Sei sulla pagina 1di 3

Hannah Arendt

Nacque nel 1906 da una famiglia ebrea a Linden,vicino Hannover.

muore poi nel 1975 a New York.

Principalmente Hannah Arendt sottopone ad un’indagine il fenomeno del totalitarismo e il male


radicale che hai messo trova fondamento logico. La pensatrice tedesca arrivata così ad elaborare
una concezione della politica democratica e partecipativa.

L’indagine sui regimi totalitari


Il suo scritto Le origini del totalitarismo, è una delle più importanti opere storico- politiche del 900.
Il libro principalmente analizza le cause il funzionamento dei regimi totalitari, visti come una
conseguenza tragica dell’avvento della società di massa, in cui gli uomini sono isolati, resi atomi,
sradicati da ogni relazione intersoggettiva e privati dello spazio pubblico. La struttura dell’opera
complessa e articolata il suo contributo è particolarmente rilevante sotto due aspetti:

• quello storico-politico, in quanto analizza i caratteri salienti della storia europea moderna e
contemporanea

• Quello loso co-politico, in quanto elabora uno schema generale del regime totalitario, con
esclusivo riferimento al nazismo e allo stalinismo.

Il libro si divide in tre parti. La prima è dedicata allo studio del fenomeno dell’antisemitismo,
considerato come una delle premesse del totalitarismo. La seconda parte a ronta in modo ampio
documentato il tema dell’imperialismo, nel periodo che va dalla ne dell’ottocento allo scoppio
della prima guerra mondiale. Le implicazioni dell’antisemitismo, coniugata con la crisi
dell’imperialismo, sono secondo Arendt Le cause da cui è scaturito il totalitarismo in Germania
nell’unione sovietica. A ciò si deve aggiungere il fenomeno dell’avvento della società di massa, in
cui gli individui sono alla merce di ristretti gruppi di poteri (elites). La terza parte del libro si
so erma invece ad analizzare i propri caratteri del totalitarismo della società di massa, che
instaura il suo potere attraverso il binomio ideologia-terrore.

Gli strumenti del regime


Il termine totalitarismo viene utilizzato dagli storici per indicare quei regimi politici, sviluppatisi in
particolare nel XX secolo, in cui la direzione di ogni aspetto della vita politica, sociale ed
economica e accentrata in un potere di tipo dittatoriale, che mira a soggiogare la vita delle
persone.

Nella terza parte della sua opera principale, egli a erma che l’essenza del totalitarismo consiste
nell’intreccio permesso di terrore e ideologia. Il terrore esercitato sia attraverso la polizia
segreta,che compie opere di spionaggio, sia attraverso i campi di concentramento, che hanno la
funzione di annientare gli oppositori politici trasformati in nemici. Il totalitarismo distrugge l’uomo
nello spirito, oltre che sicamente e lo fa attraverso l’ideologia.

L’ideologia totalitaria secondo l’autrice ha la pretesa di fornire una spiegazione totale della storia,
ossia di conoscerli a priori ogni aspetto. Inoltre essa capovolge le stesse norme della logica,
imponendo una verità somatica, un super senso, da cui vengono dedotte conseguenze terribili.

La condizione degli individui e il conformismo sociale


L’ideologia è il terrore si esplicano attraverso gli strumenti del partito unico e della polizia segreta.
La volontà del cavo è l’unica legge del partito, che tutti i burocrati devono rispettare e far
rispettare. Il potere viene a distribuirsi in maniera gerarchica. La condizione degli individui
conseguente a una simile impostazione e l’isolamento totale nella sfera politica e l’estraniazione in
quella dei rapporti sociali. Il tratto peculiare dell’indagine arendtiana sul totalitarismo consiste
proprio nell’enfasi posta sulla condizione degli uomini nella società di massa, resi insigni canti
pedine di un sistema in cui conformismo sociale una minaccia per la libertà politica. L’autrice
ritiene che il totalitarismo possa essere colto come un costante pericolo, perciò occorre
mantenere alta l’attenzione e la vigilanza in difesa della democrazia e della libertà.

L’annientamento dell’essere umano


La dettagliata analisi del fenomeno del totalitarismo è condotta da Arendt non soltanto sul piano
storico e politico, ma anche su quello loso co. Infatti l’autrice fa capo a una meta sica del
totalitarismo, in quanto nel totalitarismo del 900 e in gioco la natura umana in quanto tale. Per
questo l’autrice preferisce parlare di male radicale, un male assoluto, imponibile e imperdonabile.
Un male radicale perché esprime la volontà di fabbricare una nuova natura dell’uomo privata di
ff
fi
fi
fi
fi
fi
ff
fi
ff
fi
fi
ogni aspetto speci camente umano e personale, una condizione in cui tutti gli uomini sono
diventati ugualmente super ui. I campi di sterminio non hanno soltanto annientato sicamente e
psicologicamente l’uomo, bensì hanno reso davvero i singoli esseri umani degli strumenti di un
meccanismo socio-politico.

male radicale: è la dimensione assoluta del male, che trascende la volontà dei singoli, l’egoismo
e la malvagità personale.

La normalità dei criminali nazisti


Il male dei campi di sterminio rivela la sua banalità. L’autrice approfondisce tale argomento in un
libro molto noto, La banalità del male,Eichmann a Gerusalemme, scritto in occasione del processo
contro il criminale nazista Adolf Eichmann. L’autrice aveva assistito al processo tenutosi a
Gerusalemme, nel quale si convinse che le ragioni profonde dei crimini nazisti dipendessero non
tanto dalla cattiveria o dalla mostruosità dal Cunnie carne ci, ma dall’assenza di pensiero in
uomini del tutto normali nella vita familiare, che però, Siri sono complici delle più disumane
atrocità. Queste ri essioni, condotte da una donna ebrea, emancipata, laica e libera, attirarono le
critiche dello stesso mondo ebraico, che vide inizi una sottovalutazione del fenomeno nazista e
delle sue atrocità.

banalità del male: riguarda principalmente degli individui che si sono resi complici di crimini
orrendi senza sentirsene responsabili in quanto hanno applicato alla funzione prettamente umana
del pensiero.

L’autrice a erma anche l’esistenza di una zona grigia, composta da uomini comuni, normali padri
di famiglia, che però risultano essere allineati agli ordini superiori. La virtù dell’obbedienza
invocata per giusti care anche i più e erati delitti, come se si trattasse di un imperativo
categorico da applicare senza ri ettere.

L’analisi della condizione umana nella modernità


Arendt scorge alcuni caratteri dei totalitarismi anche nelle polis dell’antica Grecia.

L’opera più importante che discute di questo problema è Vita Activa. La tesi centrale del libro è
che, a partire dalla ne della Polis, l’agire, inteso come azione comune basata sul discorso sul
dialogo tra le persone, è stato sostituito prima dal fare poi da lavorare. L’autrice desume dalla
ri essione di Heidegger e dal suo concetto di deiezione, cioè di riduzione dell’uomo a livello delle
cose, che la vita è inautentica, quindi l’uomo è gettato tra le cose,non ha legami con altri, vive una
vita inutile e super ua. L’oggetto del saggio, e la vita attiva, in quanto distinta dalla vita
contemplativa, i due momenti fondamentali della condizione umana.

La vita attiva, cioè l’agire umano, si articola in tre forme fondamentali:

• L’attività lavorativa

• L’operare

• L’agire

Le tre forme dell’agire


La prima forma dell’agire, identi cata con il lavoro, corrisponde allo sviluppo biologico del corpo
umano, il cui accrescimento spontaneo, metabolismo decadimento nale sono legati alle
necessità prodotte nel processo vitale dall’attività lavorativa.v la condizione umana di quest’ultima
è la vita stessa. Il lavoro, dunque, rende l’uomo animal laborans, cioè colui che provvede al
mantenimento della propria vita, senza che ciò comporti la produzione di oggetti duraturi: il lavoro
si identi ca con l’energia che si sprigiona e si consuma per provvedere alle esigenze fondamentali
dell’esistenza.

La seconda forma dell’agire è invece l’operare: tali attività corrisponde alla dimensione non-
naturale dell’esistenza umana, cioè quella che conduce alla produzione di un mondo arti ciale di
cose. Essa è tipica dell’homo faber, ovvero dell’uomo tecnologico che tende a produrre oggetti
tanto da trasformare l’aspetto stesso del mondo.

La terza forma dell’agire in ne, è l’azione, tipica dello zoon politikon: essa è la sull’attività che
comporta la relazione tra esseri umani senza la mediazione di cose materiali e corrisponde alla
situazione umana della pluralità.

L’importanza della prassi politica


Delle tre manifestazioni, la più importante è l’ultima, grazie alla quale gli uomini si relazionano tra
loro non attraverso gli oggetti ma attraverso il linguaggio. Sono particolarmente signi cative le
pagine sulla civiltà della polis greco-romana, che esaltava i valori del dialogo tra uomini liberi, veri
fl
fi
ff
fl
fl
fi
fi
fi
fi
fl
fi
fl
ff
fi
fi
fi
fi
fi
e propri cittadini, in quanto protagonisti diretti della vita pubblica. Nelle polis la politica era la sfera
della libertà. Al contrario, la sfera della costruzione della necessità, considerata pre-politica, era
tipica della famiglia, dove il capo famiglia esercitava un potere dispotico sugli schiavi ho degli
imperi barbarici dell’Asia. La libertà della sfera politica, condizione della felicità, era dunque
conquistato il prezzo dell’infelicità degli schiavi, considerati come mezzi per avere ragione della
necessità.

La società del lavoro e la vita della mente


Tale orientamento si è mantenuto anche presso i romani, ma con la crisi dell’impero e l’a ermarsi
della società cristiano-medievale la civiltà della politica dei cade e, anche il primato della vita
attiva. Dal dubbio cartesiano discende la loro epistemologia della modernità, caratterizzata
dall’abbandono del tentativo di comprendere la natura o, di conoscere le cose non prodotte
dall’uomo, e il trionfo dell’homo faber. La ne della politica si consiglia in modo ineluttabile alla
società del lavoro e ci trasforma in impiegati. Una delle sue ultime opere, La vita della mente, è
dedicata all’arte, la cultura e la ricerca scienti ca. Dall’uso della mente, può derivare una via di
scampo a cui la passività e a quel conformismo di massa che sono all’origine della banalità della
vita degli individui mediocri.
fi
fi
ff

Potrebbero piacerti anche