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FARSI LA GALERA

Il libro Farsi la Galera è uno studio etnografico, cioè uno studio di gruppi sociali che sono
costrittivamente o volontariamente vincolati a vivere in determinati contesti.
Questo studio rientra nella categoria degli studi effettuati sulle popolazioni a rischio, le quali
comprendono tutti quei gruppi sociali che si ritrovano a dover affrontare delle difficoltà dovute al
contesto sociale in cui esse vivono.
Nel caso del carcere, possono anche essere gruppi o minoranze sottoposte a limitazioni da una
maggioranza, che questa maggioranza sia poi di matrice politica, etnica, razzista o di qualsiasi altro
tipo non importa.
Queste popolazioni a rischio possono essere, per esempio, i migranti, cioè popolazioni che per
qualche motivo non vedono completamente riconosciuti e tanto meno difesi i loro diritti basilari
(human rights = diritti umani).

Da una parte, il libro è costruito su una serie di interventi di carattere parzialmente autobiografico da
parte di Elton Kalika, il quale fu condannato e trascorse una serie di anni in carcere a seguito di un
reato.
Dall altra parte, invece, sono costruiti su una serie di commenti da parte del sociologo Santorso, il
quale analizza in dettaglio, dividendo per varie categorie generiche, la situazione della quotidianità
della vita in un carcere.
Questa quotidianità in termini generali si può già definire in relazione a quello che si potrebbe
chiamare una manipolazione della percezione dello spazio e del tempo sul detenuto.
Nel senso che, nelle carceri (soprattutto in quelle americane, anche se il testo si occupa del tema del
carcere italiano), si parla del concetto di human warehouse .
Con questo termine si intende un magazzino umano: non solo in Italia, ma soprattutto negli Stati
Uniti, è emersa questa nuova definizione del carcere. È un luogo con dei criteri di spazio che
rispondono di più a esigenze di sicurezza che non al rispetto dei diritti umani, nei quali le persone
sono stipate in modo tale da facilitare il controllo su di esse ed, in tal modo, ridurre episodi di possibili
violenze o di altri comportamenti illegali e passibili di denunce.
Prima il detenuto era sottoposto alla pratica dei lavori forzati, che ora è terminata. La pratica, che si
riteneva utile per ridurre o addirittura azzerare i costi della gestione di un carcere, consisteva nel
costringere il detenuto a lavorare per degli stipendi molto molto bassi al fine di pagarsi la permanenza
in carcere).
Human warehouse è sicuramente un termine che si affianca molto di più alla realtà del carcere
americano che non a quello italiano o europeo.
È da tenere in considerazione però che anche se l Italia è stata condannata almeno due volte dalla
Corte Europea dei Diritti dell Uomo per violazione dei diritti umani, in quanto, a causa del
sovraffollamento delle galere, non fu rispettato il limite legale dei benefici al quale ogni detenuto ha
diritto.
Questo è stato in parte risolto, laddove non vi sono delle criticità in termini di sicurezza, con l apertura
delle celle durante la giornata, la quale permetteva ai detenuti di circolare nei corridoi, parlare con
altri detenuti e, di fatto, azzerare o attutire la problematica del sovraffollamento.

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Negli Stati Uniti questo è molto più difficile e complesso, poiché è presente un numero di detenuti
superiore alla somma dei detenuti presenti in tutti gli altri stati del mondo.
Questo numero è cresciuto soprattutto a partire dagli anni in un modo totalmente esponenziale
con delle crescite del 600%, ed è andato a colpire soprattutto alcune porzioni di popolazione.

Quasi tutti parlano di mass incarceration = incarcerazione di massa).


In realtà, il termine è abbastanza controverso, tant è che altri parlano di hyperincarceration =
iperincarcerazione).
Che differenza c è tra le due?
Nel primo caso, si presume che le forze di polizia, dei giudici nei tribunali e degli istituti di pena
abbiano concentrato con maggiore insistenza le loro attenzioni sulla fascia di popolazione di origine
afroamericana, incrementando dunque esponenzialmente il numero di quest ultimi all interno dei
complessi di detenzione carceraria (ovviamente a questo fenomeno possono essere assoggettati
anche i latinos e altre minoranze).
In realtà, i sostenitori dell Hyperincarceration sostengono che non sia proprio così. Essi ritengono
che, in base alle statistiche effettuate sul suolo americano, a livello sociale non vi siano sostanziali
differenze tra il numero di detenuti afroamericani provenienti da ambienti più o meno borghesi ed il
numero di detenuti bianchi provenienti dagli stessi strati sociali.
È una questione soprattutto economica: chi ha i soldi per pagare un avvocato può evitare spesso delle
condanne molto lunghe, le quali vengono combinate, soprattutto negli Stati Uniti, perché il numero
di giudici rispetto al numero di persone che devono essere giudicate è bassissimo.
Quindi nel caso di certi tipi di reati minori, che non richiedono dibattiti lunghissimi in tribunale, i
giudici non stanno quasi ad ascoltare il dibattito e di solito danno delle pene anche abbastanza
lunghe.
Il cosiddetto difensore d ufficio è un po un illusione: sono degli avvocati, di solito non
particolarmente brillanti o che comunque non sono riusciti a fare la carriera che avrebbero voluto
fare, e che si trovano quindi con delle quantità incredibili di casi da discutere e non hanno
materialmente il tempo per farlo.
Gli avvocati difensori spesso, non essendo ben pagati, non studiano particolarmente bene i casi
perché sanno che non c è neanche tempo per discuterli.
Questo poi ha portato addirittura alla creazione di figure di volontariato che svolgono il ruolo di
avvocati difensori, e quindi non sono pagati ma magari sono più motivati, ma comunque si ritrovano
a dover difendere quantità molto elevate di persone, e quindi non riescono ad ottenere il risultato
che sperano di ricevere.
La Hyperincarceration è un termine che bisogna collegare alla disappearance of the ghetto .
Il ghetto è una creazione sociale americana che nasce intorno agli anni , quando si formano dei
quartieri con degli affitti particolarmente bassi o con delle case così sfasciate che vengono occupate
abusivamente da intere famiglie, e che diventa una sorta di quartiere dentro la città.
Un altra definizione del ghetto è inner city , cioè la città interna, come dire la città dentro la città .
Questi quartieri sono una fucina di criminalità, perché sono abitati da persone che hanno una
situazione economica molto instabile, non hanno possibilità di lavoro, hanno spesso parenti,
famigliari o amici che sono già in carcere, quindi non hanno un sostegno da parte del contesto

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familiare e sociale, e finiscono spesso per compiere piccoli reati, come spaccio di piccole quantità di
droga, piccoli furti e così via.
Ad un certo punto il sindaco di New York Giuliani, di origine italiana, dichiarò una specie di guerra
contro la piccola criminalità ed aumentò la gamma dei reati a cose apparentemente piuttosto
innocue, come ad esempio i lavavetri (ragazzini che al semaforo lavano i parabrezza in cambio di un
dollaro).
Quindi tutte queste persone vengono arrestate, schedate e messe in carcere: il successo di questo
sistema aumenta in modo esponenziale e il modello Giuliani viene esportato un po in tutti gli stati
degli USA.
Quindi, oltre alla guerra contro il grande crimine, la società americana inizia una guerra contro il
crimine più piccolo ed anche meno pericoloso un idea di crimine che implica atti che, più che
crimini, sono azioni che sconfinano nel fastidio sociale, ma che non si configurano in genere come
crimini).
Questo fa sì che poco per volta il ghetto cominci a sgretolarsi, poiché viene a mancare la coesione
sociale. La pressione del ghetto è così forte, che il suo numero di abitanti che va a finire in carcere è
elevatissimo e quindi la inner city scompare.
C è anche un periodo intorno agli anni in cui si è formata una specie di estetica del ghetto: si
possono trovare molte canzoni, soprattutto rap, che parlano del ghetto come di un luogo al quale si
è onorati di appartenere.

Poco per volta il ghetto scompare e con la sua scomparsa, scompare anche quella molto vaga idea di
riabilitazione che c era nel sistema giudiziario americano.
Quindi si passa da un idea dell incarcerazione come strumento per riabilitare il detenuto, per
riportarlo in società, ad un altro tipo di punto di vista: il detenuto viene riabilitato soltanto per finta,
perché non c è lo spazio materiale, non c è lo spazio fisico (in uno spazio di 3x4m sono costretti a
vivere 6 detenuti, quindi non possono nemmeno stare seduti perché non c è lo spazio, se non a
turno).
Queste condizioni naturalmente rendono qualsiasi tipo di discorso di riabilitazione quasi impossibile
da mettere in pratica.
Il concetto di riabilitazione progressivamente viene del tutto sostituito da quello di neutralizzazione:
ho un soggetto socialmente difficile da gestire, potenzialmente pericoloso e violento e devo metterlo
semplicemente in condizioni di non nuocere.
Sono state criticate molto le carceri private rispetto a questo, perché in esse, essendoci un idea di
utile (guadagno), il denaro destinato alla riabilitazione è ancora più inferiore rispetto a quello che è
già minimo nelle carceri statali o nelle carceri della contea.
Ci si trova quindi di fronte a una condizione in cui, in qualche modo, lo stato cerca di mescolare un
po le carte all opinione pubblica creando delle strutture post detentive.
Queste sono delle strutture, in genere di volontariato, di persone che dovrebbero aiutare i detenuti
nel momento in cui vengono liberati, a trovare un lavoro, un equilibrio, una stabilità economica,
familiare ecc.
Quello che molti hanno fatto notare è che in realtà questo è praticamente impossibile perché i
detenuti, non arrivano da un tessuto sociale strutturato, quindi non si tratta di riportare l ex detenuto
ad una situazione di equilibrio precedente, perché quella situazione non c è mai stata.

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Ad esempio, la maggior parte dei detenuti americani (circa 80%), arrivano da situazioni già disagiate
in origine, da famiglie dove non ci sono soldi, non c è spazio per l educazione, e la carcerazione è
un esperienza che quasi tutti nella famiglia o nel vicinato hanno fatto.
Quindi queste istituzioni sono un po fumo negli occhi , perché non hanno né le basi, né soprattutto
i soldi per poter creare qualcosa di questo genere.

Sono molti gli studiosi che si occupano di cosiddetti Prison Studies negli USA, cioè quella serie di
lavori che si occupano di accademici: di tipo letterario (chi e cosa si scrive in un carcere), di tipo
linguistico (quali sono lingue che si parlano nelle carceri americane), il fenomeno delle gang.
Ad esempio nelle carceri più grandi degli USA, i detenuti sono divisi in base all appartenenza ad una
o un altra banda, perché se un detenuto nero viene messo in una sezione dove ci sono i mafiosi delle
bande messicane è facile che nel giro di 24 ore venga ucciso.
Quindi c è una sorta di violenza interna dalla quale è molto difficile fuggire.
Tutti questi elementi stanno ad indicare proprio come un cambio di rotta di una certa entità, per
quello che riguarda la possibilità di riabilitare le persone che sono in carcere, implicherebbe un
investimento che al momento è piccolo (0,25% di quello che viene stanziato dal governo americano
per la gestione del carcere),quindi implicherebbe anche un ricorso a delle pene alternative, a delle
pene esterne.
Tutto questo è abbastanza fantascientifico all interno degli USA, ma in Italia più o meno è la stessa
cosa: la vera differenza è che gli USA hanno un livello di violenza all interno delle carceri alle quali i
detenuti italiani in genere non sono sottoposti.

Gli americani che riescono a riabilitarsi all interno del carcere sono coloro che hanno un talento
letterario.
Ne è un esempio Bunker, che è l autore di The Education of a Felon . Questa è un autobiografia,
anche molto divertente, di un autore che fin da quando entra in carcere comincia a diventare
ossessionato dalla scrittura.
Impara a scrivere bene, fa dei corsi di corrispondenza per imparare lo stile di scrittura, legge tantissimi
libri e un po per volta sviluppa una sua capacità artistica, riesce a spedire i romanzi che scrive,
facendoli uscire clandestinamente dal carcere.
Dopo aver inviato sette romanzi, che furono uno dopo l altro rifiutati perché l editore li rimandava
sempre indietro, finalmente ne scrive uno che viene accettato, e che alla pubblicazione ottiene un
grande successo.
Quindi, ad esempio, per il detenuto il fatto di avere successo è un biglietto da visita molto importante
nel momento in cui deve andare negli USA di fronte alla parole commission commissione per la
libertà vigilata), che deve valutare tutti gli elementi di miglioramento che il detenuto è riuscito a
mettere insieme durante la permanenza in carcere.
Questa è una situazione problematica, perché se si pensa alle difficoltà della quotidianità del carcere,
è molto difficile che uno riesca a concentrarsi, a leggere, a studiare, a fare delle cose che possano
permettergli di migliorarsi.

Proprio perché il carcere è pensato come human warehouse , è molto difficile che il detenuto riesca
ad avere un lavoro.

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I lavori, non solo negli USA, ma anche in Italia e altrove, sono fortemente ricercati dai detenuti perché
è un modo per non stare tutto il giorno chiusi in uno spazio molto ristretto. Sono dei lavori quasi
sempre dati a rotazione, perché il carcere cerca di fare in modo che tutti quelli che possono avere il
diritto di lavorare non considerati pericolosi , abbiano un certo numero di settimane o mesi all anno
durante i quali possono guadagnare qualche soldo da mandare alla famiglia o da utilizzare per
comperarsi dei beni di consumo. Questo per dire che la riabilitazione spesso passa per questi tipi di
lavoro.
La società americana funziona attraverso il mercato. La società americana è una società di massa e
tutto si fonda sul vendere e sul comperare, sul potere d acquisto, su quello che si riesce a piazzare e
a vendere, sulla possibilità di convincere l opinione pubblica che un determinato prodotto vale la
pena di essere comprato.
Da questo tipo di relazioni, non è immune nemmeno l università. L università offre un prodotto, ossia
le materie di studio, che nelle hard sciences sono per la maggior parte dei soggetti abbastanza
prefissati (= se studio medicina, dovrò per forza studiare anatomia o come funziona il sistema nervoso
ecc , invece negli studi più umanistici c è un mercato ad esempio legato ai gusti letterari.
Un po di tempo fa si è creato un nuovo mercato all interno dell università americana, ovvero i Prison
Studies , perché molta gente vuole studiare come funziona il carcere.
Questo accade perché il fatto che sia diventato un fenomeno sociale lo rende più risonante e quindi
attira più persone ad andarlo a studiare.
C è anche un elemento un po gotico, morboso, alcune fantasie di vendetta: all opinione pubblica
piace vedere la sofferenza (lo si vedeva già nel 700 con il romanzo gotico o con il racconto gotico in
cui vi è gente crudele, gente che soffre .
Gli studi sulla prigione offrono un grande spazio per questo tipo di lettura, perché, le persone che
decidono di scrivere libri in carcere e che non sono particolarmente preparate da un punto di vista
letterario, finiscono per scrivere sempre dei testi autobiografici noiosi (= una volta che ne hai letto
uno, diventano un po tutti uguali .
Questo è un problema che si era verificato precedentemente negli anni con i romanzi ambientati
nel Vietnam, durante la guerra combattuta dagli USA negli anni : molti soldati nel tempo libero
scrivevano, poi tornavano a casa alla fine della guerra, mettevano apposto i loro appunti e ne
facevano uscire un romanzo. Questi romanzi sono pieni di descrizioni abbastanza noiose di quello che
succedeva, perché quello che succedeva era molto ripetitivo.

La vita del carcere è la stessa cosa, è una vita noiosa. Le sensazioni più superficialmente riconoscibili
del processo mentale di un detenuto sono prevedibilmente pensieri e riflessioni che riguardano la
libertà, la giustizia, la famiglia, il tempo perduto, il perdono, l accettazione ecc .
Ad esempio nel 1913 esce un libro di un condannato che si trova senza soldi, entra in una casa, ruba
qualcosa, viene arrestato e viene condannato a anni nel carcere di San Quentin dove c erano lavori
forzati). Questo detenuto scrive un romanzo con più di 400 pagine in cui racconta quello che succede
durante la giornata. Il romanzo vende circa mila copie all inizio del è un numero di copie
straordinario): questo fa intendere la voglia da parte della gente di sapere più cose possibili sul
carcere.

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Lo stesso vale per l esperienza turistica. Un elemento piuttosto curioso nella società americana, sono
le visite guidate nelle piantagioni del sud, divenute di moda negli ultimi 20 anni che fa leva per due
motivi:
1. Molte di queste piantagioni hanno delle ville bellissime in stile rinascimentale, settecentesco,
neoclassico;
2. Curiosità perversa su quello che succedeva agli schiavi.
Inoltre si possono visitare carceri che non sono più utilizzati, ma che attirano l interesse dei visitatori;
si possono visitare le stanze dove venivano fatte le esecuzioni capitali, con la sedia elettrica.
Questo interesse di andare a visitare le carceri crea un mercato, che a sua volta ha un rimbalzo anche
accademico: nei dipartimenti di giurisprudenza, di antropologia, di etnografia, di letteratura, si sono
creati dei piccoli gruppi di Prison Studies , che vanno ad analizzare come funzionano le carceri,
vanno a studiare delle ipotesi alternative.

Tutto questo a fronte di un governo che è particolarmente sordo, perché evidentemente la prigione
è il luogo dove lo stato può manifestare la propria forza sulla devianza sociale.
È molto difficile, quindi, convincere l opinione pubblica che il carcere potrebbe essere parzialmente
sostituito da delle forme alternative di pena, che permettano una riabilitazione, la quale sarebbe
l unico modo di abbassare la recidiva il rientro in carcere di molte persone che poi, una volta fuori,
nel giro di un anno commettono lo stesso crimine per il quale erano già stati incarcerati e tornano
una seconda o una terza volta in galera).
I Prison Studies si collocano in una posizione molto ambigua.
Quando Foucault negli anni scrisse lo studio classico sul carcere Sorvegliare e Punire , oltre ad
essere un filosofo che scrive dei libri, fece anche una qualche forma di attivismo a favore dei detenuti,
quindi in qualche modo il suo lavoro teorico era affiancato da un interesse per le persone che
vedevano il carcere.
I Prison Studies in gran parte sono abbastanza parassitari, perché analizzano un fenomeno,
raccontano all opinione pubblica perché il carcere non funziona, raccontano che cosa succede,
raccontano le ingiustizie, le cose più terribili ma anche le cose che riguardano l organizzazione e gli
aspetti legali.
Ma poi tutto questo non ha un riscontro in un attività di tipo sociale, e quindi rimane interessante
perché permette di capire i meccanismi, ma l opinione pubblica in linea di massima è sempre più
dell idea che se uno commette un reato bisogna rinchiuderlo e buttare via la chiave.
I Prison Studies cercano di dare un interpretazione un po più sensata.

Nel libro Farsi la Galera si vede un organizzazione del testo che analizza quelle che sono le principali
problematiche della vita quotidiana in carcere: che cos è una cella, che cos è una sanzione, cosa
significa essere reclusi.
C è un capitolo:
- Sul controllo carcerario e sulla disciplina;
- Sull istruzione: nelle carceri americani è emerso che uno dei principali metodi per impedire la
recidiva sono gli studi universitari, quindi fino agli anni il governo stanziava un certo
numero di fondi che permettevano ai detenuti di laurearsi in carcere, o studiando per

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corrispondenza, o potendo ogni tanto seguire delle lezioni dal vivo. Poi dagli anni , con
il taglio e la trasformazione dell idea di riabilitazione a quella di contenimento, sono stati
eliminati moltissimi di questi programmi sia nelle carceri private che quelle pubbliche;
- Sul lavoro: il lavoro dovrebbe essere un diritto, ma invece è vista come una merce di scambio;
- Sul problema della salute nel carcere;
- Sul contatto con il mondo esterno: nel caso degli USA è un elemento centrale, è visto come
una merce di scambio e che quindi va contro l idea di riabilitazione. Si parte dall idea di
neutralizzare il detenuto e non di metterlo in condizioni di mantenere quel minimo di rapporti
familiari e sociali che gli permetterebbero di mantenere un certo senso di umiltà e perdere
un po di meno la sua individualità, perciò l effetto che produce è un effetto di
depersonalizzazione e anche di infantilizzazione;
- Sulla delazione (infamia), in quanto il corpo dei detenuti non è un gruppo sociale coeso, con
persone che si difendono l una con l altra e in qualche modo fanno corpo contro il nemico e
il capo dell amministrazione carceraria. È un gruppo di persone che tendono spesso a
mostrare una sorta di atteggiamento di fratellanza, ma che poi sono spesso pagati
dall amministrazione per dare informazioni su persone pericolose, su tentativi di fuga, su
possessioni di droghe o di cellulari.
Quindi è anche un universo in cui le persone si fidano molto poco delle altre e devono
imparare una specie di codice di comportamento che permetta loro di sopravvivere
mostrandosi da una parte molto friendly con tutti, ma stando molto attenti a filtrare il flusso
di informazioni per impedire che qualcuno possa pensare che quello che loro dicono interessi
l amministrazione carceraria.

C è un altro elemento più americano che italiano che è la Convict Criminology : i detenuti o ex
detenuti, che potendo vedere dall interno il funzionamento del carcere, adottano un metodo di
ricerca criminologica.
In inglese i termini per indicare un detenuto sono convict , inmate o offender . In italiano si usa
la parola inglese offender di solito quando si intende un sex offender , persone che hanno
commesso crimini di natura sessuale.

Il libro fa anche una serie di riflessioni su che cosa significa analizzare il carcere dall interno e
dall esterno: i due argomenti sono spesso molto antitetici nella descrizione del carcere e il libro cerca
in qualche modo di sovrapporre questi due punti di vista.

Come fa un agente penitenziario ad accettare tutti i giorni questa overdose di sofferenza senza
esserne colpito?
Spesso ne sono colpiti, infatti la percentuale di suicidi di uomini italiani nel caso di agenti penitenziari
supera del 30/40% la percentuale nazionale, quindi è un lavoro fortemente stressante. Una delle
modalità automatiche che assume una persona di fronte alla continua imposizione di sofferenza è di
non vederle più, far finta che non ci siano: diventa un meccanismo/processo di autodifesa e di
sopravvivenza.
La visione di quello che ottiene il permesso di andare in carcere, è inevitabilmente parziale, perché
sicuramente se ci sono dei punti fortemente critici dal punto di vista umano, sanitario ed educativo,

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l amministrazione carceraria che fa entrare i giornalisti e gli studiosi per osservare quello che succede,
non glieli fa vedere.
Quindi ciò che si vede non è mai tutto, come anche quello che ti dicono i detenuti non è mai tutto,
perché il detenuto è sempre tendenzialmente sospettoso, non sa se quello che dice potrà in qualche
modo essere usato contro di lui o dall amministrazione del carcere, o dalla polizia penitenziaria, o
addirittura da altri detenuti.
Le cose che da fuori ci possono sembrare come dei diritti normali, possono diventare da un momento
all altro dei privilegi all interno del carcere.

Vi è spesso un grande dislivello tra gli agenti e i detenuti: ad esempio si può trovare l agente anziano
o non laureato e un detenuto che è laureato in fisica.
Si crea una situazione paradossale, ambigua e potenzialmente pericolosa, in cui il detenuto deve stare
attento a non dare nessun senso di superiorità nei confronti dell agente.
Questo non è per dire che gli agenti hanno un istruzione bassa, ma è per dire che l amministrazione
penitenziaria in Italia come negli USA, non tiene presente di come è composta la popolazione
carceraria: negli USA l sono neri, ci sono moltissimi messicani, sudamericani e ovviamente
americani, sarebbe importante che questi agenti parlassero lo spagnolo (almeno un minimo per farsi
capire oppure che capissero bene l African American English, che ha delle modalità diverse da
quelle dello Standard American English.
In Italia la composizione dei detenuti, oltre agli italiani, è formata da molti rumeni, albanesi, russi,
alcuni spagnoli, però ci sono delle lingue che sono più parlate delle altre e che in qualche modo non
sono riconosciute. Per esempio le biblioteche delle carceri non comprano libri in altre lingue, o, se li
comprano, sono comunque pochissimi.
Lavorare con i detenuti significa per gli agenti elaborare e processare una grande quantità di richieste,
perché l unica possibilità di contatto che ha il detenuto è la richiesta fatta all agente. Negli USA questo
succede solo nelle carceri di minima sicurezza.
I detenuti che sanno farsi la galera sono quelli che non insistono con le domande, lasciano vivere
gli agenti.
Questo a volte è un segno di disinteresse da parte dell agente nei confronti del detenuto, ma spesso
è anche il segnale che non riesce ad assimilare ulteriori richieste e il suo sistema nervoso fa sì che
stacchi la spina, quindi risponde in malo modo o non risponde nemmeno. Naturalmente l agente nella
vita del carcere, soprattutto in quello americano, ha un grande potere decisionale.
Tutto questo crea dei rapporti molto tesi e significa inoltre che i detenuti più acculturati abbiano
maggiore sensibilità nel capire il perché magari una loro richiesta gli venga rifiutata.
Questo forse è uno degli elementi più problematici nella struttura penitenziaria americana, cioè il
fatto che non venga investito nulla per aumentare il livello di professionalità degli agenti.
Ciò significa che, o gli agenti adottano un ruolo benevolo nei confronti del detenuto oppure che essi
adottino un ruolo distaccato, però non si è fatto quasi nulla perché l agente si rendesse conto di come
funziona la mente del detenuto.
Il detenuto passa tutto il giorno a cercare di capire come funziona la mente dell agente per potersi
relazionare in modo da poter ottenere qualcosa.
La posizione gerarchica fa sì che l agente non faccia lo stesso e che non gli siano dati
dall amministrazione degli strumenti per poterlo fare, perché la comprensione dei meccanismi

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mentali di una persona porta per prima cosa ad essere più tollerante, permette di muoversi in modo
emotivamente più intelligente.
Il libro Intelligenza Emotiva dello psicologo americano Daniel Goleman è stato la base della
creazione di un programma che è stato insegnato nelle scuole, tra varie popolazioni a rischio e anche
in carceri di massima sicurezza.
È un programma in cui si insegna alle persone a non agire mai d istinto: la differenza grossa nel nostro
cervello rispetto a quello di una scimmia è che noi non reagiamo mai istintivamente, se non quando
è indispensabile. Più noi siamo in uno stato emotivo accelerato e meno il cervello utilizza le sue facoltà
più razionali, andando invece a cercare nella parte primordiale del cervello (volgarmente detto
rettile , delle procedure di reazione immediate per sovvenire ad un emergenza.
Quindi l intelligenza emotiva di cui parla Goleman è la capacità di controllare la reazione emotiva e
sottoporla ad una sorta di analisi della ragione, in modo da poter reagire in modo tale da abbassare
il livello di conflitto invece che farlo innalzare, e tutto questo produce un ambiente potenzialmente
più tranquillo. Nelle carceri americane in cui si è insegnato questo programma il livello di violenza e
di tensione si è abbassato notevolmente.

Un altro elemento centrale della vita nel carcere è la unexpectedness , ossia la sensazione che possa
sempre succedere qualcosa di inatteso, quindi il sistema nervoso ha perennemente un livello di
allerta estremamente elevato. Tutto ciò rende spesso molto critica la convivenza nel carcere.

CAPITOLO “QUOTIDIANITÀ DETENTIVA”


Pag. 5: vengono affrontati temi che riguardano soprattutto la situazione italiana.
Un problema che viene affrontato è quello dei rapporti tra detenuti e personale della polizia
penitenziaria: come si può immaginare è un lavoro piuttosto complicato, segnato dalla pressione che
esercitano i detenuti per ottenere dei favori, delle autorizzazioni.
Ovviamente il problema principale è la mancanza o l inadeguatezza di preparazione e formazione del
personale. Si viene quindi a creare un conflitto continuativo tra detenuti e agenti penitenziari.
Questa situazione fa sì che si formi, nella mente dei diversi agenti penitenziari, la figura del carcerato
come una figura irrecuperabile e soprattutto una persona da cui è necessario mantenere le distanze.
Avvicinarsi al detenuto significa aprirsi in modo emotivo, sentimentale e psicologico, il che non è
compito degli agenti penitenziari. Avviene la scelta di tenere le distanze.

Pag.44
Si parla del premio: il premio è una questione molto importante perché i rapporti tra reclusi e
personale implicano che certi comportamenti possano e debbano essere premiati.
Questo implica che al di là di leggi e regolamenti la polizia penitenziaria ha un potere discrezionale,
ha un margine di manovra per accogliere o rigettare le domande o le richieste dei detenuti. Questi
premi rappresentano in un certo senso delle negoziazioni , ossia vengono utilizzati come compresso
per ottenere in cambio comportamenti non violenti ecc...
La capacità di comunicare in maniera corretta e chiara con la popolazione reclusa non solo permette
al personale di far capire ai detenuti le motivazioni di un rifiuto ad una loro richiesta ma ribadisce

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ulteriormente le limitazioni che caratterizzano la loro vita in carcere e che non possono essere
oltrepassate.
Ma laddove c è uno spazio di negoziazione ovviamente le capacità comunicative diventano
importanti, perché una persona che riesce a presentare le proprie richieste con una maggiore
capacità comunicativa ha maggiore possibilità di ottenere delle risposte.
Di fatto rimane il problema che non esiste una formazione (negli Stati Uniti è portato all estremo
questo problema) per il personale penitenziario:
Es. In American Prison viene mostrato come un giornalista riesca a farsi assumere in un carcere
portando con sé addirittura la macchina fotografica. Questo ovviamente dipende dai pochi controlli
e quindi anche dalle poche competenze richieste per questo tipo di figure.

Anche il concetto di recupero e riabilitazione va preso in considerazione. In America infatti, la


maggioranza della popolazione carceraria è costituita da persone che prima di entrare in carcere
appartenevano ai gradini più bassi della società, con problemi di povertà molto importanti.
L entrata in carcere in questo caso non può essere un re-inserimento perché una volta usciti la
situazione in cui si troverebbero è di assoluto degrado, la stessa in cui si trovavano prima di entrare.
Carcerati di questo tipo necessitano di un percorso che gli permetta di crearsi un io sociale che sia in
grado di funzionare una volta fuori dall ecosistema della prigione.

Nelle carceri americane i soggetti più presenti sono Maschi afroamericani tra i 18 e i 35 anni. Contro
questo gruppo di persone risulta esserci un vero e proprio accanimento da parte della polizia, che in
alcuni casi addirittura arresta senza nessun tipo di motivazione. È un accanimento carcerario contro
una determinata fascia di soggetti (fascia non sempre etnica ma anche semplicemente di età).
Nel caso degli Stati Uniti la mancanza di formazione professionale, non solo fisica ma anche
psicologica ed emotiva, risulta essere ancora più presente che non in Europa.

Su questa criminalizzazione della povertà ha scritto molto una studiosa di diritto penale, Elisabetta
Grande. In una delle sue più grandi opere lei afferma che il processo di criminalizzazione negli Stati
Uniti è molto avanzato, al punto che, per esempio, è vietato dare qualcosa da mangiare ad un
homeless = chi è povero è una dimostrazione che dalla povertà si passa facilmente al crimine.
Questa criminalizzazione ovviamente non è omogenea, ma rivolta principalmente alla fascia di uomini
afroamericani tra i 18 e i 35 anni.
Es: se un uomo bianco viene visto dormire in macchina va bene. Se è un nero a farlo verrà arrestato.
Così facendo il ragazzo nero verrà accusato e visto come un criminale.

Il modello dell incarcerazione americana è tale per cui ogni giorno trascorso in carcere richiedono un
contributo finanziario da parte del recluso che si deve, in un certo senso, pagare il carcere. Quando
uno finisce in carcere (anche per un periodo breve) rischia di restarci per moltissimo tempo perché,
se allo scadere della sua pena non ha i soldi sufficienti per potersi pagare il tempo trascorso in carcere,
la sua pena viene prolungata.
Anche l'impossibilità di pagare degli avvocati dignitosi è un problema importante negli Stati Uniti.
Potersi permettere solo degli avvocati d ufficio fa sì che la maggioranza dei casi venga chiusa con
un accusa ingiusta a carico di persone che molte volte sono innocenti.

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Fa riferimento ad un libro di Goffman, nel quale lui parla di quella che in italiano è stata tradotta come
ribalta . Il libro si intitola La vita quotidiana come rappresentazione
Il mondo è un palcoscenico e, a seconda del palco su cui mi trovo, adotto diverse strategie; anche
la prossemica (che è una disciplina che studia il rapporto tra spazio e comunicazione) è diversa e
varia.
Nel caso dell ambiente carcerario l idea di ribalta è molto forte, perché è uno spazio in cui tutti
cercano fortemente di ritagliarsi dell intimità, della privacy, che solitamente in questi spazi è assente.
La ribalta, dove il detenuto deve dare una certa rappresentazione di sé, arrivando con un avvocato e
con un agente penitenziario è generalmente un momento in cui il recluso deve cercare di essere il
più friendly e perfetto possibile a meno che non sfidi apertamente l istituzione .
Dietro la ribalta poi, c è quello che Goffman chiama il retroscena cioè uno spazio in cui i detenuti
possono essere loro stessi e liberarsi dalle tensioni che la ribalta gli porta. C'è questo costante
passaggio di identità nella detenzione in cui le competenze comunicative cambiano a seconda del
contesto in cui vengono rappresentate.

Pag.47
Le caratteristiche stesse dell ambiente carcerario cio : sovraffollamento, numerose deprivazioni,
l infantilizzazione e le mortificazioni quotidiane alle quali esposta la popolazione detenuta, insieme
al continuo bisogno di apparire agli occhi degli altri detenuti come particolarmente forti, per non
rischiare di subire soprusi, contribuiscono a mantenere alta la frequenza degli episodi di tensione tra
i detenuti.
Es: l ora d aria è sempre un pericolo, un occasione per fare risse o addirittura uccidere altri detenuti.
Una situazione del genere ovviamente genera dei giochi di potere ed equilibri di potere, che vanno
al di là dei regolamenti carcerari ma che comunque sono da tenere in considerazione perché sono
parte della quotidianità carceraria.

Pag.48
Chi lavora in carcere lavora in un contesto profondamente imprevedibile nonostante gli eventi
critici che possono avere luogo nelle sezioni, il timore che accada qualcosa di inaspettato risulta essere
sempre presente. Stare sempre allerta diventa così un modo per non farsi mai trovare impreparati nel
momento in cui si dovessero verificare eventi del genere.
Le persone, in carcere, devono stare sempre allerte, stressando il sistema nervoso, causando uno
stato di abbattimento e squilibrio emotivo.
L'agente penitenziario è quindi un lavoro molto difficoltoso che necessiterebbe di una formazione
psicologica troppo dispendiosa per poter essere intrapresa dalle carceri.
Negli ultimi anni tutte le statistiche dimostrano che i numeri di rapine, omicidi e delitti gravi, sono
abbastanza stabili se non addirittura in calo. Sono invece in crescita verticale i reati minori, spesso
causate dalla povertà o dalla criminalizzazione della povertà.

Nelle strutture di carcerazione privata, gli utili vengono aumentati semplicemente tagliando:
- Qualità dell alimentazione;

115
- Servizi;
- Scuola e attività ricreative.
Anche nelle carceri statali, dove queste attività sono più utilizzate, ci sono sempre ditte private a cui
l amministrazione statale dà in appalto tutti i servizi.
Es: siccome c è molta violenza in questo genere di carcere, e per questo anche un semplice cucchiaio
di plastica potrebbe essere usato come arma, ci sono delle ditte che assemblano delle posate fatte
di cartoncino duro. Anche le bottigliette vengono utilizzate come armi improprie e per questo ai
reclusi vengono solitamente vendute delle bolle contenenti , L d acqua che non possono far del
male.
Ci sono delle ditte che gestiscono i rapporti tra detenuti e famiglia. Tutta la corrispondenza è a
pagamento. Un detenuto deve pagare ciascuna mail che invia e ciascun minuto di chiamata.
Siccome le carceri sono sovraffollate, ci sono delle ditte che gestiscono i posti letto nelle carceri. Se
un carcere risultasse pieno sarebbe sufficiente chiamare questa ditta per scoprire subito quale
carcere ha i requisiti necessari e lo spazio sufficiente per gestire nuovi arrivati.

Pag.50
Qui si parla di alcune caratteristiche:
1. Le persone sono costrette a convivere forzatamente in luoghi sovraffollati nella quale sono
privati della loro libertà, dei beni e dei servizi che desiderano, delle relazioni con i propri cari
e della propria autonomia e sicurezza.
È molto difficile convincere il detenuto a togliersi le scarpe perché sono una sensazione di
sicurezza: togliersi qualcosa significa abbassare il proprio livello di sicurezza.
2. Equilibrio tra divieti e concessioni: il tentativo di mantenere stabile questo equilibrio
ribadiscono come l ordine in carcere sia precario, continuamente esposto al rischio di
disordini, ma anche frutto di continue negoziazioni. Le negoziazioni hanno a che fare con la
ribalta e il retroscena: chi vive in carcere indossa continuamente maschere per poter gestire
ciascun tipo di situazione.

Pag. 55
Si parla ancora della privacy. L'area privata è la cella, la sezione in cui il detenuto trascorre la
maggioranza del suo tempo. Anche qui però esistono una serie di deprivazioni e umiliazioni.
Un esempio è il fatto che nessuno si fida dei propri compagni di cella o di sezione, perché c è sempre
il rischio che essi decidano di fare la spia e di dare informazioni private in cambio di favori. Anche
nell intimità della propria cella quindi i detenuti devono indossare una maschera.
Un clima di reciproca fiducia e reciproco sostegno è praticamente impossibile da mantenere.
Questo è diventato estremamente evidente tra la fine degli anni 50 e gli inizi degli anni 60, quando,
nelle carceri americane, i neri cominciano ad avere una consapevolezza molto forte di essere
manipolati dalla società americana. Emergono di conseguenza ribellioni: l idea che loro saranno
sempre considerati cittadini di serie B e per questo devono arrangiarsi senza contare sulle istituzioni
bianche.
Questo tipo di consapevolezza ha avuto ovviamente dei risvolti anche nell ambiente carcerario: nel
libro Education of a Felon" viene spiegato molto bene come improvvisamente, nel giro di poco

116
tempo da una situazione amichevole tra lui e altri detenuti neri, si arriva velocemente ad una
separazione netta. I neri in questione infatti gli hanno fatto capire che, per quanto li fosse simpatico,
non potevano essere amici perché altrimenti gli altri neri l avrebbero preso come un tradimento.
Un'altra divisione molto comune è quella dei sex offenders: stanno sempre in comparti separati e
quando si spostano sono costretti ad una mobilità ridotta, legati mani e piedi e scortati da tre agenti.
Questo perché c è un codice non scritto tra i detenuti per cui chi commette certi crimini sessuali o
certi omicidi su membri della propria famiglia, può essere tranquillamente punito dagli altri detenuti.
Tutti questi meccanismi nella cella non vengono meno: anche in cella si continua con le negoziazioni.
Bisogna tenere presente la distinzione tra detenuti per un breve periodo o detenuti per il lungo
periodo. I reclusi da molto tempo hanno una certa idea del loro spazio carcerario, in qualche modo
rispettano l ambiente perché sanno che dovranno rimanerci per molto tempo.
I detenuti di breve periodo invece, vivono la galera fregandosene di pulizia e contegno perché sanno
che vivranno questo periodo come turisti .

Altro elemento è la provenienza:


- Geografica;
- Sociale;
- Etnica.
Nelle carceri americane ognuno sta con i detenuti che appartengono alla propria etnia.
Ovviamente questo non viene fatto per rispetto delle diverse ideologie o culture ma per evitare
disordini.

Racconto di un intervista: si parlava di questo carcere attorno al quale gironzolavano moltissimi cani
e di un magrebino, recluso, che li trattava sempre malissimo. Il carcere ha tenuto quindi una sorta di
riunione per comprendere il comportamento del ragazzo, scoprendo alla fine che nella sua cultura il
cane è un animale impuro e per questo va tenuto a distanza.
Attraverso un percorso riabilitativo gli è stato spiegato come in realtà i cani fossero animali fedeli e
facili da addestrare e alla fine il ragazzo è diventato uno dei migliori addestratori del carcere.
Altro esempio sono i Broncos = cavalli selvaggi che si sono diffusi dalla seconda metà dell negli
stati del west. Queste mandrie hanno ad oggi problemi di sopravvivenza per la distruzione
dell habitat: sono animali che rischiano di morire e per questo ci sono prigioni, nel west, in cui i
detenuti vengono addestrati a domare e curare questi cavalli.

Pag. 58
La cella diventa un luogo privato, per quanto possibile. La possibilità di costruire una cella è il primo
e il più importante tassello di quello che la letteratura descrive come processo di prigionizzazione.
Il processo di prigionizzazione è una fase di transizione nella quale il soggetto si rende conto, poco per
volta che è entrato in un mondo in cui le regole più normali sono ribaltate. Non è un processo
sicuramente facile.
Esistono addirittura delle associazioni che si occupano di aiutare i detenuti in queste situazioni,
cercando di spiegargli il funzionamento del carcere e le cose da fare o meno.

117
Esistono poi delle figure, dette garante dei detenuti . In Italia esistono garanti nazionali, garanti
regionali e garanti per ogni singolo carcere.
La loro funzione è quella di interfaccia , ossia il loro compito è cercare di agevolare i rapporti tra
detenuti e amministrazione, ponendosi come intermediario. Devono occuparsi di tutte quelle
problematicità che toccano i detenuti (es. Cercare di ottenere permessi di uscita per i detenuti. Fare
in modo che i detenuti che hanno familiari molto lontani riescano ad avere contatti con loro).
Quando il processo di prigionizzzione non viene affrontato nel modo giusto, il detenuto potrebbe
avere delle ripercussioni a livello psicologico, cosa che causerebbe ancora più problemi di sicurezza.
Nelle carceri degli Stati Uniti la cura del detenuto consiste principalmente nell evitare i suicidi.
Nelle carceri private soprattutto, dove la società privata che gestisce la prigione ha un contratto per
il quale è obbligata a portare i detenuti, in caso di bisogno, all ospedale e di pagare i costi
dell ospedalizzazione, la regola è non portare mai i detenuti in ospedale, perché questo abbatte gli
utili.

Pag. 58 nota 11
La deprivazione in carcere ha effetti negativi:
- Sull autonomia della persona: la persona si sente sempre dipendente. Per fare qualsiasi cosa
deve prima avere un consenso esterno;
- Sui rapporti eterosessuali, che sono ridotti al minimo;
- Affettività, per questa sorta di sfiducia e timore che si ha nei confronti dei propri compagni;
- Beni materiali: in prigione solitamente tutto viene venduto all interno delle carceri. Portare
questi oggetti da fuori significherebbe abbattere gli utili e rischiare per motivi di sicurezza;
- La sicurezza personale: ogni persona si sente costantemente soggetto alla possibilità che
succeda qualcosa, si vive in uno stato di allerta continuo.

Pag.60
Concetto di Agency = capacità o possibilità di agire, lo spazio che ti viene dato per essere un soggetto
attivo.
La necessità di far fronte a forme di privazione definiscono non solo le modalità di adattamento dei
detenuti ma anche quella che la letteratura più recente ha definito come la agency del detenuto .
È il rapporto tra organizzazione informale e organizzazione formale che si gioca su più livelli.
La Possibilità di agire per il detenuto sta proprio nel modo in cui questi livelli si intersecano: in un
carcere americano la Agency è quasi pari a zero. I controlli sono molto severi e i detenuti tenuti
sotto stretta sorveglianza.

Pag.61
Altro elemento importante è quello del tempo: la misurazione della pena attraverso lo scorrere del
tempo. Il rapporto tra il tempo e la pena è centrale nella vita del carcere.
Il comandante ci accompagna all ingresso dell area adibita alla detenzione, ci dirigiamo lungo un
corridoio, le pareti sono state dipinte di recente [...] segna le 17:20. Un secondo orologio segna le
: .

118
Due orologi, entrambi fermi: sensazione che non serva misurare il tempo perché tanto loro dovranno
restare. Il tempo in carcere è statico.
Così come il detenuto non sente di avere autonomia per le sue diverse necessità, nemmeno sul
tempo ne ha.
L'anno scorso un regista teatrale veronese, che opera in carcere, ha messo in scena con i detenuti
l inferno di Dante. Gli spettatori camminavano nel carcere e in diversi luoghi si trovavano detenuti
che appunto recitavano.
L'ingresso in carcere è uno degli elementi più critici nel processo di prigionizzazione perché in carcere
viene a mancare la ritualità della vita quotidiana, con il conseguente svuotamento della dimensione
temporale: ci sono regole diverse.

Pag. 62
Il presente non è più quindi un instante o un momento da sommare per definire un passato prossimo
o raggiungere un futuro imminente ma si distorce, diventa un elemento dilatato caratterizzato da un
percorso di continuità che non permette più di distinguere lo scorrere dei differenti momenti.
Tutto diventa un continuo, nel quale è molto difficile mantenere la concentrazione. È un continuo in
cui non succede nulla, ma potrebbe sempre succedere: per quanto ogni istante sia uguale al
precedente, si vive sempre in uno stato di allerta.

Pag.63
La relativa scansione temporale della vita carceraria lascia buona parte della giornata priva di
riferimenti temporali concreti.
Nel caso dell isolamento, ancora di più questo può generare problemi dal punto di vista psichico.
Addirittura, in molti casi, questo fenomeno genera nella mente dei detenuti la necessità di crearsi un
mondo a parte, uno spazio mentale alla quale nessuno può accedere, nella quale può essere
autosufficiente e soddisfatto.
Si cercano delle scappatoie per dimenticare di essere in carcere, occupando il proprio tempo con
studi o attività i detenuti si estraniano dallo scorrere incessante dei momenti.

Es: romanzo l esploratore delle stelle : il protagonista viene condannato a morte per avere ucciso
un uomo. Viene messo in una sezione di isolamento nella quale vivono altri condannati a morte e
nella quale vige la regola del silenzio. Poco per volta sviluppano un codice di comunicazione tutto loro
(sbattevano i polpastrelli delle dita in un certo modo).
Ci sono poi due detenuti che con lui condividono questo linguaggio:
- Il primo gli dice di aver ideato un modo per uscire dal corpo e andare da un altra parte;
- Il secondo è un detenuto scettico che non crede a tutte queste cose.
Il protagonista vuole provare questa tecnica e quindi se la fa insegnare. Comincia ad avere questi
momenti di trans in cui si trova in altri posti ed in altri momenti (7/8 situazioni), e che nel romanzo
vengono descritti intervallandoli con descrizioni delle punizioni a cui loro erano soggetti.
Ad esempio le guardie mettevano delle camicie di forza ai detenuti e le stringono fino a farli soffocare.
Attraverso questo meccanismo di Sfuggire tramite la trans lui riesce tranquillamente a sopportare

119
il dolore perché esce dal suo corpo, e quindi non sente i risultati delle torture. Questa però è una
cosa che provoca l accanimento delle guardie nei suoi confronti.
Come è possibile trovare un tempo privato che sfugga a questo continuo tempo di deprivazioni?
Trovando uno spazio mentale in cui fuggire

Pag.66
Il tempo diviene quindi un inesorabile spada di Damocle sulla testa del detenuto espropriato dalle
innumerevoli possibilità offerte dalla società libera per trascorrerlo, si trova a dover gestire un surplus
potenzialmente esplosivo di tempo.
Idea del tempo manipolata: si ha troppo tempo, che sembra non scorrere mai ma nella quale bisogna
restare sempre attenti.

Pag. 71
Questo capitolo riguarda la disciplina e la sorveglianza in carcere.
Nel 1787 Jeremy Bentham ha ideato il Panopticon, ossia un carcere ideale. È una struttura
architettonica circolare, nel cui centro si trovano le guardie. Dal centro le guardie vedono ciascun
detenuto, mentre i detenuti vedono solo le guardie, nessun altro detenuto.
La collocazione spaziale è un elemento importante per definire la disciplina del carcere. Anche i
detenuti a volte hanno delle modalità diverse di relazionarsi spazialmente.
Alcune carceri, per esempio, adottano il metodo delle celle aperte per diminuire la tensione. In
questo caso, durante il giorno, le celle vengono aperte e i detenuti possono andare a trovare altri
detenuti.
Questo metodo ha vantaggi e svantaggi:
- Vantaggi: ovviamente i detenuti sono più autonomi e la tensione è minore;
- Svantaggi: problemi di sicurezza. Il detenuto nella relazione con gli altri detenuti cerca
automaticamente di fare business . Si mette a vendere sigarette, psicofarmaci ecc. Questo
sistema di commercio underground spesso sfocia nella violenza.

Pag. 76
Romanzi, film, fiction televisive hanno fornito una visione fortemente stereotipata di ciò che succede
in un carcere, creando nell immaginario comune una visione peculiare dei livelli di conflittualit e
violenza all interno di un penitenziario.
Il rapporto tra disciplina e conflitto non viene mai spiegato nei film.
Per quanto alcuni film e alcune serie siano fatte abbastanza bene, in realtà tutto ciò che viene
mostrato è spettacolarizzato.

Pag.77
Il rapporto tra disciplina e sorveglianza, in carcere si concretizza in tre elementi:
- Polizia, che esercita il controllo in base a leggi e norme;
- Prescrizione normativa sul comportamento;
- Codice della comunità carceraria: codice interno che influisce non sui momenti di Ribalta
ma su quelli di Retroscena .

120
Ci si muove continuamente tra formale e informale, visibile e invisibile, esplicito e implicito
Questo apre uno spazio a delle forme di resistenza, ad esempio crearsi il proprio codice di gesti per
comunicare, quando comunicare è vietato, rappresenta una forma di resistenza.

L'elemento delle sanzioni e delle punizioni è alla base di un opera filosofica scritta da Michel Foucault
nel , che si intitola sorvegliare e punire . In quest opera si fa un discorso tra il rapporto tra colpa
e pena, tra trasgressione e punizione:
1. Isolamento;
2. Sorveglianza speciale;
3. Revoca dei benefici: se ti ritrovi coinvolto in una rissa non ci sono processi o indagini, i detenuti
vengono sanzionati. Ogni 6 mesi di carcere senza nessuna sanzione, ti viene dato uno sconto
di pena di 2 settimane;
4. Inasprimento delle forme di deprivazione.

Pag. 80
Il carcere usa il sistema del bastone e della carota: coercizione fisica ma anche la somministrazione o
revoca di benefici e sanzioni.
Questi benefici/sanzioni devono essere regolamentati, in quanto alcune cose non sono dei benefici,
sono dei diritti.
In realtà però, spesso gli agenti carcerari, avendo spazio di manovra, utilizzano questi diritti
spacciandoli per benefici che quindi vengono concessi solo in determinati casi ed in seguito a
determinati comportamenti.

Nel libro si fa riferimento a quello che Goffman discute quando parla di ribalta e retroscena, cioè
quando parla della distinzione tra:
- Identità di maschere: distinzione abbastanza comune in filosofia, ma che qui viene applicata
ad una modalità comunicativa resa necessaria da un contesto in cui un determinato soggetto
vive.
Nel caso del carcere è una sorta di identità ufficiale, cioè quella che il detenuto presenta nella
relazione con agenti o autorità;
- Identità di retroscena: identità in cui non sono più le regole generali del carcere a valere per
un comportamento, ma sono tutta una serie di aggiustamenti fatti su regole non scritte.

L altra cosa che emerge qui, e che è importante anche quando leggiamo testi sul carcere come
racconti o romanzi, è il rapporto osmotico con l esterno. Significa che anche se il carcere è una realtà
separata dalla società, ne riproduce in modo spesso coercitivo, manipolato o manipolatore le regole
che sottostanno alla comunicazione sociale esterna, quindi il carcere risente di tutto quello che
accade nella società esterna, perché i rapporti tra le persone sono più o meno uguali.

Qui entra in gioco anche il concetto di delazione = alcuni detenuti, per ottenere dei favori e per il
fatto che il sistema ha dei premi, cedono alla delazione. Lo Stato italiano fa della delezione un vero e
proprio principio giuridico quando ad esempio definisce quelli che vengono chiamati i pentiti , cioè
persone che ottengono uno sconto di pena o un carcere meno duro qualora si decidano a fare il nome

121
di persone coinvolte nelle azioni criminose per le quali sono stati condannati, e naturalmente si parla
di delitti estremamente gravosi come crimine organizzato, mafia, terrorismo.
La delazione è una forma che i detenuti chiamano infamia (detenuto che va a raccontare, detenuto
che si vende , mentre in Italia viene chiamata Bicicletta, cioè un azione per cui due detenuti riescono
a mettere in atto un inganno o uno contro l altro o contro l amministrazione penitenziaria.

Il romanzo di Jack London The star rover (Il vagabondo delle stelle) è legato al fatto che racconta di
questo personaggio che viene messo in carcere grazie alla confessione di un altro detenuto, che in
realtà ha messo in piedi una truffa per fare in modo che il detenuto sia accusato di aver portato della
dinamite dentro il carcere (dinamite che non è mai stata portata dentro il carcere).
Ci sono in realtà una serie di situazioni ambigue che potrebbero far pensare che qualcosa del genere
sia successo realmente e questo detenuto cerca quindi di convincere l amministrazione del carcere,
utilizzando queste situazioni ambigue. Ne derivano da ciò le torture a cui è sottoposto il personaggio
principale per costringerlo a confessare qualcosa che non ha fatto.

Questo è un elemento non secondario ma abbastanza principale nella regolamentazione giuridica


degli Stati Uniti e che troviamo spesso anche nei romanzi, cioè l idea del patteggiamento.
Siccome la giustizia americana è molto dura, gli avvocati quasi automaticamente cercano di
convincere i loro clienti a patteggiare la pena, ovvero a dichiararsi colpevoli di un reato anche grave
come può essere un omicidio che non hanno commesso, perché le possibilità di dimostrare innocente
una persona che è stata arrestata e considerata colpevole sono estremamente basse e lo sono
soprattutto per le persone che appartengono a fasce della popolazione che hanno scarse possibilità
economiche di tirarsi fuori dai guai, spendendo un sacco di soldi.
Inoltre l avvocato chiede al cliente di patteggiare perché la dichiarazione di innocenza ha un senso
dal punto di vista procedurale negli Stati Uniti soltanto se l imputato è in grado di spendere i soldi per
avere un avvocato che abbia delle buone possibilità di dimostrare l innocenza, altrimenti se insiste a
voler recitare la parte dell innocente, rischia delle pene più lunghe.
Il patteggiamento di solito implica una pena inferiore, però negli Stati Uniti le persone che
patteggiano poi ottengono sentenze superiori anche a 20 o 30 anni.

Per quanto riguarda il documentario intitolato Survivor s guide to prison : il narratore è un famoso
attore americano chicano (americano ma di origini messicane) che in passato era stato in carcere e
che poi è diventato un famoso attore.
Racconta la storia di due cittadini americani, un bianco e un nero, che vengono accusati di crimini che
non hanno commesso.
La storia di uno dei due in particolare è molto interessante, perché va a trovare la madre una volta
alla settimana e quel giorno arriva davanti alla casa della madre, la quale usciva sempre ad accoglierlo
quando arrivava, ma vede che la madre non esce. Si avvicina e trova la madre agonizzante che è stata
colpita con un coltello da qualcuno che probabilmente è entrato in casa.
Lui chiama subito l ambulanza e la polizia; la polizia arriva, lui spiega quello che è successo, e poi viene
arrestato perché la polizia ha il sospetto che lui possa aver commesso l omicidio. Ci sono poi una serie
di prove false, prodotte dai detective della polizia per dimostrare che è stato lui.

122
Perché succede questo? Il sistema americano, anche dal punto di vista della polizia, è un sistema
fondato sui successi e sui premi, quindi il detective che arresta qualcuno ha tutti gli interessi di tentare
di dimostrare che quella persona è colpevole. In questo modo acquisisce credibilità come detective
e potrà fare più facilmente carriera.
Il figlio quindi viene messo in carcere per molti anni fino a quando poi la madre muore, e dopo 20
anni il padre muore. Attraverso l avvocato riesce a vendere la casa del padre e con questi soldi ha
avvocati abbastanza buoni da chiedere la riapertura del processo sulla base del fatto che tutte le
prove prodotte dalla polizia sono false (es. impronta delle scarpe usate dall assassino che sono
diverse dalle scarpe che lui usava quel giorno).
Il documentario quindi racconta la vita tragica di questi due cittadini normalissimi che non avevano
nessun precedente penale, ma che incappano nelle grinfie della polizia.

Torniamo all idea della ribalta (concetto di Goffman ripreso più volte nel libro).
Pag. 82
La necessità di presentarsi davanti al personale come detenuti modello è sostanzialmente legata al
timore della dimensione burocratica della sanzione, revoca di benefici o perdita della libertà percepita
dai reclusi come particolarmente problematica .
In America il sistema dei premi è molto più ridotto rispetto all Italia, però tenete presente che se un
detenuto per 6 mesi non commette niente ottiene uno sconto di giorni, ma a volte è facile trovarsi
coinvolti in una rissa o è facile che qualcuno per fare un dispetto ad un altro lo metta in una situazione
di difficoltà.
Ad esempio uno nasconde della droga nella cella di un altro e poi lo va a dire ad un agente, quindi c è
un clima di tensione abbastanza forte legata a questi problemi.

Pag. 83
Un giudizio negativo inserito nel fascicolo personale del detenuto ha ricadute su dei possibili
permessi .
Un rapporto disciplinare dovuto a una presunta o reale violazione del regolamento interno porta a
sanzioni quali l esclusione dalle attività o nei casi più gravi all isolamento.
L isolamento in Italia, a parte nel caso crudele degli ergastolani, viene applicato in modo non
esagerato per i detenuti comuni, invece negli USA è molto comune che uno ti dica che ha fatto 20
anni di galera e 15 di isolamento = situazione limite in cui i traumi che la persona può già aver subito
anche prima di entrare in carcere, vanno a tapparsi in modo definitivo nella mente della persona.
L isolamento implica ore in una cella piccola, un ora d aria in cui non si può parlare con le altre
persone, cioè una serie di coercizioni e limitazioni dei movimenti che alla fine finiscono per avere
degli effetti prevedibili e devastanti sul sistema nervoso.

Prigionizzazione = processo attraverso il quale il detenuto si abitua, volta per volta, ad un nuovo stile
di vita a cui è costretto all interno del carcere.
Questa forma di adattamento è molto importante e spesso viene raccontata in romanzi americani sul
carcere, ad esempio Edward Bunker, Jack Abbot in Nel ventre della bestia , Jack London in The star
rover , e tutti quegli autori che si sono occupati del carcere anche in altre lingue Crime and

123
punishment di Dostoevskij, Le mie prigioni di Silvio Pellico . Parlano quindi della problematica di
come ci si adatta nelle difficoltà, e di chi riesce a resistere e chi no.
L adattamento può anche essere definito come la risorsa per superare la deprivazione, che è
costituita dalla vita in carcere, cioè le strategie che il detenuto mette in opera per superare la
sensazione della deprivazione.
Queste strategie possono essere strategie personali, oneste, cioè fare i conti con lo stile di vita
attraverso ad esempio una disciplina rigida.
Se leggiamo le lettere di George Jackson, attivista nero che dal carcere predica la rivoluzione dei neri
contro i bianchi degli Stati Uniti e di tutto il mondo, possiamo notare la sua vita quotidiana. Questa è
costituita da un certo numero di ore di esercizi fisici, di studio, di lettura, di apprendimento di lingue
straniere, di scrittura di lettere inviate sia alla famiglia sia ad altri attivisti fuori dal carcere, di studio
della sua causa e di studio del Parole Committee (= comitato che alla fine della pena decide se il
detenuto è maturo o meno per essere messo in libertà vigilata o libertà provvisoria).
George Jackson viene imprigionato per avere rapinato una stazione di servizio di benzina e viene
condannato a one year to life significa che dopo un anno non sarà automaticamente libero ma
sarà sottoposto alla valutazione di un comitato per la libertà vigilata che deciderà se è pronto per la
libertà.
Lui fin da subito, appena entra in carcere, adotta un atteggiamento estremamente conflittuale con
l amministrazione carceraria vedendola nella prospettiva di una lotta tra bianchi e neri, nella
prospettiva di un istituzione che tiene i neri in una condizione di inferiorità rispetto ai bianchi. Fa delle
dichiarazioni molto forti: viene dichiarato come soggetto estremamente pericoloso e quindi dopo un
anno gli viene negata la libertà. Viene infine assassinato da una guardia.
Il detenuto, per ottenere la libertà vigilata, deve accettare di aver commesso il reato per il quale è
stato condannato, quindi deve iniziare un processo di pentimento, che è alla base per il recupero e
la riabilitazione.

Guardie e ladri : la distinzione tra detenuti e personale del carcere in America è totale. I detenuti
non hanno nessun tipo di rapporto (se non formale) con le guardie, è proibito parlare con le guardie
proibito anche in Italia anche se poi di fatto accade , non c è nessun elemento di fiducia nei confronti
dell amministrazione carceraria e ci sono anche tentativi di alzare un po la posta nei confronti del
personale cercando di stare al di sotto del punto in cui può scattare una reazione dell agente che
punisce come una sanzione.
Evitare debolezza ed emozioni, che sono elementi che potrebbero portare una persona ad avere un
atteggiamento più soft nei confronti degli agenti, e contemporaneamente conservare il proprio self,
cioè non dare a vedere nessun tipo di cedimento, dato da una debolezza fisica o mentale.
Evitare di scontrarsi con le guardie o con i compagni, perché la sensazione dei detenuti come un
insieme coeso non c è, in quanto domina la paura di essere traditi, usati a fini loschi o traffici loschi.
Anche con gli altri detenuti non c è mai un clima di totale fiducia.
I detenuti che sanno che possono ottenere dei benefici nelle carceri americane possono diventare
degli pseudo poliziotti. Questo era comune nelle carceri americani dell , soprattutto quelli in cui i
detenuti venivano utilizzati e dati a prestito come pagamento ad alcune ditte per svolgere dei lavori
al di fuori del carcere.

124
Alcuni detenuti considerati più tranquilli ricevevano dei piccoli privilegi, ad esempio venivano trattati
meglio e mangiavano meglio, ed in cambio diventavano spie o capi interni ed a volte venivano usati
apertamente a questo scopo.

Pag.86 87
Parla dell isolamento, che ha un effetto di pressione psicologica sull individuo. Infatti può portarlo ad
avere un indebolimento della salute, del sistema immunitario, ad avere delle allucinazioni: agisce in
modo pervasivo sulla mente, e da qui derivano atteggiamenti autopunitivi nei confronti del proprio
corpo.
L isolamento porta il detenuto a disconoscere il proprio corpo, a vedere il proprio corpo come
qualcosa di estraneo (elemento legato al trauma, ad esempio nel carcere troviamo traumi infantili di
bambini che sono oggetto di attenzioni sessuali).
Il corpo che è la testimonianza dell accaduto, viene visto come qualcosa di esterno, viene a mancare
la percezione di esso. Per questo è necessaria la riabilitazione, infatti attraverso forme di ginnastica,
relazioni con gli animali (i detenuti non si fidano più degli altri esseri umani), il detenuto che tende a
dimenticare il proprio corpo in seguito a questi traumi, può percepirlo nuovamente.
Il detenuto tende a dimenticare il corpo o a viverlo in modo attivo soltanto quando gli ricorda
immediatamente il trauma subito. Fare riabilitazione significa quindi anche rimettere il detenuto a
contatto con dei corpi che non rappresentano per lui un elemento traumatico.
Per una persona traumatizzata, la consapevolezza del proprio corpo significa rientrare nel trauma. Il
trauma è legato ad un assenza del presente.
La persona non riesce più a vivere il presente, è sempre agitato, ha forme di sonnolenza, perché le
categorie temporali sono cancellate in quanto l unico momento/tempo che riconosce e vive in modo
ansiogeno è il momento in cui ha subito il trauma.
Il traumatizzato non vive nel presente, ma vive attraverso i trigger = elementi che indicano un
interruttore, qualcosa che fa scattare il ricordo del trauma.
Ad esempio ho subito una violenza sessuale da una persona che aveva una maglia di colore giallo,
entro in una stanza e vedo una persona con la stessa maglia, che mi riporta quindi al trauma.
Tutti gli elementi che hanno fatto da contorno al trauma nel momento in cui questo si è verificato,
servono nel trigger. Il trigger produce arousal estremizzazione delle sensazioni percettive vedo
la maglia gialla e questo mi produce un attacco d ansia, una crisi .
Nel momento in cui vedo qualcosa che fa da trigger per ricordare il trauma, il sistema nervoso
produce delle reazioni che portano la persona ad uno stato di totale assenza (rabbia, tristezza
assoluta). La riabilitazione serve per far ritornare la persona al tempo presente, ad esempio
attraverso l uso del respiro, che è una cosa che si fa al momento per poter vivere.

Parliamo ora dell istruzione = elemento di scambio che può essere motivo di conflitto o motivo di
favori, o può essere limitata soltanto a certe persone, perché magari l amministrazione può decidere
di mandare una persona a fare un corso ma quel mattino l agente con il quale quel detenuto ha
litigato il giorno prima non lo chiama e quindi lo cancellano dal corso.
Anche l istruzione, pur essendo un obbligo, non è sempre così semplice. L istruzione nel carcere
americano è un elemento chiave della riabilitazione, che viene messo da parte principalmente per

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motivi economici: ci vuole un locale, degli agenti che vadano a prendere i detenuti per accompagnarli,
dei programmi da scrivere, tempo dedicato sottratto ad altre attività.
Negli Stati Uniti si tende ad evitare questa cosa, e le ragioni che vengono date per questa fuga
programmata da quella che sarebbe una forma di riabilitazione molto importante, sono motivazioni
di carattere economico e rispondono anche a quell idea del carcere come magazzino di corpi umani,
tenuti lì senza fare nulla e programmati a non avere nessuno strumento per affrontare la realtà
esterna senza ricadere nella macchina della giustizia, in una nuova carcerazione.

Questo secondo motivo è definito ipercarcerazione c è un progetto chiaro di tenere in carcere un


numero più alto possibile di poveri. Questo progetto trova una sua motivazione non solo nel fatto di
risparmiare togliendo dei programmi educativi, ma anche mantenere un gruppo sociale esteso
quello economicamente più debole all interno del sistema carcerario, perché ci possono essere dei
vantaggi economici.
Ad esempio l acqua minerale non viene più venduta nelle bottiglie di plastica perché si possono
tagliare ed usare come armi, quindi delle ditte usano il cartone usato per il latte.
I detenuti sono sempre a rischio di violenza perché non ci sono attività che permettano loro di
riabilitarsi. Anche in Italia sta passando questa idea, mentre invece ci sono degli esperimenti ad
esempio al carcere di Milano, dove grazie al fatto che il direttore offre attività ai detenuti, la
percentuale di possibilità che quelle persone ritornino in carcere scende.
Una ditta privata, se vede che il 70% della produzione non è stato venduto. o chiude o cambia il
manager, e il carcere ragiona nello stesso modo. Se osserviamo il carcere come una fabbrica, che
dovrebbe produrre persone libere, responsabili, che seguono le regole, nel caso in cui il detenuto
non venga portato a ragionare su queste cose, il 70% delle persone rientrano in carcere. Nel carcere
di Milano la percentuale è di 17%.

Ci sono dei gruppi sociali per i quali commettere un reato è la norma, infatti vivono in un contesto
sociale in cui fin dall infanzia sono stati allevati in famiglie per cui rubare è una necessità e se non stai
dentro la logica del furto magari la famiglia ti allontana.
Rieducare queste persone è quindi molto difficile.
Il caso di Bunker Education of a felon è molto interessante, perché Bunker viene abbandonato dalla
madre, il padre è assente, Bunker cresce in un contesto privo di regole familiari. Nonostante questo
è molto intelligente, infatti arriva in un istituzione in cui gli fanno un test d intelligenza e scoprono
che ha uno sviluppo mentale di una persona di 17 anni, nonostante lui ne abbia 14.
Le persone più intelligenti sono anche le più a rischio in un carcere, in cui già c è un abbassamento
del livello mentale.
In Italia ci sono persone che fanno ad esempio 3 volte le medie, perché vengono trasferite in un altro
carcere, in cui non c è il liceo, quindi piuttosto di stare in cella tutto il giorno rifanno le medie più
volte. Questo per una persona con un intelligenza elevata è abbastanza devastante.

In Europa la composizione della popolazione carceraria è multietnica: ci sono italiani, rumeni, rom,
polacchi, arabi, quindi c è il problema della religione, della lingua, l educazione, infatti ci sono persone
che non hanno avuto la possibilità di studiare.

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Alcuni studi dimostrano che c erano alcuni paesi dello stato di New York, dove a fine o inizio
erano arrivate delle comunità di italiani, magari tutti dalla stessa regione; qui c erano le signore
italoamericane anziane che parlavano soltanto il dialetto del loro paese (caso di isolamento molto
forte).
Nel caso della comunità italoamericana forse è meno grave, perché ci sono dei ruoli molto patriarcali,
ma in un carcere il fatto di non poter parlare significa non potersi spiegare, non poter chiedere delle
cose, essere soggetti a delle interpretazioni sbagliate, dei fraintendimenti.
In Italia ci sono quindi molti corsi di alfabetizzazione per l avviamento allo studio della lingua italiana.
Negli USA molti immigrati hanno iniziato a parlare la lingua, perché l America era vista come luogo di
opportunità quindi parlare la lingua principale significava poter avere dei vantaggi. Poco per volta
però esce il mexican pride = ci sono gruppi etnici, ad esempio i chicanos, che sottolineano il fatto che
loro parlano in spagnolo e non in inglese, perché l inglese comunque è la lingua dello stato
imperialista, che politicamente controlla l America Latina.
Un modo per resistere all egemonia dell America bianca è quello di non parlare la sua lingua. Questo
fa sì che poi emergano le bande (gangs), che possono essere gangs di latinos, chicanos, chinese-
american, asian-american, che in carcere costruiscono dei piccoli centri di potere molto violenti, che
se venissero ignorati dalle amministrazioni penitenziarie porterebbero ad un cimitero, infatti a partire
dagli anni 60 si è molto radicalizzata la differenza tra il bianco mainstream e asian-american, chinese-
american, ecc.
I gruppi di potere agiscono attraverso il ricatto o la violenza, e in questi contesti è impossibile pensare
allo studio o a delle forme di riabilitazione.

Anche per lo studio c è un forte passaggio da right a benefit quello che sulla carta è un diritto di un
detenuto, di fatto può essere usato come arma e diventare un beneficio.
Nel momento in cui un diritto diventa un beneficio può essere somministrato con discrezionalità a
seconda che il carcere voglia punire un detenuto per qualcosa che ha fatto, e che non avrebbe dovuto
fare.
La partecipazione ai corsi all interno del carcere è dettata dal desiderio di uscire anche solo un ora
dalla cella. Le persone partecipano quindi anche per avere una piccola pausa dalla quotidianità
difficile della vita in carcere.
Questo ha un effetto anche su chi fa i corsi perché se ad esempio ho un detenuto che non segue,
disturba, dà fastidio, e se qualcuno lo va a dire all amministrazione, il detenuto si fa mesi di
isolamento.
Quindi ci si trova in una posizione in cui se giustamente riporti all autorità un comportamento che
rende difficile tenere quel corso, in quanto:
1. La punizione è insensata rispetto alla gravità del fatto;
2. Si interrompe la complicità tra detenuti e chi fa il corso, perché dimostri di essere dalla parte
dell amministrazione e se qualcuno sgarra lo vai a dire e non sei abbastanza bravo da gestire
il conflitto all interno del corso, quindi i detenuti vedono che non sei dalla loro parte.

Pag. 94
Le attività formative d istruzione possono entrare in competizione con altre attività.
Ad esempio il lavoro: ci sono soltanto possibilità di uscire per un certo numero di ore dalla cella,
quindi se io ho deciso di fare un corso che mi piace e che dal punto di vista riabilitativo mi può aiutare,

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ma il corso è in concomitanza con un offerta di lavoro e io sono una persona povera, sono costretto
a scegliere l attività lavorativa, perché ho bisogno di dare soldi alla famiglia all esterno. Quindi tutto
è vissuto non con uno spirito riabilitativo, ma con ansia.

Ci sono due elementi fondamentali:


1. In carcere non esiste la privacy, ci può essere sempre un agente che viene a controllare cosa
fai, qualcuno che accende la televisione;
2. Promiscuità: ci si trova a condividere lo spazio vitale con persone che non hanno nulla a che
fare con te. In certi casi di intolleranze religiose la convivenza è ancora più difficile.

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Alcuni detenuti sono soggetti a dei regimi particolari, ad esempio non possono ricevere visite, non
possono parlare con altri detenuti, non gli sono concessi i libri (perché nei libri si possono nascondere
messaggi, può essere nascosta la droga).
Quindi il fatto di permettere l ingresso di queste cose implicherebbe che un agente controllasse ogni
libro e questa è un attività impossibile, per cui viene limitata l introduzione dei libri o negata
addirittura.

Ghetto all interno del ghetto Sex offenders: chi ha commesso dei crimini sessuali o chi ha ucciso
un bambino o una donna è soggetto ad una vendetta da parte degli altri detenuti. Hanno questo
codice tutto loro per cui finiscono per vessare, minacciare e rendere la vita impossibile a chi ha
commesso questi crimini, per cui questi detenuti vengono tenuti in reparti separati dagli altri e sono
sempre accompagnati dagli agenti. Negli USA i detenuti sono sempre incatenati quando escono dalla
cella e indossano delle tute arancioni: è un modo per spezzare la dignità dell individuo.
Si tratta di premialità/discrezionalità del penitenziario, cioè che ci siano regole non scritte che
determinano i diritti trasformandoli in benefici.

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Si cita il trasferimento che può avvenire per
- Semplici motivi di servizio (sovraffollamento): in Italia ci sono carceri in cui c è il di
persone oltre la capienza massima. Questo fa sì che si viva più difficilmente la vita in carcere
e crea anche problemi di sicurezza, ad esempio possono iniziare delle rivolte.
- Motivi disciplinari: coinvolgimento nella rissa, possesso di droga, cellulare;
- Autolesionismo: farsi dei tagli sulle braccia, tentativo di suicidio. In USA il detenuto può anche
essere lasciato lì fino a quando non muore, infatti è successo che una donna ha dovuto
partorire da sola nella cella senza nessun aiuto e per fortuna è riuscita a sopravvivere.
L autolesionismo è anche un modo per cercare di richiamare l attenzione e riconoscere che il
proprio corpo esiste (in seguito ad un trauma).

Il detenuto deve perciò ricostruire la sua credibilità quando viene trasferito in un nuovo carcere. La
perquisizione è quasi come un trasferimento, perché viene profanata la cella, che fino a quel
momento viene vista dal detenuto come la propria casa.

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Dibattito sull ergastolo in Italia: alcuni lo definiscono come una specie di pena di morte, perché è una
pena che non finirà mai, il detenuto è completamente identificato con il reato che ha commesso. Ci
sono però anche dei tentativi di costruire una credibilità nel processo riabilitativo.

Il lavoro è un altro elemento importante: nel carcere ci sono pochi lavori e i detenuti sono molti, si
lavora a rotazione. Quando finisce il periodo di lavoro il detenuto è costretto a riabituarsi a vivere in
cella.

Il reato spesso ha conseguenze non solo su chi lo commette ma anche sulla famiglia. Il problema non
è eliminare la colpa, ma dare una punizione, la quale ha senso se è riabilitativa, cioè se la persona
quando esce non è pericolosa.

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Capitolo sui contatti col mondo esterno.
Parla del concetto di forgotten victims coniato da Matthews, uno studioso del carcere le vittime
dimenticate del carcere, che sono tutte le persone che stanno attorno al carcerato e che subiscono
la sua carcerazione (es. famiglia, figli).
Si parla poi dei colloqui, che sono spesso motivo di tensione e litigi, quindi non sono momenti di calma
o rilassamento.
Torna di nuovo sull immagine della ribalta e del retroscena: anche con i familiari il detenuto mette
una maschera, ad esempio fa vedere che non sta così male solo per non farli soffrire.
Rapporto con i giudici: racconta le udienze in tribunale, rimbalzi emozionali che può avere l essere
portati in tribunale, aspetti traumatizzanti, non sapersi relazionare col giudice.

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