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Parte 1
© IPL 2014
Pubblicazione n. 1
WELFARE STATE – Parte 1
Il benessere collettivo
deve essere raggiun-
to attraverso una stretta
cooperazione fra lo
Stato e l’individuo.
Un paese moderno non può fare a meno traverso un’analisi statistica della spesa
del welfare state, ovvero della spesa so- sociale, utilizzando le informazioni pre-
ciale, che storicamente ha rappresenta- senti in diverse banche dati che permet-
to una importante conquista dei citta- tono di comparare la spesa sociale per le
dini rispetto ai bisogni sociali. Però di diverse funzioni (sanità/malattia, invali-
fronte alle nuove sfide demografiche, dità, vecchiaia, superstiti, famiglia/figli,
all’invecchiamento della popolazione, disoccupazione, abitazioni, esclusione
all’emersione di nuovi bisogni, al cam- sociale) nei 28 paesi dell’Unione euro-
biamento dei ruoli tra uomini e donne, pea. L’analisi permette di far emergere
alla massiccia entrata delle donne nel i diversi modelli di stato sociale presenti
mondo del lavoro, lo stato deve ora ri- in Europa, e di verificare come e dove si
pensare il modello finora utilizzato. A spende meglio. Ciò può rappresentare
fronte di crescenti deficit di bilancio si uno stimolo per allargare i propri oriz-
pone inoltre il problema della sosteni- zonti, andando a vedere sia cosa fanno
bilità futura dell’intero sistema su cui si i migliori in Europa, sia dove si spen-
basa lo stato sociale. de con maggior efficacia ed efficienza.
Obiettivo di questo studio è quindi quel-
Cosa è quindi lo stato sociale oggi, alla lo di aumentare la conoscenza rispetto
luce di queste nuove sfide? Quali sono i alle best-practices europee, ma altresì di
modelli di stato sociale esistenti in Eu- stimolare una presa di coscienza e una
ropa e rispetto ad essi come si posizio- discussione su come ripensare il model-
na l’Italia? Quali sono gli ambiti in cui il lo “mediterraneo” di welfare state nel
nostro Paese spende di più per i propri quale rientra anche l’Italia, ormai giun-
cittadini, quali in cui spende meno o to al palo.
con minor efficacia? Come e dove inter-
venire per migliorare la situazione?
Abstract
In questo studio analizziamo storica- Tra i diversi paesi europei vi sono però dalle rette pagate dagli utenti (20,1% in
mente la nascita del welfare state (o marcatissime differenze nella compo- Europa).
stato sociale, inteso come l’insieme di sizione della spesa sociale, frutto ovvia-
interventi, tutele e sostegni di cui lo Sta- mente dei diversi sistemi sociali e dei Nella stragrande maggioranza dei casi
to si fa carico nei confronti del cittadi- differenti rischi e benefici che vengono le prestazioni sociali sono slegate da
no), per poi delineare brevemente i 4 coperti. una verifica della situazione reddi-
modelli di welfare (social democratico, tuale-patrimoniale del richiedente: in
liberale corporativo/continentale e me- Il welfare italiano si caratterizza per Italia appena il 6,5% delle prestazioni
diterraneo) presenti in Europa, che si un’elevata spesa pensionistica (51,4% ri- sociali avviene dopo una verifica dei
manifestano in realtà sociali ed econo- spetto alla spesa pubblica totale): la spe- mezzi (media europea del 10,8%). In
miche assai eterogenee e diversificate. sa per le pensioni corrisponde al 15% Italia la spesa sociale è per 2/3 sinoni-
del PIL (ovvero 3.609 € pro-capite) con- mo di trasferimenti di denaro e solo
L’Italia rientra a pieno titolo nel model- tro una media europea dell’11%. In Ita- per 1/3 fornitura di beni e/o servizi; nei
lo mediterraneo di tipo “familista”, dove lia alla sanità va invece circa il 25% della paesi scandinavi risulta invece mag-
la famiglia è fornitrice di cura e assi- spesa sociale. giore la quota di beni e servizi forniti
stenza ai propri componenti e lo Stato ai cittadini. La spesa sociale dovrebbe
assume un ruolo marginale e residuale, Bassa la spesa sociale a favore delle puntare in particolar modo a migliora-
a fronte di una crescita del terzo settore famiglie italiane: l’Italia spende appe- re la situazione delle persone a rischio
(privato sociale). na l’1,3% del PIL per le famiglie (331 € povertà o esclusione sociale, che in Eu-
pro-capite), a fronte di una media euro- ropa riguarda quasi il 25% e in Italia il
Confrontando la situazione italiana con pea di 553 € (2,3% del PIL). 30% della popolazione. Ma quanto ri-
gli altri paesi europei emerge come la sulta efficace la spesa sociale? In Italia
spesa sociale italiana sia in linea con Come viene finanziato lo stato sociale? la spesa sociale riesce a far uscire dalla
la media dei 27 paesi dell’Unione, dato In Italia il 45,6% della spesa sociale vie- soglia di povertà appena il 20,5% del-
che la spesa sociale in Europa ammon- ne finanziata dal bilancio statale (in Eu- le persone a rischio, rispetto al 34,4%
ta mediamente al 29,4% del PIL (6.907 € ropa la media è del 40%), quindi dalla della media europea. Si delinea quindi
pro-capite), mentre in Italia raggiunge il fiscalità generale (le tasse), il 27,9% dai una limitata capacità della spesa socia-
29,9% del PIL (con 7.017 € pro-capite). contributi sociali sul lavoro (il 36,3% le italiana di combattere efficacemente
in Europa) e il 14,9% deriva dai ticket/ povertà ed esclusione sociale, mentre
Figura 1 Sostenere chi sostiene! Valorizzare il welfare attivo:
Nuovi paradigmi per l’assistenza non deve diventare
un nuovo welfare assistenzialismo.
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Forte
cambiamento
di prospettiva
Incentivare la cooperazione
e non la competizione trai vari
attori del welfare.
Indice
Introduzione 8
2.1 Introduzione 22
Bibliografia 58
WELFARE STATE – Parte 1
Introduzione
L’IPL | Istituto promozione lavoratori 1 — modello social democratico in Europa, nella seconda parte dello stu-
ha predisposto un vasto studio compo- (paesi scandinavi) dio vediamo nel concreto quanto viene
sto da più parti, collegate tra loro da un speso per le diverse area del welfare (sa-
filo comune: lo stato sociale. La temati- 2 — modello liberale (paesi nità, pensioni, famiglia ecc.) nei vari pa-
ca del welfare state, ampia e complessa, anglosassoni) esi aderenti all’Unione europea. Dai dati
comprende al suo interno questioni che emerge come in Italia si spenda molto
hanno richiesto un’osservazione più at- 3 — modello corporativo/ continentale per le pensioni e per la sanità (rispettiva-
tenta ed approfondita. (paesi dell’Europa continentale: Francia, mente 51,4% e 25,6% della spesa socia-
Germania, Austria, Belgio) le), mentre molto bassa risulta (in rap-
Nella prima parte dello studio defi- porto a molti degli altri paesi europei) la
niamo a livello teorico cosa si intende 4 — modello mediterraneo (paesi spesa per la famiglia pari al 1,3% del PIL
oggi e cosa è stato inteso nel passato dell’Europa meridionale : Italia, Spagna, (la media UE è infatti del 2,3%).
per stato sociale o welfare state, ovve- Grecia, Portogallo)
ro quell’apparato politico, economico e Nel 2010 in Italia la spesa sociale pro-ca-
sociale in cui lo Stato assume come pro- I tratti distintivi dei diversi modelli ri- pite ammontava a 7.017 €, ma di que-
pria prerogativa e responsabilità la pro- guardano gli strumenti utilizzati (per sti ben 3.609 € sono stati erogati per le
mozione della sicurezza e del benesse- previdenza, contributi o assistenza), le pensioni e 1.793€ per la sanità. All’area
re sociale ed economico dei cittadini. Il regole d’accesso (requisiti dei beneficia- “famiglia” sono andati 331 € pro-capite,
welfare è un sistema ampio e comples- ri e controllo dei mezzi), le modalità di per la disoccupazione 206 € pro-capite.
so, cui partecipano altre istituzioni (tra finanziamento adottate nonché per gli Oltre ad essere molto sperequata sulle
cui il mercato e la famiglia, ma anche e assetti organizzativi. Questi quattro di- pensioni, la spesa sociale italiana non
sempre più il terzo settore). versi sistemi europei di protezione so- risulta particolarmente efficace nel ri-
ciale riflettono ovviamente le personali durre la quota di persone sotto la soglia
A seconda delle connessioni esistenti esperienze storiche, politiche e cultura- di povertà, essendo che dopo i trasfe-
tra elementi economici, politici, cul- li di ogni Paese. rimenti sociali solo 1 povero su 5 esce
turali e sociali nelle politiche sociali in dal rischio di povertà. Non è quindi un
Europa vengono distinti quattro modelli Dopo un breve excursus storico sulla na- caso che i cittadini italiani valutano ne-
teorici di welfare (figura 2): scita del welfare state ed aver delineato i gativamente l’attuale sistema di welfare,
diversi modelli di stato sociale presenti evidenziando innanzitutto un’elevata
8
Figura 2
Modelli di welfare in Europa
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9
WELFARE STATE – Parte 1
Platone: L’IPL | Istituto promozione lavoratori alle province è stata consegnata una re-
nel corso del 2014 ha elaborato un vasto sponsabilità maggiore nei confronti dei
Il solco sarà dritto studio sullo stato sociale. La tematica, propri cittadini e vedremo come alcune
ampia e complessa, comprende al suo regioni abbiano concretizzato in azioni
se i due cavalli interno questioni che hanno richiesto e interventi tale responsabilità, soprat-
10
Figura 3
La parti del progetto dell’IPL
sul welfare state
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Parte 1
Modelli di
Welfare state
in Europa
Parte 2
Le politiche
della famiglia
in un Parte 3
11
1
Lo stato sociale:
definizione e modelli
Lo Stato sociale ha una lunga storia, iniziata con la rivoluzione industriale che prosegue
fino ai giorni nostri. Per diverse circostanze concernenti la società, la cultura e l’eco-
nomia, in Europa si sono sviluppati e consolidati quattro diversi modelli di Stato sociale:
il modello social-democratico, il modello liberale, il modello corporativo/continentale
e il modello mediterraneo.
1.1 tarie. Tali interventi danno vita a spe- corrono tra le tre sfere di regolazione
Cos’è il welfare state cifici diritti sociali, cui corrispondono (Stato, famiglia, mercato) e le forme di
specifici doveri di contribuzione finan- integrazione tra economia e società (re-
Il welfare state o “stato del benessere” è ziaria. Occorre pertanto ritenere che la distribuzione, reciprocità, scambio di
il termine con cui indichiamo un siste- legittimazione politica degli interventi mercato). A questo proposito si parla di
ma politico, economico e sociale in cui costituisca una risorsa essenziale nella “diamante del welfare”, a simboleggiare
lo Stato assume come propria prerogati- costruzione del welfare state. un campo di forze con quattro vertici,
va e responsabilità la promozione della ciascuno dei quali occupato da una del-
sicurezza e del benessere sociale ed eco- Il welfare state va inteso, quindi, come le agenzie principali di produzione di
nomico dei cittadini. Tra le molte defi- una istituzione integrata in un comples- welfare: lo Stato, il mercato, la famiglia
nizioni, ricordiamo quella del politolo- so sistema di interdipendenze con altre e il mondo vasto e articolato del “terzo
go Maurizio Ferrera1, secondo la quale istituzioni. La capacità di produrre be- settore”. Ciò che cambia da un sistema
il welfare state comprende “l’insieme nessere da parte dello Stato non dipen- di welfare all’altro è la quantità, la mo-
delle politiche pubbliche connesse al de, infatti, soltanto da scelte di carattere dalità e il contenuto di ciò che viene re-
processo di modernizzazione, tramite le politico, ma è strettamente legata alla distribuito per via “pubblica” e quanto
quali lo Stato fornisce ai propri cittadini sfera economica dalla quale dipendono è lasciato ad altre agenzie o risorse e di
protezione contro rischi e bisogni pre- la quantità e la qualità delle risorse di- conseguenza l’equilibrio e la divisione
stabiliti, sotto forma di assistenza, assi- sponibili per la popolazione e dal modo delle responsabilità.
curazione o sicurezza sociale, introdu- in cui la società – ed in particolare le
cendo specifici diritti sociali e doveri di reti sociali primarie come la famiglia, È possibile inoltre distinguere tra una
contribuzione finanziaria.”2 Lo sviluppo la rete parentale, la comunità locale di concezione “allargata” e una “ristretta”
di interventi di protezione sociale, in appartenenza, ecc. – contribuisce a ga- di welfare state. L’ambito teorico si ispi-
risposta al problema storico dell‘insi- rantire sicurezza e protezione ai propri ra alla visione “allargata”, la quale defini-
curezza di individui, famiglie e gruppi membri. Il benessere complessivo in sce una società in cui lo Stato interviene
sociali, assume nel corso del tempo for- una società è il prodotto della co-parte- nei meccanismi di riproduzione econo-
me sempre più strutturate sino a trova- cipazione delle tre istituzioni Stato, fa- mica e di redistribuzione, per la riallo-
re, nel welfare state contemporaneo, un miglia e mercato. Il grado di protezione cazione delle opportunità di vita tra gli
compiuto assetto di politiche pubbliche, collettiva contro i rischi sociali è stret- individui e le classi sociali. L’ambito di
in vario modo integrate da azioni socie- tamente legato alle relazioni che inter- ricerca empirica si ispira invece alla vi-
12
1/6 Lo stato sociale: definizione e modelli
1914 – 1940
Stato Consolidamento
Mercato Famiglia
1940 – 1980
Espansione
Associazioni
intermedie
1980 – 1990
Istituzionalizzazione
Benessere
Alla trasformazione del ruolo e delle Nella tradizione degli studi di “social po-
modalità d’azione dello Stato ha fatto se- licy” vengono riconosciute tre modalità
guito la trasformazione del ruolo e delle di classificazione rispetto ai modelli di
modalità d’azione del terzo settore.6 Dal- stato sociale. Uno dei primi studiosi che
la funzione di produttore/erogatore di ha provato a mettere in evidenza le dif- Ricalibratura
beni e servizi spesso in supplenza dello ferenze strutturali tra i modelli di wel- funzionale
Stato ad un ruolo di protagonista nella fare state è stato il britannico Titmuss8,
definizione e nell’attuazione delle poli- la cui classificazione si focalizza sul tipo
tiche sociali. Ciò ha determinato il pas- di intervento dello Stato, sul ruolo dello
saggio dalla concezione di welfare state, Stato nella regolazione nonché sui crite- Ricalibratura
a quella di welfare society, a quella di ri di definizione degli aventi diritto9. distributiva
welfare community.
Una seconda classificazione, peraltro
Con il concetto di “evoluzione dello molto nota e diffusa, è quella di Esping-
Stato” non si intende un allargamen- Andersen10, che nella sua analisi, in-
to o diffusione di prestazioni o servizi, tende il welfare come una “costruzione
Ricalibratura
né una diminuzione o tagli degli stessi. storicamente definita”, con lo scopo di
normativa
S’intende piuttosto una “trasformazione strutturare il contratto sociale tra Stato
della concezione” dello Stato e del suo e cittadini nelle società ad economia di
modo di operare, dei diritti fondamen- mercato. Egli considera “che la somma
tali e del ruolo del cittadino. Il concetto totale del benessere sociale è funzione
di welfare state contiene un imprescin- del modo in cui gli input di Stato, mer-
dibile riferimento allo Stato come attore cato e famiglia vengono combinati tra 1 — Ricalibratura funzionale:
centrale nella garanzia dei diritti. Ma la loro”. Esping-Andersen colse l’impor- ribilanciare le varie funzioni di
promozione del sistema di welfare pre- tanza di considerare i principi regola- protezione sociale
vede anche un altro attore fondamen- tivi come elemento analitico in grado
2 — Ricalibratura distributiva:
tale: il privato sociale o terzo settore o di spiegare le differenze esistenti tra i ribilanciare il grado di protezione
non-profit. Conseguentemente, la tra- vari sistemi di welfare. Il welfare state da categorie ipergarantite a
sformazione dello Stato prodotta dall’af- da solo non garantisce la piena realiz- quelle poco garantite
fermazione del welfare state porta con zazione del benessere sociale nella so-
sé anche la trasformazione del ruolo dei cietà capitalista, dato che a tale obietti- 3 — Ricalibratura normativa:
iniziative di natura simbolica
corpi sociali intermedi; ciò fa sì che i vo contribuiscono anche il mercato e la
(norme e valori) in vista di un
processi di modernizzazione dello Stato famiglia. L’insieme delle relazioni, esi- sistema più equo, efficace,
s’intreccino con l’evoluzione del ruolo stenti in un paese, tra Stato, famiglia e efficiente
del privato sociale. mercato – finalizzate alla “produzione”
Fonte: Ferrera, Hemerijck,
di benessere sociale – costituiscono ciò Rhodes (2000)
Per far fronte ai problemi di “benessere” che Esping-Andersen definisce “regi- © IPL 2014
(welfare), è necessario che lo Stato svi- me di welfare”. Lo studioso struttura la
luppi una realistica politica di welfare sua analisi sulle seguenti dimensioni
society, affidando alla società civile il (figura 8).
compito di trovare le forme più varie
e creative di risposta ai propri bisogni. Il lavoro proposto da Esping-Andersen
Entra in gioco il principio della sussi- ha stimolato un ricco dibattito e ha por-
diarietà7, come cultura che porta ad una tato diversi autori ad elaborare nuove
maggiore responsabilità civile di far proposte di classificazione. Lo studioso
fronte ai propri bisogni. italiano Maurizio Ferrera11 elaborò la
sua visione nel 1993 in “Modelli di so-
lidarietà”12. Il principale merito di que-
sto contributo è quello di aver proposto
una tipologia basata su una dimensione
qualitativa, mettendo in luce il fatto che
tradizionalmente l’analisi dei differenti
15
Figura 7 Stefano Zamagni:
Evoluzione del
welfare state È necessario accogliere
l’idea di “sussidiarietà
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16
1/6 Lo stato sociale: definizione e modelli
Figura 8 1
Le dimensioni del
welfare state
Fonte: Esping-Andersen
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Presenza dei diversi attori che erogano prestazioni di welfare (assicurazioni, Stato, famiglia)
Defamilizzazione (dipendenza dalla rete familiare e dal lavoro di cura svolto dalle donne)
Figura 9 1
I quattro modelli europei
di welfare state
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19
Figura 10
I modelli di welfare state
in sintesi
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Welfare conservatore Lavoratori e loro famiglie Medio Contributi sociali, Stato e famiglia
contributi dello Stato
è interamente fiscalizzata (ovvero viene in cui viene meno la capacità della fa-
finanziata dalle tasse pagate dai cittadi- miglia di provvedere ai bisogni dei suoi
ni), mentre le prestazioni in denaro ge- componenti. I sindacati partecipano in
neralmente sono finanziate attraverso i maniera attiva al governo delle presta-
contributi sociali (versati da imprese e zioni di categoria, conservando quindi
lavoratori). una maggior autonomia in un sistema
che è finanziato dai contributi sociali.
Risulta media la demercificazione, poi-
1.4.2 ché lo Stato attenua ma non annulla la
Il welfare conservatore (Germania, dipendenza dal mercato. A tale modello
Francia, Austria, Olanda) viene riconosciuta una destratificazio-
ne medio bassa: si tende a preservare le
Il regime conservatore o continentale, differenze di status, classe e genere.
di tradizione bismarckiana, è invece
principalmente orientato alla protezio-
ne dei lavoratori e delle loro famiglie 1.4.3
da rischi: di malattia, invalidità, disoc- Il welfare social-democratico
cupazione e vecchiaia. Tale modello si (Svezia, Danimarca, Norvegia)
caratterizza per una maggiore attribu-
zione di valore alla famiglia, alle asso- Il regime social-democratico adotta
ciazioni e al volontariato nei processi di come riferimento prevalente nella pro-
socializzazione dei rischi, prevedendo grammazione delle politiche sociali il
uno stretto collegamento tra le presta- principio dell’universalismo, ponendo-
zioni sociali e la posizione lavorativa. si come obiettivo la protezione di tutti,
Il modello si ispira al principio di sus- in maniera indiscriminata, in base allo
sidiarietà ponendo le basi a sostegno stato di bisogno individuale. Un ele-
della maggior parte delle procedure di mento di distinzione di questo regime
erogazione di servizi. Ciò implica un in- è lo sforzo attivo, e spesso esplicito, a
tervento dello Stato solo nelle situazioni demercificare il benessere riducendo al
26: Paci M., Pugliese E. (a cura di) (2011), Welfare e promo-
zione delle capacità, Mulino, Bologna. Il caso italiano,
soprattutto dopo la riforma del Titolo V della Costituzione,
è caratterizzato per un deciso processo di regionalizza-
zione delle politiche sociali e dei diritti sociali di cittadi-
nanza, con un divario crescente in termini di welfare locale
20 tra il Nord e il Sud del paese.
1/6 Lo stato sociale: definizione e modelli
1.4.4
Il welfare mediterraneo (Italia,
Spagna, Grecia, Portogallo)
21
2
La spesa sociale in
Europa: dati e fatti
Per la statistica europea per spesa sociale si intende lo stanziamento per le funzioni
vecchiaia, superstiti, malattia e salute, invalidità, famiglia e figli, disoccupazione,
casa e esclusione sociale. La spesa sociale italiana è in linea con la media europea:
29,9% del PIL rispetto al 29,4% nella media dei 27 paesi che compongono l’Unione
europea. Ma tra i diversi paesi esistono sostanziali differenze nella composizione di
tale spesa. Ciò è da ricondurre ai differenti sistemi sociali così come ai diverso valore
politico che si attribuisce ai differenti rischi che vengono coperti.
2.1 verso la European Platform against Po- 1 — Accrescere la sostenibilità dei pro-
Introduzione verty and Social Exclusion (Piattaforma grammi di welfare degli Stati membri e
europea contro la povertà e l’esclusio- adottare “policies” più mirate ed efficaci.
In Europa vi sono diversi modelli di sta- ne sociale) mira a sviluppare una serie
to sociale, che si differenziano in manie- di misure proprio per raggiungere l’o- 2 — Inclusione attiva dei cittadini di tutte
ra talvolta anche molto marcata rispetto biettivo previsto nella strategia Euro- le classi sociali, sia nei servizi che nelle
ai bisogni sociali coperti, ai rischi che pa 2020. In un siffatto contesto di crisi, istituzioni.
vengono considerati meritevoli di tute- con la conseguente austerità e con l’at-
la, alle forme di erogazione delle pre- tuale assetto della governance europea, 3 — Aumentare la protezione sociale per
stazioni (in denaro o in servizi) e per il forte pericolo che si corre è che gli le classi più deboli.
tante altre caratteristiche. Nel presente investimenti nel sociale vengano giu-
capitolo vogliamo capire e analizzare a stificati solo nella misura in cui garan-
quanto ammonta in Europa (e quindi tiscono risparmi da usare per risanare La Commissione Europea ribadisce al-
anche in Italia) la spesa sociale, denomi- i conti pubblici, invece che per miglio- tresì l’importanza di investire nelle per-
nata spesa per la protezione sociale, per rare il benessere dei cittadini europei. sone, nel cosiddetto “capitale umano”,
riuscire a comprendere quanto i diver- All’interno dell’UE vi è un forte dibattito proprio in un momento in cui tutti gli
si modelli di welfare state comportano sulle politiche sociali, tanto che la Com- Stati membri stanno ridefinendo le pro-
come conseguenza una diversa distribu- missione europea il 20 febbraio 2013 ha prie politiche anticrisi in chiave di cre-
zione della spesa in ambito sociale. adottato una serie di misure confluite scita e di sviluppo.
nel Social investment package (SIP), con
La protezione sociale (“social protection” l’obiettivo di combattere gli effetti più
in inglese) è il cuore del cosiddetto mo- negativi dell’austerity. La Commissione 2.2
dello di sistema sociale europeo che propone una serie ammortizzatori so- La spesa sociale in Europa:
mira a raggiungere entro il 2020 l’obietti- ciali e/o un utilizzo più efficace di quelli schema classificatorio
vo di far uscire dalla povertà e dall’esclu- già esistenti, in modo da “alleggerire” il
sione sociale 20 milioni di persone. L’U- carico che la crisi ha posto sulle spalle I sistemi di protezione sociale sono
nione europea stima in circa 120 milioni di molte famiglie europee27. Sono tre i molto differenti nei vari paesi membri
i cittadini europei in una situazione di principali punti del SIP proposta dalla dell’UE, per storia, demografia, condi-
povertà o di esclusione sociale, e attra- Commissione: zioni socio-economiche, livello e com-
22
2/6 La spesa sociale in Europa: dati e fatti
© IPL 2014
Investire nelle
persone è il
miglior investi- ESSPROS AMECO
mento che
possiamo fare.
1 — ESSPROS: sistema europeo 2 — AMECO: database macro-
di statistiche integrate sulla economico annuale (Annual
protezione sociale (European Macro-Economic database).
system of integrated social
protection statistics). Basato sui dati dei conti nazio-
nali (National Accounts).
Include anche schemi privati di
protezione sociale e tutte le Essi comprendono anche
spese sostenute, sia in denaro il settore dell’Istruzione.
che sottoforma di investimenti.
24
2/6 La spesa sociale in Europa: dati e fatti
Figura 13 2
Spesa sociale in rapporto al
PIL in % – 2010
29,9
29,4
Fonte: dati Eurostat 35
© IPL 2014
30
25
20
15
10
5
0
Romania
Lettonia
Bulgaria
Estonia
Slovacchia
Polonia
Lituania
Malta
Repubblica ceca
Croazia
Cipro
Lussemburgo
Ungheria
Islanda
Serbia
Slovenia
Norvegia
Spagna
Svizzera
Portogallo
Gran Bretagna
Grecia
EU (27 paesi)
Irlanda
Italia
Belgio
Austria
Svezia
Finlandia
Germania
Olanda
Danimarca
Francia
Figura 14
Spesa sociale lorda pro-ca- 16.000
pite, € PPS – 2010
14.000
Fonte: dati Eurostat
12.000
© IPL 2014
7.337
10.000
7.185
8.000
6.000
4.000
2.000
0
Bulgaria
Romania
Lettonia
Lituania
Estonia
Polonia
Croazia
Slovacchia
Ungheria
Repubblica ceca
Malta
Cipro
Slovenia
Portogallo
Grecia
Spagna
Islanda
EU (27 paesi)
Italia
Ucraina
Finlandia
Belgio
Francia
Germania
Svezia
Irlanda
Austria
Svizzera
Danimarca
Olanda
Norvegia
Lussemburgo
1 — Pensioni di vecchiaia e 1 — Pensioni a favore di vedove/i, 1 — Cure mediche e assistenza 1 — Indennità di invalidità
anzianità, integrazione al tratta- orfani e altri aventi diritto a medica, prestazioni dentistiche/ (assegno di invalidità), pensioni
mento minimo, assegno di seguito della morte di un familare odontoiatriche, fisioterapiche di invalidità
cura (Pflegegeld in tedesco, pensionato ecc.
care allowance in inglese) 2 — Servizi riabilitativi
2 — Medicinali e prodotti
farmaceutici, mezzi ausiliari
e di cura ecc.
3 — Indennità di malattia
1 — Contributi in denaro e in 1 — Indennità di disoccupazione 1 — Contributi per coprire (in 1 — Benefici in denaro o natura
servizi alla famiglia (assegno di parte) i costi abitativi (sussidi (escluso sanità) per combat-
cura, assegni per i figli, assegni 2 — Indennità di mobilità all’affitto, sussidi per mutui per tere specificatamente l’esclusio-
al nucleo familiare, assegni la casa ecc.) ne sociale laddove non coperta
alla nascita o per un’adozione, 3 — Cassa integrazione guada- dalle precedenti funzioni
assegni per figli disabili) gni ordinaria e straordinaria
2 — Contributi periodi per per-
2 — Contributi per servizi all’in- sone a basso reddito
fanzia (Kinderbetreuung)
3 — Categoria residuale
3 — Congedi retribuiti di mater-
ntià, congedi parentali e congedi
per la cura di altri familiari
26
2/6 La spesa sociale in Europa: dati e fatti
3.609 / 51,4
Figura 16 2
2.702 / 39,1
Spesa pensionistica in alcuni
paesi europei – 2010 5.000 50,0
4.500 45,0
in € pro-capite,
4.000 40,0
in % della spesa totale
3.500 35,0
Fonte: dati Eurostat 3.000 30,0
© IPL 2014
2.500 25,0
2.000 20,0
1.500 15,0
1.000 10,0
500 5,0
0 0,0
Lussemburgo
Svizzera
Austria
Danimarca
Svezia
Italia
Olanda
Norvegia
Francia
Gran Bretagna
Finlandia
Germania
EU (27 paesi)
Belgio
Grecia
Portogallo
Spagna
la metà di questa spesa vada ai pensio- e Lussemburgo. La media europea am-
nati, ovvero come le pensioni abbiano monta a 3.000 € pro-capite, a fronte di
rappresentato e rappresentino ad oggi spese pensionistiche molto basse nei
un elemento molto forte di protezione paesi dell’Europa orientale ma a livelli
sociale per le persone in età avanzata e elevati nei paesi nordici e dell’Europa
per le loro famiglie. Un’analisi tempo- centrale. Rispetto alle sole pensioni ai
rale mostra come tra il 2000 e il 2010 la superstiti l’Italia per livello di spesa è
spesa pensionistica italiana è cresciuta seconda solo al Lussemburgo.
del 29,9%. In rapporto all’inflazione i
prezzi in tale arco temporale sono cre- Ovviamente dobbiamo tener conto che
sciuti del 25,7%, ovvero di meno della la spesa pensionistica è il risultato di
crescita nominale della spesa pensioni- molteplici fattori che concorrono a de-
stica. Ciò comporta un aumento in ter- terminarla. La spesa per le pensioni, in-
mini reali della spesa per le pensioni in fatti, è frutto di diversi elementi, che si
Italia nel decennio passato. intrecciano tra di loro (figura 19).
Nelle statistiche alla spesa pensionisti- Rispetto al primo fattore, ovvero alla
ca appena vista si usa aggiungere anche struttura demografica, la figura 18 illu-
la spesa per i superstiti, rappresenta- stra la quota di popolazione con più di
ta dalle pensioni di reversibilità. Som- 65 anni sul totale della popolazione. L’I-
mando quindi le due diverse tipologie talia con il 20,2% di popolazione con più
di spesa pensionistica (per le pensioni di 65 anni è al secondo posto in Europa
di vecchiaia/anzianità e per i supersti- superata unicamente dalla Germania,
ti) arriviamo a vedere come in Italia si mentre la media europea si attesta al
spendono 4.255 € pro-capite (3.609 per 17,4%. All’estremo opposto l’Islanda e
le pensioni di anzianità/vecchiaia e soprattutto l’Irlanda con una bassa quo-
646 € per le pensioni di reversibilità). ta di over 65enni rispetto alla popolazio-
A superarci in termini di spesa assolu- ne totale.
ta pro-capite sono solo Svizzera, Austria
27
646 / 3.609
Figura 17
Spesa pensionistica per
tipologia, in € pro-capite 5.000
– 2010
406 / 2.702
4.500
4.000
ensioni ai superstiti
p
pensioni di vecchia- 3.500
ia/anzianità 3.000
2.500
Fonte: dait Eurostat
© IPL 2014 2.000
1.500
1.000
500
0
Bulgaria
Romania
Croazia
Lituania
Lettonia
Estonia
Slovacchia
Islanda
Ungheria
Polonia
Repubblica ceca
Irlanda
Malta
Cipro
Slovenia
Portogallo
Spagna
Grecia
EU (27 paesi)
Ucraina
Finlandia
Belgio
Germania
Norvegia
Danimarca
Francia
Svezia
Olanda
Italia
Svizzera
Austria
Lussemburgo
2.5 ferenti tra un paese e l’altro, e quindi la nota che l’Italia spende per la famiglia
La spesa per la sanità spesa sanitaria copre prestazioni e ri- il 4,7% della spesa sociale, con una me-
schi assai diversificati. dia pro-capite di 329 €, mentre la me-
Se consideriamo la spesa sanitaria33 ve- dia europea è di 552 €. Il nostro paese
diamo che l’Italia ha una spesa per la si posiziona quindi nella parte bassa
sanità pari al 25,6% della spesa sociale 2.6 della classifica, insieme a paesi dell’Eu-
totale, con un esborso di 1.793 € annui La spesa per la famiglia ed i figli ropa orientale e ad un livello superiore
pro-capite. La spesa sanitaria media al Portogallo (263 €) ma inferiori alla
dei 27 paesi europei si pone al 29,4%, Quanto spendono i diversi paesi euro- Grecia (388 €) e alla Spagna (350 €). So-
quindi l’Italia si attesta leggermente pei per la famiglia e per i figli, laddove pra la media europea Belgio e Francia,
sotto la media continentale per quanto per “spesa” si intendono i contributi in e soprattutto i paesi scandinavi, con im-
concerne la spesa in prestazioni a tu- denaro e/o in servizi alle famiglie (asse- porti pro-capite che superano i 900 euro
tela della salute dei propri cittadini. Ai gno di cura, assegni per i figli, assegni annuali (quindi ben tre volte l’importo
primi posti per spesa sanitaria i paesi al nucleo familiare, assegni alla nascita italiano). Anche Islanda e Irlanda, ri-
scandinavi (che superano tutti i 2.000 € o in caso di adozione, assegni per figli spettivamente con 875 e 1.032 € pro-ca-
annui pro-capite), nonché la Germania disabili), nonché contributi per servizi pite, hanno una elevata spesa per la
(2.752 €), e Olanda, Norvegia e Lussem- all’infanzia, congedi retribuiti di mater- famiglia, che supera il 40% della spesa
burgo (che superano i 3.000 € pro-ca- nità e congedi parentali, nonché conge- sociale totale.
pite). Il primato assoluto spetta all’Ir- di per la cura di altri familiari.
landa, con una spesa per la salute pari La figura 22 mostra proprio quanto
al 43,3% del totale della spesa sociale Un caso limite in senso positivo è quel- cambia la spesa sociale per la famiglia
(3.833 € pro-capite), oltre il doppio della lo del Lussemburgo, che ha una spesa a seconda della zona europea, per cui si
spesa italiana. per la famiglia corrispondente a 2.300 € passa dai 290 € medi per l’Europa orien-
pro-capite – ovvero il doppio rispetto tale ai 345 dei paesi del Mediterraneo.
La spesa sanitaria in Europa è la risul- al “secondo classificato”, la Norvegia I paesi del centro Europa (e della Gran
tanza di sistemi sanitari nazionali molto (1.290 €). In Lussemburgo la spesa per Bretagna) spendono mediamente 699 €,
diversi, e ad esempio le spese odontoia- la famiglia raggiunge ben il 15,7% della mentre il livello di spesa per la fami-
triche, quelle riabilitative, o le indenni- spesa sociale totale. La spesa degli altri glia nei paesi scandinavi con 1.051 € è
tà di malattia, hanno regimi molto dif- paesi è illustrata nella figura 21, dove si il doppio della media EU27 e tre volte
28
2/6 La spesa sociale in Europa: dati e fatti
Figura 18 2
Quota di popolazione con
65 anni e oltre sul totale 25,0
20,2
della popolazione – 2010 22,5
20,0
17,4
Fonte: dati Eurostat
© IPL 2014
17,5
15,0
12,5
10,0
7,5
5,0
2,5
0
Irlanda
Islanda
Slovacchia
Cipro
Polonia
Liechtenstein
Lussemburgo
Malta
Romania
Norvegia
Repubblica ceca
Olanda
Lituania
Danimarca
Slovenia
Gran Bretagna
Francia
Ungheria
Spagna
Svizzera
Finlandia
Serbia
Estonia
Belgio
Croazia
EU (27 paesi)
Lettonia
Bulgaria
Austria
Portogallo
Svezia
Grecia
Italia
Germania
Figura 19
L’Italia spende per I fattori che determinano la spesa
pensionistica
le pensioni ben © IPL 2014
2.034 / 29,4
in € pro-capite,
4.000 40,0
1.793 / 25,6
in % della spesa totale
3.500 35,0
Fonte: dati Eurostat 3.000 30,0
© IPL 2014
2.500 25,0
2.000 20,0
1.500 15,0
1.000 10,0
500 5,0
0 0,0
Irlanda
Lussemburgo
Norvegia
Olanda
Germania
Svizzera
Francia
Gran Bretagna
Austria
Danimarca
Svezia
Finlandia
EU (27 paesi)
Italia
Spagna
Grecia
Portogallo
Figura 21
Spesa per la famiglia e i
figli in alcuni paesi europei
– 2010
in € pro-capite PPS,
in % della spesa totale
2.000 20,0
1.800 18,0
1.600 16,0
1.400 14,0
552 / 8,0
1.200 12,0
1.000 10,0
329 / 4,7
800 8,0
600 6,0
400 4,0
200 2,0
0 0,0
Polonia
Lettonia
Romania
Bulgaria
Croazia
Malta
Portogallo
Repubblica ceca
Italia
Slovacchia
Lituania
Spagna
Estonia
Grecia
Olanda
Svizzera
Slovenia
Gran Bretagna
Cipro
Ungheria
EU (27 paesi)
Belgio
Francia
Islanda
Finlandia
Svezia
Austria
Germania
Irlanda
Danimarca
Norvegia
Lussemburgo
30
2/6 La spesa sociale in Europa: dati e fatti
1.200 pa, decisamente sotto la media tutti i ria tra 100 e 200 €. I maggiori esporsi
1.000
paesi dell’est Europa e l’Inghilterra (tutti pro-capite si registrano in Francia, Da-
699
con meno di 200 € pro-capite all’anno). nimarca, Cipro e Islanda (che spendo-
800
552
400 mica andiamo a vedere a quanto am- 141 €. In Inghilterra invece la spesa me-
200 montava la spesa sociale per la funzione dia è decisamente superiore, con 414 €
0 disoccupazione nel 2007 nei diversi pae- pro-capite, quindi circa 3 volte la media
si europei e quale è stato l’aumento del- europea.
Europa orientale
Paesi mediterranei
EU (27 paesi)
Europa centrale (senza Lussemburgo)
Paesi scandinavi
32
2/6 La spesa sociale in Europa: dati e fatti
Figura 24 2
Quota di popolazione 0–14 anni
sul totale della popolazione,
% – 2010
25,0
22,5
20,0
15,6
17,5
14,0
15,0
12,5
10,0
7,5
5,0
2,5
0,0
Germania
Bulgaria
Italia
Lettonia
Slovenia
Grecia
Ungheria
Austria
Repubblica ceca
Malta
Portogallo
Croazia
Lituania
Serbia
Romania
Svizzera
Polonia
Spagna
Slovacchia
Estonia
EU (27 paesi)
Liechtenstein
Cipro
Finlandia
Svezia
Belgio
Lussemburgo
Olanda
Gran Bretagna
Danimarca
Norvegia
Francia
Islanda
Irlanda
2.9 cepisce. In totale quindi ben il 56% della
Chi contribuisce alla spesa sociale? spesa sociale proviene dalla contribu-
zione. Il 40% deriva invece dal bilancio
Interessante anche capire come viene pubblico statale, ovvero dalle tasse pa-
finanziata la spesa sociale, ovvero quan- gate dai cittadini, la cosiddetta fiscalità
to della spesa sociale proviene dalla generale. Le altre entrate rappresenta-
contribuzione sul lavoro (dei lavoratori no il restante 4%.
dipendenti e dei datori di lavoro, non-
ché di lavoratori autonomi e pensiona- La media europea è frutto però di si-
ti), quanto dal contributo diretto di chi tuazioni molto differenziate tra gli stati
le prestazioni le riceve, quanto dal bi- membri, con effetti economici e redistri-
lancio dello Stato (ovvero dalle tasse, butivi ovviamente diversi. Tralasciando
dalla fiscalità generale) e quanto da al- il caso limite dell’Estonia, dove tre quar-
tre entrate (categoria residuale). ti della spesa sociale è finanziata dai
contributi sul lavoro, osserviamo però
Come si evince dalla figura 27 media- una grandissima varietà rispetto al peso
mente in Europa il 36,3% della spesa che i contributi dei lavoratori e dei pen-
sociale viene finanziata dai contributi sionati hanno nel finanziare la spesa so-
sociali sul lavoro e il 20,1% dai contri- ciale: si va dal 10,8% in Danimarca e dal
buti di chi le prestazioni sociali le per- 16,7% in Irlanda al 49% circa di Lituania
33
Figura 25
Spesa per la disoccupazione,
€ pro-capite – 2010
415
206
400
200
0
Polonia
Romania
Bulgaria
Croazia
Malta
Lituania
Estonia
Slovenia
Ungheria
Repubblica ceca
Lettonia
Slovacchia
Gran Bretagna
Italia
Cipro
Portogallo
Norvegia
Grecia
Svizzera
Svezia
EU (27 paesi)
Islanda
Germania
Olanda
Austria
Francia
Finlandia
Danimarca
Lussemburgo
Spagna
Irlanda
Belgio
e Repubblica Ceca. L’Italia col 37,9% si le tasse finanziano il 45,6% della spesa
pone nella metà più alta della classifica. totale, con livelli simili a quelli registra-
ti in Spagna, Lussemburgo, Portogallo,
Per quanto concerne i contributi pagati Gran Bretagna e Finlandia.
dai percettori di prestazioni sociali l’Ita-
lia, col 14,9%, si pone in una situazione Nel 2010 in Italia a fronte di una spesa
intermedia rispetto agli altri paesi euro- per la protezione sociale pari a 7.671 €
pei anche se le prestazioni pagate dagli pro-capite le tasse hanno finanziato la
aventi diritto sono sotto il 20,1% della spesa sociale complessiva con quasi
media dei 27 paesi dell’Unione europea. 3.500 €, i contributi dei lavoratori con
Anche in tal caso la media è frutto di un 2.910 € ed i contributi diretti dei rice-
differenziale tra gli Stati membri molto venti le prestazioni con 1.144 € pro-ca-
elevato, che va dal 2,7% dell’Estonia e pite35. È quindi evidente come la spesa
valori inferiori al 10% in Islanda e Sve- sociale in Italia sia pagata non tanto da
zia, fino a paesi dove il contributo del chi le prestazioni le riceve (come ad es.
ricevente raggiunge circa 1/3 del totale nel caso dei ticket sanitari) ma da quan-
(Olanda, Svizzera e Slovenia). Danimar- ti pagano le tasse e versano contributi
ca ed Irlanda finanziano la spesa sociale sociali legati al lavoro (lavoratore dipen-
in misura maggiore attraverso le tasse dente o autonomo) o legati alle pensio-
(rispettivamente 64,4 e 65,0%), mentre ni! (figura 29).
la fiscalità generale è poco usata per fi-
nanziare il settore sociale in particolare
in Polonia ed Estonia (meno del 20%)
nonché in Svizzera, Repubblica ceca ed
Olanda (dove il finanziamento attraver-
so le tasse varia dal 23 al 26%). In Italia
35: Vi è poi una categoria residuale “altre entrate” che rap-
presenta l’1,6% della spesa sociale totale, pari a 122,7 €
34 pro-capite.
2/6 La spesa sociale in Europa: dati e fatti
Figura 26 2
Il finanziamento della
spesa sociale
© IPL 2014
Contribuzione
sul lavoro
1 — Contribuzione sul lavoro
di lavoratori dipendenti, datori
di lavoro, lavoratori utonomi,
pensionati
Figura 27
Spesa sociale per tipologia
di entrata, % sulle entrate
totali – 2010
35
36
© IPL 2014
© IPL 2014
Figura 29
Figura 28
mezzi) – 2010
in servizi
in natura (denaro)
con prova dei mezzi
0,0
10,0
20,0
30,0
40,0
50,0
60,0
70,0
80,0
90,0
100,0
0,0
10,0
20,0
30,0
40,0
50,0
60,0
70,0
80,0
90,0
100,0
Islanda Irlanda
Irlanda Islanda
Svezia Spagna
Norvegia Gran Bretagna
Gran Bretagna Olanda
Danimarca Cipro
Olanda Malta
Finlandia Germania
Greca Francia
Germania EU (27 paesi)
Francia Portogallo
EU (27 paesi) Slovenia
Spagna Svizzera
Slovacchia Austria
Ungheria Romania
Repubblica ceca Grecia
Slovenia Croazia
Croazia Italia
Svizzera Lituania
Portogallo Slovacchia
Belgio Belgio
Lussemburgo Ungheria
Austria Bulgaria
Malta Finlandia
Lituania Norvegia
Estonia Lettonia
Romania Serbia
Bulgaria Polonia
Italia Lussemburgo
Serbia Danimarca
Lettonia Svezia
Cipro Repubblica ceca
Polonia Estonia
2/6 La spesa sociale in Europa: dati e fatti
Figura 30 2
Il 90% della spesa Spesa sociale in Italia per tipologia
di finanziamento – 2010
sociale in Europa
Fonte: dati Eurostat
è slegata da una © IPL 2014
verifica reddituale/
patrimoniale del Tipologia di finanziamento % € pro-capite
richiedente, ovvero
viene erogata indi- Contributi dello Stato (tasse)
Contributi sociali del lavoro
45,6
37,9
3.497
2.910
pendentemente Contributi dei percettori di prestazione sociale 14,9 1.144
2.10 le in Europa è slegata da una verifica dei mezzi, partendo del principio del
La prova dei mezzi della spesa sociale reddituale/patrimoniale del richieden- diritto di cittadinanza, con schemi uni-
te, ovvero viene erogata indipenden- versalistici diretti a tutti i cittadini, con
Come individuare i destinatari dei di- temente da reddito e patrimonio del prestazioni generose a quota fissa. L’Ita-
versi benefici? Le politiche sociali pos- nucleo familiare che richiede una spe- lia è in una situazione intermedia, per
sono erogare i servizi o i trasferimenti cifica prestazione sociale (in denaro o cui appena il 6,5% delle prestazioni so-
monetari di politica sociale indipenden- in natura). ciali è means-tested, mentre la media
temente dallo stato di bisogno delle per- europea è del 10,8%. Tra gli altri paesi
sone, mentre in alcuni casi ritengono Tra i diversi paesi europei vige anche mediterranei la Spagna verifica i mez-
sia necessario misurare la condizione in tal caso molta disparità per cui in Ir- zi nel 16,1% dei casi, il Portogallo nel
economica delle famiglie, valutando il landa e in Islanda circa un quarto del- 10,5% e la Grecia nel 6,7% delle presta-
reddito e il patrimonio ma anche nu- le prestazioni sono means-tested, ed zioni.
merosità e composizione del nucleo fa- in Inghilterra oltre il 15%, mentre in
miliare. Gli strumenti del secondo tipo, Estonia, Repubblica ceca, Danimarca e
che mirano a valutare la situazione eco- Svezia neanche il 3% della spesa socia- 2.11
nomico-patrimoniale, sono conosciuti le è sottoposta alla verifica dei mezzi. Spesa sociale in denaro o in servizi?
nella letteratura scientifica con il nome Ovviamente questo risultato risente pe-
di means test (prova dei mezzi). Com- santemente dei modelli di stato sociale Altra caratteristica interessante da ana-
pito di un means test è quindi quello di adottati dai diversi paesi, per cui i paesi lizzare risulta come vengono dati i be-
misurare la “povertà” del nucleo fami- anglosassoni – con un modello di stato nefici sociali, ovvero se in natura (in de-
liare che chiede una prestazione sociale sociale liberale – sono quelli che usano naro) o a mezzo della fornitura di beni
(sia in denaro o in natura) al fine di sele- maggiormente il criterio della prova e di servizi sociali. Mediamente nell’U-
zionare nel modo più preciso possibile i dei mezzi, basandosi proprio sull’idea nione europea il 35,4% delle prestazioni
destinatari delle erogazioni. di concedere prestazioni sociali ai biso- sociali sono costituite da beni e servizi
gnosi e ai poveri. sociali, mentre il restante 64,6% delle
Nei 27 paesi che nel 2010 costituivano prestazioni sono trasferimenti in dena-
l’Unione europea appena 1 prestazione Al contrario i paesi a modello socialde- ro. Anche in tal caso la varietà di situa-
ogni 10 avviene dopo la prova dei mez- mocratico elargiscono prestazioni so- zioni tra i diversi paesi europei è molto
zi, mentre ben il 90% della spesa socia- ciali quasi esclusivamente senza prova elevata, per cui Islanda, Irlanda e Svezia
37
hanno una spesa in beni/servizi che ar- tra spesa in servizi e spesa sociale che
In Italia la spesa riva quasi al 50%, mentre d’altro canto supera comunque il 35%.
in Polonia, a Cipro e in Lettonia la forni-
sociale è nel 27% tura di servizi sociali costituisce appena —M
olti beni/servizi per tutti: Tutti i
—M
olti beni/servizi per i bisognosi:
L’Irlanda e l’Islanda risultano due paesi
con un sistema fortemente basato
sulle prove di mezzi (oltre il 20% delle
prestazioni) e con una altrettanto
elevata quota di beni e servizi (più del
45% della spesa sociale). Anche
Gran Bretagna, Olanda e Spagna rien
trano in questa tipologia, dato che
hanno una quota di spesa sociale basa-
ta sulla verifica dei mezzi piuttosto ele-
vata (intorno al 15%) ed un rapporto
38
2/6 La spesa sociale in Europa: dati e fatti
Figura 31 50,0 2
Spesa sociale in Europa
47,5
per alcune caratteristiche IS
– 2010 45,0 SE IE
42,5
© IPL 2014 NO UK
40,0 DK
37,5 NL
FI
35,0 EU
ES
32,5 27
30,0
27,5
IT
25,0
0,0
2,5
5,0
7,5
10,0
12,5
15,0
17,5
20,0
22,5
25,0
27,5
30,0
Spese sociali means-tested
sul totale, %
DK Danimarca
ES Spagna
EU 27 EU (27 paesi)
FI Finlandia
IE Irlanda
IS Islanda
IT Italia
NL Olanda
NO Norvegia
SE Svezia
UK Gran Bretagna 39
3
Il rischio di povertà e di
esclusione sociale in Europa
Uno dei perni della strategia Europa 2020 risulta quello di far uscire dal rischio di povertà
o esclusione sociale almeno 20 milioni di europei entro il 2020. Gli ultimi dati a livello
europeo mostrano però che ben il 29,9% degli italiani è a rischio di povertà ed esclusione
sociale, condizione che riguarda il 24,8% della popolazione europea. Un altro fattore
determinante risulta l’efficacia dei trasferimenti sociali nel riuscire a diminuire il rischio
di povertà.
Il concetto di “rischio di povertà o di famiglie, che non riescono a pagare del- 3.1
esclusione sociale” (indicatore ARPE, le spese correnti e il mutuo o l’affitto, L’efficacia dei trasferimenti sociali
at-risk of poverty or social exclusion) e dall’altro famiglie che si trovano con
adottato in ambito comunitario, si ri- persone sottoccupate o inoccupate, per Il rischio di povertà monetaria può es-
ferisce a persone che si trovano in al- cui rispetto al lavoro che potenzialmen- sere calcolato prima o dopo i trasfe-
meno una delle seguenti tre condizioni te la famiglia potrebbe svolgere non si rimenti sociali: così facendo si valuta
(figura 33). arriva al 20%. generosità ed efficacia dell’intervento
pubblico, che rappresenta un metodo
Il primo indicatore (povertà monetaria) Ovviamente è possibile che delle fami- per verificare se l’obiettivo proprio dei
è utilizzato per identificare le persone glie si trovino contemporaneamente in trasferimenti – ovvero diminuire il ri-
a rischio di povertà monetaria, rappre- due se non tre di queste situazioni di dif- schio per le fasce deboli della popola-
senta quindi una misura di povertà re- ficoltà (rappresentate dalle zone di in- zione – viene raggiunto e in che misu-
lativa. Qualsiasi sia il livello del reddito tersezione dei tre cerchi della figura 33). ra. Per farlo si possono confrontare gli
mediano nazionale ci sarà sempre una indicatori di rischio di povertà prima
quota della popolazione che vive al di La figura 34 mostra come mediamente e dopo i trasferimenti sociali: la diffe-
sotto di questa soglia proprio per come in Europa il rischio di povertà o esclu- renza misura l‘incidenza delle politi-
l’indicatore viene costruito. Ma ciò im- sione sociale riguardi quasi il 25% della che sociali sulla riduzione del rischio di
plica anche che se il livello assoluto del popolazione. In Italia il rischio è mag- povertà. Come mostra la figura 35 tra i
reddito nazionale muta per effetto di un giore, arrivando al 29,9%. Detto in altre paesi dove l‘incidenza delle prestazioni
impoverimento generale (come è acca- parole: secondo gli indicatori calcola- sociali è stata minima vi sono Grecia,
duto in molti paesi dell’Unione europea ti da Eurostat circa tre italiani su dieci Bulgaria ed Italia, con una riduzione
nell’ultimo quinquennio) il livello asso- sono a rischio di povertà o di esclusione del rischio inferiore ai 5 punti percen-
luto della povertà tende ad aumentare. sociale. Un rischio maggiore in Europa tuali. In media in Europa i trasferimenti
lo corrono alcuni paesi dell’Est Europa sociali (figura 36) riducono il rischio di
Gli indicatori “severa deprivazione mo- e la Grecia. povertà per circa un terzo delle perso-
netaria” e “famiglia a bassa intensità di ne a rischio (dal 25,9% prima dei trasfe-
lavoro” sono invece complementari e rimenti al 17,0% dopo i trasferimenti
colgono altri aspetti del fenomeno, da sociali). L’intervento pubblico è invece
un lato la deprivazione materiale delle particolarmente efficace in Inghilterra,
40
3/6 Il rischio di povertà e di esclusione sociale in Europa
© IPL 2014
50
Figura 34
Tasso di esclusione sociale 45
“at-risk-of poverty” in Europa, 40
% – 2012
29,9
35
Fonte: Eurostat36
24,8
30
© IPL 2014
25
20
15
10
5
0
Islanda
Norvegia
Olanda
Repubblica ceca
Austria
Finlandia
Svizzera
Svezia
Lussemburgo
Danimarca
Francia
Germania
Slovenia
Slovacchia
Belgio
Malta
Estonia
Gran Bretagna
EU (28 paesi)
Portogallo
Polonia
Cipro
Spagna
Irlanda
Italia
Croazia
Ungheria
Liechenstein
Grecia
Lituania
Romania
Bulgaria
34,4
40
35
30
20,5
25
20
15
10
5
0
Grecia
Bulgaria
Romania
Italia
Polonia
Spagna
Lettonia
Portogallo
Estonia
Svizzera
Croazia
Germania
Slovacchia
EU (28 paesi)
Lituania
Malta
Cipro
Francia
Repubblica ceca
Belgio
Slovenia
Gran Bretagna
Lussemburgo
Svezia
Ungheria
Finlandia
Olanda
Danimarca
Norvegia
Islanda
Danimarca, Islanda e Norvegia, essen- obiettivi quello dell‘inclusione sociale,
do che in tali paesi dopo i trasferimenti impegnandosi a fare uscire dalla pover-
sociali il rischio di povertà si riduce di tà e dall‘esclusione sociale almeno 20
oltre 14 punti percentuali. In Norve- milioni di persone nell‘UE entro il 2020,
gia, ad esempio, i trasferimenti sociali ovvero fra poco più di 5 anni. Tale obiet-
permettono di passare dal 25,9% del- tivo rischia però di venir drammatica-
la popolazione a rischio di povertà al mente mancato se non si inverte il trend
10,1%. del reddito a livello europeo. Detto in al-
tre parole: è chiaro che per contrastare
Quanta popolazione a rischio di povertà efficacemente la povertà gli strumenti
riceve benefici dai trasferimenti socia- della crescita e della piena occupazio-
li? La figura 35 mostra come nell’EU28 ne rimangono imprescindibili. Chiara-
i trasferimenti sociali portano al di so- mente se non vi sarà una crescita non
pra della soglia di povertà il 34,4% del- ci potranno essere risorse pubbliche da
la popolazione che altrimenti sarebbe redistribuire attraverso i trasferimenti
stata esposta a tale rischio, mentre in sociali alle famiglie o le spese sociali a
Italia appena il 20,5% delle persone a livello centrale/statale o locale38.
rischio povertà esce da questa condizio-
ne a seguito dei trasferimenti pubblici.
Peggio di noi solo Grecia, Bulgaria e Ro-
mania. Particolare efficacia dei trasferi-
menti si registra al contrario nei paesi
scandinavi, dove vi è addirittura un di-
mezzamento della quota di popolazione
esposta al rischio di povertà dopo i tra-
sferimenti sociali.
Figura 36 3
Efficacia dei trasferimenti sociali
rispetto alla riduzione del rischio di
povertà – 2012
43
4
La spesa sociale in
Italia nel tempo
In Italia la spesa sociale netta tra il 1999 e il 2010 è aumentata da 5.294 € a 7.017 €
pro-capite, con una crescita nominale di quasi un terzo. La maggior parte di
tale spesa – più della metà – è appannaggio della spesa per la vecchiaia, mentre
un ulteriore 10% è la spesa per i superstiti. Ciò significa che in Italia la spesa per
le pensioni (comprese quelle di reversibilità) rappresenta più del 62% della spesa
sociale totale. Non certo un buon presupposto per una attiva politica familiare
e del mercato del lavoro.
Dopo aver visto come si posiziona l’Ita- 4.2 per le famiglie, congedi parentali ecc.)
lia rispetto ai diversi paesi europei per La spesa sociale netta pro-capite rappresentano il 4,6% della spesa socia-
quanto concerne la spesa sociale, vo- le nel 2010 (era il 3,8% 10 anni prima). A
gliamo ora approfondire come si com- Se consideriamo ora la spesa netta (ov- seguito della crisi vediamo inoltre come
pone la spesa in Italia, seguendone vero scorporiamo dalla spesa lorda i co- la disoccupazione che nel 2000 rappre-
anche l’evoluzione storica nell’ultimo sti amministrativi legati all’erogazione sentava il 1,7% del totale ora arriva al
decennio. delle prestazioni sociali) arriviamo ad 2,9% nel 2010.
un importo di 7.017 € annui per il 2010.
Come si è evoluta la spesa sociale (netta) La spesa totale è quindi cresciuta in ter-
4.1 in Italia negli ultimi 10 anni? Nel 2000 la mini nominali del 33%, mentre la cre-
La spesa sociale lorda pro-capite spesa sociale netta pro-capite era pari scita inflattiva tra il 2000 e il 2010 è stata
a 5.294 € pro-capite, saliti a 5.981 € nel del 25,7%. Vi è pertanto stata una cre-
La figura 37 mostra quindi quanto ha 2005 e a 7.017 € nel 2010. Interessante scita della spesa in termini reali.
speso l’Italia per il sociale nel corso de- è notare come oltre il 50% della spesa
gli ultimi 12 anni, dal 1999 al 2010. Nel è in favore della funzione vecchiaia (in
1999 la spesa sociale lorda ammonta sostanza delle pensioni), mentre la se- 4.3
a quasi 5.200 € pro-capite, mentre nel conda voce di spesa per ammontare è La spesa sociale del conto economico
2010 era pari a 7.337 €. La spesa nomi- la sanità/malattia (quindi tutto quanto si consolidato
nale lorda è quindi cresciuta del 41% spende per cure mediche, farmaci, pro-
negli ultimi 12 anni, ed in particola- tesi ecc. e per indennità di malattia dei Se vogliamo approfondire quanto e
re dal 2008 in poi si è assestata sopra i lavoratori). come viene speso per il sociale in Italia
7.000 € pro-capite per abitante. possiamo utilizzare la fonte dati rappre-
Terza voce di spesa è quella delle pen- sentata dal conto economico consolida-
sioni di reversibilità ai superstiti, che to, che contiene i dati delle prestazioni
rappresentano il 9–10% della spesa so- sociali, intese come flussi economici –
ciale e che quindi fanno sì che in Italia sia in entrata che in uscita – che le varie
tra pensioni dirette e ai superstiti se ne istituzioni (siano esse pubbliche o pri-
va oltre il 62% della spesa in ambito so- vate) attivano nel corso di uno specifi-
ciale. Le spese per la famiglia (assegni co anno ai fini di protezione sociale. Si
44
4/6 La spesa sociale in Italia nel tempo
Figura 37 4
Spesa sociale lorda pro-capite
in Italia, € – 1999/2010
1999 5.191
2000 5.499
2001 5.810
2002 5.795
2003 5.919
2004 5.999
2005 6.214
2006 6.558
2007 6.932
2008 7.259
2009 7.233
2010 7.337
0
3.000
6.000
Figura 38
Spesa sociale netta 2000 2005 2010
pro-capite in Italia
per funzione Funzione pro- % pro- % pro- %
– 2000/2005/2010 capite, capite, capite,
€ € €
Fonte: dati Eurostat
© IPL 2014
Vecchiaia 2.779 52,5 3.030 50,7 3.609 51,4
Sanità e malattia 1.329 25,1 1.599 26,7 1.793 25,6
Superstiti 565 10,7 595 10,0 646 9,2
Disabilità 321 6,1 358 6,0 417 5,9
Famiglia 201 3,8 261 4,4 321 4,6
Disoccupazione 90 1,7 121 2,0 207 2,9
Esclusione sociale 8 0,1 12 0,2 18 0,3
Casa 2 0,0 6 0,1 6 0,1
Totale 5.294 100,0 5.981 100,0 7.017 100,0
45
Figura 39 300.000
237.487
Spesa per la protezione
275.000
sociale in Italia per funzione,
in Mio. € – 2012 250.000
225.000
Fonte: NISF (“Rapporto sulla coesione
sociale 2013”, tavole di dati) 200.000
© IPL 2014
175.000
111.089
150.000
125.000
100.000
42.468
75.000
25.918
21.835
14.683
50.000
1.181
327
25.000
0
Vecchiaia
Sanità e malattia
Superstiti
Disabilità
Famiglia
Disoccupazione
Esclusione sociale
Casa
tratta quindi della contabilità che com- al quinto posto con quasi 22.000 Mio. €,
prende i trasferimenti correnti, in de- ovvero meno di 1/12 rispetto alla funzio-
naro o in natura, corrisposti alle fami- ne vecchiaia.
glie al fine di coprire gli oneri alle stesse
per il verificarsi di determinati eventi In Italia la protezione sociale rileva
(malattia, vecchiaia, morte, disoccupa- quindi un saldo netto positivo pari a
zione, assegni familiari, infortuni sul 3.886 Mio. €, dato che a fronte di 478.845
lavoro, ecc.). Le prestazioni sociali com- Mio. di entrate da prestazioni e contri-
prendono i trasferimenti correnti e for- buti diversi le uscite correnti sono state
fettari dai sistemi di sicurezza sociale, pari a 474.959 Mio. €.
i trasferimenti dai sistemi privati di as-
sicurazione sociale con e senza costitu- La protezione sociale si distingue nei
zione di riserve, i trasferimenti correnti settori della previdenza, della sanità e
da Amministrazioni pubbliche, subordi- dell’assistenza sociale40.
39: Sistema europeo dei conti (Sec95): nel 1970 l’Istituto
nati e non al pagamento di contributi; statistico delle Comunità europee (Eurostat) ha adottato
trasferimenti correnti di istituzioni sen- Rispetto alle tre diverse categorie la fi- un sistema armonizzato dei conti: il Sec. Nel 1995 tale
sistema è stato modificato, coerentemente con il nuovo
za scopo di lucro al servizio delle fami- gura 42 mostra a quanto ammontano sistema dei conti nazionali Sna93, redatto dall’Onu e
glie (Sec9539). per il 2012 sia i contributi incassati (en- da altre istituzioni internazionali, tra cui lo stesso Eurostat.
Il Sec95, approvato come regolamento comunitario
trate) che le prestazioni erogate (uscite), (regolamento Ce n. 2223 del 25 giugno 1996), permette
Se analizziamo la spesa del 2012 secon- con indicazione quindi del saldo per una descrizione quantitativa completa e comparabile
dell’economia dei paesi membri dell’attuale Unione euro-
do le 8 diverse funzioni vediamo come singola funzione. pea (Ue), attraverso un sistema integrato di conti di
flussi e di conti patrimoniali definiti per l’intera economia
237mila Mio. € sono spesi per la vec- e per raggruppamenti di operatori economici (settori
chiaia (ovvero per le pensioni) e 11mila Come si evince dalla figura 42 la sanità istituzionali).
40: I dati di questo paragrafo sono tratti dal Terzo Rapporto
Mio. per la malattia (sanità ecc). Se alle ha un saldo negativo pari a 1.897 Mio. €, sulla coesione sociale (2012), documento frutto della
pensioni (vecchiaia) sommiamo an- frutto di 110.842 Mio. di prestazioni ero- collaborazione tra l’Istituto nazionale della previdenza
sociale (Inps), l’Istituto nazionale di statistica (Istat)
che quelle erogate ai superstiti (pari a gate a fronte di contributi pari a quasi e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Il Rap-
42.468 Mio.) abbiamo che la spesa pen- 109.000 Mio. €. Il settore della previ- porto – a cadenza annuale – è articolato in due sezioni
distinte: la prima di analisi delle politiche, la seconda
sionistica italiana arrivava nel 2012 a denza ha invece un saldo molto positi- di statistiche sulla coesione sociale, inclusi gli indicatori
sfiorare i 280.000 Mio. €. La famiglia è vo, pari a 6.963 Mio. €, dato che a fronte per il monitoraggio della strategia “Europa 2020”. Per
questo capitolo abbiamo utilizzato le statistiche di cui
sopra. Proprio l’integrazione delle informazioni prodotte
dai due Istituti e dal Ministero, alcune delle quali elabo-
rate per questa occasione, consente di fornire un quadro
sistematico e molto articolato della coesione sociale.
Il Rapporto si basa su dati amministrativi e sulle indagini
statistiche dell’Inps, dell’Istat e del Ministero del lavoro
46 e delle politiche sociali.
4/6 La spesa sociale in Italia nel tempo
Figura 40 4
Conto economico consolidato della Provenienza/destinazione Mio. €
Protezione sociale – 2012
Figura 41
Prestazioni della protezione sociale
per funzione e tipologia
Figura 42
Conto economico consolidato della Categoria Contributi Prestazioni Saldo
protezione sociale per funzione, incassati erogate (contributi – prestazioni)
Mio. € – 2012
Fonte: NISF, Rapporto sulla coesione sociale Previdenza 333.809 326.846 6.963
2013, tavole di dati
© IPL 2014 Sanità 108.945 110.842 – 1.897
47
Figura 43 Altri servizi Farmaci Assistenza Assistenza
Prestazioni della sanità, sanitari 8,9% medico- medico-
% sulla spesa sanitaria totale pubblici generica specialistica
– 2012 13,3% privata privata
6,6% 4,6%
Fonte: NISF (Rapporto
sulla coesione sociale 2013)
© IPL 2014
Assistenza ospedaliera
in case di cura private
9,1%
di prestazioni per oltre 333mila Mio. € i Per quanto concerne la spesa previden-
contributi previdenziali ammontano a ziale da evidenziare come ben l’80%
oltre 326mila €. Saldo negativo anche vada a favore di pensioni e rendite (fi-
per il settore dell’assistenza sociale, con gura 44), mentre il 8,4% è rappresentato
38.952 Mio. € incassati e 37.772 Mio. € di dalle liquidazioni in caso di fine rappor-
prestazioni fornite. In totale il conto eco- to di lavoro (il TFR). Tutte le altre voci
nomico della protezione sociale mostra- hanno un peso notevolmente minore.
va quindi per il 2012 un saldo positivo di La terza spesa per ordine di grandezza è
3.886 Mio. €, grazie proprio alla perfor- quella per il pagamento delle indennità
mance positiva del settore previdenziale. in caso di malattia, infortunio e mater-
nità (3,8%), seguita dall’indennità di di-
Come si compongono le prestazioni dei soccupazione (3,0%), mentre gli assegni
tre diversi settori della protezione socia- familiari rappresentano appena il 2,1%
le, ovvero per cosa viene speso nei vari della spesa previdenziale totale.
ambiti del sociale? Partiamo dalla sani-
tà (figura 43). Più di un terzo della spesa assistenzia-
le (39,1%) va a favore di invalidi civili e
La maggior voce di spesa è l’assisten- l’11,2% per la pensione e l’assegno so-
za ospedaliera che rappresenta oltre il ciale41. Le prestazioni ai non vedenti e ai
57% della spesa sanitaria totale, sia essa non udenti raggiungono insieme il 3,5%
pubblica (48,2%) o erogata da strutture della spesa assistenziale. Nell’assistenza
private (9,1%). I farmaci rappresentano sociale42 il 37,3% delle prestazioni viene
quasi il 9% della spesa sanitaria com- erogata in natura, ovvero con fornitura
plessiva, mentre l’assistenza medico-ge- di beni e/o servizi, mentre il restante 2/3
nerica privata corrisponde al 6,6% del tramite prestazioni monetarie agli aven-
totale. Altri servizi sanitari pubblici am- ti diritto.
montano al 13,3%, mentre le altre tipo-
logie di assistenza hanno quote di spesa
inferiore al 6%.
48
4/6 La spesa sociale in Italia nel tempo
al sistema di Indennità di
welfare italiano: disoccupazione
3,0%
la spesa sociale
Indennità di malattia,
è fortemente per infortuni e ma-
ternità
sbilanciata a favo- 3,8%
Prestazioni Prestazioni ai
Figura 45 sociali in natura non udenti
Prestazioni dell’assistenza, 37,3% 0,5%
% sulla spesa assistenziale Pensioni di guerra
totale – 2012 2,0%
Altri assegni e
sussidi in denaro
6,9%
Pensioni e
assegni sociali
11,2%
Prestazioni agli
invalidi civili
39,1%
Nonostante l’Italia abbia una spesa per mo futuro la copertura pubblica si con- bisogni e matrice dell’offerta di copertu-
la protezione sociale elevata – avverte il trarrà in misura rilevante (è il 63,0% a ra con tante vulnerabilità semplicemen-
Censis43 – “sempre più spesso il sociale pensarlo), come è già accaduto nella te lasciate a se stesse e la conseguente
appare come oscuro e minaccioso, con previdenza e nel socio-assistenziale, e inappropriatezza nell’uso delle risorse
bisogni sociali poco e male coperti o, come sta accadendo per la formazione che fa convivere alta spesa e copertura
ancora, nuove povertà e ineguaglianze e la sanità. Ne consegue che gli italiani insufficiente”. (Censis 2012)
stridenti”. Dallo stesso studio del 2012 – sono ancora più convinti che si dovrà
infatti – è emerso come il protrarsi del- contare sugli strumenti dell’autotutela
la crisi abbia accentuato la valutazione costruiti con risorse proprie; la stan-
negativa, il pessimismo e l’insofferenza chezza per le tante, troppe, riforme
degli italiani rispetto all’attuale sistema annunciate come decisive e risolutive
di welfare. e poi o rimaste sulla carta o trasforma-
tesi in tagli secchi delle tutele sociali. Il
Per l’86,6% degli intervistati il problema disincanto verso le riforme dall’alto ali-
maggiore del welfare italiano è la forte menta forme di neo-conservatorismo
disparità che si registra nella quantità sociale che d’istinto si trincerano nella
e nelle qualità dell’offerta tra le diverse difesa di ogni pezzo di welfare non an-
regioni e i diversi territori. Fortemen- cora intaccato, anche laddove esso è
te sentita anche l’esigenza di cambiare evidentemente obsoleto e penalizzan-
l’attuale sistema, per andare incontro ai te per alcuni gruppi sociali. È questo il
nuovi bisogni (ad. es. autosufficienza), clima generale formato dall’intreccio di
nella consapevolezza di quanto costi il sentimenti, scelte e comportamenti so-
welfare al bilancio pubblico, seppur in- ciali dei cittadini rispetto alle tutele dai
capace di contenere le diseguaglianze grandi rischi e o dagli eventi imprevisti,
sociali per 3 intervistati su 4. che si va consolidando nella crisi e a se-
guito delle reazioni ad essa; e si innesta
Il Censis sottolinea diverse evidenze ri- su contraddizioni di più lunga deriva
spetto all’attuale welfare italiano, per che già minavano il welfare dall’interno
cui vi è: la convinzione che nel prossi- come, in particolare, l’asimmetria tra
50
5/6 La spesa sociale vista dai cittadini
Figura 46 5
Risultati delle interviste sul
welfare state in Italia
Vi sono troppe
differenze nella
quantità/qualità
dell’offerta tra
regioni/territori
86,6%
75,3% 78,9%
8,0
7,06
7,13
6,96
6,63
7,5
6,55
6,61
7,0
5,60
6,5
6,0
4,70
4,70
5,5
4,44
5,0
3,75
3,69
4,5
3,57
4,0
3,5
3,0
2,5
2,0
1,5
1,0
0,5
0
1° Svezia
2° Finlandia
3° Danimarca
4° Olanda
5° Repubblica ceca
6° Austria
7° Germania
…
EU Media
…
23° Italia
23° Lettonia
25° Ungheria
26° Bulgaria
27° Romania
28° Grecia
Figura 48 5
Indici di equità sociale. Indice Posizione Valore Valore
Posizionamento dell’Italia dell’Italia dell’indice dell’indice per
rispetto ai paesi dell’Unione in Italia la media UE
europea – 2014
Dalla ricerca emerge quindi come il zioni, dove ci posizioniamo solo 27esi-
welfare italiano sia poco equo nella per- mi, meglio solo della Grecia.
cezione dei cittadini. Dati internazionali
confermano questa percezione. Da una La strada da percorrere in Italia verso
ricerca che indaga l’equità sociale dei l’equità sociale è quindi ancora lunga e
vari sistemi di welfare nei diversi paesi non sarà certo facile percorrerla, l’at-
dell’Unione europea44, emerge come l’I- tuale crisi economica e di valori potreb-
talia si posizioni al 23° posto su 28 paesi. be rappresentare il punto di svolta di
AI primi posti i paesi scandinavi, seguiti una spesa sociale rivolta a proteggere
da Olanda, Repubblica Ceca, Austria e molto i pensionati e ancora troppo poco
Germania. le famiglie italiane.
53
6
In conclusione ci avvaliamo di un’im- sul tema” afferma il professor Stefano nomica e politica, che si caratterizza
magine che può restituire un valore ed Zamagni, già Presidente dell’Agenzia per i seguenti fenomeni:
un significato ad un tema, quello dello per il Terzo settore. In tale contesto ri-
stato sociale, che coinvolge tutta la co- sulta importante chiarire la differenza — modificazioni della struttura socio-
munità e non solo coloro che ne par- che intercorre tra il termine apposita- demografica della popolazione
tecipano attivamente (come erogatori mente utilizzato di “cooperare” ed il (invecchiamento della popolazione,
o beneficiari). La breve citazione dal suo apparente sinonimo “collaborare”. innalzamento dell’età pensionabile,
Fedro di Platone47 può essere attualiz- Collaborare significa letteralmente “la- immigrazione ecc.);
zata e rappresentare simbolicamente vorare insieme”, nel senso aristotelico
gli attori protagonisti del welfare state, di mettere insieme i mezzi, senza per — aumento della disoccupazione (a
riconoscibili in tre soggetti: Stato, mer- questo avere fini comuni. Nella coope- livelli non più frizionali, in particolare
cato e terzo settore. Qualora un cavallo razione invece si “opera insieme”, con- giovanile);
procedesse più velocemente dell’altro o dividendo mezzi e fini. La comunione
se le direzioni fossero diverse, l’aratro di mezzi, fini e intenti si avvicina ad — aumento della concorrenzialità dei
non potrebbe avanzare. una visione più ampia e comunitaria sistemi economici e forte globalizza-
di sviluppo, intendendo quest’ultimo zione dei mercati;
Quest’immagine ci rivolge un monito: come assenza di “viluppi”, ossia ostaco-
non è più possibile settorializzare o li nell’avanzare. — persistenza delle povertà e delle disu-
separare i diversi ambiti che concor- guaglianze sociali
rono ad uno stesso obiettivo. In mo- Questo cambiamento di prospettiva si
menti come quello odierno, intriso di concretizza attraverso la sussidiarietà
paura, insicurezza, instabilità non si circolare48: “un modello nel quale le tre Tenendo sempre sullo sfondo la soste-
può pensare a rimedi “addizionati”, sfere che compongono la società (Sta- nibilità economica delle politiche socia-
piuttosto a interventi e intenzioni che to, mercato e terzo settore), realizzano li. Si tratta di fenomeni che richiedono
si moltiplichino e che si integrino cre- un patto tra di loro per dialogare e ope- quindi una nuova visione del welfare,
ando nuove realtà e soluzioni. “Proce- rare insieme, cioè cooperare.”49 La co- un ripensamento del suo sviluppo, par-
dere con avanzamenti settoriali non è operazione deve avvenire avendo ben tendo dalle nuove necessità, come evi-
più possibile: si rende sempre più ne- presente che in Italia si sta realizzando denzia la figura 49.
cessaria una sintesi tra diverse visioni una forte trasformazione sociale, eco-
54
6/6 Welfare del futuro: In che direzione viaggiamo?
Figura 49 6
Dal vecchio al nuovo
welfare – nuove esigenze,
linee di sviluppo e proble-
mi aperti
Lo sviluppo può
essere inteso, oltre
che in termini di
crescita economica,
anche come pro
mozione ed evoluzio-
ne del progresso
umano e delle con
dizioni di vita.
Bisogna passare
dalla concezione
di un welfare inteso
unicamente come
spesa, ad un welfare
Le politiche sociali indirizzate verso
questo obiettivo, cessano allora di esse-
Il nuovo welfare, o welfare delle “capi-
tabilities”, postula una logica di allean-
inteso quale investi-
re viste come investimenti improdutti- ze tra pubblico, privato e società civile mento nel capitale
vi e assumono una valenza produttiva, al fine, soprattutto, di lanciare nuovi
poiché favoriscono la partecipazione strumenti finanziari per il reperimen- umano (le c.d. Capa-
degli individui e sostengono lo sviluppo to delle risorse necessarie. L’approccio
e la crescita economica. Uno dei nodi delle capacità si presenta come un pa- biliteis).
da sciogliere sarà quello di verificare radigma teorico alternativo alle tradi-
fino a che punto le politiche di attiva- zionali visioni che intendono lo svilup-
zione possono sostituirsi alle politiche po esclusivamente legato al PIL, alla
di welfare tradizionale e in che modo produzione di ricchezza ed al benesse-
conciliare un meccanismo produttivo e re economico, senza tenere conto del
uno redistributivo, senza che un mecca- modo in cui le risorse sono impiegate e
nismo si sostituisca all’altro. i beni e le ricchezze sono distribuite tra
i paesi e all’interno di una società. Lo
Ripensare un nuovo welfare italiano: sviluppo può invece essere inteso, oltre
alla luce del delicato momento di diffi- che in termini di crescita economica,
coltà economica, che ha allargato il ba- anche come promozione ed evoluzione
cino d’utenza del welfare, ma anche per del progresso umano e delle condizio-
l’evidente crisi del sistema sociale stes- ni di vita. La realizzazione degli indivi-
so, appare del tutto imprescindibile un dui non può prescindere da elementi
forte ripensamento del modello di wel- fondamentali quali la libertà di scelta
fare italiano così come è oggi; la fase di e di azione, il benessere, non solo ma-
disagio che sta attraversando il welfare teriale, e la qualità della vita. In base a
in Italia potrebbe rappresentare un’oc- questo approccio benessere, povertà ed
casione irripetibile per cambiare e rin- eguaglianza dovrebbero dunque essere
novare se stesso. valutati nello spazio delle capacità, cioè
delle opportunità reali che le persone
hanno di vivere la vita a cui attribuisco- 50: Borzaga C., Fazzi L. (2005), Manuale di politica sociale,
Franco Angeli
51: Amartya Sen, professore di economia e filosofia ad Harvard
insignito del Premio Nobel per l’Economia nel 1998, defini-
sce “capacitazioni” (capabilities) l’insieme delle risorse relazio-
nali di cui una persona dispone, congiunto con le sue capacità
di fruirne e quindi di impiegarlo operativamente. Letteralmente
il termine indica la “capacità di funzionare”, di “essere” e di
56 “fare”.
6/6 Welfare del futuro: In che direzione viaggiamo?
© IPL 2014
Forte
cambiamento
di prospettiva
Incentivare la cooperazione
e non la competizione trai vari
attori del welfare.
57
WELFARE STATE – Parte 1
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