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01/03/2019

Devo fare attenzione all’ambiente e a come il condannato si pone -> tutto ciò determina la mia
percezione

Molto spesso nei colloqui il condannato non nomina mai il reato e non parla della criminogenesi
(ossia di com’è avvenuto il reato). Il reato è “sfumato”.

Per questo dobbiamo prestare attenzione a cosa ci viene detto e a come ci viene detto.

Spesso i condannati fanno fatica a nominare il reato -> così facendo danno indicazioni sulla
personalità e sulla valutazione del rischio di recidiva

LIBRI OBBLIGATORI:

 Psicologia criminale
 Relazioni violente

Lavorare sull’identità dell’autore di reato.

La criminalità è un fenomeno diffuso, riguarda qualsiasi luogo e ceto sociale. Si stanno superando le
teorie sociologiche basate solo sulla scuola di Chicago, o l’etichettamento, o le teorie solo biologiche
perché non spiegano l’autore di reato. La criminologia e la psico crim sono scienze che si avvalgono
delle multidisciplinarietà e si collegano, vanno in parallelo con lo sviluppo sociologico e culturale
della società del momento.

Il fenomeno criminale è presente:

 In ogni tempo e in ogni epoca


 In tutti i continenti
 Sotto tutti i regimi politici
 In qualsiasi sistema sociale
 In qualunque ambiente

Ad oggi le teorie che spiegano meglio sono le teorie sistemiche. Ci basiamo sulle teorie della
costruzione del crimine, intesa come relazione triadica fra autore, vittima e reato. Il reato viene
inteso come azione comunicativa deviante, ossia ci fa capire la relazione soggiacente tra la
commissione del reato stesso e la reazione (reato) che ha sull’autore e sulla vittima. Questa
relazione spiega perché l’autore commette proprio quel reato, in quel luogo, nei confronti di quella
vittima. Ciò ci serve sia perché è la criminogenesi, ma soprattutto per il profiling.

Una delle spiegazioni del crimine è che esso sia la risposta ad un bisogno o a una colpa (come
insegna Freud). Ogni crimine è un atto di comunicazione che ci dice qualcosa e sta a noi imparare a
leggerlo.

Dobbiamo trovare altri schemi di lettura oltre alle teorie sociologiche, proprio per questo si parla di
scienze che mutano costantemente. Non è detto che chi commette un crimine soffra di una
psicopatologia. Chi commette un reato è come noi e tutti possiamo diventare vittime o autori di
reato.

È cambiato il concetto di devianza e è cambiata la tipologia di reato.

Alcune teorie ci dicono che quella di commettere un reato è una scelta.

Parliamo di intenzionalità, causalità e volontarietà e bisogno di commettere reato


Non esiste una tipologia psicologica universalmente riconosciuta per gli autori di reato, poiché i reati
cambiano in base al tempo, al sistema giudiziario ecc. I più frequenti (circa 50%) quadri psicologici
appartengono a (secondo uno studio del 1983):

 Personalità antisociale = no rimorso


 Personalità borderline = impulsività, instabilità
 Personalità narcisistica = egocentrismo

FILM: Minority report

È molto pericoloso ricollegare un disturbo o il carattere alla possibile commissione di un reato. Ciò
porta ad una non-prevenzione e ad un inevitabile etichettamento ed emarginazione.

Le statistiche possono essere trovate nel Ministero dell’interno e nel Ministero della giustizia. Negli
USA, appena si entra in carcere vengono fatte delle indagini sulla personalità (profiling), ciò è legato
alla giurisprudenza di common law degli Stati Uniti.

Vi è il divieto di perizia psicologica prima della condanna.

La personalità (NON disturbo, ossia situazione che sfocia in comportamenti che impediscono una
normale vita) antisociale, narcisistica e borderline può essere trovata nelle persone “di successo”
(manager, industriali, politici, mondo dello spettacolo).

TERMINI UTILIZZATI IN PSICOLOGIA CRIMINALE:

1. TEMPERAMENTO: è la base innata, la struttura biologica (vedi Galeno e Kretschmer con i


suoi schizotimici e ciclotimici), ossia come siamo noi. Alcuni soggetti per avere un equilibrio
necessitano di avere un tasso di adrenalina a livello bioumorale maggiore rispetto agli
standard, poiché il loro funzionamento fisiologico ha bisogno di questo aumento di
adrenalina. Per fare ciò praticano sport rischiosi o fanno uso di cocaina o altre sostanze
eccitanti.
2. CARATTERE: è dato dall’interazione tra il temperamento e l’ambiente, è una componente
dinamica che cambia con eventi e vicende della vita del soggetto che ne plasmano gli aspetti.
L’ambiente influisce sulla modalità che metterò in atto per arrivare al mio equilibrio (ad
esempio per procurarmi l’adrenalina tornando all’esempio sopra), rispettando ciò che mi
impone quel contesto sociale e ciò che è legale per esso. Ancora, se vivo in un ambiente in
cui per la sopravvivenza vige lo stile di vita mafiosa, avrò un diverso carattere.
3. PERSONALITA’: è la totalità affettivo-volitiva del soggetto, è il vivere sociale del soggetto,
dato dalle sue interrelazioni con i gruppi e con l’ambiente. È l’organizzazione di attitudini,
credenze, abitudini e comportamenti. Sono le relazioni che si intrecciano con l’aspetto
normativo, quanto è accettato nella società del tempo l’abitudine del soggetto. Sono
presenti dalle 50 alle 70 teorie che definiscono perché siamo proprio la persona che siamo e
non qualcun altro.

Una delle teorie psicologiche che ci dà una cornice interpretativa è quella di Freud (rientra nelle
teorie psicodinamiche ed è il padre della psicnalisi):

PROSPETTIVA PSICODINAMICA

Freud inizia a dare una lettura della personalità intorno al 1870, un periodo molto effervescente: a
Vienna Freud e in Italia Lombroso (che rientra nelle teorie biologiche).
Freud parla di una personalità strutturata in tre parti. Dobbiamo immaginarci un iceberg che
rappresenta la nostra psiche ed è diviso in tre parti:

1. CONSCIO: la parte visibile è la parte dell’IO;


2. la parte più grande e profonda di noi è il sommerso, che nessuno vede, che però è la base
che ci fa stare in piedi ed è l’INCONSCIO (non la conosciamo e vi accediamo solo attraverso
sogni, lapsus, ipnosi ecc.). L’ES è la parte dell’inconscio a cui riusciamo ad accedere quando
l’IO (la realtà) viene messo a tacere. Qui ci sono le passioni, gli istinti. I due istinti
fondamentali sono EROS e THANATOS, ossia amore e morte. Il pensiero dell’essere umano è
un arco che si unisce tra queste due passioni, che muovono e smuovono l’animo umano.
3. Il SUPERIO è il “padre” ossia la parte normativa, la norma che io ho interiorizzato nelle
relazioni, è sapere il bene e il male, come comportarsi, cosa fare e non fare. È la parte di noi
che dà le regole all’IO. È una parte di cui sono inconscio ma esiste.

Freud dice che chi commette un reato lo fa perché il superio è debole e non è riuscito a fermare la
passione. In più, l’individuo non ha completato il proprio sviluppo psicofisico e sessuale (è malato,
poiché in una persona equilibrata e sana queste tre entità funzionano e collaborano perfettamente).

PRINCIPIO DEL PIACERE: il mio bisogno deve essere soddisfatto immediatamente poiché così
facendo si placano le passioni. Lì scatta il reato o la trasgressione.

Uno dei bisogni fondamentali per lo sviluppo psicofisico è l’uccisione del padre, con il superamento
del complesso di Edipo: il bambino vuole possedere la madre e avere un rapporto sessuale con la
madre, vuole averlo subito. Il desiderio è prendere il posto del padre uccidendolo. Per soddisfare
questo bisogno bisogna prendere le caratteristiche del maschio/della mascolinità. Invece di ucciderlo
prendo il suo posto assumendo le sue caratteristiche. Nel caso del non soddisfacimento del bisogno
rimane il desiderio di possedere la madre e la conseguenza sarà che verranno messi in atto
comportamenti violenti, che potrebbero essere (attenendosi alla teoria psicodinamica freudiana) lo
stupro della madre, non solo per soddisfare il primo bisogno di possedere la madre, ma anche per
abbattere il senso di colpa per aver desiderato di uccidere il padre.

L’uomo ha istinti aggressivi e passioni primitive che portano allo stupro, all’incesto, all’omicidio. Sono
tenuti a freno, in modo imperfetto, dalle Istituzioni Sociali e dai sensi di colpa.

Nella personalità di ogni individuo c’è un lato nascosto, oscuro, normalmente represso che se
liberato ci trasformerebbe in criminali, in crudeli assassini e pericolosi delinquenti.

VIDEO: Valentino Di Nunzio - la dodicesima vittima -> “pollo da sgozzare” = deumanizzazione (tolgo
l’umanità al soggetto e lo paragono a un pollo) -> film amatoriale girato e scritto un anno e mezzo
prima di commettere un omicidio (uno dei pochi casi). Uscirà dalle perizie che aveva una diagnosi di
psicosi, nonostante nessuno si fosse mai accorto di nulla.

08/03/2019

In La dodicesima vittima l’autore comunica il suo desiderio di soddisfare il proprio istinto di morte
(“la morte è l’unica cosa vera”), come dimostrazione di quanto afferma Freud.

Dato il titolo, sappiamo già che il video ruoterà intorno ad una vittima. Nel video la vittima è lui
stesso. Nella realtà, un anno e mezzo dopo si trasformetà da vittima a carnefice: una delle difese che
la persona attua per combattere il senso di colpa.

Se ascoltiamo la musica, la sensazione è di angoscia e confusione, proprio come il suo stato d’animo.
Dice che deve soddisfare un istinto: usa questa parola poiché mantiene la sua immagine di uomo
forte non riconoscendo i bisogni, ma parlando di istinti.

Dice di sentirsi un Dio castigatore: ci rimanda a dei tratti di tipo narcisistico, delirio di onnipotenza.
Quindi gli altri sono inferiori ed all’interno di una dinamica di soddisfazione del narcisismo sono
funzionali al soddisfacimento del proprio istinto. Disumanizza le persone (“pollo da sgozzare”) e in
più il suo ruolo è quello di rimettere apposto le cose, in un’ottica di giustizia. È come se vivesse in un
mondo suo, dove lui ha il ruolo di giustiziere. Gli individui esistono ed esisteranno grazie a lui.

La psicosi (diagnosticata all’autore del video) è una psicopatologia dove è alterata l’immagine che si
ha di se stessi e la percezione del mondo esterno.

I legami affettivi in casi di psicopatologia e narcisismo diventano un legame oggettuale dove io


soggetto determino la realtà dell’oggetto. La mia esistenza dipende dal legame che ho con l’altro
perché non è mai stata fatta dal punto di vista affettivo e psicologico una distinzione tra me e l’altro.
Si parla di legami simbiotici indifferenziati invece di parlare di legami affettivi. C’è una dipendenza da
questo “oggetto” (oggetto poiché mi deresponsabilizzo, mi giustifico essendo esso diverso da me e al
di fuori di me).

Dice che c’è chi aspetta di essere ucciso: alcuni autori parlano di “vittime predestinate”. Non è una
vittima innocente, ma una vittima colpevole che aspetta di essere punita dal Dio castigatore. Nel suo
mondo la giustizia è lui, non c’è alcuna percezione di aver commesso un reato e nessuna vittima. Dal
momento in cui viene messo in carcere quindi sfugge da una realtà inaccettabile, che può essere in
qualche modo la percezione della mancanza della madre, di una perdita di equilibrio, quindi mette in
atto il suicidio, che può servire da salvezza (il Dio castigatore è un dio salvifico). Non si suicida perché
si sente colpevole, ma per salvarsi.

MECCANISMI DI DIFESA DELL’IO:

 Identificazione: processo di identificazione nell’altro


 Proiezione: attribuzione all’altro di atteggiamenti e sentimenti propri -> “io sono buono, è lui
che è cattivo”, “io non sono razzista, ma...” Non accetto l’atteggiamento su di me, quindi lo
attribuisco all’altro.
 Razionalizzazione: dare un significato logico a comportamenti incongrui -> Un tipico esempio
sono i casi di infanticidio, commessi per “salvare il neonato da questo mondo cattivo”
 Rimozione: rimuovere a livello inconscio stimoli ed emozioni spiacevoli -> Nel momento in
cui non accetto un trauma o una violenza che ho subito e che mi ha creato un malessere
importante, lo sposto nell’inconscio e me ne dimentico. Poi esso ritorna a causa di stimoli,
sogni o lapsus. È un meccanismo di sopravvivenza. Potrebbe essere identificato nel disturbo
post-traumatico da stress, dove viene a volte messa in atto la rimozione.
 Formazione reattiva: esprimere sentimenti contrari a ciò che si prova realmente -> Ad
esempio, in caso di trauma non riconosco la paura e il dolore causati dall’evento, ma affermo
che esso mi abbia cresciuto per proteggermi dall’evento stesso.

Quando saltano i meccanismi di difesa, l’individuo diventa autore di reato.

Il primo organico contributo psicoanalitico applicato alla criminologia è stato quello di Alexander
(psichiatra) e Staub (giurista) nel 1929, secondo i quali la condotta criminosa deriverebbe da
molteplici modalità dello svincolo del controllo del Super-Io; la delinquenza dipenderebbe
essenzialmente dall’efficienza del Super-Io.

Esisterebbero progressivi gradi di riduzione, fino all’abolizione del controllo dell’istanza superiore:
 Normalità
 Delinquenza fantasmatica
 Delinquenza colposa
 Delinquenza nevrotica
 Delinquenza occasionale e affettiva
 Delinquenza normale

Norma: legge vigente in quel determinato contesto storico-culturale

Normativo: percezione soggettiva/collettiva/comunitaria della norma, che a volte è diversa dalla


norma vigente

In sintesi, secondo l’indirizzo psicoanalitico si possono distinguere criminali:

a. Per carenza affettiva (familiari o extra-familiari)


b. Per carenza di identificazione in figure-modello valide (anche se concretamente disponibili
nella vita del soggetto)
c. Per identificazione in modelli anomali
d. Per fissazione dell’evoluzione affettiva a stadi immaturi
e. Per reazione a situazioni conflittuali psichiche (in quanto con il passaggio all’atto criminoso
viene mascherata o compensata l’ansia o il senso di colpa)

La violenza è democratica: autori e vittime di reato possono essere chiunque, la violenza soprattutto
all’interno delle relazioni affettive è trasversale sia al ceto, che all’età, che al genere ecc.

Psicologia sociale: l’identità personale psicosociale (comportamento) si confà al ruolo (giudizio) che
viene ad avere il soggetto nella società (il soggetto ritenuto criminale si cronicizza in quel ruolo; la
stessa sua convinzione si confà nel tempo al convincimento sociale). Le istituzioni cronicizzano lo
status: di criminale, di malato (il carcere cronicizza il comportamento criminale come il manicomio
statisticamente cronicizza la malattia mentale). -> si occupa delle relazioni della persona assieme agli
altri

VIDEO – LO STRAPPO – quattro chiacchiere sul crimine

L’idea di chi lo gira è di pensare al reato come uno strappo (verso la società, le regole, la collettività).

I protagonisti sono detenuti che stanno scontando la loro pena.

 Non dai valore alla tua vita. Non puoi dare valore alla vita di una persona se non dai valore
alla tua. Il primo valore è sopravvivere. Se non hai le capacità per farlo non puoi vedere un
essere umano nella vittima.
 La violenza ha rotto da un momento all’altro tutti i rapporti. Questa per me è una
lacerazione insopportabile perché “avrei potuto proteggerti un po’ di più”
 Mio figlio è una mia vittima, di vittime se ne fanno anche senza commettere reati
 Nella dimensione delle stragi percepisci la vittima come inesistente.
 Le vittime non sono mai esistite e non esistono per il criminale
 Donna sequestrata, ancora terrorizzata dopo 13 anni
 Ai mass media interessa solo se le vittime perdonano o no l’autore del reato
 La giuria popolare è un fattore imprevedibile
 Se mi rinchiudi 10 anni in quattro mura appena esco faccio peggio di prima
 Prima di Bollate ho sprecato anni in carceri senza sentirmi parte della società
15/03/2019

Si dice che il reato sia qualcosa che rompe il patto sociale (il cosiddetto “strappo”). Ci interessa la
psicologia sociale perché va ad integrare la nostra chiave di lettura. La parte importante della
personalità è proprio quella della relazione con gli altri. La psicologia sociale ci dice che l’autore di
reato nel momento in cui viene additato come tale esso si riconoscerà in quel ruolo. Qualora la
persona entri in carcere l’etichetta diventerà più pesante e precederà la persona. Le istituzioni
cristallizzano questo dato. La psico soc trae i propri assunti dalla teoria del comportamentismo: è
una teoria dei primi del ‘900.

Comportamentismo (behaviorismo) -> Questa teoria della personalità trae i suoi principi
essenzialmente dalla sperimentazione e dall’osservazione empirica, in quanto della persona si
potrebbe conoscere unicamente il comportamento, in quanto visibile e verificabile (JB Watson 1914)

La condotta umana sarebbe indirizzata a seconda di come l’ambiente, con i suoi stimoli, contrasta o
ricompensa o rafforza un comportamento: l’uomo non sarebbe libero nella sua condotta, ma
sarebbe guidato dalle condizioni ambientali secondo un meccanismo dello stimolo che determina
una risosta assolutamente indipendente da fattori innati o variabili psicologiche o biologiche
individuali.

Skinner -> apprendimento che avviene a livello ambientale. Qualora la risposta del soggetto venga
rinforzata positivamente, si consolida e diviene apprendimento stabile. ???

Bandura negli anni ‘70 aggiunge che se una persona vede fenomeni violenti apprenderà quei
comportamenti.

Lonnie Athens -> processo di violentizzazione

La psicopatologia è non poter scegliere se commettere un reato o no.

Questi concetti rientrano nella teoria della frustrazione o aggressione, alla base di ogni
comportamento aggressivo vi sarebbe una frustrazione (stimolo) che porterebbe sempre ad una
qualche forma di aggressione (risposta), aggressività rinforzata ad ogni ripetersi della frustrazione.
L’aumento della criminalità, presente nella società moderna, sarebbe da imputarsi alle sempre
maggiori occasioni frustranti. (…)

La personalità criminale:

De Greef, 1938, per primo si è occupato della cosiddetta personalità criminale, per studiare sia le
caratteristiche di personalità, sia il comportamento delittuoso. Del comportamento criminale
individuava due momenti fondamentali: lo stato pericoloso (momento di equilibrio instabile
precedente la commissione del reato) e il momento della crisi vera e propria con il passaggio
all’atto.

Per quanto riguardava le caratteristiche personologiche del soggetto, egli evidenzia che il criminale i
percepirebbe quale vittima di ingiustizie, percezione che bloccherebbe i naturali processi di
socializzazione, influenzando le scelte di vita, incanalandole in un tragitto di negatività e
risentimento.

Altro autore che si è interessato di personalità criminale è Pinatel (1960), che ne individuava quattro
tratti fondamentali:

 Egocentrismo: il pensiero è incentrato su se stesso, ignorando giudizi altrui, logica


istituzionale, con tendenza all’autogiustificazione
 Labilità: la soddisfazione dei bisogni non è adeguatamente mediata dal pensiero e da
anticipazioni realistiche sulle conseguenze; esiste una ricerca di soddisfazione immediata ->
cercano il soddisfacimento del loro bisogno. NON i bisogni dell’inconscio, ma quelli di
persone che non riescono a fare un progetto realistico su cosa può succedere.
 Aggressività: per compiere atti criminali sono necessari altri livelli di aggressività, che
rappresentano inoltre l’energia necessaria per superare eventuali ostacoli al passaggio
all’atto -> si riferisce ad atti di tipo fisico. L’aggressività è uno stato di ipereccitazione
(iperarousal; l’arousal è il livello fisiologico di attivazione dei sistemi neuropsicofisiologici). È
un’iper-reattività psico-fisiologica. Può essere indotta con l’assunzione di sostanze (ad
esempio in caso di rapina si parla di assunzione di cocaina).
 Indifferenza affettiva: scarsa empatia con la vittima, scarso interesse nei confronti dei
sentimenti altrui.

De Greef e Pinatel lavorano nelle carceri americane, dove sono detenuti soprattutto stranieri e
individui abitanti dei ghetti -> le loro teorie sono da prendere con le pinze

Meccanismi psicologici di deresponsabilizzazione:

Strategie cognitive di autogiustificazione del comportamento deviante: la scala del disimpegno


morale di Bandura.

1. Giustificazione morale – etichettamento eufemistico -> ad esempio, nel caso di uccisione di


un rom, “è solo uno zingaro”, ci si deresponsabilizza in base a delle etichette attribuite alle
vittime;
2. Confronto vantaggioso – dislocamento della responsabilità -> ad esempio nel caso di
mancato pagamento delle tasse, “lo fanno tutti”;
3. Diffusione della responsabilità - distorsione delle conseguenze -> ad esempio nei reati di
gruppo, minimizzo l’azione;
4. Deumanizzazione – attribuzione di colpa -> “è stato lui/lei che mi ha provocato”

Parlare di questi meccanismi ci aiuta a mettere dei paletti rispetto a come i detenuti percepiscono il
reato e come lo descrivono, oltre a come descrivono loro stessi in esso.

Sistemi:

REATO

AUTORE VITTIMA

Anamnesi anamnesi

COSA INDAGARE:
1. Indagare sui motivi che hanno agito sull’autore
2. Perché non lo hanno inibito altri motivi (sociali, individuali, morali, religiosi, giuridici ecc.)
3. Come il soggetto è arrivato a concepire l’azione antisociale
4. Come la sua azione viene da lui stesso definita, prodotta e poi utilizzata
5. Conoscere come è stata la preparazione e l’esecuzione del reato -> poiché ogni
comportamento ci rappresenta, è una scelta, è una modalità di relazione con il mondo e
voglio sapere se aveva una modalità di chiara percezione che ad ogni azione corrisponde una
reazione.
6. Indagare sui sentimenti di colpa suscitati dal reato commesso
7. Diniego della responsabilità
8. Minimizzazione del torto inflitto
9. Negazione della vittima

Dobbiamo imparare a distinguere le cose importanti da quelle inutili che dice il condannato.

DOMANDE PER CAPIRE

1. Come si diventa criminali

VITTIMA?

Nell’atto del reato “la vittima non è una persona, ma solo... un ostacolo da eliminare”, in altre
parole, un oggetto col quale non si vive alcuna relazione affettiva.

Parlando dei loro crimini, i detenuti dicono che “è brutto dirlo, ma io alla vittima non ci pensavo, non
provavo nulla”.

1. CARMELO I.:

Quando sei un criminale non gli dai valore. Se non dai valore alla tua vita stesa come fai a vedere il
valore di un’altra persona, dell’essere umano, della vita o della vittima addirittura? Te ne freghi,
perché sai che il primo valore è vivere te, cercare tu di sopravvivere e se non hai le condizioni o le
capacità non puoi vedere mai (…)

Io, se ho delle priorità, non riconoscerò mai neanche la società. Io non riconosco neanche le regole
della società: per me sono invalidanti. -> delinquente per scelta dopo una valutazione costi/benefici
(scelta razionale)

La colpa non la do ne alle istituzioni, tra virgolette, neanche a me, neamche alla mia famiglia. Ma poi,
qualcuno questa colpa, di questa mancanza di buon senso, l’avrà avuta. Forse pigliamocele (…)

2. MASSIMILIANO D.A.:

Stiamo parlando solo di reati oppure di vittime ne abbiamo fatte anche senza fare dei reati? Perché
io le più grosse vittime che ho fatto nella vita le ho fatte senza fare reati. Quelle dei reati ci sono, ma
le ho fatte anche senza fare dei reati. Nella vita, vittime si fanno più di... mio figlio è una mia vittima.

Io non ho mai avuto spazio per mettermi nei panni della vittima.

Se io alla vita non ci davo nessun valore, perché non avevo degli obiettivi, non avevo niente. La mia
vita era vivere... come facevo io a mettermi nei panni di quelli a cui magari (…)
Il fatto del mio raccontare di quando ero piccolo non è così facile. Nel senso che ci sarebbe un po’
troppo da spiegare, comunque è l’infanzia di tanti altri ragazzi che purtroppo adesso nelle carceri ne
bazzicano tanti perché spesso e volentieri arrivi da un vissuto particolare.

Mia sorella è stata scarcerata e ho letto un diario che ha scritto mia sorella che mi ha dato. Lei dice
che io ero un santo, facevo il chierichetto, che la nascondevo sempre da tutto perché non volevo che
vedesse determinate cose, quando mio padre accoltellava mia madre o si accoltellava da solo. E lei
dice “io però ero gelosa di lui.” Perché? Perchè i miei genitori, mia mamma soprattutto, l’ha fatta
diventare una vittima perché lei diceva che non voleva avere lei. Le diceva: “io volevo solo tuo
fratello grande e te non ti volevo”. Lei era una vittima. E lei come ha reagito? Era diventata gelosa di
me.

3. FRANCO G.:

Assumendomi la responsabilità di avere commesso qualche cosa, mi assumo in quel momento anche
la logica di riconoscere una vittima, perché se mi assumo la responsabilità di fare qualcosa è chiaro
che questo qualche cosa l’ho fatto contro qualcuno e se capisco la responsabilità io una vittima ce
l’ho.

“Finalmente sono stato arrestato, perché in carcere ho la possibilità di rendermi conto di ciò che ho
fatto e quindi di una possibilità di fermarmi, perché all’esterno non ero più capace di tornare
indietro.”

Es: Arancia Meccanica -> Alex è minorenne e ha un disturbo della condotta che sfocerà in disturbo
antisociale di personalità -> A – LEX (Una persona col suo disturbo ha una sua legge)

Scena del pestaggio del barbone -> Alex forse si pone come la legge, assieme alla sua squadra di
drughi, che veste di bianco (purezza, giustizia). Il barbone afferma che non c’è giustizia e che ci sia un
rovesciamento dei ruoli: i giovani se la prendono con gli anziani.

Gli viene sottoposta una cura dal punto di vista cognitivo: assiste forzatamente ad episodi di violenza
finché non gli inducono nausea e vomito.

22/03/2019

AGGRESSIVITA’

È una delle componenti più di difficile definizione. Ci sono vari tipi di esprimere l’aggressività
(economica, sessuale, virtuale, istituzionale ecc.). Usiamo sia le parole aggressività che violenza. Ad
esempio, parliamo di violenza istituzionale e non di aggressività istituzionale

VIOLENZA = forza che viene agita sempre intenzionalmente con l’intento di procurare un danno. È un
comportamento che viene scelto di agire. C’è la possibilità di modificare e influire sui propri
comportamenti aggressivi.

AGGRESSIVITA’ = sembrano varie le letture e modalità anche per giustificare un comportamento


aggressivo in un contesto, dove quindi l’aggressività viene percepita come reazione ad un contesto.
A volte si conforma al comportamento degli altri. -> Ad esempio il caso di Kitty Genovese: viene
aggredita e uccisa sotto gli occhi di almeno 38 persone che si trovano alle finestre delle loro
abitazioni. L’aggressione dura 35 minuti.
CHE COS’E’ L’AGGRESSIVITA’?

Quale ruolo ha l’aggressività in alcune malattie mentali e nelle condotte criminali?

A volte è una risposta che cerchiamo ai nostri bisogni e alle nostre paure.

 L’aggressività è biologicamente determinata o si apprende?


 Quali circostanze facilitano l’aggressività?
 I media influenzano l’aggressività?
 Si può ridurre l’aggressività?

L’AGGRESSIVITA’

La maggior parte degli studiosi definiscono l’aggressività come l’insieme di azioni dirette a colpire
uno (…)

DIVERSI APPROCCI TEORICI:

1. Approccio biologico -> (da collegare all’etologico). Uno degli ormoni legati all’aggressività è il
testosterone (quindi i maschi sembrano essere più inclini a comportamenti aggressivi). Ci
sono alcuni soggetti che necessitano di tenere un alto livello di ormoni in circolo per
mantenere uno stato percepito di benessere. I cosiddetti cercatori di emozioni forti,
“sensation seeking”: persone che necessitano per il loro equilibrio fisiologico di avere un alto
tasso di ormoni, testosterone e adrenalina in circolo. Cercano situazioni a rischio o
assumono sostanze. Hanno un alto tasso di reattività e possono mettere in atto
comportamenti di aggressione. Cercano la rissa e la provocazione non perché gli piaccia, ma
perché è una situazione che gli manda un picco ormonale. Vi è uno stato di iperattivazione.
Queste persone vivono in uno stato di iperattivazione dei sistemi fisiologici, quindi di
ipereccitazione. È un qualcosa di fisico, non è una questione di testa.
2. Psicoanalisi -> ogni soggetto per stare bene ha un proprio equilibrio, nel nostro caso un
equilibrio fisiologico e ormonale. Ognuno ha il proprio e noi lavoriamo sempre per
raggiungerlo. Quando ci troviamo in una situazione ad esempio la rissa nel momento in cui
sentiamo che ci stiamo arrabbiando, dal punto di vista fisiologico il nostro equilibrio
comincia ad alzarsi, ci attiviamo. L’aggressività sale. Ad un certo punto c’è l’aggressione: tutti
i miei sistemi fisici sono tirati al massimo. La durata dipende da varie circostanze. Dopodichè
inizia a scemare e torna all’equilibrio. Questo è chiamato ciclo dell’aggressività. L’evento
scatenante è il trigger. Il mio comportamento risponde con l’attacco o con la fuga. I sistemi
sono pronti a proteggermi o ad attaccare. Dal punto di vista cognitivo sono in blackout
perché tutti i sistemi sono massimizzati all’attacco o alla fuga. Anche chi ci parla non è
efficace, poiché vincono i sistemi fisiologici. La curva dell’aggressività poi va sotto l’equilibrio
normale e così ci sentiamo stanchi fisicamente, dato che i sistemi devono recuperare.
3. Etologia -> l’aggressività viene intesa come “salvarsi la pelle” dal punto di vista della specie. Il
comportamento aggressivo risponde anche a dei bisogni che non riusciamo a controllare e
definire
4. Comportamentismo
5. Apprendimento sociale

Il ciclo dell’aggressività può rientrare nell’aspetto biologico, nell’etologia e nel comportamentismo.

CASO – INTERVISTA GIORNALISTICA AD AUTORE DI REATO – IL COLLEZIONISTA DI ANORESSICHE


(STORIE MALEDETTE)
Ci interessa -> chi – cosa – come – quando – dove - perchè

È un caso di omicidio. Avvenuto prima della legge sullo stalking del 2009, che permette di mettere in
atto misure cautelari in tutela della vittima.

14-07-1998, Monica Calò - relazione – costretta a denutrirsi

Marco Mariolini 39 anni – la uccide anticipandolo in un libro autobiografico

Giudicato sano di mente e condannato a 30 anni

 Sento di non avere la minima colpa


 Avevo difficoltà a stringere relazioni con donne “così”
 Fino a 19 anni ho dovuto rinunciare ai rapporti sessuali
 Non era così magra come me l’ero immaginata
 a pisa ho incontrato le stesse difficoltà di prima
 Ho cominciato a ripensare a lucia visto che non combinavo nulla
 Finalmente era abbastanza carina tanto che la corteggiavano
 A quello volevo fare la pelle
 Dopo 1 anno non ero riuscito a digerire la faccenda
 Giorni in cui la maltrattavo -> la picchiavo, oddio, non è che la picchiavo, le davo un ceffone
all’improvviso, le davo della puttana
 Qualcosa di patologico che evidentemente c’è in me
 Era dimagrita sensibilmente di 5 o 6 kg
 Una ribellione esplicita non c’era, ma si manifestava questa ribellione a livello inconscio -> lei
mi piaceva di più dal punto di vista sessuale, ma lei mi amava meno. Acquistavo patrimonio
da una parte e lo perdevo dall’altra
 Bastavano pochi kg di differenza
 Quando ritornò a 35-36 non mi piaceva più perché mi ero abituato al suo aspetto a 33
 Io parlavo di queste cose con degli psichiatri
 Mesi tragici, non riuscivo neanche a sfiorarla, provavo un senso di repulsione (gravidanza)
 Volevo trovare un’amante provvisoria
 Monica = Abbastanza magra, non eccessivamente
 Cercavo di evitarle le anoressiche perché un’anoressica per quanto all’inizio si dimostri
abbastanza disponibile non va oltre. Sono ingovernabili. Non si manterrebbero magre per un
uomo
 Monica era quasi incuriosita e attratta da questa cosa, la riteneva simpatica, divertente
 Monica era una ragazza meravigliosa, allegra, intelligente, la miglior persona che io abbia
incontrato
 Amici che stavano bene assieme, andavano a letto assieme quando si vedevano
 Quando mi sono reso conto che era sul punto di lasciarmi piuttosto di fare il passo mi è
crollato il mondo addosso
 Io mi vedevo preclusa a priori questa nuova possibilità
 Se non avessi avuto lei mi sarebbe rimasto solo di spararmi e suicidarmi
 Era un soggetto intercambiabile per il suo bene
 L'ho costretta a mollare tutto e venire a vivere con me, con minacce, con la forza, con una
minaccia
 Probabilmente aveva paura
 Il giorno dopo sembrava accondiscendente, che mi volesse bene
 Ho ripreso a lavorare dal giorno della convivenza
 Mi ha dato una mano prestandomi dei soldi -> 76 milioni di lire
 Respingo completamente lo sfruttamento economico, sennò mi sarei cercato una donna
ricca, non magra
 Nov 1995 -> vanno a convivere a Cusano d’Iseo
 Serenamente per 3 o 4 mesi
 Vedevo che si intristiva, che non era più lei, non era più allegra, non rispondeva più a stimoli
sessuali
 La libidine mi aveva preso la mano
 Dava a Monica pugni sullo stomaco per farla rigettare
 Le avevo chiesto il permesso
 Pensavo che la cosa si potesse controllare
 Digiuno quasi totale nell’ultimo mese
 Andava a frugare nei cestini a mia insaputa
 Non mi accorgevo della sua sofferenza, forse facevo finta di non accorgermene
 La controllavo, controllavo gli etti
 Io sono un buongustaio... monica prendeva un tè
 Monica stava molto attenta che questo non trapelasse coi suoi parenti
 L'ho sradicata
 Io non ti permetto di lasciarmi, e se non ti trovo mi rifaccio sui tuoi affetti
 3-06-1996 -> Monica si ribella -> ha ordinato un piatto di gnocchi al ristorante, sul quale si è
avventata. “Lo sai che ti costa una settimana di sacrifici”. Scappava per il ristorante, l’ho
seguita in cucina e le ho strappato via il piatto e l’ho portata bestemmiando al tavolo. Lei ha
preso uno schiaffo ed è rimasta lì rigida.
 “Stai al freddo tutta la notte e guai a te se ti vesti”
 Mentre dormivo mi ha preso a martellate in testa, secondo me era legittima difesa
 Monica viene indagata per tentato omicidio
 Mi sono dovuto far ricoverare in ospedale perché ero depresso
 Scrivevo il libro in quel periodo
 Monica per un anno vive agli arresti domiciliari dalla nonna
 27 nastri di telefonate registrate da Monica
 Io ero disperato, non riuscivo a venirne fuori
 Sento l’impulso di ammazzare monica se non torna con me
 Ho paura di quello che potrei fare
 Io ho fatto il possibile per accettare la tua volontà ma non ce la faccio. Torni con me sennò io
ti ammazzo o faccio una strage.
 Lei ha tentato di suicidarsi
 Avevo intenzione di suicidarmi
 Non si sarebbe piegata comunque a venire con me
 È come se fosse monica a uccidermi, e se voglio salvare la mia pelle e la sua devo rapirla
 Non ne potevo più del fatto che le nostre esistenze fossero separate
 È la donna che ho amato più in vita mia
 Non mi ha lasciato alternative
 Sappi che sono armato e se tenti di fuggire... a quel punto lì... scappa e questo non può
succedere. Sembrava tranquilla, mentre io mi volto si è messa a urlare “aiuto”, mi sono
voltato e ho cercato di tapparle la bocca. Dovevo evitare l’intervento di estranei. Ha urlato di
nuovo e... Fine, fine. Non mi restava altro da fare che ucciderla. Se avessi avuto un senso di
colpa mi sarei sicuramente suicidato. Avere senso di colpa significa riconoscere che ci
fossero alternative: io alternative non ne avevo.
 Mi sono dichiarato materialmente colpevole, moralmente e spiritualmente sono innocente,
ho il diritto a piena assoluzione. Sono in pace con me stesso
 Ho rischiato di diventare seriamente un serial killer: ogni volta che riuscivo a conquistare una
anoressica dopo un rapporto o due mi mollava...
 Due anni di fila così positivi non li ho mai avuti
 Mi troverei in una situazione analoga se uscissi dal carcere
 Mi assolverei costringendomi a vivere in carcere per il momento
 Le due facce della stessa medaglia sono in ognuno di noi: il mostro è dentro ognuno di noi,
che poi si realizzi o meno...

Il soggetto cercherà di ricercare affetto se questo gli manca nella prima infanzia. Lui stesso dice che
“ha bisogno di sentirsi sicuro”. C'è una necessità continua di controllarla. Lui non sa sopportare la
frattura, quando non riesce a cogliere la detenzione domiciliare di Monica. La tipologia di legame e di
attaccamento influisce sulla sessualità. Lui cerca una sessualità che ricada sul controllo. Se leggiamo i
disegni in un’ottica di psicopatologia (disegni in trasparenza, che mostrano quasi l’interno del corpo,
dimostrando un desiderio di controllo non solo esterno, ma interno) sono tipici di alcune psicosi:
dove c’è un bisogno di controllo a 360 gradi. Il controllo è necessario per autoconfermarsi.

L’unico che lo prende seriamente è l’editore, che porta il libro in procura, ma gli viene detto che sia
una mossa pubblicitaria per vendere il libro.

Odio e amore (espressi nella dedica sul libro a Lucia “Con odio e con amore”) sono i bisogni di base,
primordiali.

29/03/2019

PATOLOGIE DELLA RELAZIONE

 Alterata lettura dei comportamenti e della comunicazione nella relazione, che porta al
tentativo di mantenere il controllo sul partner relazionale
 Tentativi cronici di ribaltare scenari infantili
 Paradosso: a fronte di una liberalizzazione dei costumi sessuali, oggi la sofferenza legata al
tradimento o alla delusione affettiva è maggiore di un tempo e spinge a reazioni estreme per
fronteggiare l’angoscia

Il disturbo narcisistico di personalità porta al controllo sul partner: le parole chiave sono potere e
controllo. -> Mariolini dice di non volere le anoressiche perché dimagriscono perché lo vogliono loro,
non per il proprio uomo.

Questa tipologia di relazione con la vittima è di un predatore (lo stesso Mariolini dice di essere un
cacciatore), nella classificazione dei serial killer (vi rientrano tutti i sex offender come stupratori
seriali, reati del 609, rapporti sessuali con minori, pedopornografia ecc.).

Se agisco potere e controllo sulla mia vittima, essa è incapacitata. La vittima equivale ad un oggetto
sul quale io agisco potere e controllo. L’idea che sia un oggetto mi protegge dalla responsabilità, mi
giustifica in qualche modo, e dal punto di vista della relazione affettiva e sessuale è come se io avessi
una barriera fra me e l’oggetto d’amore, che non va a mettere in gioco il legame di attaccamento che
potrei avere con l’oggetto e l’immagine che ho di me stesso.
Attaccamento -> Mariolini dice “appena ho avuto un legame sicuro, ho ricominciato a lavorare”, si
parla di simbiosi. “Stavamo insieme 24 ore al giorno” -> legame di attaccamento sicuro. Se
percepisco un abbandono da bambino, subirò un abbandono anche in età adulta se non sto sempre
assieme al partner.

TEORIE DELLO SVILUPPO PSICOSESSUALE

Il legame di attaccamento comincia alla nascita: il neonato quando nasce è un sé indifferenziato, o


meglio manifesta. Il neonato è tutto ES, tutto un bisogno. I bisogni che manifesta sono la fame prima
di tutti, viene nutrito dalla madre e nei primi mesi lui, essendo un sé indifferenziato, la percezione
che ha è quella di autosoddisfarsi essendo la risposta al bisogno immediata. È anche un
soddisfacimento di tipo sessuale, poiché essendo il neonato tutto ES, sono presenti eros e thanatos
che vengono soddisfatti attraverso la stimolazione orale (ossia quella del succhiare). Non riconosco
che il seno materno non sono io, non percepisco la distinzione tra me e l’altro, è un legame in cui
non distinguo tra me e il soddisfacimento del bisogno che è esterno rispetto a me.

A volte si rimane fermi in questa modalità: per avere un benessere e un soddisfacimento dei propri
bisogni considerano l’altra persona come oggetto di sé, ovvero riproponendo la fase orale dove si
vuole un attaccamento sicuro, addirittura la simbiosi. Si ha bisogno di creare una relazione di tipo
simbiotico, fusionale. Si ripropone una relazione (stiamo insieme 24 ore al giorno) tipica della fase
orale. L’oggetto esiste perché io l’ho inserito in quel rapporto fusionale, l’oggetto del desiderio è
indistinto da me (narcisismo primario). Lo stesso Mariolini afferma “se tu vai via, è come se avessi
premuto il grilletto”.

Mariolini si definisce “l’unico anoressofilo” -> si attribuisce una parafilia. Nelle parafilie l’amore è il
soddisfacimento primario del soggetto, non la congiunzione genitale con l’altro al fine di procreare.
Mariolini mostra il suo bisogno di potere e controllo su un’altra persona.

PARAFILIE

È un termine clinico dal DSM, dove vengono definite come modalità di rapporti sessuali con oggetti
inanimati, soggetti che non abbiano raggiunto uno sviluppo psicofisico adeguato, o con soggetti o
animali non consenzienti. È definita patologia qualora e solo se persiste nella vita del soggetto per
almeno 6 mesi rendendogli impossibile qualsiasi altro tipo di rapporto con altri soggetti.

PARAFILIE – DEFINIZIONE DEL DSM IV

Il DSM IV considera i comportamenti sessuali devianti come “un gruppo di disturbi sessuali
caratterizzati da fantasie, impulsi sessuali o comportamenti ricorrenti ed intensamente eccitanti
sessualmente, che possono riguardare oggetti inanimati, la sofferenza o l’umiliazione di sé stessi o
del partner, o bambini o altre persone non consenzienti, e che si manifestano per un periodo di
almeno sei mesi”

AGGIORNAMENTO DSM V -> Se hai una parafilia, non è detto che tu abbia un disturbo parafilico

ESEMPI:

 Esibizionismo: esposizione dei propri genitali ad un estraneo che non se l’aspetta


 Feticismo: uso di oggetti inanimati che non siano limitati a strumenti, come il vibratore,
progettati per la stimolazione tattile dei genitali
 Frotteurismo: toccare e strofinarsi contro una persona non consenziente
 Masochismo sessuale: atto (reale, non simulato) di essere umiliati, picchiati, legati o fatti
soffrire in qualche altro modo
 Sadismo sessuale: azioni reali, non simulate in cui la …

PARAFILIA NON ALTAMENTE SPECIFICATA (NAS)

 Scatologia telefonica: telefonate oscene


 Necrofilia: attrazione sessuale per i cadaveri
 Parzialismo: attenzione esclusiva per una parte del corpo
 Zoofilia: attrazione sessuale per gli animali
 Coprofilia: uso delle feci per l’eccitazione sessuale
 Urofilia: uso delle urine per l’eccitazione sessuale
 Clismafilia: uso dei clisteri per l’eccitazione sessuale

PARAFILIE (CONTINUUM)

 Dai dati clinici risulta che circa la metà dei soggetti con parafilia è adulta e sposata
 La comparsa delle varie perversioni è generalmente prima dei 21 anni (Abel, 1992) anche se
l’età media di comparsa varia a seconda del tipo di reato
 I più frequenti atti parafilici sono quelli di tipo esibizionistico o di masturbazione in pubblico,
seguiti da masochismo, frotteurismo, travestitismo e voyerismo. In aumento la pedofilia,
soprattutto sul web

PEDOFILIA

Attività sessuale con uno o più bambini prepuberi (generalmente di 13 anni o più piccoli). Il soggetto
“pedofilo” deve avere almeno 16 anni ed essere di almeno 5 anni maggiore del bambino o dei
bambini con cui ha attività sessuali. Non viene incluso il soggetto tardo-adolescente coinvolto in una
relazione sessuale perdurante con un soggetto di 12-13 anni.

CHILD MOLESTER INADEGUATO – LUIGI CHIATTI (MOSTRO DI FOLIGNO)

In realtà non pianifica l’uccisione della vittima, che sopraggiunge maldestramente per frustrazione di
un bisogno di relazione inappagato. I soggetti scelti sono minori perché percepiti come meno
ansiogeni degli adulti, con i quali egli è incapace di relazionarsi perché adulto nel corpo di un
bambino. “Non sono stato io, io sono un bravo boy scout”.

Se non c’è un trattamento dal punto di vista psicologico e criminologico, una volta usciti i loro
bisogni saranno uguali.

DOPPIA VITA

 Si cela dietro il concetto di “insospettabilità”


 Più la facciata è socialmente appetibile e approvata (professionismo, sobrietà, ruoli
specifici...) più è utilizzata per celare la vera natura

STATI SIMBIOTICI ADULTI

 Tipicamente single maschi di mezza età che vivono con un genitore (generalmente la madre
o altra figura femminile)
 L'incapacità relazionale esterna porta al ricorso a surrogati sensuali/sessuali e a gravi conflitti
psicologici sfocianti talvolta in stati psicotici

Es: film “Psychose”

“FOLIE AUX DEUX” (FOLLIA A DUE)


 Stato fusionale di coppia in cui il membro patologico convince l’altro della bontà dei propri
deliri e in due costruiscono una realtà delirante condivisa in cui credono fermamente
 Tipicamente tale realtà si fonda su idee persecutorie che riguardano altre persone,
identificate come nemico comune alla coppia
 La follia a due rappresenta una copertura a sottostanti stati psicopatologici molto gravi

EROTOMANIA

Definizione del DSM – IV: quadro delirante costituito dalla convinzione di essere amati da un
individuo di sesso opposto, solitamente di rango superiore, anche in assenza di un rapporto reale fra
i due. (…)

I sex offender sono slegati dalle parafilie. Si scontrano con le norme di determinati paesi e mettono
in atto dei comportamenti di trasgressione dalla norma. Possiamo parlare di un disprezzo della
norma e di un disprezzo della vittima. I sex offender hanno un disturbo di personalità di tipo
antisociale, ossia mettono in atto comportamenti che possono essere socialmente riprovevoli.

Alex di Arancia Meccanica prova piacere nel trasgredire la norma e ne crea una propria.

CRITERI DIAGNOSTICI

A. Una modalità di comportamento ripetitiva e persistente in cui i diritti fondamentali degli altri
o le principali norme o regole societarie appropriate per l’età vengono violati, come
manifestato dalla presenza di tre o più dei seguenti criteri nei 12 mesi precedenti, con
almeno uno dei criteri negli ultimi 6 mesi
1. Spesso fa il prepotente, minaccia o intimorisce gli altri
2. Spesso dà inizio a colluttazioni fisiche
3. Ha usato un’arma che può causare seri danni fisici ad altri (bastone, barra, bottiglia rotta,
coltello, pistola)

NELL’ANTISOCIALE...

È importante il loro mondo interno, tutto e subito, le relazioni affettive e l’altro non sono
importanti e vengono viste in funzione di quanto possono essere funzionali, non interessa se
l’altra persona soffre.

DISTURBO NARCISISTICO DI PERSONALITA’

Un quadro pervasivo di grandiosità nella fantasia o nel comportamento, necessità di


ammirazione e mancanza di empatia, che compare entro la prima età adulta ed è presente in
una varietà di contesti.

Libro -> Molestie morali. La violenza perversa nella famiglia e nel lavoro (Marie-France Hirigoyen)

VIDEO – È STATA LEI (DI FRANCESCA ARCHIBUGI)

05/04/2019

VIOLENZA DI GENERE
Sono reati in aumento, non solo omicidio, ma anche solo determinando danni sia alle vittime sia ai
minori che assistono. Vi sono varie tipologie di reati (molestie, insulti sessisti, discriminazioni, ecc.)

 Serie distinta di azioni:


1. Fisiche
2. Sessuali
3. di coercizione fisica
 Hanno luogo all’interno di una relazione intima attuale o passata
 Comportano un danno -> per definirlo come danno è necessario che la persona si renda
conto di averlo subìto

Sia la violenza che la percezione di essa sono fenomeni culturali.

VIOLENZA SUI GENERI -> non è solo verso il genere femminile, ma anche maschile, transessuale, in
transito sessuale (che non sono tutelate da nessuno): la violenza è data dalla presunta
identificazione di una persona in un determinato genere.

Stanno aumentando le lesioni nei confronti di uomini in quanto uomini. -> es: rubrica “Mio marito è
un cretino” in magazine prettamente femminile

Peggiora la definizione di violenza quando la motivazione è l’appartenenza a un genere piuttosto che


a un altro (futile motivo).

Solitamente l’iconografia della violenza di genere rappresenta una bella ragazza giovane, truccata
con un occhio nero/ematomi, in sottoveste mentre mostra parti del proprio corpo.

FEMMINICIDIO:

Ogni forma di discriminazione o violenza contro una donna in quanto donna.

Diana Russel, 1992, Feminicide: The politics of woman killing -> una violenza estrema da parte
dell’uomo contro la donna “in quanto donna”. -> questa definizione nasce nel New Mexico, al
confine con gli USA. In queste aree ci sono molte fabbriche dove lavorano gli immigrati, nel deserto,
in cui sono sparite migliaia di donne. Sono zone del centro/sud-america dove la costituzione non
sancisce l’uguaglianza dei sessi: ecco perché su poò parlare di femminicidio.

Film -> Bordertown

È incostituzionale la distinzione fra i sessi, quindi il reato di femminicidio non può essere inserito
nell’ordinamento penale italiano.

Lagarde M., “Antropologia, feminismo y politica: violencia feminicida y derechos humanos de las
mujeres -> quando lo Stato e le sue istituzioni non offrono garanzie sufficienti (diritto allo studio,
spose bambine ecc.), non crea condizioni di sicurezza (vendita di bambine nei bordelli).

“Ci sono condizioni per arrivare al femminicidio quando lo Stato (o le istituzioni) non offrono le
garanzie sufficienti alle bambine e alle donne e non crea condizioni di sicurezza che proteggano le
loro vite nella comunità, nella casa, neppure negli spazi di lavoro, di transito o di tempo libero.
Ancora di più, quando le autorità non svolgono le loro funzioni con efficienza. Quando lo stato è
parte strutturale del problema per il suo carattere patriarcale e perchp vuole preservare
quest’ordine, il femminicidio è un crimine di Stato”.

COSA INTENDIAMO PER VIOLENZA


L’utilizzo intenzionale della forza fisica o del potere, minacciato o reale, contro sé stessi, un’altra
persona o contro un gruppo o una comunità, che determini o che abbia un elevato grado di
probabilità di determinare lesioni, morte, danno psicologico, cattivo sviluppo o privazione. (World
Health Organization, 1996)

DICHIARAZIONE SULL’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE E LA DEFINIZIONE DELLA


VIOLENZA DI GENERE, 1993:
https://www.esteri.it/mae/approfondimenti/20090827_allegato2_it.pdf -> reato di stupro in Italia
dopo questa definizione

Isterico -> deriva da “movimento dell’utero” -> assicurandosi che la donna non sia isterica in caso di
stupro le si attribuisce la colpa

VIOLENZA

1. Fisica -> pugni, morsi o calci; schiaffi; uso di armi da fuoco o da taglio;percosse
2. Sessuale -> comprende l’imposizione di pratiche sessuali indesiderate o di rapporti che
facciano male fisicamente o che siano lesivi della dignità, ottenute con minacce di varia
natura
3. Psicologica -> racchiude ogni forma di abuso che lede l’identità della donna (insulto;
derisione e denigrazione; danneggiamento di oggetti di proprietà della donna; minacce di
abusi sulla donna con figli; minacce ripetute di abbandono)
4. Economica -> si definisce violenza economica (limitare o negare l’accesso alle finanze
familiari; occultare la situazione patrimoniale; vietare, ostacolare, o boicottare il lavoro fuori
casa della donna; non adempiere ai doveri di mantenimento stabiliti dalla legge)
5. Stalking -> indica il comportamento di controllo messo in atto dal persecutore nei confronti
della vittima da cui è stato rifiutato. Spesso le condotte dello stalker sono subdole, volte a
porre la vittima in uno stato di soggezione, con l’intento di compromettere la sua serenità,
farla sentire braccata, non libera. “To stalk” deriva da “fare la posta” (quando il cacciatore
sta fermo e aspetta la preda). “To mob” significa “cercare”. Le donne stalker non vengono
denunciate o vengono denunciate meno poiché c’è vergogna ed imbarazzo e nessuno crede
ad un uomo maltrattato, che rischia di essere deriso. Lo stalking nasce e viene riconosciuto
come reato negli USA intorno agli anni 90 a seguito di uccisioni di personaggi importanti del
mondo dello sport, che venivano perseguitati dai loro ammiratori fino ad essere uccisi.
Alcuni stalker mettono in atto questo comportamento perché risponde ad un loro bisogno
psico-patologico (vedi Mariolini). Altri non hanno psico-patologie ma non sanno accettare la
rottura di un legame affettivo. Altri ancora hanno il chiaro intento di danneggiare la persona,
nel mondo del lavoro.

Lo stalking nasce dall’erotomania -> penso che una persona sia innamorata di me, ma non è così.

Storia da cui nasce il delirio erotomanico: Donna che si innamora di Enrico …, che era il marito della
Regina Vittoria. “Io ogni giorno vado a Buckingham Palace alle 17 e si accendono le luci e si chiudono
le tende: lui mi sta dicendo che sa che sono arrivata e da questo capisco che mi ama.”

Il reato di stalking è predittivo dei reati di violenza fisica fino all’omicidio.

VIOLENZA INTRAFAMILIARE

La violenza in famiglia dipana uno scenario ove convivono molte condotte devianti e delittuose:
violenza sessuale, atti sessuali con minorenne, corruzione di minorenne, pedopornografia,
maltrattamenti in famiglia, omicidi (causati anche da uno stato patologico dell’aggressore), sindrome
di Munchausen per procura, stalking...

Il termine violenza domestica indica ogni tipo di danno fisico o psichico subito da ua persona da
parte di un familiare che, sfruttando un rapporto di potere viene a trovarsi in una posizione
strutturalmente più forte e comprende minacce o atti di violenza fisica, psichica o sessuale agiti
all’interno di un rapporto familiare o di coppia presente o passato.

Art. 612 -> stalking

Per ciò che concerne la violenza domestica, solo recentemente se ne sono riconosciute l’estensione
e la gravità e si è cominciato a prendere seriamente in considerazione le conseguenze che sono di
ordine non solo psicologico ma anche sociale ed economico. In Italia in particolare vi è stata una
sorta di negazione del problema sia da un punto di vista istituzionale che sociale; la violenza
domestica è stata percepita come un affare privato e non come un reato contro la persona.

PERCHE’ LE VITTIME NON SE NE VANNO

 Learned helplessness
 La fase della “Luna di miele” come rinforzo positivo -> chi è in fase di luna di miele si sente
colpevole
 Problemi pratici
 Presenza dei figli
 Il timore di rappresaglie e/o di una escalation della violenza da parte dei loro partners
 Condizionamento …

SPIRALE DELLA VIOLENZA (Walker, 1983)

La violenza non si manifesta sempre apertamente. Nel 1983 Walker parla di “spirale della violenza”:

1. Intimidazione
2. Isolamento
3. Svalorizzazione
4. Segregazione
5. Aggressione fisica-sessuale
6. False riappacificazioni
7. Ricatto dei figli
VIDEO -> è stata lei (di Francesca Archibugi, girato nel carcere di Regina Coeli a Roma) -> vediamo un
autore di reato all’interno delle relazioni familiari, come racconta la sua esperienza

 Disturbo della personalità, tratti narcisistici e paranoidei


 Momenti depressivi rilevanti (separazione dalla moglie, decesso della madre)
 Conflitto con il suocero che ha riacceso quello col padre
 Minimizzazione della propria colpa
 Colpita 11 volte col crick dell’automobile, arrivata in ospedale in coma, aggressione avvenuta
davanti al figlio di 5 anni
 Secondo lui, eccessiva vicinanza della famiglia di lei e sessualità totalmente esaurita
 Dolore, rancore, panico, disperazione -> prima aggressione
 Vita carceraria esemplare
 Sezione 8, spostato in detenuti comuni perché aveva provato la propria innocenza e
attribuito alla moglie la colpa della degenerazione del rapporto
 “ho sbagliato, ma ho anche pagato”
 “non so come ho fatto a non ammazzarmi”
 “quando sei qui dentro sei morto per il mondo che c’è fuori”
 “anche lei in qualche modo mi provocava”
 “non ero io”
 “sono cambiato”
 “mia moglie ha paura di suo padre perché è un uomo rozzo che pensa solo ai soldi”
 “abbiamo un rapporto forse con tratti violenti, ma è amore”

12/04/2019

RISCHIO DI VIOLENZA (VITTIME)

Il rischio della violenza viene valutato soprattutto nel nord Europa e negli USA. C’è un abitudine allo
studio e all’approccio scientifico diverso rispetto al nostro.

Si deve prestare attenzione all’autore, ma anche alla vittima. Dagli anni 90 la criminologia è meno
reatocentrica e la vittimologia è poi diventata una disciplina autonoma.

1. STALKING

Con la valutazione del rischio l’obiettivo è la tutela della vittima e vedere se l’autore di reato sarà
recidivo. (Quanto rischia la vittima?)

La prima cosa che si chiede ad una vittima in un colloquio è di raccontarci come mai sta chiedendo
aiuto -> sappiamo che il reato di stalking è un reato determinato dalla vittima (la vittima stabilisce
quanto quei comportamenti che di solito sono abituali e consueti nella vittima stessa provochino un
danno).

Lo stalking è predittivo per quanto riguarda il reato di omicidio -> chiediamo di descrivere i
comportamenti, indaghiamo rispetto il profilo geografico dello stalker e il suo rapporto con lo spazio
e con il tempo.

Chiediamo come attua questi comportamenti (es: i 50 sms di che tipo sono? Minacciosi? Chiede altri
appuntamenti? Insegue/si apposta? Si fa trovare in un luogo o arriva dopo?).

Chiediamo della storia della relazione tra le due persone (es: In che relazione è con lo stalker?) e
andiamo a vedere la tipologia di stalker (Quando vi siete lasciati l’ha minacciata? Quando esce con
qualcuno le dice che non lo deve fare?): vendicativo, rancoroso, rifiutato?

Gli stalker vendicativi possono essere vendicativi secondo la classificazione di Mullen.

Il rifiutato non farà mai del male alla vittima perché non vorrà danneggiare la persona amata.

Andiamo a capire la criminogenesi e la tipologia dello stalker attraverso il colloquio con la vittima.

Valutiamo l’eventuale presenza di psicopatologie nella vittima o nello stalker.

La valutazione del rischio serve anche a dare alla vittima delle indicazioni comportamentali.

La percezione della morte da parte della vittima è un fattore di rischio altissimo insieme alla
detenzione di armi e all’uso di sostanze.

TECNICHE DI NEUTRALIZZAZIONE (SYKES E MATZA):

1. La negazione della propria responsabilità


2. La minimizzazione del danno provocato
3. La negazione della vittima
4. La condanna di coloro che condannano
5. Il richiamo a ideali più alti -> “Malgrado questo nella nostra coppia c’è molto amore”
PERCHE’ LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO?

 La violenza interpersonale (i maltrattamenti) è un problema sociale oltre che individuale


 La possibilità di valutare il rischio di recidiva è un passo avanti per prevenire l’escalation della
violenza

www.ilbiondino.org (?) -> x 3/05 leggere materiali sul Biondino della Spider Rossa

VIOLENZA: COSTRUTTO MULTUFATTORIALE

 Natura: quale tipo di violenza può verificarsi?


 Gravità: quanto grave può essere la violenza?
 Frequenza: quanto spesso avviene la violenza?
 Imminenza: quanto nell’immediatezza può avvenire?
 Possibilità: con quale probabilità si verificherà la violenza?

COME VALUTIAMO IL RISCHIO?

 Valutazione professionale
 “Intuizione clinica”
 Strumenti specifici
 “Checklist”
 Valutazione professionale strutturata
 Parametri legati a parametri clinici (anche se a volte gli psichiatri non fanno la valutazione
del rischio dei pazienti)

Gli strumenti nascono con l’idea di essere accessibili e quindi utilizzabili da diverse tipologie di
professionisti e operatori che hanno a che fare con casi di violenza domestica e stalking (assistenti
sociali, forze dell’ordine, giudici, sostituti procuratori, avvocati, psicologi, professionisti che operano
nella Asl, nei servizi materno-infantili ecc.)

THAIS: Threat Assessment of Intimate Stalking (“valutazione della minaccia”) -> domande
sull’invasione della privacy, sui contatti diretti e indiretti, sui tentativi di avvicinamento, sulle
intimidazioni e minacce, sulla violenza fisica. Inoltre, domande sullo stalker (uso di sostanze,
detenzione di armi, precedenti penali, misura cautelare infranta ecc.). E’ posta più attenzione sulla
minaccia.

 Il comportamento persecutorio e della violenza futura è monitorato attraverso la


somministrazione di questionari accreditati (SILVIA, Sara-s, ecc.) e la compilazione
dell’Agenda antistalking Alba, strumento che viene utilizzato ai fini della denuncia-querela e
del riconoscimento …

SILVIA: primo questionario che raccoglie informazioni in modo sistematico, nato dall’esperienza delle
forze dell’ordine -> attività lavorativa di denunciante e denunciato, vincolo di parentela, legame
relazionale, durata del comportamento vessatorio e modalità, uso di sostanze da parte dello stalker
ecc.). E’ un questionario più dettagliato ed aiuta la persona che va a denunciare poiché i reati di
stalking, maltrattamento e violenza domestica sono determinati dal danno che la vittima teme di
avere.
SPOUSAL ASSAULT RISK ASSESSMENT (SARA): strumento che è stato rivalutato, di tipo criminologico
sviluppato in Canada da Kropp e Hart (1996), indica i fattori di rischio in modo sistematizzato. Viene
posta l’escalation degli episodi di violenza.

LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO SERVE:

 Alla giustizia penale -> misure cautelari, indagini, alLontanamento dalla dimora, affidamento
a servizi sociali
 Alla giustizia civile -> affidamento, sospensione o decadenza potestà genitoriale
 Alle consulenze
 Alla vittima -> acquista consapevolezza del danno

SARA-s -> si basa sui vari momenti della spirale della violenza, viene mandato ai carabinieri a
sostegno della denuncia.

CHECK-LIST EVA (ESAME DELLE VIOLENZE AGITE) -> usata dalle pattuglie della polizia che hanno la
necessità di avere una sorta di banca dati rispetto alle chiamate che giungono in centrale (usato
soprattutto in città maggiori come Milano). Aiuta come protezione per l’operatore -> nome,
cognome, data di nascita della vittima, num. Tel. Esterno alla dinamica, presenza di armi, figli minori,
tipologia di aggressione registrata precedentemente

ISA – INCREASING SELF-AWARENESS: ha l’obiettivo di aumentare la consapevolezza di quello che


accade.

Alle vittime soprattutto di stalking si consiglia di registrare in un quaderno data e ora degli eventi
subiti, con una colonna dove specificare sensazioni (attacchi di panico, paura, ecc.) provate durante
l’evento in modo da valutare il danno.

CONSEGUENZE DELLA VIOLENZA SULLA VITTIMA:

1. Psicologico -> cambio di stile di vita, lavoro, abitazione, residenza (possono essere richiesti
come risarcimento danni inseguito ad una procedura, anche se spesso e volentieri si
patteggia); attacchi di panico (più facilmente riconosciuti poiché c’è un danno qualificabile
dal punto di vista medico)
2. Salute -> (soprattutto per violenze di maltrattamento familiare) apparato uro-genitale;
alimentazione; sessualità (infezioni, cistiti, non raggiungimento dell’orgasmo); dismenorrea e
sospensione delle mestruazioni (dato che lo stupro provoca un rifiuto della parte sessuale);
emorragie continue
3. costi per servizi sanitari, servizi sociali, e in ambito lavorativo -> chi è vittima di stupro fa
meno uso di servizi sanitari durante il primo anno rispetto al secondo e al terzo
4. Disturbo post-traumatico da stress; difficoltà di concentrazione sul lavoro con conseguenti
infortuni
5. Tasso di suicidi più alto
6. Flashback continui
7. Aumento della depressione e dipendenza alcolica (poiché è di facile accesso ed è un’auto-
cura)/psicofarmaci
8. Burgess e Holstrom hanno individuato l’esistenza, nelle vittime di violenza sessuale, di una
sindrome denominata Rape Trauma Sindrome (RTS), con la quale la vittima sperimenta una
situazione di crisi, con la conseguente manifestazione di sintomi somatici, psicologici e
comportamentali
9. Danni fisici importanti -> fratture; uso dell’acido; traumi cranici; maltrattamento quando una
donna è incinta con rischi di aborti provocati da percosse; coma
10. Trauma -> è un evento spartiacque, sopraffazione dell’io ad opera di uno stimolo eccessivo,
che lo rende privo di difese e incapace di reagire

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