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• quello storico-politico, in quanto analizza i caratteri salienti della storia europea moderna e
contemporanea
• Quello loso co-politico, in quanto elabora uno schema generale del regime totalitario, con
esclusivo riferimento al nazismo e allo stalinismo.
Il libro si divide in tre parti. La prima è dedicata allo studio del fenomeno dell’antisemitismo,
considerato come una delle premesse del totalitarismo. La seconda parte a ronta in modo ampio
documentato il tema dell’imperialismo, nel periodo che va dalla ne dell’ottocento allo scoppio
della prima guerra mondiale. Le implicazioni dell’antisemitismo, coniugata con la crisi
dell’imperialismo, sono secondo Arendt Le cause da cui è scaturito il totalitarismo in Germania
nell’unione sovietica. A ciò si deve aggiungere il fenomeno dell’avvento della società di massa, in
cui gli individui sono alla merce di ristretti gruppi di poteri (elites). La terza parte del libro si
so erma invece ad analizzare i propri caratteri del totalitarismo della società di massa, che
instaura il suo potere attraverso il binomio ideologia-terrore.
Nella terza parte della sua opera principale, egli a erma che l’essenza del totalitarismo consiste
nell’intreccio permesso di terrore e ideologia. Il terrore esercitato sia attraverso la polizia
segreta,che compie opere di spionaggio, sia attraverso i campi di concentramento, che hanno la
funzione di annientare gli oppositori politici trasformati in nemici. Il totalitarismo distrugge l’uomo
nello spirito, oltre che sicamente e lo fa attraverso l’ideologia.
L’ideologia totalitaria secondo l’autrice ha la pretesa di fornire una spiegazione totale della storia,
ossia di conoscerli a priori ogni aspetto. Inoltre essa capovolge le stesse norme della logica,
imponendo una verità somatica, un super senso, da cui vengono dedotte conseguenze terribili.
male radicale: è la dimensione assoluta del male, che trascende la volontà dei singoli, l’egoismo
e la malvagità personale.
banalità del male: riguarda principalmente degli individui che si sono resi complici di crimini
orrendi senza sentirsene responsabili in quanto hanno applicato alla funzione prettamente umana
del pensiero.
L’autrice a erma anche l’esistenza di una zona grigia, composta da uomini comuni, normali padri
di famiglia, che però risultano essere allineati agli ordini superiori. La virtù dell’obbedienza
invocata per giusti care anche i più e erati delitti, come se si trattasse di un imperativo
categorico da applicare senza ri ettere.
L’opera più importante che discute di questo problema è Vita Activa. La tesi centrale del libro è
che, a partire dalla ne della Polis, l’agire, inteso come azione comune basata sul discorso sul
dialogo tra le persone, è stato sostituito prima dal fare poi da lavorare. L’autrice desume dalla
ri essione di Heidegger e dal suo concetto di deiezione, cioè di riduzione dell’uomo a livello delle
cose, che la vita è inautentica, quindi l’uomo è gettato tra le cose,non ha legami con altri, vive una
vita inutile e super ua. L’oggetto del saggio, e la vita attiva, in quanto distinta dalla vita
contemplativa, i due momenti fondamentali della condizione umana.
• L’attività lavorativa
• L’operare
• L’agire
La seconda forma dell’agire è invece l’operare: tali attività corrisponde alla dimensione non-
naturale dell’esistenza umana, cioè quella che conduce alla produzione di un mondo arti ciale di
cose. Essa è tipica dell’homo faber, ovvero dell’uomo tecnologico che tende a produrre oggetti
tanto da trasformare l’aspetto stesso del mondo.
La terza forma dell’agire in ne, è l’azione, tipica dello zoon politikon: essa è la sull’attività che
comporta la relazione tra esseri umani senza la mediazione di cose materiali e corrisponde alla
situazione umana della pluralità.