Diritto legale e diritto giusto, il problema del rapporto tra diritto e
morale Se noi riteniamo che il diritto debba essere necessariamente giusto, giungeremo ad una conclusione. Se riteniamo che invece sia eventuale e non necessaria, giungiamo ad una conclusione diversa. Immaginiamo 3 giudici: -Giusnaturalismo, dice che gli imputati hanno risposto al diritto nazista riconosciuto internazionalmente, ma che andavano contro la morale e i più elementari principi di giustizia. -Giuspositivismo, gli imputati hanno commesso atti moralmente orrendi, non sono da confondere tuttavia il nostro giudizio morale che senz’altro di condanna, con un lucido giudizio giuridico. -Neo costituzionalismo, gli imputati hanno compiuto atti moralmente orrendi ma li hanno compiuti secondo un diritto che è tale perché ne ha i requisiti. Sebbene si tratti pur sempre di un diritto, intollerabilmente ingiusto non obbliga all’obbedienza, perde il vincolo dell’obbedienza del destinatario. Summus pium, summa iniuria. (Neo costituzionalista/costituzionalista, perché il limite dell’intollerabile è dato dalla costituzione) Queste 3 idee, rappresentano le più grandi scuole della filosofia del diritto, le prime due son definite “fratelli in lite” da parte di Bobbio. Il problema della ridefinizione della morale dopo Auschwitz La banalità del male, Hannah Arendt 1906-1975 “Eichmann in Jerusalem. A report on the banality of Evil” New York ‘63 Adolf Eichmann, gerarca nazista riparato in Argentina alla fine della seconda guerra mondiale. Ritrovato dal Mossad, sarà processato a Gerusalemme, dopo la sua estradizione “forzata” nel 1960, e condannato a morte per impiccagione il 5 aprile 1961. Hannah Arendt solleverà le problematiche di quel processo. Il collasso del diritto e dell’etica è l’assenza di strumenti morali, etici e personali per poter comprendere quello che successe nell’Europa Nazista. Un uomo qualunque (il ritratto di Eichmann) -vi si vuole vedere una personalità diabolica, demoniaca. Arendt restituisce il ritratto di un uomo qualunque, un piccolo borghese, al massimo un po' codardo che, non diversamente da altri “padri di famiglia”, non guarda troppo a fondo dei compromessi che è costretto a fare per fare carriera. -E’ un uomo ambizioso e frustrato. Si definiva amico degli ebrei, esperto in questioni ebraiche. Non è né idiota, né imbecille, è soltanto un funzionario che esegue ciecamente la legge, esegue ciecamente gli ordini, è un perfetto ingranaggio della macchina burocratica nazista. Risposta di Eichmann “Non lo nego. Non l’ho mai negato. Ricevevo degli ordini e dovevo in eseguirli in virtù del mio giuramento. Non potevo sottrarmi e non ho mai provato a farlo. Ma non ho mai agito secondo la mia volontà” Il punto è quindi che Eichmann sapeva di dover obbedire, il suo era un recepimento acritico, non si poneva domande. Obbedienza e Responsabilità Non si capisce quindi cosa sia il male assoluto, è “l’intuizione di una malvagità umana senza trasgressione della norma, affondata nella crisi del rapporto con la realtà, nell’atrofia della fonte primaria dell’esperienza, la capacità di sentire se stessi e gli altri” La colpa morale non è tanto legata al hai fatto bene o fatto male, ma nel caso di Eichmann è l’aver obbedito senza pensare. Inadeguatezza del diritto La questione della colpa, Jaspers. Lo scandalo della cooperazione… Perché avete cooperato alla distruzione del vostro popolo e in fondo alla vostra? Partendo dalla domanda del perché il popolo ebraico avesse accettato passivamente questa situazione. Una delle risposte era che fosse dovuta ad una collaborazione da parte delle autorità ebraiche, di organizzarsi per limitare i danni, ma che ha portato alla deportazione di massa. Se il rabbino (esempio dei capi delle comunità ebraiche) , per la Arendt, avesse fatto niente, si sarebbero potuti evitare molte vittime. “La verità vera era che sia sul piano locale sia su quello internazionale c’erano state comunità ebraiche, partiti ebraici, organizzazioni esistenziali ebraiche. Ovunque c’erano ebrei Un’interpretazione scomoda, provocatoria L’imputato non è che l’archetipo del cittadino rispettoso della legge. Perché nessuno riconosce una persona normale, non fanatica, indottrinata, né cinica possa essere incapace di distinguere il bene dal male? La mancanza di immaginazione, l’inconsapevolezza come strumenti del male. Male e assenza di giudizio Il male è dovuto all’assenza di giudizio critico Il vero problema etico posto dal nazismo, è il grande numero di coloro che non era no né demoni, né fanatici, ma che non avevano le motivazioni per rifiutarsi di rispettare gli ordini. Il problema vero della morale, posto dal totalitarismo (non unicamente il nazismo) non era il comportamento dei criminali, ma di quello degli amici. Una nuova morale della responsabilità La riflessione morale di Hannah Arendt appare tanto fondata sui seguenti elementi: -Il rifiuto dell’idea di una “natura umana, buona o cattiva che sia, come elemento comune agli uomini, tale da determinare il loro agire umano o disumano” -Il primato conferito al dire la verità nell’ordine dei valori e corrispettivamente la considerazione della menzogna intesa come il fare eccezione per se stessi, l’esonerarsi da un contesto comune di obblighi verso il mondo come vizio capitale” -L’idea della morale non come dottrina di valori ad ossequio a una norma ma come modo di pensare-giudicare, ossia di assumersi, distinguendo il bene dal male, il giusto dall’ingiusto, la responsabilità non solo per ciò che si è fatto, ma anche per ciò che non si è fatto, nell’orizzonte di una responsabilità illimitativa.
L’umanità del mondo
“Perché il mondo non è umano perché è fatto da esseri umani, e non diventa umano solo perché la voce umana risuona in esso, ma solo quando è divenuto soggetto di un discorso”. La banalità del male La mia opinione è che il male non è mai radicale, ma soltanto estremo, e che non possegga né la profondità né una dimensione demoniaca Esso può invadere tutto il