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I modelli di welfare

La classificazione di TITMUSS
 MODELLO RESIDUALE (public
assistance model)
Intervento residuale dello Stato, che fornisce
prestazioni minimali e limitate nel tempo,
per rispondere a bisogni individuali
soltanto quando gli altri attori (mercato e
famiglia) non riescono a soddisfarli
 MODELLO MERITOCRATICO-
OCCUPAZIONALE (industrial
achievement-performance model)
Lo Stato ha un ruolo complementare al
mercato; fornisce prestazioni soltanto a
chi partecipa al mercato del lavoro (ed
eventualmente ai familiari); le prestazioni
sono proporzionali al reddito del
lavoratore
 MODELLO ISTITUZIONALE
REDISTRIBUTIVO (institutional
redistributive model)
Lo Stato ha un ruolo decisivo e garantisce
direttamente la protezione sociale e
l’assicurazione per tutti i cittadini; le
prestazioni sono universalistiche
La classificazione di Esping Andersen:
I REGIMI DI WELFARE: si considerano le
politiche sociali dello Stato, ma anche le relazioni
fra queste e gli altri attori (famiglia e mercato)
Cerca di rispondere a due domande:
- In che misura le politiche sociali (e in particolare
i trasferimenti monetari: pensioni, indennità di
disoccupazione, malattia) hanno ridotto la
dipendenza dei lavoratori dal mercato del
lavoro?
- In che misura sono riuscite a ridurre le
differenze di reddito e di classe tra lavoratori di
fronte ai rischi sociali?
 Dimensione della DEMERCIFICAZIONE:
grado in cui gli individui possono astenersi
dal lavoro, senza rischiare il posto di
lavoro e/o perdite consistenti di reddito e
benessere

 Dimensione della DESTRATIFICAZIONE:


grado in cui le prestazioni dello Stato
riducono le differenze di status
occupazionale o di classe sociale
Regime di welfare liberale
 Prova dei mezzi (means test) per la
maggior parte delle prestazioni
 Schemi di assicurazione sociale circoscritti
e con prestazioni poco generose
 Destinatari principali: “poveri”, persone in
stato di bisogno, lavoratori a basso reddito
 Si incoraggia il ricorso al mercato:
attraverso una scarsa regolazione
(soprattutto del mercato del lavoro) e
incentivi per il ricorso a schemi
assicurativi privati
Regime di welfare liberale

 Demercificazione bassa: forte dipendenza


dei cittadini/lavoratori dal mercato
 Destratificazione bassa: dualismo fra
“welfare dei ricchi” e “welfare dei poveri”
 casi nazionali: Stati Uniti, Australia,
Canada, (Regno Unito)
Regime di welfare conservatore-
corporativo
 Schemi assicurativi pubblici (obbligatori)
collegati alla posizione occupazionale
 Prestazioni collegate ai contributi e/o alle
retribuzioni
 Destinatari principali: lavoratori adulti
maschi capofamiglia (male breadwinners)
 Ruolo “sussidiario” dello Stato: interviene
soltanto quando gli altri attori (famiglia,
associazioni intermedie…) non riescono a
soddisfare i bisogni degli individui
Regime di welfare conservatore-
corporativo

 Demercificazione media: lo Stato attenua,


ma non annulla la dipendenza dal mercato
 Destratificazione medio-bassa: si tende a
preservare le differenze di status, classe e
genere
 Casi nazionali: Germania, Austria,
Francia, Olanda
Regime di welfare social-democratico

 Predominanza di schemi universalistici di


protezione sociale, con prestazioni elevate
 Prestazioni generose, ma a somma fissa,
finanziate dalla fiscalità generale
 Destinatari: tutti i cittadini
 Marginalizzazione del ruolo del mercato
come fonte di risposta ai bisogni sociali
Regime di welfare social-democratico

 Demercificazione alta: la dipendenza dal


mercato è molto attenuata
 Destratificazione alta: eguaglianza per
tutti i cittadini
 Casi nazionali: Svezia, Danimarca,
Norvegia
Welfare “familistico-solidaristico”
 Diversi gradi di sviluppo dei sistemi di welfare
(italiano, il più avanzato)
 Sistema di garanzia del reddito di impronta
bismarckiana, frammentato per gruppi
professionali e con prestazioni generose
(pensioni)
 Assenza di “reddito minimo garantito”
(introduzione di schemi di reddito a livello locale
in Italia, Spagna, Portogallo)
 Istituzione di un sistema sanitario nazionale
universalistico, con aperture al mercato
 elevato “particolarismo”
 Stato “fragile”, facilmente manipolabile da partiti
e interessi organizzati
Welfare “familistico-solidaristico”

 demercificazione “sbilanciata”: elevata per


alcune categorie e bassa per altre
 destratificazione bassa: emergono nuove
differenze trasversali agli strati socio-
economici
 Casi nazionali: Italia, Grecia, Spagna,
Portogallo
La classificazione di Ferrera
 modelli universalistici o beveridgeani
 Modelli occupazionali o bismarckiani

Dopo la fase di espansione del welfare,


emergono modelli misti:
 Modello universalistico misto
 Modello occupazionale misto
La classificazione di Ferrera:
modelli di welfare in Europa
I sistemi di welfare europei differiscono
rispetto a 4 dimensioni:

- Regole di accesso (eleggibilità)


- Formule di prestazione
- Formule di finanziamento
- Assetti organizzativo-gestionali
1. Paesi scandinavi
 Eleggibilità: copertura è universale
 Prestazioni: somme fisse di importo
generoso, erogate automaticamente
all’occorrenza dei rischi
 Finanziamento: gettito fiscale
 Organizzazione: erogazione delle
prestazioni è sotto la responsabilità dello
Stato (escluso rischio di disoccupazione)
2. Paesi anglosassoni (Regno Unito, Irlanda)
 Eleggibilità: copertura è molto inclusiva, ma
soltanto per la sanità è universale
 Prestazioni: sono a somma fissa, ma di importo
inferiore rispetto a quelle scandinave. È più
estesa la fascia delle prestazioni assistenziali con
verifica delle condizioni di bisogno
 Finanziamento: sistema misto; la sanità è pagata
dal gettito fiscale, mentre le prestazioni in
denaro sono finanziate in buona parte dai
contributi sociali
 Organizzazione: completa gestione
dell’amministrazione pubblica; ruolo marginale
per le parti sociali
3. Paesi Europa centrale
(Germania, Francia, Belgio, Olanda,Lussemburgo,
Austria, Svizzera)
 Eleggibilità: copertura selettiva (legata alla
posizione lavorativa e/o allo stato di famiglia)
 Prestazioni: proporzionali al reddito; spesso
disciplinate in modo diverso per i diversi gruppi
professionali
 Finanziamento: contributi sociali
 Organizzazione: sindacati e associazioni dei
datori di lavoro partecipano attivamente al
governo delle assicurazioni di categoria, con
margini di autonomia rispetto al pubblico,
soprattutto per la sanità
4. Paesi Europa meridionale
(Italia, Grecia, Spagna, Portogallo)
 Eleggibilità: per la sanità è universale; per
altre forme di protezione è selettiva
 Prestazioni: particolarismo nelle
prestazioni (clientelismo, frodi, ecc.)
 Finanziamento: per la sanità, gettito
fiscale; le altre prestazioni su
contribuzione sociale (con distorsioni)
 Organizzazione: le parti sociali hanno un
ruolo importante di “contrattazione” con
lo Stato (eccetto in sanità)
Altri modelli

 Modelli degli antipodi (Australia, Nuova


Zelanda): “welfare dei lavoratori”
 Modelli dell’Est Asiatico
 Modelli latino-americani
 Modelli dei paesi ex-comunisti

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