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LEZIONE VIII

Ci siamo fermati al Positivismo, all’800.


Un binario alternativo che si è affacciato nella criminologia intorno alla seconda metà dell’800 è il
“versante della criminologia critica marxisista”, che costituisce il territorio di origine sia della
“Scuola di Francoforte”, sia della cosiddetta ‘Criminologia critica’. Questi due filoni hanno una loro
riconosciuta valenza sia da parte degli studiosi che si sono formati con queste idee come Fouault, o
autori come Sartre, sia perché c’è un filone di letteratura criminologica ma anche penalistica che
nasce proprio nella criminologia critica, ed ancora oggi molto importante, è il filone del
“RIDUZIONISMO”.
FILONE DEL RIDUZIONISMO; non è sinonimo di filone di pensiero abolizionista che tende ad
abolire la pena o il carcere MA UN FILONE DI PENSIERO CHE TENDE A RIDURRE
DRASTICAMENTE IL TERRENO DEL SISTEMA PENALE, quindi comprensivo di tutti gli
studi di Pavarini, di Moccia etc.. , tesi NON AD INVESTIRE SUL SISTEMA PENALE PER
RISOLVERE I PROBLEMI SOCIALI.
RIDUZIONISMO VUOL DIRE INVESTIRE CON STRUMENTI CORRETTI LI DOVE
SERVE.
Questo filone ha delle sue radici ideologiche chiarissime nel Marxisismo.
E’ molto importante una parte di uno dei “Due discorsi di Elberfeld” che fece Engels l’8 febbraio
del 1845.
Engels faceva delle riunioni di nascosto perché voleva incitare la comunità a cambiare il sistema di
produzione. Egli capì e riteneva che il sistema produttivo del primo capitalismo, della concorrenza
non potesse che favorire il delitto, perché favoriva l’individualismo [la libera concorrenza spinge
l’individuo a diventare individualista: se io penso di produrre a scapito della comunità  è evidente
che il passo al delitto è breve]. Lui dice che abbiamo prodotto un sistema produttivo cosi sbagliato
che necessita di un articolato amministrativo, di polizia, giudiziario eccessivamente costoso, per dar
luogo ad una società senza delitti. Se non hai cultura questo sistema finisce per farti diventare un
violento.
“La società odierna, che induce il singolo individuo a sentirsi nemico di tutti gli altri, genera in tal
modo una guerra sociale di tutti contro tutti che in taluni, specialmente se incolti, finisce
inevitabilmente per assumere una forma brutale, barbaricamente violenta: la forma del delitto. Per
proteggersi dal delitto, dall'aperto atto di violenza, la società ha bisogno di un esteso, intricato
organismo di autorità amministrative e giudiziarie, che occupa una massa infinita di forze-
lavoro. Nella società comunista anche questo organismo sarebbe infinitamente semplificato, e
proprio perché, — per quanto possa apparire bizzarro, — proprio perché in tale società
l'amministrazione avrebbe da governare non solamente singoli aspetti della vita sociale, ma
l'intera vita sociale in tutte le sue singole attività, in tutti i suoi aspetti.”
Torniamo al secondo Ottocento e concentriamoci ancora su questa lettura che danno Marx ed
Engels dei ‘rapporti produttivi in relazione al crimine’.
Marx ed Engels vedono, molto lucidamente, uno degli aspetti principali della criminologia, ovvero
quello che era l’analisi del ‘Fenomeno delittuoso’, nel senso che, dal loro punto di vista,
diversamente dagli altri, la fetta della società, più delle altre dedita al delitto, non era la parte
povera, ma era il ‘lumpenproletariato’- ‘sotto proletariato’, per la semplice ragione che al sotto
proletariato mancava la COSCIENZA DI CLASSE.
Cioè mentre l’operaio andava in fabbrica e quindi aveva una idea della sua collocazione all’interno
della società, il sottoproletario era colui il quale non avendo coscienza di classe REAGIVA ALLE
INGIUSTIZIE SOCIALI NELLA MANIERA SBAGLIATA, cioè , non con una rivendicazione di
gruppo, bensì AUTONOMAMENTE (prendeva la pistola e andava a rapinare il ricco) senza alcun
peso politico cioè senza alcuna valenza di modificazione della struttura sociale, ATTRAVERSO IL
DELITTO, non attraverso una reazione sociale.
Marx ed Engels avevano individuato questa distinzione tra chi ha coscienza di classe (che fa una
protesta collettiva) e chi non ha coscienza di classe e reagisce commettendo il crimine, arrecando
danni e lasciando invariata la struttura sociale, nonché peggiorando la propria situazione (perché
andava in carcere).
Si trovano in una fase in cui evidentemente il Positivismo inizia a dettare legge ma loro non hanno
mai aderito al determinismo, non hanno mai pensato che le condizioni sociali determinano il
delitto (che dal momento che l’imprenditore è cattivo, sfrutta allora l’operaio che commette il
delitto per liberarsi) non hanno mai deresponsabilizzato l’autore del delitto, anzi riassume molto
bene la loro idea  la seguente frase contenuta nel testo ‘L’IDEOLOGIA TEDESCA’ di Marx=
“LE CIRCOSTANZE FANNO GLI UOMINI NON MENO DI QUANTO GLI UOMINI FACCIANO
LE CIRCOSTANZE” (è vero che mi trovo in un sistema che mi rende difficile la vita, ma questo
non mi impedisce di scegliere; c’è da un lato la spinta deterministica sociale che condiziona la
persona, ma dall’altro lato c’è sempre il libero arbitrio del singolo che, in un certo momento,
sceglie il proprio destino)
Ancora oggi, nel 2021, di qualunque estrazione sociale, ideologia, voi siate, questa frase ha ancora
pregnante attuazione.
Questo dell’ideologia tedesca è un testo fondamentale in quanto si rimprovera ai neo-hegeliani di
non fare i conti con la storia, perché è la storia che condiziona la teoria.

Questi semi/questa infarinatura di carattere generale vengono poi coltivati da un criminologo dei
primi del ‘900 Wilehlm Bonger che, da studioso del delitto svilupperà una teoria criminologica di
base marxista molto essenziale:
a) Una delle cause del crimine è INSITO NEL MODELLO DELLA CONCORRENZA
perché il modello della concorrenza/del profitto individuale a discapito della comunità
è un modello foriero di crimine e criminalità.
[art. 41 cost. L’attività imprenditoriale è libera ma non può svolgersi in contrasto con l’utilità
sociale in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana  L’attività
economica è libera ma non può svolgersi a danno della comunità  principio costituzionale che ha
una chiarissima estrazione marxisista quella dell’iniziativa imprenditoria che non può essere fatta a
danno della comunità. Marx non voleva un modello di produzione capitalista ovviamente il prof
intende dire che l’iniziativa imprenditoria che non può essere fatta a danno della comunità]
Ritornando a Bonger:
b) Una delle cause del crimine, oltre ai profili della concorrenza sono Le grandi ingiustizie
sociali, le grandi differenze, la sperequazione e tutto quello che acuisce i conflitti in
presenza della grande ricchezza degli altri. Quindi un qualche cosa che rende stridente la
propria povertà in presenza della ricchezza altrui.
c) Una delle cause del crimine è Il comportamento emarginante che assume la società nei
confronti delle persone poco abbienti o addirittura povere.
Nel frattempo, agli inizi del ‘900, c’è stato anche in Italia la nascita di un orientamento critico verso
il Primo Capitalismo, e verso il primo capitalismo come causa del crimine e della criminalità.
Noi abbiamo due orientamenti:
L’Orientamento di ENRICO FERRI, positivista che nasce socialista e diventa fascista, progettò un
nuovo codice penale di stampo positivista con al suo interno un forte sbilanciamento verso le
misure di sicurezza (Progetto ferri 1921).
Ferri aveva nel suo pensiero determinista due elementi=
- elementi biologici, condizionamento derivante dalle caratteristiche psicofisiche del singolo di
condizionamento del singolo;
-condizionamento sociale derivante dalla struttura della società] Queste due componenti
indicavano che Ferri era un determinista. Non aveva nulla a che fare con Marx ed Engels e
riteneva che questo determinismo dovesse dunque avere due ingredienti fondamentali: uno di
tipo biologico; ed uno sociale.
Il progetto del 1921 non approdò alla stesura di un nuovo codice ma dal punto di vista intellettuale è
molto importante per far capire le idee che si agitavano intorno ai primi decenni del 1900 in Italia.
Queste due componenti che facevano sì che Ferri potesse essere ascritto nei primi posti dal
determinismo in Italia, venivano contrastate da Turati, che negava rilevanza al determinismo
biologico.
Secondo Turati i comportamenti umani non scaturiscono dalla biologia, dal DNA, ma quasi sempre
dal condizionamento di tipo sociale.

Lo sviluppo di questi pensieri lo ritroviamo all’interno del programma di criminologia che si


articolerà in due filoni di pensiero: ‘la criminologia del consenso’ e dall’altro ‘la criminologia del
conflitto’.
La FONDAMENTALE DIFFERENZA tra queste due scuole di pensiero si ricava dalla
IMPOSTAZIONE DELLE STESSE =
Per la criminologia del consenso la nostra società esprime un modello di società giusto/equo/ben
fatto, deresponsabilizza la società e colpevolizza l’autore del reato. Dunque l’autore del reato per
essere un buon cittadino deve essere un cittadino conforme, che si adegua alla struttura
sociale in cui vive;
Per la criminologia del conflitto, viceversa, le cause della criminalità non sono nel singolo che
delinque, o non soltanto nello stesso, ma devono essere rinvenute nella struttura sociale. Ne
consegue che chi delinque, chi protesta chi non è conforme lo fa perché si trova a vivere in una
società che ha qualcosa che non funziona bene.
QUINDI L’ENORME DIFFERENZA RISIEDE NELLE CONSEGUENZE CHE SI
RICOLLEGANO: Per la criminologia del consenso va tutto bene, non deve cambiarsi niente 
criminologia conservatrice, che deresponsabilizza le classi di governo; (Troviamo in questo filone
qualche progetto che è stato fatto teso ad essere un aiuto alle persone: chi delinque ha bisogno di
essere aiutato e quindi lo faccio io cosi diventi un buon cittadino)
Nella criminologia del conflitto tu hai sbagliato e ti sanziono, però il problema non sei tu, è a
monte: io non ti devo aiutare, ma devo somministrarti dei diritti, devo fare in modo da produrre una
letteratura tale per cui vi è non solo una critica dell’esistente ma dove si propongono anche delle
soluzioni (produzione del lavoro, di un sostegno) quelle per i problemi che sono a monte della
società che inducono il singolo a delinquere, che comunque per il fatto che delinque è punito. E’
una criminologia critica, che svolge il dissenso, che svolge una critica ai poteri governativi,
deresponsabilizza la società e che pretende di costruire un sistema più equo.

ANALISI DATI ISTAT CARCERI ITALIANE


Dato che riguardava le persone detenute in fascia d’età 50-59
Totali 9504 di cui 9051 uomini e 453 donne
La Campania è la regione con il più alto tasso di detenuti ovviamente intesi come cittadini
provenienti dalla Campania non solo residenti (quindi vengono prese in considerazione tutte le
carceri d’Italia)
“Devils roll the dice, angels roll their eyes”

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