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Johann Heinrich Pestalozzi: biografia, opere e metodo educativo

Johann Heinrich Pestalozzi 1746 - 1827

Pensiero filosofico naturalismo, filantropismo, teorie fisiocratiche

Opere principali Leonardo e Geltrude, Sulla legislazione e l'infanticidio, Il metodo, Il libro delle
madri

Ispirazioni Illuminismo e il pensiero di Rousseau

Frase celebre “Soltanto il bene che c'è in noi può aiutarci a conseguire il meglio che ci manca.”
Pestalozzi

Pestalozzi: biografia, opere e metodo educativo


— Fonte: Getty-Images

Pestalozzi fu cresciuto e educato dalla madre e dalla domestica, che egli ricordò sempre con
affetto e come modello d’intuizione e saggezza popolare. L’essere cresciuto in un ambiente
protettivo gli procurò delle difficoltà quando si venne a trovare fra i coetanei, ma
quest’esperienza di vita famigliare fu felice ed ebbe un deciso influsso sul suo stile
d’educatore. Frequentò le scuole di Zurigo ed ebbe maestri dallo spirito innovatore,
umanitario e patriottico; a vent’anni lesse l’Emilio (appena stampato) e se ne
entusiasmò. Pestalozzi partecipò ai fermenti illuministi, aderì alla setta massonica
degli Illuminati e frequentò il circolo dei Patrioti e la Società Elvetica.
Pestalozzi aveva già dalla fanciullezza (andava con il nonno pastore a visitare i poveri
contadini), il desiderio di sollevare le classi popolari dalle loro misere condizioni. Questo
suo sogno di rigenerazione sociale si arrestava però, al progetto di istruire

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convenientemente le popolazioni rurali e di far riconoscere il diritto del contadino e
dell’operaio ad un a dignitosa condizione di vita.

PESTALOZZI, EDUCATORE POPOLARE

Neuhof (= nuova fattoria). La prima esperienza come educatore Pestalozzi la fece, appena
sposato, in una tenuta agricola (Nuehof), acquistata allo scopo di istituirvi una scuola per
ragazzi poveri, dediti all’accattonaggio che venivano sfruttati per i lavori nei campi. L'idea
era di istruirli (elementarmente) e di avviarli al lavoro agricolo d’estate e a quello di filatura
e tessitura d’inverno. La scuola doveva reggersi autonomamente con il lavoro dei ragazzi.
Purtroppo quest’iniziativa si concluse in maniera fallimentare dopo un decennio di vita,
poiché, nonostante aiuti esterni (tardivi e interessati), i debiti finirono col soverchiarlo, era
un amministratore inesperto e perdette il proprio patrimonio e quello della
moglie. Pestalozzi ricorderà quest’esperienza nella sua ultima opera “Il canto del cigno”.
PESTALOZZI: LEONARDO E GELTRUDE

Leonardo e Geltrude, romanzo di Pestalozzi —


Fonte: Ansa
In seguito al fallimento di Neuhof, Pestalozzi isolò e compose il famoso romanzo “Leonardo
e Geltrude” che doveva essere come il catechismo dei poveri. Nelle prime due parti
dell’opera si parla di un villaggio, caduto nella più grande miseria morale e materiale a
causa dell’egoismo di pochi (Hummel, il podestà, attirava gli uomini nella sua osteria per
spingerli all’alcolismo e indebitarli, così da tenerli sottomessi). Geltrude, una donna forte
della sua fede e del suo amore riesce a redimere prima il marito Leonardo e poi l’intero
villaggio, avendo dalla sua parte il feudatario Arner e il parroco Ernst. Nelle parti
successive il disegno dell’opera si amplia, i fautori della rigenerazione del villaggio,
mettono in atto istituzioni e riforme che poi vengono prese a modello dello Stato. La figura

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di rilievo nel seguito del romanzo è il maestro di scuola, Glüphi, che è simbolo del buon
senso che opera attivamente. È l’indicazione che per sanare alla radice la società occorre

l’opera della scuola.


MUTUO INSEGNAMENTO, PESTALOZZI

L’esperienza di Stanz e di Burgdorf - Quando si costituì la Repubblica Elvetica (a seguito


dell’invasione delle truppe napoleoniche), Pestalozzi si mise a riorganizzare l’educazione
popolare. In seguito alla dura repressione dei moti popolari nel cantone d’Unterwald, fu
istituito un orfanotrofio a Stanz e la responsabilità fu affidata a Pestalozzi. In una lettera
scrisse come, con la sua presenza paterna e ricreando attorno agli orfani un ambiente
familiare, riuscisse a fargli riguadagnare fiducia nella vita. È qui che Pestalozzi sperimentò
il mutuo insegnamento (per necessità, era solo con ottanta ragazzi): “I fanciulli insegnano ai
fanciulli, i fanciulli imparano volentieri dai fanciulli”. Concluse così che l’insegnamento
dovesse essere semplificato al massimo così che qualunque genitore lo potesse impartire al
proprio figlio. Dopo sei mesi l’orfanotrofio venne chiuso per necessità belliche,
così Pestalozzi andò a fare il maestro nelle scuole popolari di Burgdorf.
Fu difficile all’inizio la collaborazione con altri di parere diverso dal suo, ma in seguito la
scuola prosperò così da richiamare l’attenzione europea sull’esperimento. Pestalozzi dopo
qualche anno si allontanò a causa di difficoltà finanziare e dissensi con l’amico e
collaboratore Fellemberg, fervido sostenitore della scuola popolare. Questo periodo fu in
ogni modo proficuo per l’elaborazione del metodo che espresse in due opere: “Come Geltrude
istruisce i suoi figli” e “L’ABC dell’intuizione”.
ISTITUTO DI YVERDON, PESTALOZZI

Pestalozzi tra gli orfani a Nidwalden —


Fonte: Istock
L’istituto di Yverdon - Fu l’ultima tappa dell’itinerario pedagogico di Pestalozzi.
A Yverdon le autorità gli offrirono un castello per crearvi una scuola. Quest’istituto durò un
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ventennio ed arrivò ad ospitare ben 150 alunni di nazionalità diverse, s’insegnavano due
lingue, francese e tedesco.
Pestalozzi era coadiuvato da buoni collaboratori; quando venne creata la Società svizzera
per l’educazione egli ne fu eletto presidente. Purtroppo l’istituto era diventato celebre
soprattutto perché frequentato dai figli delle famiglie più ricche, così Pestalozzi creò una
nuova scuola per i poveri. In contemporanea una commissione ufficiale diretta da Padre
Girard aveva visitato l’istituto e redatto un rapporto su di esso; il rapporto era
generalmente favorevole, ma metteva in luce alcuni difetti, così si accesero polemiche
fra Pestalozzi e i suoi collaboratori e la fama dell’istituto venne compromessa. Un anno
dopo l’istituto d’Yverdon e quello dei poveri vennero unificati. Le liti e le polemiche
purtroppo continuarono e qualche anno dopo la scuola venne chiusa.
Pestalozzi si ritirò a Neuhof e scrisse: “I miei destini” e “Il canto del cigno”. Il pedagogista morì
l’anno dopo (fine di febbraio 1827).

PESTALOZZI: NATURA E EDUCAZIONE

Le idee di Pestalozzi sono state molto influenzate da Rousseau, da Kant e da Fichte.


Considera tre stati dell’umanità: quello di natura, quello sociale e quello morale. Lo stato di
natura non è buono (≠ da Rousseau), perché simile ad uno stato di primitiva animalità,
dominato dall’istinto, dall’egoismo e dall’inerzia. Lo stato sociale è un misto di bene e di
male, dove l’istinto si adatta a certe situazioni perché illuminato dall’intelligenza, ma non
per amore del bene. L’uomo deve raggiungere lo stato etico, in cui utilizza l’intelligenza per
dirigere la volontà secondo purezza d’intenzione, per elevarsi al disopra della sua natura
inferiore, si adopera, nonostante i contrasti dall’esterno, a far trionfare la forza dell’amore.
Quindi per Pestalozzi l’aspetto educativo più importante è quello morale. La rigenerazione
sociale dipende sicuramente dall’educazione del cuore e non della mente.
L’educazione ha carattere religioso, le forze capaci di vincere il male sono la fede e la more.
Per lui la fede significa fiducia nella vita, ma allo stesso tempo fede in Dio e
nell’immortalità dell’anima. Amore vuol dire vincolo di fratellanza tra gli uomini, secondo
la legge di Dio. Moralità e religione proseguono quindi a pari passo. Secondo Pestalozzi, la
personalità umana è fornita originariamente di tre divine energie, che devono essere
sviluppate e integrate vicendevolmente dall’educazione. L’energia morale o forza del
cuore si esprime nella fede e nell’amore. La forza dell’intelletto ci permette di attingere il
significato profondo del reale. La forza dell’arte o tecnico-pratica si esprime in ogni forma

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di lavoro e di creatività umana. Lo sviluppo di queste facoltà è naturalmente favorito se vi è
la possibilità di coltivarle già in ambito familiare, con le cure affettuose della madre; questa
crescita si amplia con la frequenza scolastica, se non si limita a educargli la mente, ma ne
sviluppa le funzioni elementari, si completerà poi con la partecipazione attiva alla vita
sociale.

METODO PESTALOZZI, PEDAGOGIA

Anche i principi del metodo sono tre: principio della necessità meccanica, principio
dell’organicità e continuità, principio della vicinanza e della lontananza.
Per necessità meccanica intende che l’educazione deve essere talmente conforme alla natura
spirituale dell’alunno da produrre determinati modi di sentire, di pensare, di operare.
Organicità e continuità stanno a significare che l’educazione non può avvenire a caso, ma
solo seguendo lo sviluppo complessivo del bambino in maniera graduale e continua.
Il principio di vicinanza e della lontananza suggerisce di partire da ciò che è più vicino
all’esperienza del bambino per allargare gradualmente il suo orizzonte.
Per applicare questi principi metodologici bisogna conoscere la psicologia del bambino, o
come dice Pestalozzi, le forme elementari nelle quali egli si esprime. La forza del cuore si
esprime originariamente nella fiducia e nell’amore, che il bambino manifesta verso la
madre. La madre, facendo leva su questo sentimento naturale, cercherà di allargare
l’orizzonte affettivo del fanciullo e di favorire il risveglio della coscienza morale e religiosa.
Se l’educazione morale e religiosa sarà ben impostata nell’infanzia, il fanciullo avrà già
l’inclinazione alla fiducia e all’amore cristiano verso gli altri, che gli farà superare l’impatto
con l’egoismo che domina la società. L’opera della madre dovrà comunque essere
proseguita dal maestro, usando amore e fermezza nei suoi riguardi.

PESTALOZZI: METODO INTUITIVO

Pestalozzi con i bambini — Fonte: Ansa


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L’educazione intellettuale mediante il metodo intuitivo. Nel bambino la forza dell’intelletto si
manifesta nella forma di percezione sensibile o intuizione immediata: il compito
dell’educazione è di fare in modo che passi dalle intuizioni confuse ai concetti
chiari, all’individuazione degli elementi che implicitamente sono compresi nell’intuizione.
Essi sono il numero, la forma, il nome; attraverso l’aritmetica si possono attingere i rapporti
numerici; con la geometria e il disegno si raggiunge la forma del reale e attraverso
il linguaggio si esprimono gli aspetti qualitativi e la denominazione precisa degli oggetti.
Quindi, l’insegnamento linguistico è il compimento naturale dello studio degli elementi e
l’educazione intellettuale è fondamentale per rendere evidenti quelle che erano le
intuizioni.
Il metodo intuitivo di Pestalozzi differisce da quello di qualunque altro pedagogista. Vi è,
infatti, un primo grado d’intuizione, che è la presenza della cosa nella mente, ma
l’intuizione vera e propria sarebbe il punto d’arrivo di un processo di materializzazione
della realtà, per coglierne elementi astratti.
L’insegnamento elementare consiste nel rendere i fanciulli buoni osservatori e capaci di
esprimere con un linguaggio appropriato ciò che hanno osservato; questa è la premessa
d’ogni più approfondita scienza che in futuro essi possano apprendere. Per quanto
riguarda l’insegnamento linguistico Pestalozzi si contraddice; usa il metodo fonico-
sillabico (pronuncia del suono delle lettere appoggiate ad una vocale es. ba, be,
aggiungendo via via altri suoni es. bac, bec), evitando il metodo alfabetico (far distinguere
e chiamare per nome le lettere partendo da un testo qualsiasi).

L’EDUCAZIONE AL LAVORO

Pestalozzi, avendo sempre presenti le esigenze di un’educazione popolare, si è preoccupato


di fornire ai ragazzi quelle prime abilità di movimento e d’utilizzazione delle proprie
membra che erano richieste dal lavoro agricolo come da quello industriale, esercitati in
condizioni durissime in quei tempi. Egli rimproverava all’educazione scolastica di
preoccuparsi solo dell’istruzione e non dell’educazione fisica, così necessaria nella crescita.
La preparazione al lavoro doveva dunque basarsi sul corretto esercizio di certe attitudini di
forza, di destrezza, di resistenza (attraverso giochi di gruppo, passeggiate, nuoto, slitta).
L’educazione della forza dell’arte doveva essere attuata con le elementari attività del
battere, spingere, portare, trascinare, spingere… che sono alla base d’ogni lavoro. È bene
che i ragazzi siano avviati al lavoro, ma non devono essere sottoposti a fatiche eccessive,

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perché il lavoro deve elevare spiritualmente e non abbrutire.
Secondo Pestalozzi, infatti, il lavoro materiale dovrebbe potersi conciliare con le esigenze
dello spirito, perché si possa giungere ad un miglioramento della società. Pestalozzi non
era socialista, ma credeva nella possibilità di attenuare lo sfruttamento ad oltranza del
lavoratore (specie del minore) e di trasformarlo in un uomo consapevole.

METODO EDUCATIVO DI PESTALOZZI: PRO E CONTRO

Nonostante i difetti, il metodo di Pestalozzi contribuì alla creazione di una scuola


elementare moderna, non bisogna poi dimenticare la campagna che l’educatore condusse
per l’istituzione della scuola popolare gratuita, che portò prima i Cantoni Svizzeri e la
Prussia, poi altri Paesi europei alla progressiva eliminazione dell’analfabetismo. La maggior
parte dei pro e dei contro, li possiamo raccogliere dalla relazione che venne scritta
dal francescano padre Gregorio Girard, a seguito dell’ispezione effettuata all’istituto di
Yverdon. Questa metteva in rilievo i pregi della pedagogia pestalozziana considerando
soprattutto l’intenzione di andare incontro alla spontaneità del fanciullo e di seguire
lo sviluppo integrale della natura; la preoccupazione di formare l’uomo nella sua integrità,
piuttosto che appesantirne lo spirito con un cumulo di notizie.
Ma nell’attuazione pratica dei principi il Girard rinveniva dei fondamentali difetti: gli
sembrava che l’insegnamento fosse eccessivamente basato sull’intuizione sensibile, con il
pericolo di indurre il bambino a non credere se non a ciò che tocca con mano. Riteneva
anche che si desse troppa importanza alla matematica e alla dimostrazione di tipo
matematico applicata ovunque e ciò poteva condurre ad
un inaridimento dell’immaginazione e del sentimento (in contrasto con le stesse promesse
di Pestalozzi). La relazione criticava anche lo scarso sviluppo dato all’educazione religiosa
cristiana, l’eccessiva prolissità dell’insegnamento (conseguenza della regola che le nazioni
devono essere impartite poco alla volta e lentamente) e l’eccessiva durata del lavoro
scolastico giornaliero.
Comunque il rilievo più critico e più valido era quello relativo all’eccesso di
matematicismo.
Il Girard, a rimedio, proponeva un’educazione che avesse come base il linguaggio, una
scuola che prendesse come esempio il metodo istintivo seguito da ogni madre, che
attraverso la parola comunica al bambino tutta la sua esperienza e ne sviluppa le attività
spirituali in un modo attivo e concreto.

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