso degli anni: in tutti i
paesi ci è stato un ridimensionamento della spesa pubblica.
Le cause fondamentali della crisi sono 4:
COSTI: non sempre i paesi hanno a disposizione le risorse necessarie per finanziare uno stato
sociale e il poco che c’è viene indirizzato verso lo sviluppo economico e la sicurezza pubblica.
A fronte della crisi viene spesso proposto l’alleggerimento fiscale, che deve essere però ben
ragionato perché viene compensato con un aumento del costo dei servizi.
INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE: una minor natalità e un prolungamento della
durata della vita fanno aumentare il tasso di anziani non produttivi, a fronte di questo viene alzata
l’età pensionistica che porta però alla chiusura del mercato del lavoro per le giovani generazioni ai
quali tocca attendere di più per cominciare a lavorare.
INEFFICENZA: la crisi può essere accentuata dalla mancata organizzazione dello stato
nell’erogazione dei servizi e dall’evasione fiscale.
GLOBALIZZAZIONE: la trasformazioni delle dinamiche economiche ha messo in crisi lo stato
sociale. Draghi afferma che “il vecchio modello sociale è morto” per via:
-della rapidità dell’innovazione
-la concorrenza dei paesi emergenti
-l’invecchiamento della popolazione
Oggi Il Piano di Ripresa e Resilienza del governo Draghi per arginare l’impatto devastante del
coronavirus, punta a rafforzare il sistema scuola, con interventi didattici e anche infrastrutturali, e la
ricerca. Prevede investimenti negli asili nido, nelle scuole materne, nei servizi di educazione e
cura per l’infanzia, mira ampliare l’offerta formativa delle scuole e renderle sempre più aperte al
territorio e prevede una riforma dell’orientamento, dei programmi di dottorato e dei corsi di
laurea. Prevede in generale che lo stato aiuti le imprese e l’economia attraverso questo grande
“finanziamento” che se orientato nei giusti settori potrebbe risolvere molteplici problemi, ad
esempio vediamo dal modello Keynesiano che un investimento nella spesa pubblica (strade,
infrastrutture e servizi) porta ad un miglioramento delle condizioni di un luogo, un maggior
benessere del cittadino e un minor tasso di disoccupazione.

L’ALTERNATIVA DEL PRIVATO SOCIALE


Accanto alle politiche sociali pubbliche si affaccia il privato sociale o terzo settore, che sostituisce
lo Stato la dove esso non interviene più o lo fa in modo insufficiente.
Il privato sociale nasce da un vuoto lasciato dallo Stato, però coinvolge direttamente i cittadini e li
responsabilizza.
L’ aspetto legato alla solidarietà sociale è ciò che contraddistingue il privato sociale. Esso opera
attraverso organizzazioni no profit, che cioè non si propongono fini di lucro: perciò si parla di un
"terzo settore": che si diversifica dagli altri due settori, lo Stato, che è pubblico, e il mercato, che si
propone il guadagno. Sono molti gli attori del Terzo settore: soggetti sia volontari sia retribuiti. Essi
lavorano gli uni affianco agli altri in vari tipi di organizzazione. Protagoniste del Terzo settore sono
le associazioni di volontariato. Da poco più di un ventennio operano anche le cooperative sociali,
realtà aziendali che si assumono la gestione di servizi socio-sanitari, educativi e di insegnamento
lavorativo di soggetti con problemi psico-fisico ma anche di detenuti: chi vi opera può essere
retribuito o volontario. Gli enti pubblici possono "esternalizzare”, cioè affidare dei servizi sociali a
queste cooperative.
Esperienza PCTO (ex ALTERNANZA)

Quest’anno abbiamo avuto la possibilità di collaborare con Parsifal, che ci ha spiegato dinamiche ed
organizzazione di una cooperativa. Tipo A: cooperative di produzione di lavoro, fa lavorare i soci.
Tipo B: favorisce i soci con problematiche (ex detenuti disabili). Ci ha spiegato come nasce una
cooperativa, che si costituisce con un atto pubblico e formale, redatto presso un notaio. Si redige
lo statuto in cui si trova tutto ciò che fa di quella cooperativa, quella cooperativa. L’oggetto speciale
è importante, se non si è previsto qualcosa allora quel servizio non si può fare. Lo si può definire un
Core business: il ricavo ha a che fare con la mission e le attività educative, per mantenere queste
associazioni (realizzando anche progetti e ottenendo bandi) . Tale esperienza è stata formativa sia
dal punto di vista teorico perché ho arricchito le mie conoscenze in merito al Terzo settore, ma
anche dal punto di vista pratico, perché mi ha dato la possibilità di interagire (anche se online) con i
soggetti che sono i destinatari della loro mission. Ci è stata data la possibilità di conoscere il dietro
le quinte dell’associazione, l’organizzazione delle attività rivolte ai disabili (uscite-socializzazione-
autonomia) e agli anziani (progetto tramite meet).

L’esperienza del terzo anno mi ha fatto riflettere sul ruolo che a famiglia e la scuola hanno sullo
sviluppo cognitivo del bambino, in particolare attraverso lo strumento della lettura ad alta voce
Rivolta al bambino. E’ stato particolarmente bello come questo crei un ambiente favorevole allo
sviluppo della curiosità dei bambini, a cui veniva data la possibilità di intervenire con domande o
riflessioni. Abbiamo anche avuto la possibilità di svolgere attività con i bambini, sia al chiuso con i
materiali forniti dalla scuola che all’aperto. Ciò che personalmente mi ha segnato di più è stato il
comprendere quanto la famiglia influisca nel comportamento dei bambini e di come questi possono
rispondere in maniera completamente differente anche di fronte le stesse esperienze (es di una
bambina presente in classe)

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