STUDI
Introduzione. Parte I - Principi intrasistematici del minimo intervento penale: 1. Prin
cipi di limitazione formale. - 2. Principi di limitazione funzionale. - 3. Principi di limi-
tazione personale o di limitazione della responsablità penale. — Parte II - Principi
extrasistematici del minimo intervento penale: 1. Principi extrasistematici di decritM-
nalizzazione. - 2. Principi metodologici della costruzione alternativa dei conflitti e del
problemi sociali.
dei soggetti umani sono considerate come potenziali fattori di disturbo mentre i bisogni
reali degli uomini sono tautologicamente ridotti al bisogno di fiducia nell’ordine istitu-
zionaüzzato [ g . s m a u s , 1985; a . b a r a t t a , 1985, 1985a],
Nella prospettiva qui proposta sono i concetti come la « sicurezza dello Stato»,
l’« online pubblico», l’« economia nazionale », ecc., ad essere relativizzati dal punto
di vista dei bisogni degli uomini e delle comunità, e non viceversa. L ’articolazione di
un concetto ampio di diritti umani, individuali ed economico-sociali, come critério di
valutazione per una analisi critica degli attuali sistemi punitivi nei Paesi dell’America
latina è alia base di un fondamentale e ricchissimo studio di e . r . z a f f a r o n i [1 9 8 5 ],
che costituisce il documento finale di una iniziativa di ricerca interregionale patroci-
nata dallo Instituto Interamericano de Derechos Humanos, can sede in S. José di
(insta Rica. Si tratta di un modello di analisi e di proposta di una politica criminale
alternativa che si awale di approcci originali e fecondi, i quali non sono rimasti senza
influenza nella preparazione dei presente lavoro.
2 Per questo c o n c e tto , n e ll’a m b ito di u n a te o ria gen erale d e lia v iolen za, c fr. j.
g a i .tu n g 11975]; in p a rtico la re , c fr. p . w a ld m a n n [1977, 181 s s .].
3 11 caso deU’escrcizio extralegale dei potere punitivo (pene extragiudiziali, azioni
milituri o paramilitari, torture, sparizioni) rappresenta una caratteristica allarmante in
cerli paesi nei quali la funzione punitiva si è spostata o tende a spostarsi in propor-
zioni piú o m cn o grandi al di fuori dei limiti formali dei diritto [ a . b a r a t t a , 1985a],
Dei Delitti e delle Fene - 3 / 8 5 445
STUDI
che per quanto concerne il processo di criminalizzazione ed il reclu-
tamento della clientela del sistema (la cosiddetta popolazione crimi-
nale). Esso è diretto quasi esclusivamente contro le classi popolari
ed in particolare contro i gruppi sociali piú deboli, come risulta evi
dente dalla composizione sociale della popolazione carceraria, nono-
stante che i comportamenti socialmente negativi siano diffusi tra
tutti gli strati sociali e le violazioni piú gravi di diritti umani avven-
gano ad opera di individui appartenenti ai gruppi dominanti o facenti
parte di organismi statali o di organizzazioni economiche private,
legali o illegal!.
STUDI
stema penale e ridurre questa a una battaglia di retrovia senza pro-
spettive di successo [ e . g a r c ia m e n d e z , 1 9 8 5 ], La seconda conse-
guenza è che le possibilità di utilizzare in modo alternativo lo stru-
mentario tradizionale della giustizia penale per la difesa dei diritti
umani sono assai limitate.
Ciò nonostante, il concetto di diritti umani, nella duplice funzione
sopra indicata, rimane il fondamento piú adeguato per la strategia del
minimo intervento penale e per la sua articolazione programmatica
nel quadro di una politica alternativa del controllo sociale.
L ’analisi che segue si riferisce ai requisiti minimi del rispetto dei
diritti umani nella legge penale. Una analisi corrispondente dei re
quisiti del rispetto dei diritti umani nel processo penale e nella ese-
cuzione delle pene non è il compito qui affrontato, e perciò mi limi-
terò ai riferimenti a questi due sottosistemi della giustizia penale che
siano indispensabili alia enunciazione dei principi di una politica del
minimo intervento al livello della criminalizzazione primaria.
I principi attraverso i quali viene qui articolata, al livello della
legge, l ’idea del minimo intervento penale si raggruppano, innanzi-
tutto, secondo una grande divisione. Essa risulta dall’adozione di un
punto di vista interno o di un punto di vista esterno al sistema pe
nale. I principi intrasistematici, che risultano dall’adozione del primo
punto di vista, indicano i requisiti per l ’introduzione ed il manteni-
mento di figure delittuose nella legge. I principi extrasistematici si
riferiscono invece a criteri politici e metodologici per la decrimina-
lizzazione e per una costruzione dei conflitti e dei problemi sociali
alternativa a quella penale.
448 Alessandro Baratla
P arte I
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lato.
STUDI
approfondita all’interno dei partiti politici e da una vasta discussione
pubblica 7.
La legge penale, pertanto, non può essere una risposta immediata,
di natura amministrativa, come è invece freqüente nella prassi. I pro
blemi cui dare una risposta devono venire suficientemente decantati
prima di mettere in atto una risposta penale. Di regola questa non
può riguardare situazioni atipiche o eccezionali. I requisiti caratte-
rizzanti il diritto moderno, l ’astrattezza e la generalità delle norme,
non dovrebbero mai essere derogati dalla legge penale. L ’esperienza
7 Nei confronti di questa tesi mi è capitato piú di una volta di dover rispondere
ii obiezioni basate sull’argomento che, spesso, Vopinione pubblica esprime tenderize
repressive, che tendono ad esaltare, piuttosto che a ridurre, il momento punitivo nella
gcslione dei conflitti e delle situazioni problematiche. A questo proposito è oppor-
111no sottolineare che la «discussione pubblica», cui nel testo si fa riferimento, non
Iin molto a che fare con la « opinione pubblica» quale può essere rilevata, per esem-
pio, con sondaggi di tipo Gallup. È facile rendersi conto che tali sondaggi rilevano le
innlic delle opinioni degli individui isolati nella loro sfera privata, fuori dei contesti
in cui si articola quella che è stata chiamata la « comunicazione politica di base»
In. xciim ittchen, 1959]. In questo senso 1’opinione «pubblica» è piuttosto opinione
ptivnla, che in quanto tale non esprime alcuna competenza politica dei soggetti nel
processo di formazione della « volontà popolare». Sappiamo che i sondaggi di opi-
iilnue sono tutt’altro che istituti della democrazia rappresentativa e della partecipazione
populate alia vita delle istituzioni [w. hennis, 1957], ma piuttosto strumenti della
ici imlngia del potere. Parlando di discussione pubblica mi riferisco ai processi di
hi licolazione autonoma del mondo vitale e della coscienza dei conflitti in una comu-
tina/.iiiiie « libera dal potere» tra portatori di bisogni e di diritti, processi all’interno
i Ici ip1111i i soggetti agiscono nella loro competenza politica di cittadini, come membri
ill i|iit-l « pubblico» (Q jjen tlichkeit) che, in un modello di società democratica,
I'H'iciia le lunzioni di controllo e di indirizzo delle istanze comunitarie e istituzio-
iin11 le qmili, secondo la nota ricostruzione di j. habermas [1 9 6 2 ], erano esercitate dalle
c h ic i borghcsi ncllo Stato liberale classico.
452 Alessandro Baratta
H Sui limili c sul carattere « marginale » della presa in carico di infrazioni, a titolo
Hiissidinrii), da parte del sistema punitivo in materie di competenza deU’ammmistrazione
Minnie ifr. r. i.ascoumiis [1 9 8 3 ]; ph . robert [1 985],
Dei Delitti e delle Pene ■3/85 453
quello penale, per rispondere alle situazioni in cui diritti umani sono
minacciati. Non basta dunque aver provato l ’idoneita della risposta
penale, occorre anche dimostrare che essa non sia sostituibile con
altri interventi di minore costo sociale.
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ciale e, piú in generale, sulla società stessa. Da quest’ultimo punto
di vista, va tenuto conto dei fatto che la violenza penale può aggra-
vare e riprodurre i conflitti nelle aree specifiche in cui essa inter-
viene: si pensi a reati che attengono a conflitti inter-individuali tra
soggetti tra i quali esistono già rapporti personali, in particolare ai
reati di ingiuria e lesioni. D ’altra parte vi sono casi assai evidenti
in cui l ’introduzione di misure penali produce problemi nuovi e piú
gravi di quelli che la pena pretende di risolvere (si pensi alia crimi
na lizzazione delia interruzione delia gravidanza) e nei quali la pena
può cssere considerata una variabile essenziale nella struttura di un
problema sociale complesso. Si rifletta, a quest’ultimo riguardo, sulla
criminalizzazione dell’uso di alcolici in tempi passati, e oggi sul proi-
hizionismo in materia di stupefacenti. Sappiamo che è questo il prin-
cipalc fattore da cui dipende la struttura artificiale dei mercato delia
1 11 (>gii ’ e che questa a sua volta determina, attorno alia produzione
«i 1 nl 1:i circolazione delia medesima, forme illegal! di accumulazione
r mm eriminalità organizzata di estrema rilevanza; d’altra parte, come
r nolo, il proibizionismo rende piú grave e pericoloso 1’uso delia
d toga per i consumatori.
II problema dei costo sociale dell’intervento penale ha anche una
gi ai ide importanza se si considerano gli effetti ineguali delia pena
mu miulamiati e sul loro ambito familiare e sociale, effetti che dipen-
1 1 nu i niiche dal differente status sociale dei condannati stessi. L ’in-
10 Questo è uno dei risultati a cui ha condotto una ricerca svolta presso 1’École
de Criminologie delíTJniversità di Montreal (Canada); cfr. A. p . p i r e s , v . b l a n k e -
VOORT, P. LANDREVILLE [1 9 8 1 ].
11 Cfr. d . p e t e r s [1 9 7 3 ], la quale mostra, in una ricerca empirica sugli organi di
giustizia penale nella Germania federale, che nelle decisioni relative alia commisura-
zione delia pena e concessione di attenuanti od altri benefici, i giudici si orientano ad
uno stcrcotipo negativo di « criminale normale », i cui requisiti oggettivi e soggettivi
coincidono del tutto con quelli che determinano 1’appartenenza alie classi sociali piú
Dei Delitti e delle Pene ■3/83 455
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basse, non dipende solo dal fatto che il sistema rillette e riproduce
le situazioni di diseguaglianza esistenti in una società, ma ha una ulte-
riore origine strutturale. Questa consiste nella grandissima discre-
panza che esiste tra la previsione di sanzioni per determinati compor-
lamenti delittuosi nella legge penale e le risorse degli apparati am-
ministrativi e giudiziari che hanno il compito di realizzare le previ-
sioni legislative.
Pertanto, anche in una considerazione che prescindesse dalle varia-
Itili sociali della sua selettività, la giustizia penale si presenta come
un’organizzazione che non può che funzionare selettivamente, cioè
dirigendo le pene contro una parte infinitesimale dei suoi clienti po-
lenziali, gli infrattori della legge. Applicando concetti propri della
sociologia dell’organizzazione, si dirà che il sistema penale presenta
unn lorte inadeguatezza delle risorse in esso allocate per l ’implemen-
inzione dei programmi d’azione, cioè per l ’applicazione della legge
penale.
I Ina maniera di legittimare questo funzionamento selettivo è dive-
iinln alluale in Germania con la cosiddetta teoria della prevenzione-
miegiazione [ a . b a r a t t a , 1 9 8 4 ; G. s m a u s , 1 9 8 5 ] : questa considera
11 soggetlo punito come portatore di una funzione punitiva [g . j a -
mhis, 198.31 incentrata sul ristabilimento della fiducia nell’ordina-
11o*i 11<> scosso dalla violazione delle leggi. Ma questa legittimazione
aviai dubbia copre la realtà del funzionamento del sistema, che è
poh'iibile inlerpretare come il sacrifício simbolico del condannato
quale capro espiatorio 12, mentre la maggior parte degli infrattori ri-
mane impunita.
11 funcionamento diseguale della giustizia penale ha quindi nella
discrepanza tra risorse amministrative e programma legislativo una
sua causa strutturale. Se non si vuole accettare come fisiologica l ’esi-
stenza di una larghissima cifra oscura della criminalità e la realizza-
zione della funzione punitiva attraverso capri espiatori, non vi sono
teoricamente che due possibilità: o adeguare le risorse ai programmi
d’azione legislativi, oppure ridimensionare i programmi di azione in
base alle risorse disponibili o allocabili nel sistema. La prima alter
nativa è esclusa, non solo per 1’impossibilità di un gigantesco investi
mento, i cui soli costi economici mai potrebbero equilibrare gli even-
tuali effetti utili del sistema stesso, ma anche per l ’insostenibile costo
sociale di una operazione di effettivo adeguamento, che resta comun-
que una ipotesi solo teorica: una militarizzazione della giustizia pe
nale e dello Stato. Resta quindi aperta solo 1’altra possibilita, quella
di un adeguamento dei programmi alle risorse' esistenti o allocabili
nel sistema. L ’applicazione concreta del principio dell’implementa-
bilità amministrativa della legge basterebbe da sola a ridurre drasti
camente al minimo l ’area di intervento della legge penale 13.
12 Cfr. in questo senso le osservazioni conclusive nel mio studio dedicate alia
teoria della prevenzione-integrazione [ a . b a r a t t a , 1984].
13 Dalle ricerche finora compiute non è possibile fare quantificazioni precise sulla
cifra oscura globale e la percentuale di selettività dei sistemi penali contetnporanei.
Tuttavia sembra del tutto plausibile ritenere valida anche per gli altri paesi europei la
stima fatta da l . h u l s m a n per l’Olanda [1985, 10]. Secondo Hulsman, anche pren
dendo come riferimento la criminalità cosiddetta tradizionale, la percentuale degli
eventi « criminalizzati» rispetto a quelli criminalizzabili secondo il diritto penale
vigente sarebbe di molto inferiore all’uno per cento. Giustamente Hulsman osserva
che i calcoli della cifra oscura fatti con il mctodo della inchieste anonime sullc vit-
time danno una rappresentazione della quantità degli eventi criminalizzabili di mollo
inferiore alia realtà. Basti tener conto che le ricerche di questo tipo non possono con
siderate le infrazioni senza vittime individuali. Si può certamente sotto.scrivere la
conclusione ileH'aiitore, che « la non criminalizza/.ione degli eventi eriminalizzahili è la
regola, la eriminali/zaziime I’eeeezione » | 1985, 10 |.
Dei Delitti e delle Pene ■3/8 5 457
STUDI
una coscienza sociale che integra tutti i membri di una società, in
particolare nel momento della violazione delle norme 14. Non si tiene
conto del fatto che la percezione e la deiinizione di certi compor-
lamenti come delittuosi o socialmente negativi all’interno di una cul-
lura dominante trovano come corrispettivo, a volte, rappresenta-
zioni assai diverse in differenti gruppi sociali e subculture. Questo
risulta con evidenza dagli studi storici sulla percezione degli « ille
gal ismi popolari » e delle resistenze collettive da parte delle classi
subalterne [ d . b l a s i u s , 1976, 23 ss.].
Questo tema, analizzato alle sue radici, impone interrogativi di
Iundo sull’intero sistema del controllo sociale che sopravanzano gli
nhietlivi di una politica a corto e a medio tempo di minimo inter
v en e penale. Ma anche in una prospettiva che si limiti agli aspetti
i h i problema operazionalizzabili all’interno di una tale politica, deve
r<etere indicata, come esigenza fondamentale di un diritto penale
niiciiinlo al rispetto dei diritti umani, quella di tener conto della per
il'/,lune specifica della realtà e dei valori presso le minoranze etniche
i' in'i gruppi che rappresentano culture differenziate all’interno di
iIr 11 11 iiiimlc società. Ne deriva un ulteriore limite funzionale della
Irggr penale, che put) essere enunciato dicendo che manca una con-
iII /ii me necessaria per la criminalizzazione di certi comportamenti
111111 in 111 cssi possono essere considerati normali all’interno di sotto-
•1111111 <- lien delimitate |’ií. R- Z A E I ' A r o n i , 1985a, 91 ss.]. Questo limi-
I»1, d all rn purie, non 6 die la conseguenza stessa del principio generale
M In iii"" !" « ‘ lino, Un lii piii iw iile l e i l e i u l i l l ’ll, III t 'r i li c n i l i D u rk h cin i tli c ii.
N t)U «m I I'lH l | r il l II MAM It A | i m l ,
456 Alessandro Baratta
quale capro espiatorio 12, mentre la maggior parte degli infrattori ri-
mane impunita.
11 funzionamento diseguale della giustizia penale ha quindi nella
discrepanza tra risorse amministrative e programma legislativo una
sua causa strutturale. Se non si vuole accettare come fisiologica l ’esi-
stenza di una larghissima cifra oscura della criminalità e la realizza-
zione della funzione punitiva attraverso capri espiatori, non vi sono
teoricamente che due possibilità: o adeguare le risorse ai programmi
d’azione legislativi, oppure ridimensionare i programmi di azione in
base alle risorse disponibili o allocabili nel sistema. La prima alter
nativa è esclusa, non solo per 1’impossibilità di un gigantesco investi
mento, i cui soli costi economici mai potrebbero equilibrare gli even-
tuali effetti utili del sistema stesso, ma anche per l ’insostenibile costo
sociale di una operazione di effettivo adeguamento, che resta comun-
que una ipotesi solo teorica: una militarizzazione della giustizia pe
nale e dello Stato. Resta quindi aperta solo 1’altra possibilità, quella
di un adeguamento dei programmi alle risorse' esistenti o allocabili
nel sistema. L ’applicazione concreta del principio dell’implementa-
bilità amministrativa della legge basterebbe da sola a ridurre drasti
camente al minimo l ’area di intervento della legge penale 13.
12 Cfr. in questo senso le osservazioni conclusive nel mio studio dedicate alia
teoria della prevenzione-integrazione [ a . b a r a t t a , 1984].
13 Dalle ricerche finora compiute non è possibile fare quantificazioni precise sulla
cifra oscura globale e la percentuale di selettività dei sistemi penali contemporanei.
Tuttavia sembra del tutto plausibile ritenere valida anche per gli altri paesi europei la
stima fatta da l . h u l s m a n per l’Olanda [1985, 10]. Secondo Hulsman, anche pren
dendo come riferimento la criminalità cosiddetta tradizionale, la percentuale dcgli
eventi « criminalizzati» rispetto a quelli criminalizzabili secondo il diritto penale
vigente sarebbe di molto inferiore all’uno per cento. Giustamente Hulsman osserva
che i calcoli della cifra oscura fatti con il metodo della inchieste anonime sulle vit-
time danno una rapprescntazione della qunntità dcgli eventi criminalizzabili di mollo
inferiore alia realtà. Basti tcner con to che le ricerche di questo tipo non possono con
sidcrarc le infrazioni scnza viltimc individuali. Si può certamente sottoseriverc la
conelusione dell’autore, elic « la non criminalizzazionc degli eventi eriminalizzabili è la
rrgola, la eriminalizzazi(ate reeeezione » | 1985, 1(11.
Dei Delitti e delle Pene - 3 / 85 457
ST U D S
una coscienza sociale che integra tutti i membri di una società, in
particolare nel momento della violazione delle norme 14. Non si tiene
conto del fatto che la percezione e la definizione di certi compor-
lamenti come delittuosi o socialmente negativi all’interno di una cul
tura dominante trovano come corrispettivo, a volte, rappresenta-
zioni assai diverse in differenti gruppi sociali e subculture. Questo
risiilta con evidenza dagli studi storici sulla percezione degli « ille
gal ismi popolari » e delle resistenze collettive da parte delle classi
subalterne [ d . b l a s i u s , 1976, 23 ss.].
Questo tema, analizzato alle sue radici, impone interrogativi di
luiulo sull’intero sistema del controllo sociale che sopravanzano gli
ohiellivi di una politica a corto e a medio tempo di minimo inter-
vi'iilo penale. Ma anche in una prospettiva che si limiti agli aspetti
del problema operazionalizzabili all’interno di una tale politica, deve
murro indicata, come esigenza fondamentale di un diritto penale
in lei 11nto a I rispetto dei diritti umani, quella di tener conto della per-
le/lnne spcciiica della realtà e dei valori presso le minoranze etniche
e nei gruppi che rappresentano culture differenziate all’interno di
«l< 11 1111iMule società. Ne deriva un ulteriore limite funzionale della
li gcr penale, che può essere enunciate dicendo che manca una con-
dl/liiiie ncecssaria per la criminalizzazione di certi comportamenti
1111,111<lit essi possono essere considerati normali all’interno di sotto-
i nil in e ben delimitate I E. a. ZAEFARONI, 1985a, 91 ss.]. Questo limi
te, 1 1‘o111 o parie, non ò che la conseguenza stessa del principio generale
STUDI
calizzare responsabili individuali, mentre, anche quando questo fosse
possibile, i veri beneficiari del lucro delPattività delittuosa restereb-
bero comunque fuori da un’azione repressiva.
Ma un simile argomento, invece di essere invocato per l’esten-
sionc della responsabilità penale a persone giuridiche, può essere
meglio utilizzato per indicare i limiti strutturali del sistema penale
ncll’ailrontare alcune tra le situazioni piú socialmente negative. Se
%i rinuncia al mito dell’onnipotenza del sistema penale e ci si sottrae
hIIii tcntazione di superare i limiti tradizionali che ad esso sono
impost! in uno Stato di diritto, si potrà con maggior realismo af-
11on Iare il problema delle violazioni di diritti umani derivanti dal-
1'ii/ionc dei grandi complessi organizzati con sanzioni e disincentivi
i lie, nl di fuori del sistema delle pene personali e con maggiore effi-
i .it in, colpiscano l ’organizzazione nel suo nucleo essenziale, cioè
in Hit libcrlà di operazione e nel patrimonio.
STU D S
Pincapacità penale di diritto ai soli soggetti di età inferiore alia mi
nima stabilita, non può significare, naturalmente, estendere l ’ambito
di applicazione della legge penale a comportamenti che integrano
« oggettivamente » figure delittuose, ma non possono essere consi-
derati come un atto compiuto con capacità di intenderne il senso so
ciale. Significa, al contrario, restringere l ’area delle sanzioni previste
dal diritto penale inteso in senso lato ai soli atti responsabili met-
Icndo fine una volta per tutte all’esistenza anacronistica e ambigua
di un sistema punitivo parallelo per soggetti con disturbi psichici.
Nel caso che si ammetta la responsabilità penale per il comporta
mento, la presenza di disturbi psichici antecedenti all’azione delit-
luosa deve essere considerata in sede di accertamento delPesigibilità
sociale del comportamento conforme alia legge e delle attenuanti.
I disturbi psichici antecedenti o successivi al comportamento delit-
luuso devono venire considerati in sede di specificazione del tipo
di regime detentivo o di concessione dei benefici previsti per limitare
o evitare le conseguenze negative dell’internamento coattivo, che è
gencralmente incompatibile, come l ’esperienza insegna, con le finalità
di im moderno trattamento terapêutico. Se è esclusa la responsabilità
penale, la circostanza di aver attuato un comportamento oggettiva-
menic sussumibile in una figura delittuosa non deve impedire che al
STUD)
conform e alia legge viene indicata 1’esigenza di definire su un piano
rigorosamente tecnico-giuridico i requisiti normativi adatti a rego
lare l’accertamento giudiziale di quella ulteriore condizione per
I’ascrizione di responsabilità penale che corrisponde, nella dogmatica
del reato, al concetto di colpevolezza. Tale esigenza trova riscon-
iro nel lavoro, già da tempo iniziato all’interno della piú avan-
zala dottrina giuridica, diretto alia depurazione del concetto di col-
Iicvolezza dagli elementi metafisici e morali che tradizionalmente
sono stati implicati in esso, come il libero arbitrio e la riprovevolezza
(o disvalore della « Gesinnung », cioè dell’atteggiamento interiore
del soggetto)20.
In una costruzione dommatica centrata sul contesto situazionale
ild l’nzione piuttosto che su un «elem ento interiore» tanto difficil-
iiidilc operazionalizzabile, come l’esperienza teórica e pratica in-
'ifgini, miilrebbero definite le seguenti serie di requisiti normativi:
|l«m, I
464 Alessandro Baratla
P arte II
21 L ’orientamento della politica del minimo intervento penale verso le idee di giu
stizia e di eguaglianza impone di considerare la diversa ampiezza dello spazio di alter
native comportamentali a disposizione degli individui nelle situazioni problematiche
anche in relazione ai loro diversi status sociali. Generalmente sono gli individui ap-
partenenti agli strati sociali piú bassi quelli che dispongono di uno spazio di alterna
tive piú ristretto. La costruzione dogmatica e la legge penale dovrebbero compensare
la loro situazione di svantaggio tenendo conto, da una parte, che anche gli spazi di
alternative di condotta sono, come altre risorse, disegualmente distribuite tra gli in
dividui secondo il loro status sociale e, dall’altra, di cause specifiche di esigibilità di
un comportamento conforme o di attenuanti relative a situazioni di pressione in
cui possono trovarsi gli individui appartenenti ai gruppi sociali piú deboli. Cfr., in
questo senso, la teoria della « concolpevolezza» (co-culpalidad) sviluppata da E. R.
Zaffaroni, con particolare riferimento allegrandi differenze sociali nelle società peri-
feriche, come principio di graduazione delrim provero che può essere fatto agli autori
di reati. Questo principio tiene conto del diverso « spazio sociale» di cui essi go-
dono, in corrispondenza delle diseguali condizioni economiche e delle situazioni di
« carenza sociale », delle quali, prima che agli individui, deve esser fatto carico sillii
società [ e . r . z a f f a r o n i , 1982, 65 ss., 74; 1983, 314; 1985, 97 ss.].
Dei Delitti e delle Pene - 3 / 85 465
STUDI
all’idea di una società egualitaria e libera, e può diventare un mo
mento importante del processo di emancipazione dell’autonomia degli
individui e dei gruppi, che tende ad arrestare e diminuire la « colo-
nizzazione » del proprio « mondo vitale » da parte del sistema 22.
STUDI
inento metodologico: la sottrazione ipotetica di determinati concetti
da un arsenale prestabilito, o la sospensione (epoché ) della loro vali-
ililà. Si raccomanda agli attori implicati nella interpretazione di con-
llilti e problemi e nella ricerca di soluzioni, di realizzare un tale
cNpcrimento e precisamente di prescindere, per un certo tempo, dal-
rmipiego dei concetti di criminalità e di pena, in modo da verificare
nr e come potrebbero venire costruiti i conflitti e i problemi nonché
If l isposte ottimali in ottiche diverse da quella punitiva.
b) 11 principio di specificazione dei conflitti e dei problem i prende
In i uiisidcrazione il fatto che il sistema penale può essere interpretato
uni inlogiciimente come un agglomerato arbitrario di oggetti etero-
Hi'iici (comportamenti punibili) che non hanno alcun altro elemento
i mintin' n Inlli, se non quello di venire assoggettati alia risposta pu-
lilllvii Sc prcscindiamo, per ipotesi, dall’esistenza di questo sistema
ill 1 1h|it isi ii isliluzionale, si vedrà che sono possibili altri raggruppa-
lin iiii pin cocrcnti degli oggetti in questione, in aree omogenee spe-
illiilic, ‘h'cdihIo la loro distinta natura. Ne risulteranno indicazioni
hidl»iIi lie piii frultuose in termini di risposte differenziate e piú ade-
tflliili ill hi mil urn dei conflitti e dei problemi rispetto a quelle fornite
Mill «Inn niii pcmilc. Cosa hanno di comune tra loro, oltre al fatto di
Mini aiihi iftj.ii■1 1al i alia risposta punitiva, « d e litti» tanto differenti
** lit "I' ••■■•I iilii i um ivii Iin « penale » e «non penale» che presiede generalmente
III* nidi ii ill |Hiignimmi di dccriminalizzazione appare in realtà inficiata da una
)|W ......... 1111111 iilii d.ill'oltica professionale degli operatori del sistema penale,
■ W h Im * c i o i i . itI .I ( m m ' | ii it 1 1 1 ) tli pui'tenza di ogni ipotesi il momento penale, come
STUDI
ciale sarà possibile se i portatori di bisogni e diritti non riusciranno
a convertirsi, da soggetti passivi di un trattamento istituzionale e bu
rocrático, in soggetti attivi nella definizione dei conflitti in cui sono
implicati e nella costruzione delle forme e degli strumenti di inter
v e n e istituzionale e comunitário idonei a risolverli secondo i propri
bisogni reali.
I ,’nriicolazione autonoma della percezione e della coscienza dei con-
llnii, dei bisogni reali e dei diritti umani da parte dei loro portatori
In nun comunicazione libera dal potere 25, l ’idea della democrazia e
11« IIii sovranita popolare, sono i principi guida per la trasformazione
ilvlln StnUi, non solo verso il modello formale dello Stato di diritto,
fti>i iinelie verso il modello sostanziale dello Stato dei diritti umani.
Smio i|iicsti, anche, i principi guida per la trasformazione ed il
unpciiimeiiln del sistema penale tradizionale verso un sistema di di-
It'iii e gitriinziit dei. diritti umani.
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