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WELFARE STATE:
POLITICHE SOCIALI:
-DIFFERENZIAZIONE DELLE POLITICHE SOCIALI
-DISUGUAGLIANZA DISTRIBUTIVA
IL PIANO DI ZONA:
-IL PIANO DI ZONA
-LA COSTRUZIONE
LA COLLABORAZIONE:
-DEFINIZIONI ED ELEMENTI CHE CONDIZIONANO LA COLLABORAZIONE
-POLICY MAKING
IMMIGRAZIONE
1
IL FUTURO DEL WELFARE
2
EVOL
UZIO
NE
WELF
ARE
STATE
POLITICA SOCIALE
dimensione delle Politiche pubbliche
(legge 328/00)
L’OBIETTIVO è GARANTIRE:
3
- il BENESSERE DEI CITTADINI attraverso il riconoscimento di bisogni
diversi e la definizione di norme e valutazioni che regolamentino la
DISTRIBUZIONE DELLE RISORSE (risorse materiali: risorse economiche,
beni materiali, strutture; risorse astratte: valori, capacità,
potenzionalità)
▪ NUOVI DIRITTI (di quarta generazione) → diritto alla protezione dei dati
personali (privacy) e diritto alla tutela dell’ambiente, sicurezza in rete (fine
‘900 – oggi)
STATO ASSISTENZIALE
Lo Stato Nazionale è stato costituito nel 1861, quale creazione di un disegno voluto,
dove l’evoluzione innaturale della comunità genera la necessità della creazione di una
nuova consapevolezza nelle persone (che avevano radicata l’idea di Comunità e non
ancora di Patria) e quindi l’ottenimento di legittimazione da parte della
popolazione e ciò avviene attraverso la SOLIDARIETA’ SOCIALE.
STATO ASSISTENZIALE
6
Il modello assistenzialistico nasce dall’organizzazione dell’uomo in società,
quando si sviluppa il bisogno di regole, che garantiscono la sopravvivenza ed il
vivere sociale.
DIFFERENZE TRA STATI: gli Stati hanno dato rilevanza ai diversi bisogni
con diversi criteri di accesso alle prestazioni (non a diversi stadi di uno
stesso modello).
7
CONNESSIONI:
rivoluzione industriale
cambiamento sociale
disponibilità di forza lavoro (mancanza di mezzi di sostentamento)
sviluppo degli Stati nazionali.
8
- non indicano l’organizzazione dei servizi da parte degli Stati (elementi
costitutivi non chiari)
- si riferiscono ad un grande numero di politiche e servizi, che producono
effetti differenti, mentre la posizione iniziale era volta a prestazioni
universali (astratta)
DEFINIZIONI STORICHE
9
Si caratterizza come RISPOSTA PUBBLICA, che si contrappone alla carità
privata: differenza in termini di esigibilità, di fruibilità dei diritti sociali, che il
cittadino può rivendicare.
CRITICHE:
Prospettive evoluzioniste presuppongono un welfare state
universalistico
La crisi economica porta alla crisi dell welfare
POSIZIONE NEOMARXISTA
→ si ricollega alla concezione di Stato di Marx = SOCIETÀ STRUTTURATA IN
CLASSI SOCIALI dove il welfare state:
- non affronta le cause dei bisogni e non modifica le disuguaglianze sociali
in termini di inefficacia e inefficienza (sistema burocratico)
- è uno strumento di controllo sociale maggiore nei confronti delle
persone meritevoli dell’aiuto
- ha carattere di ambiguità dove da una parte il Welfare deve legittimare
l’accumulo di capitale (che riguarda solo poche persone) , dall’altro deve
garantire la legittimazione dello Stato (che riguarda la collettività):
aspetti complementari, ma antagonisti (in crisi economica quando è
necessario effettuare una scelta tra le due possibilità)
POSIZIONE NEOLIBERISTA
- radicalizza il conflitto sociale e non lo mitiga, rendendo le persone
dipendenti dal sistema e disincentivando il lavoro e gli investimenti
MANCANZA DI LAVORO
La storia del Welfare State inizia da lontano, come risposta ai bisogni legati alla
sussistenza.
Lo Stato sociale nacque e si consolidò in Occidente, durante il XIX ed il XX
secolo, di pari passo con la storia della civiltà industriale e la sua evoluzione
può essere suddivisa fasi successive:
10
- la SOCIETÀ RURALE era basata su un meccanismo di reciprocità tre i
proprietari delle terre (latifondisti) ed i contadini che coltivavano le
terre e che vivevano dei loro prodotti in un’economia di sussitenza; con
l’incremento demografico i terreni vengono a mancare e si rende
necessario colonizzare nuove terre incolte.
11
Situazione critica derivante dall’incapacità di raggiungere un
reddito soddisfacente (povertà dovuta alla disoccupazione) e
dall’immobilità territoriale
- nel 1913 in Svezia tutti i cittadini +67 anni avevano diritto alla pensione
FASE DI CONSOLIDAMENTO
TRA LE DUE GUERRE MONDIALI
FASE DI ESPANSIONE
RAPPORTO BEVERIDGE (Regno Unito - 1941)
13
La povertà (“la povertà genera odio” cit. Rapporto Beverage) e la mancanza di
salute sono da imputarsi principalmente alla mancanza di reddito e le misure
finora adottate erano al di sotto della soglia di sussistenza, penalizzando i capi
famiglia.
inizia a sorgere l’idea che lo sviluppo economico non può essere separato dallo
sviluppo sociale, dunque è necessario intraprendere la lotta alla povertà
con una politica di progresso sociale ed affrontare la mancanza di reddito,
l’ignoranza, la trascuratezza, la malattia, con l’obiettivo di giungere alla totale
piena occupazione, con il sostegno di un piano che preveda occupabilità,
occupazione e condizione di vita adeguate.
14
- i cittadini possono usufruire delle prestazioni di cui hanno bisogno
indipendentemente dai contributi assicurativi versati.
-->E così la politica sociale si fonda sempre più sulla solidarietà di tutta la
collettività, attraverso un massiccio intervento finanziario dello Stato, il quale
dovrebbe garantire, nei casi in cui venga meno il reddito personale, sicurezza
economica a tutti i cittadini.
15
Questi elementi sono tutti presenti negli Stati europei, dando origine a modelli
differenti.
Anni ’50 – ’60 il welfare deve garantire principi di equità sociale, intesa come
intervento pubblico finalizzato a raggiungere un equilibrio tra
capitalismo e benessere sociale
EQUITA’
↓
√ GIUSTIZIA ed IMPARZIALITA’
√ OGGETTIVITA’ NELLE VALUTAZIONI
√ UGUAGLIANZA nelle prospettive di vita (possibilità di realizzazione)
√ DIFFERENZIAZIONE MERITOCRATICA
√ ACCESSO UNIVERSALISTICO e SOLIDARIETA’ (a livello di accesso alle
prestazioni e solidarietà e coesione sociale per garantire una vita dignitosa)
16
Prima metà anni ’70 - CRISI ECONOMICA
↓
- calo occupazionale
- aumento della spesa sociale (persone richiedenti aiuto)
- necessaria rivisitazione importante dei conti pubblici, sollecitata dagli
organismi internazionali
mediante:
17
di riduzione della spesa pubblica e reperimento di risposte più flessibili ed
immediate alle emergenze, con la nascita del welfare plurale =
WELFARE MIX, dove, al benessere della comunità non concorre più solo
lo Stato, ma anche gli Enti del Terzo settore
- sviluppo economico
- riconoscimento di diritti di cittadinanza
- equità sociale
Ne sono esempi:
18
Welfare risponde a due processi fondamentali:
● formazione degli Stati nazionali e trasformazione in democrazia di massa
● espansione del capitalismo
come risposta istituzionale a diverse domande di uguaglianza e sicurezza sociale ed economica, garantita attraverso tre
mezzi:
1.pagamento diretto di prestazioni in denaro
2.erogazione diretta di servizi in natura
3.estensione diretta di benefici, mediante crediti e deduzioni fiscali
POLIT 19
ICHE
DIFFERENZIAZIONE DELLE POLITICHE SOCIALI
Il diverso modo di gestire i conflitti sociali dà origine a politiche sociali
diverse nei vari Paesi, dove, però, per tutti l’unico obiettivo è il benessere
dei cittadini, ma con una diversa allocazione delle risorse, i cui principali
mezzi utilizzati dallo Stato per la programmazione e gestione delle politiche
sociali sono:
Prevedono:
Prevedono:
● l’erogazione di prestazioni standardizzazione in forma automatica ed
imparziale, da parte di istituzioni specializzate e centralizzate (INPS, INAIL), in base al
proprio status contributivo;
● i beneficiari/lavoratori sono assicurati contro i rischi specifici collegati all’attività
svolta
● sistema di redistribuzione differenziato per genere e classi d’età, dove il
capofamiglia diventa il destinatario diretto → vengono contemplati i destinatari
indiretti legati al lavoratore (persone a carico).
Prevedono:
● erogazione di benefici e prestazioni con criteri arbitrari, destinati ai più bisognosi, a seguito dimostrazione
situazione di bisogno, mediante la prova dei mezzi, quale verifica che il reddito individuale sia al di sotto di
una soglia prestabilita → aiuti offerti ai bisognosi senza contribuire al merito, con misure assistenziali poco
efficaci, che non permettono il superamento dello stato di bisogno e non promuovono l’autorealizzazione
(limiti della prova dei mezzi)
Prova dei mezzi oggettivata, quale accertamento che prevede due passaggi:
1. riconoscimento del bisogno da tutelare (da fatto privato a sociale)
2. risorse disponibili:
→ parenti civilmente obbligati = persone tenute agli alimenti (coniuge, figli,
nonni=ascendenti, fratelli e sorelle, affini=genero/suocero)
→ economiche
La prova dei mezzi, al giorno d’oggi, avviene mediante l’ISEE, quale nuovo strumento
per la valutazione amministrativa del bisogno: considera per tutti, con le stesse
modalità, la situazione economica (criterio oggettivo che risulta dai redditi, dai
componenti oggettivi e del nucleo familiare)
21
LIMITI E DIFFERENZE legate alle diverse misure ed orientamenti politici:
Limiti:
▪ scarsa efficacia delle misure assistenziali
▪ permanenza in uno stato di povertà, rendendo difficile la ricollocazione nel mondo
del lavoro
Differenze:
▪ soglia di reddito per accedere alle prestazioni, che varia molto a seconda della
prestazione
▪ livello di indagine in merito alla rete familiare
▪ discrezionalità politica (chi sono i beneficiari e tempo di durata), organizzativa
(discrezionalità interpretativa della legge, ampliando o riducendo la platea dei
beneficiari), temporale (contributi continuativi che creavano consenso, rapporto
clientelare, anche se creava una spesa inutile per l’Ente comunale) → rischio di
pratiche clientelari
DISUGUAGLIANZA REDISTRIBUTIVA
23
WELFARE STATE IN
ITALIA
24
WELFARE STATE IN ITALIA
25
LO SVILUPPO DELLE POLITICHE SOCIALI
26
▪ nel ’68 la CONTESTAZIONE come movimento mondiale, dove i
professionisti sentono di non riuscire ad incidere sulle cause strutturali dei
problemi e contrastano l’idea di utente assistito, il rifiuto alla normalizzazione,
→ promozione al CAMBIAMENTO (empowerment, advocacy).
DECENTRAMENTO AMMINISTRATIVO
27
e conoscenze, ma anche acquisizione di partecipazione delle persone, dove la
prossimità di un territorio favorisce la relazione).
DEISTITUZIONALIZZAZIONE
riguarda:
28
- il sociale si sta ancora riferendo alla legge Crispi del 1890, affermando il
decentramento territoriale con il D.P.R. 616/77, ma non organizzando le
modalità di funzionamento → le singole Regioni legiferano per cercare di
organizzare il sistema (l’autonomia regionale crea differenze importanti
ed arretratezze soprattutto nel sud Italia)
29
La prossimità ai cittadini, la flessibilità, una maggiore tempestività di risposta e
le istanze di partecipazione, favoriscono la nascita del Welfare Mix =
integrazione tra privato e pubblico sociale.
OBIETTIVO
↓
realizzare un sistema integrato di interventi e servizi sociali, mediante una rete,
finalizzato alla promozione del benessere di tutti i cittadini, attraverso un accesso
omogeneo ai diritti sociali su tutto il territorio nazionale (cittadinanza sociale) →
garantendo il minimo, attraverso la definizione dei LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA
(LIVEAS), che rappresentano le prestazioni essenziali garantite a tutti i cittadini su
tutto il territorio nazionale.
LIMITI
Molti principi della legge non hanno trovato ancora applicazione rendendo
ancora più difficile la totale situazione della Legge, in quanto:
- il Governo non ha definito con chiarezza i Liveas
- ragioni di carattere organizzativo, dati dagli elementi persistenti del ws
italiano, quali categoricità e particolarismo, assistenzialismo ed utilizzo
dei benefici di welfare a scopo consensuale, le distorsioni clientelari ed i
forti squilibri territoriali, hanno reso ancora più difficile la totale
attuazione della legge 328/00.
MACRO
30
▪ Governance multilivello: esistono più centri decisionali intersecati tra loro
▪ Piano di zona: indica la politica locale rispetto all’ambito sociale
MESO
▪ Gestione associata: modalità di organizzazione dei servizi
▪ Esternalizzazione: introduzione della possibilità di affidare i servizi a terzi
MICRO
▪ Accesso ai servizi: definisce le modalità di accesso ai servizi (LEA,
segretariato sociale, modalità oggettiva di prova dei mezzi=ISEE, introduzione
dei voucher sociali)
INNOVAZIONI
⁕ l’introduzione dei TITOLI SOCIALI (buoni sociali o voucher) per l’accesso ai servizi
⁕ EQUITA’ → diversa distribuzione a seconda della gravità del bisogno
In merito all’ORGANIZZAZIONE:
⁕ GOVERNANCE MULTILIVELLO
⁕ diversa tipologia di ENTI che erogano servizi (ente pubblico, privato sociale)
⁕ GESTIONE ASSOCIATA tra Comuni → omogeneità dell’offerta in un territorio,
generalmente coincidente con il Distretto sanitario
31
Il Comune, quale Ente centrale, ha il compito di garante del prodotto e del processo,
al quale viene affidata la regia della programmazione del welfare locale, riportando ai
principi di:
-SUSSIDIARIETA’ ORIZZONTALE:
si uniscono le specializzazioni di più soggetti
di un territorio (pubblico, famiglie, merc--ato,
enti di terzo settore), che, insieme, concorrono
a definire ed erogare il sistema locale dei servizi
→ dinamica riscontrabile nella democrazia
deliberativa, basata sulla fiducia
= forma di cooperazione pubblico-privato per
programmare e realizzare i servizi di una
determinata zona → governance
-SUSSIDARIETA’ VERTICALE:
definisce le competenze di Comune, Regione e Stato= attività di cooperazione tra
diversi livelli istituzionali (primo livello di autorità riconosciuto al Comune, secondo
una scala di specializzazione funzionale)
GOVERNANCE:
azione politica quale risultato di una regolazione negoziata tra una pluralità di attori
pubblici e privati
↓ ↓
32
(gruppi genitori, associazioni aggregazione
giovanile, familiari di disabili)
MODELLI DI GOVERNANCE
a. GARANZIE PRESTAZIONALI:
- misure di contasto alla povertà
- misure economiche per favorire la vita autonoma e la permanenza a
domicilio
- interventi di sostegno a minori e nuclei familiari
- misure per sostenere le responsabilità familiari
- misure di sostegno alle donne in difficoltà
- interventi per l’integrazione sociale delle persone disabili
- interventi per le persone anziane
33
- prestazioni socio-educative per soggetti dipendenti
- informazione e consulenza alle famiglie
b. SERVIZI:
- servizio sociale professionale e segretariato
- servizi di pronto intervento
- assistenza domiciliare
- strutture residenziali e semiresidenziali
- centri di accoglienza
34
MODALITÀ DI ACCESSO AL SISTEMA DI SERVIZI:
analizzando i parametri di accesso, è possibile comprendere e valutare l’intero
sistema (aperto o chiuso) e quale logica politica viene adottata. Esistono 4
ambiti di considerazione:
Post-riforma:
- si mantiene la sussidiarietà verticale (le Regioni mantengono l’assetto
della l. 328/00)
- il piano di zona rimane l’unità organizzativa di riferimento
- si differenzia il ruolo assegnate dalle Aziende e l’allocazione delle risorse
- si individuano una serie di criticità: sovraccarico normativo, debole
definizione dei LIVEAS, definizioni incerte di comunità, rappresentanza,
rischiando di aumentare la discrezionalità
35
PROGRAMMAZIONE DEI SERVIZI NELL’AMBITO
SOCIALE
AREE DI PROGRAMMAZIONE:
↓ ↓
AREA SANITA’ AREA SOCIALE
La legge 328/00 prevede che l’Ambito sociale sia composto da più Comuni
(generalmente coincide con il Distretto Sanitario), che si uniscono in
GESTIONE ASSOCIATA per garantire ai cittadini uniformità ed omogeneità
nelle prestazioni (offerta) e nei servizi (accesso) → ciò permette di selezionare
i programmi di welfare
VERSANTE SOCIALE
- lo Stato redige il Piano sociale nazionale;
- la Regione redige il Piano sociale regionale;
- i Comuni associati nell’ambito sociale redigono il Piano di Zona;
VERSANTE SANITARIO
36
- lo Stato redige il Piano sanitario nazionale;
- la Regione redige il Piano sanitario regionale;
- le Azienda sanitarie redigono il piano attuativo locale (programmazione
sanitaria aziendale)
- il Distretto sanitario predispone il piano attuativo territoriale
37
IL
PIAN
O DI
ZONA
38
PIANO DI ZONA
E’ il piano regolatore delle prestazioni, degli interventi e dei servizi alla
persona e rappresenta lo strumento centrale nella nuova
programmazione territoriale degli interventi sociali, con lo scopo di
definire l’integrazione del sociale con il sanitario ed il terzo settore e
l’interazione con il sociale istituzionale
↓ ↘
come PROCESSO di sviluppo della comunità e come DOCUMENTO FINALE
(prodotto) dei tavoli
▪ predisposto dai Comuni che appartengono ad una zona od ambito sociale, che
coincide con il Distretto sanitario: a seguito accordo dei tavoli, è necessario che
anche le Giunte dei diversi Comuni (i cui rappresentanti hanno presenziato ai
tavoli) emettano una delibera che dà potere al Sindaco di sottoscrivere
l’Accordo di programma, con cui viene formalizzato il Piano di zona →
fondamentale ampliare il più possibile l’interlocuzione → adesione agli
obiettivi
▪ durata triennale
39
Finalità generale: promuovere una comunità informata, consapevole,
competente e responsabile
Finalità specifiche:
40
- le modalità per garantire la collaborazione con i servizi periferici dello
Stato (amministrazione penitenziaria e giustizia) e con i soggetti operanti
nell’ambito della solidarietà sociale e le altre risorse della comunità
- le forme di concertazione con l’azienda sanitaria locale
LEGGE 235/97
LEGGE DI SETTORE CHE RIGUARDA INFANZIA E ADOLESCENZA
↓
pianificazione congiunta tra Comuni, Aziende Sanitarie, Scuole, Associazioni,
Cooperative sociali volta a promuovere interventi a favore di famiglie, infanzia
ed adolescenza
=
PIANIFICAZIONE DI SETTORE
↓
COLLABORAZIONE
FASI DI LAVORO
→ Passaggi strategici rispetto all’Ufficio di Piano, di Direzione e
Programmazione
A LIVELLO POLITICO:
La Giunta comunale, quale interlocutore della parte politica, deve deliberare
l’approvazione del piano di zona → il tavolo politico dà un orientamento e
può anche essere incluso nel tavolo tematico.
d. stesura del Piano di Zona con obiettivi, risultati attesi, indicatori, azioni
da compiere, interventi e servizi da garantire, soggetti responsabili, oneri
necessari, tempi di realizzazione dei servizi rapportati alla durata del
Piano, momenti di verifica e valutazione.
43
(ad es. per la mancanza di reddito è necessario individuare il limite = al di
sotto della soglia; per l’impoverimento, concetto troppo astratto, è un
processo che necessita di una dimensione temporale = mancanza di reddito a
livello temporale)
Domande da farsi:
• Cosa accade nella realtà?
• Si può fare un esempio concreto?
• A chi, a quale gruppo di utenti o istituzioni si fa riferimento?
44
⁕ Utilità dell’Albero dei Problemi: passare dai singoli problemi al
quadro complessivo della situazione, in cui tutti i problemi sono
relazionati secondo legami di causa-effetto.
DATO DI PARTENZA
→ elevato livello di obesità nei bambini nella fascia 0-10 anni (scuola
dell’infanzia ed elementare).
CAUSE DIRETTE
CAUSE INDIRETTE
45
il “difficile accesso agli alimenti di maggiore qualità” e la “scarsa cultura
dell’alimentazione!” sono le cause di “scorretta alimentazione in
famiglia” (collocazione al di sotto di quest’ultima).
la “difficoltà di controlli sanitari periodici nelle scuole” è la causa di
“scarsa qualità delle mense scolastiche”.
le “situazioni di disagio familiare” è la causa di “difficoltà psicologiche dei
bambini”.
i “genitori non hanno tempo per stare con i figli” è la causa di “i bambini
poco seguiti a casa”.
la “prevalenza di offerta alimentare di scarsa qualità (rivenditori
automatici, fast-food.
46
ALBERO DEGLI OBIETTIVI
Esempio:
PROBLEMA: “scarsa cultura dell’alimentazione”
OBIETTIVO: “diffusa cultura dell’alimentazione”
ATTIVITA’ (non l’unica) per raggiungere l’obiettivo: “campagna di
sensibilizzazione sull’alimentazione”
47
ESEMPIO PROBLEMA AREA DIPENDENZE
Albero dei problemi
48
Taluni problemi esistono in comune su entrambe le aree, quali:
- isolamento (relazioni, reti familiari, reti di auto aiuto)
- povertà economica
- insicurezza (appare molto più chiaramente nelle dipendenze) – presente
anche nell’albero degli obiettivi
Gli obiettivi diventano STRATEGIE del piano di zona; il piano di zona mira ad
accrescere le linee comuni portanti = FINALITA’, che, nel nostro caso sono
accrescere:
- la sicurezza delle persone
- la capacità economica → di autorealizzazione
- la rete relazionale
(esistono, poi, i sotto-obiettivi da declinare nelle diverse aree).
49
PROGRAMMAZIONE DEI SERVIZI NELL’AMBITO
SOCIALE
AREE DI PROGRAMMAZIONE
↓ ↓
AREA SANITA’ AREA SOCIALE
La legge 328/00 prevede che l’Ambito sociale sia composto da più Comuni
(generalmente coincide con il Distretto Sanitario), che si uniscono in
GESTIONE ASSOCIATA per garantire ai cittadini uniformità ed
omogeneità nelle prestazioni (offerta) e nei servizi (accesso) → ciò
permette di selezionare i programmi di welfare
VERSANTE SOCIALE:
VERSANTE SANITARIO:
50
Lo stato redige il piano sanitario nazionale
La regione redige il piano sanitario regionale
Le aziende sanitarie redigono il piano attuativo locale (programmazione
sanitaria aziendale)
Il distretto sanitario predispone il piano attuativo territoriale
51
Dal 2008 → crisi economica senza precedenti, accuita dall’attuale pandemia,
crea pressione nello Stato sociale, dove il sistema di welfare, creato con
fondamenti di universalismo selettivo ed quità, sta subendo alcune importanti
sfide:
GLOBALIZZAZIONE
52
Con il mercato globale, avviene:
⁕ una DELOCALIZZAZIONE → si spezza la catena capitale – lavoro – mezzi
di produzione, localizzandola in punti diversi
⁕ un ESTERNAMENTO RISPETTO AI CONTRIBUTI FISCALI →, dove lo
Stato non riceve più la risorsa derivante dal fisco, che viene pagata ad un altro
Paese (nuovi attori transnazionali e multinazionali)
↓
Stato impoverito rispetto alle possibilità di protezione sociale, perchè
vengono a mancare le risorse
TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE
1)INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE E DIMINUZIONE DELLA
NATALITÀ
→ i contributi previdenziali versati dai giovani non saranno sufficienti a coprire
la spesa pensionistica
→ i lavoratori garantiti (dipendenti pubblici) sono il 2,6%
base ampia = popolazione giovane, che si restringe con il passare degli anni
55
FLUSSI MIGRATORI (regolari) → aumento fino al 2008-2010, in
calo con la crisi economica e conseguente aumento di emigrazione italiana
verso l’estero (fuga di cervelli)
Problemi:
▪ contratto di lavoro H24 con precarietà di fondo alla morte dell’assistito
▪ le persone impegnate in luoghi di cura lasciano i familiari nel paese di origine
(orfani bianchi) → problematiche affettivo-educative (mancanze, nuove
affettività in famiglie ricostruite) e tensioni sociali
▪ il sistema di welfare non è aperto alla differenza culturale, all’accoglimento di
stranieri, ma strutturato per rispondere ai bisogni della popolazione residente
→ regole di accesso negative per gli stranieri
Nella società moderna il problema era la disuguaglianza, nella società
contemporanea il problema è la vulnerabilità sociale → la protezione naturale è
appesantita da una pluralità di persone dipendenti, con il rischio di
un’inversione (i pensionati mantengono i giovani): la povertà sulla quale incide
il reddito, la salute, la capacità abitativa, la rete relazionale
VULNERABILITA’ SOCIALE
1) precarietà occupazionale e lavori mal pagati non consentono alle
persone/famiglie di soddisfare i bisogni primari (disgregazione familiare) →
vulnerabilità, instabilità e precarietà rendono difficile lo sviluppo di una
rete sociale di protezione.
57
VULNERABILITA’ → DISINTERESSAMENTO RELAZIONALE →
RIFIUTO RELAZIONALE
SPIRALE DELL’ESCLUSIONE
Don Ciotti sostiene che il reddito minimo restituisce dignità e non mette la
persona nella condizione di diventare vittima di altre organizzazioni più potenti
(criminali) , che, nella promessa di facile guadagno, la rendono dipendente
(commissione di illeciti, totale disponibilità al potere senza forma di dissenso)
ed assoggettata ad un’organizzazione che pretende cieca obbedienza e dove la
deprivazione educativa evita l’emancipazione e l’autodeterminazione.
58
RISPOSTE DELLO STATO SOCIALE AI CAMBIAMENTI
Cambiamenti:
► PRODUZIONE DELOCALIZZATA
60
possibilità di riduzione dei costi economici che derivano dalla povertà, dove le
persone non saranno più a carico del sistema → favorire l’inserimento sociale
Il rapporto tra cittadino e servizi diventa più negoziale, in base ad uno scambio
direzionale (in passato con lo stato sociale veniva garantito tutto); è previsto
un accompagnamento delle persone, affinchè possano inserirsi ed attivarsi
socialmente, con conseguente pressione sui doveri e non sui diritti.
Le politiche di attivazione impattano sulle istituzioni, che fanno resistenza al
cambiamento, tendendo a mantenere lo status quo.
CARATTERISTICHE:
- non è a fondo perduto
- è maggiore dei contributi economici
- prevede l’attivazione della persona rispetto l’inserimento sociale e
l’autonomia economica
Compare già alla fine degli anni ’80 in Francia ed in seguito in Spagna ed in
Grecia; in Italia arriva alla fine degli anni ’90, ma standardizzato negli ultimi 5-
6 anni: accanto al contributo, viene previsto un programma di intervento, che
ha lo scopo di accompagnare e far sì che la persona si inserisca nel mondo del
lavoro, dunque il piano di intervento deve prevedere:
61
TRASFORMAZIONI DEL SISTEMA DI WELFARE
DIFFERENZE:
WELFARE LIBERALE
obbligo di attivazione → capacità individuale
di autorealizzazione
WELFARE SOCIALDEMOCRATICO
62
Co-costruito finalizzato alla partecipazioneWELFARE CORPORATIVO
(Germania)
si trova a dover affrontare un contenimento della spesa pubblica (difficoltà di
gestione finanziaria)
L’Italia non riesce ad esprimere una politica sociale organica e cerca di unire i
tre orientamenti:
- riconoscere e coprire a determinati bisogni e diritti
- riduzione della spesa pubblica
- evitare forme di dipendenza dal sistema di welfare
Anche in Italia vige l’idea che il patto, oltre all’attivazione della ricerca
dell’occupazione, considera le varie dimensioni della povertà (salute,
istruzione, relazioni), includendo anche azioni del beneficiario del reddito di
inserimento e dei suoi familiari.
63
▪ la spesa destinata al sociale è molto bassa, come anche lo sviluppo delle
politiche sociali
▪ il passaggio da un sistema di produzione con reddito minimo garantito
derivante dal lavoro statale, ad un sistema capitalistico basato sulla domanda-
offerta, dove vengono eliminate le forme assistenziali non utili all’innalzamento
del PIL
▪ le persone si ritrovano prive di reddito e di assistenza statale
▪ le condizioni economiche diventano precarie, perchè la produzione non è
competitiva (povertà marcata)
▪ difficoltà nelle linee di contrasto alla povertà, con esiti deboli
↓
Le politiche di attivazione stanno producendo configurazioni di welfare diverse
dal punto di vista culturale ed organizzativo ed esiti diversi in relazione al
sistema precedente, strutturato nel tempo in base alle condizioni economiche,
culturali e storiche di un determinato territorio.
Oggi prevale la concezione di welfare stata come costo sociale dello sviluppo
economico, che va limitato; nella prospettiva emergente, invece, nell’UE il
welfare state assume un ruolo attivo ed un importante stimolo al benessere
sociale ed allo sviluppo economico.
64
a. criteri disomogenei di selezione dei beneficiari, sperimentale in diverse
aree in Italia
b. scarsa disponibilità di attivazione da parte dei beneficiari, soprattutto in
alcune Regioni del Sud (non applicabile, perchè si riteneva favorisse la
dipendenza)
Caratteristiche:
65
- requisiti: richiesta reddituali (soglia Isee), cittadinanza italiana o
permesso di soggiorno per lungo soggiornanti, residenza continuativa in
Italia per almeno 2 anni
- beneficio: in condizioni di grave povertà (188 euro per singoli; 540 per
nuclei)
- progettualità in merito all’erogazione: elaborazione di un progetto
personalizzato che coinvolge tutta la famiglia
- durata: 18 mesi prorogabile per altri 6 mesi
- contributo medio: 292 euro
Caratteristiche:
- requisiti: richiesta reddituali (soglia Isee), patrimoniali, cittadinanza
italiana o permesso di soggiorno per lungo soggiornanti, residenza in
Italia per almeno 10 anni, di cui gli ultimi 2 in via continuativa
- beneficio: integrazione al reddito (780 euro per singoli)
- progettualità in merito all’erogazione: patto fortemente centrato
sull’attivazione lavorativa e solo nel caso in cui la persona sia
impossibilitata a lavorare, è previsto un patto per l’inclusione sociale
(non può rifiutare più di 3 proposte lavorative congrue → discrezionalità)
= manovra di workfare unitamente allo sfruttamento del lavoratore in
nome della concessione del reddito
- durata: 18 mesi rinnovata dopo la sospensione di 1 mese
- contributo medio: 489 euro
DIFFERENZE TRA RDC E REI: entrambe misure molto giovani che non sono
riuscite a produrre effetti nel lungo periodo e mai completamente applicati (rdc
ha subito la pandemia, diventando reddito di emergenza)
► REI: selettivo nei confronti dei beneficiari, con integrazione modesta del
reddito, dove il progetto personalizzato coglieva la multidimensionalità della
povertà, considerando tutti i componenti del nucleo familiare (criticità a livello
di intreccio tra politiche universalistiche e di attivazione, senza ci fossero state
le condizoni per un’effettiva attivazione)
► RDC: apirazione universalistica, raggiunge platea maggiore di beneficiari,
con un’integrazione che supera lo stato di deprivazione, consentendo una vita
abbastanza decorosa, centrata sulle politiche di attivazione ed in particolare
sull’inserimento lavorativo (patto sull’impiego), ma non vi è adeguata
protezione rispetto ai lavori malpagati
66
▪ gli esiti sono inferiori a molti altri paesi europei, soprattutto in merito alla
condizione dei minori, maggiormente a richio di povertà, anche rispetto agli
altri coetanei europei
Osservazioni:
√ il Terzo Settore ha assunto grande importanza nel contrasto alla povertà e
nel proporsi come interlocutore importante rispetto all’azione del Governo;
√ la rete dell’Alleanza contro la povertà è un fattore decisivo per giungere a
misure nazionali, che ha segnato un momento di fortissima partecipazione
della società civile e di interlocuzione con il Governo
√ i soggetti del Terzo settore che si occupano di povertà e marginalità sia a
livello locale che nazionale, costituiscono riferimenti importanti nelle scelte
politiche dei diversi Governi.
21 marzo → World Social Work Day dedicato alla promozione della comunità e
della sostenibilità ambientale. Temi trattati:
▪ crisi ambientale
▪ crisi sociali
▪ obiettivi per lo sviluppo sostenibile definiti dall’assemblea delle nazioni unite
▪ risposte del lavoro sociale → green social work
67
COVID-19, MOBILITA’ SOSTENIBILE e WELFARE AZIENDALE → il
MOBILITY MANAGER
Figura professionale obbligatoria per molte imprese, per organizzazione
mobilità e spostamenti aziendali, le cui funzioni rientrano nel piano welfare di
un’organizzazione → WELFARE AZIENDALE:
● legge di bilancio 2018 → vantaggi fiscali
● piano di mobilità aziendale: semplificare e ottimizzare gli spostamenti casa-
lavoro soluzioni di trasporto alternativo a ridotto impatto ambientale
● impatto ambientale: riduzione emissioni co2
AGENDA 2030
L’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è un programma d’azione per le
persone, il pianeta e la prosperità, sottoscritta nel settembre 2015 dai governi
dei 193 paesi membri dell’onu.
SVILUPPO SOSTENIBILE = uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente,
senza compromettere le capacità delle future generazioni di soddisfare i propri
bisogni.
Questioni aperte:
→ lo sviluppo del welfare poggia su un’idea di crescita economica costante
utilizzo incondizionato delle risorse del pianeta
→ le questioni ambientali sono davvero così urgenti?
→ le politiche sociali sembrano colludere con la scarsa attenzione alle questioni
ambientali di alcuni governi
CAMBIAMENTO CLIMATICO
69
POSSIBILI STRATEGIE
PREMESSE TEORICHE
JANE ADDAMS: le questioni ambientali accrescono il rischio di povertà e di
vulnerabilità degli strati più svantaggiati della popolazione
GERMAIN E GITTERMAN: approccio ecologico nicchia ecologica necessità
di considerare tanto l’aspetto economico tanto l’aspetto relazionale quanto
quello ambientale
MIDGLEY: social develpomet approach –> considera lo sviluppo sociale come
elemento determinante non vi può essere sviluppo sociale senza
un’attenzione all’ambiente
Includere i saperi indigeni può rappresentare una modalità per prestare
maggiore attenzione all’ambiente.
70
QUESTIONARIO PERSONALE SULLE QUESTIONI AMBIENTALI:
71
IMMIGRAZIONE
ANNI 60 BOOM ECONOMICO PRIMI INSEDIAMENTI STRANIERI IN
ITALIA
TAVOLO CAPORALATO
Piano triennale predisposto dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, per
contrastare il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura → attività
suddivisa in 6 gruppi di lavoro, che si occupano rispettivamente di
prevenzione, filiera agro-alimentare, intermediazione tra domanda ed offerta di
lavoro, trasporti, alloggi temporanei e rete del lavoro agricolo di qualità.
Esiste un piano di zona triennale da febbraio 2020, che si articola in 3 fasi:
ANALISI DEL FENOMENO
INTERVENTO DI NATURA EMERGENZIALE NELLE AREE PIU’ CRITICHE
AZIONE DI SISTEMA
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articolo 22 lavoro subordinato : sportello unico per l’immigrazione
presente in ogni provincia. Alcuni punti importanti:
Il visto viene rilasciato allo straniero a 8 giorni dal suo ingresso, da parte
degli Uffici Consolari del Paese
Vengono fornite all’INPS e all’INAIL le informazioni anagrafiche relative ai
lavoratori extracomunitari
La perdita del lavoro non costituisce motivo di revoca del permesso di
soggiorno al lavoratore o ai suoi familiari legalmente soggiornati
Allo scadere del permesso di soggiorno, se lo straniero possiede una
laurea, può essere iscritto all’elenco anagrafico per motivi di studio
(massimo 12 mesi)
Possibilità per lo straniero di denunciare eventuali sfruttamenti da parte
del datore di lavoro
articolo 31:
Requisiti della convivenza
Permesso di soggiorno
Autorizzazione da parte del tribunale dei minori
Eventuale espulsione
articolo 35: “assistenza sanitaria per gli stranieri non iscritti al SSN”
Assicurate le cure urgenti o essenziali
Il codice regionale individuale di accesso a STP (stranieri
temporaneamente presenti)
La legge vieta alle strutture sanitarie di segnalare alle autorità di polizia
la presenza di irregolari
Il diritto alla salute nella costituzione
73
articolo 42: “misure di integrazione sociale”
Lo stato, le regioni, le province e i comuni, in collaborazione con le
associazioni di stranieri e con le autorità o con enti pubblici e privati dei
paesi di origine, favoriscono le attività intraprese in favore degli stranieri
regolarmente soggiornanti in Italia
La consulta per i problemi degli stranieri immigrati e delle loro famiglie
Il nostro sistema di accoglienza è articolato su 2 livelli
MIPEX= Indice delle politiche per l'integrazione degli immigrati è una guida
di riferimento e uno strumento pienamente interattivo per valutare, comparare
e migliorare la politica per l'integrazione.
28 PAESI
148 INDICATORI POLITICI
LAVORO
PRINCIPI COMUNI SULL’INTEGRAZIONE DELL’UE
SOVRA-QUALIFICATI
SOTTO-RETRIBUITI
CATEGORIA WORKING-POOR
EDUCAZIONE
GRUPPO PROBLEMATICO
CLASSI O PERCORSI INADEGUATI
ABBADONO SCOLASTICO
NON AMMISSIONE ALLA CLASSE SUCCESSIVA
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EQUILIBRIO EDUCAZIONE- LAVORO
L’equilibrio favorirebbe il livello di inclusione sociale
- difficoltà di linguaggio
75
elementi strettamente correlati tra loro, potenziati da un intreccio tra i diversi
aspetti.
GRUPPI A RISCHIO:
→lavoratori precari e con bassa qualificazione
→nuclei monoparentali femminili
→migranti
→giovani
STRATEGIE
I diversi Paesi hanno cercato di riorientare i sistemi di welfare, mediante i
seguenti approcci:
√ paradigma dell’INVESTIMENTO SOCIALE
√ paradigma dell’INNOVAZIONE SOCIALE
Welfare non costituisce un costo a carico della collettività (come nel modello
liberale), ma un contributo allo sviluppo e crescita economica, per
prevenire situazione di precarietà ed esclusione sociale → precondizione per la
crescita economica (funzione redistributiva e di attivazione)
͢ ▪ le politiche sociali dovrebbero agire in senso preventivo → preparare le
persone ad affrontare eventuali rischi nel corso della vita (carattere
produttivo e preventivo)
▪ valorizzazione del capitale umano e partecipazione al mercato del lavoro
▪ interventi di policy finalizzati all’uguaglianza delle opportunità, sviluppo delle
conoscenza e delle capacità individuali durante tutto l’arco di vita (knowledge
society), in modo da rendere autonome le persone nel dover affrontare
eventuali problemi, focalizzando l’attenzione su:
- servizi per l’infanzia ed educativi
- qualificazione educativa
- condizioni occupazionali di qualità
- conciliazione di tempi di vita e lavoro
- pensionamento dignitoso, evitando le privazioni di reddito
- sistemi di protezione e prevenzione della povertà (reddito minimo)
FLOW = flusso
facilitando i passaggi da una fase all’altra del ciclo vitale (fonte di potenziale
criticità) e le transizioni per quanto concerne il mercato del lavoro
→ il ruolo delle politiche sociali dovrebbe essere quello di agevolare la
transizione, mettendo in grado le persone di affrontare autonomanete il
momento critico (formazione della coppia, nascita, adolescenza ed
invecchiamento dei genitori, uscita di casa del figlio, pensionamento, morte
coniuge) con conseguente necessità di ridefinizione delle relazioni.
STOCK
si rivolge al capitale umano in termini di mantenimento, valorizzazione e
potenziamento, attraverso le attività educative (istruzione, formazione)
BUFFER
mitigare le disuguaglianze economico-sociali attraverso il sostegno ad reddito e
misure di protezione, in modo da renderle autonome in merito ai propri
bisogni, evitando situazioni di dipendenza.
All’interno di quest’area, si trovano politiche destinate a modificare la
trasmissione intergenerazionale delle disuguaglianze, cioè di trasmissione di
svantaggio da una generazione all’altra.
77
Tendenza liberale: mercato privato = capace di risolvere i problemi
Modello familistico: risorse limitate, politiche frammentate, solidarietà familiare
che sostiene il sistema di welfare
78
⁕ sviluppo o trasformazione delle relazioni sociali
TENDENZE PRE-PANDEMIA
79
COLL
ABOR
ARE E 80
POLIC
Y
COLLABORAZIONE
AZIONE CONGIUNTA (più individui lavorano insieme) PER IL
RAGGIUNGIMENTO DI OBIETTIVI CONDIVISI (vantaggio e sforzi
comuni), in un percorso condiviso di intenzioni in un’ottica di sforzo
cooperativo, che necessita di MOTIVAZIONI ed ABILITA’ (in tutti i
progetti)
81
SIEGEL → tali visioni si intendono superate, in quanto sostiene una diversa
interpretazione, che afferma che la mente è il prodotto dell’interazione tra le
esperienze personali e lo sviluppo di strutture cerebrali e sue funzioni.
Il bambino:
͢͢ ▪ impara precocemente ad essere collaborativo;
▪ tende a collaborare se è rinforzato in questa direzione;
▪ percepisce la non disponibilità nei suoi confronti ed impara ad essere
selettivo, collaborando con chi lo fa e non collaborando con chi non lo è;
▪ ritorsione selettiva:
1. in assenza di provocazioni il soggetto collabora
2. in caso di provocazioni il soggetto provoca
3. il soggetto perdona facilmente dopo la ritorsione
4. il soggetto ha abbastanza forza per resistere alle provocazioni
POLICY MAKING
82
E’ il PROCESSO DI DEFINIZIONE DELLE POLITICHE PUBBLICHE, di
organizzazione delle risposte a problemi pubblici, di costruzione del sistema
locale di welfare, che deve avere caratteristica di APERTURA ED
INCLUSIVITÀ e rispondere ai seguenti requisiti:
E’ necessario:
▪ un impegno condiviso a tutti i livelli e di tutti gli attori coinvolti, con chiarezza
nella proposta rispetto agli obiettivi ed alla responsabilità di influenzare la
scelta politica
▪ riconoscere il diritto di partecipare, essendo il più possibile inclusivi
(informazione)
▪ valutare il tempo necessario, affinchè sia il più produttivo possibile
(adeguatezza) e scegliere l’orario consono ai partecipanti (inclusione)
▪ prevedere risorse finanziarie, umane e di competenze, trasferendole a chi ne
è privo
▪ un coordinamento per garantire il processo
▪ responsabilità condivisa nella definizione delle scelte e nella realizzazione
delle azioni, valorizzando gli apporti comunitari, in termini di promozione e
costruzione di benessere
▪ valutazione dell’operato dal punto di vista del processo e delle azioni da parte
dei beneficiari dei servizi, con la creazione di gruppi di dibattito pubblico,
coinvolgendo i soggetti esclusi, le famiglie.
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B. PROMOZIONE nella PARTECIPAZIONE
↓
Pasquinelli afferma che ne deriva un WELFARE COLLABORATIVO, che
introduce diverse modalità ed attori per lavorare congiuntamente e realizzare il
sistema di servizi con azioni diverse, quali:
- COPRODUZIONE DEI SERVIZI = co-costruzione di progettualità e co-
produzione di servizi
- VOLONTARIATO = servizi offerti da volontari
- SHARING ECONOMY = caratterizzata dall’eliminazione
dell’intermediario tra domanda ed offerta (es. bla-bla car) → logica di
scambio, da non inserire nei processi collaborativi
TIPI DI PARTECIPAZIONE
↓
84
Ripamonti semplifica la scale di Arnstein:
1° livello → informazione
Imprescindibile
2° livello → consultazione
I pareri potrebbero essere o meno vincolanti; può dare origine a forme di
iperinvestimento del pubblico, dove l’interlocutore continua a fornire pareri; le
persone sono poco motivate dal fatto che i pareri non ritornano in scelte
dell’ente pubblico; l’overdose di consultazione allontana le persone dalla
consultazione
3° livello → decidere insieme
Punto centrale: scelta di obiettivi e strategia del piano tra soggetti con
capacità, competenze e natura giuridica diverse
4° livello → agire insieme
Realizzare azioni che consentano di raggiungere gli obiettivi
5° livello → sostenere l’azione altrui
Delega di potere al cittadino e ad associazioni, rispetto ad una propositività dal
basso, che il pubblico sostiene, incentivando le azioni che provengono dalla
società civile e sostenendo le competenze (incentivo all’innovazione sociale)
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● PARTECIPANTI PASSIVI: osservatori passivi, stima della partecipazione:
33%
● COMUNITARI CONSAPEVOLI: disponibili ad intraprendere azioni a favore
della collettività (volontariato), stima 16%
● POLITICAMENTE IMPEGNATI: partecipano attivamente a gruppi o
movimenti per perseguire obiettivi, stima 8%
● MANIFESTANTI ATTIVI: maggiormente spingono su una partecipazione
comunitaria a difesa delle proprie idee, anche scrivendo ai giornali,
intervenendo sui media, stima di partecipazione: 7%
Qualsiasi azione intrapresa richiede una gestione attenta dei rischi, riconducibili
a:
- fallimenti progettuali
- insufficiente valorizzazione del contributo pubblico
- eccessiva lunghezza del percorso
- mancanza di fiducia nella capacità dei partecipanti
- conflitto, quale potenziale distruttivo
RISCHI
I soliti noti: coloro che hanno già rapporti di collaborazione con i servizi
sociali (in affidamento od esternalizzati) e vogliono mantenere la posizione di
privilegio già in essere → non disponibili a mettersi alla pari per concertare
insieme obiettivi e scelte (difesa della propria posizione prioritaria) →
inclusione di soggetti frequentemente presenti sulla scena pubblica
E’ necessario porre le persone sullo stesso piano di espressione (pari
opportunità) dove il Comune ha il compito di coordinamento, affidatogli per
legge (non ha funzione di comando, ma di garante).
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- scarsa fiducia → idea che la propria opinione non è influente
- mancanza di tempo
- mancanza di guadagno personale → senza nessun evidente profit
personale, non vi è disposizione alla partecipazione (visione utilitarista)
- delega ad altri → da parte di soggetti passivi
La partecipazione del TERZO SETTORE si è fatta via via sempre più forte →
associazioni e cooperative che inizialmente diventano meri erogatori di servizi,
a seguito dei processi di privatizzazione e successivamente, rispetto alla
pianificazione locale, diventano interlocutori importanti: erogando servizi,
diventano anche recettori della domanda sociale e leggono i bisogni, iniziando
a proporre progettazioni più innovative ed a proporsi come interlocutore degli
Enti pubblici nell’ambito della programmazione degli interventi.
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Nei gruppi on-line cambia lo sviluppo della fiducia, che ha bisogno di più tempo
e dimostrazione per maturare.
E-GOVERNMENT
La promozione di cambiamenti nella Pubblica Amministrazione a livello di
aumento della partecipazione è resa possibile attraverso i seguenti
meccanismi:
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- condivisione di responsabilità: rispetto alla circolazione delle
informazioni
- interazione tra diversi media ed interattività immediata
Rischi:
- mancanza di chiarezza negli obiettivi → crea confusione
- accesso limitato ad Internet, in grado di creare nuove stratificazioni
sociali (possibilità di accesso differenziata, diverse competenze e
capacità, diverse resistenze alla partecipazione)
- disuguaglianza nella partecipazione
- basso livello di interazione
- risultati deludenti
- assenza di esperti e responsabili
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▪ Governance multilivello: esistono più centri decisionali intersecati tra loro
▪ Piano di zona: indica la politica locale rispetto all’ambito sociale
INNOVAZIONI
⁕ GOVERNANCE MULTILIVELLO
c. GARANZIE PRESTAZIONALI:
- misure di contrasto alla povertà
- misure economiche per favorire la vita autonoma e la permanenza a
domicilio
- interventi di sostegno a minori e nuclei familiari
- misure per sostenere le responsabilità familiari
- misure di sostegno alle donne in difficoltà
- interventi per l’integrazione sociale delle persone disabili
- interventi per le persone anziane
- prestazioni socio-educative per soggetti dipendenti
- informazione e consulenza alle famiglie
d. SERVIZI:
- servizio sociale professionale e segretariato
- servizi di pronto intervento
- assistenza domiciliare
- strutture residenziali e semiresidenziali
- centri di accoglienza
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RIFORMA TITOLO V DELLA COSTITUZIONE
Nel 2001 viene approvata la modifica del Titolo V della Costituzione, che
ridefinisce le competenze tra stato e regioni, assegnando alle Regioni il
potere esclusivo di emanazione di leggi in campo socio-assistenziale → dopo un
anno dall’emanazione di una legge quadro in ambito socio-assistenziale, tale
riforma dà potere alle Regioni a livello di modifica disposizioni approvate con la
legge quadro, eliminando l’obbligo di attenersi alle stesse.
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Anche il segretariato sociale rientra nei Lea, a livello di informazione resa ai
cittadini in merito all’offerta del territorio; anche il servizio sociale
professionale è uno dei Lea (diritto alla prestazione).
Cnoas comunica ed afferma il riconoscimento del Servizio Sociale all’interno dei
Lea, che non può essere interrotto in caso di situazioni problematiche
(pandemia) → servizio essenziale garantito e tutelato in tutte le situazioni. (es.
l’isolamento è una questione cruciale, bisogno fondamentale a livello di
relazione sociale in tempi di covid)
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