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Le parole chiave:
- Cura e educazione: la cura è un aspetto indispensabile dell’educazione. Cura del
corpo, delle relazioni, del legame con l’altro, del bambino e della sua famiglia.
Promuovere il suo sviluppo, i suoi talenti ecc significa anche prendersi cura del bb.
A livello internazionale conta molto la connessione tra cura ed educazione, non può
esserci l’apprendimento di un bb se non c’è un adulto che si prende cura di lui, dei suoi
affetti, della sua emotività, della sua competenza e del legame che si forma.
Riguardo a tutto ciò non si può cadere in una dicotomia tra i due concetti (considerare
la cura solo del fisico ed l’educazione solo apprendimento)
- Infanzia 0-6 anni: fascia di età molto particolare in cui c’è una continuità, armonia.
Nella prima infanzia succedono cose a livello fisico, cerebrale, emotivo che influiscono
poi sulle future esperienze.
- Famiglie: Non esiste solo un tipo di famiglia, esistono diverse famiglie con diversi
valori. Non è possibile educare un bb senza entrare in una buona relazione (fiducia,
alleanza) con le sue figure famigliari (=figure riferenti emotivi, culturali, valoriali..)
- Servizi educativi per l’infanzia: Servizi educativi rivolti a bb di 0-6 anni:
0-3 Nidi (la prima istituzione rivolta ai bb in Italia nasce nel 1971), Spazi di
compresenza bb-adulto, Spazi gioco
3-6 scuole dell’infanzia (chiamate in passato ‘materne’)
SPLIT SISTEM: sistema diviso: 0-3 e 3-6, che gradualmente si sta cercando di
superare attraverso il SISTEMA INTERGRATO DI CURA, EDUCAZIONE, E
ISTRUZIONE DEI BB DALLA NASCITA AI 6 ANNI, nato con la 107 nel 2015.
- Gruppo educativo
EVOLUZIONE STORICA E CULTURALE DEI SERVIZI EDUCATIVI PER L’INFANZIA
Ogni azione educativa è contestualizzata, situata. L’agire educativo è legato al contesto
storico, quindi è intriso di valori sociali e culturali specifici.
Molti temi, valori.. che oggi incontriamo in un nido sono legate a scelte passate. Ad
esempio il tema della relazione con le famiglie nei servizi dell’infanzia italiana è un tema
centrale, legato alla storia dei servizi. (legato alla partecipazione dei genitori…)
Le diverse normative che si sono susseguite negli anni sono legate ai mutamenti dello
stato sociale, della cultura e del welfare. Questo processo fu lento e disomogeneo sul
territorio italiano.
La storia dei nidi è quindi complessa e a partire dall’800 si snoda un intreccio tra istanze
politiche, culturali, sociali e istituzionali e pedagogiche.
Con le diverse normative emerge il passaggio da un’ottica esclusivamente sanitaria e
assistenziale ad un’ottica educativa-pedagogica.
Principali caratteristiche:
Sono finanziati unicamente da privati
Sono articolati in 2 sezioni: “lattanti” e “slattati
I bambini vengono accolti dalla mattina alla sera tutti i giorni non festivi
Il costo è di un soldo al giorno per contribuire alle spese di mantenimento
Le madri possono accedere 3, 4 volte al giorno per allattare
Legge n. 2277, del 10 dicembre 1925, con cui istituisce l’O.N.M.I, che si pone come
obiettivo primario la difesa ed il potenziamento della famiglia e della natalità, da perseguire
mediante l’espulsione della donna dal mondo del lavoro e l’esaltazione di una sorta di
mistica della maternità
La nascita dell’Opera nazionale maternità e infanzia, che precedeva di poco l’esordio del
regime fascista, si innestava sulla consapevolezza, da parte del governo, che era
necessario affrontare seriamente la situazione della mortalità e morbilità infantile che
erano molto diffuse.
Nel 1976 sono state trasferite alle Regioni le funzioni amministrative, di programmazione e
di indirizzo esercitate dall’O.n.m.i relativamente alla protezione e all’assistenza della
maternità e infanzia.
Nei primi anni del periodo postbellico, con l’aumento della richiesta di manodopera
femminile, si riacutizza il problema della custodia e della cura dei bambini piccoli; i
movimenti sindacali e alcune forze politiche fanno proprie le istanze e le lotte delle donne
attraverso la presentazione di un disegno di legge sulla tutela della maternità che si
traduce
Nel 1950 nella legge n. 860 “Tutela fisica ed economica delle lavoratrici madri”
Questa legge argina il fenomeno dell’espulsione delle donne dal mercato del lavoro,
a causa di maternità, consentendo un significativo avanzamento del riconoscimento
dei diritti e della tutela delle donne e con loro dell’infanzia.
Nel 1963 verrà sancita con la legge n. 7 la nullità dei licenziamenti a causa di
matrimonio o di maternità
Nel 1971 con la legge 1024 “Tutela delle lavoratrici madri” vengono introdotte
nuove modalità di regolamento sui tempi di astensione dal lavoro prima e dopo il
parto e nel primo anno di vita del bambino
Nelle società si avvertiva l’esigenza di migliorare la qualità della vita nelle sue vane
articolazioni: nei rapporti familiari, nei rapporti di ogni attività di lavoro, nei modelli di
comportamento, nei costumi
Era in atto una trasformazione sociale e culturale. Le donne, occupate in lavori
extradomestici, ampliavano il loro ruolo sociale che doveva conciliarsi con quello di madre.
Si faceva sempre più strada la consapevolezza delle grosse carenze relative alle istituzioni
educative per l’infanzia.
La comunità scientifica indicava nei primi anni di vita del bambino, il tempo migliore per
favorire un equilibrio sviluppo psicofisico dell’essere umano.
E’ in questo clima di profonde trasformazioni sociali, di battaglie per i diritti delle donne e
dei lavoratori, di forte spinta partecipativa e di rivendicazioni di nuovi servizi e, in
particolare, di un servizio per la prima infanzia, che nel 1971 viene approvata la legge
quadro n. 1044 per l’istruzione di asili nido pubblici comunali
Legge n.1044 del 1971 :Legge che stabilisce un piano quinquennale per la realizzazione
di 3800 asili nido comunali, dislocati sul territorio nazionale (obiettivo che non verrà però
mai raggiunto)
L’avvenimento è rivoluzionario in quanto, per la prima volta in Italia, lo Stato si assume un
impegno nel campo dell’educazione della prima infanzia e non più come atto di mera
beneficenza pubblica. E’ una legge che si iscrive nel clima di democratizzazione e di
modernizzazione del Paese, ma che mantiene al suo interno e nella sua applicazione
alcune zone d’ombra
Negli ultimi quarant’anni i servizi per la prima infanzia in Italia hanno subito delle profonde
trasformazioni in termini di identità e prospettiva. Le esperienze condotte sul campo, la
ricerca pedagogica, la riflessione metodologica hanno portato a un progressivo
affinamento delle pratiche educative sperimentate nei servizi per la prima infanzia
trasformandone sempre più la caratteristica “assistenziale” in un processo educativo
globale e consapevole, capace di incidere in modo significativo sullo sviluppo del
bambino.
Il sistema integrato dei servizi viene definito nel 1997 con l’approvazione della legge
285 si gettano le basi per avviare un processo incentrato sui DIRITTI dei bambini e
degli adolescenti (0-18 anni) Non sono più servizi solo comunali, ma aprono anche i
privati.
Lezione 3 – 11 Nov.
TEMA CURA-EDUCAZIONE oggi molto rilevante e prioritario nei servizi educativi per
l’infanzia.
Riflettiamo su questo tema guardano il video ‘In un nido di infanzia dell'Opera Maternità e
Infanzia - celebrazione della giornata della Madre’ Epoca fascista
- Nelle ‘gabbie’ venivano lasciati 1 o più bambini, ciò consentiva all’adulto di tenere sotto
controllo la situazione, senza doversi occupare dei bisogni emotivi ed emozionali.
Ci vorranno molti anni, anche dopo la 1044, per considerare l’educazione anche in termini
di sviluppo delle relazioni, chiamando in gioco il ruolo dell’educatore.
- Erano luoghi di cura, non di educazione. La cura dei bb è sempre stata concepita come
ruolo della donna. Anche dopo la 1044 staccarsi dall’idea educatrice=sostituta materna è
stato difficile. Educatori maschi dunque non c’erano, sono entrati nei servizi molto dopo la
1044.
Ancora oggi la presenza di maschi educatori è quasi inesistente, nonostante sia una figura
molto importante. Molte sono le famiglie che non apprezzano la figura maschile all’interno
del nido, idea legata ai loro valori e allo stereotipo ‘la figura femminile è quella che si deve
dedicare alla cura’
- La dimensione del gioco non era pensata con finalità educative, perciò mancava
l’obiettivo del gioco, non era considerato come un’opportunità di apprendimento, non era
considerato come opportunità di sviluppo. Il gioco era pensato come dimensione di
gruppo, legato anche al fatto che c’erano pochissime persone adulte che potevano
occuparsi dei bambini.
LEGGE 1044/1971 (prima legge nazionale) Leggete il testo e riflettete su esso.
1) quale è la funzione principale dell'asilo nido? 2) i bisogni delle famiglie e quelli dei
bambini sono considerati? Se sì, in che modo? 3) quali sono le parole che si riferiscono ai
bambini? Che tipo di intervento denotano o suggeriscono nei loro confronti da parte degli
operatori che vi lavorano?
Art. 1 ‘….Gli asili-nido hanno lo scopo di provvedere alla temporanea custodia dei
bambini, per assicurare una adeguata assistenza alla famiglia e anche per facilitare
l'accesso della donna al lavoro nel quadro di un completo sistema di sicurezza sociale.’
Lo stato si impegna ad istituire un servizio rivolto alle famiglie e ai bambini, quindi di
interesse pubblico. Però rimane un’ottica assistenziale, soprattutto alla famiglia, che
passa in primo piano rispetto alla figura del bambino.
Non si parla di educazione, ma di custodia e assistenza.
Intervento importante pensato per i bambini, ma funzionali a rispondere al bisogno
delle famiglie. (donna che entra nel modo del lavoro)
L’idea di bambino: correlato, dipendente alla sua famiglia. Non è ancora considerato
come entità propria. L’esigenza prioritaria è quella delle famiglie, non è al centro lo
sviluppo del bb.
Art. 6. - ‘La regione, con proprie norme legislative, fissa i criteri generali per la
costruzione, la gestione e il controllo degli asili-nido, tenendo presente che essi
devono: 1) essere realizzati in modo da rispondere, sia per localizzazione sia per
modalità di funzionamento, alle esigenze delle famiglie;
2) essere gestiti con la partecipazione delle famiglie e delle rappresentanze
delle formazioni sociali organizzate nel territorio;
3) essere dotati di personale qualificato sufficiente ed idoneo a garantire
l'assistenza sanitaria e psico-pedagogica del bambino;
4) possedere requisiti tecnici, edilizi ed organizzativi tali da garantire l'armonico
sviluppo del bambino.’
Manca la centralità del bambino, ed essa ha ripercussioni sul riconoscimento del ruolo
dell’educatore. Il personale doveva avere soltanto un qualsiasi diploma di scuola
superiore, dunque non aveva nessuna formazione pedagogica. Non era centrale la figura
dell’educ.
La figura dell’educatore è stata riconosciuta soltanto con il decreto 65.
Lezione 4 – 09 Nov.
Diversi tipi di servizi per l’infanzia: Compresenza con le famglie, pubblico, privato, giochi,
asilo part-time, asilo in casa…