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Sociologia della letteratura

Narrazioni contese
Capitolo 1
Allorigine delle scritture che vanno sotto il nome di letteratura italiana della migrazione,
canonico collocare un tragico episodio di cronaca nera, ovvero lassassinio del giovane sudafricano
Jerry Masslo, la notte del 1989, impegnato nella raccolta stagionale dei pomodori a Villa Literno.
Lenorme risonanza mediatica e politica dellevento, ha favorito la nascita dei primi testi.
Lepisodio non soltanto citato, ricordato e raccontato nelle opere che appartengono alla prima fase
di questa produzione, ma continua anche in seguito a richiamare lattenzione di alcuni scrittori
migranti, segno che il caso Masslo ha avuto una sua importanza come catalizzatore dellattenzione
nazionale sulla questione migratoria in un paese molto riluttante ad accettare i cambiamenti.
Vi sono una serie di fattori che hanno dato inizio alla letteratura di migrazione:

Tra gli anni 60 e gli anni 70, lItalia affronta la transizione migratoria totalmente
impreparata, ed da quel momento che risalgono non solo i primi interventi in materia di
immigrazione, ma anche le prime forme di attenzione mediatica;
Tra la fine degli anni 80 e linizio degli anni 90, si modifica profondamente la scena politica
internazionale in seguito alla caduta della cortina di ferro, quando i flussi diretti verso
lItalia diventano rapidamente pi consistenti e non solo il tema migratorio diventa una
presenza costante nel sistema di informazione, ma vengono anche proposte le prime leggi; il
cambiamento investe la tematizzazione della questione che conosce due principali
trasformazioni:
1) E tra gli anni 80 e gli anni 90 che limmigrazione diventa in Italia un fatto e un problema
sociale. Compare la nozione di immigrato come categoria nella quale vengono riversati alla
rinfusa molti stranieri, ma non tutti gli stranieri, n soltanto gli stranieri. E gi nel corso
degli anni 70 che si comincia a codificare una distinzione tra diversi tipi di stranieri
presenti sul territorio, diffondendo la categoria al contempo unificatrice e differenziatrice di
immigrato;
2) E soltanto tra la fine degli anni 80 e linizio degli anni 90 che la questione migratoria
diventa in Italia un terreno di controversie politiche, di campagne elettorali e di conflitto
sociale. I termini del dibattito mediatico e istituzionale si spostano dal tema del lavoro a
quello della sicurezza, dellordine pubblico e del controllo delle frontiere.
Per quanto riguarda il sistema di informazione, si ripropone unimmagine dellimmigrazione, che
viene ridotta alla dimensione dellemergenza, collocata negli spazi editoriali concessi alla cronaca
nera che enfatizza le paure dellinvasione, del degrado e della criminalit. Grazie ai mass media e al
sistema politico, limmagine dellimmigrazione quale calamit da affrontare e degli immigrati come
nemici della societ nazionale ha conosciuto una legittimazione fino a diventare un ricorso
narrativo frequente.
Sul versante della politica, negli ultimi due decenni, gli interventi degli esecutivi in Italia in materia
di immigrazione sono sempre andati di pari passo con limpegno di trasmettere lidea per la quale
uno degli obiettivi principali proprio quello di garantire la sicurezza dei cittadini, contrastando per
esempio limmigrazione irregolare e clandestina. La legge Turco-Napolitano, se da un lato ha
posto le premesse per una maggiore garanzia dei diritti degli stranieri, dallaltro ha affinato gli
strumenti di controllo stabilendo delle quote di ingresso specifiche per quegli Stati di transito e di
confine che collaborano nella lotta allimmigrazione clandestina e rendendo operativo sia

limmediato respingimento degli stranieri irregolarmente presenti, sia il trattenimento degli stessi
nei Centri di identificazione e di espulsione. Al contrario, la legge Bossi-Fini, se da un lato ha
introdotto delle misure ulteriormente restrittive, dallaltro stata accompagnata da una sanatoria di
circa 646.000 regolarizzazioni, un numero mai sfiorato prima.
Secondo Abdelmalek Sayad la criminalizzazione dellimmigrazione e lesclusione dei migranti sono
una conseguenza delle categorie sociali, economiche e culturali del pensiero di Stato e della
funzione diacritica che esso esercita tra nazionali e non nazionali anche quando lo straniero,
come nel caso delle seconde generazioni, non pi colui che vien da un altrove, bens colui che si
riproduce incessantemente nel corpo sociale.
La letteratura di immigrazione, i cui testi, pur avendo lintenzione pi o meno esplicita di fornire
unimmagine alternativa degli immigrati, dellimmigrazione e delle sue conseguenze, sono parte
integrante di un circuito discorsivo che appartiene interamente alla societ di arrivo. I testi degli
immigrati e dei loro figli, non soltanto si avvalgono della lingua italiana e si rivolgono a un
pubblico italiano, ma passano anche attraverso i canali e le strategie di promozione del mercato
editoriale italiano.
Un ruolo importante spetta alleditoria, la quale comincia a partecipare direttamente alla
costruzione di questo campo discorsivo e a contribuire alla sua definizione sfruttando sia la
visibilit del fenomeno migratorio, sia le possibilit che derivano dalla sollecitazione di narrazioni
che vedono coinvolti come parte attiva gli immigrati stessi. Tra la fine degli anni 80 e linizio degli
anni 90, si assiste alla comparsa di due gruppi di testi:

Alcuni scrittori italiani cominciano a pubblicare, presso alcune case editrici dei romanzi che,
nel tentativo di tematizzare limmigrazione, il suo impatto sul tessuto urbano, le
implicazioni della convivenza tra stranieri e nativi, presentano tra i personaggi degli
immigrati. In alcuni testi, limmigrazione diventa loccasione per riflettere sullemigrazione
italiana allestero e sulla migrazione interna allItalia;
Comparsa di testi che intendono consegnare direttamente la parola agli immigrati /attraverso
un intermediario italiano che legittima loperazione e in qualche modo la dirige) affinch
raccontino la loro storia, la loro esperienza di migranti. Allinterno di questo corpus si
possono individuare due sottoinsiemi:
1) Al primo gruppo appartengono alcune raccolte di rcits de vie incentrate su una porzione
specifica della vita dellintervistato, ovvero lesperienza migratoria;
2) Al secondo gruppo appartengono alcuni testi che verranno precocemente isolati come
facenti parte di un corpus autonomo da alcuni critici letterari. Si tratta della cosiddetta
letteratura italiana della migrazione, ovvero un insieme di opere i cui autori, pur scegliendo
come lingua di espressione litaliano, non hanno questo come lingua madre e sono
influenzati nelle loro pratiche di scrittura dallesperienza della migrazione.
Nei primi anni 90, trova spazio una tipologia testuale caratterizzata dalla collaborazione tra un
giornalista italiano e un autore immigrato. Alcune importanti case editrici sperimentano questa
formula di relativo successo (La promessa di Hamad). Quasi contemporaneamente anche alcune
piccole case editrici dimostrano il loro interesse e per tutta la seconda met degli anni 90, saranno
proprio queste a mantenere in vita questo tipo di produzione letteraria.
Si tratta per gran parte di storie di vita (lo dimostrano alcuni sottotitoli i quali suggeriscono la
tipicit e il carattere esemplare della vicenda narrata). La gran parte di questi testi, nasce grazie
alliniziativa di giornalisti che intendono usare il racconto o la finzione per smascherare la realt e

per sensibilizzare lopinione pubblica. Inoltre, i primi testi della letteratura migrante implicano una
collaborazione che vede impegnati un immigrato che mette a disposizione la sua esperienza, e un
giornalista che sollecita il racconto e poi lo trascrive, lo traduce e lo presenta al pubblico italiano.
Tre testi di grande successo internazionale sono:

Ganz Unten di Gunter Wallraff: racconta la vicenda di un giornalista che nellintento di


denunciare le difficili condizioni dei lavoratori stranieri nella RFT e la xenofobia dilagante,
decide di mettersi letteralmente nei panni di un lavoratore turco travestendosi, modificando
il proprio accento, lavorando per due anni con gli immigrati, e di trasformare
successivamente questa esperienza in un libro. Gunter/Al alternando nel testo il discorso
autobiografico a quello descrittivo/argomentativo, ricorda al lettore che sempre e soltanto
Gunter a dare ad Al la possibilit di parlare;
La plus haute des solitudes di Ben Jelloun: si tratta di una rielaborazione della sua tesi di
dottorato in psichiatria sociale relativa al problema dellimpotenza sessuale degli immigrati
nord-africani in Francia. Nel testo lautore sperimenta una peculiare forma di mediazione e
di appropriazione della voce degli immigrati magrebini che frequentavano il centro di
medicina psicosomatica dejerine di Parigi quando lautore vi lavorava. Vi sono alcuni
commenti di carattere storico-sociale, le trascrizioni delle interviste condotte dallautore, la
riproduzione del diario clinico di un paziente e un racconto di finzione, nel quale Ben
Jelloun racconta i sentimenti, i pensieri e le impressioni dellimpotente nord-africano;
Moi, Rigoberta Mench: bench il testo si apra con la testimonianza in prima persona di
Rigoberta Mench, una guatemalteca di etnia quich che ripercorre le tappe della propria
infanzia e adolescenza intrecciando la propria esperienza a quella del popolo Maya
sottoposto a repressione e a sfruttamento dai ladinos, le copertine del volume riportano
soltanto il nome dellantropologa. Burgos, nella Prefazione francese, dichiara che il suo
intervento limitato alla trascrizione delle conversazioni. Questo riguarda anche i primi testi
della letteratura italiana migrante e in particolare con il vento nei capelli di Salem e
Maritano. A una prima fase in cui lantropologa Laura Maritano ascolta, registra e trascrive
il racconto di Salwa Salem degli anni in Palestina fino al suo arrivo in Italia, seguono due
successive revisioni di cui la seconda in assenza della donna palestinese scomparsa a causa
di un tumore, Ed proprio in questo momento che lantropologa scompare proprio come
Burgos sopprimendo dal testo i suoi interventi. Il libro di Salem e Maritano appartiene a
quella che stata definita la prima fase della letteratura della migrazione.

Durante la seconda met degli anni 90, nonostante le grandi case editrici si limitino a ristampare
alcuni volumi di successo, il numero di pubblicazioni in italiano degli immigrati aumenta grazie alla
sensibilit e allimpegno di alcuni critici e della piccola e media editoria. Soltanto tra la fine degli
anni 90 e linizio degli anni 2000 che si avverte un cambiamento nelle strategie di promozione di
queste scritture, grazie allenorme successo ottenuto da Younis Tawfik con il romanzo La
straniera e dallaltro, dal Salone internazionale del libro di Torno, la cui edizione del 2000,
intitolata Una fiera, mille culture, stata probabilmente la prima vetrina nazionale e
internazionale per la letteratura migrante. Le grandi case editrici, dunque, rinnovano lattenzione nei
confronti di questo fenomeno puntando su singoli scrittori.
La banca dati degli scrittori immigrati in lingua italiana, BASILI, annovera non solo autori per i
quali litaliano pu essere considerato a tutti gli effetti una lingua materna, ma anche i figli degli
immigrati nati in Italia. Allinizio degli anni 90 sono stati propria la provenienza non occidentale
degli scrittori e un certo percorso migratorio svantaggiato a essere ricercati sia dal mercato

editoriale sia dalle iniziative che hanno favorito la diffusione e la canonizzazione di queste scritture;
in seguito si finito per privilegiare la scelta dellitaliano come lingua di scrittura e la dimensione
esistenziale di rottura, lacerazione, dualit vissuto da coloro che per motivi diversi si sono trasferiti
in Italia e si sentono influenzati nella loro pratica di scrittura da questa decisione. La letteratura
italiana della migrazione, non si presenta come un oggetto di studi evidente a causa delle
molteplicit dei percorsi migratori degli scrittori e la diversa padronanza dellitaliano, rendono
dunque, impossibile racchiudere lintero fenomeno in una categoria unitaria.

Capitolo 2
Gi nel 2002 le scritture della migrazione approdano allinterno di un vasto progetto editoriale, la
storia della letteratura italiana diretta da Enrico Malato, la quale offre il primo canone ufficiale
di questa produzione. Eppure, non possono passare inosservate n la relativa rapidit con cui la
letteratura italiana della migrazione entra nel canone letterario nazionale, n la tempestiva
emersione di un campo di studi. Nel 1991 esce in Tirature 91 un breve saggio di Remo Cacciatori
intitolato Il libro nero. Storie di immigrati; mentre nel 1992 Carla Ghezzi pubblica un articolo La
letteratura africana in Italia. Un caso a parte. Gli intenti sono molto diversi: il primo unanalisi
tipologica dei racconti di emigrati/immigrati alla luce delle strategie editoriali che mirano a definire
i possibili acquirenti in Italia; il secondo una ricognizione delle traduzioni italiane delle opere di
autori di origine africana del secondo dopoguerra e delle ragioni che hanno determinato una
discontinua ma crescente attenzione alle espressioni culturali provenienti dal continente africano.
Gli aspetti comuni in Ghezzi e Cacciatori lidea ipotetica che limmigrazione sar il grande tema
politico, sociale e letterario dellItalia degli anni 90. In una direzione diversa si muove Armando
Gnisci con Il rovescio del gioco, primo saggio dedicato a quella produzione che proporr di
chiamare prima letteratura degli immigrati extraeuropei in italiano, poi letteratura
dellimmigrazione e in seguito letteratura italiana della migrazione. Gnisci avvisa il lettore che i
testi di cui si occupa vanno collocati nel pi ampio quadro della letteratura magrebina in Europa, e
in quello pi vasto delle letterature emergenti extraeuropee in lingue europee e no, dallaltro insiste
sulla peculiarit dei due testi (scritti in italiano, rivolti a un pubblico italiano e relativi a un viaggi di
scoperta dellItalia che ci costringerebbe a relativizzare il nostro sguardo sul nostro paese).
Proprio su questa oscillazione si creano i presupposti per la nascita di un nuovo campo di studi.
A partire dalla prima met degli anni 90 diventa una realt anche grazie allintervento di alcuni
critici che hanno contribuito alla sua promozione sollecitando la scrittura degli immigrati. Dal 1995
anche la critica accademica statunitense continua a studiare questa letteratura. Parati, come Gnisci
tenta di mantenere in vita questa produzione, di non farla naufragare prematuramente e si impegna a
limitare il pi possibile il suo intervento in qualit di editor. Il suo ingresso in ambito accademico,
accanto alla diffusione di convegni, siti web, se da un lato ha incoraggiato una necessaria presa
datto dellimportanza del fenomeno, dallaltro ha portato a una relativa standardizzazione degli
approcci critici e teorici.
La critica ha proposto numerose denominazioni: letteratura nascente, emergente, italofona, minore,
afroitaliana, creola, ibrida, meticcia, interculturale, multiculturale, postcoloniale, transculturale,
eccentrica, nomade, della migrazione, migrante, dellimmigrazione ecc. Queste diverse
denominazioni, sono il segnale di una produzione letteraria viva, in evoluzione e quindi obbliga a
continui aggiustamenti nelle definizioni proposte, ma sono anche lindice di uno spaesamento
avvertito dalla critica. Il campo di studi sulla letteratura della migrazione sembra costituire un caso
interessante di teorie di viaggio.

A questo proposito, sono stati analizzati i diversi termini adottati per definire le scritture italiane
della migrazione per dimostrare che opportuno rinunciare a tutte le definizioni perch si scoprono
insufficienti e problematiche, cercando invece di capire come funzionano, quali sono i loro limiti e i
loro punti di forza, nonch gli effetti di autolegittimazione che la critica da esse ricava per
autorizzare contemporaneamente se stessa e il proprio campo di studi.
Letteratura italofona: La letteratura italofona una delle prime definizioni proposte, grazie al
titolo delleditoriale di Graziella Parati Italophone Voices con il quale si inaugura il filone della
critica accademica statunitense relativa a questo ambito di studi. La stessa Parati ammette che per
definire le caratteristiche dello sviluppo delle culture italofone, necessario creare una connessione
con le letterature francofone. Tuttavia tale parallelismo crea una serie di perplessit in quanto per
letteratura francofona si intende tutte quelle letterature che si esprimono in lingua francese e che
risultano dallintreccio di un dato linguistico e di uno territoriale. Il termine letteratura italofona
subisce uno slittamento semantico rispetto al modello francofono, in quanto gli scrittori immigrati
hanno appreso litaliano in et adulta e una volta giunti in Italia, ovvero non provengono tutti da
territori in cui litaliano lingua ufficiale o veicolare. Dunque se per francofono si intende lo
scrittore che proviene dalle diverse aree della Francofonia e che scrive in francese condividendo la
francofonia come situazione linguistica di partenza, italofono sarebbe lo scrittore non italofono, che
tuttavia scrive in italiano per instaurare un dialogo con gli italofoni tramite il mercato editoriale
italiano. Parati sottolinea che la gran parte degli scrittori citati nel suo elenco influenzata dal punto
di vista storico, culturale, sociale e linguistico dagli effetti del colonialismo francese. Secondo la
stessa, il fatto di emigrare in Italia segnala un rifiuto della ex madrepatria coloniale, mentre la scelta
di adottare litaliano come lingua di scrittura inaugura la possibilit di una connessione ai margini
tra diversi contesti culturali poich gli scrittori devono negoziare attraverso il francese la loro
identit plurilingue. Ed per questo che, in un secondo momento, quando il numero di scrittori e
scrittrici provenienti dalle ex colonie italiane diventer pi corposo, i critici annunceranno la nascita
di una letteratura postcoloniale italiana/italofona di cui si avr modo di parlare. La letteratura
italofona, ha permesso di focalizzare lattenzione fin da subito sulla questione della lingua. C chi
sceglie di continuare a scrivere nella lingua dellinfanzia per poi autotradursi; chi invece rivendica
lovviet della scelta dellitaliano, altri preferiscono parlare di scelta necessaria, accentuando di
volta in volta il senso di lacerazione che ne deriva o gli effetti positivi di integrazione nella
comunit di arrivo. Dunque la letteratura degli immigrati esercita sulla lingua italiana unazione
rivitalizzante e ibridizzante, rendendola pi affascinante. Derrida ci costringe a problematizzare il
discorso sulla lingua condotto finora, al punto da farci dubitare sullappropriatezza di alcuni termini
utilizzati (madrelingua, parlante nativo, lingua straniera, appropriazione) in quanto rappresenta un
buon antidoto contro le derive xenofobe che la nozione italofonia pare aver assunto recentemente in
Italia a livello istituzionale con le varie leggi approvate (dalla stipula di un accordo di integrazione
al superamento di un test di conoscenza della lingua italiana, allIstituzione di un Consiglio
superiore della lingua italiana il cui scopo la tutela della lingua affinch se ne conservi la purezza
e lunit, allo sforzo legislativo in materia di difesa e promozione della lingua italiana).
Letteratura minore: a partire dalla fine degli anni 80, la nozione di letteratura minore conosce una
grande fortuna nellambito della critica letteraria o degli studi culturali e postcoloniali. Per
letteratura minore si intende la letteratura che una minoranza produce in una lingua maggiore. La si
applica alla produzione letteraria degli immigrati italiani in Belgio, alle letterature francofone e alle
scritture italiane della migrazione. Anche in questo caso il ruolo di apripista ricoperto
dalleditoriale di Graziella Parati, dove affiancher la questione linguistica a quella della valenza
politica e della dimensione collettiva di queste scritture. E propria la marginalit di queste scritture

a renderle innovative e rivoluzionarie. La concezione di Deleuze e Guattari una letteratura minore


non una letteratura duna lingua minore, ma quella che una minoranza fa in una lingua maggiore
non soltanto compie unoperazione che non descrive affatto i tratti di questa letteratura, ma fa anche
coincidere il divenire minore con lappartenenza a una minoranza data, quella degli scrittori
immigrati in Italia che adottano litaliano come lingua di espressione. Comunque non ha senso
applicare il concetto di letteratura minore a un corpus di testi dato, ma si tratterebbe di valutare caso
per caso.
Parlare di letteratura italofona o minore significa mettere in primo piano limportanza politica della
scelta linguistica dellitaliano da parte di una minoranza.
Letteratura afroitaliana: la critica letteraria italoamericana e statunitense ha dedicato particolare
attenzione agli scrittori di origine africana in quanto gli autori provenienti dallAfrica sono stati fra i
primi a pubblicare in italiano e, nel corso degli anni 90, il numero di pubblicazioni superava quello
degli autori di altre provenienze. Con la denominazione letteratura afroitaliana ci troviamo di fronte
a un prestito, o meglio, a un calco coniato per tentare di nominare un fenomeno di difficile
collocazione. Il neologismo funzionale a suggerire unaffinit fra i testi nati nel contesto delle
attuali migrazioni transnazionali e quelli sorti in seguito al trauma del Middle Passage. Certo, il
Mediterranean Passage altra cosa: lemigrazione/ immigrazione, per quanto dolorosa e talvolta
fatale non sinonimo di deportazione e di schiavit. Gli scrittori non hanno dovuto rubare la
scrittura ai bianchi, sono per lo pi alfabetizzati, poliglotti e spesso con un alto tasso di istruzione.
Portelli individiua in questi testi forme di duplicit o pluralit identitaria che nelle scritture della
migrazione si pu presentare in una variante liberatoria ed euforica, duplicit del doppio sguardo e
della doppia coscienza nei termini di Du Bois (il dolore dello scoprirsi diversi e lopportunit di
smascherare i pregiudizi della societ accogliente).
Secondo Sinopoli, la proposta di leggere la letteratura migrante come letteratura afroitaliana non
sembra fare giustizia alla pluralit di voci e provenienze che caratterizza la letteratura della
migrazione in accordo con la specificit dellimmigrazione in Italia.
Gli scrittori migranti provenienti dallAfrica hanno contribuito auna pluralizzazione delle
rappresentazioni dellAfrica, ma spesso non sono riusciti a decolonizzare il nostro sapere
sullAfrica, rischiando cos di rispondere al nostro bisogno occidentale di esotismo o di autenticit.
Dunque, orientalismo e africanismo si rintracciano nei testi degli immigrati di origine africana,
dimostrando come anche questi ultimi non siano esenti dal fornire unimmagine stereotipata
dellAfrica. In alcuni casi affiora la nostalgia deformante dellimmigrato e si fa strada il recupero di
una certa Negritude, ovvero il tentativo di attingere a valori, principi e tradizioni autoctone tipici
di un presunto sentire africano.
Letteratura ibrida, creola, meticcia: fin dagli esordi della letteratura migrante, la critica ha
rintracciato in essa diverse forme di ibridazione. Si parlato di ibridit e meticciato per nominare
la collaborazione tra giornalisti italiani e immigrati come allegoria dellincontro culturale
auspicabile per la societ italiana, analogamente per definire sia lidentit degli scrittori, sia quella
dei loro testi, ibridi nel genere, nella lingua, nei contenuti. Rispetto alle nozioni di ibridit e
meticciato ha prevalso il lessico della creolizzazione, temine mutuato dal poeta e romanziere
martinico Edouard Glissant e fatto proprio da Armando Gnisci, che fin da subito ha letto la
letteratura prodotta dagli immigrati come un laboratorio di rappresentazione e di perfigurazione
della creolizzazione italiana ed europea, influenzando lintero campo di studi. La creolizzazione, nei
termini di Glissant, da un lato, una categoria descrittiva che illustra e permette di comprendere la
storia e la geografia dei Caraibi e dallaltro, qualcosa che accade a livello planetario, attraverso

mondialit e mondializzazione. Importare e applicare al contesto italiano la nozione di


creolizzazione sembrano dunque delle operazioni autorizzate e previste dagli scritti stessi di
Gliassant, ma la creolizzazione che avvenuta nei Caraibi non ne costituisce in alcun modo un
modello. La creolizzazione si nutre dellimprevedibile ed certamente unesperienza travolgente ed
emozionante, ma anche un pensiero doloroso. Ed per questo motivo che Glissant concentra la sua
attenzione sul cosmo-piantagione, proprio perch al contempo universo di sopraffazione,
disumanizzazione, oppressione e luogo in cui varie umanit si sono prepotentemente ostinate dando
vita a nuove imprevedibili dinamiche sociali e culturali. Il cosmo-piantagione anche il luogo di
violenza per gli individui che vi abitano, sono ferite aperte. Nelle pagine di Gnisci, si rintraccia la
componente euforica e liberatoria della creolizzazione. Non un caso che la poesia prigione di
Ndjock Ngana Yogo sia diventata una sorta di manifesto di questa produzione letteraria e che le
venga solitamente attribuito un messaggio: un messaggio consegnato dagli immigrati al pubblico
italiano come se creolo, il meticcio sia sempre laltro, lo straniero, limmigrato, il quale avrebbe il
compito di educar ci alla creolizzazione planetaria. Nelle pagine di Gnisci questi diventano gli
eroi del nostro tempo. E tuttavia pericoloso fare della creolizzazione una bandiera. Innanzitutto
perch i dispositivi di segregazione allopera nel mondo coloniale sono ancora oggi presenti nelle
metropoli occidentali e in secondo luogo perch ci che molti teorici postcoloniali esaltano come
esperienza di liberazione (libridismo, il meticciato, la creolizzazione) indica il terreno su cui
operano i dispositivi contemporanei di dominio e di sfruttamento e lo spazio entro il quale prolifera
il mercato globale.
Letteratura multiculturale, interculturale, transculturale: Fino a tutta la met degli anni 2000,
la critica accademica ha adottato il termine letteratura multiculturale, parola che ha acquisito una
falsa evidenza. Alessandro Portelli, definisce inadeguata letichetta letteratura migrante,
suggerendo letteratura italiana multiculturale, vista la presenza di una consistente letteratura
prodotta dalle seconde generazioni.
Carmine Chiellino, ha proposto di nominare interculturale la letteratura della migrazione, che si
distinguerebbe da quella nazionale o monoculturale non solo per le latenze linguistiche o la
diversit delle metafore, dei personaggi, dei temi, ma anche linterruzione del patto che lega
scrittore e lettore allinterno delle letterature nazionali.
Pi recentemente entrato in uso, il termine transculturale, per linfluenza delle riflessioni condotte
in Germania da Welsch e in Italia da Gnisci, che ha ultimamente pubblicato e diffuso il Manifesto
transculturale riferendosi non tanto al dibattito tedesco quanto al concetto di transculturazione
introdotto negli anni 40 in America Centrale e Latina al posto delle nozioni di deculturazione e
acculturazione per meglio descrivere i processi di assimilazione. In un recente articolo Cristina
Mauceri chiama transculturali i nuovi scrittori italiani e transculturale la loro produzione letteraria.
Ma i luoghi dove il discorso multiculturale diventa pervasivo sono i seminari e le tavole rotonde,
dove la mancanza di rigore nellutilizzo dei termini (meticciato, creolizzazione, multulturalismo
ecc) sono quasi equivalenti perch evocano una presa di posizione antixenofoba e antirazzista.
Attribuire laggettivo multi/inter/trans-culturale a un gruppo di testi non equivale ad attribuirlo a
un gruppo di persone per definire lidentit, ma richiama invece a un valore educativo, in quanto
questa letteratura ci insegnerebbe i valori della convivenza e del multi/inter/trans-culturalismo.
Pu essere utile proporre quattro modelli culturali:

Modello endoculturale: esso relega gli immigrati in una posizione di inferiorit e di


marginalit rispetto alla popolazione accogliente, che pu cos trarre vantaggio economico e
politico da questa situazione;
Modello multiculturale: coniuga rifiuto della xenofobia e capitalizzazione della rendita.
Ogni comunit etnica vive in spazi separati allinterno di un sistema che rimane di fatto
profondamente gerarchico perch la convivenza non implica luguaglianza;
Modello interculturale: esso veicola una sorta di estetica delle differenze, ovvero le
differenze culturali e comunitarie vengono valorizzate, si esprimono nelluguaglianza e
nello scambio reciproco, per anche questo modello rischia di sfociare nel razzismo;
Modello transculturale: le culture sono isole, mentre gli individui sono capaci di intrattenere
un rapporto processualee tattico con la cultura o meglio, con le culture di riferimento tra le
quali si muovono liberamente, senza vincoli comunitari. Il vantaggio della nozione di
transculturalit quello di insistere sul carattere mobile, fluido, situato dellidentit
culturale, ponendo lenfasi sulle dinamiche che investono tanto il macrolivello della societ
quanto il microlivello dellesperienza individuale.

Parlare di letteratura creola/meticcia o multiculturale/interculturale ha permesso di articolare un


discorso sulla funzione didattico-trasformativa di questa produzione.
Letteratura postcoloniale italiana: Nonostante la presenza di autrici provenienti dalle ex colonie
italiane fin dagli esordi delle letteratura migrante, la critica ha preferito sottolineare la distanza che i
nostri immigrati, scegliendo lItalia e litaliano, istituiscono con lex madrepatria coloniale. Questo
non ha impedito di leggere la letteratura di migrazione come la versione italiana dellemergere delle
letterature postcoloniali nelle lingue europee della grande colonizzazione. E tuttavia soltanto a
partire dalla met degli anni 2000, che la categoria letteratura postcoloniale italiana che si
affermata venendo a circoscrivere un filone specifico allinterno dellampia letteratura migrante,
quello degli autori e delle autrici provenienti dalle ex colonie. Inizialmente lattenzione si ristretta
agli Stati dellex Africa Orientale Italiana, ma la provenienza pu comportare modalit differenti:
nella letteratura postcoloniale italiana confluiscono scrittori nati in Africa da genitori africani e
successivamente emigrati in Italia, autrici provenienti da famiglie miste residenti in Africa, scrittrici
nate in Italia da genitori africani o in seno a famiglie miste e autrici provenienti da famiglie italiane
stanziate nelle colonie. Nella letteratura postcoloniale i temi principali sono il colonialismo italiano
e i suoi effetti. Le citazioni tratte da Regina di fiori e di perle, suonano come un manifesto della
letteratura postcoloniale italiana, ne riassumo limperativo di fondo di opporsi a quella rimozione
del colonialismo italiano. Una rimozione contro cui si sono impegnati anche gli storici individuando
le ragioni storiche e ideologiche di questa omissione, ricostruendo lintera parabola del
colonialismo italiano a partire dallet postunitaria, puntualizzando la natura criminale delle imprese
militari italiane, mettendo a disposizione un ampio repertorio di fonti, dai documenti ufficiali ai
carteggi, alla memorialistica, aprendo piste di ricerca finora poco battute, come la lettura del
colonialismo attraverso unottica di genere, studiando il modo in cui la memorai del colonialismo
veicolata nelle scuole. Lallargamento del corpus della letteratura postcoloniale italiana pu essere
letto come una mossa strategica funzionale a rivendicare uno spazio pi ampio per questa
produzione sia sul piano nazionale che su quello internazionale.
Merita una considerazione aggiuntiva il rapporto tra le narrazioni in lingua italiana prodotte dagli ex
colonizzatori e la produzione letteraria di argomento coloniale scritta da autori autoctoni. Nicola
Labanca ha rilevato la persistenza di orientalismi e di stereotipi che ripropongono, a dispetto delle
intenzioni degli autori, alcuni tratti dellimmaginario dei romanzi coloniali di epoca fascista.
Stereotipi malcelati che rappresentano lAfrica come un continente immobile e senza storia, il suo

paesaggio come vuoto e misterioso, si indugia sulla sensualit eccessiva, animalesca delle donne
indigene e descrivono i rapporti sessuali tra queste e i colonizzatori. Il post del postcoloniale
evoca la fine del colonialismo (qualifica un insieme di pratiche discorsive di resistenza al
colonialismo, alle ideologie colonialiste e alle forme contemporanee di dominio e di
assoggettamento). I romanzi di Scego, Ghermandi e Ali Farah, non raccontano le imprese dei
conquistatori, ma le gesta dei resistenti, le puntellano di racconti personali, ci parlano delle donne
nella resistenza allinvasore nella guerra coloniale.
Definendola letteratura postcoloniale si vuole mettere laccento sulloccasione che essa offre per
fare i conti con una questione cruciale dellidentit nazionale, ma marginalizzat e rimossa dal
discorso pubblico.
Letteratura della migrazione: letteratura italiana della migrazione la denominazione adottata
fuori e dentro laccademia. Alcune studiose hanno preferito parlare di letteratura dellimmigrazione
perch il prefisso designa esplicitamente lItalia come luogo di arrivo, in senso materiale come
simbolico, unificando provenienze molto diverse. Altri come Pezzarossa e Rossini, hanno optato per
la locuzione scritture della migrazione, la pi adeguata, non solo perch il termine scritture,
declinato al plurale, rinvia a una serie di pratiche che prescindono da unidea univoca di letteratura,
ma anche perch la parola migrazione si riferisce alla realt dei flussi migratori. In questa maniera,
la letteratura dei migranti non viene pi letta entro un benevolo quanto ghettizzante recinto, ma
come una regione importante e rappresentativa della letteratura italiana tout court, e dallaltro, la
convinzione che questa forma di circoscrizione del fenomeno, non sia facilmente liquidabile alle
norme che regolano laccesso alla pubblicazione. Alle definizioni che ruotano attorno al campo
semantico offerto dalla parola migrazione, va il merito di connotare in senso dinamico il nesso tra
lingua, nazione, letteratura. Se si definisce italiana la produzione letteraria di coloro che
attraversano i confini nazionali scegliendo lItalia e litaliano come patrie elettive, allora si deve
concludere che le radici non sono pi importanti delle strade, che le pratiche di attraversamento
delle frontiere sono gli elementi costitutivi della produzione culturale nazionale poich tutte le
culture e tradizioni sono sempre luoghi di traduzione, di trasformazione e di transito. Questi stessi,
hanno collocato il migrante al centro e non ai margini dei processi storici e delle dinamiche
culturali, senza dimenticare la differenza tra lintellettuale diasporico e coloro che senza privilegi di
classe non possono vivere come esperienza liberatori il loro abitare-nel-viaggio. Ma tracciare i
confini tra abitanti originari e immigrati rischia di essere unoperazione astorica, specialmente
quando la parola immigrato diventa un marchio identitario anche per tutti i figli degli immigrati nati
e cresciuti nel paese di arrivo.
I principali limiti della nozione di letteratura di migrazione emergono da un confronto con quella di
letteratura del Commonwealth, in quanto entrambe cercano di separare e creare forme di
segregazione non solo topografica e nazionale, ma anche razziale. Molti scrittori rifiutano tale
etichetta, ma vi sono altri come Julio Monteiro Martins che consapevole che proprio grazie a tale
situazione che alcuni validi scrittori migranti hanno potuto emergere nel contesto letterario
nazionale. Ed per questo che alcune autrici riconoscono il valore strategico delletichetta. Il
secondo vizio che la nozione di letteratura della migrazione eredita da quella di letteratura del
Commonwealth il fantasma dellautenticit (biografia). Dunque, si pu concludere che la
letteratura di migrazione come la letteratura del Commonwealth, non dovrebbero esistere (molti
scrittori sono in attesa del giorno in cui le opere smetteranno di essere considerate migranti per
diventare semplicemente letteratura.

Con la dicitura letteratura della migrazione si sottolinea invece il dato sociale, biografico e tematico
dellemigrazione/immigrazione, che richiama il problema della distribuzione iniqua delle ricchezze,
evoca drammi individuali e collettivi e induce il lettore a una partecipazione empatica attiva.
Letteratura mondiale o World Literature: la riflessione sulle scritture italiane della migrazione
costeggia il problema della letteratura mondiale. Tutte le etichette in viaggio tentano di trovare delle
alternative alle tradizionali categorizzazioni istituite su base nazionale affinch si ricollochi la
letteratura e i fenomeni culturali in un contesto mondiale. La nozione di letteratura mondiale
permette di aggirare le delimitazioni imposte dalle categorie, tuttavia, se non sottoposta a un
adeguato vaglio critico, pu risultare semplicemente inoperativa. Negli studi sulla letteratura
italiana di migrazione sicuramente Gnisci il critico che si impegnato con maggiore continuit a
riattualizzare e a risemantizzare la nozione goethiana di Weltliteratur, dedicando al problema una
quantit di saggi che hanno influenzato lapproccio di altri ricercatori. Gnisci ritiene che la
letteratura di migrazione sia unoccasione per una mondializzazione: da una parte essa mondializza
la mente italiana e la letteratura italiana, raccontandoci mondi poco o per niente conosciuti,
dallaltro gli scrittori migranti accettano di educarsi letterariamente attraverso la nostra lingua e la
nostra letteratura, italiane ed europee. Quando Gnisci afferma che le letterature si influenzano a
vicenda in un gioco di reciprocit senza che nessuna prevalga sulle altre o che la letteratura mette le
diverse culture su un piano di parit, che la letteratura della migrazione un esempio di letteratura
mondiale perch decolonizza le nostre menti e il nostro immaginario avviandoci alla
mondializzazione reciproca, sta cercando di educare le coscienze a unidea di letteratura mondiale
capace di neutralizzare legemonia simbolica innescata dalla mondializzazione della letteratura e
dei fenomeni culturali.
La letteratura mondiale funzionale a leggere il fenomeno della letteratura migrante alla luce di
precisi contenuti politici riconducibili per esempio al rapporto tra egemonia e subalternit, alle
relazioni tra culture nazionali e formazioni sociali, politiche e discorsive transnazionali.
Letteratura dellimpegno: La letteratura della migrazione sarebbe una forma autentica di
letteratura dellimpegno che denoterebbe una spiccata ma anche controversa sensibilit nei
confronti delle questioni etiche, sociali e politiche da parte degli scrittori cos come del pubblico.
Le scritture della migrazione sono un esempio di letteratura engage in primo luogo perch si tratta
di una letteratura con un manifesto e urgente referente socio-politico, una letteratura che spera di
innescare dei cambiamenti, in secondo luogo una letteratura che si colloca nel filone della
tradizione impegnata del neorealismo per due ragioni: essa propugnerebbe un ritorno al reale e i
suoi autori rappresenterebbero un nuovo proletariato.
Secondo Burns, nei testi della prima fase, testimoniale e autobiografica, si pu identificare una
forma semplice di impegni che si esplica nellesposizione pi o meno didascalica dellimmigrazione
in quanto problema socio-politico, cui chiamato a rispondere un lettore di fatto gi sensibile a
certe questioni. I testi successivi invece, dimostrerebbero il passaggio da narrazioni con un forte
scopo di carattere etico a narrazioni in cui etica e piacere sono equilibrati o anche interdipendenti
dove lesperienza migratoria diretta diventa occasione per affrontare altri temi come lamore,
lamicizia, il lavoro.
Interessante la ricorrenza alla metafora della fragilit: fragilit/marginalit degli autori, fragilit
dei loro testi, che in molti casi continuano a vivere unesistenza precaria al di fuori del canone e dei
circuiti editoriali maggiori, e che hanno per questo uno scarso impatto sulla cultura italiana
contemporanea in quanto deboli atti di resistenza contro il discorso dominante sullimmigrazione,

mediatico, politico e legislativo. Fragilit della critica, che deve fare i conti con il disagio provocato
dal tentativo di applicare strategie critiche codificate a testi le cui origini non sono familiari. Molti
dei 438 scrittori migranti annoverati nella banca dati BASILI non possono ottenere visibilit
sottolineandone la fragilit/marginalit di queste scritture, che Gnisci auspica alla necessit di un
impegno per promuovere questa letteratura.
Bisogna ricordare che non sono solo i critici a dar voce agli immigrati, ma che sono anche questi
ultimi a dare voce ai primi contribuendo a legittimare lesistenza di una categoria letteraria, la
letteratura italiana della migrazione, e di un gruppo di persone che si qualifica come specialista
nelle diverse sedi di costruzione del sapere. Se la produzione dei migranti marginale, allora il solo
fatto di difenderla pone in un posizione privilegiata chi se ne occupa (i critici).
Capitolo 3
Tra la fine degli anni 80 e linizio degli anni 90 compaiono nel mercato editoriale italiano alcune
pubblicazion che suscitano attenzione perch intendono consegnare la parola agli immigrati
affinch raccontino la loro esperienza grazie allausilio di un intermediario:

Rcits de vie: testi ibridi, sospesi tra le memorie e lintervista, sollecitati e trascritti da
volontari di associazioni umanitarie, antropologi. A comparire sulla copertina soltanto il
nome del curatore, antropologo italiano. Egli infatti sollecita e poi trascrive le interviste
riappropriandosi della voce dellimmigrato e facendo sparire interventi e domande del
ricercatore;
Autobiografie, autobiografie romanzate o romanzi, scritti in collaborazione con giornalisti
italiani, incentrati sullesperienza del migrante. Limmigrato, il cui nome appare in copertina
accanto a quello del giornalista italiano, presentato in qualit di autore o, meglio, di coautore. I dettagli delle collaborazioni naturalmente variano a seconda dei testi scelti. Spesso
accade che limmigrato e il giornalista rivendichino la paternit del testo, come accaduto in
Immigrato (primo esempio di letteratura italiana della migrazione) frutto della
collaborazione tra Methani e Fortunato. Il caso Methani-Fortunato ci aiuta a vedere con pi
chiarezza come la storia di vita del migrante e la possibilit di raccontarla diventino in Italia
un luogo di contesa tra le esigenze della societ accogliente e quelle dellimmigrato alla
ricerca di uno spazio da cui parlare. Lurgenza del migrante di prendere la parola per rendere
conto di s nella societ di arrivo deve fare i conti non solo con le sollecitazioni al racconto
di s, ma anche con le strategie di appropriazione della voce del migrante. Limmigrato
diventa co-autore ed esce dallanonimato se ci parla di s, se ci fornisce una testimonianza
diretta, se dichiara di dire la verit.

A cambiare tra i due gruppi di testi sono gli scopi (per i sociologi la raccolta di rcits de vie
prevalentemente un mezzo e non un fine come per i giornalisti coinvolti) e gli esiti (i primi esempi
di scritture collaborative della letteratura migrante sono i testi che hanno unintenzione anche
letteraria) e infine la costruzione delle figure autoriali (nei testi del secondo gruppo limmigrato
indicato nel paratesto come co-autore).
La questione immigrazione presente soprattutto allinterno di discorsi autobiografici in cui si
raccontano le storie di vita di immigrati che non sono scrittori di professione, ma giungono al
racconto di s perch lesigenza di fare i conti con la propria dolorosa esperienza si incontra con la
necessit della societ accogliente di conoscere queste vite, ma anche la pretesa e il desiderio di
alcuni giornalisti di restituire dignit a queste vite altrimenti anonime e senza voce, affinch gli

immigrati diventino soggetti con la loro storia e non siano soltanto parte di quella moltitudine
indistinta che chiamiamo stranieri. Tali storie sono presenti in diverse tipologie testuali:

Inchieste giornalistiche che approdano a libri di denuncia;


Libri dove la denuncia passa in secondo piano, perch lesperienza e la testimonianza orale
dellimmigrato considerata in s un contributo alla conoscenza dello straniero;
Iniziative on line;
Laboratori autobiografici promossi dalle scuole o associazione che stimolano la scrittura di
s intesa come esperienza terapeutica di ricomposizione identitaria in seguito a traumi
particolari;
Scritture autobiografiche (a partire dagli anni 2000), frutto della collaborazione tra
scrittori/giornalisti italiani e autori immigrati. Tali scritture assumono autorit proprio in
virt di una narrazione che si presenta come diretta emanazione della voce di un informante
che sa, ha vissuto, proviene da un altrove, di cui pu direttamente testimoniare. L societ di
arrivo, nonostante la normativa discriminante, presentata come il luogo dove finalmente
inaugurare un percorso di emancipazione, il cui lieto fine coincide con la possibilit stessa
del racconto e con la decisione di narrare la propria esperienza.

La parola del migrante su di s e sulla propria esperienza sollecitata, raccolta, catalogata e inscritta
in una sorta di archivio del vissuto che impone una riflessione critica sul modo in cui in una societ
accogliente le vite degli altri possono uscire dallanonimato e accedere alla visibilit.
E proprio il voler evadere da ci che il pubblico aspetta di trovare in queste scritture che alcuni
autori abbandonano il patto autobiografico, evidentemente sentito come costrittivo, cercando di
spingersi al limite tra realt e finzione.
Gli immigrati prendono la parola per raccontarsi in prima persona oppure attraverso linvenzione di
s come altro, in un contesto, quello italiano, dove il discorso politico, legislativo e mediatico
dominato da una rappresentazione degli immigrati che alterna allarmismo a pietosa compassione.
Dunque la massa indistinta degli immigrati danno vita a delle contronarrazioni in modo da
permettere lindividuazione delle singolarit che abitano la migrazione, qualificando ogni migrante
come portatore di una storia unica e irripetibile. Nel momento in cui si guarda alle strategie e alle
forme di rappresentazione di s nellambito della letteratura migrante, non si pu non tenere conto
dellineludibile normativit della narrazione. I dispositivi di potere che qualificano un soggetto
come immigrato, costringendolo a raccontare e a raccontarsi, le richieste del mercato editoriale sono
tutti elementi che rischiano di accentuare laspetto reificante e normativo della narrazione che
inscrivono la letteratura migrante nello stesso circuito discorsivo al quale essa intende rispondere.
Spesso si accompagna uno stato di malessere alla risposta data alla domanda Chi sei?, in quanto
gli immigrati si sentono sempre di chiarire la loro identit, a raccontarsi per giustificare la propria
presenza, per rassicurare la societ di arrivo. Le scritture italiane della migrazione affrontano questo
problema cercando di superare questa distanza tra noi e loro grazie alla letteratura.
I testi riportano linsistenza con cui gli immigrati e i loro figli sono chiamati a rispondere sulla loro
identit, il disagio determinato dalle domande.
Il nome il primo marchio della nostra diversit. Per ogni immigrato la questione del nome
fondamentale, il marchio di unestraneit da cancellare per adeguarsi alle aspettative degli
interlocutori, soprattutto quando si tratta di un nome inconsueto o impronunciabile per la comunit
di arrivo. La scelta di cambiare nome suona come un tradimento, ai danni non solo della famiglia di

origine, ma al migrante stesso ( come vergognarsi di s stessi e delle proprie origini, o del colore
della pelle) (vedi pag. 153). Cambiare nome per un immigrato significa adeguarsi ai tentativi della
societ di arrivo di normalizzare ci che appare diverso e deviante, ma pu essere anche un modo
per rivendicare la propria origine (vedi pag. 156). Latto della rinominazione una questione di
simulazione, invenzione, creazione. Il nome un vero e proprio topos narrativo presente nelle
scritture della migrazione dalle origini ad oggi. Il problema del nome proprio, strettamente legato a
quello dello stigma, in questa letteratura altamente ambivalente: sia il luogo in cui si consuma e
si rende massimamente evidente lappropriazione e lincorporazione dellaltro, sia il terreno
privilegiato per immaginare e mettere in atto delle pratiche di resistenza.
La scena interlocutoria della narrazione personale , a tutti gli effetti, anche una scena traduttiva, in
quanto abitata da molteplici pratiche di traduzione linguistica e culturale. La possibilit della
narrazione di s sempre intrecciata alle pratiche di (auto) traduzione e, anzi, il risultato della prima
dipende anche dalle strategie traduttive messe in atto dai soggetti coinvolti. Il nome proprio, il
luogo in cui si manifestano con pi evidenza le aporie della traduzione. I migranti sono dei soggetti
sottoposti ai protocolli di costruzione identitaria e linguistica imposti dal paese di arrivo e, inoltre,
la loro legittimazione in quanto autori spesso dipende dal ruolo di traduttori e mediatori culturali.
Molti personaggi, allinterno di questi romanzi, sono per professione traduttori, interpreti,
mediatori. In tal modo la traduzione incarnandosi nelle sue figure, diventa una funzione del testo e
un problema visibile (vedi pag. 169). La traduzione sempre stata interpretata, nel corso dei secoli,
attraverso delle metafore (dove c migrazione, c traduzione). La traduzione pu diventare una
pratica di soggettivazione, poich consente di acquisire visibilit.

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